LA SOCIETA’ di MUTUO SOCCORSO di SARDIGLIANO Le origini delle Società di Mutuo Soccorso Nella Roma antica i “collegia opificum”, associazioni artigiane, rappresentarono una forma intelligente di organizzazione proletaria per affrontare i disagi derivati da malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia e costituirono nel contempo una protezione per diverse categorie professionali. In epoca imperiale, quando tutto lo stato era impegnato contro il disfacimento dell’impero, l’appartenenza a queste corporazioni diventò obbligatoria e l’esercizio a certe professioni ereditario: il figlio del soldato, doveva essere soldato, così come i figli del colono dovevano continuare a coltivare la terra. Con la caduta dell’impero in Occidente, i “collegia” scomparvero in quasi tutta l’Italia fino alla nascita, nell’ XI secolo, delle corporazioni di tipo medievale, che ebbero denominazioni diverse: Arti, Università, Collegi, Compagnie, Gilde, con lo scopo di assicurare il lavoro delle materie prime ed il commercio, tutelando gli interessi degli iscritti. Esse raggiunsero un grande sviluppo e potere nell’età dei Comuni. Intanto nel XVI secolo, si erano diffusi ospedali, ricoveri e ospizi per pellegrini gestiti da religiosi in collaborazione con laici. Prime forme assistenziali trovarono largo spazio in questo ambiente caritativoecclesiastico dove il “soccorso agli altri” era vissuto come mezzo per chi avesse voluto espiare i propri peccati. Si disponevano le prestazioni per chiunque ne avesse fatto richiesta, valido o invalido, in quest’ottica infatti, era importante l’elemosina in sé ma non a chi fosse erogata. Nello stesso periodo si diffuse l’azione delle chiese riformate che, concentrandosi sulla fede e non più sulle opere, costrinse i monasteri alla chiusura e la beneficenza a laicizzarsi. Il Giusnaturalismo sostenne l’esistenza di un diritto naturale e staccò il discorso da ogni legame morale e religioso. Secondo tali teorie, il povero doveva essere mantenuto, sia pure in termini minimi, dalla comunità. A questi mutamenti del pensiero filosofico e religioso, si aggiunsero le continue guerre, le carestie e la trasformazione economica seguita alla Rivoluzione Industriale. Le ripercussioni che seguirono furono imponenti e determinarono l’abbandono delle campagne, l’aumento della - 146 - popolazione nei centri urbani, la sovrabbondanza di offerta di manodopera e la inevitabile disoccupazione. Con la questione sociale si arrivò alla presa di coscienza dei problemi sempre più gravi con i quali ci si doveva confrontare e alla creazione di numerosi enti. Tutto ciò portò alla nascita di una realtà assistenziale laica, slegata dal mondo religioso. Questi primi segni di “economia sociale” nacquero sotto forma di iniziative di una certa borghesia illuminata e interessata: nel 1778, al concorso indetto dall’Accademia delle Scienze di Torino sul “modo di provvedere agli operai che lavorano nelle seterie quando vi fosse penuria di seta”, la proposta vincente fu quella di costituire, in caso di crisi, casse alimentate dai contributi dei datori di lavoro o dei dipendenti stessi. Le masse lavoratrici presero progressivamente coscienza delle proprie condizioni di sfruttamento. La soluzione più ovvia parve quella di trovare in se stesse, prima ancora che nelle istituzioni politiche, la forza e gli strumenti necessari per fronteggiare la loro precarietà: questo stato di cose portò alla nascita delle “Società di Mutuo Soccorso” con lo scopo di migliorare le condizioni materiali e morali di certi lavoratori e l’idea di unire le forze per conseguire obiettivi di promozione economica e sociale. Alla base di queste associazioni, strettamente legate al territorio in cui nascevano, erano il senso di dignità e di protagonismo civile. Nel 1804 nasceva a Milano il “Pio Istituto Tipografico” per affrontare le malattie croniche e le sospensioni dal lavoro. A Nizza, nel 1828, gli operai organizzarono una mutua per affrontare i temi della malattia e della vecchiaia. Nel 1844 Carlo Alberto approvava le casse di beneficenza e di carità fra gli operai che si autofinanziavano esonerando lo stato da interventi nella vita sociale; si mantenevano, tuttavia, gli atteggiamenti favorevoli ad un diretto intervento statale nelle questioni sociali. La borghesia italiana vedeva nella mutualità e nel volontariato la via per affrontare i drammatici problemi sociali del paese. Ad aprire le porte alla stagione mutualistica vera e propria concorsero, a metà del 1800, alcuni avvenimenti tra cui la salita al soglio pontificio del cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti con il nome di Pio IX, la caduta della monarchia di Luigi Filippo e la stampa del “Manifesto del Partito Comunista” da parte di Marx, ma soprattutto veniva promulgato lo “Statuto Albertino” che affermava il diritto all’inviolabilità del domicilio, del diritto di proprietà e, soprattutto all’art. 32 riconosceva “il diritto ad adunarsi pacificamente e senz’armi, uniformandosi alle leggi che possono regolarne l’esercizio nell’interesse della cosa pubblica” con conseguente abrogazione degli articoli del codice penale limitanti la libertà di associazione. Nel 1848 in Piemonte, le libertà concesse dallo Statuto Albertino, le trasformazioni economiche e i nuovi sviluppi industriali, misero in difficoltà i mestieri e le lavorazioni tradizionali. Per fronteggiare l’assenza di una legislazione sociale e l’indebolimento del tradizionale potere ecclesiastico, i - 147 - lavoratori si riunirono nel ricordo passato delle corporazioni di arti e di mestiere, dando il via a Torino ad un fiorire di decine di società operaie di Mutuo Soccorso: la Pia Unione dei Lavoratori cappellai, la Società tra cocchieri e palafrenieri, la Mutua Società di parrucchieri, l’Unione dei tessitori di seta, oro, argento, ed altre ancora. I punti su cui si fondavano le SOMS erano la solidarietà fra i lavoratori, l’autogestione dei fondi sociali e, infine, la questione della moralità. Negli statuti era frequente trovare norme che proibivano ai soci giochi d’azzardo o il lotto e che vietavano l’elargizione di sussidi, nell’ipotesi in cui le malattie fossero causate dall’abuso di vini o liquori. Nelle forme di associazionismo del decennio pre-unitario, la presa di coscienza della mutualità, determinò la scomparsa di alcuni elementi caritativi presenti nella fase mutualistica-corporativa dei primi anni del 1800. Ci si avviò sempre di più verso la scomparsa del particolarismo del mestiere e della figura del socio protettore. Fra i principali obiettivi delle società di mutuo soccorso vi erano l’istruzione, il mutualismo in caso di infermità e la previdenza: la Società Operaia di Oneglia creò un gabinetto di lettura ed una scuola di disegno per i figli dei soci; a Sanremo si crearono importanti scuole serali; ad Asti nel 1853 si costituirono scuole domenicali e serali, s’impose l’obbligo di frequenza e si presentò una petizione al Governo per estendere la scuola elementare e premiare quei padri di famiglia che la facessero frequentare ai loro figli. Spesso queste società predisponevano vere e proprie tabelle sulla ricorrenza con cui talune malattie colpivano i soci; la mutua si basava sul principio della comunione dei rischi possibili (malattia, invalidità, infortunio, disoccupazione) o futuri (vecchiaia, morte). Gli oneri inerenti gli eventuali bisogni dei singoli erano ripartiti fra tutti gli associati e il diritto alle prestazioni sorgeva automaticamente quando se ne accertavano le condizioni. Agli affiliati era - 148 - chiesto il regolare versamento di una quota del salario in rapporto al rischio garantito. L’obbligo del contributo fisso, data l’esiguità dei salari, era una condizione non semplice da rispettare ma che educava alla parsimonia. Nelle corporazioni la tutela del lavoro copriva taluni interessi “familiari”. In esse non c’era né l’obbligo contributivo fisso, né diritto autonomo al soccorso. Le somme erano distribuite sulla base della capacità del fondo e di valutazioni discrezionali; mancava una riserva finanziaria e le somme raccolte annualmente venivano spese e distribuite ai soci. Lo schema mutualistico prevedeva, invece, un fondo autonomo costituito da contributi obbligatori: ripartizione per malattie capitalizzazione dei sussidi di invalidità e di vecchiaia Nelle società di mutuo soccorso della metà del 1800 si tendeva ad “escludere sempre la carità e fin dove fosse possibile l’elargizione filantropica”. L’intervento statale, nel 1859, produsse la Legge del 30 settembre sulla rendita vitalizia per la vecchiaia, fondata su base strettamente volontaria e la Legge del 20 novembre sugli istituti di beneficenza che restringeva ogni ipotesi di intervento delle SOMS nell’abito caritativo. Gli statuti delle SMS si proposero così anche altri scopi accanto a quelli tradizionali: il sostegno creditizio agli associati, la fornitura di materia prima, la vendita ai soci di prodotti di prima necessità al prezzo di costo, la costituzione di magazzini sociali. In questi obiettivi, spesso legati ad interessi di categoria, era possibile individuare l’embrione della cooperazione. Nel 1854 si costituiva a Torino, per iniziativa dell’“Associazione Generale degli Operai”, la prima cooperativa di consumo. Due anni dopo, nel 1856, a Savona si ripeteva la medesima esperienza e nasceva la prima “Cooperativa di produzione tra i lavoratori locali dell’arte vetraria”, che dette vita, in un momento successivo, ad una società di mutuo soccorso tra i lavoratori vetrai. Sul piano del credito, ad un congresso svoltosi a Novi Ligure, si discusse sul tema della valutazione del lavoro come proprietà e sulla possibilità di istituire casse di risparmio per concedere denaro a basso costo e per creare rendite per la vecchiaia. Queste nuove forme di associazionismo nascevano spesso collegate alle SMS. Uno dei padri del movimento solidaristico-mutualistico del nostro paese può essere considerato Giuseppe Mazzini. Le sue idee furono molto importanti per la diffusione in Italia dei valori e degli ideali cooperativi ed influenzarono la nascita di alcune SMS. Mazzini incitava ad unirsi “fra gente di uno stesso mestiere per dare vita a coraggiose cooperative”, raccomandava di associarsi e “tassarsi anche di una modesta quota per creare casse di previdenza e di assistenza”. In Liguria, a Sampierdarena e Genova, per esempio, la progressiva - 149 - industrializzazione e gli sviluppi del settore operaio trovarono l’associazione mazziniana, solidale e fraterna con il mondo del lavoro e dettero vita nel 1851 alla Società Generale Operai e altre associazioni di mestiere. Le SMS che si rifacevano agli ideali mazziniani assunsero, in modo molto più chiaro di altre, un atteggiamento fuori da ogni compromesso nei confronti dei gravi problemi politici e sociali dell’epoca e videro nell’unità e nell’indipendenza le premesse necessarie per risolvere in modo concreto ed efficace il futuro assetto sociale. Infatti, se le società nate nel Piemonte moderato e sabaudo erano, nella quasi totalità, emanazioni paternalistiche sorte con l’appoggio delle autorità o di esponenti borghesi estranei al mondo del lavoro, quelle liguri manifestarono subito un chiaro interesse per la politica del Governo e rappresentarono una forza per l’organizzazione democratica e per tutti coloro che vedevano nell’iniziativa popolare la soluzione del problema nazionale. Caratteristiche in larga parte comuni alle 115 società operaie presenti nel Piemonte sabaudo alla vigilia dell’unificazione e alle rimanenti 91, concentrate nelle regioni settentrionali della penisola (in Lombardia, Liguria, Emilia e Veneto) erano la localizzazione urbana, la forte coesione professionale e la neutralità politica. Queste caratteristiche mutarono tuttavia dopo l’unificazione. I moti risorgimentali aprirono infatti una frattura tra le società operaie che si ispiravano ai principi solidaristici e democratici di Mazzini e quelle che aderivano al programma dei moderati, guidate e in parte sostenute finanziariamente da vecchi e nuovi filantropi, esponenti di ceti nobiliari e della grande borghesia terriera e finanziaria, interessati ad un controllo paternalistico delle classi lavoratrici. La costituzione a Londra, nel 1864, della prima associazione internazionale dei lavoratori sotto l’influenza di Marx, complicò la situazione. Nello stesso anno venne pubblicata, ad opera del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, la prima statistica postunitaria delle Società di Mutuo Soccorso aggiornata al 31 dicembre 1862. L’indagine rilevò la presenza di 443 società operaie concentrate in Piemonte, Liguria, Emilia, Lombardia al nord, Toscana e Umbria al centro. Le 408 società che fornirono al Ministero il numero degli aderenti, contavano 111.608 soci effettivi. Il comune di Milano aveva 38 società operaie alle quali aderivano 9923 soci, Torino 13 con 14.864 associati, inoltre 267 società erano aperte a tutte le professioni e mestieri, mentre 155 erano costituite in conformità ad un’unica professione. La statistica evidenziò la maggior diffusione nelle regioni dove più elevata era la densità dei centri urbani. La distribuzione capillare di tali società, nelle grandi città del nord, rifletteva la peculiare condizione di larghi strati di operai e artigiani per i quali i cambiamenti economici avevano comportato elevati costi sociali. L’indagine rilevò inoltre, in quel periodo, la completa assenza di società operaie nel sud dell’Italia. Le SOMS non hanno avuto solo una matrice laica, il mondo clericale più - 150 - aperto ed illuminato, era convinto della necessità di mettersi al passo con i tempi, riunendo i lavoratori cattolici in proprie associazioni. Nel luglio 1854 nasceva a Genova la “Compagnia di San Giovanni Battista”, prima Società Operaia Cattolica Italiana, il cui statuto, composto di 48 articoli, elaborato dai sacerdoti Luigi Radif e Luigi Sturla, con l’approvazione dell’arcivescovo, diventerà il testo base per le successive associazioni operaie cattoliche. Il primo articolo affermava “Fine della Compagnia è di soccorrere le famiglie della classe operaia, non solamente per sollevare le infermità corporali, ma per rendere anche morigerati i membri sollecitati nell’adempimento dei loro doveri verso Dio e il prossimo”. Le differenti specifiche tra le associazioni cattoliche, rispetto a quelle laiche, risultano evidenti sul piano della prospettiva sociale. Nelle prime è assente ogni accenno al progresso economico e della collettività. - 151 - SMS SARDIGLIANESE : LA FONDAZIONE Lo Statuto Albertino del 1848 favorì lo sviluppo delle società mutualistiche, assistenziali e solidali che riunivano lavoratori o piccoli proprietari non più vincolati dalle divisioni per categorie del corporativismo. Le SMS infatti si posero quale ponte tra le iniziative caritatevoli assistenziali del periodo pre-industriale, costituite dalle Corporazioni dei mestieri, dalle Congregazioni di Carità e dalle Opere Pie in genere e la successiva formazione del movimento sindacale. In Piemonte, dove il fenomeno ebbe origine e la più ampia diffusione, nacquero circa 4000 società di cui 87 nella sola provincia di Alessandria. Tra queste, non primissima per nascita, ma tra le poche ancora esistenti nella provincia, si colloca quella di Sardigliano. Essa venne costituita ufficialmente il 15 gennaio 1896 da un gruppo di piccoli proprietari contadini, sotto il titolo di Società Fratellanza - 152 - Sardiglianese e fu intitolata a Pietro Toselli. Dai documenti ritrovati all’interno della sede i soci fondatori risultano i seguenti signori: “Grassi Carlo fu Pio, Rolandini Davide di Angelo, Daglio Francesco fu Francesco, Molo Giovanni fu Carlo, Piella Giuseppe di Giacomo, Numerico Vitale, Cremonte Giuseppe fu Domenico, Grassi Emiglio fu Enrico, Rampini Giacomo fu Francesco, Cremonte Agostino di Francesco, Bisio Giuseppe, Piella Angelo di Giovanni, Piella Eugenio di Giuseppe, Gatti Marco di Giuseppe, Daglio Andrea di Giovanni, Cremonte Giacomo di Francesco, Bertelli Adiglio di Francesco, Rolandini Pietro di Giovanni, Rampini Gabriele fu Domenico, Frontini (da interpretare probabilmente come Frontino) Davide di Mario, Debenedetti Giacomo (entrato il 1° dicembre 1896), Ceratto Domenico fu Gerolamo (entrato il 1° dicembre 1896), Candia Gerolamo, Cremonte Carlo fu Tomaso, Rampini Luigi fu Angelo, Rolandini Fiorello di Giovanni”. 1 Primo presidente della Società fu Carlo Grassi, cassiere Giovanni Molo e revisore dei conti Giuseppe Piella. ED PIETRO TOSELLI La Società di Mutuo Soccorso di Sardigliano è intitolata al Maggiore dei Bersaglieri Pietro Toselli, eroe dell’Amba Alagi morto il 7 luglio 1895 durante la battaglia contro gli Abissini. Allo stato attuale delle ricerche non è possibile stabilire il motivo per cui la nostra Società è stata intitolata ad un personaggio così importante della storia coloniale italiana, senza legami con la nostra piccola comunità. L’unica supposizione plausibile è che si sia deciso di prendere uno dei tanti caduti di quell’epica battaglia, in modo puramente casuale, per dedicargli una delle tante Società di Mutuo Soccorso che vedevano gli albori della fondazione in quel periodo. Pietro Toselli, nato a Peveragno (CN) nel 1856, fece una rapida carriera militare per la forza del suo ingegno e dell’applicazione costante. Sottotenente di artiglieria nel 1877, capitano nel 1878, durante la licenza dell’agosto del 1883 si era prodigato a Casamicciola fra i colpiti dal terremoto. Con filiale pietà aveva assistito personalmente i genitori malati (nel 1886 e nel 1887) ottenendo da entrambi sul letto di morte una commovente benedizione. Era andato in Africa per la prima volta nel 1888, partecipando l’anno dopo con i generali Baldissera e Orero all’occupazione dell’altopiano di Asmara ed a ricognizioni nell’interno (Gheraltà) con lo squadrone esploratori. Ne aveva tratto preziosi elementi di giudizio per la sua formazione svolgendo lavori pregevoli di studio topografico. Risale a questo tempo la fondazione della nuova Peveragno (16 novembre 1889) come il villaggio destinato alle donne e ai bambini dei “ragazzi d’oro” eritrei. Era stato decorato con la croce di Ufficiale, concessa essenzialmente per meriti di pace. In seguito, tornato in Italia, si era trattenuto alla dipendenze del Ministero per tre anni. Nel 1894, aggravandosi la crisi dei rapporti Italo-Abissini fu rimandato il Africa e assegnato al comando del quarto Battaglione Indigeni (reclutato fra gli Ascari, discendenti da antiche popolazioni mussulmane) destinato a diventare presto famoso per l’affiatamento che possedeva - 153 - sotto un comando saldo ed intelligente trovandone purtroppo la morte nell’anno successivo. Lo statuto della Società di Mutuo Soccorso di Sardigliano ricalcava, a grandi linee, quello di tutte le altre dell’epoca ed aveva come scopo principale il mutuo soccorso fra i soci e “il buon andamento, la moralità, l’unione, la buona armonia fra di loro colle loro famiglie” (Statuto - art.2). Il timore della miseria, in caso di malattia o di impossibilità al lavoro, fu il problema maggiore che le SMS affrontarono; per centesimi 50 al mese la società elargiva centesimi 50 al giorno, per un periodo non superiore ai tre mesi, al socio inabile, riservandosi di constatarne lo stato di salute con un’apposita commissione mandata dal consiglio (art. 19, 21 e 25). Erano escluse le malattie che “uno incontra abusando del vino, liquori, risse da lui provocate o per altre malattie avvenute dietro cattivi costumi” (art. 27). Al socio gravemente ammalato era inoltre garantita l’assistenza di due fiduciari designati dal Consiglio, i quali, venivano multati (art. 29-31), in caso di rifiuto senza giustificati motivi. In pratica la SMS di Sardigliano si pose come obiettivo iniziale la garanzia di quel minimo di assistenza previdenziale che ancora non era di appannaggio statale. È opportuno rimarcare come essa non fosse nata come società di arti o mestieri, pur avendo la maggioranza dei soci contadini e non presentasse limitazioni, all’interno dello statuto, circa la presenza di particolari caratteristiche per l’ammissione dei nuovi iscritti. Come si evince dalla tabella circa il numero dei soci iscritti, è possibile rilevare una flessione abbastanza marcata nel periodo compreso tra il 1900-1906 (con un minimo storico nel 1901 – anno in cui la tassa mensile di adesione probabilmente risultava troppo gravosa), cui fece seguito un aumento di iscrizioni negli anni 1908-16 (termine del primo conflitto mondiale) e la maggiore presenza di associati nel periodo 1924-28 2. Tale massiccio incremento era da attribuirsi alla delibera di consiglio del 27 marzo 1919, nel quale venne deciso di amnistiare i soci non paganti per il periodo di guerra, con relativo sconto sugli arretrati: in tale anno gli associati passarono infatti da 44 a 77 unità. L’anno con il maggior numero di associati fu il 1927, dove si registrarono i seguenti 106 soci: “Grassi Carlo, Daglio Francesco, Piella Giuseppe, Picollo Angelo, Rampini Gabriele, Frontini Davide, Cremonte Agostino fu Francesco, Grassi Emilio, Bianchi Giuseppe, Cremonte Severino, Cremonte Assunto, Piella Ernesto, Piella Cirillo, Cremonte Emilio, Piella Belgrano, Debenedetti Giuseppe, Cremonte Guido, Piella Angelo, Daglio Giuseppe, Daglio Bartolomeo, Rampini Antonio, Cremonte Giovanni, Piella Giacomo, Grassi Alfonsino, Gatti Marco, Sandalo Giacomo, Molo Agostino, Ravazzano Luigi, Rolandini Davide, Rolandini Domenico, Brenta Virginio, Mazzarelli Giovanni, Cremonte Carlo fu Marco, Molo Angelo, Cremonte Giuseppe fu Domenico, Rolandini Fiorello, Cremonte Francesco, Pallavicini Emilio, Picollo Giuseppe, - 154 - Cremonte Emilio fu Giacomo, Cremonte Luigi Passalacqua, Ravazzano Pasquale, Numerico Erminio, Molo Carlo (+), Bisio Giacomo, Parodi Edilio, Ravazzano Giulio, Cremonte Serafino, Daglio Achille, Rampini Francesco, Cremonte Luigi di Giacomo, Boveri Angelo, Gatti Giuseppe, Bianchi Ernesto, Rapetti Giovanni, Caretta Camillo, Rampini Angelo, Garassini Nicola, Piella Luigi, Rolandini Eugenio, Cremonte Gildo, Cremonte Giuseppe di Alessandro, Cremonte Giulio, Grassi Giulio(+), Cremonte Agostino, Piella Carlo, Cremonte Giacomo, Plassino Mario, Grassi Vittorino, Cremonte Egidio, Marengo Angelo, Cremonte Gerolamo, Ballestrasse Agostino, Sfatani Santo, Serventi Michele, Rampini Luigi, Daglio Amerigo, Molo Erminio, Rolandini Giovanni, Bertora Angelo, Brenta Lino, Conte Giuseppe, Carrea Giovanni, Piella Pierino, Cremonte Agostino di Carlo, Daglio Flavio, Rolandini Carlo, Rampini Ercole, Cremonte Erminio, Rapetti Emilio, Cremonte Luigi Badoni, Rampini Carlo, Cremonte Carlo fu Michele, Cremonte Remo, Moro Giuseppe, Piella Giusepe di Carlo, Ghiotti Pietro, Ghiotti Giovanni, Orlando Giuseppe, Piella Ettore, Orlando Pietro, Picollo Elmo, Cremonte Eugenio, Daglio Giuseppe, Rapetti Pasquale, Carrea Armando”. - 155 - LA STORIA Per documentare fedelmente l’evoluzione storica della società, si è ritenuto opportuno analizzare tutti i verbali, nonché i registri delle entrate ed uscite, attualmente custoditi in archivio, cercando di interpretare le variazioni, che hanno portato alla società attuale. Allo scopo di rendere più scorrevole, quello che potrebbe apparire come un semplice elenco di avvenimenti, abbiamo preferito impostare la stesura suddividendola in più paragrafi incentrati sulle varie attività prese in esame. La costruzione della sede e l’evoluzione del locale: la SMS di Sardigliano venne ufficialmente fondata il 15 di gennaio del 1896, con sede sociale nella attuale piazza Rinaldo Carretta, presso una sala adiacente al bar di proprietà di Carlo Grassi. Dagli archivi delle uscite di spesa è stato possibile quantificare la corresponsione di un affitto di lire 2 nel 1902 e di lire 8 nel 1904, che negli anni successivi furono versati regolarmente. Sempre dall’analisi di tali documenti, primo gestore della sala risultava il signor Giacomo Cremonte, al quale veniva riconosciuto un compenso di lire 4 per la mansione di custode. Le - 156 - voci più consistenti di spesa riguardavano l’acquisto di petrolio o carbone a Serravalle e di legna direttamente dai soci. Il bar della sala sociale era in grado di servire grappa, vermut, anice ma soprattutto vino (un ettolitro acquistato nel 1897 da Giuseppe Piella) e gazzosa in bottiglie. Il primo obiettivo che i soci fondatori si posero in questi primi anni di attività fu, tuttavia, quello di realizzare una sede sociale propria, non vincolata da gravami di affitto, che potesse garantire una duratura esistenza dell’associazione stessa. Ferma restando l’attività assistenziale, infatti, i primi anni furono caratterizzati da una parsimoniosa gestione delle spese, in un’ottica di risparmio che consentisse la liquidità necessaria per la realizzazione di tale progetto. Nel primo semestre 1910, venne perfezionato l’acquisto di un terreno di proprietà del signor Giovanni Cremonte, per un importo di lire 754, cui seguirono i lavori di costruzione della sede sita nell’attuale via Cassano. I soldi necessari per tale opera furono reperiti utilizzando gli avanzi di cassa maturati negli anni 1986-1910 e grazie ad un prestito di lire 500 da parte della Confraternita della Tragetta (1911), prontamente restituito nel 1913 con l’aggiunta di lire 16,65 quali interessi maturati. La sede della SMS venne costruita negli anni 1911-1914 da Tomaso Torchia, impresario dei lavori, dalle ditte Pilade Grasso per le opere in cemento e Vaccari di Villarvernia. Le spese necessarie per tale realizzazione furono in parte ammortizzate dal lavoro eseguito dai soci dell’epoca, grazie ai prestiti fatti dagli stessi e rimborsati negli anni successivi, con regolare pagamento degli interessi maturati (da citare un prestito di lire 600 di Emilio Grassi, ma soprattutto quello di lire 800 fatto da Giovanni Rampini. Poiché lo stesso era successivamente deceduto, il consiglio del 2/1/1917 autorizzò il rimborso di lire 1000 agli eredi legittimi). La sede venne ufficialmente inaugurata nel 1915 alla presenza dei 58 soci di allora. Tale esiguo numero valorizza gli sforzi per la realizzazione di una struttura che ancora oggi è visibile a testimonianza delle mille difficoltà soprattutto finanziarie e oggettive. Il costo totale, compreso l’acquisto del terreno, ammontava ad oltre 5350 lire dell’epoca. Essa divenne subito il fulcro della vita sociale del paese. Nel 1924 fu deliberata l’istallazione dell’impianto di illuminazione, nel 1926 furono acquistate 50 sedie, mentre nel 1931 fu decisa la costruzione del soffitto del salone. A tale proposito si procedette alla nomina di una commissione con a capo, come responsabili, i soci Giuseppe Gatti per il lavoro con i buoi e Ernesto Piella per quelli manuali. Col trascorrere del tempo si profilò la necessità di ulteriori interventi. - 157 - Nel 1945 furono eseguiti lavori di restauro all’interno della sala dal socio Carlino Daglio per una spesa di lire 3157. Il periodo successivo alla guerra vide ritornare la Società come centro sociale e ricreativo del paese. Nel 1946, in occasione dei cinquant’anni dalla fondazione, vennero organizzate manifestazioni significative per il sodalizio con balli e serate danzanti. La foto ricordo fu realizzata ed ingrandita con una spesa di lire 75 (verbale del 7 aprile 1946). Nel 1950 si procedette al restauro della pittura della sala e alla costruzione della prima parte della galleria. Nel 1952 fu proposto l’abbattimento del palcoscenico, con lo scopo di creare la sala televisiva. Negli anni 1958-59 furono necessari interventi più marcati sulla struttura della sede, con una spesa di lire 240.000 per lavori di muratura eseguiti dalla ditta Carlo Ferrari di Stazzano e di lire 95.000 per la paratia in legno eseguita dal signor Giuseppe Daglio di Sardigliano. Un ulteriore spostamento della vetrata, tuttora esistente, venne deliberato e realizzato nel 1961 dall’impresa di Carlo Ferrari di Stazzano. Negli stessi anni vennero posati gli scalini in marmo che conducevano alla galleria e fu collocata l’attuale ringhiera in ferro battuto realizzata dal socioconsigliere Palmiro Bisio per una spesa di lire 30.000. La presenza femminile nella SMS trova posto solo a partire dal 1981, quando nella riunione del 31 agosto vennero accettate nella Società: Ragni Giuliana, Bellingeri Paola, Bertocchi Daniela e Molo Maria Carla. Ricordiamo a tale proposito che una persona, per essere introdotta e farne parte, deve essere presentata da un consigliere in carica e votata durante una seduta di Consiglio. Tale norma, già presente nel 1896, è tuttora in vigore. - 158 - LA FUNZIONE PREVIDENZIALE La funzione previdenziale della SMS ebbe applicazione fin dai primi anni della sua istituzione, come risulta dai pagamenti per malattia corrisposti ai seguenti soci: Molo Giovanni lire 46,50 (1899); Daglio Francesco lire 30 (1900); Picollo Luigi lire 15 (1900); Grassi Carlo lire 40 (1904) 4 . Dal 1916 è presente una corposa documentazione costituita dai verbali di Consiglio e di Assemblea Generale dei soci da cui è stato possibile estrapolare numerosi altri rimborsi, ma soprattutto rilevare come questi emolumenti fossero strettamente vincolati dalla presenza di regolare fede medica, che doveva essere approvata dal consiglio, cui seguiva la validazione dell’Assemblea. Dall’elenco presentato è possibile notare che in un caso non è stata accettata la documentazione e che, come previsto dallo statuto, non sono riportate le giornate di assistenza prestate dai soci in aiuto alle persone ammalate 5. In una delibera del 4/12/1926 veniva deciso che per il turno di assistenza ai soci invalidi erano esentati i minori di 18 anni di età e quelli con più di 60 anni. Nel secondo dopoguerra venne meno il discorso di funzione previdenziale pagata, pur rimanendo l’aiuto materiale ai soci in difficoltà. Nel 1954 il Consiglio decise all’unanimità di aderire alla ricostituita Federazione di Mutualità Italiana “vecchia e gloriosa organizzazione sciolta arbitrariamente dal governo nel 1925 nella speranza che il movimento Mutualistico ritorni a ricoprire il suo importante ruolo di solidarietà e rivendicazione dei beni alienati dal Fascismo per l’assistenza sanitaria, per la ricreazione e per la cultura popolare” (dal Verbale di Consiglio del 10 maggio 1954). - 159 - Nel 1981 in seguito ad un contratto stipulato con la Croce Verde di Stazzano, i soci poterono usufruire delle agevolazioni per eventuali servizi necessari ed ebbero diritto alla tessera gratuita. LE ATTIVITA’ RICREATIVE Nel 1896 una festa organizzata a casa del signor Ferlosio, diede il via all’attività ricreativa del sodalizio che, già dagli esordi, fu caratterizzata da una serie di balli e manifestazioni coincidenti con le festività del paese. Sempre inerente il primo anno di fondazione è riportata la nota spese per un viaggio a Genova e l’acquisto di un organetto per un totale di lire 3 e centesimi 60. Non solo balli tuttavia, come dimostra l’esborso di 10 lire per la realizzazione di una corsa ciclistica, ripetuta nel 1908 con un costo di sole lire 1,50 a tale proposito vale la pena ricordare che il primo Giro d’Italia si ebbe nel 1908, con vittoria di Luigi Ganna! A partire dal 1919 l’assemblea dei soci istituì una “commissione ballo” per meglio gestire le attività danzanti fisse: il 15 agosto la festa dell’Assunta, la quarta di settembre (anche se in alcuni anni veniva festeggiata la terza) ed il veglione di Capodanno. Occasionalmente ne venivano aggiunte altre, quali ad esempio il Carnevale con la Pentolaccia. In una delibera di Consiglio del 26/09/1925 si decise di far pagare anche ai soci l’ingresso al ballo. RESPONSABILI COMMISSIONE BALLO 08/11/1919 Piella Ermenegildo - Cremonte Emilio - Piella Maurizio - Grassi Alfonsino - Piella Ernesto Cremonte Severino 08/12/1920 Cremonte Emilio (Capo) - Piella Belgrano - Cremonte Francesco - Grassi Alfonsino - Gatti Giuseppe - Picollo Giuseppe - Daglio Achille 12/08/1922 Brenta Virginio - Sfatani Arturo - Cremonte Giacomo - Bisio Giacomo - Piella Luigi 20/01/1924 Stafani Arturo - Bisio Giacomo - Piella Luigi - Rolandini Giovanni - Daglio Amerigo 06/01/1925 Cremonte Serafino - Piella Luigi - Daglio Flavio - Brenta Lino - Cremonte Egidio 16/02/1930 Cremonte Agostino - Orlando Pietro - Piella Pierino - Repetti Giacomo - Rampini Ercole Rolandini Giovanni - Grassi Vittorino - Numerico Alfonso 10/01/1938 Rolandini Giovanni - Stafani Assunto - Rampini Carlo - Pallavicini Romolo - Cremonte Guido Piella Francesco - Cremonte Agostino 29/07/1945 Piella Francesco - Cremonte Giorgio - Pallavicini Livio - Bagnasco Luigi - Grassi Gigino Rampini Carlo - Cremonte Remo 12/01/1946 Orlando Pietro - Piella Francesco - Cremonte Rino - Piella Eugenio 23/11/1946 Cremonte Carlino - Plassino Sarmo - Piella Ugo - Stafani Arturo - Cremonte Rino 03/02/1948 Orlando Pietro - Piella Francesco - Grassi Gigino - Cremonte Carlo - Bagnasco Luigi - 160 - RESPONSABILI COMMISSIONE BALLO 02/01/1949 Bianchi Italo (capo) - Molo Vilmo - Bagnasco Luigi - Gatti Gianni - Numerico Edilio 12/02/1950 Cremonte Giorgio - Boveri Osvaldo - Gatti Claudio - Piella Armando 30/01/1955 Cremonte Pierino - Piella Ettore - Rampini Giovanni 30/08/1957 Cremonte Angelo - Cremonte Pierino - Numerico Francesco 04/01/1963 Cremonte Giorgio - Rolandini Claudio - Gatti Angelo - Daglio carlino - Cremonte Tino 14/01/1964 Rolandini Claudio - Plassino Sarmo - Cremonte Annino 09/01/1965 Rolandini Claudio - Frontino Sergio - Parodi Marco 13/02/1966 Rolandini Claudio - Piella Carlino - Frontino Sergio - Piella GianCarlo Dai primi anni ’20 si cominciò a pensare ad un palcoscenico per la rappresentazione di spettacoli teatrali. La prima delibera in merito risale al 6 marzo 1921, in tale occasione il socio Carlo Grassi venne nominato direttore dei lavori che si conclusero nel 1925 con una spesa complessiva di lire 9141,10. Il 12 gennaio del 1927 fu deliberato dall’Assemblea generale dei soci l’acquisto di una macchina cinematografica (43 favorevoli e 7 contrari). In una successiva riunione del 24 luglio viene riportato: “…definire il pagamento di tale acquisto è necessario fare un imprestato di lire 2000..... dai seguenti creditori che sarebbero i seguenti soci..... Angelo Picollo fece un imprestito a codesta S.tà di £1000, idem Cremonte Eugenio di £ 500, idem Cremonte Emilio (Passalacqua) di £ 500". L’acquisto effettivo fu realizzato il 9 maggio 1927, con una spesa di lire 6500, a cui si aggiunsero lire 115 versate al socio Agostino Parodi per spese relative all’impianto cinematografico. All’incaricato del trasporto delle pellicole veniva corrisposto un compenso di lire 5 per ogni viaggio, mentre la gestione dell’impianto era demandata all’ennesima “Commissione cinematografo” creata tra i soci che all’inizio era composta da Molo Agostino, Picollo Angelo, Cremonte Severino, Piella Ernesto, Grassi Alfonso, Gatti Giuseppe, Bianchi Giuseppe, Cremonte Eugenio. La macchina cinematografica riscosse notevole successo e contribuì a far conoscere le prime pellicole di cinema muto a tutta la popolazione di Sardigliano e dei paesi vicini. L’evoluzione degli anni successivi e l’aumento dei costi di gestione portò ad una lenta ma inesorabile dismissione dell’impianto che fu venduto in seguito a una delibera di consiglio del 6 febbraio 1945. Nel 1938 fu stanziata la somma di lire 1000 destinata all’ acquisto di una radio presso la ditta Casella di Serravalle. Nel Consiglio dell’8 luglio 1954, presidente Pierino Piella, venne deliberato l’acquisto di un televisore da 21 pollici con 10 voti favorevoli e 1 contrario, decisione successivamente ratificata dall’assemblea generale dei soci con 53 voti favorevoli e 4 contrari. Nello stesso anno, venne dato incarico al socio Giuseppe Daglio di ricavare da una parte della sala da ballo uno spazio che consentisse di assistere alle trasmissioni - 161 - televisive. Per far fronte alle spese, si decise di aumentare la consumazione che, nei giorni festivi, fu portata da 20 a 40 lire e si approvò inoltre che “..... nella sala televisiva il ragazzo per avere diritto ad un posto a sedere deve pagare l’intera consumazione, mentre se il padre o chi per esso ha intenzione di pagare solamente metà consumazione deve tenere il proprio ragazzo strettamente a sé”. L’affluenza degli spettatori era così numerosa che fu necessario procedere alla nomina di una “commissione per l’ordine” e stabilire precise norme disciplinari. In particolare si decise “…che il socio o i soci che disturbano il normale regolamento della TV verranno chiamati davanti al Consiglio e rimproverati per il loro operato ed incorreranno nella pena pecuniaria da lire 100 a lire 1000”. L’aumento delle consumazione ebbe tuttavia vita breve, visto che il consiglio del 2/1/1954 decise la diminuzione della tariffa televisiva a 20 lire e quella del gioco delle carte da 20 a 15 lire. Nel Consiglio del 16 marzo 1957 fu dato parere favorevole per l’acquisto di un biliardo con 10 consiglieri a favore e 3 contrari che fu ratificato da una scarsa assemblea generale (solo 17 soci presenti) in data 30 marzo 1957. Nello stesso anno si rese necessario sostituire il vecchio televisore non più funzionante con un modello da 27 pollici del costo di lire 100.000. Per far fronte a tale esborso si dovette ricorrere ad un prestito tra i soci per l’importo di lire 60.000. Nel 1962 l’assemblea generale ratificò l’acquisto del jukebox. Dagli anni 70 in poi fu predisposto un ricco calendario di impegni: serate di ballo in occasione della festa di settembre, della Pentolaccia e del Carnevale gare di carte (nel 1982 una gara di cirulla, in occasione della festa del 15 di agosto) gite turistiche (Livigno - Lago Maggiore - Lago di Garda - Cinque Terre) cenoni di fine anno (dal 1983) corse campestri non competitive IL BUFFET DELLA SOCIETA’ La rivendita di vini e liquori era già stata adottata nella prima sede della Società, quando ancora essa era ubicata in piazza Carretta ed era gestita direttamente dai soci. Con l’inaugurazione della nuova sede si ebbero maggiori spazi ricreativi e si rilevò la necessità di istituire una “Commissione Buffet”, con lo scopo di assolvere al meglio questo compito. Nel verbale del 14 marzo 1916 - 162 - fu deliberata la “vendita di vino e liquori ed altre bibite nel buffet di detta Società”, dandone primo incarico ai soci Gabriele Rampini, Davide Rolandini e Giuseppe Daglio. ELENCO GESTORI BAR-BUFFET della SOCIETA’ 14/03/1916 Soci: Rampini Gabriele - Rolandini Davide - Daglio Giuseppe 08/12/1920 Soci: Ravazzano Cesare (Capo) - Bianchi Giuseppe - Rolandini Eugenio 24/07/1921 Contratto di gestione a Grassi Carlo per anni 1 per un importo di lire 400 annue 11/02/1922 Licenziato Grassi Carlo - Nominati i Soci Cremonte Giuseppe - Molo Carlo - Daglio Bartolomeo 07/12/1922 Dimissione dei Soci Cremonte Agostino e Ravazzano Luigi 07/12/1922 Soci: Cremonte Serafino - Rampini Luigi - Daglio Achille 15/03/1924 Soci: Bianchi Giuseppe - Gatti Giuseppe - Picollo Giuseppe 06/01/1925 Soci: Gatti Giuseppe - Daglio Achille - Bianchi Giuseppe - Picollo Giuseppe 14/02/1928 Soci: Cremonte Guido - Cremonte Giulio - Cremonte Serafino - Grassi Vittorino 05/03/1939 Affitto Buffet al fascio per lire 75 annue 29/07/1945 Soci: Piella Francesco - Cremonte Giorgino - Pallavicini Livio - Bagnasco Luigi - Grassi Gigino Rampini Carlo - Cremonte Remo (Commissione unica Buffet - Ballo) 12/01/1946 Soci: Grassi Gigino - Rampini Carlo - Cremonte Remo 23/11/1946 Soci: Grassi Gigino - Cremonte Remo - Cremonte Angelo 05/02/1947 Affitto annuale a lire 50500 a Orlando Pietro, Bianchi Italo, Frontino Ermanno, Piella Agostino 03/02/1948 Affitto annuale a Frontino Ermanno, Piella Agostino, Rolandini Giovanni, Poggi Giacomo 01/01/1950 Affitto annuale con diritto di rinnovo a Rolandini Giovanni 09/01/1954 Soci sorteggiati 1 al mese (Picollo Giuseppe responsabile per il controllo mensile) 26/12/1957 Deciso il sorteggio di un Consigliere e 3 soci al mese per la gestione serale. Vengono esentati tutti i Soci con più di 55 anni di età. 01/02/1959 Soci: Daglio Carlino - Cremonte Pierino - Plassino Sarmo 30/04/1959 Sorteggio di un consigliere al mese per la gestione serale. 14/03/1960 Concessione della gestione del buffet a Camezzana Vittorio 30/12/1962 Concessione della gestione al 30 % al socio Gatti Gianni 21/12/1964 Concessione della gestione del buffet a Camezzana Vittorio (cui seguirà affitto nel 1967) - gestione materialmente realizzata dalla sig.ra Camezzana Olga Merita attenzione particolare il contratto di gestione di Carlo Grassi del 1921, poiché ha rappresentato il primo tentativo di appaltare ad esterni 6 la gestione del bar-buffet. Nel contratto stipulato era previsto un compenso annuo di lire 400 da devolvere alle casse societarie, nonché la possibilità di disporre in qualsiasi momento del salone che già allora era diviso dal bar. È presente, inoltre, un particolareggiato inventario degli oggetti dati in gestione al suddetto appaltatore, che abbiamo ritenuto giusto elencare nella sua completezza per - 163 - meglio far capire come era attrezzato il locale a quei tempi: 14 bottiglie di birra vuote, 123 bottiglie di vino vuote, 90 bottiglie di vino piene, 1 bottiglia di vermut piena, 1 bottiglia di menta piena, 1 caffettiera di smalto, 1 caffettiera di latta, 1 imbuto, 11 tazze da caffè, 13 piattini da caffè, 10 cucchiai da caffè bianchi, 6 cucchiai da caffè di ottone, 1 macina da caffè in metallo, 1 mezzo litro di vetro, 16 bicchieri grandi, 14 bicchieri da liquore, 1 portachiavi di vetro, 2 asciugamani, 1 griglia da stufa, 1 tavolo con tappeto, 1 brocca di vetro. In data 1° gennaio 1950, al fine di adeguarsi alla normativa vigente dei locali pubblici, venne stipulato il contratto di licenza bar il cui primo intestatario fu il socio Giovanni Rolandini, con diritto di rinnovo. Il Consiglio del 21 marzo 1957 diede parere favorevole per l’affitto o l’acquisto di un locale sito in piazza Rinaldo Carretta di proprietà di Giulio Grassi, con lo scopo di collocarvi il bar. Nello stesso anno il buffet della Società fu attrezzato e rifornito per la vendita di gelati in seguito all’acquisto di un frigorifero dalla ditta Chiavacci. Il pagamento concordato fu di lire 169.950 da devolversi in due anni con uno sconto di 5000 lire. Il 5 maggio 1958 si riscontrò la necessità di acquistare il banco del bar e venne deciso “.... per detto lavoro di non fare spese eccessive...”. I consiglieri Giorgio Cremonte (presidente), Pierino Cremonte, Adriano Garassini, Palmiro Bisio e Carlino Cremonte ebbero incarico per l’acquisto e la sua collocazione, avvenuta nel 1960, con una spesa di lire 85.000 esclusa la mediazione degli intermediari. In data 10 gennaio 1960 il Consiglio deliberò l’acquisto della prima macchina da caffè e di 48 bottiglie di liquore. Dal 1965 fu stipulato un contratto di licenza del bar della Società, col gestore Vittorio Camezzana per la durata di 5 anni rinnovabili. In data 7 gennaio 1967 venne tolto il vincolo della commissione di controllo per l’acquisto dei generi di consumo, e ritoccato l’importo a lire 160.000 annue. LE ATTIVITA’ CORRELATE Accanto alle funzioni previdenziali e ricreative l’attività della Società di Mutuo Soccorso, fin dai primi anni di fondazione, riguardò anche aspetti più tecnici della vita contadina di Sardigliano. Già nel 1896 era previsto l’acquisto di beni agricoli da rivendere ai soci a prezzi convenienti, attività che venne maggiormente regolamentata a cavallo dei due conflitti mondiali. Il 22 gennaio - 164 - 1920 fu costituita una apposita commissione per gli acquisti, inizialmente costituita dai soci Bartolomeo Daglio, Carlo Molo e Giuseppe Cremonte. Nel 1922 venne stilato un vero e proprio listino prezzi, che subì ritocchi negli anni successivi, per i prodotti allora a disposizione: Prezzi di vendita prodotti agricoli 1922 Soci 1922 Non soci 1924 Soci 1924 Non soci Solfato di rame 2,35 lire/kg 2,40 lire/kg 2,35 lire/kg 2,40 lire/kg Zolfo ramato 104 lire/qle 105 lire/qle 100 lire/qle 105 lire/qle Calce 21 lire/qle 22 lire/qle 20 lire/qle 25 lire/qle 95 lire/qle 97 lire/qle Zolfo puro Tale attività di rivendita ebbe successo nel corso degli anni, come evidenziato nel rendiconto del 1946 dove risultano spese per l’acquisto di concimi, zolfo e solfato di rame lire 230.500, con entrate per lire 234.902 e importi da esigere pari a 50.700 lire perché venivano concessi prestiti oltre agli sconti. La gestione fu demandata al socio Giulio Grassi cui fu riconosciuta una percentuale sul venduto. Lo stesso si occupava anche, come attività collaterale del commercio dei tessuti UNRRA, con un avanzo di lire 65.000 nel 1948. Per facilitarlo nello svolgimento dei suoi affari, con delibera del 30/3/1957, gli fu concessa in sub-affitto una stanza nei locali della società in piazza Carretta. Con delibera del 17 novembre 1923 fu concesso al socio Francesco Daglio l’utilizzo della sala per la costituzione dell’ufficio della Società “Mutua incendi”, revocata in data 18 marzo 1933. Nel 1958, per sopperire alla mancanza della scuola lesionata da un incendio, la Società concesse l’utilizzo della sala da ballo per assicurare il regolare svolgimento delle lezioni. Nel 1959 vennero date 10.000 lire alla società sportiva. IL SIMBOLO DELLA SMS: LA BANDIERA IL RISPETTO DEI SOCI L’acquisto della prima bandiera sociale, in velluto di seta, fu deliberata il 22 luglio 1921 e per la sua conservazione venne ordinato nello stesso anno un apposito mobile, con lo scopo di mostrarla con orgoglio all’interno della sede stessa. Il costo di questa prima bandiera fu di lire 10,85, con l’aggiunta di lire - 165 - 1,25 per l’acquisto del nastro nero da utilizzare nelle occasioni di lutto. Infatti era previsto che in caso di decesso di un socio essa venisse esposta davanti alla sede ed in seguito dovesse accompagnare il feretro al cimitero durante il corteo funebre, come avviene tuttora. Nel 1938, in pieno regime Fascista: “…in merito alla circolare n° 54 dell’Ente Nazionale Fascista del 29 Agosto 1938 inviata alla Cooperazione in merito alla sostituzione della bandiera sociale......l’Assemblea all’unanimità dei presenti Consiglieri approva il prezzo della nuova bandiera in lire 210 mentre la precedente verrà versata alla segreteria dell’ente con rilascio di ricevuta…”. Le ingerenze del regime non si limitarono alla semplice confisca della bandiera, che peraltro era il simbolo del sodalizio, ma interagirono ben più marcatamente nell’attività dell’epoca. Infatti le SMS, per i valori di fraternità e solidarietà che esprimevano, vennero guardate con sospetto e molte di esse giunsero allo scioglimento per propria volontà o per forzata imposizione 7. Altre che vollero continuare il loro impegno sociale, tra esse quella di Sardigliano, accettarono di operare sotto il controllo del Partito Nazionale Fascista trasformandosi, almeno in apparenza, in circoli ricreativi per l’organizzazione di feste da ballo. A testimonianza di tali pressioni ed ingerenze è presente un verbale di Consiglio già del 1929, con oggetto “Inchieste e ammonimenti ai soci” che riporta: “ ...... dietro istanza fattagli da vari Fascisti di Vargo, il Presidente riunì l’Assemblea per i fatti verificati nei giorni ultimi scorsi, e dopo minuziosa inchiesta, risulta che nessuno dei Soci componenti questa Società abbia compiuto i fatti imputatigli.........” e nella stessa seduta delibera che “....... sarà punito il Socio che parlasse male del Partito Nazionale Fascista”. Inoltre dal 5 gennaio 1938, la Società dovette accettare la proposta del signor Ilmo Picollo, Segretario Politico del Fascio, che per ogni manifestazione di ballo promossa fossero versate 400 lire al PNF, mentre su proposta del Comandante del Presidio M.V.N. di Sardigliano signor Giuseppe Gatti, il locale denominato buffet, venne affittato al fascio per la somma di lire 75 annue (verbale del Consiglio del 5 marzo 1939). Il 16 marzo, a seguito delle dimissioni di Severino Cremonte, venne nominato quale nuovo presidente il signor Luigi Rampini, poiché non risultava iscritto al Partito Nazionale Fascista, il Consiglio dovette procedere a voti segreti ad una nuova elezione. Venne eletto quindi il signor Guido Cremonte con voti 4, contro Piella Agostino con voti 3 e Gatti Giuseppe con voti 1. La bandiera attuale è stata riacquistata al termine del secondo conflitto mondiale, intorno agli anni ‘50 e venne ufficialmente benedetta il 9 gennaio del 1954 nella chiesa parrocchiale. L’acquisto di tale vessillo fu possibile grazie ad un’elargizione del socio di allora Ildo Bertelli, successivamente nominato socio onorario con delibera del 10 marzo 1955. - 166 - Tutti gli eventi lieti e funesti sono fedelmente ricordati nel secolo di vita societario. Nel 1919 fu proposto di onorare i caduti del primo conflitto mondiale con una messa in suffragio a spese della SMS, con un contributo di 40 lire. Il 21 febbraio 1920 fu posta la lapide dei caduti presso l’attuale biblioteca comunale in piazza Carretta, con un contributo di lire 15 da parte dei soci di allora. Nel 1935 venne approvato per i soci defunti “il diritto alla corona”, mentre a quelli distintisi per azioni particolari era previsto dallo Statuto una forma di riconoscimento, come la nomina a Socio Emerito al cavalier Italo Terzimboni per le alte opere di beneficenza eseguite. Analogo tributo venne riconosciuto ad Agostino Parodi per la donazione di lire 4075 in ricordo dei martiri della Benedicta. Nel 1946, in occasione del 50° della fondazione vennero nominati soci onorari i fondatori Francesco Daglio e Gabriele Rampini oltre a Luigi Picollo. Nello stesso anno trova citazione anche la nomina a benemerito comminata al signor Giacomo Grosso. LO STATUTO: VARIAZIONI Presentiamo di seguito la versione integrale dello statuto approvato all’atto di fondazione della Società Mutuo Soccorso di Sardigliano, che peraltro ha regolato la vita societaria fino alle modifiche deliberate nel 1998. TITOLO PRIMO Art. 1 - E’ costituita in Sardigliano, Mandamento di Villalvernia, Circondario di Tortona, Provincia di Alessandria, una Società di Mutuo Soccorso, sotto il titolo di Società Fratellanza Sardiglianese Pietro Toselli. Art. 2 - Scopo dell’associazione è la fratellanza di mutuo soccorso dei soci fra di loro e tende a crescere il buon andamento della moralità, la pace, l’unione, la buona armonia fra di loro colle loro famiglie. Art. 3 - Tutti i soci verseranno un contributo mensile per i bisogni economici della Società. Art. 4 - La Società si compone essenzialmente di soci effettivi. Art. 5 - La Società accoglie nel suo seno, con viva riconoscenza, quanti onesti cittadini, che per cooperare allo scopo da essa propostosi, intendano prendervi parte, essi assumono il titolo di soci onorari e benemeriti, possono intervenire alle adunanze, hanno voce consultiva, ma non hanno voto deliberativo. Art. 6 - Sono considerati soci effettivi tutti quelli operai, industriali, agricoltori e tutti coloro che guadagnano il vitto colle loro fatiche. Art. 7 - Sono considerati soci onorari tutti quanti i cittadini agiati i quali abbiano dimostrato di rendersi utili alle classi operaie, come agricole, e concorrono a sostenere i bisogni con qualche opera volontaria. Sono considerati soci benemeriti tutti quanti i cittadini che coi loro consigli, colle loro opere o con doni danno aiuto all’Amministrazione Sociale per lo sviluppo ed incremento della Società; questi vengono nominati dall’Assemblea generale appositamente convocata, dietro proposta della Direzione. - 167 - TITOLO SECONDO Art. 8 - La Società è rappresentata da una Direzione e da un Consiglio, governato dalla stessa Presidenza. Art. 9 - La Presidenza si compone di un Presidente e di un vice Presidente, di sei consiglieri, di un contabile e di un cassiere. Il Consiglio si compone dei membri stessi e di un censore. Art. 10 - Quando i soci oltrepassassero il numero di 50, i membri componenti il Consiglio dovranno essere in numero di 15. Art. 11 - Le elezioni componenti il Consiglio si faranno a scrutinio segreto ed a maggioranza relativa di voti dall’Assemblea generale, che appositamente verrà convocata entro il mese di Dicembre di ogni anno. Art. 12 - Per i primi quattro anni si farà l’estrazione del quinto dei consiglieri, e sarà nel mese di Settembre. Dopo i primi quattro anni scadranno regolarmente per compiuta anzianità, e potranno sempre essere rieletti. Art. 13 - I componenti il Consiglio, secondo il loro giudizio, affideranno le cariche a coloro che saranno ritenuti più idonei. Art. 14 - Si dovrà pure nominare un comitato di conciliazione composto di tre membri del Consiglio; detto comitato risolverà, in via amichevole, le contestazioni che potranno insorgere in seno alla Società, essendo assolutamente vietata la via giuridica. TITOLO TERZO Art. 15 - Nessuno può essere ammesso a far parte della Società se non ha più di 15 anni e meno di 60 e se non adempirà alle seguenti condizioni: fare domanda al Presidente, essere di sana e robusta costituzione, godere pubblica stima per moralità e fare il prescritto deposito come tassa d’ingresso. Art. 16 - Adempiute le suddette formalità l’Amministrazione ha facoltà di farne l’ammissione e se vi fosse opposizione per qualche postulante, l’ammissione per l’accettazione dello stesso sarà posto ai voti dal consiglio della prima adunanza a maggioranza relativa dei voti. Tutti i soci che saranno ammessi avranno una copia del presente regolamento, nel relativo libretto colla data dell’anno, del mese e del giorno che verranno ammessi, sborsandone l’ammontare. Art. 17 - Cessano di far parte della Società, né possono esserne ammessi, tutti coloro che fossero stati condannati per furto, truffa ed attentato ai costumi. TITOLO QUARTO Doveri e diritti dei Soci Art. 18 - I soci dovranno promettere al Presidente: 1) Di osservare il presente regolamento; 2) Di osservare le leggi dello Stato, di amare la Patria ed il Re; 3) Di condurre una vita operosa; 4) Di astenersi dai giuochi d’azzardo; 5) Dai disordini, dall’ubriachezza, di non prendere parte a Società anarchiche ed altre Società che tendono a sovvertire le istituzioni del Governo; 6) Di provvedere ai bisogni delle proprie famiglie; 7) Di educare i loro figli e di averne sorveglianza affinché frequentino le scuole e le funzioni religiose. Art. 19 - La tassa d’ammissione è stabilita in lire 1; il contributo mensile di centesimi 50. - 168 - Il contributo mensile verrà da cadauno socio pagato alla prima domenica d’ogni mese sia in contanti che in natura nelle mani del cassiere il quale ne rilascerà ricevuta. La tassa d’ammissione verrà pagata appena il socio sarà ammesso a far parte della Società. Art. 20 - Qualora il socio ritardasse il pagamento di due mesi del contributo mensile, non avrà diritto a nessun sussidio se in caso di malattia o per qualsiasi avvenimento, se non trascorso un mese dal giorno in cui il socio avrà pagato le quote arretrate. Trascorsi poi sei mesi, resterà decaduto dalla qualità di Socio e per esservi riammesso dovrà uniformarsi all’Art. 15 del presente Regolamento. Art. 21 - Il socio chiamato sotto le armi sia di leva che richiamato o volontario non sarà tenuto a pagare la quota mensile ma resterà sempre iscritto nei ruoli della Società e ritornando godrà sempre i diritti prescritti nel presente Regolamento, continuando a pagare la sua quota mensile. Art. 22 - Cessando di vivere un socio, essendovi fondi disponibili, l’Amministrazione sociale della prima adunanza, con deliberazione, assegnerà alla vedova un sussidio che cesserà, passando questa in seconde nozze, e gli orfani appena compiuti gli anni 12. Art. 23 - Per godere il sussidio le vedove e gli orfani è necessario che il socio abbia fatto parte della Società non meno di anni otto consecutivi. Art. 24 - Il socio, che per caso di malattia fosse reso inabile al lavoro, ha diritto a centesimi 50 al giorno per un periodo non superiore a tre mesi. Art. 25 - Il socio reso inabile al lavoro per vecchiezza o per qualche altro infortunio per godere del sussidio dovrà fare domanda al Consiglio con apposita dichiara del medico; il Consiglio manderà una commissione a constatare lo stato del socio e, nascendo constatazione fra il socio ed il Consiglio stesso, sarà rimesso all’Arbitro del Comitato di Conciliazione. Art. 26 - Il socio sussidiato dovrà continuare la sua tassa mensile. Art. 27 - La Società non accorda nessun sussidio per quelle malattie che uno incontra abusando del vino, liquori, risse da lui provocate o per altre malattie avvenute dietro cattivi costumi. Art. 28 - I soci non hanno diritto di sorta se non trascorso un anno dalla loro ammissione. Art. 29 - Allorchè la malattia del socio dichiarata grave dal medico curante, il Comitato di Conciliazione designa due soci per assistere l’ammalato e questi verranno fissati per turno dal Comitato stesso. Art. 30 - Il socio che si rifiutasse di assistere l’ammalato senza giusti motivi dovrà pagare una muta di 0,50 lire e questi verranno versati nella cassa sociale. Art. 31 - Quando vi fosse decesso di un socio, tutti i soci dovranno riunirsi decentemente vestiti, con segno di lutto, presso la sala della Società trenta minuti prima che la funzione religiosa incominci e dovranno sottostare agli ordini che la direzione avrà disposto. Il Consiglio dovrà riunirsi per le disposizioni riguardo ai funerali. TITOLO QUINTO Adunanze della Società Art. 32 - Le adunanze della Società saranno da epoche indeterminate e dietro convocazione del Presidente che ne indicherà l’oggetto. Art. 33 - Per la validità delle adunanze generali è necessario l’intervento della metà dei soci, non ottemperandosi il numero di essi verrà fatta in seconda convocazione, la quale sarà valida qualunque sia il numero, e nello stesso modo sarà per le adunanze del Consiglio. Art. 34 - Al Presidente è affidata la direzione e pulizia delle adunanze. TITOLO SESTO Doveri ed uffici dei Membri componenti il Consiglio e la Direzione - 169 - Art. 35 - Il Presidente, o in sua assenza il vice Presidente, presiede le adunanze di qualunque specie e convoca il l’Assemblea ed il Consiglio e fa le proposizioni che crede utili nell’interesse e nel decoro della Società, firma i vaglia di soccorso, come i mandati di pagamento per le spese sociali approvate dal Consiglio, redige i verbali in seduta stante, i quali dovranno essere pubblicati alla porta esterna della sala sociale nella successiva domenica. Quando il Presidente fosse chiamato per qualunque cosa riguardante la Società ha facoltà di trattare e concludere tutto ciò che sia utile e decoro della Società stessa, dandone cognizione dell’operato nella prima adunanza. Art. 36 - Il Consiglio ed altri membri componenti l’Amministrazione che senza legittima causa rifiutassero l’incarico, e non assistessero alle adunanze dopo aver accettata la carica, per la prima volta saranno ammoniti dal Presidente nella prima adunanze, con menzione sul verbale, mentre la seconda volta verranno multati di cent. 50, mentre per la terza volta non potranno più ricoprire le cariche per anni 5. Art. 37 - Sarà cura del Presidente e dei membri del Consiglio di vegliare sui figli dei soci defunti affinché frequentino le scuole, le dottrine cristiane ed altre funzioni religiose affinché non si diano al vagabondaggio. Art. 38 - Il Contabile è incaricato di tutta la contabilità sociale ed in collaborazione con il cassiere devono ritirare le quote dei soci ed altri incassi e rilasciarne quietanza e tenere regolare conto delle entrate e delle spese. Art. 39 - Il Censore ha l’incarico di sorvegliare la fedele esecuzione del Regolamento, di ispezionare i registri, di verificare la cassa e di sorvegliare sui diritti e doveri dei soci. Impiego dei fondi Art. 40 - Le somme che si riscuoteranno nel corso di ogni mese saranno, dopo la seduta e dedotte le spese, depositate alle Regie Poste, o dove l’Amministrazione crederà meglio per l’interesse della Società. Nella prima adunanza di Gennaio di ogni anno, prendendo carica i nuovi eletti, l’Amministrazione cessata darà esatto e fedele conto dell’entrata e dell’uscita alla presenza dell’Assemblea generale. Operazioni per comporre il Consiglio d’Amministrazione I soci promotori dovranno nominare un Presidente provvisorio che convocherà l’Assemblea generale per la nomina del Consiglio d’Amministrazione. Tutti i soci intervenuti daranno il loro voto segreto per la nomina del Consiglio di Amministrazione. 1) Il Consiglio di Amministrazione sarà avvertito per mezzo del custode. 2) Per le adunanze in Assemblea generale si darà avviso alla porta della sala sociale con esposizione di bandiera. 3) Tutti i soci che dietro avviso non intervengono alle adunanze senza giustificato motivo vi sarà applicata una multa di 20 cent. 4) Chi si servirà del presente libretto per scrivere cose particolari o fare altre scritturazioni, vi sarà dalla Direzione ritirato il libretto e dovrà prenderne un’altro nuovo pagandolo il doppio del valore reale. DISPOSIZIONI GENERALI La Società non si intenderà sciolta fino a che i soci non siano meno di dieci o per ordine espresso da Decreto Governativo; in tal caso i fondi verranno erogati come crederanno opportuno i soci rimasti iscritti previa deliberazione dell’Assemblea generale appositamente - 170 - convocata. Dietro proposta della Direzione e deliberazione del Consiglio di Amministrazione si potrà derogare alcuni articoli del presente Regolamento, come anche fare ulteriori aggiunte. Lo statuto ha subito parecchie modifiche nel corso dei primi anni dalla sua istituzione, soprattutto riguardo al numero di consiglieri presenti all’interno del Consiglio e al loro avvicendamento annuale (Art. 10 e 14). Dai sei consiglieri presenti nel 1896 si passa a 10 con le elezioni del 13 dicembre 1919 e successivamente a 15 con la modifica statutaria del 18 marzo 1920, visto anche l’accresciuto numero di Soci. In tale occasione non si effettuarono le elezioni di tutto il Consiglio ma solo dei cinque nuovi consiglieri (riunione del 27 marzo pari anno). In data 7 maggio 1922 venne deciso di multare il socio non presente alle adunanze, senza giustificato motivo, con un’ ammenda di lire 1,50, contro le 0,20 precedenti, maggiorata a lire 2 qualora esso fosse anche Consigliere. Nel 1936 la contravvenzione era scesa a lire 0,50 per i Soci e lire 1 per i Consiglieri. Dal 1920 fino a tutto il 1972 è stata applicata la norma di decadenza di un quinto dei consiglieri in carica, con relativo rinnovo (art. 12), che garantiva un ricambio abbastanza costante in ogni anno di gestione della Società. Nella riunione del 4 febbraio 1972 venne deciso che l’assemblea per il rinnovo del Consiglio sarebbe stata fatta ogni 5 anni, salvo che, nel frattempo, la maggioranza dei consiglieri non rilevasse la necessità di indire nuove elezioni, nonché di abolire la norma del rinnovo dei consiglieri per decadenza annuale. 1) I cognomi e i nomi sono stati riportati come scritti sui verbali. È possibile che termini citati come Ediglio o Adiglio siano da interpretare come Edilio ed Emiglio come Emilio. 2) Ricordiamo a tale proposito che nel 1928 gli abitanti censiti del solo paese di Sardigliano erano 408 e non esistevano altri locali pubblici, causa la chiusura del bar di proprietà di Carlo Grassi ubicato nella piazza del paese. 3) Da citare un prestito di lire 600 di Emilio Grassi, ma soprattutto quello di lire 800 fatto da Giovanni Rampini. Poiché lo stesso era successivamente deceduto, il consiglio del 2/1/1917 autorizzò il rimborso di lire 1000 agli eredi legittimi. 4) Tali dati sono stati rilevati dal registro contabile delle uscite. 5) Tali dati non sono riportati sui verbali in nostro possesso. - 171 - 6) Da notare che il cavalier Grassi era socio, fondatore e primo presidente della Società. 7) Come ad esempio quella di Sant’Agata Fossili. - 172 - ELENCO PRESIDENTI S.M.S. di SARDIGLIANO NOMINATIVO Dal Al Grassi Carlo 1896 1916 Rampini Gabriele 1916 1919 Piella Ermenegildo 1919 1922 Picollo Luigi 1922 1931 Rolandini Eugenio 1931 1936 Brenta Lino 1936 1940 Cremonte Severino 1940 1941 Dimessosi il 16/3/1941 1941 1941 Obbligato alle dimissioni perché non iscritto al Fascio il 27/7/1941 Cremonte Guido 1941 1942 Dimessosi il 28/03/1942 Piella Agostino 1942 1944 Cremonte Rino 1944 1945 eletto l’8 gennaio 1944 Bagnasco Gianni 1945 1945 Dimessosi il 4/12/1945 Cremonte Giacomo 1945 1953 Piella Pierino 1953 1954 eletto il 07/01/1053 - dimessosi il 10/08/1954 Cremonte Angelo 1954 1956 eletto il 02/01/1955 - dimessosi il 19/01/1956 1956 1956 elezione temporanea senza votazione dell’Assemblea il 19/01/1956. Dimessosi il 8/11/1956 Parodi Edilio 1956 1957 elezione temporanea senza votazione dell’Assemblea il 08/11/1956 Cremonte Giorgio 1957 1963 eletto il 06/01/1957 Cremonte Pierino 1963 1965 eletto il 18/08/1963 Gatti Giovanni 1965 1971 eletto il 09/01/1965 Bartoli Giovanni 1971 1981 eletto il 02/01/1970 - dimessosi il 18/12/1981 Repetti Gian Franco 1982 1987 eletto il 01/01/1982 Morando Silvano 1987 2001 Dimissionario nel 2001 Rampini Davide 2002 2004 Cremonte Gildo 2004 oggi Rampini Luigi Rampini Francesco Note - 173 -