LA SOCIETA’ di MUTUO SOCCORSO
di SARDIGLIANO
Le origini delle Società di Mutuo Soccorso
Nella Roma antica i “collegia opificum”, associazioni artigiane,
rappresentarono una forma intelligente di organizzazione proletaria per
affrontare i disagi derivati da malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia e
costituirono nel contempo una protezione per diverse categorie professionali. In
epoca imperiale, quando tutto lo stato era impegnato contro il disfacimento
dell’impero, l’appartenenza a queste corporazioni diventò obbligatoria e
l’esercizio a certe professioni ereditario: il figlio del soldato, doveva essere
soldato, così come i figli del colono dovevano continuare a coltivare la terra.
Con la caduta dell’impero in Occidente, i “collegia” scomparvero in quasi tutta
l’Italia fino alla nascita, nell’ XI secolo, delle corporazioni di tipo medievale,
che ebbero denominazioni diverse: Arti, Università, Collegi, Compagnie, Gilde,
con lo scopo di assicurare il lavoro delle materie prime
ed il commercio, tutelando gli interessi degli iscritti.
Esse raggiunsero un grande sviluppo e potere nell’età
dei Comuni.
Intanto nel XVI secolo, si erano diffusi ospedali,
ricoveri e ospizi per pellegrini gestiti da religiosi in
collaborazione con laici. Prime forme assistenziali
trovarono largo spazio in questo ambiente caritativoecclesiastico dove il “soccorso agli altri” era vissuto
come mezzo per chi avesse voluto espiare i propri
peccati. Si disponevano le prestazioni per chiunque ne
avesse fatto richiesta, valido o invalido, in quest’ottica
infatti, era importante l’elemosina in sé ma non a chi
fosse erogata.
Nello stesso periodo si diffuse l’azione delle chiese riformate che,
concentrandosi sulla fede e non più sulle opere, costrinse i monasteri alla
chiusura e la beneficenza a laicizzarsi. Il Giusnaturalismo sostenne l’esistenza di
un diritto naturale e staccò il discorso da ogni legame morale e religioso.
Secondo tali teorie, il povero doveva essere mantenuto, sia pure in termini
minimi, dalla comunità. A questi mutamenti del pensiero filosofico e religioso,
si aggiunsero le continue guerre, le carestie e la trasformazione economica
seguita alla Rivoluzione Industriale. Le ripercussioni che seguirono furono
imponenti e determinarono l’abbandono delle campagne, l’aumento della
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popolazione nei centri urbani, la sovrabbondanza di offerta di manodopera e la
inevitabile disoccupazione. Con la questione sociale si arrivò alla presa di
coscienza dei problemi sempre più gravi con i quali ci si doveva confrontare e
alla creazione di numerosi enti. Tutto ciò portò alla nascita di una realtà
assistenziale laica, slegata dal mondo religioso. Questi primi segni di “economia
sociale” nacquero sotto forma di iniziative di una certa borghesia illuminata e
interessata: nel 1778, al concorso indetto dall’Accademia delle Scienze di
Torino sul “modo di provvedere agli operai che lavorano nelle seterie quando vi
fosse penuria di seta”, la proposta vincente fu quella di costituire, in caso di
crisi, casse alimentate dai contributi dei datori di lavoro o dei dipendenti stessi.
Le masse lavoratrici presero progressivamente coscienza delle proprie
condizioni di sfruttamento. La soluzione più ovvia parve quella di trovare in se
stesse, prima ancora che nelle istituzioni politiche, la forza e gli strumenti
necessari per fronteggiare la loro precarietà: questo stato di cose portò alla
nascita delle “Società di Mutuo Soccorso” con lo scopo di migliorare le
condizioni materiali e morali di certi lavoratori e l’idea di unire le forze per
conseguire obiettivi di promozione economica e sociale. Alla base di queste
associazioni, strettamente legate al territorio in cui nascevano, erano il senso di
dignità e di protagonismo civile.
Nel 1804 nasceva a Milano il “Pio Istituto Tipografico” per affrontare le
malattie croniche e le sospensioni dal lavoro. A Nizza, nel 1828, gli operai
organizzarono una mutua per affrontare i temi della malattia e della vecchiaia.
Nel 1844 Carlo Alberto approvava le casse di beneficenza e di carità fra gli
operai che si autofinanziavano esonerando lo stato da interventi nella vita
sociale; si mantenevano, tuttavia, gli atteggiamenti favorevoli ad un diretto
intervento statale nelle questioni sociali.
La borghesia italiana vedeva nella mutualità e nel volontariato la via per
affrontare i drammatici problemi sociali del paese.
Ad aprire le porte alla stagione mutualistica vera e propria concorsero, a
metà del 1800, alcuni avvenimenti tra cui la salita al soglio pontificio del
cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti con il nome di Pio IX, la caduta della
monarchia di Luigi Filippo e la stampa del “Manifesto del Partito Comunista”
da parte di Marx, ma soprattutto veniva promulgato lo “Statuto Albertino” che
affermava il diritto all’inviolabilità del domicilio, del diritto di proprietà e,
soprattutto all’art. 32 riconosceva “il diritto ad adunarsi pacificamente e
senz’armi, uniformandosi alle leggi che possono regolarne l’esercizio
nell’interesse della cosa pubblica” con conseguente abrogazione degli articoli
del codice penale limitanti la libertà di associazione.
Nel 1848 in Piemonte, le libertà concesse dallo Statuto Albertino, le
trasformazioni economiche e i nuovi sviluppi industriali, misero in difficoltà i
mestieri e le lavorazioni tradizionali. Per fronteggiare l’assenza di una
legislazione sociale e l’indebolimento del tradizionale potere ecclesiastico, i
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lavoratori si riunirono nel ricordo passato delle corporazioni di arti e di mestiere,
dando il via a Torino ad un fiorire di decine di società operaie di Mutuo
Soccorso:
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la Pia Unione dei Lavoratori cappellai,
la Società tra cocchieri e palafrenieri,
la Mutua Società di parrucchieri,
l’Unione dei tessitori di seta, oro, argento,
ed altre ancora.
I punti su cui si fondavano le SOMS erano
la solidarietà fra i lavoratori, l’autogestione dei
fondi sociali e, infine, la questione della
moralità. Negli statuti era frequente trovare
norme che proibivano ai soci giochi d’azzardo
o il lotto e che vietavano l’elargizione di
sussidi, nell’ipotesi in cui le malattie fossero
causate dall’abuso di vini o liquori.
Nelle forme di associazionismo del
decennio pre-unitario, la presa di coscienza
della mutualità, determinò la scomparsa di
alcuni elementi caritativi presenti nella fase
mutualistica-corporativa dei primi anni del
1800. Ci si avviò sempre di più verso la scomparsa del particolarismo del
mestiere e della figura del socio protettore. Fra i principali obiettivi delle società
di mutuo soccorso vi erano l’istruzione, il mutualismo in caso di infermità e la
previdenza:
 la Società Operaia di Oneglia creò un gabinetto di lettura ed una scuola di
disegno per i figli dei soci;
 a Sanremo si crearono importanti scuole serali;
 ad Asti nel 1853 si costituirono scuole domenicali e serali, s’impose
l’obbligo di frequenza e si presentò una petizione al Governo per
estendere la scuola elementare e premiare quei padri di famiglia che la
facessero frequentare ai loro figli.
Spesso queste società predisponevano vere e proprie tabelle sulla ricorrenza con
cui talune malattie colpivano i soci; la mutua si basava sul principio della
comunione dei rischi possibili (malattia, invalidità, infortunio, disoccupazione) o
futuri (vecchiaia, morte). Gli oneri inerenti gli eventuali bisogni dei singoli
erano ripartiti fra tutti gli associati e il diritto alle prestazioni sorgeva
automaticamente quando se ne accertavano le condizioni. Agli affiliati era
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chiesto il regolare versamento di una quota del salario in rapporto al rischio
garantito. L’obbligo del contributo fisso, data l’esiguità dei salari, era una
condizione non semplice da rispettare ma che educava alla parsimonia.
Nelle corporazioni la tutela del lavoro copriva taluni interessi “familiari”.
In esse non c’era né l’obbligo contributivo fisso, né diritto autonomo al
soccorso. Le somme erano distribuite sulla base della capacità del fondo e di
valutazioni discrezionali; mancava una riserva finanziaria e le somme raccolte
annualmente venivano spese e distribuite ai soci.
Lo schema mutualistico prevedeva, invece, un fondo autonomo costituito
da contributi obbligatori:
 ripartizione per malattie
 capitalizzazione dei sussidi di invalidità e di vecchiaia
Nelle società di mutuo soccorso della metà del 1800 si tendeva ad “escludere
sempre la carità e fin dove fosse possibile l’elargizione filantropica”.
L’intervento statale, nel 1859, produsse la Legge del 30 settembre sulla
rendita vitalizia per la vecchiaia, fondata su base strettamente volontaria e la
Legge del 20 novembre sugli istituti di beneficenza che restringeva ogni ipotesi
di intervento delle SOMS nell’abito caritativo.
Gli statuti delle SMS si proposero così anche altri scopi accanto a quelli
tradizionali: il sostegno creditizio agli associati, la fornitura di materia prima, la
vendita ai soci di prodotti di prima necessità al prezzo di costo, la costituzione di
magazzini sociali. In questi obiettivi, spesso legati ad interessi di categoria, era
possibile individuare l’embrione della cooperazione. Nel 1854 si costituiva a
Torino, per iniziativa dell’“Associazione Generale degli Operai”, la prima
cooperativa di consumo. Due anni dopo, nel 1856, a Savona si ripeteva la
medesima esperienza e nasceva la prima “Cooperativa di produzione tra i
lavoratori locali dell’arte vetraria”, che dette vita, in un momento successivo,
ad una società di mutuo soccorso tra i lavoratori vetrai. Sul piano del credito, ad
un congresso svoltosi a Novi Ligure, si discusse sul tema della valutazione del
lavoro come proprietà e sulla possibilità di istituire casse di risparmio per
concedere denaro a basso costo e per creare rendite per la vecchiaia. Queste
nuove forme di associazionismo nascevano spesso collegate alle SMS.
Uno dei padri del movimento solidaristico-mutualistico del nostro paese
può essere considerato Giuseppe Mazzini. Le sue idee furono molto importanti
per la diffusione in Italia dei valori e degli ideali cooperativi ed influenzarono la
nascita di alcune SMS. Mazzini incitava ad unirsi “fra gente di uno stesso
mestiere per dare vita a coraggiose cooperative”, raccomandava di associarsi e
“tassarsi anche di una modesta quota per creare casse di previdenza e di
assistenza”.
In Liguria, a Sampierdarena e Genova, per esempio, la progressiva
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industrializzazione e gli sviluppi del settore operaio trovarono l’associazione
mazziniana, solidale e fraterna con il mondo del lavoro e dettero vita nel 1851
alla Società Generale Operai e altre associazioni di mestiere. Le SMS che si
rifacevano agli ideali mazziniani assunsero, in modo molto più chiaro di altre,
un atteggiamento fuori da ogni compromesso nei confronti dei gravi problemi
politici e sociali dell’epoca e videro nell’unità e nell’indipendenza le premesse
necessarie per risolvere in modo concreto ed efficace il futuro assetto sociale.
Infatti, se le società nate nel Piemonte moderato e sabaudo erano, nella
quasi totalità, emanazioni paternalistiche sorte con l’appoggio delle autorità o di
esponenti borghesi estranei al mondo del lavoro, quelle liguri manifestarono
subito un chiaro interesse per la politica del Governo e rappresentarono una
forza per l’organizzazione democratica e per tutti coloro che vedevano
nell’iniziativa popolare la soluzione del problema nazionale.
Caratteristiche in larga parte comuni alle 115 società operaie presenti nel
Piemonte sabaudo alla vigilia dell’unificazione e alle rimanenti 91, concentrate
nelle regioni settentrionali della penisola (in Lombardia, Liguria, Emilia e
Veneto) erano la localizzazione urbana, la forte coesione professionale e la
neutralità politica. Queste caratteristiche mutarono tuttavia dopo l’unificazione.
I moti risorgimentali aprirono infatti una frattura tra le società operaie che
si ispiravano ai principi solidaristici e democratici di Mazzini e quelle che
aderivano al programma dei moderati, guidate e in parte sostenute
finanziariamente da vecchi e nuovi filantropi, esponenti di ceti nobiliari e della
grande borghesia terriera e finanziaria, interessati ad un controllo paternalistico
delle classi lavoratrici. La costituzione a Londra, nel 1864, della prima
associazione internazionale dei lavoratori sotto l’influenza di Marx, complicò la
situazione.
Nello stesso anno venne pubblicata, ad opera del Ministero
dell’Agricoltura, Industria e Commercio, la prima statistica postunitaria delle
Società di Mutuo Soccorso aggiornata al 31 dicembre 1862. L’indagine rilevò la
presenza di 443 società operaie concentrate in Piemonte, Liguria, Emilia,
Lombardia al nord, Toscana e Umbria al centro. Le 408 società che fornirono al
Ministero il numero degli aderenti, contavano 111.608 soci effettivi.
Il comune di Milano aveva 38 società operaie alle quali aderivano 9923
soci, Torino 13 con 14.864 associati, inoltre 267 società erano aperte a tutte le
professioni e mestieri, mentre 155 erano costituite in conformità ad un’unica
professione. La statistica evidenziò la maggior diffusione nelle regioni dove più
elevata era la densità dei centri urbani. La distribuzione capillare di tali società,
nelle grandi città del nord, rifletteva la peculiare condizione di larghi strati di
operai e artigiani per i quali i cambiamenti economici avevano comportato
elevati costi sociali. L’indagine rilevò inoltre, in quel periodo, la completa
assenza di società operaie nel sud dell’Italia.
Le SOMS non hanno avuto solo una matrice laica, il mondo clericale più
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aperto ed illuminato, era convinto della necessità di mettersi al passo con i
tempi, riunendo i lavoratori cattolici in proprie associazioni. Nel luglio 1854
nasceva a Genova la “Compagnia di San Giovanni Battista”, prima Società
Operaia Cattolica Italiana, il cui statuto, composto di 48 articoli, elaborato dai
sacerdoti Luigi Radif e Luigi Sturla, con l’approvazione dell’arcivescovo,
diventerà il testo base per le successive associazioni operaie cattoliche.
Il primo articolo affermava “Fine della Compagnia è di soccorrere le
famiglie della classe operaia, non solamente per sollevare le infermità
corporali, ma per rendere anche morigerati i membri sollecitati
nell’adempimento dei loro doveri verso Dio e il prossimo”. Le differenti
specifiche tra le associazioni cattoliche, rispetto a quelle laiche, risultano
evidenti sul piano della prospettiva sociale. Nelle prime è assente ogni accenno
al progresso economico e della collettività.
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SMS SARDIGLIANESE : LA FONDAZIONE
Lo Statuto Albertino del 1848 favorì lo sviluppo delle società
mutualistiche, assistenziali e solidali che riunivano lavoratori o piccoli
proprietari non più vincolati dalle divisioni per categorie del corporativismo. Le
SMS infatti si posero quale ponte tra le iniziative caritatevoli assistenziali del
periodo pre-industriale, costituite dalle Corporazioni dei mestieri, dalle
Congregazioni di Carità e dalle Opere Pie in genere e la successiva formazione
del movimento sindacale.
In Piemonte, dove il fenomeno ebbe origine e la più ampia diffusione,
nacquero circa 4000 società di cui 87 nella sola provincia di Alessandria. Tra
queste, non primissima per nascita, ma tra le poche ancora esistenti nella
provincia, si colloca quella di Sardigliano.
Essa venne costituita ufficialmente il 15 gennaio 1896 da un gruppo di
piccoli proprietari contadini, sotto il titolo di
Società Fratellanza
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Sardiglianese e fu intitolata a Pietro Toselli.
Dai documenti ritrovati all’interno della sede i soci
fondatori risultano i seguenti signori: “Grassi Carlo fu Pio,
Rolandini Davide di Angelo, Daglio Francesco fu Francesco,
Molo Giovanni fu Carlo, Piella Giuseppe di Giacomo,
Numerico Vitale, Cremonte Giuseppe fu Domenico, Grassi
Emiglio fu Enrico, Rampini Giacomo fu Francesco, Cremonte
Agostino di Francesco, Bisio Giuseppe, Piella Angelo di
Giovanni, Piella Eugenio di Giuseppe, Gatti Marco di
Giuseppe, Daglio Andrea di Giovanni, Cremonte Giacomo di
Francesco, Bertelli Adiglio di Francesco, Rolandini Pietro di Giovanni,
Rampini Gabriele fu Domenico, Frontini (da interpretare probabilmente come
Frontino) Davide di Mario, Debenedetti Giacomo (entrato il 1° dicembre 1896),
Ceratto Domenico fu Gerolamo (entrato il 1° dicembre 1896), Candia
Gerolamo, Cremonte Carlo fu Tomaso, Rampini Luigi fu Angelo, Rolandini
Fiorello di Giovanni”. 1
Primo presidente della Società fu Carlo Grassi, cassiere Giovanni Molo e
revisore dei conti Giuseppe Piella.
ED
PIETRO TOSELLI
La Società di Mutuo Soccorso di Sardigliano è intitolata al Maggiore dei Bersaglieri Pietro
Toselli, eroe dell’Amba Alagi morto il 7 luglio 1895 durante la battaglia contro gli Abissini.
Allo stato attuale delle ricerche non è possibile stabilire il motivo per cui la nostra Società è
stata intitolata ad un personaggio così importante della storia coloniale italiana, senza legami
con la nostra piccola comunità. L’unica supposizione plausibile è che si sia deciso di prendere
uno dei tanti caduti di quell’epica battaglia, in modo puramente casuale, per dedicargli una
delle tante Società di Mutuo Soccorso che vedevano gli albori della fondazione in quel periodo.
Pietro Toselli, nato a Peveragno (CN) nel 1856, fece una rapida carriera militare per la forza
del suo ingegno e dell’applicazione costante.
Sottotenente di artiglieria nel 1877, capitano nel 1878, durante la licenza dell’agosto del 1883
si era prodigato a Casamicciola fra i colpiti dal terremoto. Con filiale pietà aveva assistito
personalmente i genitori malati (nel 1886 e nel 1887) ottenendo da entrambi sul letto di morte
una commovente benedizione. Era andato in Africa per la prima volta nel 1888, partecipando
l’anno dopo con i generali Baldissera e Orero all’occupazione dell’altopiano di Asmara ed a
ricognizioni nell’interno (Gheraltà) con lo squadrone esploratori. Ne aveva tratto preziosi
elementi di giudizio per la sua formazione svolgendo lavori pregevoli di studio topografico.
Risale a questo tempo la fondazione della nuova Peveragno (16 novembre 1889) come il
villaggio destinato alle donne e ai bambini dei “ragazzi d’oro” eritrei. Era stato decorato con
la croce di Ufficiale, concessa essenzialmente per meriti di pace. In seguito, tornato in Italia, si
era trattenuto alla dipendenze del Ministero per tre anni.
Nel 1894, aggravandosi la crisi dei rapporti Italo-Abissini fu rimandato il Africa e assegnato al
comando del quarto Battaglione Indigeni (reclutato fra gli Ascari, discendenti da antiche
popolazioni mussulmane) destinato a diventare presto famoso per l’affiatamento che possedeva
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sotto un comando saldo ed intelligente trovandone purtroppo la morte nell’anno successivo.
Lo statuto della Società di Mutuo Soccorso di Sardigliano ricalcava, a
grandi linee, quello di tutte le altre dell’epoca ed aveva come scopo principale il
mutuo soccorso fra i soci e “il buon andamento, la moralità, l’unione, la buona
armonia fra di loro colle loro famiglie” (Statuto - art.2).
Il timore della miseria, in caso di malattia o di impossibilità al lavoro, fu il
problema maggiore che le SMS affrontarono; per centesimi 50 al mese la società
elargiva centesimi 50 al giorno, per un periodo non superiore ai tre mesi, al
socio inabile, riservandosi di constatarne lo stato di salute con un’apposita
commissione mandata dal consiglio (art. 19, 21 e 25). Erano escluse le malattie
che “uno incontra abusando del vino, liquori, risse da lui provocate o per altre
malattie avvenute dietro cattivi costumi” (art. 27). Al socio gravemente
ammalato era inoltre garantita l’assistenza di due fiduciari designati dal
Consiglio, i quali, venivano multati (art. 29-31), in caso di rifiuto senza
giustificati motivi. In pratica la SMS di Sardigliano si pose come obiettivo
iniziale la garanzia di quel minimo di assistenza previdenziale che ancora non
era di appannaggio statale. È opportuno rimarcare come essa non fosse nata
come società di arti o mestieri, pur avendo la maggioranza dei soci contadini e
non presentasse limitazioni, all’interno dello statuto, circa la presenza di
particolari caratteristiche per l’ammissione dei nuovi iscritti.
Come si evince dalla tabella circa il numero dei soci iscritti, è possibile
rilevare una flessione abbastanza marcata nel periodo compreso tra il 1900-1906
(con un minimo storico nel 1901 – anno in cui la tassa mensile di adesione
probabilmente risultava troppo gravosa), cui fece seguito un aumento di
iscrizioni negli anni 1908-16 (termine del primo conflitto mondiale) e la
maggiore presenza di associati nel periodo 1924-28 2. Tale massiccio
incremento era da attribuirsi alla delibera di consiglio del 27 marzo 1919, nel
quale venne deciso di amnistiare i soci non paganti per il periodo di guerra, con
relativo sconto sugli arretrati: in tale anno gli associati passarono infatti da 44 a
77 unità.
L’anno con il maggior numero di associati fu il 1927, dove si registrarono
i seguenti 106 soci: “Grassi Carlo, Daglio Francesco, Piella Giuseppe, Picollo
Angelo, Rampini Gabriele, Frontini Davide, Cremonte Agostino fu Francesco,
Grassi Emilio, Bianchi Giuseppe, Cremonte Severino, Cremonte Assunto, Piella
Ernesto, Piella Cirillo, Cremonte Emilio, Piella Belgrano, Debenedetti
Giuseppe, Cremonte Guido, Piella Angelo, Daglio Giuseppe, Daglio
Bartolomeo, Rampini Antonio, Cremonte Giovanni, Piella Giacomo, Grassi
Alfonsino, Gatti Marco, Sandalo Giacomo, Molo Agostino, Ravazzano Luigi,
Rolandini Davide, Rolandini Domenico, Brenta Virginio, Mazzarelli Giovanni,
Cremonte Carlo fu Marco, Molo Angelo, Cremonte Giuseppe fu Domenico,
Rolandini Fiorello, Cremonte Francesco, Pallavicini Emilio, Picollo Giuseppe,
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Cremonte Emilio fu Giacomo, Cremonte Luigi Passalacqua, Ravazzano
Pasquale, Numerico Erminio, Molo Carlo (+), Bisio Giacomo, Parodi Edilio,
Ravazzano Giulio, Cremonte Serafino, Daglio Achille, Rampini Francesco,
Cremonte Luigi di Giacomo, Boveri Angelo, Gatti Giuseppe, Bianchi Ernesto,
Rapetti Giovanni, Caretta Camillo, Rampini Angelo, Garassini Nicola, Piella
Luigi, Rolandini Eugenio, Cremonte Gildo, Cremonte Giuseppe di Alessandro,
Cremonte Giulio, Grassi Giulio(+), Cremonte Agostino, Piella Carlo, Cremonte
Giacomo, Plassino Mario, Grassi Vittorino, Cremonte Egidio, Marengo Angelo,
Cremonte Gerolamo, Ballestrasse Agostino, Sfatani Santo, Serventi Michele,
Rampini Luigi, Daglio Amerigo, Molo Erminio, Rolandini Giovanni, Bertora
Angelo, Brenta Lino, Conte Giuseppe, Carrea Giovanni, Piella Pierino,
Cremonte Agostino di Carlo, Daglio Flavio, Rolandini Carlo, Rampini Ercole,
Cremonte Erminio, Rapetti Emilio, Cremonte Luigi Badoni, Rampini Carlo,
Cremonte Carlo fu Michele, Cremonte Remo, Moro Giuseppe, Piella Giusepe di
Carlo, Ghiotti Pietro, Ghiotti Giovanni, Orlando Giuseppe, Piella Ettore,
Orlando Pietro, Picollo Elmo, Cremonte Eugenio, Daglio Giuseppe, Rapetti
Pasquale, Carrea Armando”.
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LA STORIA
Per documentare fedelmente l’evoluzione storica della società, si è
ritenuto opportuno analizzare tutti i verbali, nonché i registri delle entrate ed
uscite, attualmente custoditi in archivio, cercando di interpretare le variazioni,
che hanno portato alla società attuale.
Allo scopo di rendere più scorrevole, quello che potrebbe apparire come
un semplice elenco di avvenimenti, abbiamo preferito impostare la stesura
suddividendola in più paragrafi incentrati sulle varie attività prese in esame.
La costruzione della sede e l’evoluzione del locale: la SMS di Sardigliano
venne ufficialmente fondata il 15 di gennaio del 1896, con sede sociale nella
attuale piazza Rinaldo Carretta, presso una sala adiacente al bar di proprietà di
Carlo Grassi. Dagli archivi delle uscite di spesa è stato possibile quantificare la
corresponsione di un affitto di lire 2 nel 1902 e di lire 8 nel 1904, che negli
anni successivi furono versati regolarmente. Sempre dall’analisi di tali
documenti, primo gestore della sala risultava il signor Giacomo Cremonte, al
quale veniva riconosciuto un compenso di lire 4 per la mansione di custode. Le
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voci più consistenti di spesa riguardavano l’acquisto di petrolio o carbone a
Serravalle e di legna direttamente dai soci. Il bar della sala sociale era in grado
di servire grappa, vermut, anice ma soprattutto vino (un ettolitro acquistato nel
1897 da Giuseppe Piella) e gazzosa in bottiglie.
Il primo obiettivo che i soci fondatori si posero in questi primi anni di
attività fu, tuttavia, quello di realizzare una sede sociale propria, non vincolata
da gravami di affitto, che potesse garantire una duratura esistenza
dell’associazione stessa. Ferma restando l’attività assistenziale, infatti, i primi
anni furono caratterizzati da una parsimoniosa gestione delle spese, in un’ottica
di risparmio che consentisse la liquidità necessaria per la realizzazione di tale
progetto.
Nel primo semestre 1910, venne perfezionato l’acquisto di un terreno di
proprietà del signor Giovanni Cremonte, per un importo di lire 754, cui
seguirono i lavori di costruzione della sede sita nell’attuale via Cassano. I soldi
necessari per tale opera furono reperiti utilizzando gli avanzi di cassa maturati
negli anni 1986-1910 e grazie ad un prestito di lire 500 da parte della
Confraternita della Tragetta (1911), prontamente restituito nel 1913 con
l’aggiunta di lire 16,65 quali interessi maturati.
La sede della SMS venne costruita negli anni 1911-1914 da Tomaso
Torchia, impresario dei lavori, dalle ditte Pilade Grasso per le opere in cemento
e Vaccari di Villarvernia. Le spese necessarie per tale realizzazione furono in
parte ammortizzate dal lavoro eseguito dai soci dell’epoca, grazie ai prestiti fatti
dagli stessi e rimborsati negli anni successivi, con regolare pagamento degli
interessi maturati (da citare un prestito di lire 600 di Emilio Grassi, ma
soprattutto quello di lire 800 fatto da Giovanni Rampini. Poiché lo stesso era
successivamente deceduto, il consiglio del 2/1/1917 autorizzò il rimborso di lire
1000 agli eredi legittimi).
La sede venne ufficialmente inaugurata nel 1915 alla presenza dei 58 soci
di allora. Tale esiguo numero valorizza gli sforzi per la realizzazione di una
struttura che ancora oggi è visibile a testimonianza delle mille difficoltà
soprattutto finanziarie e oggettive. Il costo totale, compreso l’acquisto del
terreno, ammontava ad oltre 5350 lire dell’epoca. Essa divenne subito il fulcro
della vita sociale del paese.
Nel 1924 fu deliberata l’istallazione dell’impianto di illuminazione, nel
1926 furono acquistate 50 sedie, mentre nel 1931 fu decisa la costruzione del
soffitto del salone. A tale proposito si procedette alla nomina di una
commissione con a capo, come responsabili, i soci Giuseppe Gatti per il lavoro
con i buoi e Ernesto Piella per quelli manuali. Col trascorrere del tempo si
profilò la necessità di ulteriori interventi.
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Nel 1945 furono eseguiti lavori di restauro all’interno della sala dal socio
Carlino Daglio per una spesa di lire 3157.
Il periodo successivo alla guerra vide ritornare la Società come centro
sociale e ricreativo del paese. Nel 1946, in occasione dei cinquant’anni dalla
fondazione, vennero organizzate manifestazioni significative per il sodalizio
con balli e serate danzanti. La foto ricordo fu realizzata ed ingrandita con una
spesa di lire 75 (verbale del 7 aprile 1946).
Nel 1950 si procedette al restauro della
pittura della sala e alla costruzione della
prima parte della galleria.
Nel 1952 fu proposto l’abbattimento
del palcoscenico, con lo scopo di creare la
sala televisiva.
Negli anni 1958-59 furono necessari
interventi più marcati sulla struttura della
sede, con una spesa di lire 240.000 per lavori
di muratura eseguiti dalla ditta Carlo Ferrari
di Stazzano e di lire 95.000 per la paratia in
legno eseguita dal signor Giuseppe Daglio di
Sardigliano.
Un ulteriore spostamento della vetrata,
tuttora esistente, venne deliberato e realizzato
nel 1961 dall’impresa di Carlo Ferrari di
Stazzano.
Negli stessi anni vennero posati gli scalini in marmo che conducevano
alla galleria e fu collocata l’attuale ringhiera in ferro battuto realizzata dal socioconsigliere Palmiro Bisio per una spesa di lire 30.000.
La presenza femminile nella SMS trova posto solo a partire dal 1981,
quando nella riunione del 31 agosto vennero accettate nella Società: Ragni
Giuliana, Bellingeri Paola, Bertocchi Daniela e Molo Maria Carla. Ricordiamo
a tale proposito che una persona, per essere introdotta e farne parte, deve essere
presentata da un consigliere in carica e votata durante una seduta di Consiglio.
Tale norma, già presente nel 1896, è tuttora in vigore.
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LA FUNZIONE PREVIDENZIALE
La funzione previdenziale della SMS ebbe applicazione fin dai primi anni
della sua istituzione, come risulta dai pagamenti per malattia corrisposti ai
seguenti soci: Molo Giovanni lire 46,50 (1899); Daglio Francesco lire 30
(1900); Picollo Luigi lire 15 (1900); Grassi Carlo lire 40 (1904) 4 .
Dal 1916 è presente una corposa documentazione costituita dai verbali di
Consiglio e di Assemblea Generale dei soci da cui è stato possibile estrapolare
numerosi altri rimborsi, ma soprattutto rilevare come questi emolumenti fossero
strettamente vincolati dalla presenza di regolare fede medica, che doveva essere
approvata dal consiglio, cui seguiva la validazione dell’Assemblea. Dall’elenco
presentato è possibile notare che in un caso non è stata accettata la
documentazione e che, come previsto dallo statuto, non sono riportate le
giornate di assistenza prestate dai soci in aiuto alle persone ammalate 5. In una
delibera del 4/12/1926 veniva deciso che per il turno di assistenza ai soci
invalidi erano esentati i minori di 18 anni di età e quelli con più di 60 anni. Nel
secondo dopoguerra venne meno il discorso di funzione previdenziale pagata,
pur rimanendo l’aiuto materiale ai soci in difficoltà.
Nel 1954 il Consiglio decise all’unanimità di aderire alla ricostituita
Federazione di Mutualità Italiana “vecchia e gloriosa organizzazione sciolta
arbitrariamente dal governo nel 1925 nella speranza che il movimento
Mutualistico ritorni a ricoprire il suo importante ruolo di solidarietà e
rivendicazione dei beni alienati dal Fascismo per l’assistenza sanitaria, per la
ricreazione e per la cultura popolare” (dal Verbale di Consiglio del 10 maggio
1954).
- 159 -
Nel 1981 in seguito ad un contratto stipulato con la Croce Verde di
Stazzano, i soci poterono usufruire delle agevolazioni per eventuali servizi
necessari ed ebbero diritto alla tessera gratuita.
LE ATTIVITA’ RICREATIVE
Nel 1896 una festa organizzata a casa del signor Ferlosio, diede il via
all’attività ricreativa del sodalizio che, già dagli esordi, fu caratterizzata da una
serie di balli e manifestazioni coincidenti con le festività del paese. Sempre
inerente il primo anno di fondazione è riportata la nota spese per un viaggio a
Genova e l’acquisto di un organetto per un totale di lire 3 e centesimi 60. Non
solo balli tuttavia, come dimostra l’esborso di 10 lire per la realizzazione di una
corsa ciclistica, ripetuta nel 1908 con un costo di sole lire 1,50 a tale proposito
vale la pena ricordare che il primo Giro d’Italia si ebbe nel 1908, con vittoria di
Luigi Ganna!
A partire dal 1919 l’assemblea dei soci istituì una “commissione ballo” per
meglio gestire le attività danzanti fisse: il 15 agosto la festa dell’Assunta, la
quarta di settembre (anche se in alcuni anni veniva festeggiata la terza) ed il
veglione di Capodanno. Occasionalmente ne venivano aggiunte altre, quali ad
esempio il Carnevale con la Pentolaccia. In una delibera di Consiglio del
26/09/1925 si decise di far pagare anche ai soci l’ingresso al ballo.
RESPONSABILI COMMISSIONE BALLO
08/11/1919
Piella Ermenegildo - Cremonte Emilio - Piella Maurizio - Grassi Alfonsino - Piella Ernesto Cremonte Severino
08/12/1920
Cremonte Emilio (Capo) - Piella Belgrano - Cremonte Francesco - Grassi Alfonsino - Gatti
Giuseppe - Picollo Giuseppe - Daglio Achille
12/08/1922
Brenta Virginio - Sfatani Arturo - Cremonte Giacomo - Bisio Giacomo - Piella Luigi
20/01/1924
Stafani Arturo - Bisio Giacomo - Piella Luigi - Rolandini Giovanni - Daglio Amerigo
06/01/1925
Cremonte Serafino - Piella Luigi - Daglio Flavio - Brenta Lino - Cremonte Egidio
16/02/1930
Cremonte Agostino - Orlando Pietro - Piella Pierino - Repetti Giacomo - Rampini Ercole Rolandini Giovanni - Grassi Vittorino - Numerico Alfonso
10/01/1938
Rolandini Giovanni - Stafani Assunto - Rampini Carlo - Pallavicini Romolo - Cremonte Guido Piella Francesco - Cremonte Agostino
29/07/1945
Piella Francesco - Cremonte Giorgio - Pallavicini Livio - Bagnasco Luigi - Grassi Gigino Rampini Carlo - Cremonte Remo
12/01/1946
Orlando Pietro - Piella Francesco - Cremonte Rino - Piella Eugenio
23/11/1946
Cremonte Carlino - Plassino Sarmo - Piella Ugo - Stafani Arturo - Cremonte Rino
03/02/1948
Orlando Pietro - Piella Francesco - Grassi Gigino - Cremonte Carlo - Bagnasco Luigi
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RESPONSABILI COMMISSIONE BALLO
02/01/1949
Bianchi Italo (capo) - Molo Vilmo - Bagnasco Luigi - Gatti Gianni - Numerico Edilio
12/02/1950
Cremonte Giorgio - Boveri Osvaldo - Gatti Claudio - Piella Armando
30/01/1955
Cremonte Pierino - Piella Ettore - Rampini Giovanni
30/08/1957
Cremonte Angelo - Cremonte Pierino - Numerico Francesco
04/01/1963
Cremonte Giorgio - Rolandini Claudio - Gatti Angelo - Daglio carlino - Cremonte Tino
14/01/1964
Rolandini Claudio - Plassino Sarmo - Cremonte Annino
09/01/1965
Rolandini Claudio - Frontino Sergio - Parodi Marco
13/02/1966
Rolandini Claudio - Piella Carlino - Frontino Sergio - Piella GianCarlo
Dai primi anni ’20 si cominciò a pensare ad un palcoscenico per la
rappresentazione di spettacoli teatrali. La prima delibera in merito risale al 6
marzo 1921, in tale occasione il socio Carlo Grassi venne nominato direttore
dei lavori che si conclusero nel 1925 con una spesa complessiva di lire 9141,10.
Il 12 gennaio del 1927 fu deliberato dall’Assemblea generale dei soci l’acquisto
di una macchina cinematografica (43 favorevoli e 7 contrari). In una successiva
riunione del 24 luglio viene riportato: “…definire il pagamento di tale acquisto
è necessario fare un imprestato di lire 2000..... dai seguenti creditori che
sarebbero i seguenti soci..... Angelo Picollo fece un imprestito a codesta S.tà di
£1000, idem Cremonte Eugenio di £ 500, idem Cremonte Emilio (Passalacqua)
di £ 500". L’acquisto effettivo fu realizzato il 9 maggio 1927, con una spesa di
lire 6500, a cui si aggiunsero lire 115 versate al socio Agostino Parodi per spese
relative all’impianto cinematografico. All’incaricato del trasporto delle pellicole
veniva corrisposto un compenso di lire 5 per ogni viaggio, mentre la gestione
dell’impianto era demandata all’ennesima “Commissione cinematografo” creata
tra i soci che all’inizio era composta da Molo Agostino, Picollo Angelo,
Cremonte Severino, Piella Ernesto, Grassi Alfonso, Gatti Giuseppe, Bianchi
Giuseppe, Cremonte Eugenio. La macchina cinematografica riscosse notevole
successo e contribuì a far conoscere le prime pellicole di cinema muto a tutta la
popolazione di Sardigliano e dei paesi vicini. L’evoluzione degli anni successivi
e l’aumento dei costi di gestione portò ad una lenta ma inesorabile dismissione
dell’impianto che fu venduto in seguito a una delibera di consiglio del 6 febbraio
1945.
Nel 1938 fu stanziata la somma di lire 1000 destinata all’ acquisto di una
radio presso la ditta Casella di Serravalle. Nel Consiglio dell’8 luglio 1954,
presidente Pierino Piella, venne deliberato l’acquisto di un televisore da 21
pollici con 10 voti favorevoli e 1 contrario, decisione successivamente ratificata
dall’assemblea generale dei soci con 53 voti favorevoli e 4 contrari. Nello stesso
anno, venne dato incarico al socio Giuseppe Daglio di ricavare da una parte
della sala da ballo uno spazio che consentisse di assistere alle trasmissioni
- 161 -
televisive.
Per far fronte alle spese, si decise di aumentare la consumazione che, nei
giorni festivi, fu portata da 20 a 40 lire e si approvò inoltre che “..... nella sala
televisiva il ragazzo per avere diritto ad un posto a sedere deve pagare l’intera
consumazione, mentre se il padre o chi per esso ha intenzione di pagare
solamente metà consumazione deve tenere il proprio ragazzo strettamente a sé”.
L’affluenza degli spettatori era così numerosa che fu necessario procedere alla
nomina di una “commissione per l’ordine” e stabilire precise norme disciplinari.
In particolare si decise “…che il socio o i soci che disturbano il normale
regolamento della TV verranno chiamati davanti al Consiglio e rimproverati
per il loro operato ed incorreranno nella pena pecuniaria da lire 100 a lire
1000”. L’aumento delle consumazione ebbe tuttavia vita breve, visto che il
consiglio del 2/1/1954 decise la diminuzione della tariffa televisiva a 20 lire e
quella del gioco delle carte da 20 a 15 lire.
Nel Consiglio del 16 marzo 1957 fu dato parere favorevole per l’acquisto di un
biliardo con 10 consiglieri a favore e 3 contrari che fu ratificato da una scarsa
assemblea generale (solo 17 soci presenti) in data 30 marzo 1957. Nello stesso
anno si rese necessario sostituire il vecchio televisore non più funzionante con
un modello da 27 pollici del costo di lire 100.000. Per far fronte a tale esborso si
dovette ricorrere ad un prestito tra i soci per l’importo di lire 60.000. Nel 1962
l’assemblea generale ratificò l’acquisto del jukebox.
Dagli anni 70 in poi fu predisposto un ricco calendario di impegni:
 serate di ballo in occasione della festa di settembre, della Pentolaccia e del
Carnevale
 gare di carte (nel 1982 una gara di cirulla, in occasione della festa del 15
di agosto)
 gite turistiche (Livigno - Lago Maggiore - Lago di Garda - Cinque Terre)
 cenoni di fine anno (dal 1983)
 corse campestri non competitive
IL BUFFET DELLA SOCIETA’
La rivendita di vini e liquori era già stata adottata nella prima sede della
Società, quando ancora essa era ubicata in piazza Carretta ed era gestita
direttamente dai soci. Con l’inaugurazione della nuova sede si ebbero maggiori
spazi ricreativi e si rilevò la necessità di istituire una “Commissione Buffet”, con
lo scopo di assolvere al meglio questo compito. Nel verbale del 14 marzo 1916
- 162 -
fu deliberata la “vendita di vino e liquori ed altre bibite nel buffet di detta
Società”, dandone primo incarico ai soci Gabriele Rampini, Davide Rolandini e
Giuseppe Daglio.
ELENCO GESTORI BAR-BUFFET della SOCIETA’
14/03/1916
Soci: Rampini Gabriele - Rolandini Davide - Daglio Giuseppe
08/12/1920
Soci: Ravazzano Cesare (Capo) - Bianchi Giuseppe - Rolandini Eugenio
24/07/1921
Contratto di gestione a Grassi Carlo per anni 1 per un importo di lire 400 annue
11/02/1922
Licenziato Grassi Carlo - Nominati i Soci Cremonte Giuseppe - Molo Carlo - Daglio Bartolomeo
07/12/1922
Dimissione dei Soci Cremonte Agostino e Ravazzano Luigi
07/12/1922
Soci: Cremonte Serafino - Rampini Luigi - Daglio Achille
15/03/1924
Soci: Bianchi Giuseppe - Gatti Giuseppe - Picollo Giuseppe
06/01/1925
Soci: Gatti Giuseppe - Daglio Achille - Bianchi Giuseppe - Picollo Giuseppe
14/02/1928
Soci: Cremonte Guido - Cremonte Giulio - Cremonte Serafino - Grassi Vittorino
05/03/1939
Affitto Buffet al fascio per lire 75 annue
29/07/1945
Soci: Piella Francesco - Cremonte Giorgino - Pallavicini Livio - Bagnasco Luigi - Grassi Gigino Rampini Carlo - Cremonte Remo (Commissione unica Buffet - Ballo)
12/01/1946
Soci: Grassi Gigino - Rampini Carlo - Cremonte Remo
23/11/1946
Soci: Grassi Gigino - Cremonte Remo - Cremonte Angelo
05/02/1947
Affitto annuale a lire 50500 a Orlando Pietro, Bianchi Italo, Frontino Ermanno, Piella Agostino
03/02/1948
Affitto annuale a Frontino Ermanno, Piella Agostino, Rolandini Giovanni, Poggi Giacomo
01/01/1950
Affitto annuale con diritto di rinnovo a Rolandini Giovanni
09/01/1954
Soci sorteggiati 1 al mese (Picollo Giuseppe responsabile per il controllo mensile)
26/12/1957
Deciso il sorteggio di un Consigliere e 3 soci al mese per la gestione serale. Vengono esentati tutti i
Soci con più di 55 anni di età.
01/02/1959
Soci: Daglio Carlino - Cremonte Pierino - Plassino Sarmo
30/04/1959
Sorteggio di un consigliere al mese per la gestione serale.
14/03/1960
Concessione della gestione del buffet a Camezzana Vittorio
30/12/1962
Concessione della gestione al 30 % al socio Gatti Gianni
21/12/1964
Concessione della gestione del buffet a Camezzana Vittorio (cui seguirà affitto nel 1967) - gestione
materialmente realizzata dalla sig.ra Camezzana Olga
Merita attenzione particolare il contratto di gestione di Carlo Grassi del
1921, poiché ha rappresentato il primo tentativo di appaltare ad esterni 6 la
gestione del bar-buffet. Nel contratto stipulato era previsto un compenso annuo
di lire 400 da devolvere alle casse societarie, nonché la possibilità di disporre in
qualsiasi momento del salone che già allora era diviso dal bar. È presente,
inoltre, un particolareggiato inventario degli oggetti dati in gestione al suddetto
appaltatore, che abbiamo ritenuto giusto elencare nella sua completezza per
- 163 -
meglio far capire come era attrezzato il locale a quei tempi: 14 bottiglie di birra
vuote, 123 bottiglie di vino vuote, 90 bottiglie di vino piene, 1 bottiglia di
vermut piena, 1 bottiglia di menta piena, 1 caffettiera di smalto, 1 caffettiera di
latta, 1 imbuto, 11 tazze da caffè, 13 piattini da caffè, 10 cucchiai da caffè
bianchi, 6 cucchiai da caffè di ottone, 1 macina da caffè in metallo, 1 mezzo
litro di vetro, 16 bicchieri grandi, 14 bicchieri da liquore, 1 portachiavi di vetro,
2 asciugamani, 1 griglia da stufa, 1 tavolo con tappeto, 1 brocca di vetro.
In data 1° gennaio 1950, al fine di adeguarsi alla normativa vigente dei
locali pubblici, venne stipulato il contratto di licenza bar il cui primo intestatario
fu il socio Giovanni Rolandini, con diritto di rinnovo.
Il Consiglio del 21 marzo 1957 diede parere favorevole per l’affitto o
l’acquisto di un locale sito in piazza Rinaldo Carretta di proprietà di Giulio
Grassi, con lo scopo di collocarvi il bar.
Nello stesso anno il buffet della Società fu attrezzato e rifornito per la
vendita di gelati in seguito all’acquisto di un frigorifero dalla ditta Chiavacci. Il
pagamento concordato fu di lire 169.950 da devolversi in due anni con uno
sconto di 5000 lire.
Il 5 maggio 1958 si riscontrò la necessità di acquistare il banco del bar e
venne deciso “.... per detto lavoro di non fare spese eccessive...”. I consiglieri
Giorgio Cremonte (presidente), Pierino Cremonte, Adriano Garassini, Palmiro
Bisio e Carlino Cremonte ebbero incarico per l’acquisto e la sua collocazione,
avvenuta nel 1960, con una spesa di lire 85.000 esclusa la mediazione degli
intermediari.
In data 10 gennaio 1960 il Consiglio deliberò l’acquisto della prima
macchina da caffè e di 48 bottiglie di liquore.
Dal 1965 fu stipulato un contratto di licenza del bar della Società, col
gestore Vittorio Camezzana per la durata di 5 anni rinnovabili. In data 7 gennaio
1967 venne tolto il vincolo della commissione di controllo per l’acquisto dei
generi di consumo, e ritoccato l’importo a lire 160.000 annue.
LE ATTIVITA’ CORRELATE
Accanto alle funzioni previdenziali e ricreative l’attività della Società di
Mutuo Soccorso, fin dai primi anni di fondazione, riguardò anche aspetti più
tecnici della vita contadina di Sardigliano. Già nel 1896 era previsto l’acquisto
di beni agricoli da rivendere ai soci a prezzi convenienti, attività che venne
maggiormente regolamentata a cavallo dei due conflitti mondiali. Il 22 gennaio
- 164 -
1920 fu costituita una apposita commissione per gli acquisti, inizialmente
costituita dai soci Bartolomeo Daglio, Carlo Molo e Giuseppe Cremonte. Nel
1922 venne stilato un vero e proprio listino prezzi, che subì ritocchi negli anni
successivi, per i prodotti allora a disposizione:
Prezzi di vendita prodotti agricoli
1922 Soci
1922 Non soci
1924 Soci
1924 Non soci
Solfato di rame
2,35 lire/kg
2,40 lire/kg
2,35 lire/kg
2,40 lire/kg
Zolfo ramato
104 lire/qle
105 lire/qle
100 lire/qle
105 lire/qle
Calce
21 lire/qle
22 lire/qle
20 lire/qle
25 lire/qle
95 lire/qle
97 lire/qle
Zolfo puro
Tale attività di rivendita ebbe successo nel corso degli anni, come
evidenziato nel rendiconto del 1946 dove risultano spese per l’acquisto di
concimi, zolfo e solfato di rame lire 230.500, con entrate per lire 234.902 e
importi da esigere pari a 50.700 lire perché venivano concessi prestiti oltre agli
sconti.
La gestione fu demandata al socio Giulio Grassi cui fu riconosciuta una
percentuale sul venduto. Lo stesso si occupava anche, come attività collaterale
del commercio dei tessuti UNRRA, con un avanzo di lire 65.000 nel 1948. Per
facilitarlo nello svolgimento dei suoi affari, con delibera del 30/3/1957, gli fu
concessa in sub-affitto una stanza nei locali della società in piazza Carretta.
Con delibera del 17 novembre 1923 fu concesso al socio Francesco Daglio
l’utilizzo della sala per la costituzione dell’ufficio della Società “Mutua
incendi”, revocata in data 18 marzo 1933.
Nel 1958, per sopperire alla mancanza della scuola lesionata da un
incendio, la Società concesse l’utilizzo della sala da ballo per assicurare il
regolare svolgimento delle lezioni. Nel 1959 vennero date 10.000 lire alla
società sportiva.
IL SIMBOLO DELLA SMS: LA BANDIERA
IL RISPETTO DEI SOCI
L’acquisto della prima bandiera sociale, in velluto di seta, fu deliberata il
22 luglio 1921 e per la sua conservazione venne ordinato nello stesso anno un
apposito mobile, con lo scopo di mostrarla con orgoglio all’interno della sede
stessa. Il costo di questa prima bandiera fu di lire 10,85, con l’aggiunta di lire
- 165 -
1,25 per l’acquisto del nastro nero da utilizzare nelle occasioni di lutto. Infatti
era previsto che in caso di decesso di un socio essa venisse esposta davanti alla
sede ed in seguito dovesse accompagnare il feretro al cimitero durante il corteo
funebre, come avviene tuttora. Nel 1938, in pieno regime Fascista: “…in merito
alla circolare n° 54 dell’Ente Nazionale Fascista del 29 Agosto 1938 inviata
alla Cooperazione in merito alla sostituzione della bandiera
sociale......l’Assemblea all’unanimità dei presenti Consiglieri approva il prezzo
della nuova bandiera in lire 210 mentre la precedente verrà versata alla
segreteria dell’ente con rilascio di ricevuta…”.
Le ingerenze del regime non si limitarono alla semplice confisca della
bandiera, che peraltro era il simbolo del sodalizio, ma interagirono ben più
marcatamente nell’attività dell’epoca. Infatti le SMS, per i valori di fraternità e
solidarietà che esprimevano, vennero guardate con sospetto e molte di esse
giunsero allo scioglimento per propria volontà o per forzata imposizione 7. Altre
che vollero continuare il loro impegno sociale, tra esse quella di Sardigliano,
accettarono di operare sotto il controllo del Partito Nazionale Fascista
trasformandosi, almeno in apparenza, in circoli ricreativi per l’organizzazione di
feste da ballo.
A testimonianza di tali pressioni ed ingerenze è presente un verbale di
Consiglio già del 1929, con oggetto “Inchieste e ammonimenti ai soci” che
riporta: “ ...... dietro istanza fattagli da vari Fascisti di Vargo, il Presidente riunì
l’Assemblea per i fatti verificati nei giorni ultimi scorsi, e dopo minuziosa
inchiesta, risulta che nessuno dei Soci componenti questa Società abbia
compiuto i fatti imputatigli.........” e nella stessa seduta delibera che “....... sarà
punito il Socio che parlasse male del Partito Nazionale Fascista”. Inoltre dal 5
gennaio 1938, la Società dovette accettare la proposta del signor Ilmo Picollo,
Segretario Politico del Fascio, che per ogni manifestazione di ballo promossa
fossero versate 400 lire al PNF, mentre su proposta del Comandante del Presidio
M.V.N. di Sardigliano signor Giuseppe Gatti, il locale denominato buffet, venne
affittato al fascio per la somma di lire 75 annue (verbale del Consiglio del 5
marzo 1939). Il 16 marzo, a seguito delle dimissioni di Severino Cremonte,
venne nominato quale nuovo presidente il signor Luigi Rampini, poiché non
risultava iscritto al Partito Nazionale Fascista, il Consiglio dovette procedere a
voti segreti ad una nuova elezione. Venne eletto quindi il signor Guido
Cremonte con voti 4, contro Piella Agostino con voti 3 e Gatti Giuseppe con
voti 1.
La bandiera attuale è stata riacquistata al termine del secondo conflitto
mondiale, intorno agli anni ‘50 e venne ufficialmente benedetta il 9 gennaio del
1954 nella chiesa parrocchiale. L’acquisto di tale vessillo fu possibile grazie ad
un’elargizione del socio di allora Ildo Bertelli, successivamente nominato socio
onorario con delibera del 10 marzo 1955.
- 166 -
Tutti gli eventi lieti e funesti sono fedelmente ricordati nel secolo di vita
societario. Nel 1919 fu proposto di onorare i caduti del primo conflitto mondiale
con una messa in suffragio a spese della SMS, con un contributo di 40 lire. Il 21
febbraio 1920 fu posta la lapide dei caduti presso l’attuale biblioteca comunale
in piazza Carretta, con un contributo di lire 15 da parte dei soci di allora. Nel
1935 venne approvato per i soci defunti “il diritto alla corona”, mentre a quelli
distintisi per azioni particolari era previsto dallo Statuto una forma di
riconoscimento, come la nomina a Socio Emerito al cavalier Italo Terzimboni
per le alte opere di beneficenza eseguite. Analogo tributo venne riconosciuto ad
Agostino Parodi per la donazione di lire 4075 in ricordo dei martiri della
Benedicta. Nel 1946, in occasione del 50° della fondazione vennero nominati
soci onorari i fondatori Francesco Daglio e Gabriele Rampini oltre a Luigi
Picollo. Nello stesso anno trova citazione anche la nomina a benemerito
comminata al signor Giacomo Grosso.
LO STATUTO: VARIAZIONI
Presentiamo di seguito la versione integrale dello statuto approvato all’atto
di fondazione della Società Mutuo Soccorso di Sardigliano, che peraltro ha
regolato la vita societaria fino alle modifiche deliberate nel 1998.
TITOLO PRIMO
Art. 1 - E’ costituita in Sardigliano, Mandamento di Villalvernia, Circondario di Tortona,
Provincia di Alessandria, una Società di Mutuo Soccorso, sotto il titolo di Società Fratellanza
Sardiglianese Pietro Toselli.
Art. 2 - Scopo dell’associazione è la fratellanza di mutuo soccorso dei soci fra di loro e
tende a crescere il buon andamento della moralità, la pace, l’unione, la buona armonia fra di loro
colle loro famiglie.
Art. 3 - Tutti i soci verseranno un contributo mensile per i bisogni economici della
Società.
Art. 4 - La Società si compone essenzialmente di soci effettivi.
Art. 5 - La Società accoglie nel suo seno, con viva riconoscenza, quanti onesti cittadini,
che per cooperare allo scopo da essa propostosi, intendano prendervi parte, essi assumono il
titolo di soci onorari e benemeriti, possono intervenire alle adunanze, hanno voce consultiva, ma
non hanno voto deliberativo.
Art. 6 - Sono considerati soci effettivi tutti quelli operai, industriali, agricoltori e tutti
coloro che guadagnano il vitto colle loro fatiche.
Art. 7 - Sono considerati soci onorari tutti quanti i cittadini agiati i quali abbiano
dimostrato di rendersi utili alle classi operaie, come agricole, e concorrono a sostenere i bisogni
con qualche opera volontaria.
Sono considerati soci benemeriti tutti quanti i cittadini che coi loro consigli, colle loro opere o
con doni danno aiuto all’Amministrazione Sociale per lo sviluppo ed incremento della Società;
questi vengono nominati dall’Assemblea generale appositamente convocata, dietro proposta
della Direzione.
- 167 -
TITOLO SECONDO
Art. 8 - La Società è rappresentata da una Direzione e da un Consiglio, governato dalla
stessa Presidenza.
Art. 9 - La Presidenza si compone di un Presidente e di un vice Presidente, di sei
consiglieri, di un contabile e di un cassiere. Il Consiglio si compone dei membri stessi e di un
censore.
Art. 10 - Quando i soci oltrepassassero il numero di 50, i membri componenti il
Consiglio dovranno essere in numero di 15.
Art. 11 - Le elezioni componenti il Consiglio si faranno a scrutinio segreto ed a
maggioranza relativa di voti dall’Assemblea generale, che appositamente verrà convocata entro
il mese di Dicembre di ogni anno.
Art. 12 - Per i primi quattro anni si farà l’estrazione del quinto dei consiglieri, e sarà nel
mese di Settembre. Dopo i primi quattro anni scadranno regolarmente per compiuta anzianità, e
potranno sempre essere rieletti.
Art. 13 - I componenti il Consiglio, secondo il loro giudizio, affideranno le cariche a
coloro che saranno ritenuti più idonei.
Art. 14 - Si dovrà pure nominare un comitato di conciliazione composto di tre membri
del Consiglio; detto comitato risolverà, in via amichevole, le contestazioni che potranno
insorgere in seno alla Società, essendo assolutamente vietata la via giuridica.
TITOLO TERZO
Art. 15 - Nessuno può essere ammesso a far parte della Società se non ha più di 15 anni e
meno di 60 e se non adempirà alle seguenti condizioni: fare domanda al Presidente, essere di
sana e robusta costituzione, godere pubblica stima per moralità e fare il prescritto deposito come
tassa d’ingresso.
Art. 16 - Adempiute le suddette formalità l’Amministrazione ha facoltà di farne
l’ammissione e se vi fosse opposizione per qualche postulante, l’ammissione per l’accettazione
dello stesso sarà posto ai voti dal consiglio della prima adunanza a maggioranza relativa dei voti.
Tutti i soci che saranno ammessi avranno una copia del presente regolamento, nel relativo
libretto colla data dell’anno, del mese e del giorno che verranno ammessi, sborsandone
l’ammontare.
Art. 17 - Cessano di far parte della Società, né possono esserne ammessi, tutti coloro che
fossero stati condannati per furto, truffa ed attentato ai costumi.
TITOLO QUARTO
Doveri e diritti dei Soci
Art. 18 - I soci dovranno promettere al Presidente:
1) Di osservare il presente regolamento;
2) Di osservare le leggi dello Stato, di amare la Patria ed il Re;
3) Di condurre una vita operosa;
4) Di astenersi dai giuochi d’azzardo;
5) Dai disordini, dall’ubriachezza, di non prendere parte a Società anarchiche ed altre Società
che tendono a sovvertire le istituzioni del Governo;
6) Di provvedere ai bisogni delle proprie famiglie;
7) Di educare i loro figli e di averne sorveglianza affinché frequentino le scuole e le funzioni
religiose.
Art. 19 - La tassa d’ammissione è stabilita in lire 1; il contributo mensile di centesimi 50.
- 168 -
Il contributo mensile verrà da cadauno socio pagato alla prima domenica d’ogni mese sia in
contanti che in natura nelle mani del cassiere il quale ne rilascerà ricevuta. La tassa
d’ammissione verrà pagata appena il socio sarà ammesso a far parte della Società.
Art. 20 - Qualora il socio ritardasse il pagamento di due mesi del contributo mensile, non
avrà diritto a nessun sussidio se in caso di malattia o per qualsiasi avvenimento, se non trascorso
un mese dal giorno in cui il socio avrà pagato le quote arretrate. Trascorsi poi sei mesi, resterà
decaduto dalla qualità di Socio e per esservi riammesso dovrà uniformarsi all’Art. 15 del
presente Regolamento.
Art. 21 - Il socio chiamato sotto le armi sia di leva che richiamato o volontario non sarà
tenuto a pagare la quota mensile ma resterà sempre iscritto nei ruoli della Società e ritornando
godrà sempre i diritti prescritti nel presente Regolamento, continuando a pagare la sua quota
mensile.
Art. 22 - Cessando di vivere un socio, essendovi fondi disponibili, l’Amministrazione
sociale della prima adunanza, con deliberazione, assegnerà alla vedova un sussidio che cesserà,
passando questa in seconde nozze, e gli orfani appena compiuti gli anni 12.
Art. 23 - Per godere il sussidio le vedove e gli orfani è necessario che il socio abbia fatto
parte della Società non meno di anni otto consecutivi.
Art. 24 - Il socio, che per caso di malattia fosse reso inabile al lavoro, ha diritto a
centesimi 50 al giorno per un periodo non superiore a tre mesi.
Art. 25 - Il socio reso inabile al lavoro per vecchiezza o per qualche altro infortunio per
godere del sussidio dovrà fare domanda al Consiglio con apposita dichiara del medico; il
Consiglio manderà una commissione a constatare lo stato del socio e, nascendo constatazione fra
il socio ed il Consiglio stesso, sarà rimesso all’Arbitro del Comitato di Conciliazione.
Art. 26 - Il socio sussidiato dovrà continuare la sua tassa mensile.
Art. 27 - La Società non accorda nessun sussidio per quelle malattie che uno incontra
abusando del vino, liquori, risse da lui provocate o per altre malattie avvenute dietro cattivi
costumi.
Art. 28 - I soci non hanno diritto di sorta se non trascorso un anno dalla loro ammissione.
Art. 29 - Allorchè la malattia del socio dichiarata grave dal medico curante, il Comitato
di Conciliazione designa due soci per assistere l’ammalato e questi verranno fissati per turno dal
Comitato stesso.
Art. 30 - Il socio che si rifiutasse di assistere l’ammalato senza giusti motivi dovrà pagare
una muta di 0,50 lire e questi verranno versati nella cassa sociale.
Art. 31 - Quando vi fosse decesso di un socio, tutti i soci dovranno riunirsi decentemente
vestiti, con segno di lutto, presso la sala della Società trenta minuti prima che la funzione
religiosa incominci e dovranno sottostare agli ordini che la direzione avrà disposto. Il Consiglio
dovrà riunirsi per le disposizioni riguardo ai funerali.
TITOLO QUINTO
Adunanze della Società
Art. 32 - Le adunanze della Società saranno da epoche indeterminate e dietro
convocazione del Presidente che ne indicherà l’oggetto.
Art. 33 - Per la validità delle adunanze generali è necessario l’intervento della metà dei
soci, non ottemperandosi il numero di essi verrà fatta in seconda convocazione, la quale sarà
valida qualunque sia il numero, e nello stesso modo sarà per le adunanze del Consiglio.
Art. 34 - Al Presidente è affidata la direzione e pulizia delle adunanze.
TITOLO SESTO
Doveri ed uffici dei Membri componenti
il Consiglio e la Direzione
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Art. 35 - Il Presidente, o in sua assenza il vice Presidente, presiede le adunanze di
qualunque specie e convoca il l’Assemblea ed il Consiglio e fa le proposizioni che crede utili
nell’interesse e nel decoro della Società, firma i vaglia di soccorso, come i mandati di
pagamento per le spese sociali approvate dal Consiglio, redige i verbali in seduta stante, i quali
dovranno essere pubblicati alla porta esterna della sala sociale nella successiva domenica.
Quando il Presidente fosse chiamato per qualunque cosa riguardante la Società ha facoltà di
trattare e concludere tutto ciò che sia utile e decoro della Società stessa, dandone cognizione
dell’operato nella prima adunanza.
Art. 36 - Il Consiglio ed altri membri componenti l’Amministrazione che senza legittima
causa rifiutassero l’incarico, e non assistessero alle adunanze dopo aver accettata la carica, per la
prima volta saranno ammoniti dal Presidente nella prima adunanze, con menzione sul verbale,
mentre la seconda volta verranno multati di cent. 50, mentre per la terza volta non potranno più
ricoprire le cariche per anni 5.
Art. 37 - Sarà cura del Presidente e dei membri del Consiglio di vegliare sui figli dei soci
defunti affinché frequentino le scuole, le dottrine cristiane ed altre funzioni religiose affinché
non si diano al vagabondaggio.
Art. 38 - Il Contabile è incaricato di tutta la contabilità sociale ed in collaborazione con il
cassiere devono ritirare le quote dei soci ed altri incassi e rilasciarne quietanza e tenere regolare
conto delle entrate e delle spese.
Art. 39 - Il Censore ha l’incarico di sorvegliare la fedele esecuzione del Regolamento, di
ispezionare i registri, di verificare la cassa e di sorvegliare sui diritti e doveri dei soci.
Impiego dei fondi
Art. 40 - Le somme che si riscuoteranno nel corso di ogni mese saranno, dopo la seduta e
dedotte le spese, depositate alle Regie Poste, o dove l’Amministrazione crederà meglio per
l’interesse della Società.
Nella prima adunanza di Gennaio di ogni anno, prendendo carica i nuovi eletti,
l’Amministrazione cessata darà esatto e fedele conto dell’entrata e dell’uscita alla presenza
dell’Assemblea generale.
Operazioni per comporre il Consiglio d’Amministrazione
I soci promotori dovranno nominare un Presidente provvisorio che convocherà l’Assemblea
generale per la nomina del Consiglio d’Amministrazione. Tutti i soci intervenuti daranno il loro
voto segreto per la nomina del Consiglio di Amministrazione.
1) Il Consiglio di Amministrazione sarà avvertito per mezzo del custode.
2) Per le adunanze in Assemblea generale si darà avviso alla porta della sala sociale con
esposizione di bandiera.
3) Tutti i soci che dietro avviso non intervengono alle adunanze senza giustificato motivo vi sarà
applicata una multa di 20 cent.
4) Chi si servirà del presente libretto per scrivere cose particolari o fare altre scritturazioni, vi
sarà dalla Direzione ritirato il
libretto e dovrà prenderne un’altro nuovo pagandolo il doppio del valore reale.
DISPOSIZIONI GENERALI
La Società non si intenderà sciolta fino a che i soci non siano meno di dieci o per ordine
espresso da Decreto Governativo; in tal caso i fondi verranno erogati come crederanno
opportuno i soci rimasti iscritti previa deliberazione dell’Assemblea generale appositamente
- 170 -
convocata.
Dietro proposta della Direzione e deliberazione del Consiglio di Amministrazione si potrà
derogare alcuni articoli del presente Regolamento, come anche fare ulteriori aggiunte.
Lo statuto ha subito parecchie modifiche nel corso dei primi anni dalla sua
istituzione, soprattutto riguardo al numero di consiglieri presenti all’interno del
Consiglio e al loro avvicendamento annuale (Art. 10 e 14).
Dai sei consiglieri presenti nel 1896 si passa a 10 con le elezioni del 13
dicembre 1919 e successivamente a 15 con la modifica statutaria del 18 marzo
1920, visto anche l’accresciuto numero di Soci. In tale occasione non si
effettuarono le elezioni di tutto il Consiglio ma solo dei cinque nuovi consiglieri
(riunione del 27 marzo pari anno).
In data 7 maggio 1922 venne deciso di multare il socio non presente alle
adunanze, senza giustificato motivo, con un’ ammenda di lire 1,50, contro le
0,20 precedenti, maggiorata a lire 2 qualora esso fosse anche Consigliere. Nel
1936 la contravvenzione era scesa a lire 0,50 per i Soci e lire 1 per i Consiglieri.
Dal 1920 fino a tutto il 1972 è stata applicata la norma di decadenza di un quinto
dei consiglieri in carica, con relativo rinnovo (art. 12), che garantiva un ricambio
abbastanza costante in ogni anno di gestione della Società. Nella riunione del 4
febbraio 1972 venne deciso che l’assemblea per il rinnovo del Consiglio sarebbe
stata fatta ogni 5 anni, salvo che, nel frattempo, la maggioranza dei consiglieri
non rilevasse la necessità di indire nuove elezioni, nonché di abolire la norma
del rinnovo dei consiglieri per decadenza annuale.
1) I cognomi e i nomi sono stati riportati come scritti sui verbali. È possibile che termini citati
come Ediglio o Adiglio siano da interpretare come Edilio ed Emiglio come Emilio.
2) Ricordiamo a tale proposito che nel 1928 gli abitanti censiti del solo paese di Sardigliano
erano 408 e non esistevano altri locali pubblici, causa la chiusura del bar di proprietà di Carlo
Grassi ubicato nella piazza del paese.
3) Da citare un prestito di lire 600 di Emilio Grassi, ma soprattutto quello di lire 800 fatto da
Giovanni Rampini. Poiché lo stesso era successivamente deceduto, il consiglio del 2/1/1917
autorizzò il rimborso di lire 1000 agli eredi legittimi.
4) Tali dati sono stati rilevati dal registro contabile delle uscite.
5) Tali dati non sono riportati sui verbali in nostro possesso.
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6) Da notare che il cavalier Grassi era socio, fondatore e primo presidente della Società.
7) Come ad esempio quella di Sant’Agata Fossili.
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ELENCO PRESIDENTI S.M.S. di SARDIGLIANO
NOMINATIVO
Dal
Al
Grassi Carlo
1896
1916
Rampini Gabriele
1916
1919
Piella Ermenegildo
1919
1922
Picollo Luigi
1922
1931
Rolandini Eugenio
1931
1936
Brenta Lino
1936
1940
Cremonte Severino
1940
1941
Dimessosi il 16/3/1941
1941
1941
Obbligato alle dimissioni perché non iscritto al Fascio il
27/7/1941
Cremonte Guido
1941
1942
Dimessosi il 28/03/1942
Piella Agostino
1942
1944
Cremonte Rino
1944
1945
eletto l’8 gennaio 1944
Bagnasco Gianni
1945
1945
Dimessosi il 4/12/1945
Cremonte Giacomo
1945
1953
Piella Pierino
1953
1954
eletto il 07/01/1053 - dimessosi il 10/08/1954
Cremonte Angelo
1954
1956
eletto il 02/01/1955 - dimessosi il 19/01/1956
1956
1956
elezione temporanea senza votazione dell’Assemblea il
19/01/1956. Dimessosi il 8/11/1956
Parodi Edilio
1956
1957
elezione temporanea senza votazione dell’Assemblea il 08/11/1956
Cremonte Giorgio
1957
1963
eletto il 06/01/1957
Cremonte Pierino
1963
1965
eletto il 18/08/1963
Gatti Giovanni
1965
1971
eletto il 09/01/1965
Bartoli Giovanni
1971
1981
eletto il 02/01/1970 - dimessosi il 18/12/1981
Repetti Gian Franco
1982
1987
eletto il 01/01/1982
Morando Silvano
1987
2001
Dimissionario nel 2001
Rampini Davide
2002
2004
Cremonte Gildo
2004
oggi
Rampini Luigi
Rampini Francesco
Note
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