Mezza stagione errante
Calendario 2014-2015
Sabato 11 ottobre
Laura Cleri “La cosa principale”
Besana Brianza (MB)
Foto di Stefano Vaja
liberamente tratto da “Mal di Pietre” di Milena Agus
uno spettacolo di e con Laura Cleri
consulenza artistica Gigi Dall’Aglio
realizzato con il contributo di Comune di Felino - Assessorato alla Cultura e Circolo G. Deledda di Parma
Può la nostra immaginazione aiutarci a superare la realtà nella quale ci troviamo a disagio? Forse solo immaginando,
possiamo spostarci in un altro mondo. Sembra questo lo scopo che Milena Agus si è data quando ha scritto Mal di pietre.
“C’è sempre stato un velo di mistero su di lei, forse di pietà”: così l’autrice sintetizza la protagonista del romanzo e proprio il
mistero e i sentimenti suscitano questa riduzione teatrale. Per farlo è stato scelto un luogo conviviale e intimo: il salotto di
un’abitazione privata, un posto segreto, da raggiungere tutti insieme. La storia è quella di una donna, del suo matrimonio e
del suo amore extraconiugale con il Reduce, incontrato in un luogo termale, dove entrambi curano il “mal di pietre”, i calcoli
renali che altro non sono che il male d’amore. La protagonista, raccontata dalla voce narrante della nipote, fin da piccola
aveva la testa piena di storie scritte di nascosto. La madre cercava di riportarla sulla retta via, considerandola una matta
schietta. Lei quello che desiderava più al mondo era l’amore, che considerava “la cosa principale” ma anche la più difficile da
ottenere.
Mal di pietre è la storia di una donna forte e vitale, dirompente nella disperazione e nella carica di passionalità e di erotismo,
istintiva nell’adeguarsi alla sorte a lei capitata.
Un racconto – come scrive Giulia Borgese sul “Il Corriere della Sera” – ricco di sentimento e poesia, di pianti e sorrisi, di
scoperte e stupori, di dolore e felicità.
Laura Cleri dal 1982 lavora come attrice al Teatro Stabile di Parma, dal 2001 Fondazione Teatro Due. In teatro ha lavorato, fra gli
altri, con i registi Daniele Abbado, Bruno Armando, Valerio Binasco, Viktor Bodo, Manuela Capece, Roberto Cavosi, Massimo De
Rossi, Davide Doro, Claudio Longhi, Franco Però, Lorenzo Salveti, Gilberte Tsaï. Dal 1999 è anche assistente alla regia di Armando
Punzo, regista e direttore artistico della Compagnia della Fortezza, composta dai detenuti-attori del Carcere di Volterra.
Collabora, inoltre, come attrice e autrice con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, mettendo in
scena testi e testimonianze della Resistenza.
Sabato 25 ottobre
Marek Jason Isleib “Chiaroscuro”
Cristina Salmistraro “Rosso mon amour”
Marek Jason Isleib, Cristina Salmistraro, Francesca Zoia “In-vento”
Un esperimento di danza domestica
Oggiono (LC)
Chiaroscuro
di e con Marek Jason Isleib
È un viaggio via movimento alla scoperta dei lati chiari e scuri dell'anima. Spinto dall'aspirazione di chiarire l'essenza del
chiaro e dello scuro. Dove trovano il loro inizio dentro di noi e nel mondo che ci circonda? Quando il chiaro diventa lo scuro e
lo scuro…..
Rosso mon amour
di e con Cristina Salmistraro
Rosso mon amour esplora l’immaginario corporeo del colore rosso, il desiderio di riconoscere l’energia che provoca nel corpo,
le pitture e le linee che crea nello spazio. Il colore che permette la transizione tra il sacro e il profano.
In-vento
Ideazione e danza: Francesca Zoia, Marek Jason Isleb e Cristina Salmistraro.
In-vento è un percorso poetico tracciato dal corpo che si pone in ascolto per divenire parte della natura. Tre personaggi
inusuali entrano in un luogo, disponibili a sentire ciò che suggerisce e narra, dando visibilità allo spazio da una nuova
prospettiva. Più che una storia, l’incontro di questi mondi crea la possibilità di comporre una poesia in un contesto urbano.
Francesca Zoia, studia danza e teatro all’Accademia di Rotterdam. Danza in Belgio con la compagnia Michele Anne de Mey. E’
insegnante del metodo Feldenkrais e per lo sviluppo motorio dei bambini.
Cristina Salmistraro, si forma in Italia e in Francia. Si trasferisce in Brasile, dove comincia la sua ricerca tra danza e arti corporee
dell’Oriente, collaborando, tra gli altri, con la Compagnia Nova Dança e la danzatrice giapponese Emilie Sugai. Di ritorno in Italia
insegna e continua il lavoro di ricerca e creazione, collaborando anche con Compagnia Lyria al progetto DanzAbile e agli spettacoli
Dedicato a Charles Mingus e La forma non altro dal vuoto.
Marek Jason Isleib, Berlino 1968. Ha studiato e lavorato come danzatore classico e moderno in Germania e Olanda per 20 anni,
danzando per le compagnie COAX, Komische Oper, Scapino Ballet Rotterdam e collaborando con artisti quali Phil Wood, François
Tariq Sardi, Alfredo Genovesi, Emese Csornai, Itzik Galili, Piet Rogie, Gonnie Heggen. Nel suo lavoro come artista e insegnante di
danza Butoh si concentra essenzialmente sulla percezione. Nel 1999 si getta nel mondo della danza improvvisata, danza
improvvisazione contact e danza butoh. Qui inizia a ritrovare il suo percorso verso il proprio movimento personale. La danza butoh
diventa rapidamente il suo interesse principale. Sta sviluppando da 8 anni un movimento autentico che proviene dall'esperienza
interna del mondo.
Sabato 8 novembre
Arianna Scommegna “Mater strangosciàs”
Cremella (LC)
di Giovanni Testori
regia di Gigi Dall’Aglio
con Arianna Scommegna
alla fisarmonica Giulia Bertasi
Mater strangosciàs è l'ultimo dei "Tre lai", i tre monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni della sua vita. Tre
lamenti funebri ispirati a tre straordinarie figure femminili: Cleopatra, Erodiade e La Madonna. Mater strangosciàs è una donna
del popolo, umile, semplice, pura. La sua terra: la Valassina brianzola.
Piange la perdita del figlio. Si rivolge a Lui. Gli chiede perchè gli uomini debbano patire così tanta sofferenza. Gli domanda la
ragione, il senso di quel "Sì" che lo ha portato al sacrificio più grande di tutti: la perdita della propria vita. Lo fa in dialetto
brianzolo, la lingua della terra sua e dello stesso Testori. Una lingua che il poeta ha reinventato mescolandola con il latino, lo
spagnolo, il francese. Mater strangosciàs è' l'ultima opera di Testori. E' un addio. Una preghiera. Un testamento. Un lascito di
speranza. La scelta di mettere in scena Mater Strangosciàs nasce dal desiderio di voler proseguire la felice collaborazione con
Gigi Dall'Aglio sull'opera dei “Lai” testoriani. L'intesa artistica trovata con il regista in Cleopatràs, debuttato nel 2009, ha fatto
nascere in noi il desiderio di dedicarci allo studio della Mater, una figura femminile che incarna un aspetto dell'animo umano
diametralmente opposto a quello della Reina lussuriosa morta suicida per mezzo di un aspide. Mater completa il percorso
cominciato con Cleopatràs dando una chiave di lettura: “per dura che la sia” vivere la condizione di dolore dell'esistenza
umana con il desiderio di lasciare ai posteri non un lamento disperato, bensì un sorriso di speranza. La speranza è un atto di
fiducia di cui sento particolare bisogno, una fiducia nell'essere umano che non si identifica necessariamente in una fede
religiosa ma che, attraverso il teatro, cerca, come la Mater un luogo di catarsi di fronte agli inconsolabili dolori del vivere.
Arianna Scommegna - Si è diplomata presso la “Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi” di Milano. Premio Lina Volonghi ‘96,
Premio della Critica 2010, Premio Hystrio 2011. E’ socia fondatrice della compagnia ATIR, con la quale ha recitato negli spettacoli
diretti da Serena Sinigaglia: “Romeo e Giulietta”, ”Lear - ovvero tutto su mio padre”, “Where is the wonderful life?”, “Come un
cammello in una grondaia”, “Baccanti” e “Troiane”, “Donne in parlamento”, “Qui città di m.”, “Di A Da In Con Su Per Tra Fra
Shakespeare”, “La Fiaccola sotto il moggio” e “Ribellioni Possibili”. Con la regia di Gigi Dall’Aglio ha recitato negli spettacoli: “Terrore
e miseria del terzo Reich”, “Cleopatràs” e “Mater Strangosciàs”. Con Gabriele Vacis negli spettacoli: “La Molli, divertimento alle spalle
di Joyce” e “Vocazione”. Ha lavorato anche con Veronica Cruciani e Cristina Pezzoli. Nel cinema ha lavorato in “Scialla!” regia di
Francesco Bruni e in “Il dolce rumore della vita” di Giuseppe Bertolucci. E’ inoltre impegnata come attrice e trainer nel progetto “Gli
spazi del teatro”.
Sabato 22 novembre
Gianluigi Gherzi “Stran’arte”
Inverigo (CO)
di e con Gigi Gherzi
Un tavolino di un bar, due sedie e un dialogo immaginario che presto si trasformerà in un monologo dai tratti intimistici. Così
Gigi Gherzi firma un omaggio a Giovanni Testori ripercorrendo i sentieri della memoria alla ricerca di risposte sul nostro
tempo. Guardando dal buio di una finestra milanese, Gherzi si interroga sul senso del mondo contemporaneo. “Cosa direbbe
Pasolini delle amicizie su Facebook?” si chiede gettando uno sguardo di sufficienza all’attualità, e iniziando con la memoria un
viaggio a ritroso, lungo quell’infanzia degli anni ’60 scandita da domeniche buie e nebbiose, a girare i paesini della provincia
lombarda insieme al padre, alla ricerca di statue, pezzi d'arte, dipinti da catalogare. Quel padre impiegato di banca e critico
d’arte dilettante che subisce il fascino di Giovanni Testori, drammaturgo lombardo e scrittore d’arte, inviso alla critica ufficiale,
che porta avanti un progetto ambizioso: catalogare tutti i dipinti lombardi e piemontesi del Sei e Settecento. Ecco allora
Gherzi attingere a piene mani alla propria memoria intima e familiare, col ricordo bambino della noia e del freddo di quelle
giornate contrapposti all’entusiasmo del padre per la gita al Sacro Monte di Varallo Sesia o in altre località sperdute, alla
ricerca di chiesette e madonnine solitarie.
Il viaggio lungo i sentieri della memoria diventa pretesto e occasione per cercare il senso di una passione così forte nei
confronti dell’arte, e per cercare di spiegare attraverso la lettura di alcuni dipinti il dolore di un’umanità feroce e ferita in
alcune zone sfortunate del mondo. Si entra così nella parte più viva del monologo: il racconto drammatico del viaggio in
Nicaragua, il contatto con il dolore profondo, la visione della miseria umana, la fragilità dell’esistenza. Con grande abilità
narrativa, l’attore ci conduce nei sentieri della disperazione, tra la miseria e la violenza dei teatri di guerra, dove l’infanzia viene
costantemente negata, e non esistono diritti ma tanta fatica e povertà.
GIGI GHERZI - Attore e regista ha collaborato tra gli altri con il Teatro Franco Parenti, il Teatro Out Off, il Teatro Verdi, Quelli di Grock,
il Teatro dell’Argine, Koreja, Assemblea Teatro e il Teatro Mummpitz di Norimberga. Tiene corsi sulla drammaturgia, la regia e il
lavoro dell’attore presso tutte le più importanti istituzioni teatrali italiane. Ha curato la realizzazione di eventi teatrali lavorando con
adolescenti, con il carcere di S. Vittore e con i Centri Sociali Autogestiti. E’ direttore artistico del progetto “Teatro degli incontri”, un
lavoro di ricerca artistico-teatrale e di intervento sociale. Un progetto che si propone di investire energie, pratiche e riflessioni
artistiche sul tema della condizione dei migranti e delle culture e comportamenti del paese che li accoglie.
Sabato 13 dicembre
Oscar De Summa “Diario di provincia”
Brugherio (MB)
Foto di Giusy Lorelli
di e con Oscar De Summa
Niente, non succede niente, solo la depressione da calura estiva. La noia è la sovrana di un regno bruciato in cui uomini e
donne indugiano senza concludere nulla, rassegnati . Stare nella piazza deserta a guardare le cosce delle donne, bere e rubare
alla luce del sole: questo è il sud raccontato da Oscar De Summa, questa è la Puglia amata e odiata e Oscar è anche il
protagonista di Diario di Provincia, il ragazzo che dice no all’asfissia dei giorni eternamente uguali, e lo fa ribellandosi
ingenuamente: cambiando lavoro prima e abbigliamento dopo, inseguendo le mode del nord ma trovandosi piantato
sempre nella stessa palude. Un affresco divertente dietro cui si nasconde una tragedia, un risvolto drammatico che forse
rappresenta l’unica rottura a una routine che annienta ogni speranza, ogni gesto eroico. Il pubblico ride delle superstizioni,
dei vecchi e degli uomini e delle donne frastornate dal caldo, e ridendo non si accorge di essere condotto sul ciglio
dell’inevitabile precipizio, al di là del quale non esiste nessuna cura, nessun sollievo.
Oscar De Summa - Formatosi alla scuola di teatro della Limonaia presso il Laboratorio Nove con Barbara Nativi, Renata Palminiello
e Silvano Panichi si specializza con 2 corsi di « Alta formazione per attori » di Polverigi e di Milano. Frequenta vari stage di Claudio
Morganti, Alfonso Santagata prima e di commedia dell’arte con Antonio Fava dopo. Da subito affianca al lavoro di attore presso
diverse compagnie con quello di autore e regista (“Diario di Provincia”; “Hic Sunt Leones”; Riccardo III; Selfportrait”, pubblicato dalla
Minimun fax nella raccolta “Senza corpo. Voci della nuova scena italiana” a cura di Debora Pietrobono). Negli ultimi anni è stato
impegnato nella tournè del “Mercante di Venezia” con la regia di Massimiliano Civica (premio Ubu 2009 per la regia, “premio
Vittorio Mezzogiorno” agli attori), con “Amleto a pranzo e a cena” di cui ha curato regia e drammaturgia e di “Un sogno nella notte
dell’estate “ con la regia di Massimiliano Civica. Ha appena debuttato a Castrovillari, Primavera dei Teatri, con un nuovo spettacolo
dal titolo “chiusigliocchi”. E’ attualmente impegnato nella produzione di uno spettacolo tratto dall’Otello di Shakespeare per la
produzione de La Corte Ospitale.
Sabato 17 e domenica 18 gennaio
Teatro delle Ariette “Teatro da mangiare?”
Brugherio (MB)
Foto di Marco Caselli
di Paola Berselli e Stefano Pasquini
con Paola Berselli, Maurizio Ferraresi, Stefano Pasquini
Produzione Teatro delle Ariette 2000
Sì, al “Teatro da mangiare?” si mangia davvero, si mangiano le cose che facciamo da ventuno anni, da quando è cominciata la
nostra vita di contadini. Si mangiano le cose che coltiviamo e trasformiamo nella nostra azienda agricola, che tiriamo fuori
dalla nostra terra. Seduti attorno a un tavolo, preparando e consumando un vero pasto, raccontiamo a modo nostro la nostra
singolare esperienza di contadini-attori: dieci anni di vita in campagna e di teatro fatto fuori dai teatri.
Teatro da mangiare? è stato concepito in una cucina, la cucina della nostra casa delle Ariette. Noi facevamo le tagliatelle e
intanto parlavamo con Armando Punzo e Cinzia de Felice che si erano fermati a dormire a casa nostra dopo lo spettacolo della
sera prima.
Teatro da mangiare? ha debuttato a Volterrateatro il 18 luglio 2000 e in questi anni si è comportato come un vero e proprio
organismo vivente crescendo, maturando e arricchendosi dell'esperienza di oltre 600 repliche in giro per l'Italia e l'Europa. Da
allora tante cose sono cambiate nella nostra vita, ma la forza contagiosa di questo "autoritratto", di questa pubblica
confessione autobiografica, continua a sorprenderci.
Siamo indubbiamente noi gli autori-artefici di questo spettacolo, ma c'è qualcosa che ci sorpassa, che lo rende autonomo,
libero, di tutti e di nessuno.
Attorno al grande tavolo dove ci ritroviamo, attori e spettatori, a condividere il tempo di un pranzo o di una cena, succede
qualcosa che non siamo in grado di spiegare. Si compie un rito così profondamente umano da catapultarci nel cuore del
nostro presente, nell'attimo assoluto del "qui e ora", senza mediazione, nell'evidente e disarmante verità delle nostre vite.
Il TEATRO DELLE ARIETTE associazione culturale si costituisce nel 1996 con sede nell’azienda agricola Le Ariette in località Castello di
Serravalle - Valsamoggia (BO). Nel 1997 crea e realizza a Castello di Serravalle il progetto A TEATRO NELLE CASE che negli anni
successivi si allarga ai Comuni di Bazzano e Monteveglio.
Nel 2000 costruisce e inaugura, in mezzo ai campi dell’azienda agricola, il DEPOSITO ATTREZZI un edificio rurale per il teatro. Dal
2001 diventa compagnia teatrale professionista. Dal 2003 le attività dell’associazione sono riconosciute e sostenute dalla Regione
Emilia Romagna e dalla provincia di Bologna nel quadro della L. 13. Dal 2010 conduce le attività del LABORATORIO PERMANENTE DI
PRATICA TEATRALE.
Sabato 31 gennaio
Gianluigi Gherzi e Lorenzo Loris “Saluti da Dioniso”
Lambrugo (CO)
Foto di Dorkin
di Gigi Gherzi,
regia di Lorenzo Loris
con Gigi Gherzi e Lorenzo Loris
“Saluti da Dioniso” di Gigi Gherzi, per la regia di Lorenzo Loris è un ironico, sferzante, divertito confronto sui destini del teatro e
della città.
Luca e Leo (Gigi e Loris), due uomini del nostro tempo, si interrogano sul senso della vicenda di Antigone nel mondo
contemporaneo.
Attraverso loro Antigone ritorna nella città, la percorre con la sua ansia di giustizia, con le domande che oggi, come al tempo
di Sofocle, continua a rivolgere alla nostra vita e ai nostri buchi neri.
Luca e Leo si fronteggiano sulla scena scandagliando con i loro interrogativi la necessità di quella storia. Le loro parole
diventano il mezzo attraverso il quale lo spettatore viaggerà, insieme ad Antigone, nei mondi della crudeltà antica e
contemporanea. Attraverserà il Circo Massimo insieme ai leoni, cercherà scampo dal crollo delle Torri Gemelle, sarà sulla
sabbia dell’arena insieme al toro ucciso, e approderà nei territori della contemporanea e spregiudicata spettacolarizzazione
televisiva del dolore.
E lì, in quei posti, riconoscerà e riattraverserà la forza delle parole di Antigone.
Si parlerà di entertainment, dello spettacolo diventato merce, per interrogarsi sulla possibilità, oggi, di una rinascita del teatro
come rito, come luogo d’incontro del pubblico, aperto alla festa e al pensiero..
Un teatro che vede nella tragedia greca la vita di archetipi eterni e, nello stesso tempo, trova lì suggestioni per il proprio
futuro utopico.
Antigone ritorna nella città chiedendosi il senso del teatro, nella città.
Lorenzo Loris è attore, autore e regista. Ha lavorato come attore con Gianpiero Solari, Luca Ronconi, Antonio Sixty, e Carlo Cecchi.
Da trent’anni è regista stabile del Teatro Out Off di Milano.
Dal ’92 con “I costruttori d’imperi” di B. Vian inizia un percorso registico sulla drammaturgia del Novecento e contemporanea. Bingo
di E. Bond, di cui cura la regia, vince il premio UBU 2005 come migliore novità in lingua straniera. Nel 2010 con “Il Guardiano” di H.
Pinter vince il Premio dell’Associazione Nazionale della Critica per la regia.
Sabato 14 febbraio
Teatro degli Incontri – dal progetto Fiera Medea
Barbara Apuzzo “Trottole”
Moreno Agnella “Rus de cavei...ballata per idraulico e ballerina”
Sabato 28 febbraio
Villasanta (MB)
Rossella Raimondi "Volevo vivere in centro"
Swewa Schneider “Di pecore ed altri macelli”
piccolo concerto per mattatoio e città
Seregno (MB)
Teatro degli Incontri- Fiera Medea
Due giorni in cui il tempo si ferma. Oltre quaranta performance teatrali disseminate negli spazi di Macao. Un incontro speciale
con Roberta Gandolfi, studiosa di teatro contemporaneo, su “teatro utopia città e performance”. E ancora installazioni
artistiche, video, cibo, festa, ballo. Attori professionisti e non, cittadini italiani e stranieri, adolescenti, rifugiati politici, abitanti
della zona 9 di Milano. Insieme per realizzare l’incontro di vita e di arte tra una grande figura teatrale, Medea, e una città,
Milano, che cerca visioni ed alimento per il proprio pensare futuro.
Nei mesi precedenti Tdi ha incontrato le comunità della città, con una serie di laboratori ed eventi teatrali che hanno fatto
riferimento alla figura di Medea. Medea da noi letta come donna migrante, straniera, rifugiata. Come figura che porta in sé i
segni di una differenza culturale che non si fa omologare. Non un’eroina ma una persona percorsa dalle contraddizioni, dalle
difficoltà di essere, vivere, abitare all’interno del mondo che le è dato. Donna che, nonostante ed oltre questo, non cessa di
fare risuonare la propria parola e il proprio pensiero dissonante.
Partendo dai temi che la figura di Medea porta con sé, abbiamo incontrato i rifugiati del centro di Viale Fulvio Testi, gli abitanti
dei condomini in condizione di degrado della zona 9 di Milano, i giovani raccolti attorno al centro di aggregazione giovanile
“Tempo per il barrio” in Viale Monza, e, sempre in quella zona, i preadolescenti del Centro “Tempo per l’infanzia”, struttura che
lavora a partire dalla condizione difficile di molti ragazzi.
Ognuno di questi luoghi ha restituito un’immagine e una visione di Medea. Medea, e una città, Milano, che cerca visioni ed
alimento per il proprio pensare futuro.
Del progetto “Fiera Medea” presentiamo nella nostra stagione quattro performance delle oltre 40 che sono state realizzate.
Teatro degli Incontri nasce a Milano nel 2010 e si presenta come una delle esperienze più significative di lavoro sulla migrazione e
sulle nuove forme di cittadinanza, sia a livello milanese, che nazionale.
Il progetto teatrale nasce dall'interesse comune di studiare, indagare, trasformare poeticamente la realtà di una zona ad alta
densità migratoria, usando, da una parte, tutti gli strumenti della pratica teatrale per dar vita a nuove forme di aggregazione e
incontro tra i cittadini della zona e, dall'altra, rimettendo in gioco il linguaggio teatrale nel contatto con cittadini e comunità,
italiane e straniere, capaci, con la loro presenza, di richiamare il teatro a una grande assunzione di responsabilità nei confronti della
realtà presente. L’orizzonte artistico in cui si muove il progetto Teatro degli Incontri è quello di innovare, adattare e inventare nuovi
stilemi e forme della comunicazione teatrale nella tensione alla costruzione di forme di arte condivisa e comunitaria, individuando
in questa pratica una delle scommesse poetiche fondamentali dell'arte presente.
Il progetto Teatro degli Incontri, si pone come finalità la riflessione sulle trasformazioni della città contemporanea, con l’intento di
favorire relazioni virtuose tra i cittadini, superando steccati di tipo culturale e razziale a volte tuttora presenti, e tra i cittadini e la
città, analizzata e conosciuta nella vita concreta dei suoi territori.
L’equipe artistica, sostenuta dalle realtà promotrici del progetto, matura, nel settembre 2012, la decisione di costituirsi in
Associazione culturale, con l’obiettivo di portare avanti la ricerca e l’intervento artistico, continuando e approfondendo
ulteriormente la proficua collaborazione con le realtà incontrate e andando ad intercettarne di nuove, allargando via via sempre
più il bacino di partecipanti al progetto.
Sabato 14 marzo
Teatro delle Albe “La camera da ricevere”
Annone Brianza (LC)
Foto di Cesare-Fabbri
di Ermanna Montanari
fonica: Fagio
bozzetti: Cesare Fabbri
organizzazione e promozione: Silvia Pagliano, Francesca Venturi
produzione: Teatro delle Albe / Ravenna Teatro
Un racconto dalla «stanza dei travestimenti» con alcune figure ritagliate dal repertorio di Ermanna Montanari: Fatima asina
parlante, Belda veggente romagnola, Rosvita dalla squillante voce, Medar Ubu che squittisce le sue invettive, l’istupidimento
di Alcina, le profezie di Daura, l’afasia di Arpagone e la sete di giustizia di Tonina Pantani.
"Nel casolare in cui vivevo da bambina c’era una stanza al pianterreno che si teneva sempre chiusa, chiamata la cambra da
rizèvar, che per comprarla il nonno vendette la più preziosa mucca da latte della sua stalla. La camera si apriva solo due volte
l’anno, a Pasqua e a Natale, per accogliere i parenti tutti abbigliati nei loro goffi vestiti della domenica. La cambra da rizèvar
era diventata il nascondiglio dove, senza essere vista, potevo confidare le mie avventure canterine e i miei travestimenti che
da lì iniziarono a prendere forma. Un luogo buio, denso di ‘insidie’".
Ermanna Montanari - Nell’83, insieme a Marco Martinelli, Luigi Dadina e Marcella Nonni, fonda il Teatro delle Albe e lavora nella
compagnia come autrice, attrice e scenografa, contribuendo all’originale percorso del gruppo che unisce ricerca e tradizione,
nell’invenzione di un linguaggio scenico contemporaneo ponendo l’accento su un originale percorso vocale. Da allora il Teatro delle
Albe si è affermato come una delle più importanti realtà sul piano nazionale e internazionale. In qualità di attrice e scenografa
partecipa agli spettacoli della compagnia, da lei ideati e realizzati insieme a Marco Martinelli, drammaturgo e regista, partecipando
a importanti festival nazionali e internazionali.
Nel 1986 è autrice e unica interprete di Confine, spettacolo ispirato ai racconti di Marco Belpoliti, e selezionato per la finale del
Premio “Opera Prima di Narni”, diretto da Giuseppe Bartolucci. In questa occasione riceve dalla giuria una segnalazione particolare
“per la rilevanza del suo lavoro di autrice-attrice”. Nel 1991, il Teatro delle Albe fonda Ravenna Teatro, “Teatro Stabile di
Innovazione”, per il quale dal 1991 al 1995 la Montanari cura la direzione artistica del progetto Il linguaggio della dea.
Contemporaneamente continua la sua duplice attività scenica: da una parte, attrice e scenografa nei lavori scritti e diretti da Marco
Martinelli, dall’altra autrice, regista e interprete di spettacoli come Rosvita (1991) Cenci (1993) da Artaud e Shelley, Ippolito (1995)
da Euripide e Marina Cvetaeva, e Lus, (1995), “canto in dialetto romagnolo” di Nevio Spadoni. Per l’interpretazione di quest’ultimo
lavoro, riceve la nomination nell’edizione ’97 del Premio Ubu.
Sabato 28 marzo
Milena Costanzo “ED”
Lambrugo (CO)
Foto di Paola Codeluppi
con Milena Costanzo e Antonio Gargiulo
assistenti Alessandra Ventrella e Riccardo Calabrò
testi e revisione poesie di Milena Costanzo
ED fa parte di una trilogia di lavoro su tre donne eccezionali: Anne Sexton, Emily Dickinson e Simone Weil. Ognuna di loro è
unica, ma tutte hanno in comune una visione spirituale non canonica, fuori da qualunque schema. Figure solitarie e assetate
di verità.
Con Emily parto per un nuovo viaggio. E già scopro che niente è come credevo che fosse. Lei è potente, lei sa già di essere
eterna, lei è sicura di ciò che pensa e di ciò che scrive. Lei sa quando e con chi è possibile giocare. Oscillando tra umorismo
nero e malinconia gioca varie parti lanciando il suo cuore all'Immensità o a un Padrone; inarrestabile e libera dal dovere di
crescere.
Milena Costanzo
Milena Costanzo è regista, attrice, e insegnante. Dopo una scuola di teatro ha seguito numerosi laboratori di perfezionamento. Ha
lavorato come attrice per Giorgio Barberio Corsetti, Claudio Morganti, Alfonso Santagata, Stephan Braunshweig, Roberto Bacci,
Anton Milienin. Contemporaneamente ha messo in scena spettacoli che hanno partecipato a diverse rassegne, festival e concorsi.
Nel 2006 ha fondato insieme al collega Roberto Rustioni la compagnia costanzo/rustioni che nel 2011 ha vinto il premio Ubu con lo
spettacolo LUCIDO come miglior novità straniera.
Si occupa di insegnamento per allievi attori ed anche in circostanze specifiche. Come ricerca ed insegnamento ha collaborato, tra le
altre cose, con il centro internazionale di Pontedera e l’università Bicocca per il progetto Demetra sull’identità di genere.
Sabato 11 aprile
Cuocolo/Bosetti - IRAA Theatre “Party Dickinson”
Sirtori (LC)
Foto di Andrea Macchia
con Roberta Bosetti
ideazione Renato Cuocolo
"La Prima volta che ho letto Emily Dickinson avevo diciott’anni. Sono sempre stata quella che si dice una persona innamorata
della lettura. Però preferivo la prosa. Amavo le storie. Le poesie che mi facevano leggere a scuola avevano un che di retorico
che non mi convinceva. Cosa fosse davvero la poesia non me lo ero mai chiesto. Lo avessi chiesto alla Dickinson avrebbe detto
che poesia è saper distillare un senso stupefacente dai significati ordinari. È questo il genere di poesia che amo, nessuno mi
potrebbe convincere del contrario".
Roberta Bosetti
Cuocolo/Bosetti IRAA Theatre come ha scritto il Sydney Morning Herald “sono la punta di diamante della performance
contemporanea australiana”.
Il loro lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti di critica e di pubblico nei Festival Internazionali di 26 nazioni.
Vincitori di numerosi premi tra cui Unesco Awards, Green Room Award, MO Award e il premio Cavour i loro spettacoli sono
presentati nelle case o hotel dove vivono esponendo così lo spazio intimo e domestico allo sguardo dello spettatore-ospite alla
ricerca di un impossibile, illecita geografia dell’intimità.
Nei loro spettacoli teatro e vita, realtà e finzione, attore e personaggio si sovrappongono.
Fondato a Roma nel 1978 da Renato Cuocolo L’IRAA Theatre ha realizzato una serie di sette trilogie che sono state presentate in
ventisei nazioni di quattro continenti. Nel 1988 la compagnia si e’ trasferita a Melbourne dove è diventata col tempo la principale
compagnia Australiana d’innovazione (Flag Company). Dal 2012 ha aperto una sede anche in Italia a Vercelli dove, con il contributo
dell’Australia Council ed alcuni dei principali festival teatrali italiani, ha presentato una serie di lavori nuovi e di repertorio.
Basandosi sulla rielaborazione di elementi presi dalla loro vita, Cuocolo/Bosetti costruiscono una serie di spettacoli in cui realtà e
finzione si sovrappongono. Il loro lavoro mette in discussione la separazione tradizionale tra attore e personaggio. E’ un invito a
riconsiderare i limiti tra performance e realtà, tra arte e vita, finzione e autobiografia.
I loro lavori, normalmente per pochi spettatori per volta, si svolgono in ambienti non teatrali: le case private e gli hotel dove
Cuocolo/Bosetti realmente abitano. Gli hotel e le case non sono scenografie ma trappole per la realtà.
Sabato 9 maggio
Alessandro Berti “Un cristiano” - Don Giovanni Fornasini a Monte Sole
Arcore (MB)
Foto di Stefano Vaja
di e con Alessandro Berti
in collaborazione con il Progetto "Sulle tracce di Dossetti" - Associazione Carta|Bianca
UN CRISTIANO è la storia dell'ultimo anno di vita (1943-44) di don Giovanni Fornasini, giovane parroco di Sperticano, piccolo
borgo alle pendici di Monte Sole.
Questo pretino cocciuto, fedele al Vangelo, riconosciuto fin da subito dalla popolazione come l'angelo di Marzabotto, è
ancora oggi fonte di interrogativi, di ammirazione, di fascino.
Il testo, fedele alle cronache storiche ma del tutto poetico e originale nella ricostruzione ritmica e psicologica dei fatti,
ripercorre la sempre più febbrile, ispirata e coraggiosa attività di Don Giovanni a favore della popolazione, in quel terribile
ultimo anno, tempo di ferocia radicale che richiese, a chi ne fu in grado, opposte e altrettanto radicali scelte d'amore.
UN CRISTIANO viene rappresentato qui in una versione intima, a voce non amplificata, col pubblico e l'attore a condividere un
tavolo, dentro una casa contadina, posta in uno scenario fisico non lontano da quello degli eventi narrati.
Alessandro Berti è nato a Reggio Emilia. Dopo la scuola del Teatro Stabile di Genova fonda con Michela Lucenti L'Impasto Comunità
Teatrale, per cui scrive e dirige tutti gli spettacoli.
Dal 2003 dirige a Udine la Scuola Popolare di Teatro e il progetto tematico sul disagio mentale arte/società/follia. Gli ultimi suoi
lavori teatrali sono "L'abbandono alla divina provvidenza" (2010), versione teatrale del capolavoro spirituale di Jean Pierre de
Caussade, "Combattimento spirituale davanti a una cucina ikea", (2011, premio i teatri del sacro), "Maestro Eckhart" (2013)
adattamento teatrale dei sermoni del filosofo e mistico tedesco e "Brennero crash" (2013).
Sabato 23 maggio
Marìa Pilar Pérez Aspa “L’età proibita”
appunti biografici di Marguerite Duras
Albese con Cassano (CO)
drammaturgia Roberto Festa e Maria Pilar Pérez Aspa
regia e interpretazione MARIA PILAR PÉREZ ASPA
produzione ATIR Teatro Ringhiera
in collaborazione con Pim Off
Cercavo da tempo un testo che lasciasse un eco a sipario chiuso, un testo che non consentisse di afflosciarsi in poltrona anzi,
che portasse con se la stessa sensazione di dolore alle ossa che hai quando sei adolescente e stai crescendo, e fa male. Perché
si può crescere in qualsiasi momento, come si può amare a qualsiasi età, come si può distruggere qualsiasi vita, così, quasi per
diletto. In questi appunti biografici di Marguerite Duras ho trovato quello che andavo cercando. Marguerite è una donna
scomoda, una donna dalle parole forti, taglienti come frammenti di vetro, politicamente scorrette, che parla della casa e del
rapporto delle persone con la casa che abitano, di amore - più che di storie di amore - di sesso, di corridoi dove si
addormentano i bambini, della Francia, di stupidità umana, della scrittura, di se stessa.
Una donna che beve, che ride, che ama quando ‘non dovrebbe’, quando sarebbe proibito anche vivere. Una donna che non
cerca l’approvazione, che vede, fino all’accecamento.
Ho rielaborato questo materiale dandogli una forma teatrale semplice, immediata, senza scorciatoie ne possibilità di fuga,
dando allo spettatore la possibilità di accettare la sfida di una delle coscienze più lucide del nostro tempo.
Maria Pilar Perez Aspa
Maria Pilar Pérez Aspa - Premio nazionale Virginia Reiter come migliore attrice teatrale 2005. Nominata ai premi Ubu 2005 come
miglior attrice non protagonista. Nata a Zaragoza (Spagna) si trasferisce in Italia nel 1992. Nel 1996 si diploma alla Scuola D’Arte
drammatica Paolo Grassi di Milano. Lo stesso anno fonda assieme a Serena Sinigaglia l’ATIR, compagnia con cui ha fatto spettacoli
come: Romeo e Giulietta, Le Baccanti, Come un cammello in una grondaia, Il Che, Le Troiane, Rosa la rossa, Ribellioni Possibili,
Yerma. Ha lavorato tra gli altri con Luca Ronconi (La mente da sola, Cinque testi di Ibsen, Un altro gabbiano), Peter Greenaway (Blue
Planet), Dominique Untherner, Giampiero Solari, Gabriele Vacis, Armando Punzo, Gigi Dall’Aglio, Mario Martone. Con Francesco
Micheli ha fatto “Verdi” vincitore del premio Abbiati e “Chomsky”. Ha collaborato con Fausto Russo Alesi in “20 Novembre” e “Cuore
di cactus”. Con Leo Muscato e Paolo Hendel ha fatto “Molière a sua insaputa”. Assistente e traduttrice di Rodrigo García per il
progetto Ecole des maîtres. Dal 2006 è collaboratrice di Sky classica. Dal 2009 collabora con il Consolato Spagnolo e il Centro
Cervantes di Milano per diversi progetti e letture ospitate dal Piccolo Teatro di Milano.