Stati generali dell`Agricoltura pavese Venerdì 1 febbraio 2013 Almo

Stati generali dell'Agricoltura pavese
Venerdì 1 febbraio 2013
Almo Collegio Borromeo - Sala Bianca (Pavia)
Dal 1990 ad oggi le infrastrutture, palazzi e capannoni industriali hanno occupato quasi il 15% del
territorio. Dal 1999 al 2007 sono stati persi oltre 43 mila ettari di aree agricole. La Provincia di Pavia
sino ad oggi si è fermata al 9%, pari a 5.454 ha, rispetto alla Provincia Monza e Brianza con un
occupazione del 53% o rispetto alla Provincia Milano con 40%.
Stiamo parlando del territorio della Provincia di Pavia, patria di prodotti agricoli di eccellenza dal
riso al vino e persino prodotti ortofrutticoli, che dai dati provenienti dagli ultimi PGT adottati da
parecchi comuni rischiano di andare persi per sempre. Le motivazioni per cui negli ultimi anni si sta
andando verso questa direzione sono diverse, prima perché le amministrazioni comunali hanno la
possibilità di incamerare ingenti quantità di danaro attraverso gli oneri di urbanizzazione e in
secondo luogo le società immobiliari che realizzano i nuovi insediamenti sono ingolosite dal prezzo
inferiore rispetto a zone attigue a Milano, zone comunque ormai sature.
Sarebbe bene proporre il riutilizzo di aree dismesse, puntare su riqualificazioni senza speculazioni ed
evitare sviluppi a macchia di leopardo.
Il suolo è una risorsa non rinnovabile. Negli ultimi anni in Regione Lombardia si è verificato uno
sfruttamento indiscriminato del suolo e per la quasi totalità si tratta di terreno agricolo destinato alla
coltivazione, in aree adiacenti alle zone più antropizzate.
Ci tengo a rimarcare che la Lombardia e, in particolar modo, la Provincia di Pavia posseggono i
terreni considerati tra i più fertili e produttivi al mondo, che rappresentano una risorsa ambientale,
paesaggistica ed economica di valore strategico.
In Provincia di Pavia l'urbanizzazione ha rubato principalmente terra ai terreni agricoli. Le recenti
tendenze che stanno caratterizzando l'economia della nostra provincia ci portano a pensare che,
se non affrontato con una pianificazione, il problema è sicuramente destinato ad aggravarsi con
conseguenze irreversibili. Con questo non voglio esprimere giudizi sulle scelte effettuate dalle
amministrazioni comunali e tanto meno sancire la intangibilità del territorio, ma semplicemente
suggerire a tutti di fermarsi un attimo per una riflessione.
Da recenti statistiche la Provincia di Pavia denomina un modello di sviluppo che non conosce il
concetto limite e rischia di depauperare a ritmi impressionanti la dotazione di suoli agricoli. Gli
organi istituzionali, quali Regione Lombardia e a seguire provincia e comuni, devono munirsi di
strumenti urbanistici che impongano delle regole e dei paletti in modo di garantire la salvaguardia
del territorio.
L'aver creato nuovi insediamenti urbani e industriali ha di conseguenza portato a dover creare
infrastrutture come strade necessarie per il la sopravvivenza e lo sviluppo delle stesse, le quali non
fanno altro che aggravare il problema perché sottraggono altro terreno all'agricoltura.
Da non sottovalutare è il fatto che l'aver cementificato in maniera eccessiva e indiscriminata il
territorio ha portato problemi gravi all'assetto idrogeologico del nostro territorio. Infatti, in
concomitanza di fenomeni meteorologici, tra l'altro sempre più intensi e anomali, si verifica la
necessità di dovere scaricare enormi quantità di acqua piovana, non più assorbite dai terreni visto
che la cementificazione li ha resi completamente impermeabili, ma immesse nei canali di
irrigazione e bonifica. Quindi, ancora resa a quello che resta del territorio agricolo ma in quantità
decisamente eccessive. I canali esistenti, seppur funzionali anche per tali esigenze, sono stati
progettati e realizzati per ben altre portate. Si verificano così, spesso, fenomeni gravi a tal punto da
mettere a repentaglio l'incolumità del territorio e, a volte, della popolazione stessa per non parlare
dei raccolti.
Fermiamo il consumo sconsiderato del suolo agricolo!
Da qui la necessità di dover chiamare in causa i consorzi di bonifica e i consorzi irrigui. Su gran
parte del territorio lombardo e in particolar modo in Provincia di Pavia, codesti consorzi, per la
quasi totalità creati, gestiti e mantenuti dal mondo agricolo, sono lo strumento indispensabile per
l'irrigazione e la salvaguardia del territorio. Grazie ad una rete fittissima di canali per l'irrigazione,
partendo dai grandi navigli, per proseguire con le rogge sino ad arrivare a piccoli fossi che
distribuiscono l'acqua nelle singole campagne, che rappresenta un preziosissimo patrimonio
creato secoli fa e mantenuto efficiente e funzionale sino ai giorni nostri dagli agricoltori, le nostre
aziende sono in grado di mantenere una delle più fiorenti economie agricole d' Europa.
Come dicevo prima i consorzi hanno ormai una duplice funzione, quella irrigua che forse prima era
la principale, e una seconda, quella di bonifica, cioè quella di poter consentire lo smaltimento e il
flusso delle acque meteoriche attraverso i propri canali e che oggi, sotto il punto di vista della
salvaguardia del territorio e della sua popolazione, è da mettersi sullo stesso piano se non
addirittura ad un livello superiore.
Soprattutto, la gestione dell’acqua consente la sopravvivenza di un sistema agricolo di grandissimo
valore paesaggistico che altrimenti andrebbe perso provocando un enorme danno non solo
economico ma anche ambientale.
Esistono due grossi consorzi in Provincia di Pavia: l'Est Sesia, che interessa la Lomellina e il Consorzio
Est Ticino Villoresi, che interessa il Pavese. Entrambi si approvvigionano di acqua dal lago Maggiore
per poi distribuirla, attraverso la rete navigli su quasi tutto il territorio della Provincia di Pavia e di
Milano. Lo scopo oggi è principalmente l’irrigazione agricola anche se, anticamente, venivano
utilizzati come vie fluviali per il trasporto delle merci (vedi marmo del duomo di Milano). La
distribuzione d’acqua sul nostro territorio per le nostre coltivazioni, e principalmente la coltivazione
del riso, permette di mantenere stabile l'assetto delle falde acquifere sotterranee e di alimentare
un areale umido con caratteristiche ambientali ed ecologiche uniche al mondo.
Negli ultimi anni purtroppo si verifica sempre più spesso il fenomeno della scarsità di acqua dovuto
a diversi fattori; principalmente al cambiamento climatico sempre più repentino con estati
siccitose e inverni privi di nevicate sulle Alpi, fonte principale di approvvigionamento idrico durante
i mesi estivi. In secondo luogo negli ultimi anni le tecniche di coltivazione del riso anno avuto uno
stravolgimento; si è passati dalla tecnica della semina in acqua a quella in asciutta ritardando così
il rimpinguamento delle falde e sovrapponendo il riempimento delle risaie con l'irrigazioni del mais,
altra coltura dominante nella provincia.
Terzo problema verificatosi già da qualche decennio, quando avvennero le prime urbanizzazioni
specialmente nel milanese, queste tagliarono le falde acquifere sotterranee facendo sparire le
cosiddette teste di fontana, ovvero fonti di acqua sorgiva disseminate nel pavese che andavano
a rimpinguare i canali.
Oggi i consorzi di bonifica, e mi permetto di parlare dell'Est Ticino Villoresi, essendone un
amministratore, non sono più solo uno strumento indispensabile per l'agricoltura ma anche per il
territorio e la sua popolazione, non solo per quanto riguarda la salvaguardia ambientale e
paesaggistica ma anche in un’ottica di utilizzo del patrimonio da parte dei cittadini. Da non
dimenticare l'importanza che possono avere i consorzi di bonifica per la produzione di energia,
visto che lungo i loro corsi d'acqua sono disseminate diverse centrali idroelettriche.
Regione Lombardia e amministrazione provinciale già da tempo hanno intrapreso un cammino
volto alla valorizzazione e alla riqualificazione dei corsi d'acqua, realizzando piste ciclabili e
pedonali, rendendo navigabile buona parte dei navigli a scopi turistici, ripristinando immobili di
particolare pregio storico e costituendo la SCARL. Da non dimenticare l'arrivo dell'Expo 2015, che
prevede diversi progetti, oltre a creare una serie di percorsi lungo le vie d'acqua, tra cui la
realizzazione di un canale artificiale che partirà dalla darsena di Milano sino all'ente fiera. Al tempo
stesso il Consorzio Villoresi si dovrà far capo di ognuna di queste iniziative al fine di tutelare quello
che è lo scopo principale del consorzio: l'agricoltura, senza la quale non può sussistere la vita del
Consorzio.
L’agricoltura ha raggiunto la consapevolezza di essere la protagonista e la custode dell’ambiente
e del territorio. L’intera società se ne sta rendendo conto e tutti devono partecipare allo sforzo che
gli agricoltori fanno per mantenere sano il nostro ambiente. La terra e l’acqua sono l’essenza
dell’ambiente.
Mi sembra di percepire che i nostri agricoltori comincino di essere oggi – e sempre più lo saranno
in futuro – gli attori protagonisti del mantenimento dell'intero territorio, non più visti solo come dei
semplici coltivatori dei propri campi ma come i guardiani dell'intero territorio.
Giovanni Ghisoni
Consigliere Consorzio Est Ticino Villoresi