LA FLAVESCENZA DORATA: GENERALITA’ LE GENERALITA’ La Flavescenza dorata rappresenta oggi la malattia probabilmente più temuta nei vigneti del nord Italia, in quanto è quella che ha avuto maggior diffusione negli ultimi anni provocando danni elevatissimi. La prima segnalazione di Flavescenza dorata è stata fatta nel 1957 in Francia. Il nome deriva dalla colorazione giallo metallica che assumono le foglie di cultivar a bacca bianca colpite da questa malattia. In Italia è stata segnalata per la prima volta in vigneti dell’Oltrepò pavese nel 1973. Oggi questa malattia è diffusa in molte aree dell’Europa centrale, Spagna, Francia, Svizzera, Slovenia, Croazia e in Italia è presente in tutte le regioni del nord. La Flavescenza dorata fa parte dei cosiddetti "giallumi" della vite (tra i quali è compreso anche il Legno nero); un gruppo di malattie provocate da fitoplasmi, microrganismi simili a batteri, che vivono all'interno del sistema linfatico della pianta. La trasmissione del fitoplasma della Flavescenza dorata avviene attraverso una cicalina, lo Scaphoideus titanus (agente vettore). I SINTOMI Le piante colpite da Flavescenza dorata manifestano i primi sintomi l'anno successivo rispetto a quando è avvenuta l'infezione. I sintomi variano in funzione della sensibilità varietale: varietà molto sensibili alla malattia sono Barbera, Cabernet franc e Pinot nero (tra quelle a bacca nera); Chardonnay, Pinot grigio e Trebbiano (tra quelle a bacca bianca). I sintomi hanno un andamento molto irregolare sulla stessa pianta; può variare da tralcio a tralcio, ed anche da un anno a quello successivo. Raramente la pianta infetta muore; la malattia porta ad un graduale deperimento della pianta ed alla compromissione quantitativa e qualitativa della produzione. I primi sintomi compaiono ad inizio estate, e con l'avanzare della stagione si intensificano, fino a raggiungere la loro massima espressione in tarda estate-autunno. Alla ripresa vegetativa i tralci infetti possono manifestare germogliamento ritardato, stentato, o addirittura assente. I tralci infetti non lignificano normalmente, ma rimangono verdi ed assumono consistenza "gommosa"; si ripiegano verso il basso dando alla pianta un aspetto cadente. Inoltre si ricoprono in superficie di numerose piccole pustole nere. Le foglie presentano alterazioni di colore estese all'intera lamina, o, in alcuni casi, limitata a settori; arrossamenti nelle varietà a bacca nera, ingiallimenti in quelle a bacca bianca. La lamina fogliare accartoccia i lembi verso il basso si ispessisce assumendo consistenza cartacea. Spesso si ha la caduta anticipata delle foglie sui tralci infetti. La malattia provoca disseccamento totale del grappolo in fase precoce (alla fioritura), o disidratazione in fase più avanzata di maturazione. in ogni caso si ha la perdita totale della produzione. In questo periodo si iniziano a vedere le piante sintomatiche: vanno immediatamente estirpate o capitozzate in attesa di compiere l’operazione successivamente. La vegetazione deve essere comunque eliminata completamente. Ogni pianta malata è serbatoio e fonte di propagazione di malattia. Ricordiamo che, anche se i trattamenti insetticidi possono ritenersi sufficienti a contenere la popolazione di Scafoideo (cicalina vettrice), l’estirpazione delle piante infette deve considerarsi operazione complementare ed indispensabile per la buona riuscita della lotta ai giallumi della vite e alle malattie del legno in generale. Aggiornamento: Dicembre 2009 Accedi al sito web dedicato al FEASR: Agricoltura e Sviluppo rurale - Politica di sviluppo rurale 2007-2013 Torna all’indice