DOTTORATO DI RICERCA In Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica Ciclo XX, 2005/2006 Consorzio tra Università di Palermo, Bologna, Catania, Napoli “Federico II”, Pavia, Bratislava, Slovacchia), Nitra (Slovacchia), Alicante (Spagna), CIRE (Centro Interdipartimentale Ricerche Educative, Università di Palermo) Sede Amministrativa: Università Di Palermo LUCIA LUPO Progettazione e sperimentazione di un percorso di insegnamento/apprendimento per la scuola di base: la modellizzazione del riscaldamento dei materiali Tutor Prof.ssa R. M. Sperandeo-Mineo TESI DI DOTTORATO DI RICERCA Palermo, febbraio 2008 DOTTORATO DI RICERCA in Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica Abstract Progettazione e sperimentazione di un percorso di insegnamento/apprendimento per la scuola di base: la modellizzazione del riscaldamento dei materiali Lucia Lupo Tutor Prof.ssa R. M. Sperandeo-Mineo La tesi descrive una ricerca nell’area dell’insegnamento della fisica nella scuola di base, in cui viene progettata, realizzata e sperimentata una Teaching Learning Sequence (TLS), che tiene conto delle caratteristiche cognitive degli studenti dai 9 ai 13 anni delle strategie e degli strumenti utilizzabili nel contesto didattico della scuola di base. La metodologia di ricerca rientra nel quadro della Design-Based Research, che permette di studiare i fenomeni didattici progettando e realizzando ambienti di apprendimento, artefatti, sequenze di insegnamento/apprendimento che il ricercatore sperimenta, valuta, rielabora e sviluppa in contesti educativi autentici. Lo studio si contestualizza nel quadro teorico/epistemologico del costruttivismo ed in particolare, la teoria cognitiva che viene presa in esame è quella dello sviluppo della conoscenza attraverso la costruzione di modelli. Nel presupposto che la conoscenza scientifica si possa sviluppare attraverso i processi di modellizzazione, scopo dello studio è comprendere quale sia la modellizzazione accessibile ai bambini, in termini di livello di formalizzazione proposta e di strumenti utilizzabili, e quale sia il ruolo della visualizzazione nella costruzione di modelli socialmente condivisi. La ricerca affronta la tematica della modellizzazione dell’energia termica, ovvero di quella componente dell’energia interna di un sistema che si può associare al movimento delle particelle nella materia, che si può considerare responsabile delle sensazioni termiche e che varia al variare della temperatura della materia. La TLS sviluppa un percorso volto a chiarire un modello che descriva come l’energia termica aumenti quando una sostanza viene riscaldata. Si ipotizza che le difficoltà di apprendimento in questo campo nascano soprattutto dalla impossibilità di gestire DOTTORATO DI RICERCA in Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica concretamente modelli che si caratterizzano a livello esperto come squisitamente teorici, perdendo il contatto con una realtà fenomenica tangibile e richiedendo a colui che apprende uno sforzo di creatività e l’uso di strumenti cognitivi di livello elevato. La ricostruzione didattica (Educational Reconstruction) è stata sviluppata analizzando il contenuto fisico, le rappresentazioni gli studenti, progettando un percorso didattico (TLS) e sperimentandolo (Teaching Experiment, TE). I contenuti scientifici sono stati ripensati e ricostruiti per il target scelto ed è stato analizzato il contenuto disciplinare dal punto di vista storico-epistemologico. Si è anche tenuto conto di come i contenuti affrontati siano correlati negli Standard internazionali alla luce di risultati di ricerche precedenti. In seguito è stata progettata una TLS che è stata sperimentata (TE) in più contesti, diversificati al fine di valutare la validità dei diversi aspetti. L’ipotesi a partire dalla quale si è sviluppata la progettazione è che l’uso di animazioni, e ancor più l’uso di simulazioni che mostrano un modello microscopico della materia, possa aiutare a sviluppare le giuste visualizzazioni, permettendo allo studente di gestire il passaggio concettuale dall’approccio macroscopico ai fenomeni di riscaldamento all’approccio microscopico degli stessi, e fornire una chiave interpretativa del livello macroscopico. A tale scopo sono stati individuati due artefatti innovativi rispetto alla prassi per il livello della scuola di base: la strumentazione on-line e un ambiente di modellizzazione microscopica. I due strumenti didattici sono stati usati per veicolare la visualizzazione a livello macroscopico (descrizione grafica di tipo matematico) ed a livello microscopico (descrizione iconica di tipo fisico). Il primo ciclo di sperimentazione è da considerarsi pilota, ed è stato svolto in due contesti didattici simili per età ed estrazione socio-culturale, i successivi test nel campo sono stati diversificati per età. Il disegno sperimentale prevede una ricercaintervento, in cui si focalizzano aspetti processuali ed in cui il coinvolgimento del ricercatore è necessario ed inalienabile. La ricerca si avvale dei metodi dell’analisi qualitativa. Si è monitorato con continuità ciò che avveniva nell’intervento, conducendo parallelamente la raccolta e l’analisi dei dati. L’obiettivo del monitoraggio è l’individuazione di nodi problematici della TLS e l’eventuale modifica in itinere. Durante il TE le fasi della sequenza sono state monitorate attraverso registrazioni, schede redatte dagli studenti ed interviste. L’analisi delle registrazioni e dei diversi tipi II DOTTORATO DI RICERCA in Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica di dati raccolti ha permesso di valutare la TLS, di indagare su come cambiano le strategie di ragionamento degli studenti di età diverse, su quale ruolo abbia la visualizzazione nella costruzione dei modelli e di confermare l’ipotesi che l’introduzione del livello di modellizzazione microscopica fornisce una chiave di lettura che è generalmente d’aiuto nella successiva interpretazione dei fenomeni termici macroscopici. Il progetto della TLS rappresenta uno dei risultato della ricerca. L’ambiente di apprendimento, in termini di sequenza didattica strutturata che propone diversi approcci cognitivi (dall’osservazione dei fenomeni della vita quotidiana al laboratorio su fenomeni macroscopici, alla modellizzazione microscopica in ambienti di simulazione) si è rivelato idoneo all’uso fin dalla classe terminale della scuola primaria, evidenziando caratteristiche di semplicità, usabilità e concretezza. Si è rivelato stimolante per i bambini che, sollecitati dalle attività proposte, hanno sviluppato competenze di tipo laboratoriale (manualità con gli strumenti di misura tradizionali ed in linea con il computer, capacità di costruire grafici) e di tipo teorico (capacità di leggere, confrontare ed interpretare grafici, di costruire immagini mentali di modelli microscopici, di descrivere tali modelli e di usarli per dare spiegazione di comportamenti macroscopici). L’acquisizione dai parte degli alunni del modello microscopico per l’interpretazione dei fenomeni della vita quotidiana nei quali si percepisce un riscaldamento è un altro risultato della ricerca: alla fine del percorso gli alunni hanno utilizzato il modello microscopico, ad esempio, per interpretare il diverso tempo necessario al riscaldamento di quantità di acqua differenti. In conclusione la TLS si è rivelata significativa nei contesti di sperimentazione e può rappresentare un modello riproponibile in altri contesti, quale quello della formazione professionale di insegnanti (pre ed in-servizio), che attraverso di esso possono essere messi in situazione rispetto ad una buona pratica. Va comunque sviluppato con ulteriori ricerche un confronto fra l’approccio classico (solo macroscopico) e l’approccio proposto, verificandone la realizzabilità anche in età inferiori. III DOTTORATO DI RICERCA in Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica Abstract Design and experimentation of a teaching / learning sequence for the primary school: modelling matter heating Lucia Lupo Tutor Prof.ssa R. M. Sperandeo-Mineo This thesis describes a research in physics education at primary school level. It design a Teaching Learning Sequence (TLS) taking into account the cognitive characteristics of 9 -13 years old students and proposes appropriate teaching/learning tools. The research is developed in the framework of the Design-Based Research (DBR), by designing and implementing learning environments, artifacts, sequences of teaching /learning cases that the researcher experiments, valuates and re-elaborates in authentic educational contexts. The theoretical backgrounds of the research involves basic account of constructivism and particularly, the cognitive theory of knowledge development through models construction. Framing on the idea that scientific knowledge can be developed through modelling process at different levels of formalization, our main objective is to understand what kinds of modelling procedures are accessible to the children, in terms of the level of formalization and appropriate tools, and what is the role of visualization in the construction of shared models. The physics content analyses concerns the modelling of thermal energy, that is the part of the internal energy that can be associated to the movement of atoms or molecules. This energy is related to the thermal sensation and variation of temperature. The TLS develops a sequence of models that describes how this kind of energy increases when a substance is heated. The sequence of models is developed on the base of our hypothesis that pupils learning difficulties can arise from the impossibility of concretely manage models, that are usually characterized as theoretical, by losing contact with a tangible reality and requiring the using of high cognitive tools. IV DOTTORATO DI RICERCA in Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica According to Educational Reconstruction model, the TLS has been developed by comparing and contrasting physical content and students’ representations. The disciplinary content has been analyzed from an historical-epistemological point of view and reconstructed for the selected target. The international Benchmark and results of previous researches have been also taken into account. Its basic hypothesis is that the use of animations and simulations that depict a microscopic model of the matter, can help students in developing correct visualizations, allowing them to manage the conceptual transition from the description of macroscopic heating phenomena to the interpretation at microscopic level. To this purpose two tools have been choosed that are innovative with respect to general rules of primary school: real-time laboratory and the use of microscopic modelling environment. The two pedagogical tools have been used to visualize process evolution at macroscopic level (graphical mathematical description) and to supply mechanism of functioning at microscopic level (physical/iconic description). The TLS has been tried in various contexts, in order to appraise the validity of different aspects. The first pilot experimentation has been developed in two didactic similar contexts (school levels and cultural extraction). The other tests have been diversified for the level of pupils’ age. The experimental project research-intervention, focused different trial aspects. Evaluation uses methods of qualitative analysis: the interventions have been monitored with continuity, by using registrations of discussions students work sheets and interviews. The continuous monitoring allows us to individualise problematic knots and to perform in itinere changes. The analysis of different types of data analysis allowed us to validate the TLS, to investigate strategies of reasoning of different age students, about the role of the visualization in the construction of the models and to confirm our hypothesis that introduction of the level of microscopic modelling can supply a key of reading that helps pupils in the interpretation of macroscopic phenomena. The first research result of this thesis is represented by the prepared TLS: the structure of its learning environment, in terms of a pedagogical sequence that proposes different cognitive approaches (from observation of daily life phenomena, to laboratory experiments, to microscopic modelling in simulation environments) makes possible its use from the final class of primary school, since their characteristics of V DOTTORATO DI RICERCA in Storia e Didattica della Matematica, Storia e Didattica della Fisica, Storia e Didattica della Chimica simplicity and concreteness. In fact the teaching experiments have shown that the approach is stimulating for children that, solicited by the proposed activities developed laboratorial competences (use of traditional and real-time instruments, skills to build graph) as well theoretical competences (ability to read, to compare and to interpret graphs, to build mental images of microscopic models, to describe such models and to use them to give explanation of macroscopic behaviors). Another result of the research is pupils’ understanding of microscopic models that help them to interpret daily life phenomena in which “heating” is perceived. In conclusion, the TLS has revealed to be effective in the contexts of different experimentations and can represent a model for other contexts, as the professional training of teachers (pre and in-service), that can use it as an example of a good practice. The research must be further developed with a wide comparison between results of traditional (only macroscopic) approaches and the proposed one, also by verifying its feasibleness at inferior school levels. VI INDICE CAPITOLO 1: Le basi teoriche del progetto 5 1.0 Introduzione 5 1.1 Modelli mentali e modellizzazione 7 1.2 Il modello cognitivo 12 1.3 Il modello dell’Educational Reconstruction ed il Teaching Experiment 17 1.4 Linee guida per la scelta delle strategie didattiche 19 1.4.1.L’apprendimento visto nel contesto sociale 19 1.4.2 L’importanza della visualizzazione 21 CAPITOLO 2: Definizione del problema e domande di ricerca 27 2.0 Introduzione 27 2.1 Calore, temperatura e modellizzazione negli standard 29 2.1.1 La situazione nei paesi anglosassoni 29 2.1.2 La situazione in Francia 33 2.2 La scuola italiana 35 2.3 Alcuni risultati significativi della ricerca in didattica 44 2.3.1 Due TLS sul modello particellare sviluppate in Francia 44 2.3.2 La ricerca greco/inglese 48 2.3.3 L’esperienza del Concord Consortium 52 2.3.4 L’esperienza dell’Unità di Ricerca in Didattica di Udine 59 2.4 Conclusioni CAPITOLO 3: Metodologia della ricerca 60 63 3.0 Introduzione 63 3.1 Quadro metodologico: la Ricerca basata su Progetti 63 3.2 Il disegno sperimentale 65 3.3 L’analisi dei dati 66 3.3.1 I testi scritti: approccio fenomenografico 67 3.3.2. Le interviste 71 3.3.3.Le registrazioni 72 CAPITOLO 4: La fisica del progetto 73 4. 0 Introduzione 73 4.1 Macroscopico e microscopico: due punti di vista 73 4.2 Il primo nodo concettuale: la temperatura 75 4.3 Il secondo nodo concettuale: riscaldare la materia 79 4.4 Il terzo nodo concettuale: teorie corpuscolari della materia 84 4.4.1 Il modello cinetico dei gas 84 4.4.2. Il modello proposto per i solidi monoatomici 88 4.4.3 Un modello per i liquidi 91 4.5 L’energia interna dal punto di vista microscopico 92 4.6 Il quarto nodo concettuale: interpretare il riscaldamento dal punto di vista microscopico 97 CAPITOLO 5: Progettazione della TLS 101 5.0 Introduzione 102 5.1 Cosa pensano gli studenti 102 5.1.1 Calore e temperatura 102 5.1.2 Il punto di vista molecolare 107 5.1.3 Cosa pensano gli studenti coinvolti nella ricerca 108 5.1.3.1 Partecipanti e setting 108 5.1.3.2 Risultati del test iniziale 110 5.2 Analisi del contenuto fisico 118 5.3 Il design dell’ambiente di apprendimento e la sequenza dei contenuti 121 5.3.1 Approccio 121 5.3.2 Metodologia e strumenti didattici 124 5.3. 3 Attività 127 CAPITOLO 6: Conduzione dell’esperimento didattico 137 6.0 Introduzione 138 6.1 analisi dei dati raccolti nella scuola media 138 6.1.1 L’attività n. 1 138 6.1.1.1 Osservazione di oggetti e distinzione in solido/liquido/ gas 2 dei materiali che li compongono 138 6.1.1.2 Classificazione di oggetti ‘caldi’ e ‘freddi’ 139 Capitolo 1 6.1.1.3 La temperatura come grandezza intensiva 6.1.2 L’attività n. 2 6.1.2.1 I tre modi di scaldare 140 143 143 6.1.2.2. Riscaldare l’acqua con un riscaldatore da acquario 146 6.1.2.3 Riscaldare masse e sostanze diverse 148 6.1.2.4. Il modello permette di prevedere 150 6.1.3 L’attività n. 3 152 6.1.3.1 La diffusione dell’inchiostro 152 6.1.3.2 La materia dentro: solidi, liquidi e gas 154 6.1.4 L’attività n. 4 156 6.1.4.1 I diversi modi di scaldare dal punto di vista microscopico 6.1.4.2 Il calore è energia in movimento 158 6.1.4.3 Problemi da risolvere 161 6.2 Analisi dei dati raccolti nella scuola primaria 162 6.2.1 Attività preparatorie (Osservazione di oggetti e distinzione in solido/liquido/ gas dei materiali che li compongono) 162 6.2.2 Attività n. 1 162 6.2.2.1 Sensazione e misura: acqua calda, fredda e… 162 6.2.2.2 La premisura della temperatura 164 6.2.2.3 La temperatura come grandezza intensiva 166 6.2.2.4 La temperatura corporea con il termometro on-line 166 6.2.3 L’attività n 2 6.2.3.1 I tre modi di scaldare 167 167 6.2.3.2 Riscaldare l’acqua con un riscaldatore da acquario 168 6.2.3.3 Riscaldare masse e sostanze diverse 6.2.4 L’attività n 3 168 169 6.2.4.1 La diffusione dell’inchiostro 170 6.2.4.2 La materia dentro: solidi, liquidi e gas 171 6.2.5 L’attività 4 172 6.2.5.1 I diversi modi di scaldare dal punto di vista microscopico 6.2.5.2 Il calore è energia in movimento 172 6.2.5.3 Problemi da risolvere 173 6.3 Conclusione 177 3 CONCLUSIONI 181 APPENDICI 187 1. Modulo di richiesta di autorizzazione alla registrazione 188 2. Questionario in ingresso “Il piccolo navigatore” (Navigator) 189 3. Il percorso didattico 190 4. La mappa del percorso 191 5. PORTFOLIO (schede per lo studente) 192 a. Attività 1 “Gli occhi del fisico” 1 193 b. Attività 1 “Gli occhi del fisico” 2 194 c. Attività 2 “la temperatura che cambia: modi diversi di scaldare” 195 d. Attività 2 “L’esperimento” 196 e. Attività 2 “Riscaldare materiali e masse diverse” 198 f. Attività 2 “La temperatura che cambia: le cose si scaldano in maniera diversa” 199 g. Attività 3 “Guardare dentro la materia: un viaggio fino alle molecole” h. Attività 4 “Energia in movimento” 201 i. Attività 4 “Qualche problema da risolvere” 1 202 j. Attività 4 “Qualche problema da risolvere” 2 203 k. Attività 4 “Qualche problema da risolvere” 3 204 6. Griglie delle interviste a. Griglia focus group 1 208 b. Griglia focus group 2 209 7. Schede guida per le attività (docente) 210 a. L’osservazione Locke 211 b. Il laboratorio on-line 212 c. L’esperimento “Riscaldare i liquidi” 213 d. L’osservazione “Molecole in moto” 214 e. L’ambiente Molecular Workbench 215 8. Considerazioni sul test pilota e modifiche apportate ai materiali didattici BIBLIOGRAFIA 4 219 216 219 Capitolo 1 CAPITOLO 1 Le basi teoriche del progetto 1.0 Introduzione Il processo di insegnamento/apprendimento coinvolge numerosi attori e contesti diversi e differenziati. È un fenomeno complesso, nel linguaggio della teoria della complessità possiamo considerare il fenomeno dell’apprendimento come “emergente”1 dall’interazione di tre componenti: colui che apprende (soggetto), ciò che apprende (oggetto), il sistema sociale e culturale (ambiente) all’interno del quale apprende. Su ciascuno di questi elementi si può condurre un’analisi approfondita all’interno di quadri teorici differenti. Ciascun elemento, a seconda del livello di analisi che si conduce, può essere considerato agente ovvero emergente. 1 Si utilizza il termine “emergente” in ambito di scienze naturali ed umane quando una collettività di entità semplici (particelle, cellule, individui,…) interagendo dà origine a strutture, comportamenti, proprietà di un sistema. In fisica si considerano emergenti, ad esempio, proprietà e fenomeni che si manifestano su scala macroscopica ma non a livello microscopico. In questa prospettiva si possono considerare emergenti l’attrito, la viscosità, l'elasticità, pressione e temperatura, la propagazione delle onde sonore. L’attrito emerge dall’organizzazione degli atomi/molecole in superfici di contatto, la pressione dagli urti e la temperatura dall’energia cinetica media di atomi/molecole (queste ultime sono proprietà che emergono localmente), in una corda tesa opportunamente messa in movimento emerge il fenomeno della propagazione di un’onda in una direzione diversa da quella in cui si muovono gli elementi di materia (agenti) (Resnick e Wilensky,1998). Ciò che è emergente e ciò che viene considerato entità semplice dipende comunque dal quadro teorico. In fisica il campo elettrico è entità fondamentale se ci si muove nel quadro della meccanica classica, è una variabile collettiva in un quadro che considera i fotoni (Redish 2004). Nelle neuroscienze memoria e processi cognitivi possono essere considerati emergenti dalle connessioni neuronali (Bar-Yam, 1997). In economia il rendimento di mercati finanziari emerge dalle azioni dei traders (Lillo et al, 2005). Uno stesso paradigma interpretativo permette la modellizzazione di fenomeni emergenti in campi differenti (Marsili, 2003). Va però riconosciuto che il grado di complessità dei sistemi trattati in fisica ed in socio-economia è differente: in fisica i sistemi sono formati si solito da molte unità microscopiche semplicemente interagenti mentre nelle scienze socioeconomiche l’interazione può avvenire in diversi livelli con gruppi di unità che rivelano una struttura gerarchica più complessa. Le basi teoriche del progetto Colui che apprende può essere analizzato in una prospettiva di tipo ‘microscopico’, facendo riferimento ai risultati della ricerca in campo neurologico (framework teorico delle neuroscienze): in questa prospettiva vengono studiati i meccanismi biologici che determinano i comportamenti umani, ogni evento cognitivo (connessione, attivazione, flusso di informazioni) viene riportato al funzionamento delle reti neurali nel cervello2 (Bar-Yam, 1997). Può essere anche visto in una prospettiva mesoscopica3 (framework teorico di carattere cognitivo), in cui vengono analizzate variabili collettive di medio livello: i concetti, come si formano, come si modificano, come si strutturano in reti, in termini di set di strutture cognitive, di pattern di associazioni (Redish, 2004; diSessa, 2004, 1993; Minstrell, 1992). Infine può essere presa in esame una prospettiva ‘macroscopica’ al comportamento del soggetto che apprende, cioè si analizzano costruzione, stato ed evoluzione delle rappresentazioni (Johnson-Laird, 1983; Vosniadou e Ortony, 1989; Greca e Moreira, 2000). Ciò che viene appreso, ovvero il contenuto disciplinare, in questa sede è analizzato nel quadro dell’Educational Reconstruction (Kattmann e al.,1995), che mette in relazione analisi dei contenuti disciplinari, caratteristiche cognitive di colui che apprende e risultati delle ricerche sui processi di insegnamento/apprendimento condotte precedentemente sul contenuto. Risultato dell’analisi è la costruzione di prototipi di 2 “Varie forme dell’elaborazione delle informazioni, compreso l’apprendimento di associazioni, quadri di riconoscimeno, creatività, individualità e coscienza possono essere discussi nel contesto dei modelli delle reti neurali”, p371 Bar-Yam 1997 I connessionisti propongono un modello per i concetti: sarebbero non “rappresentazioni mentali” localizzate, ma pattern di attivazione che emergono durante l’attività delle reti neurali (Rumelhart, Smolensky, McClelland, e Hinton, 1986) 3 Con il termine mesoscopico si intende un livello intermedio fra il microscopico ed il macroscopico. La scala mesoscopica si ha ad un livello intermedio fra l'oggetto ordinario e l'atomo, tra un millimetro ed un nano-metro. E’stato trovato che per molte idee della fisica è didatticamente utile dare una spiegazione a questo livello. Esempio sono il caso dell’attrito fra superfici lisce e della pressione nei liquidi. In un approccio mesoscopico si utilizzano un certo numero di “elementi” microscopici considerandoli ‘agenti’ nel sistema. ( Besson e Viennot 2004) 6 Capitolo 1 sequenze di insegnamento/apprendimento (Teaching Lerning Sequences) da sperimentare sul campo (Teaching Experiment). Il sistema nel quale colui apprende agisce- nella visione epistemologica del costruttivismo socio-culturale4 (Varisco, 2004; Otero, 2004) - è rappresentato dal mondo in cui vive, nel quale osserva, ipotizza, costruisce in prima istanza autonomamente concetti ed il sistema sociale nel quale interagisce con i suoi pari, in situazioni di confronto/contrattazione quotidiane non strutturate e con le agenzie educative quali la famiglia, la scuola, la società (attraverso i media di comunicazione), che permettono una costruzione di significati cooperativa. Per quanto concerne l’apprendimento scientifico, la scuola rappresenta la principale componente del sistema ‘ambiente’ ed è preciso compito della ricerca in didattica analizzare lo stato dell’arte e sviluppare approcci didattici innovativi efficaci (Duit e Komorek, 2004). Nei paragrafi che seguono vengono presentati i modelli mentali e la strategia didattica della modellizzazione, il modello cognitivo nell’ambito della conoscenza e della strutturazione della conoscenza in fisica, il quadro di riferimento per la progettazione e per la sperimentazione didattica ed infine le motivazioni teoriche che portano alla scelta delle strategie didattiche. 1.1 Modelli mentali e modellizzazione La costruzione di un ambiente di insegnamento/apprendimento prevede la scelta consapevole di strategie didattiche5. La strategia usata nell’approccio descritto in questo lavoro è quella della modellizzazione, intesa come “quel processo che facilita la 4 Il costruttivismo è una teoria epistemologica che consente di sviluppare un quadro teorico per la didattica. Nato come evoluzione del cognitivismo ( che sulla base positivista di una realtà retta da leggi conoscibili considerava i processi cognitivi attraverso la metafora dell’elaboratore di informazioni), considera “le realtà” soggettive e dipendenti dall’attività dell’osservatore e la conoscenza come prodotto di una costruzione attiva del soggetto. Esistono diverse correnti costruttiviste. In pedagogia è possibile analizzare il pensiero di alcuni studiosi individuando diverse correnti costruttiviste. Si parla di costruttivismo interazionista per Piaget e Ausubel, che considerano l’interazione del soggetto (e dei suoi schemi mentali più interni) con i dati provenienti da un non meglio definito ambiente esterno, mentre si parla di costruttivismo socio-culturale per Vygotskij e Leont’ev che considerano l’apprendimento come un processo di costruzione di significati socialmente negoziati. (Varisco, 2004) 5 Con il termine “strategia didattica” intendiamo l’insieme delle modalità di gestione e delle risorse che un educatore utilizza in modo pianificato all’interno di un contesto pedagogico, per attivare il processo di insegnamento/apprendimento. 7 Le basi teoriche del progetto costruzione di un modello mentale che aiuterà la comprensione dei modelli fisici” (Greca e Moreira , 2002). I modelli ed il processo di modellizzazione sono componenti fondamentali sia dell’attività cognitiva del singolo che dell’indagine scientifica. I modelli mentali entrano nel campo della didattica nel 1983, anno in cui vengono pubblicati due importanti contribuiti relativi a due programmi di ricerca: il testo “Mental Models” di P. JohnsonLaird, che fornisce una teoria generale per fenomeni cognitivi quali il ragionamento deduttivo e la comprensione del discorso e “ Mental Models” edito da Gentner e Stevens, che punta l’attenzione sulla conoscenza nell’ambito dei fenomeni fisici, introducendo per il temine modello mentale il significato seguente: un tipo di rappresentazione della conoscenza che è implicito, incompleto, impreciso, incoerente con la conoscenza normativa nei vari ambiti, ma è utile, poiché risulta essere uno strumento esplicativo e predittivo potente per l’interazione del soggetto con il mondo, e una fonte di conoscenza affidabile, che proviene dall’esperienza percettiva e manipolativa del soggetto con il suo mondo. (Barquero 1995, riportato in Greca e Moreira, 2000 ) Il modello alla “Norman” è quindi una rappresentazione personale, una sorta di simulazione mentale della realtà (Greca e Moreira, 2000), che contiene relazioni strutturali fra i componenti che ne determinano i processi evolutivi del tipo ‘se …allora’ (Vosniadou e Ortony, 1989). Ad esempio, per costruire il modello di come funziona una bicicletta, bisogna in primo luogo distinguere i componenti del sistema (ruote, catena, pedali, possibili stati della ruota, …), poi stabilire le relazioni fra i componenti che permettono alla bicicletta di cominciare a muoversi e quindi questi ci porteranno a correre sulla bicicletta senza cadere. I modelli costruiti dai diversi individui per lo stesso sistema possono contenere elementi differenti, che caratterizzano il funzionamento del sistema a vari livelli, nel caso della bicicletta c’è chi usa solo elementi concreti e visibili (i pedali, le ruote,…) e chi usa elementi astratti quali l’azione giroscopica delle ruote (Piaget, 1930). La caratteristica saliente della teoria di Johnson-Laird è che il modello mentale sia una rappresentazione analogica della realtà. Nell’esempio della bicicletta immaginiamo nella nostra mente un sostituto della bicicletta, che ci farà prevedere cosa succederà quando la catena si romperà, senza avere specificato ogni relazione fra 8 Capitolo 1 catena, pedali, ruota. Per Johnson-Laird i modelli mentali sono ‘working models’ di situazioni o di eventi la cui manipolazione mentale ci rende capaci di capire, spiegare e prevedere il comportamento di un fenomeno. Ma cosa è un modello in fisica? In una definizione risalente ai primi anni della ricerca sui modelli Hestenes (1987), descrive il termine ‘modello’ in fisica come il surrogato di un oggetto, la rappresentazione concettuale di una cosa reale. I modelli in fisica sono modelli matematici, che significa che le proprietà fisiche sono rappresentate nel modello da variabili quantitative. Questa definizione potrebbe portare a pensare che solo chi ha competenze matematiche, e quindi sostanzialmente adolescenti ed adulti, possa sviluppare modelli fisici della realtà. Ciò non è verosimile e la definizione, che chiama in causa solo la matematica, negli anni è stata superata e sviluppata individuando forme differenti di rappresentazione, che possono andare dal materiale, attraverso l’uso di oggetti, al simbolico, attraverso rappresentazioni intermedie che possono essere gestuali o testuali e che usano linguaggi verbali, quali la lingua parlata e iconici, come immagini, diagrammi, mappe (Boulter, 2000). Perché un modello mentale possa essere considerato un modello scientifico deve essere caratterizzato da un certo livello di precisione, ed avere una consistenza interna. I modelli scientifici possono essere caratterizzati da diversi gradi di approfondimento ed usare varie strategie di ragionamento. Un esempio che chiarisce ciò è riportato da Clement (2008) e riguarda i livelli di conoscenza e modellizzazione nello studio dei gas. Da una livello base in cui viene costruito il modello puramente descrittivo del comportamento macroscopico di un gas attraverso osservazioni e misure di cambiamenti di pressione quando il gas viene scaldato, si può passare alla costruzione di un modello scientifico che include la descrizione matematica del comportamento. Ma mettere insieme una serie di osservazioni empiriche non basta a comprendere il perchè del meccanismo descritto. Si inserisce a questo livello un passaggio creativo, nel quale lo scienziato, introducendo l’idea dell’esistenza di particelle che urtano elasticamente, costruisce quello che Clement chiama un explanatory model, un modello che non solo ha capacità descrittive e predittive, ma permette di spiegare come un gas si comporta e perché si osservano dei cambiamenti di pressione al variare della temperatura. Questo 9 Le basi teoriche del progetto tipo di modello è usato dagli esperti ed è parte integrante del sistema ipotetico-deduttivo formale che caratterizza una teoria scientifica. I quattro livelli di conoscenza usati nella scienza (Clement 2008) LIVELLO Teorie Osservazioni ESEMPIO: studio dei gas 4. Principi teorici formali Principi della termodinamica 3. Explanatory model Modello delle particelle che urtano elasticamente 2. Descrizione qualitativa o matematica di regolarità nelle osservazioni, che include leggi empiriche PV=kT (che si riferisce a quadri di osservazioni provenienti da apparati di misura) 1. Dati di livello base: osservazioni Misura del cambiamento di pressione di un gas scaldato La validità di un modello è spesso legata alla sua funzionalità che a volte è connessa al mezzo di rappresentazione usato (Papaevripidou, et al., 2007). Oggi esistono molti mezzi per costruire e comunicare i modelli agli altri, oltre al linguaggio parlato, al disegno e alla matematica, è possibile usare le tecnologie informatiche per costruire grafici (anche in tempo reale), animazioni e ambienti di modellizzazione. La selezione di mezzi appropriati per la rappresentazione, per quanto il tipo di rappresentazione sia più o meno appropriato per la modellizzazione del fenomeno specifico, dipende dalla disponibilità di mezzi e dalla loro usabilità in un contesto, ovvero dalla familiarità che lo studente ha o può sviluppare con quei mezzi. I modelli, in sintesi, sono la rappresentazione di un fenomeno: un oggetto, un evento, un processo, un sistema o un’idea; funzionano trasferendo o facendo una mappa delle somiglianze fra il modello ed il fenomeno. Sono di diverso tipo, con statuti ontologici differenti: i modelli mentali sono la rappresentazione personale e privata, inaccessibile agli altri, e si traducono in modelli espressi quando vengono comunicati agli altri. I modelli espressi possono essere ephemeral, se personali o consensus model se condivisi da un gruppo sociale: il consensus model della comunità degli scienziati è il modello scientifico, il modello costruito in un gruppo classe è il class consensus model (Boulter, 2000). Gli insegnanti, in classe usano versioni semplificate dei modelli scientifici: i modelli curriculari, che vengono supportati dai modelli di insegnamento, a 10 Capitolo 1 volte chiamati anche ibridi perché fondono le caratteristiche di diversi modelli storici (Justi e Gilbert 1999). In un modello devono essere considerati aspetti strutturali, aspetti di comportamento e aspetti che ipotizzano un meccanismo di funzionamento (causali). I modelli sono essenziali sia come contenuti prodotti dalle scienze che come processi di avvio alla comprensione scientifica del mondo. Nella scuola primaria è essenziale che i bambini vengano introdotti al modello scientifico, ma è importante che comprendano lo scopo e le limitazioni del modello che stanno imparando e che si attivino nell’usare modelli e nel costruirne di propri. Proprio per questo la costruzione di modelli in una classe di scuola primaria deve porre fortemente l’attenzione sul modello ephemeral dei bambini, ed attraverso la sua discussione mirare alla condivisione del modello scientifico. L’uso del linguaggio e lo sviluppo delle capacità di argomentare è uno degli obiettivi principali nella scuola primaria e la contrattazione del modello può essere d’aiuto. È stato trovato (Driver et al., 1996) che bambini cominciano con un ragionamento di tipo descrittivo, basato sul fenomeno (quando le loro idee non sono differenti da quello che vedono nell’esperimento), passano poi ad un ragionamento basato sulle relazioni (quando pensano che si possa trovare una prova definitiva) e solo in pochi casi passano ad un ragionamento basato sulla modellizzazione, riconoscendo che la teoria che avevano prodotto va cambiata alla luce delle nuove evidenze. Ciò non toglie però che quello della scuola primaria sia il tempo giusto per introdurre i bambini alle norme socioscientifiche che guidano la pratica contemporanea (Kawasaki e Herrenkol, 2004), solo attraverso il confronto con la fenomenologia e la sperimentazione il bambino può rendersi attore attivo della conoscenza, produrre e valutare spiegazioni piuttosto che accettare passivamente conclusioni tratte da altri. Le attività didattiche mirate alla apprendimento che hanno modellizzazione sviluppano percorsi di le caratteristiche tipiche dell’indagine scientifica: esplorazione, sintesi, previsione (Gilbert e Rutherford, 1998; Linn, 2003). L’apprendimento basato sulla modellizzazione condivide la prospettiva delle teorie costruttiviste dell’apprendimento (von Glasersfeld, 1994; Harel e Papert, 1991): si assume che colui che apprende costruisca modelli mentali di fenomeni in risposta a particolari compiti di apprendimento, generando previsioni e spiegazioni, analogamente a quanto si osserva nella comunità scientifica in cui si sviluppano e testano ipotesi (Clement et al, 1989). 11 Le basi teoriche del progetto I compiti di apprendimento non sono necessariamente compiti scolastici, poiché l’apprendimento non è legato solo all’istruzione, ma ad una esigenza intrinseca nella natura umana. Secondo von Glasersfeld il ragionamento è un’attività personale e colui che ragiona costruisce il suo modello. Qualche decennio prima, si trova traccia della stessa opinione nei lavori di Morton Deutsch6 che nel 1951 dichiara “l’uomo pensa per modelli”. Wittgenstein nel 1961 dice che la gente immagina/visualizza i fatti che osserva per se stessa ed i modelli sarebbero questa visualizzazione della realtà. In questa prospettiva nasce la necessità di tenere in considerazione i modelli che gli studenti hanno al momento dell’istruzione codificata, non tacciandoli semplicisticamente di ‘ingenuità’, come è stato fatto fino alla metà degli anni ’80, ma considerandoli come un primo livello del processo di modellizzazione. Il punto di arrivo di un percorso di modellizzazione è la costruzione da parte dello studente di un personale modello, non necessariamente isoforme al modello scientifico, caratterizzato dal linguaggio simbolico/matematico, ma condiviso con il gruppo sociale con cui si interagisce, ciò è vero soprattutto nella scuola di base. 1.2 Il modello cognitivo Il modello precedentemente descritto può essere interpretato come un’analisi a livello macro dell’attore/studente. Per passare al livello meso si può rilevare che la costruzione di conoscenza può avvenire a partire da conoscenze precedenti per estensione, elaborazione e trasformazione, attraverso l’attivazione di risorse (Redish, 2004) che già esistono e che vanno identificate. Le strutture cognitive che sono state studiate includono il ricordare, il connettere, il compilare e diramare l’attivazione, il controllare. Il ricordare è legato alle strutture atte a conservare in memoria, nelle sue due componenti: memoria di lavoro (breve), labile e temporanea e la memoria a lungo termine, stabile e duratura. Conservare qualcosa nella memoria a lungo termine può essere difficile ed impegnativo, ma anche il funzionamento della memoria breve è collegato ad essa. La memoria breve viene attivata quando si sta pensando a qualcosa ed è in grado di gestire solo poche unità (chunks), le ricerche di Miller affermano che 6 Morton Deutsch è considerato il fondatore della moderna teoria sulla risoluzione dei conflitti (teoria e pratica). 12 Capitolo 1 questo numero è 7±2, ricerche più recenti lo stabilizzano intorno a 3, in realtà dipende dal contesto, dalla natura della sequenza da memorizzare e dalla possibilità di associarla a qualcosa di già noto. Ciò succede perché la struttura principale nell’attivazione della memoria è l’associazione. Il numero di chunks che una persona riesce ad attivare non dipende comunque solo dalla rilevanza delle possibili associazioni, ma anche dalla ‘qualità’ e ‘quantità’ delle informazioni presenti nella memoria a lungo termine. Quando gruppi di elementi di conoscenza, fatti, processi, sono facilmente usabili, si dice che sono ‘compilati’ ovvero, in analogia con il linguaggio informatico, sono già stati tradotti in linguaggio macchina e quando si deve far girare il programma non è necessario tradurre linea per linea, operazione che rallenta di molto l’esecuzione del programma. Molte delle difficoltà degli studenti sono legate a questa fase di compilazione. Un esperto può fare riferimento ad un alto numero di grandi blocchi di conoscenza compilata, mentre un novizio può contare su pochi blocchi; entrambi possono risolvere lo stesso problema, ma l’esperto lo farà più velocemente. L’attivazione di una risorsa di norma conduce all’attivazione di un insieme (cluster) di risorse correlate in un quadro (pattern) che può essere chiamato “schema” o “modello mentale”, nella definizione seguente: Modello mentale: un set di elementi (cognitivi) correlati che si mettono insieme per rappresentare qualcosa. Tipicamente si usa un modello per ragionare attraverso di esso o per calcolare, manipolando mentalmente le parti del modello per risolvere qualche problema. (D’Andrade, 1995, pag 151) L’attivazione di una risorsa in presenza di uno stimolo dipende dallo stimolo stesso, ma anche dai quadri di attivazione già esistenti quando lo stimolo viene presentato. Le risorse, organizzate in strutture, schemi e modelli vengono ricreate al bisogno attivando il minor numero possibile di elementi della memoria a lungo termine. L’ultima fase del percorso cognitivo è rappresentata dal controllo, al cui funzionamento sono legati attenzione, dipendenza dal contesto e decisioni orientate ad un obiettivo. Per completare il quadro teorico occorre individuare le risorse che sono rilevanti nel caso della costruzione delle conoscenze in fisica. Negli anni ’80 i pezzi di conoscenza autonomamente costruiti erano denominati misconception in un quadro in cui queste farebbero parte di un struttura cognitiva (naive theories Mc Closkey, 1983; Vosniadou e Brewer, 1992) che è in disaccordo con il sapere esperto. Le misconception sono stabili e resistenti ai cambiamenti. 13 Le basi teoriche del progetto Oggi si tende a considerare blocchi elementari di conoscenza di base, più delimitati ma con un’applicabilità più estesa e generale, la cui correttezza dipende dal contesto in cui vengono usati. diSessa nel 1993 ha proposto un modello che identifica un insieme di schemi e di risorse chiamate primitive fenomenologiche (p-prim) che sono delle convinzioni sul funzionamento del mondo fisico che lo studente considera ovvie ed irriducibili e la cui origine va cercata nella riorganizzazione della conoscenza intuitiva. Sono primitive nel senso che non sono ulteriormente divisibili. Le p-prim sono le stesse, quello che le rende produttive o improduttive è l’organizzazione e la contestualizzazione. Una p-prim usata molto diffusamente è “più vicino più forte”, o anche “più vicino di più”. Il blocco è usato, ad esempio, quando uno studente deve trovare una spiegazione alla temperatura maggiore nella stagione estiva, in questo caso è riconoscibile nell’asserzione “la Terra è più vicina al Sole” e si rivela improduttiva, ma in altri contesti, ad esempio nel caso in cui si tratta della forza elettrica, o della luminosità al variare della distanza dalla sorgente, risulta produttiva. diSessa non distingue p-prim concrete ed astratte, questa distinzione si trova nel lavoro di Redish che si riferisce alle primitive concrete come sfacettature di conoscenze (facet of knowledge) (Minstrell, 1992), ed alle p-prim astratte come reasoning primitive. Nell’esempio dell’estate/inverno “più vicino più forte” sarebbe una reasoning primitive, mentre “quando c’è caldo sulla Terra siamo più vicini al Sole” è una facet. Perché i blocchi elementari di conoscenza diventino rappresentativi di un concetto lo studente deve effettuare un’elaborazione che coinvolge l’integrazione delle nuove informazioni e l’estensione delle precedenti. Un concetto è un sistema organizzato strutturalmente, che coordina l’attivazione e l’uso di molti elementi nel contesto. Acquisire un concetto significa coordinare molti elementi in molti modi, per far ciò è necessario costruire delle strutture associative, per la cui interpretazione, diSessa e Sherin (1998) hanno introdotto il concetto di classe di coordinazione (coordination class), come: uno specifico insieme di conoscenze e strategie (set di modi) che permette di leggere (vedere) particolari classi di informazioni dal mondo. Possedere un concetto significa essere in grado di ‘vedere’ le informazioni che lo definiscono in una varietà di situazioni. Non tutti i concetti sono classi di coordinazione, 14 Capitolo 1 lo sono la posizione di un oggetto e quantità fisiche come la forza. Ad esempio le informazioni rilevanti che definiscono la classe di coordinazione ‘forza’, sono: punto di applicazione, intensità, direzione; per la posizione di un oggetto invece è necessario coordinare la localizzabilità dell’oggetto e la sua esistenza. Una classe di coordinazione ha una sua struttura architettonica, una persona che la utilizza lo fa usando due meccanismi, che possono essere considerati anche come due differenti sotto-classi di conoscenza: la readout strategy e il causal net. Nella readout strategy il soggetto utilizza un set di risorse che gli permette la lettura delle situazioni fenomenologiche facendo avvenire la selezione delle informazioni rilevanti nella descrizione del fenomeno, trasformando le informazioni sensoriali in dati significativi, mentre nel causal net il soggetto opera inferenze sulle informazioni rilevanti e sulle associazioni. Ad esempio per vedere l’intensità di una forza il soggetto ‘osserva’ massa ed accelerazione ed ‘inferisce’ la forza come prodotto fra massa d accelerazione. Un individuo può essere in grado di gestire strategie di readout ma non possedere causal net. Ciò è evidente nell’esempio piagettiano che coinvolge il concetto di tempo: la situazione che si propone presenta il movimento di due treni che partono dallo stesso punto nello stesso istante si muovono a velocità differente, il treno blu continua a muoversi dopo che il treno rosso si è già fermato. Un bambino è in grado di leggere le informazioni rilevanti che gli permetteranno di dire che partono insieme, che il treno blu si muove ancora quando quello rosso si è fermato e che il treno rosso era fermo quando il treno blu si è fermato. Ma dirà anche che il treno rosso si è mosso per più tempo di quello blu. Un adulto considerando le informazioni sull’istante di partenza e su quello di arrivo, inferisce sui tempi di permanenza in moto dei due treni, ma alcuni bambini possono non farlo, poiché non sono in grado di trasformare le informazioni usando la rete di causalità. 15 Le basi teoriche del progetto La teoria delle classi di coordinazione fornisce un modello per il cambiamento concettuale (conceptual change7), infatti benché preveda che nella costruzione di nuovi concetti vengano creati elementi interamente nuovi, assume e tiene in conto che la conoscenza precedente può contribuire od ostacolare la costruzione (diSessa e Sherin, 1998; Levrini e diSessa, 2008). Nel cambiamento concettuale sono individuabili due processi: l’incorporazione e la sostituzione. Nell’incorporazione alcuni elementi di conoscenza precedente vengono richiamati ed usati in alcune circostanze (e non in altre), nella sostituzione elementi dismessi della conoscenza precedente possono sovrapporsi in maniera non appropriata al funzionamento della classe di coordinazione. Ad esempio nel caso della forza, lo studente può determinare l’esistenza e l’intensità di una forza usando l’inferenza “se c’è moto c’è forza”, ciò è inesatto e l’inferenza va sostituita almeno da “cose che si muovono costantemente”. La teoria delle classi di coordinazione ipotizza anche due difficoltà, che lo studente incontra nel creare la classe: lo span e l’alignment. Sono legate all’abilità di transfer, ovvero l’utilizzo dell’idea in contesti nuovi. Lo span riguarda il possedere le risorse concettuali che permettono di operare nei vari contesti, ad esempio nel caso della forza sia nel caso di un oggetto lanciato che nel caso di un libro fermo su un tavolo. L’alignment riguarda la capacità di determinare in diverse circostanze le stesse informazioni caratteristiche del concetto, ovvero “ciò che si vede” non deve cambiare se cambiano i modi di vederlo8. Questa capacità può rivelarsi difficoltosa. Nell’esempio della forza lo studente può vederla correttamente in date circostanze, tipo quelle in cui si ha movimento, mentre non è in grado di vederla in situazioni statiche. Va tenuto in conto anche che ‘le p-prim coordinano’, ovvero che il causal net iniziale è, sostanzialmente legato all’uso di meccanismi che si identificano nelle p-prim. Le classi di coordinazione, nel commento di Redish, sono strutture labili e dinamiche, dotate di link associativi che possono essere deboli o forti: quando una persona opera la 7 I termini ‘conceptual change’ si traducono letteralmente con ‘cambiamento concettuale’, ma non è possibile dare una definizione univoca di cosa esprimano se non si definisce il quadro di riferimento e cosa si intende per ‘concetto’. Esistono diversi modelli che descrivono il cambiamento concettuale. Se si pensa alla conoscenza come una rete semantica, in cui i concetti sono dei nodi multi-connessi, si possono individuare diversi tipi di cambiamento: si possono aggiungere o eliminare nodi, connessioni o tipi di connessione fra i nodi, alterare profondamente la struttura della rete. Il cambiamento concettuale può quindi essere visto quindi sia come un fenomeno evolutivo, in cui si ha un accrescimento/modifica di informazioni che rivoluzionario, con un cambiamento drastico di teorie (diSessa e Sherin,1988; Wiser e Amin, 2001) 8 è anche detto invaricance 16 Capitolo 1 transizione da una concezione ingenua a quella esperta è più corretto dire che la classe di coordinazione si è evoluta piuttosto che sia stata creata dal nulla. Le classi di coordinazione, così pensate sono utili per discutere la transizione da un ragionamento di tipo modulare ad uno basato sui modelli. L’expertise infatti è semplicemente legata alla riorganizzazione ed alla capacità di contestualizzare i pezzi di conoscenza. 1.3 Il modello dell’Educational Reconstruction ed il Teaching Experiment Il modello dell’Educatonial Reconstruction (ER), sviluppato a partire dalla metà degli anni ’90 da un pool di ricercatori (Kattmann et al 1995, Duit et al 2005, Duit 2007) risponde alla richiesta di amalgamare due filoni di ricerca in didattica delle scienze: il pedagogico, di stampo europeo che pone l’attenzione sul miglioramento della pratica dell’insegnamento, e l’empirico, di stampo americano, orientato agli specifici risultati di apprendimento dell’organizzazione dei contenuti ed al curriculum. In seno al filone europeo, è stata espressa l’esigenza di ripensare anche i contenuti (Fensham 2001): in questo contesto si stabilizza il modello dell’”Educational reconstruction”, combinando la tradizione ermeneutica9 sui contenuti scientifici con un approccio costruttivista all’insegnamento/ apprendimento. Nel modello si affianca l’analisi epistemologica del contenuto disciplinare all’analisi delle concezioni che gli studenti possiedono riguardo al contenuto, nell’intento di fornire una base per la progettazione delle situazioni di apprendimento che migliorino la comprensione dei concetti scientifici e sviluppino la scientific literacy. Perché si possa sviluppare un insegnamento riguardo ad un particolare contenuto è necessario in prima istanza analizzare il contenuto disciplinare dal punto di vista epistemologico (genesi, funzione e significato dei concetti), considerandolo all’interno del contesto socioculturale (implicazioni etiche, sociali, …). L’osservazione principale è che un contenuto scientifico non può essere direttamente trasferito dal contesto della scienza esperta al contesto didattico, e non può essere solo semplificato o ridotto (come spesso avviene nella prassi didattica) per essere reso accessibile agli studenti. Nel modello ER il processo su cui si fonda l’analisi del contenuto a livello esperto per la sua traduzione didattica è quello dell’elementarizzazione, nel quale si costruisce il 9 L'ermeneutica è la metodologia dell'interpretazione (dal greco ερµηνευτική [τέχνη] - [l'arte del] interpretazione,), l’assunto filosofico di base è che non esistono fatti, ma solo interpretazioni. 17 Le basi teoriche del progetto nucleo di concetti elementari utili alla costruzione del contenuto disciplinare da insegnare. L’approccio epistemologico di stampo costruttivista del modello ER (Duit e Treagust, 1998) si palesa sia dal lato dello studente, di cui vengono prese in carico le concezioni, che dal lato della conoscenza scientifica, che è vista come una costruzione umana (Abd-El-Khalick, e Lederman, 2000). Nel presupposto che lo studente costruisca la sua conoscenza sulla base di quanto già sa, le concezioni ingenue non sono viste come ostacoli all’apprendimento e vengono quindi analizzate con l’intento di individuarne i tratti salienti utili all’apprendimento, perché possono fornire all’insegnante elementi per la ricostruzione scientifica del contenuto. Riguardo al secondo aspetto la conoscenza scientifica come costruzione umana porta a presumere che non esista una struttura di contenuti “vera” in una particolare area e che quella comunemente chiamata “scientifica” è il modello di consenso di una particolare comunità scientifica. In altre parole nell’ER “la conoscenza scientifica va ricostruita da una prospettiva didattica” (Duit,2007). Dal punto di vista procedurale l’ER si sviluppa su tre fronti: sul fronte dei contenuti (si attua l’analisi dei contenuti), sul fronte degli studenti (di cui si analizzano le rappresentazioni mentali), sul fronte della sperimentazione didattica (progettazione, sperimentazione e valutazione). Il processo dell’Educational Reconstruction (Duit e Komorek 2004) 18 Capitolo 1 Si può effettuare la valutazione dei percorsi didattici usando il Teaching Experiment (TE). In origine il TE è un metodo di ricerca che simula in situazione laboratoriale ciò che può accadere in un contesto scolastico reale. Sviluppato in ambito di ricerca in didattica della matematica (Steffe, 1983) è stato successivamente esteso nella didattica delle scienze (Katu, Lunetta e van den Berg, 1993) ed utilizza elementi metodologici quali il Dialogo Socratico e l’intervista clinica di stampo piagettiano, che oltre alla originale funzione di analisi del pensiero dello studente assumono lo status di metodologie didattiche poiché vengono usati all’interno di situazioni di insegnamento/apprendimento strutturate. Il ricercatore svolge contemporaneamente il ruolo di docente e di intervistatore provvedendo come intervistatore ad interpretare i quadri concettuali degli studenti e come docente a sviluppare attività didattiche, che attraverso la discussione socratica e l’intervista portino lo studente a sviluppare consapevolmente le proprie concezioni. Le attività didattiche coinvolte nel Teaching Experiment non si sviluppano in maniera estemporanea, ma seguendo una sequenza (Teaching Learning Sequence), strutturata in modo da tenere conto sia dell’analisi del contenuto che dei risultati precedentemente trovati dalla ricerca in didattica. La Teaching Learning Sequence (TLS), una volta sperimentata e validata nel Teaching Experiment deve poter essere usata nelle attività didattiche consuete. 1.4 Linee guida per la scelta delle strategie didattiche La scelta delle strategie didattiche ha alla base l’adesione ad un quadro teorico per l’apprendimento, a sua volta fondato su teorie della conoscenza e presuppone una riflessione sulle risorse materiali da utilizzare, le risorse cognitive che devono essere attivate e sulle modalità attraverso cui l’apprendimento si sviluppa. 1.4.1 L’apprendimento visto nel contesto sociale Quando si sviluppa una TLS nel contesto della tradizione costruttivista va tenuto in conto che l’evoluzione dei concetti nell’ambito scientifico oltre che in una prospettiva cognitiva (Piaget, 1937; Ausubel, 1968; diSessa, 1998) va analizzata anche in un prospettiva di tipo socio culturale (Vygotsky, 1934). 19 Le basi teoriche del progetto Piaget ed Ausubel nell’analizzare i processi di apprendimento, hanno privilegiato la matrice biologica, l’interazione con il mondo fisico e la dimensione cognitiva dei processi stessi, trascurando i contesti sociali, reali, formali e informali, scolastici ed extrascolastici, nei quali quotidianamente si apprende. Superando l’impostazione che vede la conoscenza spontanea come estranea al processo di formazione (secondo Vygotsky, Piaget “sembra dominato dall’idea che si debba conoscere il pensiero del bambino come si deve conoscere il nemico per combatterlo con successo”, p.111), si può leggere nell’approccio di Vygotsky una valenza innovativa che vede la conoscenza spontanea e quella scolastica non come entità separate e critiche per lo sviluppo reciproco, e riconosce il ruolo di mediazione nello sviluppo della conoscenza ‘scolarizzata’ (Otero, 2004), cioè quella conoscenza che si sviluppa nell’interazione con i sistemi culturali e sociali (già individuati in questa sede come ‘ambiente’): l’interdipendenza dei concetti scientifici e spontanei è un caso speciale in una materia molto più vasta: la relazione fra l’istruzione scolastica e lo sviluppo mentale del bambino (p120). Secondo Vygotsky l’istruzione scolastica e lo sviluppo dei concetti nel bambino non sono due operazioni coincidenti: l’istruzione precede lo sviluppo del concetto. Lo sviluppo mentale del bambino può essere misurato in termini di ciò che il bambino può fare quando è assistito, non quello che già sa o sa fare. Fra quello che il bambino sa già fare e ciò che può imparare con la dovuta strutturazione (scaffolding) vi è la Zona di Sviluppo Prossimale (ZPD), cioè quell’ ambito nel quale l’educatore può aiutare lo studente a creare conoscenza. Nella ZPD lo studente riesce a svolgere compiti che non sarebbe in grado di svolgere da solo, con lo scaffolding di un adulto o in collaborazione con un pari più capace, attraverso la mediazione degli scambi comunicativi. Le potenzialità della sfruttate Zona di Sviluppo Prossimale possono quindi essere avvalendosi del concetto di mediazione. Quando uno studente sviluppa conoscenza in ambito scolastico usa due tipi di mediazione: la mediazione di concetti e di artefatti. La mediazione di un concetto per mezzo di un altro si ha, ad esempio, quando lo studente sfrutta la sua comprensione del mondo per trasformare le parole usate dalla comunità scientifica in significati a lui comprensibili; essa è una mediazione di carattere logico/linguistico. Il soggetto nel momento in cui interagisce socialmente 20 Capitolo 1 con gli altri, mediante il linguaggio, si appropria di nuovi strumenti cognitivi, che gli serviranno ad alimentare un agire linguistico interiore, che poi gli permetterà di risolvere in maniera autonoma problemi analoghi a quelli affrontati con gli altri. La mediazione degli artefatti culturali si ha ogni volta che si fa uso di schemi condivisi, modelli, apparati di laboratorio. In questa prospettiva va inserito l’uso dell’elaboratore che è diventato, negli anni, un potente strumento di mediazione, allorché funge da strumento di comunicazione, simulazione, misura, elaborazione, visualizzazione e modellizzazione. 1.4.2 L’importanza della visualizzazione Nell’accezione quotidiana visualizzare significa “rendere apprezzabile con la vista” (Devoto Oli), ma significa anche “formarsi un’immagine mentale” (Oxford Dictionary). La visualizzazione può essere riferita sia alla rappresentazione di informazioni riguardanti oggetti macroscopici reali sia alla loro rappresentazione simbolica, ma può riferirsi anche alla rappresentazione di informazioni di tipo numerico mediante grafici, tabelle, diagrammi. In questo contesto per visualizzazione intenderemo l’azione cognitiva attraverso la quale una persona si crea l’immagine mentale di un oggetto con il quale può interagire attraverso i sensi o di una struttura che non può percepire o ancora dell’andamento delle grandezze in un fenomeno fisico. Visualizzare quindi nel senso di utilizzare informazioni percettive o razionali ed elaborarle con il pensiero in modo che esse diventino un’immagine dinamica rappresentativa dell’oggetto/fenomeno. In ambito pedagogico si danno due significati alla visualizzazione, parlando di visualizzazione interna e visualizzazione esterna. Ci si riferisce alla visualizzazione esterna quando si usa la percezione, alla visualizzazione interna quando i risultati della percezione vengono rappresentati nella mente. La ricerca si è finora occupata soprattutto della visualizzazione esterna, giungendo alle conclusioni che un testo scritto, per sua natura di struttura lineare, offre un minor supporto allo sviluppo della visualizzazione, mentre le visualizzazioni in due dimensioni, diagrammi, modelli 3D statici supportano la visualizzazione di quei sistemi in cui si devono considerare soprattutto aspetti spaziali, nei casi invece in cui diventano significative le relazioni causali i mezzi più idonei sono la rappresentazione dinamica e la simulazione. In ambito educativo, però 21 Le basi teoriche del progetto non ci si può fermare alla individuazione dei mezzi opportuni per creare visualizzazioni esterne, è necessario favorire la formazione di visualizzazioni interne, mirando a sviluppare negli studenti capacità metavisuali. Il termine metacognizione si riferisce alla capacità di un individuo di riflettere sul proprio apprendimento in modo da essere capace di monitorarlo, integrarlo, estenderlo (Gunstone, 1994). Analogamente ci si riferisce alla metavisualizzazione quando l’individuo è in grado di riconoscere nella moltitudine di immagini con cui viene a contatto, quelle che sono significative per il suo apprendimento, ed usarle. L’esistenza di capacità metavisuali può essere basata su tre considerazioni. La prima è che esiste un’intelligenza spaziale10. Centrale per l’intelligenza spaziale è la capacità di percepire il mondo visibile accuratamente, per operare trasformazioni e modificazioni sulla propria esperienza visuale, anche in assenza di stimoli visuali (Gardner, 1983, pag.173). La seconda considerazione riguarda il meccanismo della memoria. Un individuo che ha capacità metavisuali deve essere in grado di distinguere quali immagini acquisire, come mantenerle in memoria, come richiamarle.11 Infine vanno considerate le relazioni che la visualizzazione ha con la formazione del pensiero. Secondo Peterson (1994)12, tali categorie sono quattro: 1. Ragionamento: ragionando si producono nuove immagini, ricombinando immagini già presenti (analogia visuale). Un esempio è lo sviluppo del modello di ondulatorio della luce che si è formato dopo il modello delle onde meccaniche. 2. Apprendimento di abilità gestuali: nell’imparare un’abilità gestuale connessa ad un preciso compito (ad esempio la taratura di una bilancia), l’individuo inizialmente produce una percezione visuale dei movimenti che sono necessari allo svolgimento del compito. Ciò avviene osservando il comportamento di un esperto. Questa percezione viene utilizzata per guidare i movimenti fino a che non si è sviluppata un’immagine mentale (che può condurre anche ad un’automatizzazione dei gesti). 10 Le capacità spaziali avrebbero sede nell’emisfero destro del cervello Il riferimento è al modello delle operazioni di memoria di Nelson e Narens (1994). 12 Riportato in Gilbert 2007 11 22 Capitolo 1 3. Comprensione di descrizioni verbali: la memoria visuale è distinta dalla memoria linguistica. Una visualizzazione può essere generata da una serie di proposizioni testuali, ad esempio uno studente può crearsi una visualizzazione degli atomi in un gas perfetto attraverso la descrizione del modello. Lo sviluppo di software di visualizzazione virtuale, fornendo direttamente una visualizzazione, può rendere obsoleto questo processo (Gilbert, 2007). 4. Creatività: nella costruzione delle immagini mentali è possibile una reinterpretazione del significato di immagini esistenti e/o il cambiamento del sistemi di riferimento in cui è contestualizzata un’immagine. La storia delle scienze è piena di esempi in cui i più grandi scienziati hanno fatto operazioni del genere: è il caso di Faraday, Maxwell, Tesla, Feynman (Shepard,1988). Una persona che ha sviluppato capacità metavisuali nell’area scientifica coordina capacità di visualizzazione generali ad una serie di conoscenze e di abilità che si riferiscono alle convenzioni scientifiche. La semiotica fornisce un modo per contestualizzare i codici rappresentativi di una particolare visualizzazione13. Gilbert (2007) ha rielaborato il triangolo semiotico di Ogden e Richards per fornire un quadro interpretativo delle capacità metavisuali. Nel triangolo di Ogden e Richards il significato è il concetto, contenuto mentale individuale ma anche collettivo che ha origine nel gruppo sociale, il significante è il 13 La semiotica è la disciplina che studia i segni ed i significati. Si occupa di comprender come si producono, come vengono riconosciuti e come vengono utilizzati i segni per pensare e per comunicare, ovvero del modo in cui i segni contengono e comunicano senso, significati, contenuti. (Buchler 1940) 23 Le basi teoriche del progetto segno che permette di strutturare la realtà del referente. Nella elaborazione di Gilbert, un consensus model ha relazioni con ciò che rappresenta (referente) e con il significato che evoca (modello mentale): gioca quindi il ruolo di significante, attraverso un insieme strutturato si segni e di regole. Le relazioni fra referente e modello sono governate dalla natura delle semplificazioni e delle assunzioni operate14 ed un modello si condivide rappresentandolo in un certo modo in analogia con la fonte che è rappresentativa dei fenomeni reali con cui si esperisce. Essere metacognitivamente capaci significa conoscere convenzioni, scopi e limitazioni del modello, ovvero ciò che esso può e non può rappresentare. Si possono sviluppare capacità metavisuali attraverso buone pratiche. Le buone pratiche devono seguire delle linee guida riguardanti la loro contestualizzazione nel curriculum e l’impostazione degli strumenti. Usando visualizzazioni di strutture complesse è buona norma partire da rappresentazioni regolari e geometricamente semplici, per procedere aumentando la complessità. Nella pratica della visualizzazione inoltre vanno sfruttate le potenzialità degli effetti della luce e del colore. La pratica della visualizzazione va correttamente e significativamente integrata in un curriculum, altrimenti rischia di diventare inappropriata. Lo studente va guidato in uno scenario di risoluzione di problemi, di situazioni sperimentali, in modo che la visualizzazione diventi uno strumento di pensiero (Rapp, 2007). Visualizzare è al tempo stesso un’azione personale e un’azione sociale: essere in grado di visualizzare significa essere in grado di descrivere per comunicare agli altri e di comprendere le altrui descrizioni e si visualizza attraverso l’interazione diretta con il mondo ma anche attraverso lo scaffolding. In questa prospettiva anche il computer può svolgere un ruolo di supporto. Rappresentare con immagini un modello “visuale” con l’ausilio di un software rappresenta un modo per interagire con l’immagine mentale che l’individuo si è costruita per rappresentare ed interpretare qualcosa che ha osservato o pensato. Il software può essere considerato un “interlocutore” il cui ruolo nelle ZPD può essere sia quello di pari più esperto, sia quello di insegnante. Rappresenta il pari esperto quando lo studente interagisce con esso liberamente, modificando ad esempio i parametri secondo 14 Nello sviluppo di modelli scientifici si producono spiegazioni per i fenomeni naturali, che non sono pronti in natura. Lo scienziato impone le proprie idee su quello che considera importante semplificando la complessità del mondo naturale, scegliendo fenomeni esemplari che possono aiutare la formazione di percezioni visuali di ciò che accade nella realtà. I modelli diventano funzionali se si riesce attraverso di essi a visualizzare entità, relazioni, cause, effetti nei fenomeni esemplari. 24 Capitolo 1 le sue ipotesi: la risposta del software può essere assimilata a quella di un pari che, conoscendo già le regole da applicare, anticipa o conferma quello che lo studente ha ipotizzato. Il software funge da insegnante quando suggerisce percorsi e guida l’esplorazione. Lo studente apprende dal software quando interiorizza il frutto dell’interazione sociale, quando cioè diventa capace di usare autonomamente gli stessi processi per i quali prima aveva bisogno di supporto. In conclusione nel processo di modellizzazione le capacità di visualizzazione giocano un ruolo importante. A seconda del tipo di fenomeno, agiscono come rappresentazione della realtà osservata o come idealizzazione di una realtà basata sull’astrazione. Ciò avviene ad esempio quando dall’osservazione macroscopica si passa alla visione microscopica (Gilbert, Boulter, Rutherford 2000), o quando si ricreano situazioni idealizzate, basti pensare a problemi di meccanica in cui si azzera l’attrito. La significatività della visualizzazione nella didattica delle scienze è stata confermata da ricerche sulle capacità metavisuali (Clement et al 2007). Tali ricerche suggeriscono di sviluppare sistematicamente le capacità metavisuali degli studenti, coinvolgendoli in situazioni di classe/laboratorio che promuovano l’apprendimento attivo, sociale. 25 Capitolo 2 CAPITOLO 2 Definizione del problema e domande di ricerca 2.0 Introduzione L’educazione scientifica è un percorso che prende avvio già nella scuola dell’infanzia e si sviluppa in maniera più o meno organica attraverso tutto il ciclo di istruzione primaria e secondaria. L’insegnamento/apprendimento della fisica nel primo ciclo di istruzione è affidato ad insegnanti non specialisti che si trovano a dover trattare argomenti fondanti di una disciplina su cui non hanno abbastanza preparazione, con interlocutori sempre meno sprovveduti con il passare degli anni. I bambini oggi sono abituati dai media all’uso di un linguaggio proto-scientifico e la loro esperienza quotidiana è legata strettamente all’uso di oggetti tecnologici. A tutto ciò non sempre corrisponde nella prassi un adeguato sviluppo delle tecnologie didattiche. Questo studio affronta il problema della modellizzazione nel contesto dell’analisi del livello accessibile ai bambini e degli strumenti opportuni per predisporre ambienti di apprendimento, scegliendo come ambito di indagine uno dei nuclei fondanti della fisica. Uno dei nodi concettuali della fisica di base è la distinzione fra calore e temperatura, utilizzati spesso come sinonimi nel linguaggio comune. Gli specialisti sono in grado di distinguere le due grandezze considerandone il carattere estensivo dell’uno rispetto a quello intensivo dell’altra e mettendo correttamente in relazione di causaeffetto la presenza in un sistema dell’aumento/diminuzione di temperatura o il manifestarsi di fenomeni di passaggio di stato alla variazione di energia meccanica, termica, elettrica. Ma la comprensione profonda della differenza fra calore e temperatura si ha quando si costruisce il modello di struttura della materia sviluppando l’impianto teorico della teoria cinetica dei gas. Questa costruzione, ovviamente, Definizione del problema e domande di ricerca presuppone conoscenze a livello esperto sia riguardanti l’ambito della fisica (la meccanica) che quello della matematica (algoritmi e concetti statistici). Nel primo ciclo di istruzione (Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado) viene fornito allo studente un modello di struttura della materia che si limita alla distinzione degli stati di aggregazione attraverso la descrizione fenomenologica delle proprietà macroscopiche. Per altro gli studenti vengono informati del fatto che la materia è costituita da atomi/molecole e che la loro organizzazione/struttura è in qualche modo responsabile delle proprietà osservate. Nei libri di testo per la scuola primaria si usano spesso termini quali atomo o molecola: Esempio di uso dei termini atomo/molecola in libri di scuola primaria (quarta classe) La materia è composta da piccole particelle, sempre in movimento, chiamate molecole (p.168) Allevi, Fontolan, Valentini Passaporto per… (2008) La materia è composta da particelle minuscole non visibili anche con il microscopio più potente, glia tomi (p163) Aloisi Colombo Tonolini Missione Nautilus (2008) Grazie a strumenti molto precisi e procedimenti complessi, gli scienziati sono riusciti a suddividere le sostanze in parti molto piccole e invisibili ad occhio nudo, che però mantengono le caratteristiche delle sostanze di partenza: le molecole. AA VV. Fuoriclasse (2008) Manca una modellizzazione che renda possibile il collegamento fra le proprietà di microlivello (singole molecole e tipi di interazione) e quelle macroscopiche (es. temperatura, calore). E’ impossibile pensare di introdurre la modellizzazione a livello esperto e ciò determina una frattura fra l’interpretazione a livello macro e quella a livello micro. La nostra TLS (la cui progettazione è descritta nel capitolo 5) fornisce un percorso didattico che supera l’impossibilità di visualizzare il livello microscopico creando un collegamento con la fenomenologia osservabile. Ciò dovrebbe, a nostro avviso, contribuire alla comprensione del concetto di calore come energia in transito per effetto dell’interazione termica: è quello che intendiamo per “modellizzazione dell’energia termica”, ovvero di quella componente dell’energia interna di un sistema che si può associare al movimento delle particelle nella materia, che si può considerare responsabile delle sensazioni termiche e che varia al variare della temperatura della materia. 28 Capitolo 2 2.1 Calore, temperatura e modellizzazione negli standard La didattica che si attua nella scuola è frutto di una mediazione fra ciò che viene indicato a livello nazionale nei “programmi” e ciò che i “si può fare”, intendendo con questo il risultato a cui portano componenti quali preparazione/preferenze degli insegnanti e risorse logistiche disponibili. L’analisi delle indicazioni diffuse a livello nazionale in diversi paesi (USA, Regno Unito, Francia, Italia) permette di effettuare una comparazione della presenza di contenuti e approcci. 2.1.1 La situazione nei paesi anglosassoni Negli Stati Uniti esistono diversi documenti che delineano gli standard per la “scientific literacy”: nel 1989 l’American Association for the Advancement of Science in seno al Progetto 2061 pubblica Science for All Americans15, in cui si definisce la “literacy” per le scuole superiori. Il documento non presenta una divisione di contenuti in relazione ai livelli scolari, che si trovano, invece nei Benchmarks: Science for All Americans16, pubblicati nel 1993 e successivamente aggiornati in rete. Nella parte introduttiva alla struttura della materia si afferma che la teoria atomica permette di spiegare molti fenomeni, ma necessita di molta immaginazione e della capacità di mettere insieme diverse evidenze, capacità che non sempre si hanno fino all’adolescenza. Il comportamento dei gas, ad esempio, può essere studiato macroscopicamente (compressibilità ed espansione termica) ma le leggi che ne descrivono il comportamento possono confondere gli studenti. Ciononostante, alla fine dell’8° grado (13 anni di età) lo studente dovrebbe essere in grado di maneggiare l’idea generale che molti fenomeni si possono spiegare con le diverse composizioni di un grande numero di invisibili, minuscole parti in movimento. In parallelo trattando le trasformazioni dell’energia viene suggerito far familiarizzare i bambini (fino al grado 5°, 10 anni) con il riscaldamento ed il raffreddamento di oggetti in un ambiente, usando sensori collegati al computer e costruendo grafici che mostrino anche piccole variazioni di temperatura, in modo tale che i bambini possano esaminare diverse tipologie di 15 AAAS (American Association for the Advancement of Science) (1989) Science for All Americans. New York: Oxford University Press. http://www.project2061.org 16 AAAS (American Association for the Advancement of Science) (1993) Benchmarks for Science Literacy. New York: Oxford University Press.. http://www.project2061.org/publications/bsl/online/index 29 Definizione del problema e domande di ricerca scambi di energia termica, mentre una modellizzazione microscopica dell’energia termica è consigliata nel livello successivo. Nella tabella che segue vengono messi a confronto gli stralci dei Benchmarks relativi a quanto detto prima. Livello 3-5 (8-10 anni) Livello 6-8 (11-13 ani) STRUTTURA DELLA MATERIA − Riscaldare e raffreddare − Atomi e molecole sono in continuo può causare cambiamenti movimento. L’aumentare della temperatura nelle proprietà dei fornisce una maggiore energia media di materiali, ma non tutti i movimento, e per questo molte sostanze si materiali rispondono allo espandono quando vengono riscaldate. stesso modo quando − Nei solidi, gli atomi o le molecole sono vengono scaldati o posizionate vicine e possono solo vibrare. raffreddati. Nei liquidi, esse hanno un’energia maggiore, − Molti tipi di cambiamenti sono connesse in modo più debole e possono avvengono più scivolare una sull’altra; alcune molecole velocemente in possono avere tanta energia da sfuggire in un gas. Nei gas, gli atomi o le molecole hanno condizioni di maggiore ancora più energia e sono liberi eccetto che temperatura. durante gli urti. − I materiali possono − Tutta la materia è fatta di atomi, che sono essere composti da parti che sono troppo piccole troppo piccoli per essere visti direttamente per essere viste senza un con un microscopio. ingrandimento. − − − − 30 TRASFORMAZIONI DELL’ENERGIA − Luce e altre onde elettromagnetiche possono Quando due oggetti scaldare gli oggetti. Quanto la temperatura di vengono strofinati uno un oggetto cresce dipende da quanto è sull’altro si riscaldano. intensa la luce che raggiunge la superficie, Possono essere anche quanto a lungo l’oggetto è illuminato e usati molti meccanismi quanta luce è assorbita. meccanici ed elettrici. − L’energia termica (Thermal energy) si Quando un oggetto più trasferisce in un materiale per urti di atomi caldo viene messo in con il materiale. Nel tempo, l’energia tende a contatto con uno più distribuirsi in tutto il materiale e da un freddo, il più caldo si materiale ad un altro se sono a contatto. raffredda e il più freddo L’energia termica può anche essere si riscalda finché non trasferita attraverso correnti d’aria, acqua o raggiungono la stessa altri fluidi. In più, parte dell’energia termica temperatura. in tutti i materiali viene trasformata in Quando un oggetto più energia luminosa e irraggiata nell’ambiente caldo viene messo in attraverso onde elettromagnetiche; questa contatto con uno più energia luminosa può essere ritrasformata in freddo, il calore passa energia termica quando le onde (heat is transferred) dal elettromagnetiche raggiungono un altro più caldo al più freddo. materiale. Come risultato, un materiale tende Un oggetto più caldo può a raffreddarsi a meno che qualche altra raffreddarsi a contatto o a forma di energia non venga convertita in distanza. energia termica nel materiale. Capitolo 2 Nel 1996 viene pubblicato inoltre il National Science Education Standards 17 che, recependo quanto dettato dal progetto 2061 stabilisce gli standard di riferimento per quanto riguarda la preparazione degli insegnanti, le strutture scolastiche, i contenuti dell’insegnamento e rappresenta sia un criterio per la valutazione dell’intero sistema formativo sia uno strumento per il coordinamento delle diverse realtà educative. Nel capitolo 6 Science Content Standard gli argomenti vengono presentati in sette categorie e raggruppati per tre livelli di scolarità selezionati in considerazione di una serie di fattori, quali le teorie di sviluppo cognitivo, l’esperienza degli insegnanti, l’organizzazione del sistema scolastico e l’omogeneità con gli standard relativi ad altre aree. Levels K4 Primary School 6 a 9 anni di età Levels 5-8 Junior High Schools 10 ai 13 Levels 9-12 High Schools 14 ai 17 I contenuti descritti non rappresentano un curriculum di scienza (che dovrebbe presentare il modo in cui i contenuti vengono organizzati e portati in classe) ma quello che il ragazzo deve imparare. La prima e la seconda categoria “Unifying concepts and processes” e “Science as inquiry” contengono gli stessi titoli per i tre livelli, mentre i successivi, che si riferiscono alla divisione ‘classica’ nelle scienze ed alla tecnologia presentano una struttura per livelli. UNIFYING CONCEPTS AND PROCESSES − − − − − Sistemi, ordine ed organizzazione Evidenze, modelli e spiegazioni Cambiamenti, costanza e misure Evoluzioni ed equilibrio Forme e funzioni SCIENCE AS INQUIRY − − Abilità necessarie per condurre un’indagine scientifica Comprensione dell’indagine scientifica La categoria “Physical Science” individua fatti scientifici, concetti, principi, teorie e modelli che è importante che lo studente conosca, comprenda, usi. 17 National Research Council (1996) National Science Education Standards Washington, D. C. National Academy 31 Definizione del problema e domande di ricerca PHYSICAL SCIENCE STANDARDS Livello K-4 (fino a 9 anni) Proprietà di oggetti e materiali Posizione e moto degli oggetti Luce, calore, elettricità e magnetismo Livello 5-8 (10-13 anni) Proprietà e cambiamenti di proprietà della materia Moti e forze Trasferimento di energia Per quanto riguarda i bambini fino a 9 anni (livello K-4) le raccomandazioni suggeriscono di porre l’attenzione sulla materia esaminando e descrivendo qualitativamente gli oggetti. Viene affermato che le idee più astratte della scienza, come la struttura atomica della materia e la conservazione dell’energia cominciano con l’osservazione ma che la loro introduzione è successiva. In questa fase gli Standard suggeriscono di sviluppare la capacità di osservazione e descrizione delle proprietà della materia, i cui cambiamenti nel tempo durante le interazioni sono prerequisiti per la successiva introduzione di idee più astratte. Riguardo alla temperatura viene suggerito l’uso dei termometri e viene segnalata la necessità di introdurre i diversi modi ‘produrre’ calore: strofinando, mescolando sostanze, per conduzione. Dai 10 ai 13 anni (Livello 5-8) invece, è possibile introdurre atomi e molecole o migliorare la comprensione di essi in maniera tale che le particelle possano essere usate come una spiegazione per le proprietà di elementi e composti: ad esempio può essere utile nel trattare l’idea diffusa che atomi e molecole siano piccoli pezzi della sostanza macroscopica che mantengono le stesse caratteristiche anche a livello microscopico. Gli Standard però mettono in guardia rispetto a scelte di questo tipo perché l’attenzione al microscopico può determinare una distrazione dalla descrizione del livello macroscopico e si afferma che pochi allievi a questo livello sono in grado di comprendere l’idea particellare. Un indirizzo simile si trova nel National Curriculum for England 18 nel quale si suggerisce di far cominciare ai bambini di età 5-11 anni (KEY STAGE 1 e 2) l’esplorazione e la descrizione del comportamento di materiali di uso comune (acqua, cioccolata, pane, argilla) ed i cambiamenti che avvengono quando vengono riscaldati o raffreddati. Mentre al per gli 11-14 anni (K3) si introduce: − la distinzione tra calore e temperatura − come la differenza di temperatura possa portare al trasferimento di energia 18 National Curriculum for England http://www.nc.uk.net/nc_resources/html/about_NC.shtml 32 Capitolo 2 − l’energia viene trasferita dal movimento di particelle nella conduzione, convezione ed evaporazione − l’energia è trasferita direttamente dalla radiazione. 2.1.2 La situazione in Francia Sulla stesse posizioni si allinea la scuola francese. Nei primi anni del 2000 la scuola francese appariva in crisi profonda, sembrava che il sistema non riuscisse a garantire i saperi di base ad una larga fascia della popolazione. Da questo prese spunto la definizione, da parte dell’ Haut Conseil de l’éducation (che è un organo indipendente del sistema statale che ha carattere consultivo) del socle commun, lo zoccolo di cultura imprescindibile sul quale si sarebbe dovuta riorganizzare l’intera scuola dell’obbligo19. Il socle commun è costituito dalle conoscenze e dalle competenze necessarie al cittadino per portare avanti con successo il percorso scolastico e poi essere in grado di portare avanti la formazione personale e professionale continua. Si articola in 7 macrocompetenze, che contengono conoscenze e capacità di metterle in gioco, relative alle lingue, alla cultura matematica e scientifica, alle TIC ed alle competenze civiche e personali. Nella scia di questo ripensamento dei “programmes scolaires”, nella primavera del 2008 vengono resi pubblici per la consultazione nuovi programmi per la scuola primaria e per il Collège20 essi… Definiscono, per ciascun ciclo, le conoscenze essenziali che devono essere acquisite nel corso del ciclo ed i metodi che devono essere assimilati. Costituiscono il quadro nazionale nel cui segno gli insegnanti organizzano i loro insegnamenti tenendo conto dei ritmi di apprendimento di ciascun allievo. Per la scuola primaria sono previsti due temi, Découverte du monde per il primo biennio e Culture scientifique et technologique per il triennio (Cycle des approfondissements C.E.2, C.M.1, C.M.2). Solo nell’ultima classe della scuola primaria si ha la presentazione della materia nei suoi stati e cambiamenti, attraverso l’analisi di acqua ed 19 Ministère éducation nationale (2008) Le nouveaux programmes del l’école primarie soumis à consultation le B.O. Hors-Série 20 Direction génerale de l’Enseignement scolaire, Bureau des programmes d’enseignement (2008) Collège http://media.education.gouv.fr/file/02_fevrier/24/3/BOEcolePrimaireWeb_24243.pdf http://www.education.gouv.fr/cid38/horaires-et-programmes.html 33 Definizione del problema e domande di ricerca aria. L’idea portante del documento è quella che conoscenze e competenze vengono acquisite in un situazione di apprendimento di carattere sperimentale. Lo ‘spirito’ è quello del progetto “la Main à la pâte”21, che viene espressamente citato come esempio di organizzazione delle attività di ricerca “che sviluppano curiosità, creatività, spirito critico e interesse per il progresso scientifico e tecnico” (vedi riquadro). L’approccio pedagogico si basa sull’osservazione e la manipolazione di materiali concreti, con l’obiettivo di costruire conoscenza attraverso tali attività ed il confronto con i pari, sviluppando la capacità di argomentare. Rimane comunque ad un livello macroscopico/fenomenologico. Enseigner les sciences à l’école primarie “La Main à la pâte mira a rinnovare e sviluppare l’insegnamento delle scienze e della tecnologia alla scuola primaria. Essa promuove la messa in opera da parte degli insegnanti di una pedagogia di indagine che associ esplorazione del mondo, apprendimento scientifico, sperimentazione e ragionamento, padronanza della lingua e argomentazione, perché ogni bambino approfondisca la sua comprensione degli oggetti e dei fenomeni che lo circondano e sviluppi la curiosità, creatività e spirito critico” L’approccio pedagogico: 1. I bambini osservano un oggetto o un fenomeno del mondo reale, vicino e sensibile, e sperimentano su di esso. 2. Durante le loro indagini, i bambini argomentano e ragionano, mettendo in comune e discutendo le loro idee e i loro risultati, costruendo la loro conoscenza, un’attività puramente manuale non basta. 3. Le attività proposte agli allievi dagli insegnanti sono organizzate in sequenze in previsione di una progressione di apprendimenti. Esse scelgono dei programmi e lasciano in grande parte autonomia ai bambini. 4. Un minimo di due ore settimanali è dedicato ad un tema per diverse settimane. Viene assicurata una continuità di attività e di metodi pedagogici. 5. I bambini hanno ciascuno un quaderno di esperienze con i propri scritti. 6. L’obiettivo principale è un’appropriazione progressiva, da parte degli allievi, di concetti scientifici e di tecniche operative, accompagnate da una consolidazione di espressioni scritte e orali. I programmi del Collège, alla voce Culture scientifique et technique, attraverso l’elencazione di obiettivi intorno cui organizzare i programmi, presentano un dettaglio dei contenuti scientifici. Alla voce “fisica e chimica”, si legge che gli studenti devono comprendere che il comportamento della materia è regolato da leggi e che la materia è formata da atomi e molecole, e conoscere le principali ‘proprietà dell’acqua e dell’aria’. In classe quarta dallo studio fenomenologico dell’aria si introduce l’idea di molecola come elemento che compone il gas quindi si passa all’analisi dei tre stati di 21 http://www.lamap.fr/ 34 Capitolo 2 aggregazione dell’acqua attraverso una descrizione molecolare. Viene suggerito poi per la quinta classe un approccio fenomenologico ai cambiamenti di stato, basato sull’osservazione e sulla sperimentazione “senza modellizzazione”: l’aumento di temperatura necessita di un apporto di energia, i cambiamenti di stato mettono in gioco trasferimenti di energia. Dall’analisi precedente si può trarre la conclusione che nelle indicazioni per gli insegnanti nei paesi anglosassoni ed in Francia non venga consigliato lo sviluppo dei modelli microscopici della materia. 2.2 La scuola italiana Nell’ultimo decennio in Italia si sono succeduti diversi progetti di riforma e ciascuno di essi ha prodotto un diverso lessico e diverse ‘indicazioni’ curriculari. Senza voler fare una storia dettagliata del processo ancora in atto è importante delinearne le principali modifiche, in relazione ai temi trattati in questa sede. Innanzi tutto va specificato che il ‘primo ciclo di istruzione’, dai 6 ai 14 anni viene presentato in un documento unico a partire dal 200422, anno in cui si ha la pubblicazione del Decreto legislativo n.5923, in cui si delinea il “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente (PECUP)”24. In precedenza i programmi della Scuola Primaria (SP) e delle Scuola Secondaria di Primo Grado (SSPG) venivano considerati separatamente: i ‘Nuovi Programmi’ della allora denominata ‘Scuola Elementare’ risalgono al 198525, mentre quelli per la Scuola Media al 197926. A partire dal documento del febbraio 2004 troviamo dunque un lessico comune per due diversi gradi di scolarità: Il percorso educativo della Scuola Primaria, nella prospettiva della maturazione del Profilo educativo, culturale e professionale (PECUP) dello studente alla conclusione del ciclo dell’istruzione, utilizza gli obiettivi specifici di apprendimento indicati nelle tabelle allegate per progettare Unità di Apprendimento. Queste partono da obiettivi formativi adatti e significativi per i singoli allievi, definiti anche con i relativi 22 http://www.edscuola.com/archivio/norme/decreti/dlvo_171005.pdf Dlgs n.59 Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53 24 Appendici al DLGS http://www.edscuola.com/archivio/norme/decreti/dlvo059_04a.pdf 25 D.P.R. 12 febbraio 1985, n 104, http://www.edscuola.com/archivio/norme/programmi/elementare.html 26 D. M. 9 febbraio 1979, http://www.edscuola.com/archivio/norme/programmi/media.html 23 35 Definizione del problema e domande di ricerca standard di apprendimento, si sviluppano mediante appositi percorsi di metodo e di contenuto e valutano, alla fine, sia il livello delle conoscenze e delle abilità acquisite, sia se e quanto esse abbiano maturato le competenze personali di ciascun allievo. La seguente tabella riassume quanto si rileva in relazione al tema di interesse dagli allegati contenenti gli Obiettivi Specifici di Apprendimento riguardanti le Scienze, nei quali vengono delineate conoscenze ed abilità disciplinari che l’alunno avrà trasformato in competenze personali attraverso le attività proposte dalla scuola, mentre la configurazione degli obiettivi formativi viene delegata all’istituzione scolastica. SP Prima Conoscenze − Caratteristiche proprie di un oggetto e delle parti che lo compongono SP Primo biennio − Proprietà di alcuni materiali caratteristici degli oggetti (legno, plastica, metalli, vetro…). − Solidi, liquidi, gas nell’esperienza di ogni giorno. SP Secondo biennio − Calore e temperatura. Fusione e solidificazione, evaporazione e condensazione; ebollizione. − Energia termica ed elettrica nella vita quotidiana. SSPG Primo biennio − Lavoro ed energia. SSPG Terza − Differenza fra temperatura e calore. Il termometro. Abilità − Esplorare il mondo attraverso i cinque sensi. − Trasformare oggetti e materiali: operazioni su materiali allo stato solido (modellare, frantumare, fondere) e liquido (mescolare, disciogliere,…) − Illustrare la differenza fra temperatura e calore con riferimento all’esperienza ordinaria. − Effettuare esperimenti su fenomeni legati al cambiamento di temperatura (evaporazione, fusione, ecc.) − Dare esempi tratti dall’esperienza quotidiana in cui si riconosce la differenza tra la temperatura ed il calore − Determinare la temperatura di fusione del ghiaccio e di ebollizione dell’acqua. − Effettuare esperimenti che permettano di distinguere temperatura e calore. Nella scuola secondaria di primo grado il legislatore introduce La scoperta del modello, che sembra essere semplicemente uno strumento matematico attraverso la cui manipolazione il bambino può passare dalla credulità della prima infanzia alla consapevolezza che non tutto è semplicemente come appare (pag 2. Indicazioni SSPG). 36 Capitolo 2 Nel luglio 2007 vengono pubblicate delle nuove Indicazioni Nazionali27, nelle quali si modifica in parte il lessico, introducendo il termine ‘Curriculo’ in sostituzione del PECUP e ‘Traguardi di competenza’ in vece degli ‘Obiettivi formativi’ : La scuola predispone il Curricolo, all’interno del Piano dell’Offerta Formativa, nel rispetto delle finalità, dei traguardi di competenza e degli obiettivi di apprendimento posti dalle Indicazioni. Il curricolo si articola in campi di esperienza nella scuola dell’infanzia e in aree disciplinari nella scuola del primo ciclo (a-linguistico espressiva; b- storico – geografica -sociale; cmatematico –scientifico -tecnologica). Nel documento si leggono alcuni passi che assumono in questa sede particolare rilevanza. Si introduce l’espressione ‘ambiente di apprendimento’ (pag 19), come “contesto idoneo a promuovere apprendimenti significativi” e si delineano dei criteri metodologici, fra i quali: Valorizzare l‘esperienza e le conoscenze degli alunni, per ancorarvi nuovi contenuti. Nel processo di apprendimento l’alunno porta la ricchezza di esperienze e conoscenze, mette in gioco aspettative ed emozioni, si presenta con una dotazione di informazioni, abilità, modalità di apprendere che l’azione didattica può opportunamente richiamare, esplorare, problematizzare. In questo modo l’allievo riesce a dare senso e significato a quello che va imparando. Favorire l’esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere la passione per la ricerca di nuove conoscenze. Realizzare percorsi in forma di laboratorio, per favorire l’operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si fa. A proposito di laboratorio nel paragrafo dedicato all’aera matematico –scientifico tecnologica (pagina 50), si legge Tutte le discipline dell’area hanno come elemento fondamentale il laboratorio, inteso sia come luogo fisico (aula, o altro spazio specificamente attrezzato) sia come momento in cui l‘alunno è attivo, formula ipotesi e ne controlla le conseguenze, progetta e sperimenta, discute e argomenta le proprie scelte, impara a raccogliere dati ed a confrontarli con le ipotesi formulate, 27 http://www.edscuola.com/archivio/norme/programmi/indicazioni_nazionali.pdf 37 Definizione del problema e domande di ricerca negozia e costruisce significati interindividuali, porta a conclusioni temporanee e a nuove aperture la costruzione delle conoscenze personali e collettive. Il brano suggerisce anche l’uso di risorse digitali e si sofferma sulla necessità di “costruire storie e schemi interpretativi”, con un’attenzione “speciale” all’uso della lingua italiana: anche se non si parla ancora di modello e modellizzazione, questi termini suggeriscono una congruenza con la nostra impostazione metodologica, laddove la modellizzazione al livello primario è possibile anche solo a livello linguistico. Leggiamo infine per quanto riguarda le scienze E’ importante che i ragazzi siano gradualmente avviati e aiutati a padroneggiare alcuni grandi organizzatori concettuali che si possono riconoscere in ogni contesto scientificamente significativo: le dimensioni spazio-temporali e le dimensioni materiali; la distinzione fra stati (come le cose sono) e trasformazioni (come le cose cambiano); le interazioni, relazioni, correlazioni tra parti di sistemi e/o tra proprietà variabili; la discriminazione fra casualità e causalità. La tabella che segue confronta quanto si legge alla voce “Traguardi di sviluppo della competenza” nel caso dei due livelli scolari in relazione alle competenze legate alla modellizzazione: scuola primaria scuola secondaria di primo grado Con la guida dell’insegnante e in collaborazione con i compagni, ma anche da solo, formula ipotesi e previsioni, osserva, registra, classifica, schematizza, identifica relazioni spazio-temporali, misura, utilizza concetti basati su semplici relazioni con altri concetti, argomenta, deduce, prospetta soluzioni e interpretazioni, ne produce rappresentazioni grafiche e schemi di livello adeguato. Sviluppa semplici schematizzazioni, modellizzazioni, formalizzazioni logiche e matematiche dei fatti e fenomeni, applicandoli anche ad aspetti della vita quotidiana Le indicazioni del luglio 2007 non prospettano come le precedenti conoscenze ed abilità attraverso un elenco di ‘argomenti’, ma declinano obiettivi di apprendimento di carattere più generale, fra i quali si legge, per i bambini giunti al termine della quinta classe di scuola primaria − Costruire operativamente in connessione a contesti concreti di esperienza quotidiana i concetti geometrici e fisici fondamentali, in particolare: lunghezze, angoli, superfici, capacità/volume, peso, temperatura, forza, luce etc. 38 Capitolo 2 − Riconoscere invarianze e conservazioni in termini proto-fisici e proto-chimici, nelle trasformazioni che caratterizzano l’esperienza quotidiana. − Riconoscere la plausibilità di primi modelli qualitativi, macroscopici e microscopici, di trasformazioni fisiche e chimiche. Avvio esperienziale alle idee di irreversibilità e di energia. Mentre per quanto riguarda gli obiettivi di apprendimento al termine della terza classe della scuola secondaria di primo grado: − Affrontare concetti fisici quali: velocità, densità, concentrazione, forza ed energia, temperatura e calore, effettuando esperimenti e comparazioni, raccogliendo e correlando dati con strumenti di misura e costruendo reti e modelli concettuali e rappresentazioni formali di tipo diverso (fino a quelle geometrico- algebriche). Ma quali sono gli strumenti che un insegnante della scuola di base possiede per la sua attività didattica? Lo strumento considerato ancora oggi da molti insegnanti come "una risorsa indispensabile per l’insegnamento scientifico” (Lupo et al 2007) è “un buon libro di testo”. A titolo di esempio riportiamo stralci delle pagine di alcuni libri di testo, di scuola primaria e di scuola secondaria di primo grado, che risultano rappresentativi di quanto attualmente nella disponibilità degli insegnanti italiani.28 In ciascuno dei testi riportati si ha una trattazione del calore legata ad un modello microscopico della materia. La struttura della materia, nel suo modello semplificato viene sempre presentata prima di parlare di calore e temperatura. L’uso del termine “calore” è spesso improprio e in solo in un testo fra i quattro esaminati si parla di riscaldamento per attrito. Tutti i testi riportano delle semplici osservazioni sempre a livello qualitativo. A nostro avviso quanto viene semplicisticamente detto in libro di testo può risultare fuorviante per il bambino, perché andrebbe strutturato dai docenti un percorso che vada dall’osservazione macroscopica, che è quanto il bambino vive ed esperisce nella vita quotidiana, verso una interpretazione microscopica e non viceversa. 28 I testi sono quelli in adozione nelle classi nelle quali è stata fatta la sperimentazione. 39 Definizione del problema e domande di ricerca SCUOLA PRIMARIA Allevi, C, Fontolan, A. Valentini, A. Passaporto per… Mondadori Scuola Sussidiario delle discipline 4 (2008) Il testo inizia a parlare di calore ponendo una situazione sperimentale: il riscaldamento di un pentolino d’acqua sul fuoco. Al bambino vengono poste le domande: Cos’è il calore? Come si produce? Come fa a trasmettersi all’acqua? Cos’è il calore: la prima spiegazione che viene data usa il modello microscopico. Il testo aveva introdotto precedentemente la struttura della materia parlando “ molecole sempre in movimento”. Come si produce Il testo parla del riscaldamento per attrito e per illuminazione, usando in entrambi i casi il termine calore ma parla del riscaldamento per contatto solo quando parla di propagazione. 40 Il sole riscalda il nostro pianeta da miliardi di anni, rendendo possibile ogni forma di vita sulla Terra. È per noi la forma di calore più importante. L’uomo è in grado di produrre calore in vari modi. Il sistema principale consiste nel bruciare qualcosa, producendo un fuoco. Questo fenomeno è chiamato combustione (…) Capitolo 2 SCUOLA PRIMARIA Aloisi R., Colombo, L., Tonolini, S. (2008) Missione Nautilus Atlas “… la temperatura di un corpo, cioè il livello di calore che un corpo possiede. … Se il calore aumenta, cioè c’è più energia, le molecole si muovono più velocemente e noi percepiamo un aumento di temperatura.” 41 Definizione del problema e domande di ricerca SCUOLA SECONDARIA Cavalli-Sforza, L., Cavalli-Sforza, F., (2005) Cos’è la materia e come si trasforma Einaudi Scuola “Il calore è una forma di energia la cui proprietà principale è quella di passare da un corpo materiale più caldo ad uno meno” “Calore e temperatura non sono la stessa cosa La temperatura di un corpo materiale indica quanto caldo (o freddo) è un solido, un liquido o un gas che viene scaldato (o raffreddato). Sapendo che la materia è costituita da molecole in continua agitazione, possiamo anche dire che la temperatura di un corpo esprime la maggiore o minore agitazione delle sue molecole.” didascalia: “il calore può essere paragonato alla quantità d’acqua nei diversi recipienti, la temperatura al livello raggiunto dall’acqua” “Il calore è una forma di energia (detta termica) che si trasferisce da un corpo più caldo a un corpo meno caldo.” 42 Capitolo 2 SCUOLA SECONDARIA Fabris, F. Genzo, C. Percorsi di Scienze (2005) Trevisini Editore “Possiamo considerare il calore come causa del riscaldamento di un corpo, mentre il livello termico che esso raggiunge, cioè la sua temperatura, è l’effetto. Già in precedenza hai osservato che, se un corpo viene riscaldato, esso si dilata, cioè aumenta di volume. Ciò è dovuto al fatto che le particelle che lo formano (atomi, molecole, ioni, ecc) si muovono più rapidamente, quindi occupano un volume maggiore. Il riscaldamento di un corpo, cioè il fornirgli calore, produce perciò come effetto un movimento maggiore delle particelle che lo costituiscono. Hai però anche visto precedentemente che lo spostamento di un corpo determinato da una forza produce lavoro, e che con la parola energia si intende la capacità di fornire lavoro. Siccome il calore mette in movimento le particelle di un corpo, il calore è energia. (…)” “E la temperatura, allora, cos’è? Poiché le fiamme sotto i recipienti erano uguali, ciascuna di esse forniva la stessa quantità di calore, cioè, la stessa quantità di energia. Questa energia metteva in movimento le molecole dell’acqua. Ma le molecole d’acqua presenti nella pentola con poca acqua erano molte di meno rispetto a quelle che si trovavano nella pentola con più acqua. Quindi la stessa quantità di energia poteva far aumentare di molto il movimento delle molecole laddove esse erano di meno, e di poco laddove le molecole erano molto più numerose. Siccome il termometro registrava temperature più elevate nell’acqua del contenitore con una minore quantità d’acqua e più basse nel contenitore con più acqua, è chiaro quale fenomeno esso misurava: il movimento più o meno intenso delle molecole nei due recipienti. Quindi: la temperatura rappresenta il movimento complessivo delle particelle di un corpo, ossia il livello medio di agitazione delle stesse.” 43 Definizione del problema e domande di ricerca 2.3 Alcuni risultati significativi della ricerca in didattica La modellizzazione dell’energia termica e della struttura della materia sono due nodi concettuali trattati ampiamente in letteratura. L’impatto crescente delle tecnologie legate a questi campi della fisica (elettronica, produzione di energia nucleare per esempio), la diffusione mediatica di un immaginario particellare, sembrano rendere necessario trattare le prime nozioni sulla struttura atomica della materia. Ciò viene fatto generalmente a partire dai primi anni dell’insegnamento secondario, per “il carattere più razionale che empirico dei modelli atomici, di strumento di pensiero più che di realtà osservabile” (Méheut, 1997), ma possono essere trovati alcuni esempi anche per l’insegnamento primario. Vengono qui descritti alcuni percorsi didattici che sviluppano il modello particellare (Francia: Méheut, 2004; Grecia-UK: Papageorgiou e Johnson, 2005; Stati Uniti: Gobert e Tinker, 2004), e la modellizzazione dell’energia termica (Stati Uniti: Metcalf e Tinker, 2004; Italia: Gigante, Michelini et al., 2006). 2.3.1 Due TLS sul modello particellare sviluppate in Francia La ricerca francese si muove in una prospettiva di sviluppo di modelli come strumento prima di unificazione, poi di previsione di fenomeni fisici (Méheut 2004), ed ha progettato e sperimentato due TLS nella scuola secondaria superiore, con studenti dai 13 ai 16 anni. L’approccio tiene conto del carattere congetturale e non empirico dell’immutabilità della materia, ed anche se non riguardano il livello di età a cui facciamo riferimento, le ricerche rappresentano un imprescindibile punto di partenza per la riflessione. Nella progettazione delle TLS i ricercatori francesi hanno ripercorso lo sviluppo storico dei modelli atomici, strutturando situazioni didattiche nelle quali gli studenti potessero costruire modelli particellari come strumenti cognitivi, raffinandoli man mano che veniva proposta la soluzione di situazioni fisiche. Inizialmente gli studenti vengono messi di fronte alla interpretazione di fenomeni fisici come “cambiamenti nell’organizzazione spaziale delle particelle”, mettendo appena in gioco gli aspetti cinetici. Quindi vengono proposte situazioni (proprietà termoelastiche dei gas) in cui si deve tenere conto della teoria cinetica. 44 Capitolo 2 Vengono di seguito descritte le due TLS, la prima progettata con l’obiettivo di far sì che lo studente sviluppi un modello particellare per spiegare la conservazione della materia (TLS1), la seconda progettata con l’obiettivo di far sviluppare un modello per la spiegazione e la predizione delle proprietà termoelastiche dei gas (TSL 2). TLS 1 Durante al prima sequenza si chiede agli studenti di interpretare fenomeni fisici (compressione dei gas, la diffusione e il conseguente mescolamento di gas, il cambiamento di stato) come cambiamenti nell’organizzazione spaziale della particelle (Méheut and Chomat 1990). Il modello che si costruisce è piuttosto grezzo e fornisce una interpretazione coerente solo della conservazione della materia. Si basa su due semplici ipotesi, l’esistenza del vuoto fra le molecole e la possibilità che le distanze fra le particelle varino e dovrebbe sviluppare l’invarianza delle particelle, la distinzione fra variazioni di massa e variazioni di volume, il moto delle particelle. L’esperimento didattico è stato condotto con studenti di 13-14 anni, in collaborazione con gli insegnanti ai quali è stato fornito un protocollo che prevedeva interventi di un’ora e mezza settimanale per sei settimane. Il protocollo era corredato di fogli di lavoro e monitorato attraverso registrazioni, le attività si svolgevano usando sia come stimolo che come prodotto dei disegni. 45 Definizione del problema e domande di ricerca L’invarianza delle particelle viene accettata ed usata dagli studenti. L’80% considera la forma delle particelle invariante. L’espansione termica viene interpretata dal 60% con l’aumento delle distanze intermolecolari, solo dal 10% con la dilatazione delle particelle stesse. Lo spazio vuoto fra le particelle sembra essere più problematico, nelle domande riguardanti la compressione gli studenti non usano gli spazi vuoti fra la materia: nei gas il 4% disegna particelle contigue, il 7% sovrapposte; nel solido il 15% costruisce un modello considerando caratteristiche macroscopiche. La distinzione fra i concetti di massa e volume ha dato buoni risultati. Gli studenti però non hanno costruito un modello che tenesse conto del movimento random delle particelle: meno dell’1% degli studenti ha parlato di movimento nelle diverse direzioni dello spazio, il 25% ha parlato di movimento senza specificarne le caratteristiche. Gli autori concludono che l’idea di movimento random delle particelle nella materia non si sviluppi spontaneamente, in particolare per i solidi, e ciò li ha portati a sviluppare una seconda sequenza. TLS2 La seconda TLS (Méheut 1997) ha l’obiettivo di sviluppare un modello cinetico per la spiegazione e la predizione delle proprietà termoelastiche dei gas, mettendo in relazione volume, temperatura e pressione con numero di parcelle, movimento e urti. La novità rispetto alla TLS1 è l’utilizzo di simulazioni che mostrano gli aspetti cinetici della materia. La simulazione è preceduta dall’analisi di una semplice situazione sperimentale: due siringhe contenenti aria sono collegate da un tubicino orizzontale nel quale è posizionata una goccia di inchiostro. Viene creata una differenza di pressione fra le due 46 Capitolo 2 quantità d’aria (comprimendo o riscaldando) e si lascia evolvere il sistema. Agli studenti viene chiesto di predire, osservare e spiegare, senza usare alcun modello. In un secondo momento si passa all’uso dell’elaboratore per costruire il modello e simulare la situazione osservata. L’esperimento è stato condotto con studenti di seconde classi della scuola superiore, ha avuto la durata di 9 ore e per verificarne i risultati sono stati analizzati i fogli di lavoro di un campione degli studenti coinvolti nella sperimentazione e test in ingresso ed uscita per verificare l’apprendimento a breve termine. Dopo due anni sono stati raccolti altri dati per verificare l’apprendimento a lungo termine. In uscita agli studenti è stato chiesto di analizzare esperimenti di espansione e raffreddamento che non erano stati oggetto delle simulazioni. L’ 80% degli studenti ha fatto previsioni corrette, poco più della metà ha usato un modello particellare, e il 34% ha confrontato la frequenza degli impatti. Due anni dopo il modello particellare è stato usato dal 20% degli studenti. L’analisi dei dati tratti dalle interviste ha permesso ai ricercatori di delineare una traccia per tappe del percorso di apprendimento e dell’uso delle variabili nel modello. Le tappe sono: − passaggio da una visione statica (pressione e compressione), ad una dinamica (pressione come risultato degli urti delle particelle); − uso dell’azione di due gas, piuttosto che di uno solo, per descrivere il movimento della goccia; − interpretazione di un aumento di temperatura come un aumento di velocità delle particelle; − il considerare non solo la frequenza, ma anche la ‘forza’ degli urti. Gli studenti hanno costruito un modello di temperatura con l’aumento di velocità. Inoltre hanno imparato a verificare le proprie ipotesi usando le simulazioni. Ad esempio, per interpretare l’esperimento del riscaldamento, Pascal dice: l’aria è più… le particelle sono più distanti nello stesso spazio, si urtano più velocemente […] ecco! Urtano più velocemente. Non è esattamente che sono più distanti fra loro ma… urtano più velocemente, si muovono più velocemente. […] riscaldando, si rende più veloce il movimento delle particelle. 47 Definizione del problema e domande di ricerca discute con un compagno che propone la dilatazione delle particelle e dopo averne confutato l’idea, chiede se è possibile rappresentare la situazione con una simulazione, aumentando la velocità delle particelle. In conclusione i ricercatori hanno trovato che i fenomeni in cui entra in gioco la temperatura sono più problematici rispetto a quelli in cui si analizzano solo le proprietà elastiche della materia. 2.3.2 La ricerca greco/inglese La ricerca greco/inglese è rivolta a bambini di 10-11 anni e si appoggia alle esperienze didattiche che partono da osservazioni di fenomeni per concludere sulla natura particellare della materia (Nussbaum e Novick, 1982; Johnston, 1990). Nel curriculum nazionale dell’UK (National Curriculum for England) l’insegnamento della teoria particellare non è previsto a livello elementare quando si parla di cambiamenti di stato e di diffusione, ad anche per il livello K3 (11-14 anni) si accenna soltanto al movimento delle particelle nel trasferimento di energia per conduzione e nell’evaporazione. In Grecia non è prevista alcuna interpretazione a livello particellare anche se i testi usati nella scuola elementare descrivono i fenomeni di cambiamento di stato. Johnson ha condotto per molti anni ricerche sulle difficoltà nella comprensione del modello particellare (Johnson, 1998) i cui modelli alternativi possono essere stati indotti dalla mancata introduzione di un modello corretto, anche se semplificato, a livello di scuola primaria. Secondo le sue ricerche, i bambini, se vengono esposti solo a modelli macroscopici degli stati di aggregazione e dei passaggi, non sviluppano una corretta interpretazione dello stato gassoso, sia pure a livello macroscopico e non possono dare senso a quanto osservano nei passaggi di stato. Una ricerca condotta con bambini di 10-11 anni in una scuola primaria in Grecia (Papageorgiou, Johnson, 2005) e riproposta con risultati simili in una scuola inglese, si pone la precisa questione se l’introduzione dell’idea di particella aiuti od ostacoli la comprensione dei fenomeni e ne verifica i benefici. La ricerca si sviluppa nel quadro metodologico del gruppo di controllo, analizzando e confrontando quanto avviene in una classe in cui si propone una sequenza sperimentale di 12 ore che contiene l’idea di particelle (Gruppo P), con quanto avviene in una classe tradizionale (Gruppo X) cui 48 Capitolo 2 viene proposta una sequenza simile, più breve (10 ore) e senza l’introduzione dell’idea di particella. I fenomeni presentati ed analizzati sono i cambiamenti di stato e le soluzioni. Nel gruppo P, l’idea particellare viene introdotta al momento di spiegare la fusione di un materiale, parlando di capacità delle molecole a ‘tenersi insieme’ piuttosto che di forze di attrazione, questa scelta ha tre vantaggi: ‘tenersi’ è più vicino all’idea di legame come bilanciamento fra attrazione e repulsione, questa capacità non cambia nei cambiamenti di stato e ciò pone l’attenzione sull’energia delle molecole, mentre la differente capacità di tenersi insieme delle molecole nelle differenti sostanze spiega i diversi punti di fusione ed ebollizione. Nel gruppo X questo approccio viene sostituito con l’idea di ‘domanda di energia’ per una data sostanza per far avvenire il passaggio di stato. Un altro punto in cui l’idea particellare veicola conoscenza è il confronto fra evaporazione ed ebollizione, in cui si utilizza la distribuzione di energie fra le molecole, mentre per il gruppo X ci si ferma ad una generica ‘compatibilità fra le sostanze’. Gli esperimenti che richiederebbero troppo tempo o che sono pericolosi (anche la semplice l’ebollizione, benché di uso comune, richiede una strumentazione altamente sconsigliata se non vietata nella scuola primaria) sono stati presentati in video. I dati sono raccolti attraverso interviste cliniche, effettuate a campione una settimana prima ed un mese dopo l’intervento, su istanza di fenomeni tipo il mescolamento, l’ebollizione, l’evaporazione… Per indagare sulle idee particellari (presenti anche nell’immaginario collettivo prima dell’istruzione..) ai bambini viene inizialmente mostrato un granello di zucchero e viene loro chiesto cosa si vedrebbe se si ingrandisse tante e tante volte, in una seconda parte si indaga sull’uso delle particelle ponendo l’attenzione a cosa c’è fra le particelle, la natura delle particelle e l’interpretazione dei fenomeni discussi nella prima parte. 49 Definizione del problema e domande di ricerca Schema dei contenuti della sequenza (Papageorgiou, Johnson, 2005) 1. Proprietà e distinzione degli oggetti e dei materiali Alcune proprietà dipendono solo dal materiale Malleabilità, fragilità, solubilità in acqua, comportamento nelle soluzioni, galleggiamento in acqua, di pezzi di cera, rame, sale. 2. Definizione di sostanza Il comportamento ne mescolamento (melting) può essere usato per distinguere fra una sostanza pura ed una miscela. Mettere a confronto i comportamenti di candele di cera e di cioccolata. Il punto di fusione ed il suo uso nell’identificazione di una sostanza. Le caratteristiche degli stati solido e liquido. 3. Il modello particellare (solo gruppo P) L’idea di particella può spiegare la fusione. Un campione di sostanza vene presentato come un insieme di particelle con spazi vuoti fra di esse. I punti chiave sono: − − − Le particelle hanno la capacità di tenersi unite una con l’altra. Si muovono sempre in qualche modo (energia di movimento). Le particelle di una data sostanza rimangono le stesse nei cambiamenti di stato. 4. Un campione di sostanza può trovarsi in uno di tre stati. Un campione di sostanza può essere nello stato gassoso. Riscaldare una goccia di acqua allo stato liquido in una siringa di gas a 150°C. Le grandi bolle in un becher di acqua bollente e la nebbiolina su di essa. Comportamento nell’ebollizione per valutare la purezza di un campione. Punto di ebollizione e suo uso nell’identificazione di una sostanza. Perché differenti sostanze possono trovarsi in differenti stati alla temperatura della stanza. 5. Mescolare e ‘dis-mescolare’ Evaporazione sotto il punto di ebollizione in aria Evaporazione di un campione di acqua alla temperatura ambiente e confronto con l’ebollizione. Condensazione del vapore d’acqua atmosferico L’apparizione di condensa sul bicchiere che contiene una bibita fredda. Miscele e soluzioni La soluzione come caso particolare di una miscela in cui il criterio di riconoscimento è la limpidezza. Separare le miscele: filtrazione e distillazione. L’aria come miscela di sostanze nello stato gassoso. 50 Capitolo 2 Dall’analisi dei risultati, a fronte di una omogeneità prevedibile delle risposte nei due gruppi P ed X prima dell’intervento, si hanno differenze notevoli nelle interviste dopo l’intervento. Ad esempio nel caso della descrizione dell’evaporazione i bambini del gruppo P che parlano di particelle che lasciano lo stato liquido per passare a quello aeriforme sono 8 su 12, contro solo 1 del gruppo X, mentre (4 su 12) spiegano il fenomeno in termini di passaggio di stato senza parlare di particelle. Si trova che l’introduzione delle idee particellare fornisce al gruppo P dei risultati migliori: percentuali maggiori di bambini hanno dato descrizioni de fenomeni in linea con la visione scientifica e quasi tutti hanno dato spiegazioni usando l’idea di particelle, mentre nel gruppo X non si va oltre il livello descrittivo. L’introduzione del modello particellare sembra dare ai bambini del gruppo P modo di usare l’idea di energia, mentre la ‘domanda di energia’ non sembra avere grande impatto nelle risposte sui cambiamenti di stato date dai bambini del gruppo X, in linea con le difficoltà sul concetto di energia (Besson, 2003). Un altro risultato interessante e distintivo è quello che si è avuto per la condensazione sul bicchiere freddo, nella quale nessuno dei bambini del gruppo X ha fatto progressi, contro un 25% dei bambini del gruppo P che la descrive, usando le particelle, come cambiamento di stato dell’acqua che si trova allo stato gassoso nell’aria. La costruzione del modello particellare, secondo questi risultati, dunque non ostacola, bensì aiuta i bambini a capire alcuni cambiamenti di stato. Ma qual è in ultima istanza il modello particellare che i bambini del gruppo P hanno costruito? Risulta essere quello scientifico, un modello di classe o un modello ancora ingenuo? C’è stato almeno uno spostamento verso il modello scientifico? Una possibile risposta è data classificando le risposte nelle interviste prima e dopo l’intervento nella categorizzazione di Johnson (1998), che dall’assenza del modello particellare (Modello X) declina i possibili avvicinamenti al modello scientifico (Modello C, vedi tabella seguente). Si evincono dalla tabella risultati positivi, soprattutto nella costruzione di un iniziale modello microscopico: il risultato più importante sembra essere quello che i bambini costruiscono un loro iniziale modello microscopico, che realisticamente, per molti non è il modello C, ma un modello B o un ibrido di esso che gli autori considerano un risultato accettabile. 51 Definizione del problema e domande di ricerca Modelli particellari (Johnson 1998) Prima Dopo Modello X: Continuous substance nessuna idea particellare, nelle descrizioni verbali o nei disegni. 7 - 4 1 (3) (1) [1] [-] Modello A: Particle in the continuous substance: le particelle vengono disegnate, ma sono conficcate nella sostanza continua: la sostanza è fra le particelle. Le particelle sono addizionali alla sostanza. 1 2 Modello AB : B per il solido, A per liquido e gas - 3 Modello B: Particle are the substance, but with macroscopic properties: le particelle sono la sostanza, ma con proprietà macroscopiche. Non c’è niente fra le particelle. Le singole particelle hanno le stesse proprietà del campione macroscopico- letteralmente piccoli pezzi di materia. - 2 Modello W: Non è possibile distinguere fra B e C. - 1 Modello BC: vengono usate idee collettive per spiegare cambiamenti di stato, ma particelle di sostanze differenti hanno il carattere macroscopico della sostanza. - 1 Modello C: Particle are the substance, properties of state are collective: le particelle sono la sostanza, le proprietà di uno stato sono viste come proprietà collettive delle particelle. Le particelle vengono disegnate come sostanza. - 2 Modello XA (A per il solido, X per liquido e gas) [A per solido e liqido, X per gas] 2.3.4 L’esperienza del Concord Consortium29 Il Concord Consortium è un’organizzazione no-profit che opera nel campo educativo in Massachussetts, la mission prevede la creazione di materiali che facilitino l’uso di tecnologie informatiche per tutti gli studenti. Ha promosso diversi progetti per l’educazione scientifica, fra i quali, di interesse per la tematica in discussione, sono il Molecular Workbench Project30 ed il TEEMSS31. Il primo progetto ha come scopo la creazione di un ambiente che renda il livello atomico familiare e ne permetta la connessione con il mondo macroscopico, il secondo la disseminazione in ambito di 29 http://www.concord.org http://workbench.concord.org/ 31 http://teemss1.concord.org/ ; http://teemss.concord.org/ 30 52 Capitolo 2 scuola di base dell’uso di strumentazioni per l’acquisizione dei dati sperimentali in linea con l’elaboratore. Molecular Workbench Project Il Molecular Workbench Project si basa sulle seguenti considerazioni (Tinker, 2001): - uno studente di scuola media può analizzare i fenomeni su scala atomica attraverso l’esplorazione guidata di modelli di dinamica molecolare (mdm), - se i modelli molecolari non vengono introdotti al livello di scuola media, l’apprendimento alla scuola superiore sarà più difficoltoso. In questa prospettiva sono stati sviluppati l’ambiente di modellizzazione di dinamica molecolare32, Molecular Workbench (MW, brevemente descritto in appendice a pag. 215), in cui è possibile costruire simulazioni che visualizzano il moto delle particelle, ed il Curriculum33, un database nel quale è possibile reperire materiali didattici per la scuola media e per la scuola superiore. Nel database sono raccolte le activities prodotte dai ricercatori (raggruppate per ambiti disciplinari: fisica, chimica, biologia, nanotecnologia,…) ed i materiali sviluppati in diversi progetti (MOLO, MoliT, Rover, SAM), in cui i ricercatori del Concord Consortium hanno lavorato in stretta collaborazione con insegnanti in servizio34. 32 I modelli di dinamica molecolare (mdm) sono dei modelli computazionali che possono avere un largo uso in didattica, ad esempio nello studio di sistemi complessi i cui comportamenti, usando la dinamica molecolare, possono essere visti con meno di 100 atomi. Con questa tecnologia è possibile trattare le proprietà dei sistemi complessi, in ambito termodinamico si può introdurre la temperatura, la pressione, i cambiamenti di fase, le strutture cristalline,… Nel linguaggio della teoria della complessità, questi fenomeni di larga scala “emergono” da semplici regole che governano gli agenti (atomi e molecole) che costituiscono il sistema, ed i mdm, già ampiamente usati nella ricerca, possono essere usati in didattica per esplorare le proprietà emergenti di sistemi troppo complessi per soluzioni esatte e per seguire l’evoluzione di questi sistemi. La possibilità di visualizzare cosa succede ad un insieme di atomi/molecole fornisce allo studente così come al ricercatore una profonda, intuitiva comprensione del sistema in esame. L’uso di mdm sviluppa modelli mentali più accurati che possono tornare utili per ragionare in maniera più efficace a livelli differenti (Pallat e Tinker, 2004). 33 http://workbench.concord.org/database/ 34 Il pacchetto software+database di attività si può scaricare ed utilizzare senza connettersi alla rete. 53 Definizione del problema e domande di ricerca La simulazione del contatto termico è inserita nell’attività 267 (in rete) e nei materiali del progetto SAM35 (in figura la pagina aperta nel database del software) http://workbench.concord.org/database/activities/267.html …\CC-MW-CD\part2\heat\page2.cml E’ stato effettuato un test iniziale per il sistema Molecular Workbench e per l’ambiente di controllo Pedagogica36 (Horwitz eChristie, 1999) per verificare come un ambiente basato su modelli di dinamica molecolare possa favorire le competenze cognitive, a quale età sia possibile cominciare ad usare tali ambienti e se gli studenti possono ricavare vantaggi per la comprensione di fenomeni osservabili su scala macroscopica dalla modellizzazione delle interazioni atomiche. I materiali didattici usati nella ricerca sono il “mini-modulo” States of Matter37 ed un’attività più complessa denominata Atoms in Motion38. Per entrambi i materiali sono stati condotti dei “Classroom studies”: “Stati della materia” è stato proposto a ragazzi di 13 anni, “Atomi in moto” a studenti di 16 anni (Gobert e Tinker 2004). Nel minimodulo States of Matter gli studenti vengono guidati ad osservare un’eruzione vulcanica e viene loro richiesto di interpretare i passaggi di stato legati a questo fenomeno. Da ciò si trae lo spunto per “dare uno sguardo dentro la materia”, chiedendosi cosa succede nella materia quando questa viene riscaldata, quindi si sviluppano le idee chiave della teoria cinetica molecolare. Le attività prevedono l’uso di simulazioni e la realizzazione pratica di osservazioni sperimentali. 35 http://sam.concord.org , il progetto è dedicato alle scuole superiori, il materiale sviluppato per la comprensione di calore e temperatura è descritto e commentato in una newsletter del Concord Consortium (Tinker, Pallant 2008): http://www.concord.org/pubblications/newslette/2008spring/understandingheat.html 36 Pedagogica è un ambiente di controllo sviluppato in Javascript che permette la creazione di hypermodels in cui possono essere inseriti script di Molecular Workbench ed altri tools per la verifica didattica (test, domande a risposta aperta o chiusa, grafici di previsione,…). 37 States of matter: http://www.concord.org/~btinker/workbench_web/states_of_matter/index.html 38 Atoms in Motion: http://www.concord.org/~btinker/workbench_web/unit1/index.html 54 Capitolo 2 Nell’unità Atoms in Motion gli studenti esplorano le caratteristiche di base degli atomi e come il loro comportamento in scala atomica può spiegare ciò che si osserva a livello macroscopico, osservando ed interpretando il fenomeno del volo di un pallone aerostatico, la diffusione, i cambiamenti i stato. L’attività 2 in “Stati della materia”e l’attività 8 di “Atomi in moto” sono basate sugli stessi materiali didattici: attività manipolative reali e virtuali. Il modello dinamico utilizzato permette di mettere in relazione le proprietà macroscopiche dei tre stati di aggregazione con le proprietà a livello atomico, sviluppando la teoria cinetica della materia, in cui: − gli atomi o le molecole di un solido sono generalmente disposte nello spazio più vicino possibile fra loro e vibrano nella posizione in cui la distanza fra le molecole non cambia nel tempo, − gli atomi o molecole di un liquido sono generalmente distribuiti nello spazio vicine fra loro, scivolano uno sull’altro, facendo si che il liquido si adatti al contenitore, 55 Definizione del problema e domande di ricerca − i gas hanno, nel confronto, una grande disponibilità di spazio fra atomi o molecole e riempiono il contenitore in cui si trovano. La distanza fra due molecole cambia molto, a volte esse sono vicine, altre volte lontane. States of Matter Activity 2 (hypermodel) States of Matter Activity 3 I protocolli per le analisi in ingresso ed uscita sono stati configurati sulla base delle idee ingenue riportate in letteratura, che inizialmente gli studenti hanno mostrato di possedere. Nel post test e nelle interviste semistrutturate, invece, gli studenti sono stati in grado di mettere in relazione le differenze macroscopiche negli stati di aggregazione dell’acqua con il moto ed il modo in cui sono aggregate delle particelle. Questo risultato porta ad affermare che attraverso l’ambiente di apprendimento gli studenti imparano a ragionare a livello atomico-molecolare per interpretare il mondo macroscopico. 56 Capitolo 2 Nel corso della sperimentazione agli studenti è stato chiesto di interpretare fenomeni non studiati in precedenza, per condurre un’indagine sull’abilità degli studenti di trasferire la loro conoscenza, considerando evidenza del trasferimento la qualità dei ragionamenti degli studenti sui fenomeni a livello atomico per rendere conto delle manifestazioni al macrolivello. Riportiamo come esempio la domanda: supponi di essere della stessa grandezza di una molecola, e di esser su una molecola d’acqua in un bicchiere d’acqua. Qualcuno prende il bicchiere e lo mette nel freezer. Dopo un certo tempo l’acqua diventa ghiaccio. Come senti questo cambiamento? La risposta a questa domanda richiede un ragionamento sia al macro che al micro livello, nozioni su moto e forze nelle molecole e sulla densità delle molecole. Esempi di cambiamento nelle concezioni: I T U W Pre test Post test Probabilmente sento molto freddo, e le molecole dell’acqua non si muovono. L’acqua va dallo stato liquido allo stato solido. L’acqua si espande e dentro puoi vederci dei cristalli. L’acqua diventa veramente fredda e a volte puoi vedere delle bolle d’aria. La molecola su cui sono si espande in una taglia maggiore. C’è poco spazio dove muovermi e la temperatura decresce verso il freddo. Le molecole cominceranno ad allinearsi e muoversi più lentamente. Diventa freddo. L’acqua passa da liquido a solido. Quando l’acqua diventa ghiaccio le molecole rallentano e si mettono insieme in una forma rigida. Quando diventa freddo le molecole formano dei gruppi in pacchetti organizzati. Le molecole vibrano soltanto. Le molecole si mettono più vicina una all’altra e i muovo molto poco. Posso vedere le molecole espandersi. TEEMSS Il Concord Consortium ha elaborato anche un progetto che ha come obiettivo portare le tecnologie informatiche nell’educazione scientifica di base (gradi 3-8, età 813 anni) creando e disseminando materiali di istruzione basati sulla tecnologia, validi e verificati. Tale progetto è denominato TEEMSS (Technology Enhanced Elementary and Middle School Science) e alla prima versione39, sviluppata negli anni 2000-2001, ne è seguita un’altra (2005) ancora in corso di analisi40. La strategia didattica è basata sulla 39 40 http://teemss1.concord.org/ http://webapps.teemss2.concord.org/teemss2-website3/project_intro.html 57 Definizione del problema e domande di ricerca indagine di fenomeni reali che gli studenti conducono usando sensori on-line e ambienti virtuali, tecnologie che normalmente non vengono usate nella scuola di base, benché ne sia stata dimostrata ampiamente l’efficacia per promuovere l’apprendimento dei concetti tecnologie scientifici (Thornton,1997). Queste possono sviluppare significativamente l’apprendimento a livello elementare e sono particolarmente valide nel guidare gli studenti in una indagine analitica del mondo naturale, nel comprendere le relazioni di causa-effetto, nella visualizzazione di cambiamenti, nella comprensione di come un sistema agisce, nel connettere matematica, scienza e tecnologia ed infine nell’esplorare comportamenti emergenti. Nella prima versione del TEEMSS si può scegliere fra unità relative a moto e forze ed unità relative al trasferimento di energia. In questa sezione, interessanti per il nostro obiettivo, sono i materiali relativi al flusso di calore (raggiungimento di equilibrio termico in miscele di acqua), al riscaldamento con l’elettricità (scaldare con una batteria e con una lampadina), e quelli riguardanti le “forme di energia” (terza parte: riscaldare con il sole). In tutte queste attività viene usato un sensore on-line di temperatura e vengono visualizzati i grafici di riscaldamento/raffreddamento. Nell’attività “forme di energia” si riscalda una cella apposita usando un generatore elettrico a manovella, una batteria, una piccola lampadina, in ogni esperimento l’attenzione dei ragazzi viene condotta verso la variazione di temperatura in relazione al tempo di utilizzo dei diversi dispositivi. L’analisi pre/posttest della sperimentazione fatta con ragazzi di 10-13 anni in USA ed in Australia ha evidenziato un miglioramento nei punteggi nei quesiti riguardanti il flusso di calore, la miscelazione di acqua a temperature differenti ed in quelli riguardanti l’interpretazione dei grafici temperaturatempo (Metcalf e Tinker, 2004). Nella seconda versione i contenuti sono più numerosi e differenziati per livello di età. Per i bambini di 7-8 anni viene proposta, fra le altre, un’attività in cui si confrontano le sensazioni umane e le “sensazioni” meccaniche41 ; dopo aver sperimentato al bambino viene chiesto se c’è differenza fra la sensazione di temperatura e la misura di temperatura. L’indagine sul raggiungimento dell’equilibrio termico, invece, viene proposto per ragazzi di 10-11 anni. 41 “Compare electronic and human sensing of your environment” 58 Capitolo 2 2.3.5 L’esperienza del l’Unità di Ricerca in Didattica della Fisica dell’Università di Udine L’Unità di ricerca in Didattica della Fisica dell’Università di Udine ha portato avanti in diverse occasioni ricerche sull’insegnamento dei fenomeni termici nella scuola di base (Gigante et al, 2006). È il caso dell’esperienza “Primi passi nei fenomeni termici”42, all’interno della quale cui sono stati sviluppati e sperimentati in classe materiali prototipali per l’introduzione dello studio dei fenomeni termici nella scuola dell’infanzia43, primaria44 e secondaria di primo grado. I percorsi propongono un approccio macroscopico ai fenomeni termici, in particolare avendo l’obiettivo di condurre i bambini a “riconoscere, manipolare e differenziare la temperatura dalla sensazione termica”, mentre le attività con i ragazzi più grandi portano ad esplorare e definire le proprietà termiche: conducibilità e calore specifico. Nelle attività proposte si segue un filo conduttore che porta a distinguere: sentire caldo un certo sistema ÅÆ il suo essere caldo ÅÆ il diventare caldo ÅÆtenere caldo. Il problema del cosa significhi riscaldare viene affrontato facendo capire all’alunno che le modalità diverse di scaldare (fornello elettrico, a gas, contatto corpo caldo e corpo freddo) corrispondono sempre ad un’interazione fra un corpo caldo ed uno freddo, che può avvenire per contatto o a distanza (nel vuoto con lampade e sole), e che non si raggiunge l’equilibrio termico quando si usa un “riscaldatore”. Per effettuare gli 42 http://web.uniud.it/cird/SeCiF/termo/termo.htm http://web.uniud.it/cird/SeCiF/termo/senso/senso01.htm 44 http://web.uniud.it/cird/SeCiF/termo/stati/stati8_e.htm 43 59 Definizione del problema e domande di ricerca esperimento sul riscaldamento viene proposto di usare sensori in linea con l’elaboratore, che permettono ai ragazzi di costruire grafici in tempo reale e quindi seguire l’evoluzione della temperatura nel tempo. Le attività suggerite consentono di esplorare il concetto di equilibrio termico e quindi riconoscere operativamente la temperatura come grandezza di stato, mentre nell’esplorazione delle interazioni termiche si riconosce: “il ruolo giocato dalle diverse masse dei sistemi, dai diversi materiali di cui sono composti, per giungere alla legge di Fourier, sintesi descrittiva dei processi indagati. Il processo di formalizzazione avviene per gradi. Nella scuola elementare si realizza sviluppando il ragionamento proporzionale, nella scuola media si comincia a trasformare le proporzioni in relazioni di proporzionalità tra grandezze fisiche”. 2.4 Conclusioni Sia in Italia che all’estero l’insegnamento/apprendimento della fisica nel primo ciclo di istruzione è affidato ad insegnanti non specialisti in campo scientifico, che nel loro corso di studi hanno acquisito dal 10% al 30% dei crediti in campo scientifico. Da ricerche finalizzate all’analisi del sapere didattico/disciplinare di questi insegnanti emerge un diffuso senso di inadeguatezza legato anche ad una formazione principalmente umanistica (Akerson, 2005; Traianou, 2006; Rice, 2005; Harlen e Holroyd, 1997; Harlen et al., 2003). Gli autori di questi studi ritengono le conoscenze degli insegnanti insufficienti ed hanno individuato le strategie compensative che vengono messe in atto. La strategia alla quale gli insegnanti si affidano principalmente è quella di fare il minimo indispensabile, insegnando quanto meno possibile sull’argomento scelto e usando kit di insegnamento preconfezionati forniti dalle guide scolastiche sotto forma di unità di apprendimento già strutturata. Un altro atteggiamento tipico dell’insegnante insicuro è quello di lasciarsi guidare dalle esigenze degli alunni piuttosto che guidare gli stessi in un processo di costruzione di significati. La ricerca in didattica interviene nella soluzione di questo problema facendo leva su quelli che sono i punti di forza degli insegnanti non specialisti: ad esempio, far comprendere loro che “fare scienza” significa descrivere, raccontare, spiegare e argomentare, e che le scienze possono essere un’occasione importante per sviluppare 60 Capitolo 2 negli studenti le competenze legate tradizionalmente all’area umanistica (uso della lingua parlata e scritta). La ricerca descritta in questa tesi può rappresentare un esempio di analisi di uno specifico contesto disciplinare e potrebbe svilupparsi in un futuro trasformandosi in “buona pratica” utile allo sviluppo del sapere didattico degli insegnanti in corsi di formazione. Gli insegnanti potrebbero sperimentare la proposta direttamente (anche in un setting di tipo ricerca-azione in collaborazione con il ricercatore) o analizzarne e farne propri i risultati (Sperandeo-Mineo et al., 2007). Parte dei materiali descritti nel capitolo 5 si trovano già in linea e sono stati utilizzati come materiale di formazione nel Master in didattica delle scienze (Lupo et al 2007). Alla luce di quanto riportato come risultati significativi della ricerca in didattica si può evincere che non ci sono dei risultati di ricerca per il livello della scuola di base che mostrano come una visione microscopica migliori la comprensione dei fenomeni termici macroscopici. Le ricerche mirate alla scuola di base, solitamente si limitano a descrizioni macroscopiche e non coinvolgono analisi quantitative. Per quanto riguarda il microscopico è stato dimostrato che gli studenti di scuola media sono in grado di riprodurre le tre fasi della materia con una visione microscopica, ma non sono in grado di utilizzare tali visualizzazioni per interpretare o predire fenomeni macroscopici. Le ricerche descritte non utilizzano contemporaneamente l’osservazione, esperimenti quantitativi, sensori on-line e simulazioni: le esperienze portate nella scuola primaria che propongono un approccio quantitativo si limitano ad un’analisi a livello macroscopico (TEEMSS, Udine), o ad una introduzione discorsiva del modello particellare (Papageorgiou, Johnson, 2005) mentre le esperienze proposte per la scuola media introducono il microscopico senza proporre un’analisi quantitativa a livello macroscopico (Gobert, Tinker 2004). La ricerca descritta in questa tesi ha come obiettivo principale indagare sulla possibilità di progettare e realizzare un ambiente di apprendimento per la scuola di base nel quale si utilizzino sia le osservazioni dei fenomeni della vita quotidiana che l’analisi quantitativa delle grandezze macroscopiche, che la simulazione di modelli di struttura della materia, conducendo i ragazzi a comprendere che il modello microscopico porta agli stessi risultati degli esperimenti fatti a livello macroscopico. Nello specifico si sviluppa un percorso di osservazione di fenomeni quotidiani e di modellizzazione a livello macroscopico del fenomeno del riscaldamento, quindi si passa alla costruzione del modello microscopico della materia utilizzando strumenti informatici per la 61 Definizione del problema e domande di ricerca visualizzazione e simulazione, per tornare alla fine alla interpretazione dei fenomeni macroscopici. Le domande di ricerca che guidano il lavoro sono legate sia a problematiche di tipo epistemologico (D1), che didattico (D2 e D3). Riguardo a come la conoscenza scientifica di un preadolescente possa svilupparsi nell’interazione attiva con un ambiente di apprendimento, ci chiediamo: D1 L’introduzione dell’interpretazione microscopica aiuta ad interpretare i fenomeni termici macroscopici? Mentre didatticamente ci si chiede a quale livello sia possibile condurre la modellizzazione: D2 Qual è il livello di formalizzazione possibile nel caso della scuola di base? Ed infine ci si pone il problema dell’opportunità della scelta didattica di usare strumenti informatici, e di quali strumenti specifici utilizzare: D3 Qual è il ruolo della visualizzazione microscopica e quali sono gli opportuni strumenti? 62 Capitolo 3 CAPITOLO 3 Metodologia della ricerca 3.0 Introduzione La ricerca in ambito educativo presuppone una scelta di campo: se il ricercatore deve intervenire nel processo di insegnamento/apprendimento o se deve osservare senza interferire con quanto avviene nelle dinamiche del gruppo classe/insegnante (ricerca di tipo etnografico). La nostra ricerca è di tipo interventista, il ricercatore è coinvolto in prima persona nella sperimentazione delle attività proposte e l’interazione con gli alunni ne determina le scelte. I dati che vengono raccolti durante la sperimentazione sono testi e registrazioni e su di essi viene effettuata un’analisi di tipo qualitativo. 3.1 Quadro metodologico: la Ricerca Basata su Progetti La ricerca si inserisce nel quadro metodologico della Design-Based Research (DBR), introdotto nell’ambito della ricerca educativa nel 1992 da Brown e Collins (Brown ,1992; Collins, 1992) per superare i limiti imposti dalle metodologie rigidamente sperimentali e da quelle di natura etnografica, proponendo un modello più aderente alla complessa dinamicità delle situazioni educative reali. (Pellerey, 2005) Nella DBR si progettano ambienti di apprendimento e si sviluppano contestualmente teorie dell’apprendimento in un continuo ciclo di progettazione, attuazione in contesti autentici, analisi e riprogettazione.45 45 In origine Anne Brown definì il metodo R di ricerca educativa ispirato all’ingegneria “design experimentation”, successivamente il nome fu cambiato in design experiment (Cobb et al., 2003), con cui Metodologia della ricerca Assunti di base della DBR sono che una teoria dell’apprendimento non si possa applicare in un determinato contesto a prescindere dalle sue caratteristiche e che la ricerca in campo educativo sia necessariamente di carattere interventista. La metodologia, sviluppata per i ricercatori in campo dell’educazione è di tipo “interventista” nel senso che intenzionalmente provoca cambiamenti in un contesto educativo. Si può anche definire “partecipativa”, poiché si ha l’intervento diretto del ricercatore nel contesto: il ricercatore ed il docente lavorano in stretta collaborazione, spesso il docente è esso stesso ricercatore ed i partecipanti non sono “soggetti” passivamente trattati, ma parte integrante ed attiva della progettazione e dell’analisi. La DBR intende creare un ponte fra la ricerca teorica e la pratica educativa: si ha il duplice proposito di sviluppare sia i principi teorici per la progettazione che gli strumenti innovativi, le tecnologie, i metodi, e le risorse che possano mettere in pratica questi principi. I vantaggi della metodologia sono messi chiaramente in luce dalla seguente descrizione, secondo la quale essa può essere vista come una: …etnografia interventista attraverso la quale le ricerche perturbano i contesti educativi tipici introducendo progetti influenzati da quadri teorici, perché intendono trarre implicazioni per nuove teorie sull’insegnamento, sull’apprendimento e la scolarizzazione. (Dede, 2004) Di conseguenza, nella DBR un progetto viene sviluppato su due diversi livelli: sul piano pratico e su quello della teoria. Sul piano pratico si predispongono ambienti di apprendimento la cui validità viene controllata in contesti autentici, in un continuo ciclo di progettazione, attuazione, analisi e riprogettazione. La validità in contesti autentici viene verificata documentando successi e insuccessi e mettendo a fuoco le interazioni che ridefiniscono la comprensione dei problemi di apprendimento. Sul piano teorico si utilizzano i risultati precedenti e si sviluppano teorie dell’insegnamento apprendimento. Metodologicamente la DBR procede attraverso la doppia analisi a livello teorico (cognitivo) e pratico (didattico): teorie cognitive e costruzione didattica non sono più connesse in sequenza ma si regolano dialetticamente. L’analisi a livello teorico, nel nostro caso, viene sviluppata nel quadro generale dell’Educational attualmente si intende l’insieme di interventi di insegnamento, progetti di software didattici, manipolazioni del setting educativo, mentre con Design Based Research si intende la metodologia atta a “capire come, quando e perché le innovazioni educative funzionano al momento dell’applicazione pratica” pag 5. (The design-based research collective, 2003) 64 Capitolo 3 Reconstruction (ER), nella quale alla scelta di un “modello studente” si affianca una accurata analisi del contenuto disciplinare. La DBR e l’ER si coniugano qui nel modello cognitivo ed epistemologico del costruttivismo e metodologicamente nell’intento di aumentare l’affidabilità di una ricerca svolta in classe. 3.2 Il disegno sperimentale Il disegno sperimentale è diviso in tre fasi: la progettazione del percorso didattico (costruzione della TLS), la sua sperimentazione in cicli successivi (Teaching Experiment) e l’analisi dei risultati. Analizzato e dichiarato il quadro teorico di riferimento (cap 1), viene motivata scelta del problema di ricerca analizzando il contesto in cui la ricerca si svolge e lo stato dell’arte (cap2), quindi si analizza approfonditamente il contenuto disciplinare in chiave storico-epistemologica (cap 4), e si avvia la fase di progettazione della sequenza di insegnamento/apprendimento (cap 5). Il disegno sperimentale coordina DBR ed ER Nella progettazione della sequenza vengono definiti gli strumenti didattici e di analisi di percorso: ipotizzato un processo di apprendimento, infatti viene svolta un’analisi in itinere che ha come obiettivo il monitoraggio delle attività per l’eventuale ri-progettazione. L’insieme dei dati raccolti viene analizzato a conclusione dei diversi cicli di sperimentazione alla luce delle domande di ricerca per discutere sulla validità 65 Metodologia della ricerca interna (conclusioni del cap 6) ed esterna dei risultati (conclusioni). La validità interna viene discussa argomentando come i risultati possano essere attribuiti alle variabili indipendenti, nel nostro caso la scelta degli strumenti, dei tempi e l’articolazione delle attività. La validità esterna, più problematica nel tipo di disegno sperimentale scelto, viene discussa analizzando la ripetibilità e la generalizzabilità dei risultati ottenuti. Per ripetibilità e generalizzabilità, si intende la possibilità di estendere i risultati ottenuti ad una popolazione più ampia considerando l’esperimento didattico come una buona pratica, che può essere ripetuta in contesti scolastici simili per grado ed organizzazione scolastica (strutture logistiche e curriculum/programmi didattici). La TLS può essere considerata un complesso “artefatto” di natura didattica nel quale a partire da un’ipotesi di carattere pedagogico (la scelta di lavorare con uno o più modelli interpretativi) si trattano gli specifici contenuti disciplinari utilizzando ambienti di apprendimento diversificati (laboratorio e simulazioni)46. 3.3 L’analisi dei dati Nel progetto di ricerca sono state integrate procedure di produzione e raccolta dati che associano il Teaching Experiment ad una documentazione attraverso un “Diario di Bordo”, interviste del tipo “focus group”, registrazioni vocali e videotapes. Il “Diario di Bordo” permette di seguire lo svolgimento delle attività in una prospettiva di singolo studente, in esso infatti vengono raccolti i fogli di lavoro utilizzati per le varie attività, le schede guida per le osservazioni e per le attività di laboratorio, le schede di sintesi, commenti liberi, i fogli di lavoro su problemi da risolvere47. Le registrazioni riguardano tutti gli interventi in classe mentre le interviste, del tipo focus group, sono state effettuate a campione. 46 L’artefatto infatti si rende disponibile per l’utilizzazione e l’adattamento di insegnanti e/o ricercatori interessati. 47 Generalmente con la dicitura “Diario di Bordo” si intende un documento in cui lo studente raccoglie e documenta su di sé e sul proprio apprendimento, in una sorta di biografia di apprendimento. In questa sede, data anche l’età dei ragazzi, si intende un diario ‘scientifico’ guidato. 66 Capitolo 3 Pagine dal diario di bordo L’analisi dei dati è di tipo qualitativo, come da prassi nel caso di “ricercheintervento”, in cui si focalizzano aspetti processuali. Individuati i punti nodali dello sviluppo del percorso didattico si analizzano alcuni episodi critici dai quali si possono trarre informazioni riguardo al processo di apprendimento che avviene nel gruppo e nei singoli, tramite il confronto con la realtà fenomenica, con i pari e con il docente. Vengono evidenziati i passaggi in cui gli alunni individuano punti chiave, contrattano le interpretazioni e costruiscono i significati. In relazione ai punti rilevanti dell’approccio viene monitorato il cambiamento concettuale che porta gli alunni dalle concezioni spontanee a quelle scientifiche. 3.3.1. I testi scritti: approccio fenomenografico I dati raccolti su supporto cartaceo (testi scritti, grafici e disegni) si prestano maggiormente ad un’analisi secondo l’approccio fenomenografico (Marton, 1988; Marton e Pang, 2008). La “fenomenografia”, (dal greco “descrizione di ciò che accade”) vista come metodologia di ricerca mira a descrivere i modi qualitativamente differenti attraverso i quali le persone concettualizzano, percepiscono e comprendono vari aspetti di, e fenomeni nel, mondo intorno a se. (Marton, 1986) Secondo la fenomenografia, la conoscenza del mondo emerge dalla relazione contestualizzata tra l'individuo ed il mondo: l’accento è posto sui differenti modi in cui 67 Metodologia della ricerca la persona può relazionarsi con l’oggetto di conoscenza per apprendere (Prosser e Trigwell, 1999), modo che può diventa accessibile al ricercatore attraverso modi differenti di comunicare, in particolare attraverso il linguaggio (Svensson 1997). Gli studi fenomenografici hanno ripetutamente trovato che ciascun fenomeno, concetto o principio può essere pensato in un numero limitato di modi differenti: ciò permette di operare categorizzazioni delle descrizioni dei soggetti analizzati e rappresenta uno dei risultati di questo tipo di ricerca. I fenomenografi guardano agli aspetti strutturali distintivi delle relazioni fra gli individui ed il fenomeno, considerando ogni categoria come parte potenziale di strutture più ampie in cui esistono varie categorie. Come obiettivo della fenomenografia c’è quindi la scoperta di quadri e strutture utili a comprendere la conoscenza degli studenti. Le categorie possono essere tratte dalle risposte degli studenti a domande aperte (Prosser et al., 1996) o dalle interviste (Marton,1986; Bowden et al., 1992), in campo educativo vengono utilizzati anche i fogli di lavoro. Questo tipo di analisi oltre che per i modi di pensare i fenomeni è stato utilizzato per valutare aspetti relativi all’insegnamento/apprendimento prevalentemente nel campo della didattica della fisica (Bowden et al., 1992, Borghi, et al 2000): consente infatti di ricavare informazioni qualitative sulle concezioni degli studenti e di valutare l’apprendimento dell’argomento stesso, e quindi l’efficacia del metodo di insegnamento utilizzato. Ciò nel caso si scelga come disegno sperimentale la modalità del test-retest e si utilizzino questionari aperti, somministrati a studenti prima e dopo lo studio dell’argomento. Nella metodologia si studia anche l'influenza di variabili di contesto, come, ad esempio, la metodologia didattica, gli strumenti che si utilizzano, le tipologie di verifica, e ciò fornisce indicazioni utili alla progettazione. Nell’approccio fenomenografico non si assumono a priori categorie interpretative nelle quali inquadrare i dati raccolti nell'indagine: il fenomenografo deve scoprire e classificare modi precedentemente non specificati in cui la gente pensa su un aspetto delle realtà. (Marton,1986) Le categorie, definite a posteriori, sono basate sulle caratteristiche distintive che differenziano una concezione da un’altra e sono generalmente presentate in un livello di comprensione crescente (Bowden et al 1992). La categorizzazione fenomenografica è 68 Capitolo 3 contestualizzata: il contesto in cui un fenomeno avviene lo differenzia da altri fenomeni analoghi. Nel presente lavoro l’approccio fenomenografico ha permesso nella fase iniziale di determinare le idee degli studenti riguardo alla struttura della materia (cap 5 indagine iniziale), successivamente ha permesso la determinazione di categorie (Marton 1986, Bowden 1992, Prosser 1996) riguardanti i modelli interpretativi del fenomeno del riscaldamento. La categorizzazione ha seguito i tre principi della fenomenografia: 1. le categorie sono state estratte dalle risposte degli studenti, senza tenere conto di categorie predeterminate, 2. le categorie sono distinguibili, mutuamente esclusive, in numero limitato, 3. le risposte sono categorizzate esplicitamente e descritte in modelli. Il processo di categorizzazione è stato svolto in modo iterativo: sono state inizialmente identificate le categorie utilizzando un piccolo numero di questionari scelti a caso, delineando similarità e differenze nelle risposte, quindi si sono confrontati i restanti dati per l’estensione delle categorie ed il riordinamenti dei dati stessi. Le risposte degli studenti sono state analizzate separatamente da più persone e le categorie individuate sono state a confronto, discusse e riviste ripetutamente fino al raggiungimento di un accordo. 69 Metodologia della ricerca Esempio di individuazione delle categorie L’analisi in ingresso: individuazione delle parole chiave nella prima domanda 70 Capitolo 3 3.3.2 Le interviste Le interviste, effettuate a campione, permettono di tenere sotto controllo lo svolgimento della sequenza di insegnamento/ apprendimento. Il tipo di intervista scelto può essere classificato come semistrutturato (il ricercatore parte da una griglia di domande ma si lascia guidare dalle risposte degli intervistati) e più vicino al focusgroup che all’intervista singola. Il numero di partecipanti, infatti, è sempre di almeno 3 elementi. 3.3.3 Le registrazioni Le registrazioni sono state effettuate durante tutti gli interventi in classe e sono state analizzate alla luce dell’osservazione che esse non rappresentano esattamente ciò che è accaduto: quando la videocamera inquadra un particolare, si tende a de-enfatizzare o ignorare tutto il resto, quindi a seconda delle situazioni lo strumento è risultato più povero di informazioni rispetto ai disegni o ai fogli di lavoro (Lesh e Leherer, 2000) . Di contro il formato audio/video ha permesso di vedere più volte da diverse prospettive gli episodi per l’individuazione di quelli critici. Gli episodi critici sono stati selezionati cercando quei momenti dai quali si evince quando e/o come l’uso di strumenti e materiali strutturati piuttosto che la discussione permette lo sviluppo di capacità operative, di osservazione, di descrizione, di interpretazione. L’attenzione è rivolta soprattutto alle dinamiche di contrattazione di significati che vengono evidenziate dai dibattiti fra gli studenti, sia quando queste si sono svolte fra una coppia che quando il gruppo era più numeroso. Il lavoro di analisi è proceduto lungo le seguenti linee. Inizialmente tutte le registrazioni sono state riviste con attenzione, quindi sono state trascritte, tralasciando le conversazioni inutili, infine le registrazioni sono state riviste e comparate alle trascrizioni per verificarne l’aderenza, quindi le sessioni rappresentative sono state selezionate attraverso l’analisi delle trascrizioni. 71 Metodologia della ricerca Le fasi dell’analisi delle registrazioni 1. Registrazione (audio o video) 2. Ascolto/visione delle registrazioni 3. Trascrizione integrale delle parti delle registrazioni il cui contenuto è riconducibile alle attività 4. Controllo delle trascrizioni comparate alle registrazioni 5. Analisi delle trascrizioni ed individuazione degli episodi critici Come sessioni rappresentative sono stati considerati episodi critici piuttosto brevi, ciò perché l’interesse non era rivolto a capire l’evoluzione delle epistemologie o i cambiamenti di strutture ontologiche, bensì a caratterizzare gli sviluppi concettuali locali, i cambiamenti di strategie di osservazione, le semplici modifiche dei modelli descrittivi e interpretativi, che possono avvenire in poco tempo con brevi scambi di opinioni. 72 Capitolo 5 CAPITOLO 4 La fisica del progetto 4. 0 Introduzione In questo capitolo si propone un’analisi dei nodi concettuali della fisica che sono argomento del percorso didattico sperimentato. L’analisi è condotta in maniera più approfondita rispetto a quella proposta nel percorso didattico, nella convinzione che il docente che si appresta ad affrontare in classe un argomento debba conoscerlo più a fondo di quanto poi non riporti agli allievi. L’analisi si sviluppa parallelamente sul piano storico-epistemologico e su quello dei contenuti. L’analisi storica permette di porre le basi per una successiva riflessione riguardante gli ostacoli legati alla comprensione dei nodi concettuali (paragrafo 5.2, pag.118), benché infatti nell’approccio scelto per il percorso didattico non si segua lo sviluppo storico, la consapevolezza di esso può essere d’aiuto nella interpretazione di quanto avviene nel processo di apprendimento (Wiser e Amin, 1983). In questo capitolo i nodi concettuali vengono affrontati sia al livello macroscopico che a quello microscopico: vengono sviluppati brevemente modelli corpuscolari degli stati di aggregazione della materia e interpretazione cinetica della temperatura, infine vengono collegati i processi termici all’energia nella materia. L’analisi dei contenuti si è basata su testi scolastici di livello di scuola superiore (Ogborn e Whitehouse, 2008; Amaldi, 2007), di livello universitario/college per non specialisti (Cumming et al., 2004) e per fisici (Chabay e Sherwood, 2002) e sui manuali di didattica della fisica (Arons, 1992; Vicentini et al., 1991, 1996). 4.1 Macroscopico e microscopico: due punti di vista. Il primo passo che si compie quando si analizza un fenomeno fisico è quello di definire il sistema del quale ci si sta occupando, ovvero di individuare e separare da ciò La fisica del progetto che lo circonda il corpo, l’insieme di corpi o la zona di spazio limitata di cui si osserverà e descriverà il comportamento. Il secondo passo è la scelta delle quantità (variabili) che sono utili per la descrizione del fenomeno. Nel caso della termologia e delle proprietà termiche della materia si possono adottare due punti di vista per analizzare quanto avviene nel sistema considerato: In base alla ipotesi di struttura particellare della materia, qualsiasi oggetto macroscopico (ovvero percepibile attraverso i sensi ed eventualmente con strumenti amplificatori delle capacità sensoriali- vedi lente di ingrandimento, microscopio) è costituito da una pluralità di particelle microscopiche (non percepibili nemmeno con l’uso di strumenti amplificatori delle capacità sensoriali) coordinate tra loro in modo da costituire in base a regole di interazione o sconfinamento l’oggetto in esame. Abbiamo quindi due livelli di sistemi: ogni singolo oggetto può essere considerato sistema in relazione alla struttura particellare. (Vicentini 1991, pag 23) Le variabili che descrivono un sistema termico dal punto di vista macroscopico sono “poche proprietà fondamentali misurabili” (Zemansky,1970), esse sono riconoscibili attraverso i sensi, vengono misurate direttamente con l’uso di strumenti e non implicano ipotesi particolari sulla struttura della materia. Esse rappresentano la chiave di lettura dei fenomeni della vita quotidiana e sono quelle che ogni persona utilizza per interpretare ciò che accade intorno a sé. Ad esempio l’osservazione del riscaldamento della testa di un chiodo che viene colpito da un martello viene descritta in termini di aumento di temperatura al tatto. Le grandezze messe in gioco per descrivere il fenomeno sono tutte di carattere macroscopico e si possono misurare. Descrivere lo stesso sistema dal punto di vista microscopico, invece, presuppone la definizione di ipotesi sulla struttura della materia. E’ necessario che la persona che compie l’osservazione sia in grado di pensare al chiodo come un oggetto formato da un numero enorme di altri piccoli “oggetti”, in moto incessante, e che sia in grado di interpretare lo spostamento delle velocità dall’oggetto martello agli oggetti microscopici. Ma il movimento incessante di cui sarebbero dotati questi oggetti microscopici, di cui non si ha contezza (molecole, atomi, ioni,…) è un’ipotesi, che non nasce spontaneamente. Le quantità usate per la descrizione microscopica non sono percepibili dai nostri sensi e non vengono misurate direttamente: 74 Capitolo 4 il sistema è costituito da un numero molto elevato di molecole che interagiscono secondo dinamiche che sono descritte e interpretate in funzione di un “modello” scelto. I punti di vista macroscopico e microscopico sono ovviamente correlati: la descrizione/interpretazione di un dato fenomeno fatta nei due approcci deve essere consistente. Benché anche la comprensione della natura delle grandezze macroscopiche sia da considerare un nodo concettuale (cosa sia la temperatura, quale sia la sua definizione operativa, cosa rappresenti, è il primo nodo che affronteremo), le difficoltà legate all’uso delle variabili che descrivono il sistema a livello macroscopico sono minori rispetto a quelle che si affrontano quando si descrive a livello microscopico, ed è ancora più problematico mettere in relazione le grandezze macroscopiche con quelle microscopiche, essendo tali relazioni legate a concetti di tipo statistico. 4.2 Il primo nodo concettuale: la temperatura Il primo nodo concettuale che viene affrontato nella sequenza didattica è il concetto di temperatura, nella sua accezione macroscopica. Al termine temperatura vengono immediatamente associati nell’uso comune del linguaggio, i termini “caldo” e “freddo”, il cui significato è costruito attraverso l’esperienza sensoriale e la condivisone sociale. Non è facile spiegare cosa i termini significhino, ciascuno di noi lo ha imparato combinando la propria sensazione, e quindi il proprio giudizio, con il giudizio degli altri, in modo da costruire un significato il più possibile condiviso dei termini. Ma questa condivisione non sempre porta ad una unanimità di giudizio, ovvero alla determinazione di una scala descrittiva comune, quello che è “caldo” per un soggetto in un dato momento può non esserlo per un altro o in una condizione diversa. L’oggettivazione della sensazione di caldo/freddo e la sua trasformazione in una misura è legata alla scelta dello strumento ed al fenomeno riproducibile in situazione controllata che la traducono in numero e ciò è stato possibile solo nel XVII secolo. I motivi di una determinazione così tardiva degli strumenti che permettono una definizione operativa della temperatura possono essere imputati a due motivi: l’attribuzione aristotelica a caldo e freddo di qualità ‘fondamentali’48 (che non potevano 48 Aristotele considerava caldo e freddo qualità simili al colore. Così come il verde di un pezzo di stoffa verde si intensifica quando viene poggiato su un panno rosso, il caldo se circondato dal freddo viene intensificato, e viceversa. Aristotele usa qui il principio chiamato antiperistasi (di solito usato per spiegare il movimento dei proiettili) per spiegare perché le caverne sono fresche in climi caldi e calde in climi freddi. (Wiser e Amin, 1983) 75 La fisica del progetto venire sottoposte ad indagini quantitative) e la difficoltà tecnica nella costruzione degli strumenti. I tentativi effettuati prima del XVII secolo, basati sulla dilatazione dell’aria (Filone di Bisanzio II sec. a.C. ed Erone di Alessandria I sec. a.C.) rappresentano prototipi di termoscopi, ma la determinazione dei punti di riferimento, essenziale per la trasformazione dell’artefatto in strumento di misura è decisamente posteriore. I termometri diventano degli strumenti attendibili e la misura riproducibile quando all’aria si sostituisce un liquido, ancor prima che sia chiarito il funzionamento del fenomeno della dilatazione e la natura della grandezza misurata. Nel XVII secolo si assiste ad una inversione di tendenza filosofica, vengono riprese le idee atomiche di Democrito ed alla impostazione aristotelica si sostituisce quella platonica: il caldo ed il freddo diventano (tornano ad essere) entità quantificabili attraverso l’uso di strumenti (Zingales, 2007)49. La costruzione dei primi termometri si deve agli “sperimentori” dell’Accademia del Cimento, che sviluppavano il programma galileiano di superamento della fisica aristotelica del tardo medioevo ed allo stesso tempo erano degli ottimi costruttori di strumentazione scientifica. Gli accademici, però non distinguevano in termini moderni calore e temperatura, i loro strumenti furono costruiti ed usati per studiare gli effetti meccanici del calore50 senza che ciò si traducesse nella ricerca di una relazione fra differenti variabili termiche51. I termometri degli accademici del Cimento non erano calibrati attraverso punti fissi, per esempio il termometro di cento gradi fu costruito in modo tale da raggiungere il livello 20° se messo nella neve, quello di 80° se posto al sole in una giornata estiva. Solo nel XVIII secolo viene stabilita la scala universale di temperature, basata sulla temperatura di fusione del ghiaccio e di ebollizione dell'acqua52. 49 appunti per il corso di Storia della Chimica http://www.griaf.unipa.it/master_sito/materiali_storia/02%20-%20Misure%20e%20Strumenti.pdf 50 soprattutto ‘ i mutamenti dell’aria’ e la dilatazione, ‘ esperienze intorno ad un effetto del caldo e del freddo nuovamente osservato circa il variare l’interna capacità de’ vasi di metallo e di vetro’ pag 205 51 La loro sola ‘variabile’ era un misto fra calore e temperatura 52 Celsius propose di utilizzare una scala centigrada riferita a due punti fissi (temperatura della neve in fusione e dell’acqua in ebollizione) in un lavoro pubblicato nel 1742. Fino ad allora la scala aveva avuto una divisione in 180 parti come aveva suggerito l’inglese Fahrenheit (1686-1736), o in 80 parti come aveva proposto dal francese Réaumur (1683-1757). 76 Capitolo 4 Cronologia della costruzione del termometro Filone di Bisanzio Erone di Alessandria Galeno Galileo Accademia del cimento Huygens Locke Newton Farheneit Réamur Celsius II sec a.C. Termoscopio ad acqua ed aria I sec a.C. Termoscopio ad aria 130-200 1592 Grado ‘neutro’ ottenuto mescolando ghiaccio ed acqua bollente Termoscopio ad acqua 1650 Termometri ad alcool --- Termometro ad acqua (Torricelli) 1665 1690 1701 1720 1730 1742 Determinazione di due punti fissi per il termometro Esperienza che mostra la fallacità della sensazione Scala termometrica con 0 nel punto di congelamento acqua Costruzione di termometri a mercurio, introduzione della scala 32-212 °F Costruzione di un termometro ad alcool, introduzione della scala 0-80 °R Introduzione della scala centigrada La storia della costruzione del termometro aiuta a comprendere le difficoltà che nascono quando si vuole rendere oggettiva una sensazione. Alcuni episodi storici forniscono spunti utili per la scelta di attività didattiche che permettano una costruzione epistemologica del concetto di temperatura. Di sorprendente attualità didattica, di facile realizzazione e di grande valore conoscitivo è, ad esempio, l’esperienza riguardante sensazioni e misure termiche che tradizionalmente si fa risalire alle affermazioni fatte ne1690 da John Locke, nel libro II del suo “Saggio sull’intelletto umano”, quando nel descrivere le qualità (primarie/oggettive, sensibili/soggettive/secondarie e poteri) dei corpi, classifica il caldo/freddo come qualità ‘sensibile’: Come l’acqua sentita fredda in un mano può essere sentita calda nell’altra Essendo così distinte e comprese le cose, noi siamo resi capaci di dar ragione di come la stessa acqua nello stesso tempo, possa produrre l’idea di freddo in una mano e di caldo nell’altra: mentre è impossibile, che la stessa acqua, se quelle idee fossero realmente in essa, sia nel medesimo tempo calda e fredda. Giacché, se immaginiamo il caldo, come è nelle nostre mani, non essere che una specie e grado di movimento nelle minute particelle dei nostri nervi o spiriti animali, noi possiamo intendere come sia possibile che la stessa acqua produca, nello stesso tempo, le sensazioni di caldo in una mano e di freddo nell’altra: il che una figura giammai fa giacché essa non produce in una mano l’idea del quadrato quando nell’altra abbia prodotto l’idea di sfera. Ma se la sensazione di caldo e freddo non è nient’altro che l’aumento o diminuzione del movimento delle parti minute dei nostri corpi, causata dai corpuscoli d’un altro corpo, è facile comprendere che se quel movimento è più grande in una mano che nell’altra, se si applica alle due mani un corpo, che ha nelle sue minute particelle un movimento maggiore di quello di una delle mani, e minore di quello dell’altra mano aumenterà il movimento di una mano e diminuirà quello dell’altra, e così produce le differenti sensazioni di caldo e di freddo che dipendono da ciò. (pag 104) 77 La fisica del progetto Il frontespizio dei Saggi di Naturali Esperienze http://brunelleschi.imss.fi.it/cimento site/home.html Utilissima cosa è, anzi necessaria nell’uso delle naturali esperienze, l’aver esatta notizia de’ mutamenti dell’aria. (…) Così nelle canne del voto a’ diversi stati di quella s’alza o s’abbassa l’argento vivo, mentre al parere di alcuni, secondo la varia tempera ch’ell’ha dal Sole o dall’ombra, dal caldo o dal freddo (…) I) Serve questo, siccome gli altri, per conoscer le mutazioni del caldo e del freddo dell’aria, e dicesi comunemente termometro (…) noi un tale artefice lo chiamiamo il GONFIA (…) II) Il secondo non è altro che una copia del primo, fatta in piccolo, non essendo tra di loro altra differenza se non che, posti nello stesso ambiente, quello cammina alquanto più di questo (…) quello è diviso in 100 gradi, questo in 50. III) il terzo anch’egli è una copia del primo ma fatto più grande. Però viene ad esser più geloso e veloce di quello ben quattro volte, benché spartito in 300 gradi. IV)…un termometro talmente sdegnoso, e per così dire d’un senso così squisito, che la fiammella d’una candela che gli asoli punto d’attorno sarà abile a metter in fuga l’acquarzente in esso racchiusa V) il quinto strumento è ancor egli un termometro, ma più pigro e infingardo di tutti gli altri, perché dove quegli , per ogni poco che l’aria si stemperi, veggonsi subito alterare, quest’altro non è tanto veloce,ed a moverlo vi vuol altro che minime ed insensibili differenze. VI) Igrometro 78 Capitolo 4 Immergendo separatamente e contemporaneamente le mani in due recipienti contenenti acqua a temperature sensibilmente diverse (ad esempio 10°C vs 40 °C) si ha una netta determinazione della differenza. Ma se le mani vengono subito immerse in un recipiente contenente acqua a temperatura intermedia le due estremità stimano in maniera differente la temperatura: la mano che prima si trovava immersa in acqua calda stimerà un temperatura “fredda”, l’altra “calda”. Ciò dimostra che la sensazione termica può portare a valutazioni errate. Locke affermava che la sensazione termica è basata sul movimento delle “parti minute del nostro corpo” e la differenza nella temperatura alla differente quantità di movimento in queste parti del corpo.53 L’esperienza può essere utile in una sequenza didattica nella fase preliminare all’uso dei termometri: l’osservazione che la sensazione dia solo una stima grossolana del “caldo/freddo” motiva l’uso dello strumento. Un’altra attività che ricostruendo storicamente la genesi degli strumenti di misura permette agli studenti di comprendere meglio le caratteristiche della grandezza è la costruzione di termoscopi ad aria e a liquido, tali attività manipolative, infatti, permettono allo studente di riflettere sul processo di misura della temperatura, che, pur essendo una variabile di stato, non viene misurata istantaneamente da alcuno strumento. Ciò porta ad una osservazione del principio dell’equilibrio termico. 4.3 Il secondo nodo concettuale: riscaldare la materia Una volta che si è compreso che la temperatura è una grandezza che si può misurare, considerato il suo carattere di grandezza di stato, si passa ad affrontare il nodo della variazione della temperatura, in particolare di come se ne possa ottenere un aumento. Quali sono i meccanismi attraverso i quali si può aumentare la temperatura? Esistono tre modalità per aumentare la temperatura di un corpo: metterlo a contatto con uno a temperatura più alta (calore), fare su di esso lavoro meccanico, irraggiarlo. L’idea che il calore e il lavoro siano due modi sostanzialmente equivalenti di aumentare la temperatura di un sistema, e che quindi quello che chiamiamo ‘calore’ sia in realtà un forma di lavoro, non è facilmente comprensibile, come non lo è stato storicamente, allo 53 La moderna fisiologia afferma che la sensazione termica è mediata da un certo numero di differenti recettori neuronali (termocettori e nocicettori): alcuni dedicati alla individuazione di temperature minori della temperatura corporea (termocettori del freddo, si attivano da 1°C fino a 35 °C), altri a quelle maggiori (termocettori del caldo, sensibili fino a temperature di 40-45 °C). Al di sotto di temperature di 15°C e al di sopra di temperature di 43°C non si attivano i termocettori, ma i nocicettori che in entrambi i casi trasmettono la sensazione di bruciore. 79 La fisica del progetto stesso modo non è stato facile comprendere il riscaldamento per irraggiamento. Prima del XIX secolo si riteneva che il calore fosse una sorta di fluido, il calorico, contenuto nei corpi: i corpi caldi ne contenevano di più, quelli freddi di meno, e quando un corpo caldo veniva messo a contatto con uno freddo avveniva un trasferimento di calorico. Il calorico nell’interpretazione di Jhoseph Black (1728-1799) Il calorico nell’interpretazione di Lavoisier (17431794) La “materia del calore” è un fluido discreto, sottilissimo, imponderabile, costituito da particelle che si respingevano tra di loro e si combinavano secondo le forze dell'affinità chimica con le particelle ultime dei corpi. Il fluido igneo, o materia del fuoco, del calore, della luce è molto sottile ed elastico. Circonda il globo terrestre e penetra, con maggiore o minore facilità, i corpi che lo compongono. Tende, quando è libero, a mettersi in equilibrio fra tutti. (1777 “Mémoire sur la combustion en général”) Solo nel 1798 Benjamin Thompson, conte di Rumford diede la prova sperimentale che il calore non è una sostanza ma una degenerazione del lavoro meccanico: arrivò a questa conclusione osservando il riscaldamento delle schegge di ottone prodotte durante l’alesaggio dei canoni. Un anno dopo Sir Humphry Davy facendo strofinare due pezzi di ghiaccio ed ottenendone in parte la liquefazione mostrò che il lavoro meccanico speso per vincere l’attrito determina effetti uguali a quelli che si hanno in presenza di calore.54 Bisogna però attendere gli anni ’40 del XIX secolo perché Joule dia una dimostrazione sperimentale dell’equivalenza fra calore e lavoro. Usando riscaldatori elettrici è possibile misurare l’innalzamento della temperatura in un data sostanza, e verificare che essa è legata alla sua massa e ad una costante caratteristica della sostanza: Q = mc∆T La grandezza Q è la quantità di calore fornito dal riscaldatore, c una costante e ∆T la variazione di temperatura. La costante c è detta calore specifico55 ed è quella energia che si deve fornire o che si ottiene da un chilogrammo di una sostanza quando questa cambia la sua temperatura di un grado (centigrado o Kelvin). Per aumentare di un grado 54 Il calore specifico dell’acqua è maggiore di quello del ghiaccio, quindi in questo esperimento si esclude la possibilità che vi sia una diminuzione di calore specifico 55 o capacità termica specifica, nel caso in cui si voglia evitare di indurre l’idea di una sorta di calore contenuto nella materia 80 Capitolo 4 la temperatura di un chilogrammo di acqua, ad esempio sono necessari 4180 J, circa il doppio di quanto non ne occorra per la stessa sostanza allo stato solido. Tabella dei calori specifici di alcune sostanze Ghiaccio=2040 J/kg K T=0°C Piombo 127 J/kg K Oro 129 J/kg K Argento 239 J/kg K Rame 385 J/kg K Alluminio 886 J/kg K Acqua=4180 J/kg K T=0°C Olio 1850 J/kg K Glicerolo 2390 J/kg K Etanolo 2430 J/kg K Acqua di mare 3925 J/kg K Vapore d’acqua= 1940 J/kg K T=100°C Ossigeno 917 J/kg K Aria 1005 J/kg K Azoto 1038 J/kg K Idrogeno 14280 J/kg K Sostanze che dal punto di vista macroscopico hanno caratteristiche simili e simili proprietà fisiche possono avere calori specifici molto differenti. È il caso, ad esempio di piombo ed alluminio. Tali differenze possono risultare difficili da comprendere se si resta a considerazioni di tipo macroscopico. Riscaldare la materia significa aumentarne la temperatura, il risultato si può ottenere per contatto con corpi a temperatura maggiore (calore), dissipando lavoro meccanico, o irraggiandolo. Ponendo l’attenzione sul sistema l’aumento di temperatura indica l’aumento dell’energia immagazzinata in esso: l’energia interna U. Usando questa grandezza è possibile esprimere la conservazione dell’energia come: ∆U = W + Q + R dove W è il lavoro fatto sul sistema, Q il calore scambiato, ovvero quella quantità di energia che viene trasferita per effetto termico, R lo scambio di energia per 81 La fisica del progetto irraggiamento (Alonso e Finn, 1996). L’energia interna non ha un valore assoluto, di essa interessano solo le variazioni56. E’ importante sottolineare che, contrariamente a quanto si legge nella totalità dei libri di testo a qualsiasi livello scolastico o universitario il processo in cui un corpo si riscalda per irraggiamento, o un corpo caldo si raffredda non è un processo di “trasmissione di calore”. A differenza di quanto avviene nel caso della conduzione termica e della convezione l’irraggiamento si ha anche nel vuoto, e nello spazio interposto fra la sorgente (oggetto che emette la radiazione) e l’oggetto irradiato non si ha un gradiente di temperatura. Questa ambiguità nell’uso del termine “calore” in relazione all’irraggiamento si trova in una frase di Maxwell57 , che dice: Io non credo che il calore sia di fatto calore quando è radiante proponendo un’utile riflessione sulla opportunità di utilizzare l’aggettivo “radiante” per il “calore”. Il problema è di natura semantica (Vicentini 1996) e l’utilizzo dell’aggettivo si giustifica storicamente nell’ambito della teoria del calorico, nella quale il calore era considerato una proprietà del sistema che poteva venire scambiata e in ambito di studio dei processi che vanno all’equilibrio termico perché in questo contesto i termini conduttivo/convettivo/radiante si riferiscono al materiale in cui avviene il trasferimento di energia. L’origine del termine “calore radiante” va ricondotta ai primi decenni dell’Ottocento, in questo periodo sono stati formalizzati nella comunità scientifica gli effetti termici della radiazione luminosa: luce e calore furono studiati in analogia. Fu anche attraverso l’interpretazione ondulatoria della luce che si cominciò a considerare il calore come energia. Nel 1800 l'astronomo Wilhelm Herschel analizzando la radiazione solare mise in evidenza una regione invisibile di spettro, chiamata infrarosso, che poteva esser rivelata solo attraverso le sue proprietà termiche: le sue esperienze furono limitate dal fatto che egli si servisse di un prisma di vetro, materiale che risulta essere opaco alla parte di spettro che interessava. Questa regione dello spettro fu chiamata “calore oscuro” “radiazione calorifica” e l’energia che trasportava “calore radiante”. Gli esperimenti di Herschel furono ripresi dal fisico italiano Macedonio Melloni che sostituì al prisma di vetro uno di salgemma, riuscendo a 56 La temperatura di un sistema non aumenta sempre, quando si raggiungono temperature caratteristiche del materiale si ha il passaggio di stato da solido a liquido o da liquido a gas. Durante questi passaggi di stato l’energia interna aumenta. 57 Vicentini (1996) pag 72 82 Capitolo 4 evidenziare lo “spettro calorifico” della luce. Melloni studiò la trasmissione del calore attraverso corpi di natura diversa58 servendosi un banco ottico che porta il suo nome.59 Cronologia dell’interpretazione del calore Concezione mista cinetico-sostanzialista: il calore è dovuto al moto di una sostanza. Ne “Il saggiatore” introduce gli ignicoli, che sono minuscoli corpi che si muovono e danno la sensazione di caldo. Galileo 1623 Bacone 1620 Cartesio 1644 Gassendi 1658 Leibniz 1686 Locke 1690 Ricerca della forma del caldo: caldo sensibile (soggettivo) caldo in sé (caloreoggettivo). Il caldo è un moto espansivo. Il calore è movimento intestino delle parti minime della materia Nei Principia Philosophie riprende le idee baconiane Il calore è prodotto da ‘atomi calorifici’ di forma sferica che si insinuano nei corpi disperdendoli e separandoli, esistono anche atomi frigorifici (De calore et frigore) Il calore è effetto sensibile della trasmissione della vis viva (mv2) fra le particelle in movimento dei corpi materiali (Brevis demonstratio) il calore è una quantità sensibile (An Essay Concerning Human Understanding) Boyle 1697 Experiments…Il calore è evidenza sensibile di movimento di particelle Newton 1701 I fenomeni termici dipendono dalla materia della luce Black 1760 Introduce capacità termica e calori latenti (proprietà intensive/estensive) 1775 Esclude l’esistenza del flogisto usando la bilancia nelle reazioni 1777 Introduce il calorico (Memoire…) Magellan 1780 Introduce il termine ‘calore specifico’ (Essay sur le nouvel teorie) Thompson (Rumford) Davy 1798 Il calore è legato al movimento (alesatura cannone) 1799 Esperienza dello sfregamento delle lastre di ghiaccio. Young 1807 Il calore è energia~ mv2 Fourier 1811 Teoria matematica della conduzione indipendente dall’ipotesi del calorico Carnot 1824 Reflexion sur la puissance motrice du feu Æ ciclo Laplace 1825 La molecola è circondata da un’atmosfera di calorico Melloni Van der Waals 1823 Studio dello spettro calorifero con il banco ottico 1837 Teoria molecolare dello stato fluido 1840 1841 Esperimenti con i riscaldatori elettrici per dimostrare che il calore è una forma di energia Legge di Joule calore nei circuiti elettrici 1849 Mulinello meccanico 1850 On the equivalent… ∆U=Q-L Mayer 1842 Calore nei corpi animali (sangue…) Clausius 1857 Il calore non è sostanza ma energia di movimento molecolare Lavoisier Joule equivalenza lavoroÆcalore 58 Mémoire sur la trasmission libre de la chaleur rayonnante par differents corps solides et liquides, Ann. de Chim. et de Phys., LIII, 1833, 5 ; Nouvelles recherches sur la trasmission immédiate de la chaleur rayonnante par différents corps solides et liquides, Ann. de Chim. et de Phys., LV, 1833, 337 59 http://www.phys.uniroma1.it/DipWeb/museo/espMelloni.html 83 La fisica del progetto 4.4 Il terzo nodo concettuale: le teorie corpuscolari Il nodo concettuale successivo è l’introduzione di un modello descrittivo della struttura microscopica per i principali stati di aggregazione della materia. L’ipotesi atomica è di enorme importanza per la scienza: Se in qualche cataclisma andassero perdute tutte le conoscenze scientifiche, e una sola frase potesse essere tramandata alle generazioni successive, quale enunciato conterrebbe la maggiore informazione nel minor numero di parole? Io credo si tratti dell’ipotesi atomica (o fatto atomico, se preferite), cioè che tutte le cose sono fatte i atomi, piccole particelle in perpetuo movimento che si attraggono a breve distanza, ma si respingono se pressate l’una contro l’altra. In questa frase, come vedremo, c’è una quantità enorme di informazione su come è fatto il mondo; basta usare un po’ di fantasia e di ragionamento. (Feynman 2000, pag 25) 4.4.1 Il modello cinetico dei gas Lo stato di aggregazione il cui comportamento è descritto da un modello semplice è il gas perfetto. La descrizione macroscopica del comportamento dei gas prende in considerazione le grandezze volume, pressione e temperatura. La prima legge che ne descrive il comportamento (pressione e volume in un gas a temperatura costante sono inversamente proporzionali) segue gli esperimenti di Robert Boyle del 1660. Interessato a quella che chiamava “la molla dell’aria” e non arrivò mai ad una formulazione della legge che porta il suo nome, ma pose le basi per la sua formulazione. In seguito vennero le leggi dei gas che legano pressione, volume e temperatura a livello macroscopico, che sono racchiuse in un’unica legge che tiene conto di tutte le grandezze in gioco60: pV = NkT (1) 60 dove p è la pressione, V il volume, N il numero di molecole e T la temperatura, espressa in gradi kelvin (K); k=1,38 ·10-23 JK-1 mol-1 è la costante di Boltzmann, il cui valore non fu calcolato da costui ma solo nel 1909 quando Jean Perrin contò il numero di molecole contenute in una mole (numero di Avogadro Na= 6,022 · 10 23 particelle per mole) 84 Capitolo 4 Sviluppo storico della teoria atomica e della teoria cinetica dei gas 61 La teoria atomica di Dalton: 1. la materia è fatta di piccole indistruttibili particelle chiamate atomi, 2. tutti gli atomi di un dato elemento sono identici, ed hanno la stessa massa, 3. atomi di elementi differenti hanno masse differenti, 4. la massa di un atomo di un elemento è la stessa in tutti i suoi composti, 5. quando due sostanze reagiscono per formarne una terza, le particelle si uniscono in rapporti semplici e la massa viene conservata. La teoria cinetica: 1. un gas è composto da particelle invisibili con molto spazio vuoto fra di loro, 2. le particelle del gas sono distribuite in maniera uniforme in uno spazio chiuso, 3. le particelle del gas sono in movimento costante e le collisioni sono perfettamente elastiche, 4. le particelle si muovono più lentamente nei liquidi e vibrano intorno a posizioni fisse nei solidi, 5. le particelle del gas sono largamente spaziate e vi è uno spazio piccolo ma simile fra le particelle nei solidi e nei liquidi. 61 Harrison, A.G., Treagust, D.F. (2002) 85 La fisica del progetto Nel periodo 1850-1860 Rudolph Clausius, James Clerk Maxwell e Ludwig Boltzmann diedero un impulso alla teoria dei gas, riducendo il gas ad un insieme di particelle che si muovono obbedendo semplicemente alle leggi della meccanica. Maxwell e Boltzmann svilupparono la teoria cinetica dei gas prima di essere sicuri dell’evidenza delle dimensioni e del numero degli atomi, con una speculazione teorica che continua ad essere epistemologicamente valida. Dal modello di gas perfetto 62 e dall’analisi meccanica degli urti con le pareti che N molecole hanno in una scatola si perviene alla formula pV = 2 1 Nmv (2) 3 2 dove e v la velocità quadratica media delle molecole. Il modello introduce un nuovo significato per la temperatura: la temperatura è proporzionale all’energia cinetica media delle molecole 2 dalla (1) e (2) Æ mv = 3kT Æ 1 2 3 mv = kT 2 2 o, in altre parole, l’energia termica random di una molecola è dell’ordine del prodotto kT. Nel modello è necessario assumere che le molecole siano talmente piccole rispetto alla distanza che mediamente le separa da poterne considerare trascurabili le dimensioni rispetto allo spazio totale occupato e che le forze attrattive fra di esse siano anch’esse tanto piccole da essere trascurabili. Può essere d’aiuto in questa modellizzazione sapere che un gas, a temperatura ambiente, occupa un volume che è pari a 1000 volte quello occupato dalla stessa quantità di materia allo stato condensato. La temperatura è dunque una misura dell’energia media delle molecole, ed indica quanta energia vi sia nel gas perfetto. 62 Nel gas perfetto il campione deve contenere un grande numero di molecole, le molecole si muovono a caso in tutte le direzioni con velocità che variano casualmente, gli urti sono elastici e non si ha perdita di energia in essi. 86 Capitolo 4 Se si considera un gas monoatomico, ad esempio l’elio, l’energia interna è data dalla somma dell’energia cinetica di tutte le molecole U= 2 1 3 Nmv = NkT 2 2 perché esse possono soltanto traslare. Le molecole biatomiche (O2 o N2) invece, possono vibrare o ruotare, immagazzinando più energia, ma il contributo all’energia interna dato dalla energia cinetica traslazionale è lo stesso. Da queste considerazioni è possibile calcolare la velocità media a cui viaggiano le molecole di un dato gas in condizioni da approssimare il modello di gas perfetto: le molecole di azoto a temperatura ambiente hanno una velocità di circa 500m/s, (più veloce di una pallottola o di un jet); è questa la velocità alla quale le molecole che in buona percentuale formano l’aria ci urtano continuamente. Chiaramente tali velocità sono calcolate in media ed è possibile calcolare statisticamente qual è il numero di molecole che hanno una velocità maggiore o minore di tale media, usando la distribuzione di Maxwell-Boltzmann . 3 mv 2 ⎛ m ⎞ 2 2 − kT N (v) = 4πN ⎜ ⎟ v e ⎝ 2πkT ⎠ dove N(v) dv è il numero di molecole dl gas la cui velocità è compresa fra v e v+dv, T la temperatura assoluta, k la costante di Boltzmann ed m la massa della molecola. 87 La fisica del progetto Nel 1827, qualche lustro prima della formulazione della teoria cinetica, il botanico Robert Brown aveva osservato al microscopio che i grani di polline sospesi in acqua sono in continuo, casuale movimento. Pensando inizialmente che ciò fosse dovuto alla natura organica, e quindi viva del polline, ripeté l’esperimento usando un materiale non organico, la polvere di vetro, ed osservò lo stesso tipo di fenomeno. Fu la prima evidenza sperimentale, visibile, dell’incessante movimento delle molecole. Gli urti che le particelle esercitano una contro l’altra sono casuali e non uniformemente direzionate, questo determina delle traiettorie assolutamente casuali che si possono vedere macroscopicamente nella vita quotidiana nel pulviscolo atmosferico che viene reso visibile da un raggio di sole in una stanza in penombra, o nel movimento imprevedibile del fumo o, al microscopio, nei grani di polline immersi in acqua o ancora osservando la diffusione di qualche goccia di inchiostro in acqua. Alla luce di quanto detto precedentemente ciò è facilmente interpretabile: ciascuna delle particelle di cui si osservano queste strane traiettorie, così come le molecole, acquista un’energia cinetica random dell’ordine di kT. Tale energia si manifesta in una velocità il cui modulo dipende dalla massa della particella (maggiore è la massa della particella, minore sarà la velocità) e la cui direzione e verso sono determinati, casualmente, dalla composizione delle direzioni delle velocità delle particelle con cui urta. 4.4.2 Il modello proposto per i solidi monoatomici L’unico stato di aggregazione della materia che presenta in alcuni casi una struttura ordinata, geometricamente regolare, è lo stato solido; ne è prova macroscopica la presenza in natura dei cristalli, è quindi ragionevole pensare che la struttura molecolare dei solidi sia tridimensionalmente descrivibile con un reticolo, della cui presenza si hanno, oggi, ampie prove sperimentali (diffrazione dei raggi X, diffrazione 88 Capitolo 4 dei neutroni). I solidi, se sottoposti a sollecitazioni non troppo forti, risultano essere elastici: se li si sottopone ad esempio ad una forza di compressione quando questa viene fermata il solido può tornare alla forma iniziale. Questa osservazione di natura macroscopica suggerisce che gli atomi nel reticolo cristallino siano legati da forze di tipo elastico. Un’interazione di questo tipo fa si che gli atomi si muovano attorno determinate posizioni di equilibrio. Un semplice modello di solido può essere costituito da sferette collegate tra loro da molle. In questo modello ciascun atomo può essere visto come un oscillatore, dotato di energia cinetica e di energia potenziale. E’ possibile calcolare come l’energia sia distribuita fra gli oscillatori. L’energia media per ciascun grado di libertà dell’oscillatore è kT, ½ kT cinetica ed ½ kT potenziale per ogni direzione dello spazio, poiché i gradi di libertà sono generalmente 3, ciascun atomo ha in media energia pari a 3kT , mentre una mole63 ne avrà 3kNT=3RT. Per innalzare la temperatura di una mole di un solido di un grado sarà quindi necessario il « calore specifico molare » Cv =∆E/∆T = 3R = 3 x 8,314 = 24,94 J/(mol K) Il calore specifico molare ha un valore simile per tutti i solidi per cui si può usare il modello descritto, come i metalli64. Si chiarisce in questo modo perchè sostanze che dal punto di vista macroscopico hanno caratteristiche simili e simili proprietà fisiche possono avere calori specifici molto differenti. È il caso, ad esempio di piombo, calore specifico 127 J/kg K, ed alluminio, calore specifico 886 J/kg K. La massa atomica del piombo è 207,20 uma, mentre quella dell’alluminio è 26,98 uma. In un chilogrammo di 63 un numero di Avogadro N di atomi 64 Nel caso del diamante i risultati sperimentali fanno supporre che molti atomi di carbonio in quella forma abbiano i gradi di libertà “congelati”. Ciò non è spiegabile dal punto di vista classico, ma solo dalla meccanica quantistica. 89 La fisica del progetto alluminio sono quindi presenti 37 moli, mentre in un chilogrammo di piombo solo 5 moli. Ciò significa che nel piombo vi sono molti meno atomi da mettere in moto rispetto all’alluminio. Se invece del calore specifico per unità di massa consideriamo il calore specifico per atomo otteniamo circa lo stesso valore. Un blocco piombo è molto pesante, mentre un blocco di alluminio delle stesse dimensioni è molto più leggero. E’ quindi differente il numero di atomi che sono contenuti in una stessa massa delle due sostanze. 90 Capitolo 4 4.4.3 Un modello per i liquidi Non è facile costruire un modello per descrivere ed interpretare il comportamento dei liquido. Nel liquido le molecole si trovano in una situazione di semi-ordine: le distanze intermolecolari sono di poco maggiori rispetto a quelle dello stato solido, ma molto minori (103 volte) che nel gas. Non si ha una struttura ordinata come nei solidi né molecole indipendenti come nel gas. Nel liquido le molecole sono tenute insieme da forze sufficienti ad evitarne la separazione, ma non a bloccarle in una struttura fissa. Macroscopicamente si osserva che nel mescolamento di due liquidi (ad esempio acqua ed alcool) il volume non si conserva, e sono basse la comprimibilità e la dilatabilità termica. La caratteristica più evidente però è la possibilità che il liquido ha di scorrere, che fa presumere una struttura dinamica, continuamente soggetta a modifiche. La grandezza macroscopica che caratterizza lo scorrimento è la viscosità, che diminuisce all’aumentare della temperatura. In un modello che rende conto di queste evidenze le molecole si comportano come quelle dei solidi, intrappolate dalle molecole vicine, ma possono uscire da questa ‘gabbia’ e spostarsi in una zona vicina. Ciò rende conto della fluidità del materiale, mantenendo l’informazione sulla densità confrontabile a quella dei solidi. Ma con quale frequenza possono avvenire questi salti? Quanto sono influenzati dalla temperatura? Perché macroscopicamente non se ne ha evidenza? Dalla teoria cinetica dei gas sappiamo che la velocità di una molecola a temperatura ambiente è dell’ordine delle centinaia di metri al secondo, sappiamo inoltre che le molecole in un liquido sono impacchettate a distanze confrontabili con le dimensioni del loro diametro cioè pochi decimi di nm (10-10m), una molecola che salta deve trovare a questa distanza lo spazio 91 La fisica del progetto vuoto dove posizionarsi. Così deve muoversi di 10-11 m a velocità dell’ordine di 102m/s. Ciò suggerisce che le molecole nel liquido saltino 1013 volte al secondo. Se si pensa la gabbia come una buca si può immaginare che la molecola vi oscilli all’interno per un certo intervallo di tempo (stimato dell’ordine di 10-12 s) prima di effettuare il salto. La molecola però può effettuare il salto solo se possiede l’energia necessaria. Considerate le dimensioni della buca la molecola può oscillare 1013 volte al secondo restando nella gabbia per 40 volte. Se si pone exp(– ε / k T) = 1 / 40 si ottiene un valore di circa 3,7, pari a 1/10 eV, o 10 kJ mol–1, quindi se la molecola d’acqua ha energia poche volte l’energia dell’ordine di kT può sfuggire. In molti liquidi la struttura molecolare non dura molto. La forma resiste nel caso dell’acqua a T ambiente per 40 tentativi della molecola, solo picosecondi, praticamente un tempo nullo microscopicamente ma grande dal punto di vista molecolare. 4.5 L’energia interna dal punto di vista microscopico Il passaggio dalla descrizione macroscopica a quella microscopica della materia permette di interpretare dinamicamente il primo principio della termodinamica: tutto ciò che accade nel mondo può essere ridotto a scambi di quantità di moto e di energia fra le particelle, che interagiscono fra loro tramite forze interne, e con l’ambiente attraverso forze esterne. Consideriamo un corpo formato da un grande numero di particelle (~1024 atomi o molecole). Esso è il nostro sistema e la sua energia cinetica interna (Ek_int_sist) è data 92 Capitolo 4 dalla somma dell’energia cinetica di tutte le particelle (misurata rispetto al centro di massa del sistema)65: Ek _ int_ sist = ∑i Ek (i) Il sistema ha anche un’energia potenziale interna (Ep_int_sist) associata alle forze di interazione fra le particelle: E p _ int_ sist = ∑ij E p (ij ) Se le particelle non sono dotate di una struttura interna (ad esempio nel caso di gas monoatomici ideali, assimilabili a punti materiali), la somma di questi due contribuiti dà l’energia interna del sistema, se invece va considerata anche la struttura della particella (ad esempio nel caso di molecole biatomiche), si deve aggiungere un termine relativo alla energia interna (rotazionale, vibrazionale, elettrica, …) della particella : Eint_ part = ∑ ij E part (i ) L’energia interna del sistema vista in termini particellari è quindi la somma delle componenti dovute all’energia di ogni singola molecola ed all’energia dell’interazione fra le molecole. U = ∑ i Ek (i ) + ∑ ij E p (ij ) + ∑ i E part (i ) 65 Questa porzione di energia interna è quella che in questa sede è detta ‘energia termica’. Viene anche chiamata ‘sensible energy’ poiché è la componente responsabile delle sensazioni termiche. 93 La fisica del progetto Mappa modificata da http://fisicavolta.unipv.it/didattica/energia/energia.htm A seconda del tipo di molecola e del tipo di interazione i vari contributi hanno pesi diversi. Le molecole di un gas ideale monoatomico hanno solo moto traslatorio e l’energia per molecola è pari a 3/2 kT, ½ kT per ogni direzione dello spazio in cui si ha il moto traslatorio. Un singolo atomo si può muovere nelle tre direzioni dello spazio e non vi è ragione di pensare che in una direzione dello spazio sia dotato di maggiore energia. L’energia sarà maggiore nel caso di molecole più complesse che possono immagazzinare energia in un maggior numero di modi (gradi di libertà): quando una di esse viene colpita da un’altra molecola complessa può ruotare e vibrare, immagazzinando energia potenziale come quella che si ha in una molla compressa e poiché si ha ½ kT di energia per ogni modo in cui la molecola può muoversi. 94 Capitolo 4 Gli atomi o gli ioni nei solidi fanno lo stesso, vibrando all’interno del solido a varie ampiezze ed in differenti direzioni, a temperature alte abbastanza l’energia media per particella è 3kT. Ogni atomo ha sei gradi di libertà, tre cinetici e tre potenziali e dato che ciascun grado di libertà possiede ½ kT di energia, l’energia totale per particella sarà 3kT, come dimostrato da Dulong e Petit. Quando la materia viene riscaldata il suo stato di aggregazione può variare dallo stato solido al liquido, all’aeriforme. Ad ogni passaggio si perde regolarità nella struttura: dal solido al liquido si perde la struttura rigida che mantiene le particelle nella loro posizione, dal liquido al gas si perde ulteriormente la struttura che mantiene le particelle vicine fra di loro. Alcune molecole possono acquistare per urto un’energia tale da sfuggire alla struttura dello stato di aggregazione in cui si trova il campione di materia. Ciò avviene perché le molecole hanno acquistato energia termica sufficiente a superare l’energia ε di legame. L’energia necessaria a rompere il legame dipende dal tipo di legame. Un esempio tratto dalla vita quotidiana è l’evaporazione delle pozzanghere, che avviene a temperature basse rispetto a quella di ebollizione dell’acqua: per ottenere l’evaporazione dell’acqua sono necessari 40kJ per mole (considerando una temperatura ambiente di 20°C , circa 16 volte kT), e questo perché le 95 La fisica del progetto molecole d’acqua sono mantenute all’interno della superficie del liquido da una media di due legami idrogeno (la cui energia è dell’ordine di 20kJ per mole). Lo stesso tipo di legame mantiene unite le catene di DNA: perché si abbia la duplicazione di tali catene con la successiva replica dell’informazione genetica il rapporto ε/kT per vincere i legami idrogeno è quello che si ha alla temperatura della superficie terrestre (intorno a 300 K): per questo i meccanismi biologici possono avvenire sulla terra e la vita svilupparsi. A temperature più alte le forme di vita rischiano di essere distrutte. Alcuni materiali, invece, sono molto resistenti alle alte temperature, ad esempio i refrattari con cui vengono costruite le fornaci nelle quali si fondono i metalli. Questi materiali sono caratterizzati da legami ionici che hanno energia molto maggiore di kT, fino a 100 volte maggiore. Nemmeno il fuoco, che distrugge ogni forma di vita e permette la fusione dei metalli, può fornire tale energia (il fuoco emette fotoni di energia hf più grande di kT di circa 20 volte). Advancing Physics AS (2008) , pag 122 Ricapitolando, le particelle hanno un’energia circa pari a kT, per i gas ideali le cui molecole traslano soltanto e non ruotano o vibrano la teoria cinetica afferma che l’energia per particella è 3/2 kT. Estendendo la teoria cinetica agli altri stati di aggregazione si può affermare che l’energia dovuta all’agitazione termica in ogni tipo di 96 Capitolo 4 stato è un multiplo piccolo della quantità kT, che può variare di poco con il tipo di materiale o con la temperatura. 4.6 Il quarto nodo concettuale: interpretare il riscaldamento dal punto di vista microscopico A questo punto è possibile interpretare la legge di conservazione dell’energia coordinando il punto di vista macroscopico e quello microscopico. La variazione di energia interna in un sistema è determinata dal lavoro fatto su di essa ∆U = West . Nel caso della legge termodinamica di conservazione dell’energia tale variazione può essere interpretata considerando un contributo dovuto al lavoro macroscopico (dato al sistema da forze misurabili che agiscono su distanze misurabili), al contributo dovuto al lavoro non macroscopico (fatto sulla particelle del sistema da particelle esterne al sistema), ed alla radiazione: Westerno = Wmacroscopico + Wmicroscopico + R Il lavoro macroscopico è quello che è dato dalle forze esterne che agiscono sulle particelle del sistema: G Wmacroscopico = ∑ i ∫ Fi ,esterno dri → ∑ x f x ∆X 66 In termodinamica il lavoro meccanico W è definito come l’energia trasferita ad un sistema dall’ambiente (o viceversa) come risultato di un cambiamento o di una modifica della configurazione del sistema o della forma dovuta all’azione di forze esterne che agiscono sul sistema, che possono essere espresse da parametri macroscopici. (Alonso e Finn, 1996, pag. 299) Il lavoro microscopico è quello che chiamiamo ‘calore’, e viene definito empiricamente come: 66 X è la variabile associata con un cambiamento macroscopico, fx è la forza macroscopica coniugata 97 La fisica del progetto l’energia trasferita da un corpo caldo ad un corpo più freddo come risultato della loro differenza di temperatura (Alonso e Finn, 1996, pag. 299); questa definizione non dà informazioni sulla natura del meccanismo di trasferimento, che risulta più chiara dalla seguente definizione: il calore corrisponde al trasferimento netto di energia attraverso il contorno (superficie) di un corpo (sistema) per mezzo di urti elastici ed anelastici fra le molecole del corpo e quelle dell’ambiente, quando l’energia media delle molecole (temperatura) del corpo e dell’ambiente sono differenti, (Alonsoe Finn, 1996, pag. 299) rappresentabile dall’espressione: Q = ∑i ∆Ek (i) . Quindi il trasferimento di energia termica è un effetto a contorno67. Il lavoro microscopico (calore) ed il lavoro macroscopico (trasferimento di energia meccanica) determinano in parte l’aumento dell’energia interna68 (Arons 1992). Il terzo contributo al lavoro esterno, e quindi alla variazione di energia interna di un sistema è quello dovuto all’irraggiamento. L’assorbimento di luce (e di altre radiazioni elettromagnetiche, infrarosse o microonde) provoca un aumento di temperatura e/o il passaggio di stato, e questo il meccanismo è quello macroscopicamente più facile da osservare. Del fenomeno si ha ampiamente esperienza nella vita quotidiana: ci si riscalda sia esponendosi alla luce del Sole (che giunge alla 67 Chabay e Sherwood non utilizzano il termine “calore”, bensì “thermal energy transfer (microscopic work)” definendolo come segue: “Thermal energy è il nome che diamo al processo in cui l’energia si sposta fra un sistema e l’ambiente con cui è a contatto, a causa di una differenza di temperatura.” (pag. 173) 68 Alcuni autori nel caso dell’aumento di temperatura dovuto alla presenza di forze di attrito dinamico, parlano di livello mesoscopico. In meccanica un corpo può essere trattato come un punto materiale o come un corpo rigido. In entrambi i modelli non viene considerato cosa succeda all’interno del corpo. Nel caso dei fenomeni d’attrito è necessario considerare modelli che considerino il corpo sempre uguale a livello macroscopico, ma che permettano di trattare piccole deformazioni locali (ad esempio l’appiattimento delle asperità che si ha quando due superfici strisciano). Le dimensioni da considerare, però non sono quelle atomiche, ma un livello intermedio (fra 10-3 m e 10-9m, detto appunto mesoscopico), quando si è in presenza di attrito dinamico si ha aumento di temperatura e quindi di energia interna legata a movimenti incoerenti a livello atomico-molecolare. Secondo questi autori avverrebbe con un doppio passaggio di energia: prima da macro a meso, poi da meso a micro (Besson, 2003,2005; Peters 2004). 98 Capitolo 4 Terra attraverso lo spazio interplanetario, praticamente nel vuoto), sia quando ci si avvicina ad una fiamma. A livello di atomi e molecole, l’energia può essere trasferita per emissione o assorbimento di fotoni, il che determina un cambiamento nella energia cinetica e/o interna degli atomi e quindi una variazione dell’energia interna del sistema: R= ∑i hν i . La variazione di energia interna di un sistema è quindi esprimibile come segue: ∆U = Q + W + R = ∑ i ∆Ek (i) + ∑ x f x ∆X + ∑ i hν i Nell’espressione sono presenti, in termini microscopici i tre meccanismi di variazione di energia interna. 99 Capitolo 5 CAPITOLO 5 Progettazione della Teaching Learning Sequence 5.0 Introduzione Il capitolo presenta le fasi della progettazione della sequenza di insegnamento/apprendimento (TLS) e le attività della sequenza sperimentata. Nella fase di progettazione è stata analizzata la letteratura riguardante le idee spontanee relative alle idee fondamentali della termodinamica e ai modelli di struttura della materia. Viene quindi descritto l’ambiente di apprendimento e gli strumenti utilizzati per la sua realizzazione, con i relativi riferimenti in letteratura. La sequenza didattica sviluppa la modellizzazione cinetica dell’energia termica. Il percorso prende spunto dall’esperienza quotidiana ed i concetti scientifici vengono contrattati e condivisi attraverso l’uso di diversi linguaggi, da quello naturale a quelli specifici della rappresentazione scientifica (misure, grafici, modelli). Con il termine modellizzazione, operativamente, intendiamo il processo didattico che si sviluppa attraverso una serie di passi che portano lo studente alla comprensione di un fenomeno a partire dall’osservazione della vita reale fino alla determinazione di relazioni fra le variabili. Quando le relazioni si configurano in un sistema che permette di leggere ed interpretare ciò che accade parliamo di modello di tipo interpretativo, quando operiamo previsioni riguardo a ciò che può accadere in situazioni fenomenologiche simili, al variare delle grandezze in gioco parliamo di modello previsionale. passi del processo di modellizzazione 101 Progettazione della Teaching Learning Sequence 5.1 Cosa pensano gli studenti (analisi della letteratura riguardante le concezioni spontanee) Le concezioni spontanee ed i problemi legati all’apprendimento nel dominio dell’energia termica sono stati oggetto di numerosi studi. Fondamentali sono gli studi portati avanti intorno al 1980 da Clement (1978), Erickson (1979, 1980, 1985), Engels (1982), Solomon (1983), Warren (1982), Tiberghien (1984, 1985) per i concetti di energia, calore e temperatura a cui si affiancano quelli di Novick e Nussbaum (19781985), Berkheimer, Anderson, Lee, e Blakeslee (1988) riguardo alla struttura della materia. L’argomento è di tale importanza e vastità che dopo molti anni diversi ricercatori continuano ad interessarsene, seppure da punti di vista differenti (Johnson 1998-2005; Wiser e Smith, 2008; Wiser e Amin, 2001; Krnel, Glazer, e Watson 19982003; Liu e Lesniak, 2005-2006). 5.1.1 Calore e temperatura Gli studi Erickson (1979-1980) riguardanti le idee dei bambini (6-13 anni) sulla natura di calore e temperatura furono condotti con il metodo dell’intervista piagettiana, durante la quale venivano proposti problemi sulla variazione del volume di un liquido in un tubo capillare immerso in bagni a temperature diverse, sulla velocità di riscaldamento/raffreddamento di materiali di diversa natura, sulla trasmissione del calore e la temperatura di equilibrio, sulla conduzione del calore in un solido. L’analisi delle trascrizioni rivelò la presenza di idee ricorrenti e portò alla individuazione di alcune categorie in cui ogni insegnante può ritrovare nodi/ostacoli dell’apprendimento. Esiste una confusione fra il significato dei termini calore e temperatura, utilizzati spesso come sinonimi: secondo Erickson (1985) fino a 12-13 anni, pur avendo familiarità con il termine temperatura ed essendo capaci di utilizzare il termometro per valutare la temperatura nella vita quotidiana, i ragazzi non utilizzano il concetto per descrivere lo stato di un oggetto. Quando li si interroga sulla differenza tra calore e temperatura, il tipo di risposta più comune (rappresentato da più del 25% per tutti i livelli d’età) è che “non c’è differenza fra di loro”, oppure che la temperatura è una misura del calore contenuto nel corpo, il ‘grado’ di calore, come si può evincere dalle frasi seguenti tratte 102 Capitolo 5 dal conceptual inventory (come l’autore chiama il modo di rappresentare il quadro di credenze espresse da uno studente) relativo alla trascrizione di un protocollo : − Il calore è come un’onda che avanza lungo la strada. Sembra come il fumo. − La temperatura di un oggetto è basata sulla quantità di fumo che contiene. Il calore è visto dallo studente come una sostanza contenuta nei corpi: − Le sostanze calde contengono il fumo, e quando si raffreddano questo fumo si riversa gradualmente nell’aria. − Ci sono due tipi di calore, caldo e freddo. Riguardo agli effetti del riscaldamento sulla materia lo studente ripropone la ‘sostanza del calore’ in termini di bolle d’aria: − Il liquido nel tubo si innalza perché l’acqua si alza quando si riscalda: quando riscaldi qualcosa appaiono bolle dentro di essa, e le bolle prendono spazio. Per questo l’acqua sale. Compatibile con quanto dice riguardo al calore e la materia in generale: − Tutte le cose contengono bolle d’aria. Alcune bolle possono contenere aria calda ed alcune aria fredda. Le idee riportate non sono peculiari dei bambini, in altre indagini sulle idee riguardanti il calore (Engels1982, Tiberghien 1984, Wiser e Amin, 2001), i ragazzi un po’ più grandi (12-16 anni) formularono frasi quali: − Il calore è l’aria calda. − Il calore è un fluido o un solido che scalda… Più gli studenti crescono e più viene utilizzata la parola “energia” e il trasferimento di essa: − il calore è dell’ energia - quando si scalda qualcosa, c’è trasferimento di calore verso ciò che si sta scaldando. 103 Progettazione della Teaching Learning Sequence Fra i più grandi si sono rilevate anche interpretazioni in termini di movimento di particelle − …forse dovrei dire che è l’aumento della velocità delle particelle all’interno di una sostanza che fa si che la sostanza diventi più calda. Oltre alla confusione riguardo al significato dei termini calore e temperatura si ha anche una difficoltà nella comprensione del carattere intensivo della temperatura e del carattere estensivo dell’energia. Quasi mai gli studenti confrontano calore e temperatura pensando alla loro eventuale dipendenza dalla massa della sostanza, anche se qualche allievo si avvicina all’idea: − ma la temperatura è la temperatura media di qualcosa, mentre il calore è differente. Ciò dipende molto da quanto calore ci si mette dentro, mentre la temperatura è una cosa media. Altre ricerche sull’argomento sono quelle di Stavy e Berkovitz (1980), che furono basate su quesiti relativi alla temperatura nel mescolamento di acqua. Agli intervistati venivano mostrate diverse combinazioni di contenitori pieni di acqua fredda o calda, il cui contenuto veniva mescolato o distribuito in altri contenitori e veniva messo a confronto un approccio di tipo qualitativo/verbale (distribuire l’acqua calda/’fredda da un contenitore a due altri, mescolare acqua ‘calda’ ed acqua ‘fredda’ in diverse combinazioni), e di tipo quantitativo/numerico. Ciò che trovarono questi ricercatori si ripropone spesso. Nei problemi i tipo qualitativo, gli studenti utilizzano la temperatura come una grandezza intensiva: mescolando uguali quantità d’acqua calda si ottiene acqua calda, con acqua calda e fredda si ottiene acqua tiepida. Se invece si danno dei valori numerici alle temperature si hanno risultati diversi con l’età: secondo alcuni ricercatori gli allievi più grandi riescono meno bene di quelli più piccoli (Strauss 1981), gli allievi che hanno risultati peggiori operano con i numeri addizioni e sottrazioni come se la temperatura fosse una grandezza estensiva, elaborando in certi casi algoritmi fantasiosi. Altre ricerche sugli stessi quesiti riportano risultati simili nel tipo di risposte ma non concordano con l’analisi riguardo all’età (trovano un miglioramento nei ragazzi più grandi). Comunque in tutte le ricerche il caso di temperature iniziali identiche si è rivelato più facile da trattare, e le domande quantitative più difficili che le qualitative. Sono state osservate strategie che consistono 104 Capitolo 5 nel sommare o sottrarre le temperature iniziali anche con ragazzi di 16 anni (Driver e Russel 1981, Strauss 1981, Engels 1982). Stavy e Berkovitz (1980) Test qualitativo sulla quantità intensiva Test qualitativi e quantitativo sulla Test quantitativo sulla quantità intensiva risposte tipo: − − l’acqua a 60°C divisa nei due contenitori avrà una temperatura di 30°C l’unione di due quantità uguali d’acqua a 10°c ha una temperatura di 20° (risposta data da alunni che avevano risposto correttamente al qualitativo) temperatura intermedia risposte tipo: − − − le due temperature vengono sommate viene scelta una temperatura intermedia la temperatura minore viene sottratta alla maggiore, quindi divisa per due 70-10=60, 60/2=30, a queste vengono combinate le temperature iniziali (10+30=40 oppure 70-30=40) Finché si tratta di liquidi l’esistenza di una temperatura finale di equilibrio sembra ben accettata. Lo stesso principio di equilibrio sembra invece dare più problemi quando ad essere coinvolti sono oggetti solidi: è noto che tutti gli oggetti in contatto prolungato raggiungono la stessa temperatura finale, in particolare gli oggetti in una stanza dopo un certo tempo si troveranno tutti alla temperatura dell’ambiente. Questa idea non è evidente per tutti (Engel e Driver, 1985; Tiberghien, 1985), anche a livello universitario 105 Progettazione della Teaching Learning Sequence e post universitario (Sciarretta, Stilli, Vicentini 1990). Quando si domanda ad una persona se due sedie, una di metallo e l’altra di plastica, messe nello stesso luogo, si trovino alla stessa temperatura, la probabile risposta sarà: “la sedia di metallo è più fredda di quella di legno”. Questa idea, indotta in questo caso dalla sensazione termica è stata individuata anche in una situazione sperimentale differente: si chiese ad alcuni studenti se differenti materiali (farina, chiodi, acqua) messi per diverse ore in un forno a 60°C avrebbero raggiunto la stessa temperatura. Le risposte furono negative, per la maggior parte degli studenti materiali diversi avrebbero raggiunto temperature diverse, in particolare “la farina è a meno di 60°C perché la farina non si riscalda mai molto, i chiodi sono a più di 60°C perché il ferro si riscalda più velocemente, e l’acqua è a 60° perché prende la temperatura di ciò che le sta intorno”. Queste affermazioni sono consistenti con l’idea generale che esistano materiali “caldi” e materiali “freddi”. Secondo quanto rilevato da Tiberghien prima dell’insegnamento, solamente un terzo degli studenti pensa che la temperatura della sabbia, dello zucchero e dell’acqua aumenta quando li si riscalda. Molti di loro predicono che la sabbia non sarà calda perché la sabbia non si può riscaldare, mentre l’acqua si può riscaldare. Per loro, la capacità di essere scaldati è una proprietà naturale di particolari sostanze. Dopo l’insegnamento, più del 50% degli studenti riconoscono che la temperatura di queste tre sostanze aumenta quando sono scaldate, ma ciò resta un concetto difficile per loro Esiste infine negli studenti, l’idea che alcune sostanze abbiano una temperatura ‘limite’ oltre la quale non possono andare. È quanto è stato trovato da Tiberghien (1984-85) quando chiese ad alcuni ragazzi di interpretare una tabella di valori (30°C, 70°C, 200°C, 420°C, 420°C, 420°C, 420°C) ottenuta misurando la temperatura di un pezzo di zinco messo in un forno a 1000°C. Il 20% degli studenti dichiarò che quella era “la temperatura più alta possibile per lo zinco”, senza individuare il fenomeno del passaggio di stato, che era stato trattato in classe. Alla domanda su quali sarebbero stati gli ulteriori valori della temperatura, il 70% disse che “la temperatura resta sempre di 420°”. Queste affermazioni sono consistenti con le difficoltà che molti ragazzi hanno nel riconoscere che una sostanza rimane la stessa anche dopo un passaggio di stato. Sembra che sia difficile accettare che possa esistere una stabilità nella temperatura 106 Capitolo 5 quando si continua a fornire energia. Lo stesso tipo di risposte si ottennero lavorando con i passaggi di stato dell’acqua: gli studenti pensano anche che 100°C sia la temperatura massima per l’acqua (Andersson 1990), che dopo l’ebollizione l’acqua non è più la stessa sostanza e sembra per loro difficile anche comprendere che, finito il cambiamento di stato, la sostanza possa di nuovo riscaldarsi. Gli studenti, infatti, tendono ad associare ai diversi stati di aggregazione della stessa sostanza proprietà differenti. 5.1.2 Il punto di vista molecolare Passiamo al problema della comprensione degli studenti riguardo alla teoria particellare. Usiamo il termine “particella” nel senso definito nel lavoro di Johnson (1998), in cui viene analizzato il modello microscopico della materia con sufficiente dettaglio da capire i cambiamenti di stato e le soluzioni, ma che non distingue fra tipi di particelle (atomi, molecole e ioni)69. Quando gli studenti pensano in termini di costituenti elementari delle sostanze, mostrano diverse idee ingenue: pensano ad esempio che le particelle siano simili nelle dimensioni ad altri piccoli oggetti come i granelli di polvere, quindi non hanno una comprensione delle dimensioni molto piccole (Lee et al., 1988; Wiser e Smith, 2008) e mantengono la concezione statica piuttosto che cinetica (Driver, 1985). Gli stati di aggregazione della materia, visti dal punto di vista particellare presentano numerose insidie e, nei modelli spontanei degli studenti, sono caratterizzati da molte rappresentazioni diverse molto distanti dalle interpretazioni scientifiche. Lo spazio fra le particelle è il primo nodo: nei solidi le particelle sono pensate a contatto, nei liquidi un po’ separate, con una distanza delle dimensioni di 3-4 particelle (Harrison e Treagust, 2002; Osborne e Cosgrove, 1983), mentre la spaziatura fra le particelle solido-solido, liquido-liquido e gas-gas che è circa 1:1:10 (Andersson, 1990; de Vos e Verdonk , 1996). Nel ghiaccio le molecole sono “dure e ghiacciate”, immobili, si cominciano a muovere quando il ghiaccio si scioglie, allontanandosi, mentre si impacchettano nel passaggio inverso (Lee et al., 1993), quando poi l’acqua va in ebollizione le proprietà chimiche cambiano (Selley, 2000): nelle bolle non c’è acqua ma ossigeno, idrogeno, 69 Mentre useremo i termini atomo o molecola compatibilmente con le scelte operate dai diversi autori. 107 Progettazione della Teaching Learning Sequence ‘vapore’. Ciò anche perché molti pensano che il gas non sia materiale perché non può essere toccato o visto (Smith et al., 1997; Wiser e Smith, 2008). Le molecole della stessa sostanza possono cambiare forma o dimensione nelle differenti fasi (Andersson, 1990) “se riscaldi qualcosa le molecole diventano più grandi”, si espandono o contraggono come la sostanza di cui fanno parte: se una sostanza allo stato solido può variare il volume con la temperatura, lo studente che ha un modello in cui le molecole sono in contatto non ha modo di spiegare questo cambiamento se non con la variazione di volume della molecola stessa. Nel lavoro di Johnson (1998), che ha condotto esperienze per diversi anni vengono individuati i seguenti modelli particellari: ∼ ∼ ∼ ∼ Modello X: Continuous substance nessuna idea particellare, nelle descrizioni verbali o nei disegni. Modello A: Particle in the continuous substance: le particelle vengono disegnate, ma sono conficcate nella sostanza continua: la sostanza è fra le particelle. Le particelle sono addizionali alla sostanza. Modello B: Particle are the substance, but with macroscopic properties: le particelle sono la sostanza, ma con proprietà macroscopiche. Non c’è niente fra le particelle. Le singole particelle hanno le stesse proprietà del campione macroscopico- letteralmente piccoli pezzi di materia. Modello C: Particle are the substance, properties of state are collective: le particelle sono la sostanza, le proprietà di uno stato sono viste come proprietà collettive delle particelle. Le particelle vengono disegnate come sostanza. 5.1.3 Cosa pensano gli studenti coinvolti nella ricerca Nella ricerca sono stati coinvolti alunni di scuola primaria e di scuola secondaria di primo grado (scuola media). Le rappresentazioni riguardo alla struttura della materia sono state analizzate tramite la somministrazione di un questionario. 5.1.3.1 Partecipanti e setting La sperimentazione del percorso è stata svolta inizialmente con due seconde classi di una scuola secondaria superiore di primo grado (sperimentazione pilota, Gruppo G1). Il percorso è stato effettuato nell’arco di due settimane (circa 12 ore) durante le ore curriculari di scienze e matematica, in presenza degli insegnanti curriculari. Il ruolo dei docenti della classe è stato quello di monitorare le attività che 108 Capitolo 5 venivano svolte per segnalare eventuali passaggi che si fossero rivelati troppo ardui per il target della classe. Entrambi i docenti, sorteggiati dopo che l’intero corpo docente si era messo a disposizione, vantano un’esperienza trentennale nell’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado, la prima ha al suo attivo numerose esperienze nel campo della didattica della Matematica, il secondo è uno specialista di Scienze della Terra. Entrambi si sono rivelati un utile punto di riferimento per la prima analisi del percorso: le conversazioni che sono seguite alle varie tappe, gli episodici ma opportuni interventi durante le discussioni in classe, hanno permesso dei piccoli aggiustamenti in corso di svolgimento, soprattutto per quanto riguardava la ‘taratura’ del linguaggio con i ragazzi. La sperimentazione sul campo è stata svolta con due diversi gruppi, non durante le ore curriculari ma all’interno di un progetto più ampio di introduzione di metodologie laboratoriali che le scuole hanno attivato nell’anno scolastico 2007-2008. Per quanto riguarda la scuola media il gruppo (G2) era formato da alunni provenienti da due classi della stessa scuola, scelti dai docenti con il doppio criterio della motivazione e del potenziamento: i gruppi quindi si prefigurano come una classe media, nella quale sono presenti ragazzi con problemi di motivazione e ragazzi la cui preparazione va potenziata, alcuni studenti vengono classificati dagli stessi docenti come ‘eccellenti’ mentre altri presentano disabilità che vanno dal ritardo cognitivo lieve dovuto alla sordità a quello medio/grave dovuto a sindrome di Down. Gli studenti con ritardo cognitivo grave sono stati coinvolti nelle attività per quanto possibile, ma i loro protocolli non vengono analizzati in questa sede. Il gruppo G3, invece viene presentato dal dirigente scolastico con un livello medio medio/alto, poiché il principale criterio di selezione effettuato dalle maestre risultava essere quello del potenziamento: il gruppo però è risultato già durante i primi incontri assimilabile ai gruppi con i quali si era precedentemente lavorato perché, al di la della valutazione che le insegnanti ne avevano fatto i bambini si sono approcciati alle attività proposte mostrando stili cognitivi, motivazione e partecipazione tali da rappresentare una classe tipo. A differenza dei due gruppi descritti precedentemente, nei quali erano presenti anche studenti disabili, in questo gruppo mancano bambini realmente problematici (in termini cognitivi e comportamentali) la cui gestione avrebbe reso difficile lo sviluppo delle attività. Nei due gruppi le attività sono state svolte in assenza di insegnanti curriculari. 109 Progettazione della Teaching Learning Sequence Sperimentazione pilota Sperimentazione sul campo Gruppo G1 G2 G3 Classe/età Seconda media 11-12 anni 43 Terza media 12-14 anni 32 Quinta elementare 9-10 anni 16 N.Studenti Per documentare l’esperienza gli incontri sono stati registrati con un registratore vocale, e con una videocamera, mentre per seguire il percorso di ogni singolo studente è stato predisposto un diario di bordo che conteneva una serie di domande stimolo, spazi per i commenti e per i disegni. Il diario di bordo è stato fotocopiato man mano che veniva redatto ed è rimasto in possesso dei ragazzi perché diventasse parte integrante del loro portfolio di esperienze didattiche dell’anno scolastico. 5.1.3.2 I risultati del test iniziale. Il questionario ‘Il piccolo navigatore’, somministrato in ingresso per analizzare le rappresentazioni dei nostri studenti, si è prefisso di individuare le idee iniziali riguardo alla struttura della materia. In particolare ha indagato sulla presenza nel campione, almeno in nuce, di un modello cinetico della materia. Il questionario prende spunto da quanto proposto nell’esperienza statunitense del Concord Consortium (Gobert, Tinker 2004)70 e presenta tre quesiti a risposta aperta, nei quali gli studenti vengono invitati ad immaginare “…di poter diventare talmente piccolo da viaggiare dentro le cose”, quindi di descrivere e disegnare seguendo le tre tracce seguenti: Prima traccia Immagina ad esempio, di essere dentro un pezzo di ferro… cosa vedi intorno a te? Racconta e disegna quello che vedi. Seconda traccia Adesso immagina di entrare dentro un bicchiere d’acqua… cosa vedi intorno a te? Il mondo è diverso rispetto a quando eri nel pezzo di ferro? Terza traccia Mentre sei dentro il bicchiere d’acqua, qualcuno lo prende e lo mette in frigo. Vedi dei cambiamenti? 70 http://www.concord.org/~btinker/workbench_web/states_of_matter/index.html 110 Capitolo 5 E’ stato scelto di usare un questionario a risposta aperta perché in questa modalità lo studente è libero di esprimersi, sia attraverso una descrizione discorsiva che usando la forma espressiva del disegno. La prima e la seconda traccia propongono una riflessione sugli stati solido e liquido in una situazione di equilibrio, conducendo gli studenti ad analizzare materiali che sono considerati prototipali degli stati, e cioè ferro (rappresentativo del metallo in generale) per il solido e acqua per il liquido. La terza traccia permette di indagare sulla capacità dello studente di analizzare un processo nel quale si ha variazione di temperatura, attraverso un fenomeno familiare che non coinvolge il passaggio di stato. Il questionario ha permesso di analizzare i modelli degli studenti in relazione agli aspetti: 1. descrizione dello stato di aggregazione “solido” in condizione di equilibrio, 2. descrizione dello stato di aggregazione “liquido” in condizione di equilibrio, 3. descrizione dei cambiamenti nello stato liquido durante un processo di raffreddamento. È stata analizzata la coerenza delle descrizioni nelle risposte ai tre quesiti ed in ciascun quesito delle descrizioni nel linguaggio discorsivo rispetto a quello grafico/visuale71. Le risposte alle tre tracce vengono sviluppate dagli studenti in due modi: con descrizioni che fanno uso di caratteristiche della materia di tipo macroscopico e con descrizioni che si riportano a modelli microscopici. Una prima analisi permette quindi di classificare gli studenti nelle categorie “Macro/quotidiano” e “micro/scientifico”. Dall’analisi delle risposte sembra che i ragazzi perdano la consapevolezza del microscopico passando dal solido al liquido e ancor più analizzando il raffreddamento. Il processo risulta più difficile da gestire microscopicamente e le descrizioni riportano alla fenomenologia osservabile nella vita quotidiana. La rappresentazione tramite disegni che accompagna la descrizione ha permesso generalmente di interpretare quanto dicono i ragazzi, infatti solo in qualche caso isolato non si è avuta coerenza fra quanto scritto e quanto disegnato. Nel caso di uso di caratteristiche macroscopiche (categoria Macro) vengono disegnati oggetti e non un pezzo rappresentativo del materiale, nel caso microscopico vengono disegnati sia oggetti macroscopici con molecole all’interno che pezzi di materiale. Le molecole sono rappresentate da forme chiuse, cerchi e talvolta da una sorta di struttura chimica. 71 Sulle risposte è stata effettuata un’analisi qualitativa fenomenografica, operando una codificazione delle risposte al fine di individuare quali categorie fossero presenti. 111 Progettazione della Teaching Learning Sequence Nel nostro campione si è trovato che sia i bambini della scuola primaria che i ragazzi della scuola superiore di primo grado danno spiegazioni classificabili nelle due categorie, in percentuali variabili rispetto alla traccia e nei diversi gruppi, come riportato in tabella. I bambini più piccoli tendono a dare spiegazioni di tipo macrosocopico in percentuale maggiore e in tutti i gruppi si osserva uno spostamento dal micro al macro nelle varie risposte. Prima traccia –solido G1 G2 G3 112 Seconda traccia- Terza traccia - liquido raffreddamento Macro micro Macro micro Macro micro 11 (26%) 32 (74%) 11 (26%) 32 (74%) 17 (40%) 26 (60%) 14 (44%) 18 (56%) 16 (50%) 16 (50%) 23 (74%) 8 (26%) 8 (50%) 8 (50%) 9 (56%) 7 (54%) 10 (63%) 6 (38%) Capitolo 5 Esempi della rappresentazione iconica Macro/quotidiano Prima traccia-ferro Seconda traccia-acqua Terza tracciaraffreddamento Ilenia , 12 anni (G1) Giulia , 10 anni (G3) micro/scientifico Prima traccia-ferro Seconda tracciaacqua Terza tracciaraffreddamento Ludovica, 12 anni (G1) Federica, 10 anni (G3) Esempio di caso di discordanza alla descrizione verbale Prima traccia-ferro Seconda traccia-acqua Terza tracciaraffreddamento vedo soltanto delle molecole muoversi molto lentamente salendo e scendendo vedo delle molecole muoversi piano (i cerchietti sono le bollicine dell’aria) vedo le molecole che si muovono più lentamente Massimiliano, 12 anni 113 Progettazione della Teaching Learning Sequence Frequenze delle categorie per traccia 114 Frequenze delle categorie per gruppo Capitolo 5 Le risposte nella categoria “Macro/quotidiano” utilizzano principalmente il canale percettivo della visione descrivendo la materia con aggettivi del tipo: trasparente, buia. Quando i ragazzi non utilizzano idee di tipo particellare nelle tre situazioni stimolo fanno riferimento coerentemente a quella che è la loro esperienza personale diretta. Esempi di risposte nella categoria “Macro” Prima traccia-ferro Miriam, 13 anni (G2) io non vedo niente perché il ferro non è trasparente Roberta, 12 anni (G1) vedo soltanto ferro, però nel mio caso di un tubo alla sua estremità vedo anche la luce Giulia, 10 anni (G3) io non vedo una cosa precisa, solo un'atmosfera calda e oscurata Seconda traccia-acqua io vedo le cose che ci sono intorno a me perché l'acqua è trasparente vedo acqua, il vetro del bicchiere e la luce io vedo che l'acqua annebbia l'ambiente esterno Terza tracciaraffreddamento io comincio a sentire freddo perchè la temperatura dell'acqua si abbassa e diventa fredda ci sono dei cambiamenti perché quando l'acqua è fredda il bicchiere si appanna, e l'acqua si raffredda. a questo punto non vedo più niente perché il bicchiere si ghiaccia Gli studenti le cui risposte sono state classificate nel modello microscopico, usano più o meno opportunamente il termine “molecola”: − Marienza (G1)-prima traccia …noto intorno a me tante particelle aggregate che sono le molecole. Questi studenti sviluppano descrizioni che sono di vario livello, di solito differente da quello scientificamente accreditato. Generalmente non specificano se vi è qualcosa fra le molecole e solo alcuni di loro parlano di movimento delle molecole. Il movimento delle molecole è visto più facilmente nel caso dell’acqua rispetto al caso del solido, come si evince dalle risposte di Piergiorgio, 10 anni o di Angelo, 13 anni: 115 Progettazione della Teaching Learning Sequence Angelo 13 anni (G2) Piergiorgio 10 anni (G3) Terza tracciaraffreddamento Prima traccia-ferro Seconda traccia-acqua intorno a me vedo tante molecole tutte compatte che non si muovono ed hanno tutte la stessa misura intorno a me vedo tante molecole quasi invisibili che svolazzano a destra e a manca. Il mondo è diverso perchè le molecole non sono ferme e compatte le molecole non si muovono quasi più io vedo le molecole del ferro tutte attaccate così sono compatte e formano quasi dei muri e io non riesco a muovermi facilmente anzi io mi sento schiacciato dalle molecole io vedo le molecole in movimento dentro l'acqua perché è calda e mi sento sbattuto da una parte all'alta l'acqua del bicchiere si sta raffreddando e le molecole stanno rallentando il movimento e a poco a poco si stanno ghiacciando Piergiorgio non specifica che nel solido le molecole sono “ferme” lasciando supporre di possedere un modello molto vicino a quello scientifico. Angelo, invece, specifica che nel solido le molecole sono ferme, mentre nel liquido che si raffredda “rallentano”. Entrambi i ragazzi legano il raffreddamento dell’acqua al rallentamento delle molecole. Una ulteriore analisi sulle risposte degli studenti che hanno usato il modello microscopico coerentemente nei tre quesiti (26 nel gruppo G1, 8 nel gruppo G2 e 6 nel 116 Capitolo 5 gruppo G1) ha portato alla distinzione dei seguenti “sottomodelli”, che si presentano anche in forma mista: • Riferimento generico alle molecole (P), • Riferimento alla velocità delle molecole (V), • Riferimento alla distanza fra le molecole (D), • Riferimento ai legami intermolecolari (L). Esempi di categorizzazione: Riferimento generico alle molecole (P) Riferimento alla velocità delle molecole (V) Riferimento alla distanza fra le molecole (D) Antonino -G2: sono dentro il pezzo di ferro e vedo molecole Dario- G3: io vedo molte molecole grigie Ilenia –G1 Solido: ...vedrei delle molecole che non si muovono completamente. Liquido: … vedo delle piccole molecole che si muovono l'una contro l'altra. Raffreddamento: le molecole si muovono una contro l'altra sempre meno Valentina –G2 vedo le molecole che si vanno avvicinando Misto distanza/velocità (V/D) Riferimento ai legami intermolecolari (L) Giorgio –G1: Viaggiando dentro un pezzo di ferro possiamo osservare che è allo stato solido e quindi le molecole sono una vicina ad un'altra e non sono in movimento. Angelo –G1: (…)L'acqua è allo stato liquido, le molecole sono staccate una dall'altra e si muovono. Dario- G2: Si perché l'acqua è una sostanza liquida quindi non è compatta come la sostanza solida. Infatti nelle sostanze liquide le molecole scivolano una sull'altra Marienza- G1:Vedo che le particelle, che nel pezzo di ferro sono aggregate, sono meno legate e quindi più libere Tabella Molecole - P Velocità –V Distanza –D V/D Legami -L G1 6 (23%) 8 (31%) 0 6 (23%) 6 (23%) G2 2 (25%) 1 (13%) 1 (13%) 4 (50%) 0 G3 1 (17%) 1 (17%) 2 (33%) 1 (17%) 0 117 Progettazione della Teaching Learning Sequence 5.2 Analisi del contenuto fisico La caratterizzazione in senso scientifico dei termini “calore” e “temperatura” deve partire dalla consapevolezza che ogni persona usa i due termini nella vita quotidiana con un significato specifico, lontano da quello degli esperti. Calore e temperatura, in senso scientifico, sono due grandezze distinte ma correlate. Nell’istruzione formalizzata, tale distinzione viene fatta spesso solo in termini dichiarativi ed in maniera ambigua. La concettualizzazione dei fenomeni termici nella visione scientifica passa attraverso il riconoscimento delle caratteristiche intensive/estensive delle due grandezze per le quali va riconosciuta la differenza come variabili di stato (la temperatura) e di processo/interazione (calore). La distinzione va portata avanti in termini di “energia” e coinvolge il livello microscopico, cioè la teoria particellare della materia72. Le particelle, dotate di agitazione termica, si muovono in relazione alla temperatura a cui il campione si trova: si muovono più velocemente quando la temperatura è più alta. Se due oggetti vengono posti a contatto ed uno ha una temperatura maggiore dell’altro, le particelle dell’oggetto caldo cedono parte della loro energia di movimento alle particelle più lente dell’oggetto freddo: ciò avviene fino a che mediamente le particelle di entrambi gli oggetti avranno la stessa agitazione media. In un campione di materia in cui si sia raggiunto l’equilibrio termico, in ogni porzione si misurerà la stessa temperatura, la temperatura, infatti è l’energia cinetica per molecola. Il “calore” scambiato fra i due oggetti/campioni è la quantità di energia ceduta dall’oggetto caldo e ricevuta da quello freddo. Tale energia si distribuisce fra le particelle: un maggior numero di particelle significa maggiore massa e necessita di una maggiore quantità di energia perché si abbia una dato aumento di temperatura. Ciò permette di comprendere la natura intensiva della temperatura (energia media per particella) ed estensiva del calore (quantità di energia che si ‘sposta’). Differenti tipi di sostanze hanno particelle con diverse caratteristiche e quindi è necessario che avvenga uno scambio di quantità diverse di energia per ottenere la stessa variazione di temperatura, ovvero, scambi di quantità di energia uguali causano variazioni di temperatura differenti. 72 Con il termine “particella” interdiamo l’unità elementare della materia, che può essere l’ atomo (negli elementi puri) o la molecola (nelle sostanze quali l’acqua), o ione (nelle sostanze tipo il cloruro di sodio) 118 Capitolo 5 Un approccio di questo tipo presenta due tipi di ostacoli, provenienti entrambi da un diverso status ontologico73 delle conoscenze sviluppate nell’esperienza quotidiana e nell’ambito scientifico: la differente caratterizzazione del “calore/temperatura” e lo sviluppo della teoria particellare della materia. Nella ontologia della vita quotidiana il calore è “qualcosa di caldo” che non è generalmente assimilabile al concetto di energia, poiché “l’energia non è calda” e la temperatura è una misura di quanto le cose sono calde, con una caratterizzazione di tipo estensivo per entrambe le quantità (Wiser e Amin, 2001). Nella ontologia scientifica si sviluppa una differenziazione dell’energia in passaggio (come variabile di processo, estensiva) e dell’energia media per particella (variabile di stato, intensiva). Lo sviluppo di una visione microscopica che vede il calore come una quantità di energia che passa distribuendosi fra le molecole rende lo shift ontologico più semplice74. Anche ripercorrendo lo sviluppo storico della differenziazione dei due concetti si individua questo ostacolo ontologico (Wiser e Amin, 1983). Ciò è evidenziato ad esempio, negli scritti dell’ Accademia del Cimento (Magalotti, 1667), in cui gli sperimentatori non misero mai in relazione caldo, freddo, tempera (temperatura) e calore. E’ stato possibile cominciare a comprendere che calore e temperatura sono due differenti entità fisiche, solo qualche decennio dopo, quando Black (1760) scoprì che le due grandezze non sono perfettamente correlate, cioè che non è vero che fornendo una data quantità di calore ad una data massa di ogni sostanza si ha un aumento di temperatura fissato. Differenti sostanze hanno differenti calori specifici e durante i passaggi di stato non si ha variazione della temperatura, il ruolo che le due grandezze hanno nei passaggi di stato aiuta oggi a capirne la differenza. Black comunque rimase ad una definizione vaga di calore, visto come “sostanza o modificazione della materia”, sviluppando la teoria in cui il calore era un fluido (calorico) e la temperatura la quantità di calore per molecola di sostanza. Si deve arrivare alla metà del 1800 per avere con Joule e Clausius, l’attuale caratterizzazione delle due grandezze in termini di energia in passaggio e di energia di movimento molecolare. 73 Ontologia: la descrizione di un sistema in termini di oggetti e delle loro caratteristiche rilevanti (Redish 2004) 74 Nell’apprendimento di concetti scientifici lo shift ontologico è fondamentale. Secondo Chi (1993) una classe di costrutti scientifici appartiene alla categoria ontologica dei “processi”, incompatibile con la categoria che solitamente si costruisce spontaneamente in termini di “materia”. Così il calore, come la luce o la corrente elettrica devono passare dalla categoria “materia” alla categoria “processo”. 119 Progettazione della Teaching Learning Sequence La caratterizzazione delle grandezze termiche a livello microscopico permette di veicolare i diversi processi che permettono ad una sostanza di riscaldarsi, e cioè, oltre al passaggio di energia per differenza di temperatura, il riscaldamento per lavoro delle forze di attrito ed il riscaldamento per irraggiamento. Nel primo caso abbiamo un passaggio del movimento che da un livello macroscopico si sposta al livello microscopico, nel secondo caso abbiamo un flusso di energia dovuto alla presenza di onde elettromagnetiche. Il secondo ostacolo che bisogna considerare è la difficoltà nell’introduzione dei modelli particellari, per il loro carattere “più razionale che empirico, di strumento di pensiero più che di realtà osservabile” (Méheut, 1997). L’atomismo ha radici nel pensiero greco, si è sviluppato a partire da speculazioni filosofiche e non da osservazioni empiriche: la materia è immutabile, non varia nelle trasformazioni, gli atomi hanno forma e dimensioni invariabili, movimento incessante, non possono far altro che urtarsi ed aggregarsi. Nei testi scolastici vengono presentate di norma la teoria di Dalton e la teoria cinetica, entrambe hanno carattere più descrittivo che di spiegazione. Sia la teoria atomica di Dalton che la teoria cinetica dei gas non si svilupparono attraverso sperimentazioni da cui la ‘verità’ emerge per serendipità, ma sono esempio di sviluppo di una sfida intellettuale collettiva caratterizzata da colpi di genio e previsioni perspicaci75. Se per lo sviluppo della teoria particellare è stato necessario il coordinamento dei contribuiti di molti scienziati, è naturale supporre che lo sviluppo del modello scientifico della materia negli studenti proceda attraverso cambiamenti concettuali (Poster,1982) che coinvolgono variazioni epistemologiche e ontologiche. Epistemologiche perché lo studente deve pensare usando evidenze che sono di carattere storico o filosofico, che hanno richiesto a scienziati come Avogadro, Boyle, Dalton, Gay-Lussac un secolo di riflessione su fatti sperimentali che non fornivano evidenze dirette. Ontologiche perché lo studente deve passare dal continuo/statico di cui ha esperienza diretta, immaginando casomai particelle che si toccano, ad una situazione dinamica in cui la posizione delle particelle è discreta, le particelle sono distribuite nel vuoto, interagiscono e si distanziano in funzione della loro energia cinetica (Chi et al. 1994; Wiser e Smth, 2008)76. 75 Secondo Nussbaum (1997) basterebbe questa osservazione per giustificare epistemologicamente un percorso didattico di tipo storico. 76 Diverse ricerche confermano queste assunzioni: gli studenti pensano la materia come un qualcosa di continuo, per loro non c’è spazio fra le molecole, come nell’aristotelico horror vacui (Nussbaum 1997, Méheut, 1982), attribuiscono alle particelle proprietà macroscopiche, “gli atomi di rame sono rossi come 120 Capitolo 5 5.3 Il design dell’ambiente di apprendimento e la sequenza dei contenuti Il problema conoscitivo (cioè l’oggetto della conoscenza per cui viene attivato il processo di modellizzazione) che si pone agli studenti è quello relativo al riscaldamento, a partire dall’osservazione iniziale che il riscaldamento si ottiene con modalità differenti (per contatto, per attrito, per irraggiamento) nell’intento di costruire un modello interpretativo comune di ciò che accade a livello microscopico nei diversi modi di riscaldare. 5.3.1 Approccio Partendo da un approccio concreto al riscaldamento esperito nella vita quotidiana e dal riscaldamento per contatto, riprodotto in laboratorio, si stimolano gli studenti alla descrizione delle loro rappresentazioni del fenomeno con domande del tipo: − cosa succede dentro la materia quando questa viene riscaldata? − Succede in modo diverso nei solidi piuttosto che nei liquidi? − A livello particellare i diversi modi di scaldare portano a effetti differenti? il rame” (Albanese-Vicentini 1997), usano le proprietà macroscopiche della sostanza inferendole sulle particelle, dal grande al piccolo, ad esempio se il materiale conduce elettricità o calore lo fanno anche gli atomi. 121 Progettazione della Teaching Learning Sequence La sequenza dei contenuti prende l’avvio dalla semplice osservazione del mondo che ci circonda, che porta a catalogare la materia qualitativamente nei tre stati di aggregazione e si sviluppa passando alla caratterizzazione quantitativa di grandezze, quali il volume, massa e temperatura (Attività 1). Viene presentato qualitativamente il riscaldamento dei corpi, che può avvenire per contatto con fonti di calore, per attrito e per irraggiamento, quindi viene analizzato sperimentalmente il riscaldamento tramite calore (Attività 2). L’osservazione della diffusione dell’inchiostro permette di introdurre il problema conoscitivo che porta alla costruzione del modello microscopico della materia, che viene visualizzato con animazioni/simulazioni (Attività 3). Infine si discute l’equivalenza dei tre modi riscaldare in termini di uguale comportamento in una relazione causa–effetto (Attività 4). In ciascuna delle differenti attività che formano la sequenza didattica si tiene conto dei modelli riportati in letteratura, monitorandone l’evoluzione durante lo svolgimento delle attività. La tabella riporta, sinteticamente, il punto di partenza e la rappresentazione scientifica. 122 Capitolo 5 Concezioni spontanee… Attività 1: Gli occhi del fisico Gli oggetti che si trovano in una stanza sono caldi o freddi, quindi non si trovano tutti alla stessa temperatura, perché hanno la proprietà di essere caldi o freddi per natura; alcuni possono riscaldarsi, altri no. La temperatura è una grandezza che dipende dalla quantità di materia, quando si divide in quantità minori la temperatura si divide, quando si uniscono quantità di materia la temperatura si somma. …Concezioni scientifiche La temperatura è una variabile intensiva che caratterizza lo stato di un corpo. La temperatura di un corpo può cambiare solo se il corpo lo può fare. L’acqua si può riscaldare, ma fino ad un certo punto. Attività 2: La temperatura che cambia Materiali diversi si riscaldano in modo diverso. Il calore è qualcosa che hanno le cose calde, che si può propagare nella materia. Il calore si manifesta quando due corpi a temperatura diversa vengono posti a contatto. Il riscaldamento di una sostanza dipende dalla sostanza e dalla massa. La temperatura è il grado di calore contenuto in un corpo La materia è fatta da piccoli granellini, come la sabbia. Nei solidi le particelle sono ferme e attaccate. Attività 3: Guardare dentro la materia Fra le molecole dell’acqua c’è acqua. Quando si riscalda una sostanza le sue particelle diventano più grandi. Nei liquidi le particelle sono molto più lontane che nei solidi. Attività 4: Energia in movimento Il calore è qualcosa, tipo il fumo, contenuto nei corpi e i corpi più caldi lo passano a quelli più freddi. La materia è formata da particelle microscopiche in continuo movimento, fra di esse vi è il vuoto. Nel riscaldamento e nel cambiamento di fase le particelle restano delle stesse dimensioni, ciò che cambia è il modo in cui sono legate. Nei liquidi e nei solidi le distanze fra le particelle sono confrontabili. L’energia interna di un sistema può cambiare se questo scambia con l’ambiente energia, che a livello microscopico è energia di movimento. 123 Progettazione della Teaching Learning Sequence L’approccio si fonda sui seguenti punti rilevanti : ∼ costruzione del concetto di temperatura; ∼ interpretazione dal punto di vista macroscopico del fenomeno del riscaldamento differenziando variabili di stato da variabili di processo; ∼ passaggio dalla descrizione continua/statica/macroscopica di della cui ha materia esperienza diretta, come alla modellizzazione della materia come discreta/dinamica/microscopica (shift ontologico); ∼ costruzione del modello interpretativo del fenomeno del riscaldamento al livello microscopico. 5.3.2 Metodologia e strumenti didattici Le attività della TLS utilizzano materiali didattici strutturati: schede guida per le osservazioni e gli esperimenti (che vengono raccolte nel diario di bordo), un ipertesto per la ri-sistemazione delle conoscenze e l’introduzione di concetti necessari per la modellizzazione (che permette di contestualizzare e riprodurre animazioni filmate), un tutorial che permette l’utilizzo di simulazioni in ambiente di dinamica molecolare. Le animazioni, ed ancor più le simulazioni, permettono allo studente di vedere come gli esperti visualizzano la materia e costruirsi una propria immagine mentale. Riscaldiamo un corpo con modalità diverse (cosa succede dentro?) Il percorso parte dall’osservazione su come si riscaldano i corpi e analizza quantitativamente il riscaldamento per contatto con un riscaldatore elettrico. Cerca infine una descrizione del contatto corpo caldo/corpo freddo attraverso un modello cinetico di struttura della materia e interpreta la fenomenologia macroscopica attraverso la descrizione microscopica. http://www.uop-perg.unipa.it/master_sito/lucilupo/ Nella fase della modellizzazione macroscopica, durante le attività 1 e 2, viene introdotto l’uso del sensore di temperatura in linea con l’elaboratore. In un primo momento i ragazzi hanno potuto familiarizzare con la strumentazione in situazione di 124 Capitolo 5 esplorazione libera. Durante questi momenti sono emerse numerose domande e proposte operative da parte degli studenti che hanno evidenziato come anche nel caso di bambini scuola elementare la possibilità di visualizzare direttamente ‘cosa accade’ stimola la sperimentazione. Successivamente sono stati effettuati gli esperimenti di riscaldamento di varie quantità d’acqua e sono stati realizzati dai ragazzi dei grafici. Gli esperimenti sono stati svolti in grande gruppo, gli studenti hanno gestito il software e sono stati sviluppati seguendo il processo di formulazione di previsioni, esplorazione sperimentale, confronto fra risultati della sperimentazione e previsioni (PEC)77. La modellizzazione microscopica, oggetto della seconda fase del percorso, richiede uno sforzo maggiore da parte degli allievi e si presenta più problematica nel versante insegnante per la scelta di strumenti e metodologie. Il ragazzo deve sviluppare la capacità di andare oltre le evidenze sperimentali per costruire un modello teorico di struttura della materia. L’individuazione di evidenze sperimentali che possano indurre i ragazzi a pensare la materia in termini di molecole in moto è assai problematica. I testi scolastici di solito utilizzano il moto Browniano come evidenza del moto degli atomi, ma la realizzazione di un esperimento in classe necessita dell’uso di microscopi e può indurre nei ragazzi l’idea che le molecole si possano vedere. La pubblicazione di immagini di atomi ottenute con microscopi scanning tunneling ha portato molte persone a pensare di aver visto atomi, quando invece le immagini sono modelli generati all’elaboratore (Harrison e Treagust, 2002). Queste ragioni e la necessità di trovare un problema che si avvicini maggiormente alla esperienza quotidiana dei ragazzi ha portato a scegliere di proporre in classe un'altra osservazione che si trova anche in molti libri di testo, la diffusione dell’inchiostro, quindi di introdurre una visualizzazione della materia a livello microscopico usando l’elaboratore. Durante il corso dei cicli di sperimentazione si sono operate scelte differenti, che sfruttano lo stesso strumento di base: il modello di dinamica molecolare Molecular Workbench (MW)78. Inizialmente MW è stato utilizzato nella fase organizzativa solo per creare delle animazioni, ovvero dei filmati che venivano mostrati agli studenti, senza che essi potessero interagire con l’ambiente di modellizzazione. In seguito è stato sviluppato un tutorial in cui gli studenti sfruttavano le potenzialità interattive del modello computazionale. 77 La sperimentazione è stata svolta utilizzando il sensore di temperatura Go-temp, della Vernier ed il software che lo correda, Logger-Lite, www.vernier.com 78 http://workbench.concord.org descrizione in appendice 125 Capitolo 5 A1 Nodi concettuali Obiettivi di apprendimento Concetto di temperatura − − − − − A2 A3 A4 Dipendenza del riscaldamento da massa e sostanza Modellizzazione microscopica della materia Modello interpretativo del fenomeno del riscaldamento al livello microscopico. − − − − − − − Sviluppa la sua capacità di osservazione e descrizione. Distingue le grandezze fisiche dalle proprietà che non lo sono. Misura temperature. Distingue la materia per stato di aggregazione attraverso la descrizione macroscopica delle proprietà. Misura variazioni di temperatura, anche attraverso l’uso di grafici T vs t. Controlla le variabili in gioco. Interpreta i grafici del riscaldamento. Mette in relazione causa-effetto il trasferimento di energia e l’aumento di temperatura (nel contatto con corpi a temperatura maggiore, nello sfregamento di superfici, nell’illuminazione). Sviluppa la conoscenza delle dimensioni spaziali dal macroscopico al microscopico. Costruisce un modello microscopico degli stati di aggregazione. Lega l’agitazione molecolare alla temperatura. Riflette su situazioni fenomenologiche interpretandole con il modello microscopico. Materiali e strumenti − Oggetti, materiali, strumenti di misura (bilancia, termometro) − Materiali (acqua, olio, alcool), riscaldatore da acquario, contenitore isolante, termometro on-line, carta millimetrata − Diffusione: becker, acqua, colorante alimentare liquido − Ipertesto − Tutorial Molecular Workbench − Ipertesto − Tutorial Molecular Workbench Capitolo 5 5.3.3 Attività Il percorso può essere pensato in due fasi: la prima sviluppa la descrizione macroscopica (attività 1 e attività 2), la seconda la modellizzazione microscopica (attività 3 e attività 4), nelle due fasi vengono utilizzati strumenti teorici e didattici differenti, che vengono descritti di seguito. ¾ Attività 1: Impariamo ad osservare il mondo che ci circonda con gli strumenti della fisica Gli alunni vengono invitati a ‘guardarsi intorno’ e descrivere ciò che li circonda: gli oggetti, i materiali di cui sono fatti, le proprietà che li possono descrivere. Vengono guidati alla distinzione fra le proprietà che si possono misurare (grandezze fisiche volume, massa/peso, temperatura) e le ‘proprietà’ che non si possono misurare (bellezza, colore, …). Fra le grandezze fisiche si distinguono quelle estensive (volume, massa) da quelle intensive (densità, temperatura). Poi ragazzi vengono invitati a descrivere degli oggetti che si trovano in una scatola, distinguendoli per stato di aggregazione, e nella discussione si caratterizzano le proprietà macroscopiche dei diversi stati. Si pone l’attenzione sulla grandezza ‘temperatura’, chiedendo ai ragazzi di classificare le ‘cose calde’ e le cose ‘fredde’ e si mette in crisi l’affidabilità della sensazione termica per la stima della temperatura. Viene introdotto l’uso di strumenti di Progettazione della Teaching Learning Sequence misura (termometri) tradizionali e di strumenti di misura in linea con l’elaboratore (sensore di temperatura). In questa attività lo studente − Sviluppa la sua capacità di osservazione e descrizione − Distingue le grandezze fisiche dalle proprietà che non lo sono − Misura temperature − Distingue la materia per stato di aggregazione attraverso la descrizione macroscopica delle proprietà. L’attività, svolta in grande gruppo con l’intera classe, è mirata al recupero di conoscenze che il ragazzo dovrebbe possedere per averle incontrate nell’istruzione precedente o che comunque fanno parte del vissuto e quindi del bagaglio di idee/spiegazioni/modelli che il ragazzo ha costruito spontaneamente. Ha come scopo il rilevamento delle idee dei ragazzi al momento dell’inizio dell’istruzione formalizzata e la costruzione del modo di guardare della fisica attraverso l’individuazione di grandezze, la loro misura e la descrizione della realtà. ¾ Attività 2: La temperatura che cambia, modi diversi di scaldare. L’attività guida gli studenti nel processo di modellizzazione macroscopica dei processi termici, puntando l’attenzione su come può cambiare la temperatura di un corpo. A partire dalla capacità di misurare la temperatura di un corpo (sviluppata nell’attività 1) il ragazzo viene posto di fronte a problemi tipici della vita quotidiana: come si scaldano le mani quando le sentiamo fredde, come si scalda una tazza di latte. Durante l’attività viene sperimentato il riscaldamento di masse d’acqua tramite riscaldatori elettrici. In questa attività lo studente − Misura variazioni di temperatura, anche attraverso l’uso di grafici T vs t. − Controlla le variabili in gioco. − Interpreta i grafici del riscaldamento. 128 Capitolo 5 − Mette in relazione causa-effetto il trasferimento di energia e l’aumento di temperatura (nel contatto con corpi a temperatura maggiore, nello sfregamento di superfici, nell’illuminazione). L’attività che segue la soluzione del problema del ‘riscaldare’ porta il ragazzo a costruire l’idea che perché un oggetto abbia una temperatura più alta è necessario fornirgli dell’energia, questo si ottiene con le osservazioni dell’aumento di temperatura delle mani quando vengono sfregate fra di loro e con le attività sperimentali relative al riscaldamento di vari materiali. L’attività, proponendo l’analisi della fenomenologia della vita quotidiana, sviluppa la capacità dei ragazzi di individuare situazioni fisiche legate al riscaldamento e li porta a costruire un modello descrittivo di quanto avviene quando una sostanza viene riscaldata, attraverso l’individuazione dei parametri che entrano in gioco. In questa fase vengono sviluppate abilità di osservazione, descrizione verbale, previsione, individuazione e controllo di grandezze macroscopiche, misura e rappresentazione di dati sperimentali. L’obiettivo principale di questa fase è quello di mostrare l’esistenza di diversi modi di riscaldare la materia, e di come il riscaldamento, inteso come aumento di temperatura in un dato intervallo di tempo, in condizioni tecnicamente identiche, dipenda dalla quantità di materia e dal tipo di sostanza. Nella scuola di base di solito ci si ferma ad un’analisi dei fenomeni puramente qualitativa79. Qui si è proposto un approccio quantitativo al fenomeno del riscaldamento, portando anche gli studenti più piccoli a misurare grandezze e costruire/interpretare grafici che rappresentano il riscaldamento, sia con carta e matita che con l’uso del software di gestione del sensore di temperatura. Dopo la fase di sperimentazione libera viene effettuato l’esperimento (descritto in appendice, pag. 213) del riscaldamento dell’acqua tramite un riscaldatore da acquario. Quindi ai ragazzi viene chiesto di riflettere sulla possibilità che differenti materiali o differenti quantità dello stesso materiale si riscaldino in modo (/tempi) diverso (/diversi), chiedendo loro di fare delle previsioni riguardo al ruolo delle variabili in “massa” e “sostanza”. Vengono effettuati altri esperimenti variando masse o sostanze. Dagli esperimenti effettuati vengono estratte delle tabelle di dati che i ragazzi ricostruiscono su carta millimetrata. Le previsioni fatte vengono confrontate in grande 79 Ci si ferma a situazioni di vita quotidiana riportate alla memoria e descritte con un linguaggio familiare, del tipo: “Sullo stesso fornello una pentola grande si riscalda in più tempo di una piccola”, “ Se la mamma vuole far bollire l’acqua in una pentola grande deve posarla su un fornello grande”, ecc. 129 Progettazione della Teaching Learning Sequence gruppo con i risultati che emergono dal confronto dei grafici (analisi delle variazioni di temperatura a parità di tempo, analisi della pendenza della retta). Ciò porta alla costruzione di un semplice modello previsionale sull’aumento di temperatura in relazione alla massa ed alla sostanza. ¾ Attività 3: Guardare dentro la materia: un viaggio fino agli atomi, immaginiamo quello che non possiamo vedere 130 Capitolo 5 L’attività inizia con l’osservazione di un fenomeno comune nella vita di tutti i giorni: la diffusione di un liquido in un altro. Il ragazzo ne ha esperienza quando mette lo sciroppo colorato in acqua per ottenere una bibita, quando immerge un pennello usato per dipingere con le tempere nell’acqua, o ancora quando versa il bagnoschiuma nell’acqua del bagno. L’osservazione, riprodotta in aula, permette ai ragazzi di porsi domande sul come e sul perché la goccia di inchiostro si diffonda (Cosa succede se metto una goccia di inchiostro in acqua?), sulle differenze che si hanno quando la temperatura dell’acqua è differente (Succede sempre allo stesso modo? Come potremmo fare per rendere più veloce questo fenomeno?). Riprendendo la caratterizzazione dei tre stati attraverso le proprietà macroscopiche, si osserva che caratteristica dei liquidi è che non hanno una struttura regolare e rigida, il che permette di intuire il moto particellare meglio che nei solidi. E si può verificare che se si mescola con un bastoncino o se si utilizza acqua a temperatura maggiore la diffusione avverrà più velocemente. Ciò a cui si vuole portare lo studente è la costruzione (o il recupero) dell’idea che le particelle del liquido sono in moto costante, e che le molecole nell’acqua calda hanno un’energia maggiore e permettere l’inferenza che “energia maggiore” significa che le molecole nell’acqua calda si muovono con una velocità maggiore. Benché il movimento delle molecole non sia visibile, con la diffusione possiamo osservarne l’effetto e intuirlo. A questo punto lo studente viene invitato a riflettere su come si presenti la materia al livello microscopico, visionando dei filmati che visualizzano il modello microscopico “viaggiando” attraverso le potenze di dieci. Per rendere questo viaggio comprensibile viene proposto ai ragazzi di navigare nel sito del CERN sulle potenze di dieci80, che mostra ingrandimenti fotografici di un cespuglio di fiori fino a mostrare delle immagini di molecole ed atomi. Le immagini fanno riflettere in un modo semplice, interattivo e gradevole sulle dimensioni degli oggetti con cui interagiamo quotidianamente e ne permettono il confronto con quelle di cellule, molecole, componenti dell’atomo. L’attività di navigazione (che viene svolta liberamente dai 80 http://microcosm.web.cern.ch/microcosm/P10/italian/welcome.html 131 Progettazione della Teaching Learning Sequence ragazzi, in gruppo o singolarmente) permette ai ragazzi di riflettere sulla caratteristica di ‘modello’ dell’atomo. La modellizzazione a livello microscopico si sviluppa infine utilizzando le animazioni in cui non vengono visualizzate le forze di interazione ma è possibile vedere il diverso comportamento microscopico nei tre stati e la dipendenza del moto molecolare dalla temperatura. I filmati e le simulazioni 132 Capitolo 5 In questa attività lo studente − Sviluppa la conoscenza delle dimensioni spaziali dal macroscopico al microscopico − Costruisce un modello microscopico degli stati di aggregazione. − Lega l’agitazione molecolare alla temperatura L’attività rappresenta il cuore della sequenza e solo se il ragazzo partecipa attivamente può comprendere l’intero impianto proposto. Per passare al modello dinamico di struttura della materia si usano animazioni che permettono di visualizzare l’agitazione termica, vedendo come le particelle si agitano di più se aumentiamo la temperatura. Nelle pagine dell’ipertesto viene introdotto in modo molto semplice il legame fra la temperatura e l’energia cinetica media delle molecole, usando delle vignette che mirano a far capire al lettore che la temperatura è legata alla media delle energie cinetiche. Le molecole vengono presentate come dei personaggi di un fumetto che svolgono attività diverse che presuppongono velocità diverse. le molecole si muovono! Le molecole possiedono energia di movimento (energia cinetica), l'energia di movimento delle molecole è legata alla temperatura maggiore temperatura = maggiore energia di movimento delle molecole non tutte le molecole hanno la stessa energia di movimento, parliamo quindi di 'energia media' Con questo approccio vengono anche introdotti lo Zero assoluto e l’energia interna. Lo Zero assoluto viene introdotto dalla domanda “cosa succede quando la temperatura si abbassa molto? Teoricamente (ma solo teoricamente!) la temperatura può scendere fino a che l’energia cinetica delle particelle assume un valore minimo. La temperatura alla quale succede è detta “zero assoluto”, ed è pari a -273 °C Questa temperatura non può essere raggiunta nella realtà. Se ciò accadesse le molecole sarebbero tutte ferme. 133 Progettazione della Teaching Learning Sequence Mentre l’energia interna viene presentata per introdurre il concetto di forza intermolecolare. energia nella materia • Le molecole possiedono energia di movimento ed energia che dipende da quanto sono legate fra di loro le molecole , questa energia si chiama 'potenziale'. L'energia cinetica e l'energia potenziale, insieme danno l'energia INTERNA Le forze che legano gli atomi nelle molecole e le molecole fra di loro sono di natura elettrica. • Generalmente le molecole si attraggono, a grandi distanze queste forze sono molto deboli, quasi nulle. -9 Quando le molecole arrivano a distanze piccolissime 10 m si respingono. nel solido le forze di attrazione sono nel liquido le forze di attrazione sono grandi nel gas le forze sono molto piccole, grandi e l'energia dovuta al ma quasi assenti, mentre l'energia anche movimento l'energia dovuta al di movimento è è grande movimento è piccola molto grande ¾ Attività 4: Energia in movimento: cosa è successo alle molecole? L’attività mette insieme le considerazioni fatte sulle variazioni di temperatura dovute ai diversi modi di scaldare (come cause che producono lo stesso effetto) e la modellizzazione microscopica della materia. Si utilizzano le animazioni/simulazioni del tutorial e si discute in grande gruppo. Si conclude che il calore è ‘energia in movimento’ che va naturalmente dai corpi a temperatura più alta (maggiore energia termica) a quelli a temperatura più bassa e che il meccanismo microscopico che corrisponde all’aumento macroscopico di temperatura è l’aumento della velocità media delle molecole. Si discutono le osservazioni macroscopiche effettuate in precedenza interpretandole con il modello microscopico ed si discutono quei fenomeni nei quali il meccanismo di somministrazione di calore non porta al riscaldamento, ma al passaggio da una organizzazione molecolare ad un’altra. 134 Capitolo 5 In questa attività lo studente − Riflette su situazioni fenomenologiche interpretandole con il modello microscopico. L’attività riorganizza in una rete i concetti costruiti nei due tronconi della sequenza: quello sul calore e temperatura e quello sulla modellizzazione della struttura della materia. Si ridiscute l’equivalenza calore-lavoro in termini di uguale comportamento in una relazione causa –effetto (il che costituisce una approccio qualitativo/discorsivo al primo principio della termodinamica). La diffusione rivista con il modello microscopico Animazione Un fotogramma del filmato che mostra il confronto fra la diffusione dell’inchiostro a temperature differenti. Simulazione La pagina del tutorial che permette di riprodurre la diffusione dell’inchiostro riscaldando o raffreddando l’acqua. 135 Capitolo 6 CAPITOLO 6 I risultati della sperimentazione della sequenza 6.0 Introduzione In questo capitolo vengono analizzati i dati raccolti durante la conduzione dei diversi cicli dell’esperimento didattico, raggruppati per fascia di età: la prima analisi riguarda la sperimentazione effettuata con gli alunni di scuola superiore di primo grado (G1 e G2), la seconda analisi la sperimentazione effettuata con gli alunni di scuola primaria (G3). I dati raccolti sono di diverso tipo: per l’analisi in itinere vengono analizzati i materiali raccolti nel “diario di bordo” e le trascrizioni provenienti dalle registrazioni degli interventi in classe, per l’analisi finale vengono analizzati i “problemi da risolvere” e le interviste, del tipo focus-group, effettuate a campione. Nel “diario di bordo” sono stati raccolti i fogli di lavoro delle varie attività: schede guida per le osservazioni contenenti domande stimolo, schede per le attività di laboratorio, schede di sintesi e commenti liberi; questi materiali seguono lo sviluppo delle attività e sono stati in parte modificati a seconda delle esigenze del gruppo classe. Essendo stati prodotti in parallelo da tutti gli alunni su supporto cartaceo e contenendo testi scritti, grafici e disegni, si prestano maggiormente rispetto alle trascrizioni delle registrazioni ad un’analisi secondo l’approccio fenomenografico. L’analisi delle trascrizioni delle registrazioni ha portato alla selezione di episodi critici della sequenza di insegnamento/apprendimento. L’analisi dei dati viene di seguito ripercorrendo la sequenza. presentata Conduzione dell’esperimento didattico 6.1 analisi dei dati raccolti nella scuola media 6.1.1 L’attività n1 Nodi concettuali: Concetto di temperatura Concezioni spontanee Gli oggetti che si trovano in una stanza sono caldi o freddi, quindi non si trovano tutti alla stessa temperatura, perché hanno la proprietà di essere caldi o freddi per natura; alcuni possono riscaldarsi, altri no. Concezioni scientifiche La temperatura è una variabile intensiva che caratterizza lo stato di un corpo. La temperatura è una grandezza che dipende dalla quantità di materia, quando si divide in quantità minori la temperatura si divide, quando si uniscono quantità di materia la temperatura si somma. Obiettivi di apprendimento Sviluppo dell’attività 1. Osservazione di oggetti e distinzione ∼ Sviluppa la sua capacità di osservazione e descrizione, in solido/liquido/ gas dei materiali ∼ Distingue le grandezze fisiche dalle proprietà che non che li compongono lo sono, 2. Classificazione di oggetti ‘caldi’ e ∼ Misura temperature, ‘freddi’ ∼ Distingue la materia per stato di aggregazione 3. Misura della temperatura con attraverso la descrizione macroscopica delle proprietà. termometri tradizionali ed in linea con l’elaboratore 6.1.1.1 Osservazione di oggetti e distinzione in solido/liquido/ gas dei materiali che li compongono Gli alunni delle scuole medie coinvolti nella ricerca conoscono gli stati di aggregazione della materia e ne riconoscono le caratteristiche macroscopiche: R:- in questa scatola ci sono una serie di oggetti, osserviamoli. Come li potreste raggruppare? (in coro: Solido, liquido e gas (…) Giorgio: il profumo è liquido… Francesco: ma poi diventa gassoso… Ilenia : perché evapora Francesco: il profumo è sia liquido che gassoso Alice: è gassoso perché si sente! Giorgio: quando è liquido è nel recipiente Gli alunni sono in grado di individuare il volume, la sequenza di frasi che segue mostra la contrattazione dei concetti spazio/forma/ volume durante il confronto dei vari stati di aggregazione: 138 Capitolo 6 Ilenia: se prendi la molletta (pinza per stendere la biancheria) e la metti dentro un recipiente… Giorgio: non lo occupa Francesco: non lo prende tutto Massimiliano: non occupa tutto lo spazio Francesco: i solidi hanno una propria forma e i liquidi prendono quella del recipiente… Massimiliano: i liquidi assumono la forma del recipiente R: C’è differenza fra forma e volume? (SILENZIO) Francesco: la differenza è lo spazio? Alice: Il volume è la misura della forma, dello spazio… dell’oggetto! 6.1.1.2 Classificazione di oggetti ‘caldi’ e ‘freddi’ L’attività prosegue discutendo il significato di ‘caldo’ e ‘freddo’, per arrivare alla necessità di definire operativamente una grandezza fisica che sensazioni. La discussione riguardante l’opportunità di oggettivizzi le ‘misurare’ la temperatura attraverso il senso del tatto è un nodo molto importante nello sviluppo del percorso. Una stima della qualità ‘caldo/freddo’ dello stato dei corpi è possibile, è quello che viene fatto nella vita comune ed è quanto si deve negoziare per costruire un significato che abbia valore intersoggettivo. Dopo aver toccato diversi oggetti ed averli classificati come caldi/freddi dicono: Francesco: L’alcool è freddo Michele: il legno è tiepido Ilenia: per me è freddo, ma se lo tocco diventa caldo! I ragazzi svolgono l’osservazione di Locke delle tre bacinelle contenenti acqua a temperature diverse (vedi appendice, pag.211) e subito fanno riferimento allo strumento di misura. In questa attività risulta importante che più di un ragazzo faccia personalmente l’osservazione, perché la discordanza di opinione stimola la riflessione ed il confronto. Nel gruppo G1 un solo ragazzo si propone per immergere le mani e in breve si raggiunge un accordo: Marcello: L’acqua …è calda… è fredda… è ghiacciata. Annalisa: Così non è preciso perché non misuri il grado della temperatura che è il calore in un corpo Marcello: Dovrei trovare un metodo per dare la misura Cristiana : usiamo un termometro! Marcello: l’acqua calda è 39°… scende… ancora non si è fermato…l’acqua fredda è 10°, ancora continua… è assurdo… ora è 2° OK! 139 Conduzione dell’esperimento didattico In un’altra classe del gruppo G2 tutti i ragazzi hanno immerso le mani nell’acqua e ci sono stati dei pareri diversi riguardo alla classificazione: la maggior parte dei ragazzi si è espressa con i termini “tiepida”/ “fredda” o “ghiacciata”, mentre in tre dichiarano di sentire l’acqua fredda con entrambe le mani. Questa discordanza fa si che la conversazione si sposti dall’oggetto acqua al soggetto che ne stima la temperatura, veicolando la necessità di un ‘arbitro’ sopra le parti: Francesco: forse… è misurare la corporea… Andrea: dipende dalla nostra temperatura, diciamo, se … è calda o fredda Francesco: se è la stessa acqua vuol dire che il calore corporeo di ognuno cambia… dobbiamo utilizzare dei macchinari specifici 6.1.1.3 La temperatura come grandezza intensiva Per comprendere la natura della temperatura come grandezza fisica di stato può essere utile scoprire attraverso la misura che non dipende dalla quantità di materia, ovvero è una grandezza intensiva. Lo svolgimento di questa prima attività ha dato modo di verificare che buona parte dei ragazzi non possiede questa idea. Nel diario di bordo è stato proposto ai ragazzi un quesito su quale sarebbe stata la temperatura dell’acqua se fosse stata divisa in due bicchieri: Su 52 ragazzi presenti durante l’attività solo in 9 (17%) hanno risposto in maniera corretta, il 75% ha dato risposte riconducibili al ragionamento proporzionale: 140 Capitolo 6 La temperatura è uguale perché…. …è una grandezza - Francesco: sarà la stessa, perché cambia solo la quantità, ma la temperatura intensiva rimane sempre quella. - Angelo:Ho pensato che la temperatura non varia a seconda della quantità contenuta in un contenitore - Maria: Non dipende dalla quantità - Annalisa : Non dipende dalla massa Vengono dallo - Ludovica: Uguale perché viene dallo stesso recipiente stesso recipiente - Marta: Uguale perché l’acqua era tutta nello stesso recipiente e si è riscaldata tutta in modo uguale . - Dario: Secondo me anche se la divido in tanti bicchieri la temperatura dell’acqua rimane invariata La temperatura è diversa perché…. … è proporzionale - Federica:Quando si travasa l’acqua in due contenitori la temperatura alla massa cambia a seconda della quantità - Alessandro:Ho visto dove è arrivava l’acqua e ho dato la temperatura del bicchiere - Vincenzo: Ho capito con i millimetri - Gabriele :Ho paragonato la quantità di litri con i gradi Travasando si - Giusi:Se 1000 ml è uguale a 40°C, 900 ml saranno 36°C, 800 ml saranno raffredda 32°C cioè si diminuisce di 4°C man mano che diminuisce di 100ml il liquido - Miriam:La metà di 40 è 20 perché l’acqua è stata divisa a metà. Perché in un contenitore è alta fino a 90 e l’altro è bassa fino a 10 - Rossella: Dividendo per 10 i ml di acqua contenuta nel bicchiere - Valentina: Io ho pensato scende di 200 ml sono scesi di 8°C - Maria Teresa: Ho visto quanti ml c’erano e siccome nel primo c’erano 1000 ml e hanno scritto 40°C io negli altri ho fatto la cosa che è stata fatta nel primo - Giacomo :Guardando quale livello d’acqua era più alto - Francesco: Ho diviso la temperatura per quanti ml c’erano nel contenitore - Antonio: Ho fatto diviso 10 - Alberto: Se in 1000 ml d’acqua ci sono 40°C io ho fatto la sottrazione nelle varie opzioni - Dario: Ho fatto la differenza dei ml e poi il risultato l’ho tolto dalla temperatura 141 Conduzione dell’esperimento didattico Le attività svolte concretamente hanno permesso ai ragazzi di comprendere la natura della grandezza fisica “temperatura”, sia nella sua definizione operativa che come grandezza intensiva. Alla fine del percorso alla domanda: Secondo te si può misurare la temperatura usando il senso del tatto? i ragazzi rispondono (80%) che non è possibile, usando motivazioni legate alla qualità della misura e facendo riferimento (implicito) al flusso di energia o facendo riferimento alla necessità di definire attraverso l’uso dello strumento: Gabriele: possiamo solo distinguere caldo e freddo Federica: …non si sa la temperatura precisa Cristiana: col tatto possiamo percepire il calore di un corpo ma non misurarne la temperatura con precisione Enrica: infatti si usa il termometro Esempi di modifica delle risposte riguardo l’aspetto La temperatura come grandezza fisica Alunno All’inizio del percorso Alla fine del percorso con il tatto possiamo avvertire la Possiamo solo distinguere caldo e Gabriele temperatura di un oggetto. freddo Si può misurare ma senza avere il Con il tatto non si può misurare una Paolo* grado preciso temperatura esatta perché una persona ha le mani fredde Per misurare la temperatura si usa il Francesco la temperatura è fredda e viceversa termometro * in questo caso conferma in forma latente l’idea iniziale E riguardo alla temperatura in relazione alla massa, alla domanda: Se prendi una bottiglia d’acqua che si trova in frigo (4°C) e la versi in due bicchieri di plastica, uno pieno ed uno a metà quale temperatura misurerai? il 90% ha risposto ha risposto correttamente, motivando con frasi del tipo “rimane sempre la stessa”, “misurerei la stessa temperatura in entrambi i bicchieri”, aggiungendo delle osservazioni sulla temperatura dei contenitori o sul ruolo della massa nel raffreddamento/riscaldamento. 142 Capitolo 6 Giusi: se verso la stessa quantità in entrambi i bicchieri sarà uguale ma anche se la massa sarà differente la temperatura sarà uguale. Però in quella che ci sarà meno acqua si raffredderà prima dell’acqua nell’altro contenitore. Francesco: Dipende dai bicchieri, se già sono caldi o freddi. Senza questi inconvenienti posso misurare la stessa temperatura. Esempi di modifica delle risposte riguardo l’aspetto La temperatura come grandezza intensiva Alunno All’inizio del percorso Alla fine del percorso Quando si travasa l’acqua in due Anche se dividiamo l’acqua in due Federica contenitori la temperatura cambia a contenitori la temperatura non seconda della quantità cambia Guardando quale livello d’acqua Misurerei la stessa temperatura in Giacomo era più alto entrambi i bicchieri Dipende dai bicchieri, se già sono Ho diviso la temperatura per quanti caldi o freddi. Senza questi Francesco inconvenienti posso misurare la ml c’erano nel contenitore stessa temperatura. 6.1.2. L’attività n 2 Concezioni scientifiche Concezioni spontanee Il calore si manifesta quando La temperatura di un corpo può cambiare due corpi a temperatura diversa solo se il corpo lo può fare. vengono posti a contatto. L’acqua si può riscaldare, ma fino ad un certo punto. Il riscaldamento di una sostanza Materiali diversi si riscaldano in modo dipende dalla sostanza e dalla diverso. massa. Il calore è qualcosa che hanno le cose calde, che si può propagare nella materia. La temperatura è il grado di calore contenuto in un corpo Obiettivi di apprendimento Sviluppo dell’attività 1. i tre modi di scaldare ∼ Misura variazioni di temperatura, anche 2. il riscaldatore dell’acquario attraverso l’uso di grafici T vs t 3. riscaldare masse diverse ∼ Controlla le variabili in gioco, 4. riscaldare sostanze diverse ∼ Interpreta i grafici del riscaldamento, ∼ Mette in relazione causa-effetto il trasferimento di energia e l’aumento di temperatura (nel contatto con corpi a temperatura maggiore, nello sfregamento di superfici, nell’illuminazione). Nodi concettuali: dipendenza del riscaldamento da massa e sostanza 6.1.2.1 I tre modi di scaldare L’attività 2 prende l’avvio da esempi di situazioni fenomenologiche della vita quotidiana nelle quali si deve risolvere il problema di riscaldare qualcosa: le mani che sentiamo fredde, una tazza di latte per la colazione. La discussione inizialmente porta ad 143 Conduzione dell’esperimento didattico una definizione ‘operativa’ del riscaldare, cioè al capire che riscaldare qualcosa significa aumentarne la temperatura. Si può aumentare la temperatura di qualcosa facendo su di esso lavoro meccanico (sfregando le mani fra di loro, frullando il latte), esponendolo ad onde elettromagnetiche (mettendo le mani al sole, vicino al fuoco, mettendo il latte nel forno a microonde) o per contatto con un corpo a temperatura più alta (le mani a contatto con un termosifone, il latte posandolo su una piastra elettrica). La discussione in classe viene stimolata riportando a due situazioni di vita quotidiana: riscaldare le mani fredde e una tazza di latte. Per le mani i ragazzi dicono: Francesco: metto le mani sul fuoco Alice: strofinando le mani Laura: le appoggio in qualcosa di caldo Angelo: uso l’acqua calda Giorgio:… col termosifone Alice: le metto al sole Mentre per il latte: Laura: nel forno a microonde Francesco: mettendolo davanti al camino Alice: al sole Luca: nel forno Giorgio: sulla stufa Ogni alunno sembra avere una modalità preferita, probabilmente dipendente dalla sua esperienza quotidiana che adatta al caso, Francesco vive in una casa col camino, e quindi riscalda tutto col fuoco del camino; Alice, che si è appena trasferita in Sicilia da una città del Nord, pensa al sole e Giorgio ai riscaldamenti. Il caso del latte non porta a individuare il riscaldamento ‘meccanico’ che viene ripreso attraverso la domanda “oltre le mani si possono scaldare altre cose strofinando?”: Francesco: la penna…quando non scrive perché c’è freddo la sfrego sul foglio o fra le mani, si riscalda e poi scrive Giorgio: la stufa…no, la stufa quella non si strofina… Laura: la gomma…anche il foglio! Angelo: Ma anche...quando freni con la bicicletta la ruota sfregando con l’asfalto si riscalda… Luca: anche le mani quando facciamo il tiro alla fune e la fune scorre si riscaldano! Discutendo sulla possibilità di raggruppare i vari modi di scaldare le cose, si ha un passaggio nel quale si evince che nel caso dell’irraggiamento i ragazzi usano i termini “calore” e “fonte di calore” in maniera riconducibile alla concezione spontanea “il calore è qualcosa che hanno le cose calde, che si può propagare nella materia”. Tale 144 Capitolo 6 concezione viene mantenuta, mentre nella discussione viene condivisa la possibilità che le cose si possono riscaldare anche se non sono a contatto: Francesco: per riscaldare il latte lo metto vicino ad una fonte di calore, come il fuoco o il sole Angelo: quando accendo la lampadina sono a contatto con una fonte di calore…. Francesco: una fonte di calore è qualcosa che emana calore, qualcosa che è caldo Laura: ma posso riscaldare mettendo l’oggetto vicino alla fonte di calore. Per esempio mettendo le mani vicino al fuoco o prendendo una lampadina accesa e sotto ci metto la tazza di latte e si riscalda. Giorgio: Le cose si possono scaldare anche senza toccarle perché alcuni oggetti emettono calore La conclusione di Giorgio viene condivisa dal gruppo e può essere considerata, in questa fase del percorso come un “modello di classe”, che si avvicina a quello scientifico ma usa impropriamente il termine “calore”. Alla fine del percorso i ragazzi osservano che: quando mettiamo il latte al sole viene toccato dalla luce, anche se la fonte di luce è lontana la sua energia lo tocca e lo riscalda. Dopo aver discusso sui diversi modi in cui si può scaldare qualcosa i ragazzi provano a vedere se veramente i tre modi portano ad un aumento di temperatura (usando il sensore on-line). L’attività permette di introdurre l’uso del sensore di temperatura e di stabilire relazioni fra quanto si vede nel grafico (andamenti crescenti, decrescenti o costanti) e quanto avviene alla temperatura. Questa competenza viene 145 Conduzione dell’esperimento didattico facilitata molto dalla presenza nell’interfaccia grafica della tabella dei dati in acquisizione, i ragazzi infatti guardano i numeri, controllano l’andamento e stabiliscono autonomamente una corrispondenza, come si evince dai commenti: Francesco:Se è orizzontale la linea Giorgio: la temperatura è sempre uguale Francesco: È costante Giorgio: Quando la linea sale…la temperatura aumenta Ilenia: C’è una differenza … la temperatura è diventata diversa …. dipende da quale sono i numeri Francesco: dipende che segna… 6.1.2.2 Riscaldare l’acqua con un riscaldatore da acquario L’esperimento di riscaldamento dell’acqua con un riscaldatore da acquario (descritto in appendice, pag.213) viene svolto dall’intero gruppo classe. I ragazzi vengono invitati a fare una previsione sul grafico che si otterrà e dopo l’esperimento viene loro chiesto i confrontare il risultato. Giorgio Analizzando le schede del diario di bordo dei diversi gruppi si trovano, per la previsione andamenti simili: il 10% disegna un andamento decrescente, il 14% un andamento prima crescente e poi decrescente, un 14% disegna un andamento costante (anche con qualche oscillazione), il 19% un andamento crescente ma con tratti costanti e il 43% un andamento crescente. Nella tabella che segue vengono riportati, come esempio, i grafici disegnati da alcuni studenti del gruppo ‘G1’ . 146 Capitolo 6 Andamento decrescente 10% Angelo Andamento prima crescente poi decrescente 14% Roberta Andamento costante 14% Ilenia Andamento crescente con tratti costanti 19% Marta 147 Conduzione dell’esperimento didattico Francesco Andamento crescente Luca 43% Il confronto con quanto misurato viene commentato generalmente osservando che ‘la temperatura è aumentata’ o cercando la causa ‘è aumentata grazie al riscaldatore”. 6.1.2.3 Riscaldare masse e sostanze diverse Nel diario di bordo i ragazzi devono anche rispondere alla domanda: “ Le cose si riscaldano di più o di meno, da cosa pensi che dipenda?”. Gli alunni del gruppo G1 rispondono dicendo che “dipende dal riscaldatore”, “dal tempo che il riscaldatore resta acceso”, nessuno pensa autonomamente alla massa e alla quantità di materia. La modellizzazione lineare del riscaldamento, con la pendenza che dipende da massa e/o dal tipo di materiale viene costruita ripetendo l’esperimento con quantità di massa diverse e sostanze diverse. Per coinvolgere tutti i ragazzi in prima persona si è scelto di far ricostruire i grafici relativi a questi esperimenti su carta millimetrata, con l’obiettivo ulteriore di permettere loro di familiarizzare con la costruzione di grafici. Il confronto dei grafici fatti dai ragazzi lavorando su tabelle di dati differenti (per massa o per materiale) ha permesso di costruire una semplice modellizzazione del fenomeno del riscaldamento. I ragazzi non avevano ancora trattato in classe la rappresentazione della proporzionalità diretta, quindi è stato necessario costruire il significato della pendenza osservando i grafici (appendice pag.199). 148 Capitolo 6 Alunno Giorgio Marta Ilenia Esempi di modellizzazione matematica del riscaldamento Masse diverse Materiali diversi Conclusioni Osserviamo che quando c'è più acqua la T è più bassa, mentre quando c'è meno Nell'olio la temperatura è Secondo me il maggiore o acqua la T è più alta. Nel più alta, mentre nell'acqua minore riscaldamento grafico di massa 200g la T è meno alta dipende dal tempo più alta di quella di 300g, infine in quella di massa 400g è la più bassa Quando la massa è minore L’acqua si riscalda meno Secondo me dipende dal tipo si riscalda più velocemente dell’olio di materiale, dal tempo mentre quando la massa è impiegato per il maggiore si riscalda più riscaldamento e dal tipo di lentamente riscaldatore utilizzato Più acqua c'è minore è la Possiamo dire che l'acqua temperatura, minore è la aumenta meno lentamente Dipende dalla massa e dalla massa e la massa riscalda di rispetto all'alcool e all'olio materia che si utilizza. più mentre quest'ultimo aumenta più velocemente Il gruppo G2, invece è formato da alunni di terza media che riconoscono l’andamento lineare per averlo già trattato in classe. Dopo aver effettuato il primo esperimento quindi stato possibile porre la domanda sul riscaldamento direttamente con la domanda “da cosa dipenderà la pendenza della retta?”. Nella discussione i ragazzi condividono una previsione e tentano una spiegazione: Angelo:dipende dalla quantità… dall’aumento di volume… Marco: se si aumenta l’acqua ci sta più tempo a riscaldare Salvo: se si diminuisce… Marco: il grafico sarà più basso Dario: se cambiamo il recipiente? Andrea: non c’entra il recipiente Dario: …il tipo di materiale! Andrea… l’olio! Dario: il legno… brucia.. il ferro… l’olio! Maria Grazia: l’olio si riscalda di più… perché è più leggero Dario: ha una densità minore…anche l’alcool Maria Grazia: di meno.. Dario: secondo me l’olio si riscalda di meno e l’alcool di più perché l’alcool si riscalda più velocemente, prende fuoco…potremmo fare tanti grafici di tanti materiali? Dopo aver raggiunto l’accordo progettano di realizzare altri esperimenti, costruiscono i grafici per masse e materiali diversi e li confrontano: Marco: quello che va più su… Salvo: mettiamoli in ordine, 200… 300…400 Angelo: quando c’è più massa si riscalda di meno… 149 Conduzione dell’esperimento didattico Infine riflettono sul rapporto aumento di temperatura/ tempo, prima confrontando le masse: Ramona: io ho 400g e nella terza colonna mi veniva quasi sempre 0,01 Salvo: invece per 300 g viene 0,017 Angelo: e per 200 viene 0,02… questo numero è legato alla massa… Salvo:… più massa ha un numero più piccolo e la retta più alta …cioè si riscalda di più Angelo: nello stesso tempo! Quindi confrontando i diversi materiali: Francesco: avevamo detto l’olio si riscalda di meno l’alcool di più, ma fra acqua e alcool si riscalda di più l’alcool Salvo: per l’acqua era 0,017 Dario: quindi per l’olio il numero sarà molto più alto! Come si evince da questi scambi il gruppo riesce a costruire un modello che, interpretando i dati in possesso, acquista capacità predittive. Durante le interviste effettuate a fine percorso, discutendo del riscaldamento di masse diverse e riferendosi all’aumento di temperatura Marta ed Ilenia mostrano di essere in grado di usare il modello per risolvere situazioni problematiche poste in maniera nuova. Alla domanda “se vogliamo riscaldare un pentolino con poca acqua e uno con tanta acqua, dobbiamo fornire energia diversa?”: Marta: se il fornello è uguale…il calore deve essere uguale … ma la temperatura no Ed Ilenia dà forza alla risposta della compagna dicendo: Ilenia: nel pentolino con poca acqua le molecole, l’acqua, sono di meno, quindi si riscalda prima. Marta: quindi gli abbiamo dato meno energia 6.1.2.4. Il modello permette di prevedere Le stesse alunne mostrano di saper risolvere un problema di confronto di riscaldamento di materiali differenti, in cui viene chiesta una previsione qualitativa “il riscaldamento sarà maggiore o minore?” e il grafico. 150 Capitolo 6 PROBLEMA Il grafico in figura riporta la retta di riscaldamento ottenuta fornendo energia termica ad 1kg di acqua. L’energia (calore) che il riscaldatore trasferisce all’acqua è indicata con Q e sono necessari 4180 Joule per innalzare la temperatura dell’acqua di 1°C, cioè l’acqua ha un calore specifico pari a 4180J/kg °C. Se forniamo la stessa quantità di calore ad 1 kg di glicerolo, il cui calore specifico è 2390 J/kg °C (poco più della metà di quello dell’acqua)… - otterremo un riscaldamento maggiore o minore di quello dell’acqua? - Aggiungi al grafico la retta di riscaldamento che pensi di ottenere - Quando il glicerolo o l’acqua si riscaldano, che tipo di energia viene trasferita a livello microscopico? Leggono il testo per circa tre minuti Marta: il riscaldamento deve essere maggiore… perché dice che è poco più della metà la …il… del glicerolo… (…) Ilenia: Di più di …5 gradi! (…) Roberta: l’aumento di temperatura sarà più o meno il doppio… Fatta l’osservazione in modo autonomo disegnano correttamente la retta di riscaldamento riportando prima il valore di temperatura doppia e poi tracciando la retta obliqua, quindi concludono che: Marta: il calore è energia…. Ilenia:… termica… ma qui dice a livello microscopico Marta: quindi…. le molecole…dell’acqua… del glicerolo… Roberta: le molecole si muovono Ilenia: e quando si riscaldano Marta:…..si muovono di più Risultati consistenti si evincono dal diario di bordo fra gli alunni che rispondono al quesito il 60% costruisce grafici qualitativamente corretti, il 40% corretti anche quantitativamente 20% 5% 5% 40% 30% 151 Conduzione dell’esperimento didattico 6.1.3 L’attività n 3 Nodi concettuali Concezioni spontanee La materia è fatta da piccoli granellini, come la sabbia. Nei solidi le particelle sono ferme e attaccate. Fra le molecole dell’acqua c’è acqua. Quando si riscalda una sostanza le sue particelle diventano più grandi. Nei liquidi le particelle sono molto più lontane che nei solidi. modellizzazione microscopica della materia Obiettivi di apprendimento ∼ Sviluppa la conoscenza delle dimensioni spaziali dal macroscopico al microscopico ∼ Costruisce un modello microscopico degli stati di aggregazione. ∼ Lega l’agitazione molecolare alla temperatura Concezioni scientifiche La materia è formata da particelle microscopiche in continuo movimento, fra di esse vi è il vuoto. Nel riscaldamento e nel cambiamento di fase le particelle restano delle stesse dimensioni, ciò che cambia è il modo in cui sono legate. Nei liquidi e nei solidi le distanze fra le particelle sono confrontabili. Sviluppo dell’attività 1. la diffusione dell’inchiostro 2. potenze di dieci 3. la materia dentro: solidi liquidi e gas 4. le molecole si muovono 5. l’energia interna 6.1.3.1 La diffusione dell’inchiostro L’attività è quella che fa da ponte fra il macroscopico ed il microscopico e prende l’avvio da un’osservazione che ha dei riferimenti fenomenologici nella vita quotidiana: la diffusione dell’inchiostro (appendice pag.214). La scelta dell’osservazione della diffusione dell’inchiostro nasce da semplici considerazioni didattiche: in primo luogo lo scioglimento di un liquido in un altro fa parte dell’esperienza comune (il colore dal pennello degli acquerelli nel bicchiere, il bagno schiuma, lo sciroppo,…), ed il ragazzo può essersi fatto autonomamente delle domande sul come e perché succeda e può aver sviluppato idee spontanee. È un’osservazione di facile realizzazione, che i ragazzi possono condurre anche da soli e ripetere più volte per verificare ipotesi. Quello che ci siamo chiesti in questa sede è se realmente questo esperimento veicoli idee sulla natura particellare della materia ed in seconda istanza se veicoli l’idea che ci sia una relazione fra la temperatura e l’agitazione delle particelle. L’episodio riportato di seguito sembra dare una conferma di ciò. Si lavora in gruppo con l’intera classe, vengono preparati due bicchieri che contengono acqua uno a 75°C, l’altro a 13°C e viene lasciata cadere una goccia di inchiostro, cominciando dal bicchiere freddo. I ragazzi discutono animatamente attorno al tavolo: 152 Capitolo 6 Francesco: Sta diventando blu… Giorgio: Certo…se l’inchiostro è blu! Ilenia:In quella calda si sta espandendo di più Francesco:In quella calda si spande mentre in quella fredda rimane a fondo… Giorgio: Diffonde è come si espande!!! (…) Francesco:Nell’acqua calda è più veloce… Marta: È l’acqua che lo fa diffondere… Francesco: No, è la temperatura… Giorgio: Le molecole si muovono e si … Laura: quando l’acqua è più calda si diffondono più velocemente… Francesco: dipende dalla temperatura… Laura: nell’acqua fredda le molecole si muovono di meno… Dalle trascrizioni delle registrazioni effettuate nei cicli di sperimentazione successivi, però sembra che benché si veicoli l’ipotesi particellare della materia, la dipendenza della velocità di diffusione, che viene osservata sempre, venga legata più alla distanza fra le molecole che alla loro maggiore velocità: Marco: proviamo con un’altra temperatura… con l’acqua fredda… lì non si dissolverà… Salvo:infatti rimane in superficie Massimo: no…scende subito… Mirko: ora quella “cavura” (calda)! Marco: non sta andando a fondo… Valentina: sta cambiando colore… velocemente… là era più lento! Angelo: proviamo tre bicchieri insieme? Maria Grazia: acqua calda, tiepida, fredda. Voglio cronometrare quanto tempo impiega l’inchiostro a dissolversi… Valentina: si conferma la tua osservazione… qua di si è depositato solo nel fondo (acqua fredda), qua si sta diffondendo e là si è colorato del tutto (acqua calda) (…) Dario: quando l’acqua è calda c’è più spazio fra di loro…le molecole sono meno compatte e l’inchiostro si espande più velocemente… perché quando l’acqua diventa gas le molecole sono disperse nell’aria… Nell’episodio seguente viene confermato quanto detto. I ragazzi hanno osservato la diffusione in due bicchieri pieni d’acqua alla stessa temperatura ed hanno visto che mescolando si ottiene prima la colorazione dell’acqua, provano in acqua calda: Maria: io non lo so forse si potrebbe espandere più velocemente…hai visto? Non c’è bisogno di mescolare, lo fa da solo… Maria Teresa: secondo me manco ci arriva in fondo… Maria Chiara: non si va a depositare 153 Conduzione dell’esperimento didattico Andrea: allora proviamo con l’acqua fredda… Preparano tre bicchieri 10°C, 20°C, 50°C Maria: in quella calda più velocemente Andrea: in quella fredda resta una chiazza Antonio: in quella calda si diffonde velocemente, in quella tiepida di meno Maria: in quella fredda è ancora in sospensione… Andrea: perché l’acqua calda lo scioglie Maria: c’entrano le molecole… nell’acqua fredda sono più attaccate Maria Teresa: dipende… nel liquido non sono tutte attaccate Maria : dipende dalla temperatura, nell’acqua calda sono un po’ più staccate…(per spiegare quello che vuole dire disegna le molecole nelle tre temperature cambiando solo la distanza intermolecolare) Dall’analisi dei dati raccolti alla fine del percorso si può evincere che la spiegazione del fenomeno si evolve con la trattazione a livello molecolare. Riportiamo un episodio tratto dalle interviste effettuate a fine percorso: Ilenia : in quella calda (l’inchiostro) si è sciolto prima Roberta: in quella fredda c’è voluto più tempo, perché le molecole si muovono di più nell’acqua calda Marta: e l’inchiostro si scioglie, si espande più velocemente Ilenia: è perchè l’inchiostro occupa l’area che c’è fra le molecole dell’acqua Roberta: e pure perché nell’acqua calda… Marta: … le molecole sbattono di più… e si mischiano prima E alcune argomentazioni date in risposta alla domanda “perché l’inchiostro si diffonde più velocemente nell’acqua calda?”: Federica: perché le molecole dell’acqua calda si muovono di più e questo fornisce la diffusione dell’acqua calda più velocemente Debora: perché le molecole si muovono di più e tra esse c’è più spazio Cristiana: perché i legami sono più larghi e le molecole più libere. 6.1.3.2 La materia dentro: solidi, liquidi e gas La presentazione della struttura microscopica degli stati di aggregazione della materia è stata affidata alle animazioni che si trovano nell’ipertesto81 “Il caldo il freddo e al materia” ed alle simulazioni alle quali si accede dal tutorial “Stati T1”. Le navigazioni sono state fatte dagli alunni in piccoli gruppi in aula di informatica. Prima 81 http://www.griaf.unipa.it/master_sito/lucilupo/index.htm 154 Capitolo 6 di iniziare la navigazione si è discusso con gli alunni il significato del termine ‘microscopico’ in relazione ai termini ‘atomo’ e ‘molecola’: Francesco: Microscopico significa che non si può vedere ad occhio nudo I ragazzi vengono invitati ad osservare della sabbia colorata, e vengono stimolati con la domanda «possiamo dire che questi granelli sono microscopici? » (coro): Si Francesco: No, perché si vedono Ilenia: Sono piccoli ma non microscopici Giorgio: Quelli microscopici li vediamo al microscopio Alice: …al microscopio elettronico… vediamo gli atomi… Giorgio: e le molecole che sono formate da tanti atomi La possibilità di vedere le molecole al microscopio elettronico è una delle idee comuni, che in questo percorso viene trattata attraverso la navigazione commentata nel sito82 sulle potenze di 10, che permette di discutere del significato di “modello” e di comprendere che nelle animazioni e nelle simulazioni, i dischetti rappresentano le “particelle”, intendendo con questo termine atomi nel caso di alcune sostanze (ferro, …) e molecole nel caso di altre sostanze (acqua, elio,…). Fotogramma dal filmato che effettua ingrandimenti del solido http://www.griaf.unipa.it/master_sito/lucilupo/pagi na5.htm tratto dal minimodulo ‘States of matter’ all’indirizzo: http://www.concord.org/~btinker/workbench_web/ states_of_matter/act2.html Fotogramma dalla simulazione del solido (stati_T_1\solido.cml) dalla libreria del software http://mw.concord.org/modeler/ Esempio di conversazioni durante le navigazioni: Osservando la simulazione del solido: Maria: si muovono ma sembra che non si muovano 82 http://microcosm.web.cern.ch/microcosm/P10/italian/welcome.html 155 Conduzione dell’esperimento didattico Francesco: si muovono sul proprio posto… si muovono tutte insieme perché il solido deve essere compatto, aumentando la temperatura… si vanno distaccando Maria: si muovono più velocemente Maria Teresa: alcune si allontanano Osservando la simulazione del liquido: Marta: le molecole non sono legate come nel solido Alice: qui le molecole sono più libere Giorgia: …sono più distaccate e più fragili tra di loro. Si muovono un poco rispetto ai solidi Osservando la simulazione del gas: Ilenia: nel gas le molecole sono definitivamente separate. Giorgia: nei gas le molecole sono libere, si muovono molto e sono completamente distaccate. Gabriele:…e non hanno legami. 6.1.4 L’attività n 4 Nodi concettuali: modello interpretativo del fenomeno del riscaldamento al livello microscopico. Concezioni spontanee Il calore è qualcosa, tipo il fumo, contenuto nei corpi e i corpi più caldi lo passano a quelli più freddi. Obiettivi di apprendimento ∼ Riflette su situazioni fenomenologiche interpretandole con il modello microscopico. Concezioni scientifiche L’energia interna di un sistema può cambiare se questo scambia con l’ambiente energia, che a livello microscopico è energia di movimento. Sviluppo dell’attività 1. i diversi modi di scaldare dal punto di vista microscopico 2. il calore è energia in movimento 3. il lavoro ‘sposta’ l’energia 4. la luce ‘trasporta’ l’energia 5. problemi da risolvere (diffusione, dilatazione, ebollizione,…) 6.1.4.1 I diversi modi di scaldare dal punto di vista microscopico Durante l’attività conclusiva del percorso gli studenti discutono le simulazioni che ripropongono il riscaldamento nei tre modi. Il riscaldamento per contatto risulta di interpretazione più agevole, discutendo fra loro e facendo girare più volte la simulazione i ragazzi riescono ad interpretare il codice dei colori (il rosso più intenso è legato a maggior energia cinetica della particella) e legano la temperatura all’agitazione media delle molecole. 156 Capitolo 6 Ilenia: presenta delle molecole, uno era un corpo caldo, rappresentava un corpo caldo e l’altro freddo. Di sopra le palline erano rosse poi diventano bianche, che significa che prima erano calde e poi fredde. Quello che passa è il calore mi sembra che l’agitazione delle molecole passava dal corpo caldo al più freddo e quindi pure in questo si agitavano. Prima sono sempre più calde poi il calore passa alle altre e si muovevano perché quelle bianche prima sono ferme… Maria: tutto diventa tiepido, Antonio: le molecole si riscaldano Maria: le molecole fredde trasmettono a quelle calde il freddo mentre quelle calde trasmettono il caldo cioè… Si scambiano le temperature Antonio:… una molecola ha una temperatura? Maria: Ha la forza, si scambiano la forza motrice, si scambiano le molecole… il pezzo di sopra avendo questa forza che riceve, questa energia, … quando si surriscalda trasporta l’energia, questo calore lo trasporta all’altro. fanno girare di nuovo la simulazione Maria Teresa: quelle di sopra sono rosse Maria:…i colori… quelle di sotto diventano rosa, si mischiano i due colori… il movimento è maggiore Maria Chiara: il colore rappresenta il movimento, quelle di sotto prima sembrano ferme poi si cominciano a muovere Maria Teresa: alla fine si muovono alla stessa velocità… Maria: cioè diventano… tutto diventa tiepido La presenza del colore come codice visivo per la differente velocità può risultare fuorviante. Il ragazzo può essere indotto a pensare che ci sia una modifica nella ‘natura’ della particella. Per ovviare a ciò la simulazione può girare anche senza legare il movimento ad un codice di colore. In questo caso Antonio: ora sono tutte uguali 157 Conduzione dell’esperimento didattico Maria:di sopra si muovono di più e di sotto di meno Maria Chiara: cioè sono più fredde Maria: aspettiamo un po’…ora si muovono più o meno in modo uguale Antonio: anche se hanno colori diversi. Nella simulazione del riscaldamento per attrito l’attenzione dei ragazzi viene attratta dall’effetto che lo spostamento reciproco delle due superfici ha sulle asperità di queste: Alberto: più la temperatura di un corpo aumenta più le sue molecole si spostano, si muovono più velocemente. Nel solido sono completamente compatte la figura rappresenta una specie di camion che gli passava di sopra ma restavano compatte, non si dividevano. Miriana: le molecole si cominciano a spostare cioè una dall’altra… cioè fino a quando la temperatura è bassa… a temperatura normale le molecole sono una accanto all’altra strette, poi quando ci passa di sopra… si cominciano ad appiattire. Maria:la temperatura però aumenta, guarda il termometro… 6.1.4.2 Il calore è energia in movimento Le discussioni finali vertono sull’interpretazione del riscaldamento a livello microscopico e su fenomeni legati al riscaldamento. I ragazzi vengono invitati e ripercorrere le fasi della sequenza, riprendendo il significato del ‘calore’ e ridefinendolo in termini microscopici: Dario: Quello che chiamiamo calore è quello emanato dal corpo Angelo: è l’aumentare della temperatura di un corpo Marco: lo abbiamo misurato!... con l’esperimento del riscaldatore… Dario: il corpo a temperatura maggiore era il riscaldatore e l’acqua nel thermos era a temperatura più bassa. Marco: e attraverso il computer, il termometro vedevamo che l’acqua si riscaldava Angelo: osservavamo il grafico… Maria Grazia:… doveva salire 158 Capitolo 6 Angelo: che la linea doveva andare verso su. Dario: il calore è lo scambio di energia far un corpo caldo e un corpo freddo Angelo: le molecole del corpo freddo prima si muovevano meno, poi di più Dario: Quindi il corpo emana il calore quando le sue molecole sbattono con quelle del corpo freddo Marco: con la velocità passa l’energia termica Ai ragazzi viene poi chiesto di compilare la scheda (appendice, pag.201) rispondendo alle domande: • Cosa succede alle molecole dell’acqua quando viene riscaldata con il riscaldatore elettrico? • Cosa succede alle molecole di una gomma per cancellare quando questa viene usata? • Cosa succede alle molecole dell'aria quando sorge il sole? Da quanto i ragazzi scrivono si evince che almeno in una delle situazioni che analizzano hanno messo in relazione la temperatura con l’energia cinetica delle molecole. In linea di massima le risposte sono coerenti nell’analisi dei tre meccanismi ed è possibile classificarle considerando il differente uso del modello microscopico. Si presenta il caso (presente in letteratura) in cui le molecole vengono considerate ‘la sostanza’. È inoltre interessante vedere come gli alunni facciano inferenze dal macro al micro e viceversa83: a. Le molecole si riscaldano come la sostanzaÆmicro ‘apparente’ (28%) b. Dal riscaldamento della sostanza alla interpretazione cineticaÆ dal macro al micro (10%) c. Dall’interpretazione cinetica al riscaldamento della sostanza Ædal micro al macro (15%) d. Interpretazione cinetica Æmicro (47%) o Interpretazione cinetica con gli urti (20%) Nella tabella che segue riportiamo alcune risposte esemplificative della classificazione. 83 Nei casi in cui non c’è coerenza nelle risposte alle tre domande è stato considerato il modello prevalente 159 Conduzione dell’esperimento didattico domanda 1 MODELLO A-micro ‘apparente’ Le molecole si riscaldano come la sostanza Alunno Luca «Cosa succede alle molecole dell’acqua quando viene riscaldata con il riscaldatore elettrico? » Le molecole vengono riscaldate Dall’interpretazione cinetica al riscaldamento della sostanza D- micro: Interpretazione cinetica «Cosa succede alle molecole di una gomma per cancellare quando questa viene usata? » Succede che le molecole si riscaldano domanda 3 «Cosa succede alle molecole dell'aria quando sorge il sole» Succede che si riscaldano Roberta Le molecole dell'acqua vengono riscaldate e si muovono più velocemente Si riscaldano e per questo si muovono velocemente Si riscaldano Francesco Che l’acqua si riscalda e le molecole si muovono più velocemente La gomma si riscalda molecole si agitano muovendosi velocemente L’aria si riscalda grazie al calore del sole e le molecole si muovono più velocemente Giorgia Si muovono e si agitano facendo riscaldare l'acqua Si muovono e si agitano facendo riscaldare sia la gomma che il corpo cancellato Il sole trasmette calore e quindi l’aria si riscalda B- macroÆmicro Dal riscaldamento della sostanza alla interpretazione cinetica C: microÆmacro domanda 2 Ilenia Marta Interpretazione cinetica con gli urti Giorgio Le molecole si muovono più velocemente di quando l'acqua è fredda Le molecole si muovono e vibrano fra loro Le molecole dell'acqua si muovono più velocemente e sbattono fra loro Le molecole si agitano e si muovono velocemente Le molecole si scontrano tra loro Le molecole sbattono fra di loro e si riscaldano Si riscaldano e cominciano a muoversi più velocemente Il sole trasmette calore e riscalda l'aria Il sole trasmette calore e li riscalda I ragazzi riconoscono che il calore nel caso del riscaldatore, l’energia di movimento macroscopico nel caso della gomma strofinata sul foglio e l’energia “che viaggia con la luce” portano ad un aumento dell’energia termica. Riguardo all’energia radiante le risposte restano ad un livello più descrittivo, benché i ragazzi abbiano potuto riflettere sulla fenomenologia del trasporto di energia tramite le onde 84. 84 Con l’osservazione che possiamo far muovere un oggetto colpendolo con l’estremità di una corda nella quale si fa viaggiare un impulso 160 Capitolo 6 6.1.4.3 Problemi da risolvere Come applicazione del modello si è proposto agli alunni di analizzare una situazione di cambiamento di stato, con l’intenzione di analizzare le interpretazioni a livello microscopico. Avendo trattato sempre situazioni nelle quali si aveva una variazione di temperatura, la situazione problematica proposta, nella quale il “riscaldamento” non portava ad un aumento di temperatura, avrebbe potuto mettere in crisi il modello microscopico. Si è mostrato ai ragazzi un grafico dal quale si evince che la temperatura non aumenta e si è chiesto ai ragazzi di spiegare a cosa serve e ‘dove finisce’ il calore che continua ad essere fornito all’acqua. Ciò che si è riscontrato è che il 70% degli alunni ha risposto facendo riferimento ai ‘legami’: Marina: il calore è servito a spezzare i legami Roberta : serve a far spezzare i legami delle molecole Alice: a far togliere i legami Marienza:il calore che forniamo finisce nel campione d'acqua e serve a far spezzare i pochi legami che ci sono nei liquidi Gabriele: raggiungendo i 100 gradi l'acqua evapora e cambiano i legami Massimiliano:finisce nel vapore e serve a far spezzare i legami Giorgia: il calore è servito a far spezzare i legami e quindi l'acqua che evapora 161 Conduzione dell’esperimento didattico Mentre il 30% parla genericamente di energia che finisce nell’aria o identifica l’energia con la materia stessa : Angelo: è finita nell'aria ed è servita a riscaldare l'acqua Daniele: nell'acqua a trasformarlo in vapore Laura: l'energia termica finisce nel vapore Giorgio:l'energia di calore è evaporata Ludovica: il calore diventa vapore acqueo 6.2 Analisi dei dati raccolti nella scuola primaria I bambini della scuola primaria hanno mostrato in generale un entusiasmo maggiore rispetto ai ragazzi delle scuole medie, i loro interventi sono più immediati e in certi casi le loro osservazioni seppur più semplici sono più vicine alle rappresentazioni scientifiche. 6.2.1 Attività preparatorie (Osservazione di oggetti e distinzione in solido/liquido/ gas dei materiali che li compongono) Prima di iniziare la sequenza sul calore, i bambini hanno svolto alcune attività preparatorie sulla misura di volume e massa, ed hanno avuto modo di manipolare materiali solidi e liquidi. Queste attività hanno impegnato i bambini per circa 6 ore, durante le quali hanno costruito uno strumento di misura del volume dei liquidi e lo hanno usato per misurare il volume di solidi dalla forma irregolare, hanno usato la bilancia per misurare la massa di materiali sia solidi che liquidi. In queste attività i bambini hanno imparato a riconoscere la densità come grandezza intensiva ed hanno costruito dei grafici che evidenziano la proporzionalità diretta fra massa e volume. Durante le attività hanno avuto modo anche di manipolare delle siringhe che hanno permesso loro di fare delle osservazioni riguardo alla incompribilità dell’acqua rispetto all’aria, il cui comportamento è stato osservato gonfiando e sgonfiando dei palloncini di gomma. Ciò ha permesso di veicolare l’idea dello stato di aggregazione aeriforme. 6.2.2 Attività n. 1 6.2.2.1 Sensazione e misura: acqua calda, fredda e… 162 Capitolo 6 Ai bambini viene proposta l’esperienza di Locke e si osserva che, a differenza dei più grandi, non pensano autonomamente ad uno strumento, concentrandosi più sulle proprie sensazioni e tentandone una spiegazione. Immergendo prima una mano in acqua a temperatura di circa 40°C e l’altra in acqua a circa 4°C, alla domanda “cosa senti?”, il bambino risponde: Piergiorgio: ahi, ahi caldo … e freddino. Mettendo entrambe le mani nella bacinella centrale, a temperatura ambiente: Piergiorgio: mano sinistra freddo … mano destra … un pochino ancora di freddo quindi viene chiesto “com’è l’acqua nelle tre bacinelle ?” ed il bambino risponde: Piergiorgio: calda, tiepida e fredda. Viene quindi contrattato il significato dei termini caldo e freddo, Danilo: caldo quando ti bruci …. Amerigo:… e freddo quando ghiacci e si discute di come mai le due mani diano informazioni diverse. I bambini si rendono conto che la sensazione viene influenzata dalle operazioni precedenti: Francesco: perché devi considerare che l’acqua lì era fredda e poi quando l’hai messa nell’acqua tiepida, ti è sembrata calda! Federica : perché l’acqua nel centro non era né molto fredda né molto calda…immergendo il dito prima nell’acqua calda e poi nell’acqua centrale che è tiepida ti potrebbe sembrare fredda, invece quella che si era abituata all’acqua fredda gli potrebbe sembrare che è calda! Piergiorgio: …con le mani non avremmo potuto dare un dato preciso Federica : Però se l’avessimo messa prima in quella tiepida l’avremmo capito! 163 Conduzione dell’esperimento didattico 6.2.2.2 La premisura della temperatura L’attività porta ad una “premisura” dello stato termico dell’acqua nelle bacinelle: benché i termoscopi non siano tarati, i bambini hanno potuto confrontare ed ordinare le diverse temperature collegandole alla diversa altezza del liquido e, quindi al diverso volume. I termoscopi ad alcool vengono prima messi in acqua fredda, poi passati in acqua calda: i bambini osservano che ‘aumenta’, individuando subito la grandezza volume. Sono abbastanza grandi per controllare la conservazione della quantità di materia, quindi quando parlano di aumento di volume stanno controllando la dilatazione. I bambini posizionano la beuta nella bacinella contenente acqua calda, in quella con acqua fredda ed in quella a temperatura ambiente, osservano e danno le loro spiegazioni: Marta: si sta gonfiando Amerigo: perché il calore spinge l’aria verso sopra Piergiorgio: l’acqua calda è più leggera quindi va verso sopra… Marta: e ora si sgonfia… Domenico: e in quella in mezzo? (coro) niente… quasi niente Danilo: mettilo là, vediamo che cambia Piergiorgio: lascialo gonfiare Amerigo: e perché gonfia? Danilo: perché le molecole… La conversazione si ferma a questo punto, i bambini non sono in grado di interpretare il fenomeno della dilatazione in termini particellari. Lo stesso tipo di approccio macroscopico si ha anche alla fine del percorso: i bambini descrivono l’aumento di volume senza interpretare in termini particellari. 164 Capitolo 6 Francesco Alessio Marta Dario 165 Conduzione dell’esperimento didattico 6.2.2.3 La temperatura come grandezza intensiva L’attività procede familiarizzando con il termometro ad alcool e con la grandezza “temperatura”: i bambini misurano la temperatura dell’acqua in diversi contenitori e cercano una conferma alle sensazioni. Domenico mette il termometro in un pentolino contenente una mistura di acqua e ghiaccio, contemporaneamente tocca con il dito e commenta: Domenico: Uao! Pizzica… ammazza come scende!. Un gruppo di bambini misura la temperatura dell’acqua in una bottiglia: (coro) la temperatura è ventitrè virgola quattro viene loro proposto di versarla in bicchieri differenti, e di prevedere la temperatura che misureranno. Rispondono in coro che la temperatura sarà “Uguale!” ed anche alla domanda “ e se la mettiamo in un bicchiere più piccolo?” Rispondono ancora con certezza “Uguale!”. Finché Piergiorgio, quasi spazientito per queste domande ripetute su una cosa che gli appare ovvia sbuffa: Piergiorgio: Non c’entra il volume I bambini, quindi non hanno alcuna difficoltà a considerare la temperatura come una grandezza intensiva. 6.2.2.4 La temperatura corporea con il termometro on-line La naturalezza con la quale i bambini usano il termometro tradizionale si estende all’uso del sensore di temperatura. Anche l’interpretazione dei grafici è immediata, come si evince dall’episodio qui riportato. Appena viene presentato il sistema sensore/software Danilo chiede di poter misurare la sua temperatura corporea. Gli viene chiesto cosa si aspetta: Danilo: voglio vedere se la temperatura si alzava… siiii… si sta alzando! 166 Capitolo 6 a quale temperatura si aspetta che si arrivi: Danilo: trentaaaa…sei Pergiorgio: o trentacinque… e cosa succederà in quel caso: Danilo: deve andare così (fa il segno con la mano) …per orizzontale Piergiorgio: quando arriva a 36 la temperatura non si alza, rimane orizzontale 6.2.3 L’attività n. 2 6.2.3.1 I tre modi di scaldare L’attività inizia con la domanda stimolo “Se voglio cambiare la T di qualcosa, dell’acqua o di un corpo qualsiasi, come posso fare?”, i bambini rispondono vivacemente mostrando di pensare autonomamente al contatto ed all’irraggiamento, ma non all’attrito. Federico: per raffreddare la metti nel ghiaccio Danilo: se la vuoi riscaldare la metti al sole, però non per molto, perché sennò evapora Marta: oppure ci aggiungiamo acqua calda Viene quindi riportata alla memoria una situazione che i bambini sicuramente hanno vissuto: la frenata con i piedi di una bicicletta in movimento. Ai bambini viene chiesto cosa ricordano di aver sentito e rispondono in coro “caldo”. Il risultato interessante è che senza bisogno di ulteriori domande i bambini riportano altre situazioni nelle quali si ha riscaldamento per attrito: 167 Conduzione dell’esperimento didattico Francesco: La stessa cosa se metti la mano sul quaderno e fai così (fa il segno di sfregare) Piergiorgio: oppure a me è successo con la serranda, mi è scivolata oppure con la gomma La discussione sul riscaldamento per attrito porta Marta e Piergiorgio a proporre un loro ‘esperimento’: Marta: faccio così sulla carta (sfrega la mano) appena la mano è calda prendo quello (il termometro) per vedere quant’è la temperatura. Piergiorgio: fai una cosa… prima vedi quant’è e dopo quando l’hai strofinata… Ci provano ma non arrivano a nessun risultato, viene loro suggerito di tenere il termometro fra le mani e sfregarle, lo fanno e osservano che: Piergiorgio: la temperatura si alza… hu… come si sta alzando…. Più veloce più veloce (incita la compagna) 35° c’hai la febbre! Marta: 36° … 36°…36°…è perché mi sto fermando Piergiorgio: 37° hai la febbre, Marta!... arriva a 40! Marta: 38… Dal gruppo di compagni arriva un brusio e si scopre che la tecnica del “riscaldamento del termometro” è un trucco che i bambini conoscono benissimo. 6.2.3.2 Riscaldare l’acqua con un riscaldatore da acquario La parte successiva dell’attività viene guidata dalla domanda: “Tutti i materiali si riscaldano allo stesso modo?”, affiancata dal suggerimento di considerare l’olio. I 168 Capitolo 6 bambini fanno riferimento alla vita quotidiana mostrando di essere capaci di controllare le variabili ‘sostanza’ e ‘massa’: Amerigo: l’olio si riscalda in modo diverso perché scoppietta Francesco: si riscalda prima l’olio, se lo metti nella friggitrice in meno di 2 minuti… Danilo: ma dipende dalla quantità… la pentola d’acqua è piena, mentre la padella… Francesco: ma nella friggitrice c’è lo stesso olio dell’acqua nella pentola... Piergiorgio: lo facciamo? 6.2.3.3 Riscaldare masse e sostanze diverse Dopo aver effettuato gli esperimenti on-line i bambini hanno costruito i grafici dei diversi campioni di massa e sostanza su carta millimetrata: I bambini al lavoro Il grafico di Piergiorgio Il confronto dei grafici Il confronto dei grafici fatti dai ragazzi lavorando sulle tabelle di dati differenti ha permesso loro di costruire una semplice modellizzazione del fenomeno del riscaldamento. I bambini avevano prima fatto delle ipotesi su quale materiale si riscaldasse prima. Per verificare la sua ipotesi (l’olio si riscalda prima) Francesco guarda i grafici acqua 300g e quello dell’olio 300g e dice: Francesco:…il tempo è lo stesso ...si. … l’acqua in 300 secondi è arrivata a 30 gradi, l’olio … a 40 gradi… si è riscaldato di più… l‘olio. L’alcool arriva a 34,9 gradi centigradi, quindi lo mettiamo … Danilo: al centro, rispetto all’acqua si riscalda prima e rispetto all’olio…dopo! 169 Conduzione dell’esperimento didattico Per verificare la sua ipotesi (l’acqua si riscalda prima se ce n’è di meno), Danilo confronta i grafici dell’acqua 200g e 300g: Danilo: Vedi, si riscalda prima quella da 200… perché è di meno …perché qua è 32 e qua invece 30 6.2.4 L’attività n 3 6.2.4.1 La diffusione dell’inchiostro I bambini, guidati opportunamente, arrivano ad ipotizzare la relazione fra la temperatura e quindi la velocità delle molecole, parlando di molecole che, nell’acqua fredda “si sfregano più lentamente”. In due bicchieri di acqua alla stessa temperatura vengono messe due gocce di colorante per alimenti, uno viene mescolato, l’altro no, i bambini osservano che Amerigo: in uno si è sciolto l’inchiostro e nell’altro no Viene loro chiesto se si aspettano che anche nel bicchiere dove non si è mescolato avvenga la stessa cosa: Piergiorgio:….no Marta: secondo me si Danilo: no, perché se ne va sul fondo e basta Giulia: secondo me dopo un po’ di tempo diventa come quella nel bicchiere… Amerigo: si, dopo due anni… Giulia: già è così…un po’ blu… Amerigo: allora un paio d’ore…io lo so perché, perché il colore senza mescolare si è disciolto nell’acqua. Viene quindi chiesto ai bambini cosa si aspettano che succederà se si decide di usare acqua fredda e calda: Valerio: nell’acqua fredda il colore sale e nell’altra scende Amerigo: nel bicchiere dell’acqua fredda l’inchiostro solidifica, diventa un po’ più duro nell’acqua calda si scioglie più velocemente Piergiorgio: uao! Acqua calda…si sta disperdendo velocissimo Marta: invece là (acqua fredda) è lentissima… Amerigo: in quella fredda si sta sciogliendo lentamente, in quella tiepida ‘tiepidamente’, in quella calda velocemente 170 Capitolo 6 Federica: in quella calda è diventata come quella già mescolata… Per confrontare si torna ai bicchieri usati prima e si osserva che il colorante si sta sciogliendo anche nell’acqua non mescolata. Fatta anche questa osservazione i bambini vanno alla ricerca dei perché, guidati dalla domanda: “Perché nell’acqua calda l’inchiostro si scioglie più velocemente?” Amerigo: ha qualcosa a che fare con le molecole?... in quella fredda le molecole si ghiacciano …quelle che sono dentro il colore Danilo: con l’acqua calda le molecole si allargano… si dividono, invece con l’acqua fredda rimangono più compatte Giulia: però a quel punto non dovrebbe essere tutta compatta… non dovrebbe anche se dopo un certo tempo sciogliersi… Federica: ma dopo un po’ di tempo si riscalda l’acqua… Visto che i bambini parlano autonomamente di molecole, si conduce la loro attenzione sulla temperatura, chiedendo loro di riflettere su come si comportano le molecole nell’acqua calda e nell’acqua fredda: Piergiorgio: le molecole sono in movimento nell’acqua calda Federica: E nell’acqua fredda? sono più… Federico: sono più lente… Federica: ed è anche più lenta la diffusione del liquido. Giulia: l’acqua non è abbastanza fredda perché le molecole si compattino, forse nell’acqua più fredda… Federico: nell’acqua fredda si sfregano più lentamente e non hanno abbastanza energia per produrre calore… 6.2.4.2 La materia dentro: solidi, liquidi e gas La navigazione sul sito è stata fatta in grande gruppo: un bambino alla tastiera/mouse e gli altri guardando il maxischermo. I bambini commentano e discutono liberamente. Osservando l’animazione che mostra lo zoom per potenze di dieci della materia nei vari stati di aggregazione fanno molta attenzione alla struttura: Amerigo: Si rimpicciolisce sempre di più fino alle molecole Danilo: le particelle sono molto compatte Piergiorgio: attaccate Federico: in ordine Piergiorgio: sono vicine Nel liquido, invece: 171 Conduzione dell’esperimento didattico Piergiorgio: sono staccate Amerigo: sono in disordine e staccate E nel gas: Piergiorgio: si muovono proprio… a dismisura… se uno vibrava e l’altro scivolava… qui…se ne vanno dove gli pare 6.2.5 L’attività n.4 6.2.5.1 I diversi modi di scaldare dal punto di vista microscopico Dall’episodio seguente si evince come l’animazione riesca a veicolare che l’urto fra le molecole è alla base del meccanismo di trasferimento di energia termica: Dario: passa il calore perché diventano più rosse Piergiorgio:… e si scambiano energia… sbattono una contro l’altra e… Giulia: l’energia termica è … le molecole si muovono di più, più velocemente nell’acqua calda… si trasmette energia sotto forma di… Federico: si sono scambiate… Piergiorgio: il movimento 6.2.5.2 Il calore è energia in movimento Alla fine della navigazione si discute su cosa sia ed a cosa sia legata la temperatura a livello molecolare: Federica: è l’energia termica Piergiorgio: il movimento Amerigo: per il materiale, perché quando è solido si muove… Daniele: vibra Amerigo: si, vibra, quando è liquido si muovevano di più… Daniele: scivolavano Amerigo: e quando è gas… hanno gli scontri. Piergiorgio: e muovendosi si trasmettono l’energia una all’altra Federica: come la cosa con la mano…energia cinetica 172 Capitolo 6 Alla fine del percorso l’82% dei bambini mostra di saper utilizzare il modello microscopico per interpretare i modi di scaldare. Alla domanda “cosa succede se mescoli molto velocemente l’acqua con un cucchiaio?” rispondono con affermazioni che possono essere classificate nelle categorie già individuate: a. Le molecole si riscaldano come la sostanzaÆmicro ‘apparente’ (12%) b. Dal riscaldamento della sostanza alla interpretazione cineticaÆ dal macro al micro (38%) c. Dall’interpretazione cinetica al riscaldamento della sostanza Ædal micro al macro (25%) d. Interpretazione cinetica Æmicro Domenico: l’acqua diventa più calda perché le molecole si riscaldano Deborah: se la mescolo velocemente le molecole si riscaldano e così anche l'acqua, perché il cucchiaio fa aumentare il movimento delle molecole dell'acqua Federico: l’acqua si riscalda leggermente, perché viene fornita energia alle molecole Mattia: l'acqua diventa più calda perché le molecole si muovono più velocemente Amerigo l'acqua si riscalda quindi le molecole si muovono più velocemente che prima, perché trasmetti l’energia Piergiorgio: se le mescolo velocemente le molecole aumentano il movimento e così l'acqua si riscalda, poiché il cucchiaio fa aumentare il movimento delle molecole dell'acqua Giulia: succede che le molecole si muovono maggiormente e l'acqua si riscalda leggermente perché si trasmettono energia Alessio: le molecole vanno più veloci (19%) o Interpretazione cinetica con gli urti Dario: che le molecole si agitano e si muovono velocemente, perché mescolando il cucchiaio trasmette movimento alle molecole dell’acqua Solo un bambino dà una risposta che non contiene alcuna spiegazione di tipo microscopico (6%). 6.2.5.3 Problemi da risolvere Analogamente a quanto fatto con i ragazzi della scuola superiore ai bambini è stato proposto di analizzare una situazione di cambiamento di stato, mostrando loro un grafico e chiedendo quali informazioni potessero trarre e cosa succedesse nel periodo in cui la temperatura era costante. I bambini hanno risposto mostrando di sapere analizzare 173 Conduzione dell’esperimento didattico il grafico e di riconoscere che ad un certo punto si ha il cambiamento, ma non hanno interpretato dal punto di vista microscopico. Un quesito nel quale veniva chiesto ai bambini di spiegare se due quantità d’acqua diversa si riscaldassero nello stesso tempo. L’80% dei bambini risponde che si riscalda prima quello con meno acqua e pur disegnando le molecole non ne fa cenno nel commento. Ma vi è un 20% di bambini che interpreta microscopicamente: Marta il bicchiere con più acqua si riscalda dopo e nell'altro con meno acqua si riscalda prima perché dove c'è più acqua le molecole si riscaldano dopo. E dove c'è meno acqua ci sono meno molecole e si riscaldano velocemente Federica si riscalda prima quello con meno acqua perché ci sono meno molecole e così si riscaldano più velocemente Amerigo il primo perché l'energia ha delle molecole in meno da distribuire l'energia Marta Federica Amerigo 174 Capitolo 6 Durante l’attività 2 uno dei modi di scaldare che i bambini avevano proposto era ‘aggiungiamo acqua calda’, e durante le attività in cui è stato usato il termometro online alcuni bambini avevano proposto di misurare la temperatura di equilibrio di masse d’acqua inizialmente a temperature diverse. Non avendo a disposizione in quel momento due sensori di temperatura si è colta l’occasione per mostrare ai bambini un grafico che rappresenta il raggiungimento dell’equilibrio termico nel caso di due masse d’acqua uguali (una bottiglia che contiene 300 g d’acqua calda viene immersa in un thermos che contiene 300g d’acqua fredda). Il commento dei bambini è stato: Daniele: prima hai messo caldo e freddo e poi lo hai mescolato, l’hai cambiato, va… (tutti) la bottiglia raffredda… l’acqua nella pentola riscalda Piergiorgio: fino ad arrivare a temperatura ambiente Domenico: fino a tiepido… dipende anche dalla quantità d’acqua Daniele: …e l’acqua della bottiglia è diventata fredda Pergiorgio: hanno raggiunto la stessa temperatura…dopo… 90 minuti Nella fase finale è stato proposto ai bambini di riflettere su una situazione problematica che riprendeva questa conversazione. La situazione proposta è la seguente: Tutti i bambini riconoscono che l’acqua si riscalda ed il blocchetto si raffredda, ma è interessante la sequenza di risposte di due bambini che durante le attività precedenti non 175 Conduzione dell’esperimento didattico si erano ‘esposti’ molto. Federico parla di cessione di ‘energia termica’ ed interpreta microscopicamente usando le velocità (si muovono lentamente/velocemente), Fedele parla di ‘scontri’ fra le molecole che così si ‘raffreddano’ o ‘riscaldano’, mentre Mattia parla di energia ceduta attraverso gli urti con conseguente cambiamento della velocità delle molecole. Perché pensi che succeda? Cosa succede alle molecole dell’acqua? Cosa succede alle molecole del ferro? il blocchetto di ferro cede energia termica all'acqua --- si muovono più velocemente di prima si muovono più lentamente di prima Fedele perché le molecole si scontrano ---- Si riscaldano si raffreddano Mattia il ferro cede la sua energia all'acqua le molecole sbattono Cosa ti aspetti che succeda? Federico si muovono più velocemente Disegno Prima Disegno poi si muovono più lentamente Infine è stato proposto ai bambini un ultimo problema, riguardante la sublimazione: il fenomeno è familiare ai bambini perchè durante le attività preparatorie fra gli oggetti da osservare vi erano anche delle palline di naftalina. Il problema veniva posto in questi termini: “ Mentre sei nella tua stanza senti odore di naftalina… la porta è aperta. Cosa pensi possa essere successo? Come lo spieghi?”. Il 70% dei bambini ha risposto usando il modello particellare, alcuni hanno usato una terminologia corretta: Piergiorgio: la naftalina da solida diventa gassosa per sublimazione e le molecole sono arrivate al mio naso e io le ho assorbite. Deborah : La naftalina da solida diventa gassosa e si disperde nell'aria e arriva alla nostra camera. Amerigo: penso che la persona che è nell'altra stanza sta usando la naftalina quindi l'odore si disperde nelle molecole e le molecole vengono nella mia stanza. Federico : le particelle di naftalina si sono disperse nell'aria. 176 Capitolo 6 Mentre il 30% ha dato descrizioni di tipo macroscopico senza far riferimento ad un modello particellare: Domenico: Mia mamma aveva sicuramente messa una pallina di naftalina in un giubbotto e si è sciolta. Alessio: La puzza di naftalina vuol, dire che nelle giacche e nei vestiti ci sono sacchetti di naftalina per non far mangiare ai topi. 6.3 Conclusioni Dall’analisi dei dati raccolti si evince come le attività proposte, nella loro varietà, permettano ai bambini ed ai ragazzi di sviluppare capacità operative, di osservazione, di descrizione, di interpretazione. Il confronto fra pari, attraverso le discussioni di gruppo, ha permesso la contrattazione del significato delle osservazioni in termini di importanza delle grandezze coinvolte e della loro interpretazione: i ragazzi a volte hanno imparato a guardare con maggiore accuratezza osservando ciò che gli era inizialmente sfuggito, altre volte a descrivere con maggior dettaglio quello che vedevano, per far capire agli altri il loro pensiero. La possibilità di esprimersi in forma libera, seppur stimolata, ha veicolato la negoziazione di significati di termini scientifici quali temperatura, calore, energia, macroscopico, microscopico, molecola, particella ... Entrando nello specifico delle domande legate alla definizione del problema di ricerca possiamo affermare che l’introduzione dell’interpretazione microscopica aiuta ad interpretare i fenomeni termici macroscopici (D1). Sia i bambini che i ragazzi più grandi hanno rivelato una modifica sostanziale nelle strategie di ragionamento: alunni che nella fase iniziale dell’attività accettavano passivamente quanto veniva loro proposto hanno iniziato col porsi delle domande su come e sul perché il fenomeno del riscaldamento avvenisse, anche a livello microscopico. La costruzione del modello formale (grafico e matematico) del fenomeno del riscaldamento è stata per i ragazzi l’occasione per comprendere che l’insieme delle osservazioni che si fanno anche nella vita quotidiana vanno strutturate attraverso un processo di selezione di fenomeni rappresentativi e, quindi, di selezione delle variabili di interesse. È stata l’occasione per comprendere come nascono i modelli matematici dalle osservazioni empiriche. La possibilità di rappresentare graficamente un andamento 177 Conduzione dell’esperimento didattico lineare che si è ‘visto nascere’ dalla realtà sperimentale ha dato modo ai ragazzi di capire il nesso fra la realtà dei fenomeni e la potenza descrittiva, interpretativa e previsionale della matematica. La legge della proporzionalità diretta assume, in questa sede, il valore di modello predittivo di un fenomeno, ed anche se non viene formalmente scritta come equazione di una retta, si stabilisce la correlazione fra un grafico lineare ed un ragionamento di tipo proporzionale (se la massa è il doppio l’aumento di temperatura sarà la metà, se il calore specifico della sostanza è la metà il riscaldamento sarà il doppio). Nell’attività della diffusione dell’inchiostro che ha seguito quella della modellizzazione macroscopica del riscaldamento, i ragazzi hanno utilizzato quanto avevano già sperimentato rispetto al controllo delle variabili85. La semplice osservazione della diffusione dell’inchiostro li ha portati a domandarsi quale fosse il ruolo della temperatura e perché la temperatura maggiore determinasse una velocità maggiore di diffusione. Inizialmente le risposte contenevano l’idea che fosse la distanza fra le molecole a determinare la maggiore velocità di diffusione, i ragazzi infatti legano alla maggiore temperatura soprattutto la dilatazione termica e non pensavano alla maggiore velocità delle molecole. Inizialmente l’interpretazione non è legata al movimento delle molecole, ma alla distanza fra di esse. Che non sia l’interpretazione giusta diventa secondario rispetto al fatto che si è attivata la strategia di ragionamento che li ha portati a cercare una spiegazione in termini microscopici. Alla fine del percorso, infatti, la possibilità di interpretare il fenomeno con il modello microscopico ha permesso loro di argomentare correttamente in termini di causa (urti fra le molecole) ed effetto (mescolamento). L’interpretazione del fenomeno del riscaldamento delle sostanze viene fatta dai ragazzi e dai bambini con modelli simili presenti in percentuali diverse, come mostra la tabella di confronto, dalla quale si evince che i ragazzi più grandi tendono a dare un’interpretazione essenzialmente microscopica in percentuale maggiore rispetto ai bambini (47% contro 29%), presentando anche in alta percentuale (maggiore rispetto ai piccoli) un modello ‘apparentemente’ micro, nel quale si inferisce a livello molecolare il riscaldamento della sostanza. L’analisi dei sistemi in termini sia macroscopici che microscopici viene fatto in percentuale maggiore dai bambini più 85 Individuazione delle grandezze in gioco e selezione di quelle che si possono variare/controllare in modo da poter progettare esperienze che servono a rispondere a precise domande. 178 Capitolo 6 piccoli (modelli “b” e “c” 63% contro il 25%), che tendono a seguire un modello che va dal macroscopico al microscopico più dei ragazzi. Confronto dell’uso dei modelli nei due gruppi di età a. Le molecole si riscaldano come la sostanzaÆmicro ‘apparente’ b. Dal riscaldamento della sostanza alla interpretazione cineticaÆ dal macro al micro c. Dall’interpretazione cinetica al riscaldamento della sostanza Ædal micro al macro d. Interpretazione cinetica Æmicro media primaria 28% 12% 10% 38% 15% 25% 47% 19% o Interpretazione cinetica con gli urti (20%) (6%) e. Interpretazione solo macroscopica 0% 6% Per quanto riguarda l’uso del modello microscopico per interpretare il fenomeno dell’ebollizione si ha un risultato interessante: i due gruppi sono stati posti di fronte ad un problema simile (ebollizione dell’acqua e ebollizione dell’alcool) che è stato formulato in maniera differente. Ai ragazzi è stato esplicitamente chiesto di spiegare a cosa serve il calore durante l’ebollizione, e ciò li ha portati ad interpretare con un modello microscopico nel 70%, mentre ai bambini è stato chiesto di dire quali informazioni traessero dal grafico. I bambini hanno mostrato di essere in grado di trarre le informazioni di carattere macroscopico (“l'informazione che ottengo è che a 80°C l'alcool evapora”, “che l'alcool può arrivare ad una temperatura e non può aumentare”, “l'alcool a una certa temperatura non si riscalda più”) ma di non descrivere l’evaporazione con un modello microscopico. Modello che però viene usato dagli stessi bambini (70%) per dare conto della sublimazione. L’osservazione su come il modello interpretativo possa cambiare a seconda di come il problema viene formulato ci porta ad una riflessione sulla seconda domanda di ricerca, su quale sia il livello di formalizzazione possibile nel caso della scuola di base (D2). Durante le attività i bambini della scuola primaria hanno mostrato in più occasioni di essere in grado di prevedere, leggere ed interpretare grafici di riscaldamento, di raffreddamento e di passaggio di stato, quindi di essere in grado di gestire la formalizzazione grafica. Allo stesso tempo sono generalmente in grado di descrivere ed interpretare i fenomeni di riscaldamento usando le grandezze macroscopiche e, se richiesto, usando le variabili che caratterizzano il livello microscopico. Quello che risulta loro più difficile è la gestione in parallelo di due linguaggi: se interpretano un 179 Conduzione dell’esperimento didattico grafico non passano alla descrizione microscopica, se viene posto loro un problema macroscopico e richiesto un disegno (es. riscaldamento di due masse d’acqua diverse) solo un 20% disegna ed interpreta in maniera discorsiva coerentemente. Nel caso dei ragazzi della scuola media la capacità di lettura del grafico è supportata dall’istruzione precedente, quindi era prevedibile che il livello di formalizzazione “grafica” fosse correttamente utilizzato. Il risultato che è emerso dai dati è che, attraverso la costruzione di grafici di riscaldamento on-line e l’analisi dei grafici costruiti con carta e matita, i ragazzi sono stati in grado di costruire un modello matematico (lineare) della dipendenza del riscaldamento dalla massa e dalla sostanza, e, pur senza aver scritto formalmente la legge di proporzionalità diretta, sono in grado di riconoscerne le proprietà e di fornire previsioni corrette sul comportamento di masse e sostanze differenti. Riguardo al ruolo della visualizzazione microscopica ed agli opportuni strumenti informatici (D3), l’esperimento didattico ha messo in luce la potenzialità dell’uso di ambienti di simulazione, che molto più delle animazioni permettono di costruire conoscenza scientifica. Sia i bambini che i ragazzi più grandi sono stati in grado di usare le semplici simulazioni presentate, acquisendo subito le competenze di base per la gestione dei controlli. Nel caso dei bambini più piccoli si è notato come l’uso dello strumento interattivo abbia incentivato la partecipazione di alcuni soggetti, che nelle fasi precedenti si erano mantenuti più in ombra ed abbia permesso una cooperazione produttiva: un paio di bambini sono stati designati dalla classe “al mouse” ma la classe -cooperativamente- ha scelto quando e come ripetere la simulazione per “capire cosa succede se” o per “capire perché …”. 180 Conclusioni CONCLUSIONI L’obiettivo principale della tesi è stato la ricostruzione didattica di un contenuto della fisica di base, che denominiamo “energia termica” intendendo con questo termine quella componente dell’energia interna di un sistema che si può associare al movimento delle particelle nella materia, che si può considerare responsabile delle sensazioni termiche e che varia al variare della temperatura della materia. La ricostruzione didattica è stata sviluppata seguendo le tre direttive dell’analisi del contenuto fisico, dell’analisi delle rappresentazioni gli studenti e della progettazione e sperimentazione di un percorso didattico. L’analisi storico-epistemologica dei nodi concettuali che permettono la modellizzazione del riscaldamento dei materiali tocca i tre meccanismi fisici di trasferimento di energia per differenza di temperatura, della dissipazione di energia macroscopica per fenomeni legati all’attrito, dell’aumento dell’energia media per atomo/molecola per irraggiamento. L’individuazione e lo studio dei tre meccanismi ha contribuito storicamente alla modellizzazione dei fenomeni termici e la nostra ricostruzione didattica ne ritesse il filo alla luce e nel quadro di un modello esperto ormai consolidato e della possibilità di usare strategie didattiche e strumenti idonei alla predisposizione di un ambiente di apprendimento. Le rappresentazioni degli studenti in relazione ai fenomeni termici ed alla struttura della materia sono state analizzate utilizzando i risultati riportati in letteratura ed interagendo con le classi coinvolte nella fase sperimentale della ricerca. Ciò ha permesso di individuare i modelli presenti nel campione in esame e di metterli in relazione con i risultati conosciuti. Il percorso didattico è stato progettato, visto il target scelto, tenendo conto della necessaria elementarizzazione della fisica in gioco, nel rispetto della correttezza scientifica. La scelta delle strategie e degli strumenti didattici è stata guidata dalla scelta di contestualizzarsi all’interno del quadro epistemologico del costruttivismo. La principale linea che ha guidato lo sviluppo del percorso sia in fase progettuale che in fase realizzativa è quella della predisposizione di situazioni nelle quali l’apprendimento del contenuto potesse avvenire sfruttando la Zona di Sviluppo Prossimale, attraverso Conclusioni due tipi di interazione: con artefatti che diventano strumenti d’indagine scientifica e con il gruppo sociale di riferimento, formato dalla classe e dal docente. Due sono stati gli artefatti che, a nostro avviso in modo innovativo rispetto alla prassi per il livello della scuola di base, hanno permesso di sviluppare l’apprendimento: la strumentazione on-line e l’ambiente di modellizzazione microscopica. Entrambi entrano in gioco come potenti strumenti di visualizzazione, il primo a livello macroscopico con una descrizione grafica di tipo matematico, il secondo a livello microscopico con una descrizione iconica di tipo fisico. I due tipi di visualizzazione usano e sviluppano codici interpretativi differenti. Attraverso l’uso del primo linguaggio, quello del grafico cartesiano, si sviluppa un modello interpretativo del riscaldamento della materia in cui il referente (ciò che si riscalda) viene analizzato a livello macroscopico costruendo un consensus model nel quale la temperatura viene messa in relazione con il tipo di materiale e la quantità di materia attraverso un ragionamento di tipo proporzionale. I risultati della sperimentazione hanno mostrato che bambini che frequentano una quinta classe della scuola primaria sono in grado di gestire una strumentazione on-line e di leggere ed interpretare il linguaggio grafico. L’uso del sensore di temperatura ha permesso ai bambini di mettere in relazione “dal vivo” i fenomeni che quotidianamente osservano come riscaldamento (lo sfregamento delle mani, l’aria vicino ad una lampadina accesa, il bollitore sulla piastra elettrica), con la grandezza fisica temperatura, che hanno imparato a misurare. I tre meccanismi portano tutti ad un riscaldamento, definito come l’aumento di temperatura, ma solo nel caso del riscaldamento per contatto tra oggetti a differenti temperature si è proceduto all’uso del linguaggio matematico. Questa scelta non ha sminuito il potere unificante del modello del riscaldamento, esso infatti è stato interpretato dagli alunni come scelta strategica che fa parte del metodo di lavoro scientifico, come esempio di semplificazione della complessità del mondo reale ed individuazione di un fenomeno rappresentativo di una classe. I bambini ed i ragazzi più grandi hanno usato il codice linguistico della rappresentazione grafica del riscaldamento sia per descrivere un fenomeno che per prevedere un comportamento. Nello sviluppo di tali competenze si è rivelata utile la costruzione dei grafici lineari fatta con carta millimetrata e matita. Ciò ha permesso agli alunni di comprendere che l’uso di strumenti di laboratorio on-line non aggiunge un significato fisico a ciò che si osserva, 182 Appendici ma fornisce una modalità immediata di monitoraggio (con alunni più grandi si possono usare altri strumenti del software, come ad esempio il fitting). L’uso dell’on-line ha permesso anche di sviluppare l’apprendimento di quelle abilità gestuali che sono vicariate dal software ma che vanno acquisite perché lo strumento della visualizzazione di andamenti grafici si estenda dal contesto del laboratorio di fisica a quello della rappresentazione di andamenti in diversi ambiti. Con ciò intendiamo uno sviluppo metacognitivo dello strumento di visualizzazione, ed in questa prospettiva usare la strumentazione on-line permette di sviluppare abilità che il bambino ed il ragazzo non hanno ancora messo in azione. L’uso di un ambiente di modellizzazione microscopica della materia, invece, ha permesso di introdurre un codice interpretativo del referente di natura completamente differente. Il modello che si costruisce usando il software di simulazione, infatti, è esemplificativo di una realtà della quale non abbiamo prove sensoriali. Sviluppare una visualizzazione microscopica significa diventare capaci di vedere ciò che non si vede con gli occhi. In questo caso il consensus model che si sviluppa è proprio quello visuale con il quale si interagisce nell’ambiente, del quale si devono comprendere i simboli rappresentativi (cosa rappresentano i cerchietti, cosa rappresentano i colori,…). La costruzione di significato, il modello mentale, si crea nel momento in cui alle capacità osservative il ragazzo affianca la capacità metavisuale e reinterpreta quanto ha osservato diventando capace di “far girare” il modello visuale nella sua mente. Di ciò si ha prova quando, prima di far girare la simulazione al computer, si chiede al ragazzo di fare un previsione, che poi viene controllata. L’uso del software di simulazione in questo caso, permette anche di superare le difficoltà che sono legate alla trasposizione visuale di una serie di proposizioni testuali. Un bambino può non essere capace di tradurre espressioni del tipo “ nel gas le particelle urtano continuamente” in un’immagine mentale e l’illustrazione di un libro di testo può fornirgli solo un suggerimento statico. La visualizzazione animata ed interattiva può aiutare nella formazione dell’immagine mentale. Il rischio che si corre è quello di limitare la creatività del ragazzo, quindi la formazione di modelli ephemeral, ma ciò nella sequenza sperimentata in questa ricerca non avviene perché in fase preliminare all’alunno viene chiesto di descrivere il suo modello personale, prima di presentare qualsiasi modello di insegnamento. La scelta di sviluppare una TLS che introduce il modello microscopico della materia non va ovviamente nella direzione di trascurare l’approccio macroscopico, 183 Conclusioni bensì di completarlo. E’ noto che un bambino non può comprendere il significato del modello microscopico se prima non è in grado di descrivere la materia attraverso le grandezze macroscopiche. Didatticamente, quindi, è auspicabile che prima di sviluppare una TLS come quella proposta in questo lavoro, si costruiscano conoscenze e capacità operative che portano alla comprensione dei concetti di massa, volume, densità. Anche nel caso del lavoro qui descritto è stato svolto, in fase preparatoria, questo tipo di attività. Nei due cicli di sperimentazione che hanno seguito quella ”pilota” sono state svolte attività mirate ad addestrare i ragazzi, ma soprattutto i bambini, all’uso di misuratori di massa e di volume ed è stato costruito il significato della grandezza “densità”. Un lavoro di questo tipo è indispensabile perché i ragazzi comprendano che esistono grandezze estensive e grandezze intensive (anche non usando i termini specifici). La possibilità di costruire grafici massa vs volume e di confrontare i grafici di materiali diversi permette ai ragazzi di familiarizzare con il linguaggio grafico, e comprendere, quando il linguaggio si ripropone nella TLS qui descritta, il significato della modellizzazione matematica. La scelta del contenuto “riscaldamento dei materiali” e la scelta di costruire una modellizzazione dal livello macroscopico al livello microscopico enfatizza quanto negli Standard dei paesi anglosassoni viene solo accennato e si discosta da quanto avviene nella scuola francese in cui nella scuola primaria si preferisce un approccio solo manipolativo e macroscopico. L’analisi dei dati raccolti durante la sperimentazione del nostro percorso ci permette di affermare che una modellizzazione del microscopico è possibile anche a livello di scuola primaria: l’attenzione al microscopico non ha distratto i bambini dall’osservazione macroscopica, che resta il livello di interazione sensoriale. Se è vero che i bambini alla fine del nostro percorso passano ad una descrizione microscopica anche osservando fenomeni microscopicamente, è anche vero che buona parte di loro (38%) lo fa passando dalla descrizione macroscopica e a quella microscopica (in questo ordine). Ciò è anche legato allo sviluppo delle strategie di ragionamento che si sono evolute dal cercare risposte a domande del tipo “cosa sa succedendo?” a domande del tipo “perché succede questo?”, “come posso spiegarmi…”, quindi dall’uso dei modelli descrittivi all’uso di quelli interpretativi. Nei suggerimenti del Regno Unito si consiglia di sviluppare la distinzione calore temperatura solo alle medie, trattando alle primarie solo un approccio macroscopico ai cambiamenti di stato. I nostri risultati mostrano che estendere il campo di studio ad una 184 Appendici descrizione microscopica permette ai bambini di comprendere il ruolo delle forze di interazione e di intuire come il passaggio di stato sia un processo che necessita di trasferimenti di energia a temperatura costante. Nelle Indicazioni Nazionali italiane del 2007, invece, si suggerisce di introdurre la “plausibilità di primi modelli microscopici di trasformazioni fisiche”. La nostra lettura di questa indicazione affianca al termine “trasformazione” quello di “processo”, e benché non sviluppi esplicitamente la trasformazione microscopica della materia nei passaggi di stato, stabilisce delle basi sulle quali sarà possibile comprenderne i meccanismi. La validità interna della sequenza di insegnamento/apprendimento proposta nel presente lavoro è supportata dai risultati ottenuti nelle classi e discussi nel capitolo precedente. Gli alunni hanno tratto vantaggio dall’introduzione del modello microscopico, il cui uso ha permesso loro di acquisire una chiave interpretativa dei fenomeni del riscaldamento. Quando, alla fine del percorso, è stato chiesto agli alunni di interpretare fenomeni di vita quotidiana nei quali si percepisce un riscaldamento, hanno utilizzato il modello microscopico, seppur con modalità interpretative differenti ed inferendo a volte dal macro al micro ed a volte dal micro al macro. La partecipazione degli alunni alle attività è stata costante, la scelta di proporre sessioni di laboratorio e la possibilità di dedicare molto tempo alla discussione delle osservazioni ha permesso di costruire i significati scientifici attraverso il confronto e la contrattazione. Il grado di soddisfazione dei ragazzi coinvolti è alto, con il conseguente innalzamento dell’interesse verso le attività di tipo scientifico. Anche ragazzi che venivano presentati dagli insegnanti curriculari come poco partecipativi hanno trovato nella metodologia proposta gli stimoli e gli spazi per superare la propria timidezza. La validità esterna della sequenza può essere discussa in termini di generalizzabilità delle scelte strategico/metodologiche effettuate nella progettazione del percorso e dell’usabilità dello stesso come ambiente di apprendimento. A nostro avviso la struttura della sequenza, che sfrutta l’osservazione fenomenologica di fenomeni del quotidiano, la realizzazione di osservazioni e di esperimenti quantitativi in classe (con strumenti tradizionali e on-line), l’utilizzo di ambienti di simulazione per la visualizzazione a livello microscopico, può essere generalizzata ed usata anche per costruire significati di altri nodi concettuali che coinvolgono un passaggio interpretativo dal macro al micro, quali ad esempio la corrente elettrica, la propagazione delle onde meccaniche, la pressione nei liquidi,… 185 Conclusioni L’usabilità in contesti autentici senza la presenza di uno specialista della disciplina, è legata alle competenze professionali degli insegnanti curriculari. Un insegnante che non ha familiarità con gli strumenti informatici difficilmente programmerà un percorso di questo tipo, ma sapere che percorsi di questo tipo sono già stati realizzati può essere da stimolo. Presentare il percorso come buona pratica può rappresentare una tipologia di formazione in servizio. A questo scopo sono state sviluppate le schede docenti che possono accompagnare la sequenza per renderla fruibile. La ricerca lascia aperti alcuni quesiti, la risposta ai quali necessita di un approfondimento. Il primo spunto per l’ulteriore ricerca è il confronto fra due diversi approcci alla comprensione della fenomenologia della vita quotidiana: l’approccio didattico classico ed un approccio innovativo. Nell’approccio classico si sviluppa un’analisi macroscopica e manipolativa della materia a partire dagli oggetti, per passare ai materiali ed alle caratteristiche misurabili della materia (peso, volume,…) e dei materiali (caratteristiche elastiche, densità,…), mentre in un approccio innovativo si introduce l’analisi a livello microscopico della materia, consolidando la comprensione macroscopica della materia (ad esempio la natura “materiale” dei gas) e fornendo una base per sviluppare la comprensione di fenomeni (ad esempio i passaggi di stato o la dilatazione termica). E’ necessario confermare attraverso un confronto la realizzabilità del secondo approccio alla fine della scuola primaria e nella scuola media inferiore e resta aperta la questione della possibilità di anticiparlo anche a livelli inferiori. Resta aperta e necessita di una ulteriore ricerca, la questione riguardante l’usabilità dell’approccio proposto in un contesto classe reale gestito interamente da insegnanti curriculari. Tale ricerca si può sviluppare sia in ambito di formazione universitaria dei futuri insegnanti che in una logica di formazione di insegnanti in servizio. 186 APPENDICI Appendici Gentili Genitori, con la presente Vi informiamo che la classe di cui fa parte Vostro figlio è stata scelta per rappresentare la Scuola in un progetto riguardante l’innovazione nella didattica delle scienze presentato e condotto dalla dott.ssa Lucia Lupo nell’ambito della sua ricerca presso l’Università di Palermo. La sperimentazione si svolgerà durante le ore di scienze alla presenza dell’insegnante curriculare e dell’insegnante ricercatrice. Poiché la documentazione a fini di ricerca scientifica dell’attività ne prevede la registrazione audio/video/foto vi invitiamo ad autorizzare la ricercatrice per la raccolta di tali dati, che verranno utilizzati nel pieno rispetto della privacy di ogni alunno, (non verranno rese pubbliche immagini dei ragazzi o dati che ne permettano l’identificazione). Ringraziandovi della disponibilità, Cordialmente AUTORIZZAZIONE E LIBERATORIA PER L’ATTIVITA’ DI SCIENZE Io sottoscritto/a ………………………………………………………………… in qualità di genitore del minore……………………………………………………….. nato a ……………………………. il……………………………….. autorizzo in base alla L. 675/97 mio/a figlio/a a partecipare all’attività didattica “Il caldo, il freddo e la materia” (che si svolgerà nel periodo 15 novembre 2007-15 dicembre 2007 per la durata complessiva di 10 ore), in presenza dell’insegnante ricercatore ed acconsento a che le immagini, le registrazioni ed il materiale cartaceo prodotto durante le attività vengano utilizzate per la documentazione del percorso ai soli fini di ricerca scientifica. Data……………………… 188 Firma…………………… Appendici Nome del navigatore……………………………. di anni…………….. Immagina di poter diventare talmente piccolo da viaggiare dentro le cose. Immagina ad esempio, di essere dentro un pezzo di ferro… cosa vedi intorno a te? Racconta e disegna quello che vedi … Adesso immagina di entrare dentro un bicchiere d’acqua… cosa vedi intorno a te? Il mondo è diverso rispetto a quando eri nel pezzo di ferro? Mentre sei dentro il bicchiere d’acqua, qualcuno lo prende e lo mette in frigo. Vedi dei cambiamenti? 189 Appendici Il percorso didattico Attività 1 Nodi concettuali: Concetto di temperatura Concezioni spontanee Gli oggetti che si trovano in una stanza sono caldi o freddi, quindi non si trovano tutti alla stessa temperatura, perché hanno la proprietà di essere caldi o freddi per natura; alcuni possono riscaldarsi, altri no. La temperatura è una grandezza che dipende dalla quantità di materia, quando si divide in quantità minori la temperatura si divide, quando si uniscono quantità di materia la temperatura si somma. Obiettivi di apprendimento ∼ Sviluppa la sua capacità di osservazione e descrizione, ∼ Distingue le grandezze fisiche dalle proprietà che non lo sono, ∼ Misura temperature, ∼ Distingue la materia per stato di aggregazione attraverso la descrizione macroscopica delle proprietà. Attività 2 Nodi concettuali: dipendenza del riscaldamento da massa e sostanza Sviluppo dell’attività 1. Osservazione di oggetti e distinzione in solido/liquido/ gas dei materiali che li compongono 2. Classificazione di oggetti ‘caldi’ e ‘freddi’ 3. Misura della temperatura con termometri tradizionali ed in linea con l’elaboratore Concezioni spontanee La temperatura di un corpo può cambiare solo se il corpo lo può fare. L’acqua si può riscaldare, ma fino ad un certo punto. Materiali diversi si riscaldano in modo diverso. Il calore è qualcosa che hanno le cose calde, che si può propagare nella materia. La temperatura è il grado di calore contenuto in un corpo Obiettivi di apprendimento ∼ Misura variazioni di temperatura, anche attraverso l’uso di grafici T vs t ∼ Controlla le variabili in gioco, ∼ Interpreta i grafici del riscaldamento, ∼ Mette in relazione causa-effetto il trasferimento di energia e l’aumento di temperatura (nel contatto con corpi a temperatura maggiore, nello sfregamento di superfici, nell’illuminazione). Attività 3 Nodi concettuali: modellizzazione microscopica della materia ∼ ∼ ∼ ∼ Concezioni spontanee La materia è fatta da piccoli granellini, come la sabbia. Nei solidi le particelle sono ferme e attaccate. Fra le molecole dell’acqua c’è acqua. Quando si riscalda una sostanza le sue particelle diventano più grandi. Nei liquidi le particelle sono molto più lontane che nei solidi. Obiettivi di apprendimento Sviluppa la conoscenza delle dimensioni spaziali dal macroscopico al microscopico Costruisce un modello microscopico degli stati di aggregazione. Lega l’agitazione molecolare alla temperatura Attività 4 Nodi concettuali: modello interpretativo del fenomeno del riscaldamento al livello microscopico. 190 Concezioni scientifiche Il calore si manifesta quando due corpi a temperatura diversa vengono posti a contatto. Il riscaldamento di una sostanza dipende dalla sostanza e dalla massa. Sviluppo dell’attività 1. i tre modi di scaldare 2. il riscaldatore dell’acquario 3. riscaldare masse diverse 4. riscaldare sostanze diverse Concezioni scientifiche La materia è formata da particelle microscopiche in continuo movimento, fra di esse vi è il vuoto. Nel riscaldamento e nel cambiamento di fase le particelle restano delle stesse dimensioni, ciò che cambia è il modo in cui sono legate. Nei liquidi e nei solidi le distanze fra le particelle sono confrontabili. Sviluppo dell’attività 1. la diffusione dell’inchiostro 2. potenze di dieci 3. la materia dentro: solidi liquidi e gas 4. le molecole si muovono 5. l’energia interna Concezioni spontanee Il calore è qualcosa, tipo il fumo, contenuto nei corpi e i corpi più caldi lo passano a quelli più freddi. Obiettivi di apprendimento ∼ Riflette su situazioni fenomenologiche interpretandole con il modello microscopico. Concezioni scientifiche La temperatura è una variabile intensiva che caratterizza lo stato di un corpo. Concezioni scientifiche L’energia interna di un sistema può cambiare se questo scambia con l’ambiente energia, che a livello microscopico è energia di movimento. Sviluppo dell’attività 1. i diversi modi di scaldare dal punto di vista microscopico 2. il calore è energia in movimento 3. il lavoro ‘sposta’ l’energia 4. la luce ‘trasporta’ l’energia 5. problemi da risolvere (diffusione, dilatazione, ebollizione,…) Appendici 191 Appendici PORTFOLIO (schede per lo studente) 192 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 1 <<Gli occhi del fisico>> In questa attività impareremo ad osservare il mondo che ci circonda con gli strumenti della fisica. Osserva gli oggetti che sono posti sul tavolo, puoi raggrupparli secondo delle caratteristiche comuni? La materia si può trovare nello stato solido, liquido o gassoso. Come distingui lo stato in cui la materia si trova? Completa la tabella con esempi tratti dalla vita quotidiana Solidi Liquidi Gas Gli oggetti che vedi sul tavolo sono caldi o freddi? Completa la tabella: Oggetto Prevedo Esploro Misuro 1 2 3 Confronta la tua previsione con la misura ed i risultati con quelli dei compagni. 193 Appendici Diario di Bordo Nome……………………………………………………….. data…………………….. Attività 1 <<Gli occhi del fisico>> In questa attività abbiamo imparato ad osservare il mondo che ci circonda misurando le grandezze fisiche massa, volume, temperatura, tempo. Secondo te si può misurare la temperatura usando il senso del tatto? SI NO Spiega perché……………………………………………………………………………………………………………………………. ……………………………………………………………………………………………………………………………………………..……… Immagina di scaldare un bicchiere d’acqua, quali azioni compi?......................................... ……………………………………………………………………………………………………………………………………………..……… Come ti accorgi se l’acqua si è scaldata?.................................................................................... ……………………………………………………………………………………………………………………………………………..……… Immagina di avere scaldato 1 litro d’acqua. Il termometro segna 40 °C. Immagina di travasare l’acqua versandola in due contenitori. Quale sarà la temperatura segnata dal termometro nei due contenitori? Colora il termometro e indica la temperatura: Prima 1000 ml Dopo - primo caso: 800 ml + 200 ml Dopo - secondo caso 500 ml + 500 ml Spiega come hai ragionato per arrivare alla risposta ……………………………………. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………… 194 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 2 <<La temperatura che cambia: modi diversi di scaldare>> 1. Hai le mani fredde cosa fai per scaldare? Indica almeno due modi diversi. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… 2. Il latte con cui fai colazione è freddo, ma il gas è finito! Puoi scaldarlo? In che modo? ………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………… Osservazioni sperimentali sul riscaldamento: annota la strumentazione, la procedura e commenta. Primo modo: ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… Secondo modo: ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… Terzo modo: ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… 195 Appendici Nome………………………………….. data…………………….. Attività 2 << L’esperimento >> Cosa vogliamo misurare ………………………………………………………………………………………… Materiale Cosa utilizziamo …………………………………………….. …………………………………………….. ……………………………………………. ……………………………………………. ……………………………………………. Come lo utilizziamo …………………………………………….. …………………………………………….. ……………………………………………. ……………………………………………. ……………………………………………. disegno dell'apparato sperimentale Cosa ci aspettiamo: disegna il grafico come te lo aspetti Cosa succede: disegna il grafico come è sul computer Temperatura Temperatura tempo tempo 3. cosa c’è in ascissa (asse orizzontale)?............................................................................... 4. cosa c’è in ordinata (asse verticale)?................................................................................. 5. cosa puoi dire osservando il grafico? ................................................................................ 6. qual è la temperatura iniziale?.................. e quella finale?................ 7. come descriveresti a parole il grafico ottenuto? ............................................................................................................................................................ 8. che energia è stata utilizzata? ............................................................................................................................................................ 196 Appendici − Da dove proviene? ................................................................................................................. − Dove se ne è andata? ................................................................................................................. 9. La cose si riscaldano di più o di meno, da cosa pensi che dipenda? ........................................................................................................................... 10. come organizzeresti degli esperimenti per capire da cosa dipende il maggiore o minore riscaldamento delle cose? ........................................................................................................................... ........................................................................................................................... 11. se prendiamo l’acqua che abbiamo riscaldato e la dividiamo in due bicchieri, quale pensi che sarà la temperatura che misuriamo? ............................................................................................................. Perché? 197 Appendici Attività 2 << Riscaldare materiali e masse diverse>> In questa attività utilizzeremo i seguenti gruppi di dati sperimentali che sono stati raccolti con la stessa strumentazione variando la massa ed il materiale da riscaldare. GRUPPO 1: GRUPPO 2: GRUPPO 3: GRUPPO 4: GRUPPO 5: materiale=acqua massa=400g materiale=acqua massa=300g materiale=acqua massa=200g materiale=alcool massa=300g materiale=olio massa=300g tempo Temperatura (s) (°C) tempoTemperatura (s) (°C) tempo Temperatura (s) (°C) 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 25,0 25,4 25,8 26,2 26,7 27,1 27,5 27,9 28,4 28,8 29,2 tempo Temperatura (s) (°C) 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 25,0 25,5 26,0 26,4 27,0 27,5 28,0 28,5 29,0 29,5 30,0 tempo Temperatura (s) (°C) 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 25,0 25,6 26,3 27,0 27,7 28,5 29,1 29,6 30,3 31,0 31,7 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 25,0 26,0 27,0 28,1 29,0 30,1 30,7 31,8 32,8 33,6 34,9 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 L’insegnante ti assegnerà un gruppo di dati, ed i tuoi compiti sono: - costruire un grafico su carta millimetrata - trascrivere i dati nella tabella seguente e completarla calcolando in ogni rigo: - quanto è aumentata la temperatura rispetto a quella iniziale - l’aumento di temperatura diviso il tempo che è passato. Materiale……………………. tempo Temperatura (secondi) 0 30 60 90 120 150 180 210 240 270 300 (gradi °C) 25,0 massa=……………….g aumento di Temperatura aumento di Temperatura DIVISO tempo (gradi °C) ------ (°C/s) ----- Noti qualche regolarità nei numeri ottenuti? ……………………………………………….……………………………… I tuoi compagni hanno ottenuti risultati simili?.............................................................................. 198 25,0 26,5 28,0 29,4 31,0 32,5 33,9 35,2 36,8 38,2 40,0 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 2 <<La temperatura che cambia: le cose si scaldano in maniera diversa>> Formate dei gruppi con dei compagni in maniera tale che in ogni gruppo ci siano i grafici di: 200 g acqua, 300 g acqua, 400 g acqua, 300 g alcool, 300 g olio. Ricordate che i dati rappresentati sono stati ottenuti con un procedimento uguale a quello usato in classe. 12. Mettete vicini i grafici relativi all’acqua e confrontateli. Nell’analisi può esservi d’aiuto completare la tabella. Acqua Massa 200 g 300 g 400 g Aumento di temperatura Aumento di T : tempo Cosa osservate?………………………………………………………………………….. ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 13. Mettete vicini i grafici relativi ai 300 g di acqua, alcool e olio e confrontateli. Massa=300g Acqua Alcool Olio Aumento di temperatura Aumento di T : tempo Cosa osservate?……………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 14. secondo voi c’è una relazione fra la retta rappresentata nel grafico e il numero “Aumento di T : tempo”? se si dite quale ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 15. basandovi sull’analisi precedente completate le frasi: a. 400 g di acqua si riscaldano………………………………. di 200 g di acqua b. in una massa maggiore si ha………………………………………………….. c. 300 g di olio ……………………………………………...di 300 g di acqua d. materiali diversi si riscaldano…………………………………………………….. 16. Concludendo, da cosa dipende secondo te il maggiore o minore riscaldamento dei materiali? ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 199 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 3 <<Guardare dentro la materia: un viaggio fino alle molecole>> 1. Solido Come si possono pensare solidi liquidi e gas a livello molecolare? Disegna i modelli che ti sono stati presentati e descrivili. Liquido Gas 2. cosa c’è fra le molecole? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 3. mescola 100 ml di acqua e 100 ml di alcool, che volume pensi di ottenere? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 4. la tua previsione è stata verificata? Perché? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 5. Se si rompe una boccetta di profumo si sente un buon odore in tutta la stanza, perché? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 6. Prendi due bicchieri e riempili uno di acqua fredda, l’altro di acqua calda. Immagina di mettere in ognuno dei due una goccia di inchiostro e non mescolare. Pensi che l’inchiostro si comporterà nello stesso modo nei due bicchieri? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 7. Verifica, confronta e commenta. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 200 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 4 <<Energia in movimento>> Naviga nel sito http://www.uop-perg.unipa.it/master_sito/lucilupo/ Alla fine rispondi alle domande. 1. cosa succede alle molecole dell’acqua quando viene riscaldata con un riscaldatore elettrico? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… l’energia elettrica si trasforma in …………………………… 2. cosa succede alle molecole di una gomma per cancellare quando questa viene usata? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… l’energia di movimento della gomma si trasforma in……………… 3. cosa succede alle molecole dell’aria quando sorge il sole? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… l‘energia che viaggia con la luce si trasforma in……………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 201 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 4 << QUALCHE PROBLEMA DA RISOLVERE>> 4. Quando riscaldiamo un oggetto di ferro possiamo osservare che il suo volume aumenta, spiega in termini microscopici perché pensi che ciò avvenga: …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 5. Se somministriamo calore per molto tempo ad un campione d’acqua quando raggiungiamo 100°C il termometro misurerà un valore costante e vediamo che l’acqua bolle (si trasforma in vapore), dove pensi che sia finita l’energia termica che forniamo? A cosa è servita? ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 6. Il grafico in figura riporta la retta di riscaldamento ottenuta fornendo energia termica ad 1kg di acqua. L’energia (calore) che il riscaldatore trasferisce all’acqua è indicata con Q e sono necessari 4180 Joule per innalzare la temperatura dell’acqua di 1°C, cioè l’acqua ha un calore specifico pari a 4180J/kg °C. Se forniamo la stessa quantità di calore ad 1 kg di glicerolo, il cui calore specifico è 2390 J/kg °C (poco più della metà di quello dell’acqua)… ∼ otterremo un riscaldamento maggiore o minore di quello dell’acqua? ∼ Aggiungi al grafico la retta di riscaldamento che pensi di ottenere ∼ Quando il glicerolo o l’acqua si riscaldano, che tipo di energia viene trasferita a livello microscopico? 202 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. Attività 4 << QUALCHE PROBLEMA DA RISOLVERE>> Il grafico riportato in questa scheda è stato ottenuto riscaldando 100 g d’acqua su un fornello elettrico. Cosa puoi dire osservando il grafico?...................................................................................... …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… A cosa pensi sia servita l’energia fornita all’acqua a partire dal 5° minuto in poi?................. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… Cosa sarebbe successo se invece di avere 100g d’acqua ne avessimo avuti 300? Traccia il grafico che ti aspetti, non dimenticare le unità di misura. 203 Appendici Diario di Bordo Nome………………………………….. data…………………….. 1. Attività 4 << QUALCHE PROBLEMA DA RISOLVERE>> la figura mostra un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente. Disegna le molecole come te le immagini, se pensi che si muovano disegna delle freccette per far vedere dove vanno. 2. il rettangolo rappresenta un blocchetto di ferro molto caldo che è stato immerso nel bicchiere d’acqua. • Cosa ti aspetti che succeda? ………………………………………………………………….................................................................................... ………………………………………………………………….................................................................................... • Come sarà la temperatura dell’acqua dopo qualche minuto? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • Cosa succede alle molecole dell’acqua? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • Cosa succede alle molecole del ferro? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • 204 Disegna… prima e …poi Appendici 3. Nei due bicchieri c’è un quantità diversa d’acqua. Se li posiamo su un fornello, quale si riscalda prima? Perché? …………………………………………………………………………………………………………………………………………............................. …………………………………………………………………………………………………………………………………………............................. disegna… 4. Spiega perché una siringa chiusa con un tappo e piena di cera non si può comprimere, mentre una siringa vuota sì. siringa vuota siringa piena di cera …………………………………………………………………………………………………………………………………………............................. …………………………………………………………………………………………………………………………………………............................. …………………………………………………………………………………………………………………………………………............................. …………………………………………………………………………………………………………………………………………............................. 5. Spiega (e disegna) cosa succede quando un termoscopio ad acqua viene immerso prima in un bicchiere di acqua e ghiaccio e poi in un bicchiere di acqua bollente …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 205 Appendici 6. Il grafico mostra il riscaldamento di 100 g di alcool: • Quali informazioni puoi ottenere da esso? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • Cosa succede nei primi 4 minuti? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… Cosa succede a livello microscopico qualche secondo dopo (dal punto segnato dalla A)? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • A cosa serva l’energia che il fornello fornisce da A in poi? …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… • 206 Appendici GRIGLIE DI DOMANDE (FOCUS GROUP) 207 Appendici GRIGLIA FOCUS GROUP 1 1. Secondo te si può misurare la temperatura usando il senso del tatto? 2. Se scaldi 1 litro d’acqua e poi la versi in due contenitori, quale temperatura misurerai? 3. Per scaldare 1 litro d’acqua ci vuole lo stesso tempo che per scaldare 2 litri d’acqua? Perché? 4. Cosa succede all’acqua quando questa viene riscaldata? 5. Secondo te i termini calore e temperatura significano la stessa cosa? Spiega 6. Perchè l’inchiostro si diffonde più velocemente nell’acqua calda? 7. Le palline rappresentano le molecole dell’acqua. Cosa c’è fra di esse? 208 Appendici GRIGLIA FOCUS GROUP 2 Abbiamo visto che la temperatura non si può misurare con il tatto 1. da cosa pensi che dipenda? 2. come risolviamo il problema? 3. secondo te come funziona un termometro? a. Quando un termometro misura la temperatura di un corpo ci mette un certo tempo, perché? b. È corretto dire che un termometro si riscalda/raffredda? Abbiamo visto le simulazioni della materia. 4. come ti immaginavi le molecole nel liquido o nel solido prima di questa esperienza? 5. è cambiato il tuo modo di pensare a come è fatta la materia microscopicamente? 6. se si come? 7. c’è una relazione fra come le molecole si muovono e la temperatura a cui si trovano? Energia cinetica 8. il movimento è una forma di energia? 9. quali altre forme di energia conosci? 10. che tipo di energia pensi che sia legata alla temperatura? 11. come mettiamo insieme l’energia di movimento e quella legata alla temperatura? La materia possiede un patrimonio di energia: Energia interna 12. possiamo definire una grandezza che renda conto di quanto un corpo è caldo a livello microscopico? 13. la possiamo misurare? Misurare l’energia interna o misurare come varia? 14. come possiamo misurare l’energia termica? 15. quale parte dell’energia termica possiamo misurare? (Æ quella che si trasferisce, cioè il calore) Aumentare la temperatura significa aumentare l’energia interna. Come si fa? 16. quali sono i modi che conosci per aumentare la temperatura di un corpo? a. Cosa hanno in comune il percuotere/sfregare e il mettere a contatto due corpi a T diversa? (Æ aumenta la T) b. Qual è il meccanismo che ti permette di comprendere lo stesso effetto per due cause (microscopicamente) diverse? c. Come progetteresti un esperimento per provare questa tua idea? Secondo questo modello (microscopico) come pensi che si spieghi che 17. masse maggiori hanno bisogno di più tempo 18. materiali diversi si riscaldano in tempi diversi 19. cosa succede microscopicamente quando si ha la dilatazione termica? 20. quando mettiamo a contatto un corpo freddo ed uno caldo, cosa succede a. alla temperatura b. alle molecole c. all’energia totale del sistema Caso reale. Un ragazzo sulla bici deve frenare. Osserva che • i freni si surriscaldano • se mette i piedi per terra sente le suole riscaldarsi. • Cosa è successo? troviamo una spiegazione dal macro al micro? 209 Appendici SCHEDE GUIDA PER LE ATTIVITA’ (docente) 210 Appendici L’OSSERVAZIONE DI LOCKE Il tatto inganna nella stima della temperatura Parole chiave: Caldo, freddo, tiepido Saper fare Gli studenti sviluppano la capacità di descrizione Sapere. La stima della temperatura con il tatto non è sempre affidabile Osservazione: gli studenti toccano le bacinelle d’acqua e interpretano la sensazione tattile Comunicazione: gli studenti descrivono le loro sensazioni con il linguaggio della vita quotidiana Introduzione Come possiamo fare a sapere se l’acqua è calda o fredda? Procedimento 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. predisporre tre bacinelle contenenti acqua fredda (usare l’acqua prelevata da una bacinella contenente acqua e ghiaccio), a temperatura ambiente e calda (non più di 45°C) posizionare le bacinelle mettendo quella con acqua tiepida a centro chiedere ad un alunno di immergere le mani contemporaneamente nelle due bacinelle laterali contare fino a dieci chiedere all’alunno di descrivere a parole “com’è l’acqua” l chiedere all’alunno di immergere la mano destra nella bacinella centrale e chiedere “com’è l’acqua” chiedere all’alunno di immergere la mano sinistra nella bacinella centrale e chiedere “com’è l’acqua” far ripetere l’osservazione ad altri alunni Spiegazione Nelle bacinelle contenenti acqua dal bagno acqua-ghiaccio e l’acqua riscaldata si ha la sensazione di “freddo” e “caldo”. Immergendo la mano nella bacinella centrale, a temperatura ambiente, si avrà la sensazione di caldo, nella mano che era stata immersa nell’acqua fredda e di freddo nella mano che era stata immersa nell’acqua calda. La sensazione termica è legata alla temperatura corporea: normalmente temperature minori di 34°C sono percepite chiaramente come “freddo”, temperature maggiori di 40°C come “caldo”. La sensazione è mediata da un certo numero di differenti recettori neuronali (termocettori e nocicettori): alcuni dedicati alla individuazione di temperature minori della temperatura corporea (termocettori del freddo, si attivano da 1°C fino a 35 °C), altri a quelle maggiori (termocettori del caldo, sensibili fino a temperature di 40-45 °C). Al di sotto di temperature di 15°C e al di sopra di temperature di 43°C non si attivano i termocettori, ma i nocicettori che in entrambi i casi trasmettono la sensazione di bruciore. La sensazione di caldo o freddo che si percepisce dipende però anche dalla temperatura a cui la mano si trova. La mano che viene immersa nel bagno freddo invierà al cervello un segnale di freddo, perché la sua temperatura comincerà ad abbassarsi e si ha un flusso di energia dalla mano verso il bagno. Viceversa la mano immersa nel bagno caldo si riscalderà, inviando al cervello l’informazione di “caldo”. Quando le mani vengono immerse la seconda volta, nell’acqua a temperatura ambiente, la prima avrà una temperatura più bassa e si riscalderà (sensazione di caldo), mentre l’altra avrà una temperatura più alta e si raffredderà (sensazione di freddo). La modulazione della sensazione di caldo o freddo dipende anche dalla velocità del flusso del calore, che dipende dalla differenza di temperatura e dalla conducibilità termica del materiale che viene toccato. Maggiori differenze determinano una maggiore velocità, quindi più/meno caldo/freddo. Mentre se tocchiamo materiali diversi tutti alla stessa temperatura avremo sensazioni diverse a seconda che questi siano buoni o cattivi conduttori del calore: se tocchiamo un pezzo di legno ed un pezzo di metallo a temperatura ambiente avremo per il legno, buon isolante termico, una sensazione di caldo (si ha un trasferimento di energia molto lento), mentre toccando il metallo, buon conduttore del calore, avremo la sensazione di freddo (la nostra mano cede energia velocemente). Tutte queste considerazioni permettono di interpretare il perché della diversa sensazione nella bacinella centrale sia da parte della stessa persona che da parte di persone diverse. 211 Appendici IL LABORATORIO ON-LINE Con il termine “on-line” o “real-time” in laboratorio di scienze si intende l’uso di strumentazione di misura che viene collegata ad un computer (CBL, computer based laboratory)86. La strumentazione acquisisce dati sperimentali che vengono gestiti attraverso un software (“interfaccia software”). La trasformazione della grandezza fisica che si vuole misurare in dati digitali avviene attraverso l’uso di trasduttori (“interfacce hardware”). La strumentazione on-line di prima generazione, per funzionare, doveva essere collegata ad una personal computer (PC) dotato di un trasduttore che era una scheda interna dedicata allo scopo. Le generazioni successive, invece, funzionano collegate ad una qualsiasi PC dotato di un sistema operativo del tipo Windows XP. L’interfaccia hardware può essere sia un “trasduttore” che permette di collegare più strumenti contemporaneamente, che un computer palmare che può funzionare autonomamente o come interfaccia, o un piccolo trasduttore che serve a collegare un solo strumento. Esistono anche dei sensori che funzionano senza “trasduttore” esterno, collegandosi direttamente al PC tramite una porta USB. Il software di gestione cambia a seconda del tipo di interfaccia, ma di solito tutti i software della stessa casa produttrice sono compatibili, ovvero i dati acquisiti con un sistema possono essere gestiti con qualsiasi software. Configurazioni possibili nei sistemi Vernier COMPUTER Interfaccia grafica: - Lab-pro emulator - Logger lite - Logger Pro 86 TRASDUTTORE Interfaccia hardware: - Lab-Pro - Lab-Quest - Go-link SENSORE Interfaccia con il fenomeno: - motion detector - Hand Dynamometer - Temperature probe Diverse case produttrici hanno messo in commercio sistemi di questo tipo, la Vernier è una di queste (www.vernier.com ). 212 Appendici L’ESPERIMENTO “RISCALDARE I LIQUIDI” ______________________________________________________________________ Un riscaldatore da acquario ci permette di capire quanto si riscaldano alcuni liquidi Parole chiave: Caldo, freddo, tiepido Saper fare: Gli studenti sviluppano la capacità di misura, e di lettura di un grafico Sapere: I liquidi si riscaldano di più o di meno, masse maggiori si riscaldano di meno Osservazione: il grafico che si ottiene è una retta. Misura: Per materiali e masse diversi si ottengono rette con pendenza diversa. Comunicazione: Gli studenti descrivono e confrontano i grafici Introduzione Le cose si riscaldano di più o di meno, da cosa pensi che dipenda? Procedimento 1. 2. 3. predisporre: un thermos che possa contenere fino a 400 ml di liquido, un riscaldatore da acquario da 25 W, un sensore di temperatura ed il relativo software di acquisizione dati, 400 g di acqua, 300 d olio e 300 di alcool. inserire il campione di materiale nel thermos, inserire il riscaldatore e isolarlo termicamente dall’esterno accendere il riscaldatore ed aspettare un paio di minuti, quindi iniziare l’acquisizione dei dati. Spiegazione L’energia immessa nel sistema liquido-thermos dal riscaldatore è la stessa a parità di tempo. Se il riscaldatore eroga una potenza di 25 Watt, funzionando per 300 secondi immetterà nel sistema un'energia pari a 7500 Joule (il Joule è l'unità di misura dell'energia). L’energia erogata dal riscaldatore viene immessa nel sistema sotto forma di calore (Q=potenza x tempo).I dati sperimentali mostrano che la temperatura aumenta nel tempo con una legge che è rappresentata da una retta, usando lo stesso apparato per riscaldare i tre materiali si ottengono rette con pendenze diverse. Nello stesso tempo avremo un riscaldamento maggiore rispettivamente per olio, alcool, acqua. Il riscaldamento viene misurato dalla differenza di temperatura: T-Ti, dove T è la temperatura dopo un certo tempo, Ti è quella iniziale. Quando la pendenza della retta è maggiore, il numero (T-Ti)/tempo è più grande. Il numero (T-Ti)/tempo rappresenta di quanti gradi si riscalda il materiale in un secondo e dipende sia dalla massa che dalla sostanza. A parità di massa (300 g) acqua, alcool ed olio si riscaldano di rispettivamente di circa 0,02 °C/s, 0,03 °C/s, 0,04 °C/s. Ciò avviene perché essi hanno calori specifici differenti (calore specifico dell’ Acqua=4180 J/kg °C, calore specifico dell’ Alcool= 2428 J/kg °C, calore specifico dell’Olio=1850 J/kg °C), si riscalda di più la sostanza che ha un calore specifico minore. La pendenza della retta è legata alla potenza del riscaldatore ed al calore specifico della sostanza. Q = cm (T − Tiniziale ) Æ T − Ti Potenza = tempo cm 213 Appendici L’OSSERVAZIONE: MOLECOLE IN MOTO87 La temperatura influenza la velocità delle molecole nei liquidi e nei gas. Parole chiave: Diffusione, Energia, Materia, Molecole Saper fare Abilità necessarie per l’indagine scientifica: gli studenti sviluppano descrizioni, spiegazioni, predizioni, e modellizzano usando le evidenze dell’indagine. Sapere Proprietà e cambiamenti della materia: una caratteristica dei liquidi e gas è che le particelle non hanno una struttura regolare e rigida. Osservazione: gli studenti osservano il turbinio dell’inchiostro nell’acqua e la diffusione del profumo in una stanza Comunicazione: gli studenti descrivono le loro osservazioni Introduzione Cosa succede se metto una goccia di inchiostro in acqua? Succede sempre allo stesso modo? Come potremmo fare per rendere più veloce questo fenomeno? Procedimento Parte A: diffusione del liquido 1. 2. 3. 4. 5. Aggiungere una goccia di colorante in ciascuno dei due bicchieri che contengono acqua alla stessa temperatura . Usare un cucchiaio per mescolare il contenuto di un bicchiere ma non l’altro. Discutere il risultato. Mostrare i bicchieri di acqua calda e fredda e chiedere di prevedere cosa succederà. Aggiungere una goccia. Non muovere i bicchieri. Osservare le aree di colore in ciascun bicchiere e chiedere di descrivere cosa accade. Usare diverse temperature e misurare il tempo richiesto per la diffusione completa. Parte B: modellizzazione 1. 2. Ripetere l’osservazione usando la simulazione Formulare una legge generale riguardante la velocità di movimento rispetto alla temperatura Spiegazione Le particelle del liquido e del gas sono in moto costante . Le molecole nell’acqua calda hanno un’energia maggiore. L’energia maggiore fa sì che le molecole nell’acqua calda si muovano con una velocità maggiore. Benché il movimento delle molecole non sia visibile, possiamo osservarne l’effetto. Nell’attività, il colorante è aggiunto sia all’acqua calda che all’acqua fredda. Sebbene non venga mescolato, il colorante si sparge in tutta l’acqua. Questo tipo di movimento è chiamato diffusione. Le molecole colorate diffondono più rapidamente nell’acqua calda perché le molecole in quel caso si muovono più velocemente. 87 Sarquis, J., Hogue, L., SArquis, M., Woodward, L., Investigatine Solids, liquids, and gases with TOYS. 1997 by by Terrific Science Press. McGraw-Hill 214 Appendici L’AMBIENTE MOLECULAR WORKBENCH Molecular Workbench (MW)88 è un ambiente di modellizzazione nel quale è possibile riprodurre fenomeni su scala atomica. L’ambiente può essere incorporato in piattaforme che possono essere usate direttamente nello sviluppo di attività didattiche. MW è stato sviluppato dal Concord Consortium, è un’applicazione Java che gira sui comuni sistemi operativi, on-line con il server del Concord Consortium o in locale se si scarica l’applicazione sul proprio computer. MW è un ambiente di dinamica molecolare basato sulla meccanica classica, l’algoritmo di simulazione calcola il moto di ciascun atomo sottoposto a forze in base alle leggi di Newton ed a forze di tipo elettrostatico. Dopo poche iterazioni lo schermo si aggiorna creando l’immagine animata del moto degli atomi. Il modello di MW (Pallant, Tinker, 2004) è basato sulle interazioni atomiche, implementate seguendo poche regole, e permette di mostrare i comportamenti emergenti che riproducono importanti aspetti delle proprietà dei materiali, inclusi gli stati di aggregazione della materia: si calcola il moto di un grande numero di atomi, se questi atomi hanno abbastanza energia cinetica, formano un gas, altrimenti condensano in un liquido o solidificano. Le forze di van der Waals, mediante le quali gli atomi interagiscono, vengono approssimate usando il potenziale di Lennard-Jones. Il software calcola il moto di atomi soggetti alle seguenti forze: − Forze di Lennard –Jones, basate su potenziali che hanno un termine attrattivo all’inverso della sesta potenza ed un termine repulsivo all’inverso della dodicesima potenza. È possibile variare la forza ed il raggio della parte attrattiva. − Legami chimici approssimati da forze armoniche modificabili sia nella direzione radiale che angolare. − Forze elettrostatiche basate sulla legge di Coulomb che sono usate quando sono presenti ioni polarizzati. La costruzione di simulazioni con MW non è tale da poter essere proposta direttamente agli studenti. Gli autori stessi suggeriscono di contestualizzarle all’interno di ‘supporti pedagogici’ (Tinker 2001 a),all’interno delle quali si possono inserire le simulazioni reperibili nel database dell’applicazione e nei database in rete, nei quali si trovano numerose attività didattiche.89 88 http://workbench.concord.org http://molo.concord.org/database, http://workbenh.concord.org/web_content /sates_of_matter/index.html 89 215 Appendici Considerazioni sul test pilota e modifiche apportate ai materiali didattici La versione pilota del Teaching Experiment ha portato ad una riflessione sulle scelte operate nella progettazione della Teaching Learning Sequence. La successiva revisione e modifica ha riguardato solo alcune scelte sui materiali didattici ed è stata operata sulla base dell’analisi dei dati raccolti. In particolare ci si è basati su una ‘relazione finale’, richiesta agli studenti coinvolti un paio di settimane dopo la fine della sperimentazione, redatta dagli stessi a casa sulla consegna “Descrivi l’esperienza di laboratorio di scienze”. I ragazzi hanno descritto le attività riferendosi a: 1. le caratteristiche macroscopiche della materia (15, 65%) 2. il fatto di aver sperimentato (6, 26%) 3. i modelli in generale (1, 4%) 4. il modello manipolabile della materia (1, 4%) 5. i modi di riscaldare (6, 26%) 6. la sensazione termica nei diversi materiali (0, 0%) 7. la misura della temperatura (12, 52%) 8. l’agitazione termica (6, 26%) 9. il calore (5,22%) funzionamento del riscaldatore (1, 4%) Q proporzionale a m (5, 22%) Q proporzionale a c (2, 8%) 10. l’uso dei grafici on-line (6, 26%) 11. le caratteristiche microscopiche di solidi, liquidi e gas (5, 22%) I modelli concreti/manipolabili Nella versione pilota della sequenza nell’attività 3 venivano presentati dei modelli manipolabili dello stato solido e liquido, ed aeriforme nell’ipotesi che essi potessero permettere agli studenti un approccio concreto alla visualizzazione del modello. Per il modello del liquido vengono utilizzati dei legumi. Il modello funziona per Per il modello di gas vengono visualizzare la utilizzate delle palline di gomma caratteristica che sono libere di muoversi macrosocopica dei all’interno dell’aula e che liquidi di prendere la rimbalzano elasticamente. Il modello di solido (PASCO) è forma del recipiente, formato da sferette di plastica che ma non consente di alcun possono essere legate con molle. visualizzare di legame. Le sferette possono essere tipo appesantite con dei bulloni, e nel Funziona se si vuole kit sono presenti due tipi di molle rendere visibile la non conservazione del volume di elasticità diversa. nel caso della miscela di due liquidi diversi (usando due tipi di legumi differenti). L’analisi di quanto riportato dagli studenti ha portato alla scelta di non riproporre questi artefatti. Per quanto riguarda il modello di solido, infatti, l’artefatto avrebbe dovuto veicolare il modello che vede il solido come un sistema massa/molla, ma ciò si è rivelato poco significativo. Gli studenti hanno solo riprodotto nel diario di bordo l’oggetto loro presentato, solo una ragazza su 23 studenti relazione ne ha riportato nota nella relazione, nominandolo semplicemente come “prototipo”. Intervistata in seguito sul significato dell’oggetto ha detto: Ilenia : ha la funzione di spiegarci come sono sistemate le molecole… nel solido le molecole un po’ si muovono (6’36’’), non come nei liquidi e nei gas… 216 Appendici La ragazza non fa cenno alla presenza delle molle e alla loro funzione. Nel diario di bordo Ilenia disegnava correttamente l’oggetto ma riportava le molle anche nel liquido differenziando i due stati con un’immagine che dal tridimensionale si trasforma in bidimensionale. Della difficoltà ad utilizzare l’artefatto come strumento di modellizzazione si trova conferma nell’analisi dei disegni che alcuni studenti fanno per rappresentare l’oggetto che stanno osservando: disegnano delle sbarrette che tengono unite, fisse, le palline mostrando di non dare alle molle la funzione elastica di attrazione/repulsione. La riflessione che ne è conseguita è che, come messo comunque in conto in fase di progettazione preliminare, un modello statico come quello proposto può anche rivelarsi fuorviante, in esso, infatti è molto difficile rendere la caratteristica principale del modello e cioè il comportamento armonico del moto delle masse. E’ possibile anche che lo studente nella costruzione del suo modello personale usi le molle come un oggetto reale, piuttosto che come la rappresentazione analogica del potenziale di interazione intermolecolare. Anche la mancanza di commenti alla presentazione dell’artefatto ci è sembrata un motivo sufficiente alla rimozione del passaggio. Riportiamo le poche battute che hanno accompagnato la presentazione dell’artefatto − Questo è un cubo R: e cosa rappresenta? − Le palline le molecole − E le molle i legamenti − Qualcosa che li unisce… Il modello di liquido invece, pur nella sua semplicità risulta essere utile alla modellizzazione del vuoto intermolecolare, come dimostra la trascrizione dell’intervista 1 ( Marta, Ylenia, Roberta), durante la quale, discutendo riguardo ai modelli concreti, le ragazze dicono: Marta: guardavamo il volume… Ylenia: con i fagioli e le lenticchie Marta: si mettevano i fagioli e le lenticchie … non lo so dire Ylenia: se aumentavano di volume Marta: prima abbiamo visto acqua e alcool quelli veri, inizialmente non si mischiavano, poi si (intervistatore) il volume totale qual era? Ylenia: cos’erano 100 e 100? Allora doveva venire 200 ma veniva 196 (intervistatore) perché? Ylenia: per capirlo abbiamo usato fagioli e lenticchie, i fagioli sono più grandi e le lenticchie più piccole, (intervistatore) cosa rappresentava un fagiolo? Ylenia: un fagiolo era una molecola d’acqua. (intervistatore) e cosa vedevamo fra i fagioli ? Ylenia: vedevamo… lo spazio fra i fagioli era pieno d’aria… l’alcool occupava lo spazio vuoto lasciato dalle molecole dell’acqua (intervistatore) fra le molecole quindi che cosa c’è? Roberta: fra i fagioli e le lenticchie aria, ma fra le molecole niente 217 Bibliografia BIBLIOGRAFIA − AAAS (American Association for the Advancement of Science) Benchmarks for Science Literacy. New York: Oxford University Press. (1993). − AAAS (American Association for the Advancement of Science) (1989). Science for All Americans. New York: Oxford University Press. http://www.project2061.org − AA VV. (2008). Fuoriclasse Sussidiario vol. Matematica e scienze per la quarta. 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