Istituto MEME: Lo Stalking

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Istituto MEME
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
LO STALKING
Scuola di Specializzazione: Scienze Criminologiche
Relatore: Dr. Giulio Roffi
Contesto di Project Work: Centro Aiuto Donna
Comune di Pistoia
Tesista Specializzando: Ada Maria Nervi
Anno di corso: Secondo
Modena: 16 giugno 2012
Anno Accademico: 2011 - 2012
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Ada Maria Nervi – Scuola Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche (secondo anno) A.A. 2011 - 2012
Sola con i miei pensieri
persa nel labirinto delle mie idee confuse
intenta a fare ordine senza venirne a capo.
Soffiare dolcemente quella fiamma
che debole fa luce dentro di me
con la speranza che possa illuminarmi
di quell'immenso perso che un dì mi apparteneva.
Il mondo fuori fa rumore e sembra non accorgersi di me
che timida mi chiudo in un silenzio
che frena urla d'accuse e di sconforto.
[Annabella Grassia]
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Indice dei Contenuti
Introduzione ......................................................................................................................... 4
Capitolo primo:
Aspetti normativi della nuova disciplina degli atti persecutori
1.1. Premessa …………………........................................................................……..…. 9
1.2. Collocazione della norma nell'impianto codicistico e i beni giuridici protetti dalla
norma ….......................................................................................................................... 10
1.3. Struttura del reato 612-bis c.p. e i suoi elementi costitutivi (la condotta illecita, la
reiterazione della condotta, l'insorgere di un particolare stato d'animo) ….................... 11
1.4. Elemento psichico, Circostanze aggravanti e regime di procedibilità …………....17
1.5. Ammonimento ….................................................................................................... 18
1.6. Rapporti con altri reati …....................................................................................... 19
1.7. Incidente probatorio …........................................................................................... 21
Capitolo secondo:
Conoscere il Fenomeno
2.1. Problematiche e dati epidemiologici …................................................................... 22
2.2. Definizione di Stalking …........................................................................................ 25
2.3. Tipologie di Stalker (il Rifiutato, il Cercatore di intimità, il Corteggiatore inadeguato,
il Predatore e il Rancoroso) ….............................................................................................. 28
2.4. Tabella riassuntiva di tipologie di Stalker …............................................................ 33
2.5. Il Persecutore situazionale ….................................................................................... 34
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Capitolo terzo:
Profili psico-patologici dello stalker
3.1. Premessa ….............................................................................................................. 35
3.2. Erotomania ….......................................................................................................... 36
3.3. Disturbi di Personalità …......................................................................................... 38
3.3.1. Il Disturbo Narcisistico di Personalità …....................................................... 39
3.3.2. Il Disturbo Borderline di Personalità …......................................................... 40
3.3.3. Il Disturbo Antisociale di Personalità …........................................................ 41
3.3.4. Il Disturbo Istrionico di Personalità ….......................................................... 43
3.3.5. La Dipendenza affettiva …............................................................................ 54
Capitolo quarto:
Interpretazione psicodinamica dello Stalking
4.1. La Fantasia del Legame Narcisistico ….................................................................... 48
4.2. La Patologia dell'Attaccamento …............................................................................. 49
4.3. La Sindrome del Molestatore Assillante …............................................................... 53
4.4. La Teoria del Perseguimento degli Obiettivi …......................................................... 54
Capitolo quinto:
La Vittima
5.1. Tipologie di Vittime ….............................................................................................. 57
5.2. Conseguenze dello Stalking sulla Vittima …............................................................. 59
5.3. Prevenzione, sostegno e valutazione del rischio …................................................... 63
Capitolo Sesto: alcuni casi …............................................................................................. 67
Conclusioni …...................................................................................................................... 72
Bibliografia & Sitografia …............................................................................................... 74
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INTRODUZIONE
Lo Stalking costituisce indubbiamente un fenomeno sociale molto rilevante e purtroppo, in
crescente emersione. Ha ricevuto, solo di recente, l'attenzione di ampi e svariati settori di
studio tra i quali la psicologia sociale, clinica e forense, la psichiatria, la giustizia criminale,
le autorità giudiziarie, la sociologia e anche i servizi sociali, gli studi sulla famiglia.
Una categoria di “Stalking” particolarmente diffusa si colloca all'interno di quella vasta area
che è la violenza domestica, definita dall'OMS nel 1966 “ogni forma di violenza fisica,
psicologica o sessuale che riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono
di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all'interno di un nucleo
familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo”.
Questa tipologia di stalking, caratterizzata da comportamenti persecutori molesti, assillanti,
continuativi, volti a controllare e limitare la libertà di una persona nella sfera privata e
talvolta anche in quella pubblica (in prevalenza donna) con cui c'è stata una relazione
affettiva, si verifica, in genere, dopo la conclusione problematica di un rapporto, di
abbandono o di amore respinto.
La violenza contro le donne è diventata ormai un fenomeno globalizzato che riguarda
uomini e donne di tutti gli strati sociali e culturali, coinvolge tutte le culture, le diverse etnie,
i livelli di istruzione, tutte le fasce d'età e si articola e manifesta in vari modi: sessuale,
maltrattamenti, molestie sessuali, sfruttamento della prostituzione, femminicidio 1, ed ora
anche atti persecutori, compiuti sia all'interno della propria abitazione, che in ogni contesto
della vita sociale.
Grazie al movimento femminista degli anni sessanta e settanta, divenuto attore socialmente
1 Femminicidio - È un termine coniato ufficialmente per la prima volta nel 2009, quando il Messico è stato
condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per le 500 donne violentate e uccise dal 1993 nella totale
indifferenza delle autorità di Ciudad Juarez, nello Stato di Chihuahua. C’erano cadaveri straziati buttati nella
monnezza o sciolti nell’acido: secondo alcune denunce si sarebbero macchiati di questi orrori anche uomini delle
forze dell’ordine. Citato in:
http://www.informarexresistere.fr/2012/03/05/lonu-in-italia-ormai-e-femminicidio/#ixzz1sJAwG800
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rilevante in tutto il mondo, le donne hanno iniziato a mobilitarsi contro la violenza di genere
e la violenza domestica, vista come una modalità maschile di affermazione del potere
attraverso il controllo sulla donna. Viene messa in discussione la famiglia patriarcale e il
ruolo dell'uomo nella sua funzione di “marito/padre-padrone”, avente potere decisionale e
autorità su tutti i componenti della famiglia. Non si vuole più accettare alcuna forma di
violenza esercitata fuori o dentro la famiglia e soprattutto considerare il compagno come
colui che deve sottomettere la donna affinché soddisfi in ogni momento le sue esigenze. E'
in questo contesto che si vedono approvati quegli atteggiamenti che, con l'evoluzione della
società, l'emancipazione femminile e l'uguaglianza dei ruoli, verranno poi definiti come
stalking2.
Negli ultimi decenni, accanto ad un’accresciuta consapevolezza della donna come persona
che ha reso socialmente più odiosi comportamenti considerati normali, abbiamo assistito
anche ad una crisi più profonda dell'identità maschile, di fronte alla quale l'uomo, non
potendo più usare i vecchi schemi di riferimento, si è trovato in una situazione di
smarrimento, riversando i suoi effetti (spesso negativi) nell'ambito del rapporto di coppia.
E' proprio dai sentimenti di paura e di forte insicurezza, da cui l'uomo si sente
frequentemente sopraffatto, che può scaturire la violenza e l'aggressività in un tentativo
disperato di avere per sé e nessun altro la propria compagna.
Per molto tempo la violenza verso le donne è stata negata o quantomeno sottaciuta in quanto
tale e considerata in modo differente, in relazione al contesto culturale, sociale e
istituzionale di riferimento. Le norme adottate nei vari paesi contro la violenza alle donne
riflettono proprio i processi sociali e culturali che fanno da sfondo al fenomeno.
Alcune delle principali innovazioni legislative che hanno caratterizzato l'Italia, sono state:
l'abolizione nel 1975 (con l'approvazione del nuovo diritto di famiglia) dell'autorità
maritale, cioè la liceità, da parte del coniuge di fare uso di “mezzi di correzione” e
disciplina nei confronti della propria moglie; la scomparsa dal nostro codice (1981) del
“delitto d'onore”3, che permetteva ai mariti di godere di sensibili sconti di pena nel caso in
2 issuu.com/rivistacriminale/docs/4_2009_stalking
3 Vi sono contesti umani in cui lo stalking sembra sovrapponibile al cosiddetto vecchio “delitto d'onore” in
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cui avessero ucciso la propria moglie per infedeltà. Scompare anche il “matrimonio
riparatore”, che consentiva all'autore del reato di stupro, di estinguere il proprio delitto
qualora avesse contratto matrimonio con la propria vittima.
Nel 2009, è stato introdotto anche nel nostro Paese il reato di Stalking rubricato “atti
persecutori” all'art. 612-bis c.p. Pur con notevole ritardo rispetto agli altri Paesi che vantano
una lunga tradizione di difesa dei diritti della persona, le minacce, le molestie e la
persecuzione effettuata con qualsiasi mezzo sono punite severamente anche nel nostro
Paese.
Nel primo capitolo di questo elaborato sono stati presi in esame gli aspetti giuridici della
nuova disciplina degli atti persecutori: l'interesse giuridicamente protetto dalla norma, gli
elementi costitutivi del reato, i suoi elementi soggettivi, le circostanze aggravanti, nonché
alcune delle problematiche interpretative che il nuovo reato porta con sé.
Nella piena consapevolezza che un fenomeno di tale complessità non può essere risolto solo
riconoscendo allo stalking uno status penalmente rilevante, nel secondo capitolo, sono stati
menzionati alcuni studi epidemiologici che hanno evidenziato una netta prevalenza del
comportamento persecutorio presso la popolazione di sesso maschile.
Tuttora irrisolti sono i tentativi di definire e classificare, in modo preciso e universalmente
condiviso il fenomeno in oggetto ed il pattern comportamentale che lo definisce. La
riunificazione, sotto un unico termine, di una serie di comportamenti diversi, ha dato luogo
infatti a più interpretazioni, fra le quali ho illustrato quelle più significative, fornite dagli
studiosi che più si sono occupati del fenomeno.
Vani e difficili sono stati anche i tentativi della ricerca criminologica e psicopatologica di
delineare un profilo tipico dello stalker o includere in categorie diagnostiche gli eventuali
aspetti psicopatologici che lo caratterizzano.
In letteratura sono presenti diverse classificazioni di stalker, basate sulla relazione con la
vittima, sulle motivazioni, sui comportamenti messi in atto, sulla presenza o meno di una
psicopatologia. Nel testo è stata indicata quella che ad oggi è maggiormente utilizzata in
www.maristellabuonsante.wordpress.com/famiglie
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ambito internazionale e che permette di fare previsioni sulla durata dello stalking, sul tipo di
comportamenti che adotterà lo stalker, sui rischi della violenza e sulla risposta ad un
eventuale trattamento.
Nel terzo capitolo sono state illustrate alcune caratteristiche psicopatologiche che si possono
riscontrare nello stalker presenti nei disturbi di personalità borderline, antisociale, istrionico
e narcisistico.
La impossibilità di individuare disturbi psichiatrici peculiari di questa figura non esclude
che in alcuni soggetti lo stalking si innesti in un quadro caratterizzato dalla sussistenza di
disturbi psichici di varia tipologia che tendono a manifestarsi nel momento in cui questi
vengono a trovarsi in determinate circostanze. La difficoltà di affrontare la fase finale di un
rapporto può essere vissuta come fonte di destabilizzazione, di perdita e di incertezza futura.
Se la rottura definitiva si verifica a danno di un soggetto con predisposizioni problematiche,
i sentimenti nel soggetto abbandonato sono di aggressività, invidia, rabbia, tipici della
patologia narcisistica e borderline e i comportamenti hanno lo scopo di vendicarsi
dell'abbandono cercando di riprendere il controllo sull'altro.
Nel quarto capitolo sono state sviluppate alcune teorie psicodinamiche che affrontano le
tematiche che plausibilmente si nascondono dietro a comportamenti apparentemente
incomprensibili.
E' ormai innegabile che in un certo senso sussistono dei fattori che predispongono allo
stalking, disturbi di varia natura che possono rendere un soggetto particolarmente
predisposto alla messa in atto di comportamenti persecutori. Soltanto in alcuni casi lo
stalking è la conseguenza di franca patologia, essendo nella maggior parte delle ipotesi
riconducibile ad un'anomalia relazionale. Com’è stato osservato in dottrina: “lo stalking è
un fenomeno in primis di tipo relazionale, che trova la sua genesi in equivoci ed
incomprensioni nei rapporti interpersonali, nella non accettazione dell'atteggiamento altrui,
in difetti di comunicazione oppure nella volontà pervicace del molestatore d'imporre
sull'altra persona un particolare tipo di rapporto che, per chi ne è destinatario, risulta essere
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altamente indesiderato”4.
Il quinto capitolo è stato dedicato alla vittima, alle diverse tipologie di vittime ed alle
conseguenze dello stalking sulle stesse. Si prosegue quindi, con alcuni cenni alla
prevenzione, al sostegno e alla valutazione del rischio.
Infine, nel sesto capitolo vengono descritti alcuni casi di Stalking in trattazione presso il
servizio Po.St.iT.
4
wwwIanni.Naculturalclassic 2011 - M. Bona, Stalking: una nuova cornice giuridica per i molestatori insistenti, in
Danno e responsabilità, 2004
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Capitolo primo:
Aspetti normativi della nuova disciplina degli atti persecutori
1.1. Premessa
Con il Decreto Legge 23 febbraio 2009 n. 11, recante “Misure urgenti in materia di
sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale nonché in tema di atti persecutori”
(convertito in Legge 23 aprile 2009 n. 38), è stata introdotta nel codice penale una nuova
fattispecie di reato, previsto e disciplinato dall'art. 612-bis c.p., rubricato “atti persecutori”,
espressione con cui si è tradotto il termine di origine anglosassone “to stalk”, (letteralmente
“fare la posta”), il quale deriva dall'esperienza giuridica dei paesi di Common Law, ove già
da tempo tale fattispecie delittuosa riceve un'adeguata tutela5.
Il legislatore ha così inteso attribuire rilevanza penale e sanzionare in modo pesante quelle
condotte moleste e intrusive, realizzate prevalentemente nei confronti delle donne, troppo
spesso minimizzate o tollerate dalla coscienza sociale. Questa nuova fattispecie di reato ha
permesso altresì, di apprestare una tutela anticipata alla vittima di comportamenti criminosi
e seriali prima che essi si trasformino in reati più gravi quali quelli contro la vita o
l'incolumità personale6, quando cioè la situazione è già precipitata e dunque la risposta è del
tutto tardiva.
In assenza della specifica previsione di cui all'art. 612-bis c.p., le ipotesi di reato che
potevano essere considerate quali strumenti di tutela per le vittime dei molestatori assillanti,
risultavano principalmente la contravvenzione di cui all'art. 660 c.p., oppure il reato di
5 Bruno Francesco, Stalking: cronaca di un abuso, Ed. Armando Curcio, Roma, pag. 117. La prima legge anti-stalking
entrata in vigore in California nel 1991, punisce chi “volontariamente, maliziosamente e ripetutamente segue o
molesta un'altra persona in modo da costituire una credibile minaccia con l'intento di mettere quella persona in una
situazione di ragionevole timore per la sua sicurezza o per la sicurezza dei suoi familiari più vicini”.
In seguito, le principali autorità giudiziarie americane dettero il via ad una serie di iniziative al fine di elaborare un
modello legislativo antistalking adattabile alle singole legislazioni degli stati membri; fu così che a partire dal 1994
tutti e cinquanta gli Stati Uniti d'America hanno approvato una legge anti-stalking. Dalla fine degli anni Novanta
norme specifiche in materia di stalking sono state approvate nei paesi di Common Law (Australia, Canada, Regno
Unito), e in alcuni paesi europei quali: Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Irlanda e Malta.
6 Omicidio, art. 575 c.p. - Lesioni personali, art. 582 c.p.
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violenza privata di cui all'art. 610 c.p.7.
Una sommaria analisi di queste norme consente di evidenziare che trattasi di reati che non
coprono il disvalore delle condotte riassumibili nello stalking e i fatti ivi descritti non hanno
la capacità offensiva del reato di cui al nuovo art. 612-bis c.p.
Il reato contravvenzionale di molestie di cui all'art, 660 c.p. (Molestia o disturbo alle
persone) sanziona con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a euro 516, la condotta
di “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono per
petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo”.
La mancata previsione di idonee misure cautelari rende tale reato del tutto inidoneo a
colpire lo stalker e a prevenire la possibile escalation dei suoi atti persecutori. La modesta
entità della pena, risulta inoltre di scarsa efficacia in rapporto alla gravità del fatto sofferto
dalla vittima che, consente, una volta cessate le molestie, l'estinzione del reato con il
pagamento di una somma a seguito di domanda di oblazione.
L'art. 610 c.p. (Violenza privata), sanziona con la reclusione fino a quattro anni la condotta
di chi “con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare, od omettere qualche cosa”.
La fattispecie si sostanzia, non solo nei costringimenti emotivi, come nello stalking, ma
anche nella violenza fisica, obbligando la persona ad uno specifico comportamento. La
violenza privata viene riscontrata frequentemente nell'agito degli stalker che alle azioni di
disturbo e molestia associa anche la minaccia e la violenza morale e fisica alle loro vittime.
1.2. Collocazione della norma nell'impianto codicistico e i beni giuridici protetti dalla
norma
Il reato di “atti persecutori” è stato inserito nel capo III (Delitti contro la libertà individuale)
del Titolo XII, parte II del codice penale nella sezione relativa ai Delitti contro la libertà
7 Cesare Parodi – Stalking e tutela penale: le novità introdotte nel sistema giuridico dalla L. 38/2009, Casa Ed.
Giuffrè, Milano, 2009 – pag. 53 “numerosi delitti “collaterali” potevano - e possono - accompagnare la condotta di
molestia o minaccia: dall'ingiuria ex art. 594 c.p., al danneggiamento ex art. 635 c.p., dalla violazione di domicilio
ex art. 614 c.p., ai delitti in tema d tutela della riservatezza di cui all'art. 167 d.lgs. n. 196/2003 sino, infine, ai delitti
in tema di violenza sessuale, (art. 609-bis ss. c.p). e di tutela delle comunicazioni (art. 616 ss. c.p.).
10
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morale, per sottolineare che il bene protetto dalla norma è la libertà morale, intendendo con
essa, in contrapposizione alla libertà fisica e di movimento, l'attitudine ordinaria del
soggetto ad autodeterminarsi in maniera libera e consapevole.
Libertà morale che, nella sua accezione positiva, implica la possibilità di fare scelte
autonome senza condizionamenti esterni se non quelle che sono comunemente accettate da
tutti come regole del convivere sociale; nella sua accezione negativa, significa non essere
costretti a subire quei comportamenti vessatori che incidono sulla autonoma capacità della
vittima di determinare le modalità del proprio comportamento e turbano quegli aspetti di
quiete e tranquillità sui quali si fonda necessariamente una siffatta autonomia.
Se la tutela della libertà morale del soggetto passivo, sotto il profilo specifico di libertà da
intrusioni moleste e assillanti8, rappresenta l'obiettivo primario della norma, deve ritenersi
che con la stessa “venga tutelato l'ulteriore bene giuridico dell'incolumità individuale,
quantomeno allorquando le minacce o le molestie provochino il perdurante e grave stato di
ansia e di paura che, se inteso quale patologia medicalmente accertabile, comporta la lesione
del bene salute”9.
Non solo, secondo i primi commentatori, la fattispecie di atti persecutori sarebbe diretta a
tutelare anche la “serenità psicologica” e la riservatezza della vittima – sottolineando in tal
modo il carattere plurioffensivo del reato10
1.3. Struttura del reato 612-bis c.p. e i suoi elementi costitutivi (la condotta illecita, la
reiterazione della condotta, l'insorgere di un particolare stato d'animo)
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a
quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da
8 Bartolini Francesco, Lo stalking e gli atti persecutori nel diritto penale e civile, Casa Ed. La Tribuna, Piacenza,
2009, pag. 98. “La lesione del bene giuridico della libertà morale si avverte nei casi in cui il reato di atti persecutori
si configura per l'evento di far mutare al soggetto passivo le abitudini di vita”.
9 Cesare Parodi, op. cit., pag. 47
10 www.ciao.it › ... › Scienze Sociali e Professioni › Diritto › Diritto Giuffrè – La nuova normativa sulla sicurezza
pubblica di Fausto Giunta.
11
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cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato
timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata
da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o
da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una
donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all'art. 3 della Legge 5
febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della
querela è di sei mesi. Si procede tuttavia d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un
minore o di una persona con disabilità di cui all'art. 3 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104,
nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio”.
Struttura del reato
Il delitto si configura un reato di evento a forma libera per la cui punibilità è necessaria,
non solo la reiterazione di condotte di minaccia e molestia, ma anche il verificarsi, in capo
alla vittima, di conseguenze sul piano psicologico e comportamentale codificate dal
legislatore: un perdurante e grave stato d'ansia o di paura, ovvero un fondato timore per
l'incolumità personale o di un prossimo congiunto, ovvero ancora un'alterazione delle
proprie abitudini di vita.
Trattasi di reato a forma libera, poiché anche se ad una prima lettura può sembrare che la
fattispecie si realizzi esclusivamente mediante le condotte di minaccia e molestia, è
altrettanto vero che le medesime possono concretarsi in una molteplicità di forme
aprioristicamente non individuabili.
Si configura altresì un reato di danno, richiedendosi la lesione effettiva del bene giuridico
protetto.
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Elementi costitutivi del reato
L'illecito in esame si caratterizza da un punto di vista dell'elemento oggettivo dalla
necessaria presenza di tre elementi costitutivi quali: la condotta “tipica del reo”,
la
reiterazione di tale condotta e l'insorgere di un particolare stato d'animo nella vittima.
1 - la condotta illecita è ascrivibile in genere nelle classiche ipotesi delittuose di minacce e
molestie, già previste e sanzionate in maniera autonoma dal legislatore.
La minaccia – secondo una consolidata interpretazione – sussiste quando si prospetta a
qualcuno un male futuro, un danno ingiusto, con parole o con atti, in modo espresso o tacito,
ma comunque in grado di turbare o di diminuire la libertà psichica e morale della vittima, il
cui verificarsi dipende dalla volontà di chi agisce.
La molestia viene tradizionalmente tradotta in una condotta invasiva dell'altrui tranquillità
diretta a procurare un disagio fisico e morale alla vittima alternandone in maniera incisiva
l'equilibrio psichico di una persona media.
La natura delle molestie previste dall'art. 612-bis c.p. è differente dalle molestie previste
dall'art. 660 c.p.; infatti mentre nel reato contravvenzionale, si caratterizzano per il fatto che
sono poste in essere per petulanza o per qualsiasi altro motivo senz'altro rimproverabile (ove
per petulanza deve intendersi un atteggiamento di insistenza eccessiva o di arrogante
invadenza) per la configurabilità del delitto di stalking assumono rilievo solo le condotte
reiterate di molestia, (anche commesse col mezzo del telefono), che generino un perdurante
stato d'ansia, un fondato timore per sé e per i prossimi congiunti ovvero l'alterazione delle
proprie abitudini di vita.
Con un richiamo esplicito alla tipologia delle condotte assimilabili alla minaccia ed alla
molestia, il legislatore ha inteso – in primis – escludere dalla fattispecie criminosa ex art.
612-bis c.p. i fatti connotati da violenza e colpire tutti quei molteplici comportamenti che
assumano un carattere intrusivo nella vita privata altrui.
La descrizione di una condotta in termini molto ampi ha però sollevato alcune critiche in
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merito ai principi di tassatività e di determinatezza della fattispecie penale11.
Benché il riferimento alle nozioni di minaccia e molestia non renda né facile né agevole
l'individuazione di condotte penalmente rilevanti (data l’impossibilità di catalogare
preventivamente tutta una serie di attività persecutorie), si tratta, in realtà, di concetti ampi,
già elaborati dalla dottrina e sperimentati nella prassi giudiziaria fornendo determinatezza
alla descrizione della nuova figura criminosa e fissando i limiti di eventuali e possibili
estensioni interpretative.
Trattasi comunque di nozioni elastiche in grado di adattarsi alla molteplicità dei casi che la
condotta tipica può assumere nella realtà consentendo anche una interpretazione più libera
ed adeguata alla condotta fantasiosa realizzata dall'agente. Nel contempo offre al giudice,
nel caso concreto, l'opportunità di rapportare le condotte moleste alla percezione sociale del
disvalore delle condotte stesse.
In realtà il problema non è tanto stabilire se le condotte costituiscono minaccia o molestia,
quanto accertare se ad esse è conseguito uno degli eventi indicati alternativamente nell'art.
612-bis c.p.
2 – La reiterazione della condotta (di minaccia e molestia), l'altro requisito essenziale
della fattispecie, significa ripetizione di una pluralità di comportamenti minacciosi e molesti
che si succedono nel tempo e conducono ad una situazione di insofferenza nel soggetto
passivo. Più che la gravità dei singoli episodi è la serialità delle condotte a costituire la vera
lesione del bene giuridico e a contraddistinguere lo stalking rispetto ad altri reati. I singoli
atti posti in essere in un'unica occasione non integrano la fattispecie delittuosa in esame ma
quelle più “tradizionali” del tipo “minaccia” o “molestia”, ma anche “violenza privata”,
“ingiuria”, ipotizzando la continuazione tra reati se le condotte vengono poste in essere più
volte.
Il legislatore non ha previsto un lasso di tempo entro il quale il comportamento dell'agente
11 Art. 1 c.p. - Nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge, ne’
con pene che non siano da essa stabilite.
Art. 25 C. Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso
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deve compiutamente realizzarsi, purché sia sufficiente a produrre uno degli eventi previsti
dalla norma penale: può essere concentrato in pochi giorni, in qualche settimana o in un
tempo più lungo.
Su quale sia il numero di condotte richieste per la configurabilità del reato di stalking, si
registra un iniziale contrasto tra la giurisprudenza di legittimità e quella di merito. La
Suprema Corte in una recente sentenza (n. 6417 – cfr. Cass. Pen. Sez. V del 21/1/2010) ha
ritenuto che “integrano il delitto di atti persecutori anche due sole condotte di minaccia e di
molestia come tali idonee a costituire la reiterazione richiesta dalla norma incriminatrice”12.
Il Tribunale di Roma, in una sentenza del febbraio 2010 13 - ha precisato che “non è
sufficiente apprezzare una pluralità di condotte (almeno due), ma risulta decisivo valutare se
le ripetute azioni moleste portate contro la vittima siano complessivamente idonee a
realizzare quello che nella decisione in esame viene – correttamente – qualificato come
“stravolgimento psichico” della vita della vittima. Solo all'esito di questa ricerca il giudice
potrà accertare se effettivamente la vittima ha patito quella condizione di soggezione
psichica e di ansia che caratterizza l'evento della fattispecie in esame.
La lettura degli elementi costitutivi della fattispecie proposta dal Tribunale di Roma sembra
ricevere consenso crescente nella giurisprudenza di merito e trovare conforto in altre
decisioni della Suprema Corte. Così in una recente sentenza (Cass. Sez. V Sentenza n.
25527 del 7 maggio 2010) la Corte ha statuito che “in tema di atti persecutori ex art. 612-bis
c.p. due episodi di minaccia o molestia sono sufficienti per configurare il delitto di atti
persecutori se hanno indotto nella vittima stati di ansia e paura tali da comprometterne il
normale svolgimento della quotidianità”. Nel caso di specie, la parte lesa è stata costretta a
cambiare casa e città per eludere la pressione indotta dal coniuge. Lo stalker aveva
rintracciato la nuova abitazione, minacciando la moglie separata con il macabro segno di un
cappio appeso dietro la porta di casa14.
12 Baldry Anna Costanza – Roia Fabio - Strategie efficaci per il contrasto ai maltrattamenti e allo stalking: aspetti
giuridici e criminologici, Angeli, Milano, 2011, pag. 24
13 Sentenza del 4 febbraio 2010, n. 3181 la Sez. V - Tribunale di Roma Sez V. - in:
www.penalecontemporaneo.it/upload/Stalking - La reiterazione delle condotte nel delitto di atti persecutori di
Alberico Andrea.
14 www.penalecontemporaneo.it/upload/Stalking – La reiterazione delle condotte nel delitto di atti persecutori.
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3 – L'insorgere di un particolare stato d'animo nella vittima
La condotta illecita deve cagionare alla vittima un grave e perdurante stato di ansia o di
paura e un fondato timore per la sicurezza personale propria, di una persona vicina o
l'alterazione delle proprie abitudini di vivere. Si tratta di tre situazioni previste come
alternative anche se nella maggior parte dei casi si sovrappongono o concorrono.
Gli eventi riguardano le condizioni della vittima: i primi due sono stati soggettivi, l'ansia, il
timore e la paura, non sempre facilmente dimostrabili; l'ultimo è uno stato oggettivo, in
quanto la vittima è costretta a cambiare totalmente il proprio stile di vita, cambiando
abitazione, telefono e amicizie, senza lasciare traccia di sé.
a - In merito al primo dei tre eventi ipotizzati nella norma, poiché la stessa richiede che lo
stato di ansia e di paura sia “perdurante e grave” ciò significa che tale stato non deve essere
frutto di un momentaneo spavento, “ma manifestarsi con alterazioni inequivoche del
comportamento ordinario quali l'insonnia, il ricorso a medicinali ansiolitici e tranquillanti
specifici, la sottoposizione a cure mediche, la mancata resa scolastica o sul lavoro, il
mutamento nel carattere, la facile irascibilità, la depressione, la scelta di non restare soli, e
simili atteggiamenti ugualmente espressivi di profonde alterazioni del normale equilibrio
psicofisico”15. La gravità richiesta dalla norma punitiva dipende dalla gravità intrinseca
delle minacce ricevute, dalla pericolosità dell'agente e dalle circostanze che in concreto
rendono probabile il verificarsi di un danno ingiusto.
b - il secondo degli eventi conseguenti alla condotta illecita, il timore per la sicurezza
personale o propria, ricorre ogniqualvolta la vittima, a causa dei comportamenti del reo,
abbia “timore” per la propria incolumità o delle persone vicine. Tale stato d'animo non deve
essere solo immaginato o ipotizzato ma trovare riscontro in base a tutti gli elementi concreti
della vicenda dai quali si possa desumere che la situazione oppressiva si stia evolvendo
verso eventi aggressivi e drammatici. In altre parole, il timore deve essere tale se riferito ex
ante con riguardo alla valutazione di una persona media.
15 Bartolini Francesco, op. cit., pag. 105.
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c - L'ultimo degli eventi riguarda il caso in cui, a seguito delle condotte persecutorie, il
soggetto leso sia costretto, contro la sua volontà e non potendo fare altrimenti, a modificare
rilevanti e gratificanti abitudini di vita. La modifica delle abitudini quotidiane diventa per
alcuni l'unica alternativa possibile, una forma di autotutela che si ha a disposizione contro il
reato. Tra gli esempi si possono indicare i seguenti: mutare il percorso che conduce a scuola,
a casa o al lavoro, non rispondere al telefono o cambiare il numero telefonico, farsi
accompagnare da terze persone per evitare di rimanere sole con il molestatore e così via.
1.4. Elemento psichico, Circostanze aggravanti e regime di procedibilità
Elemento psichico
Sotto l'aspetto dell'elemento soggettivo, la condotta del responsabile deve essere connotata
dal dolo generico, cioè dalla volontà e consapevolezza di porre in essere quelle tipiche
condotte persecutorie (minacce e molestie) cagionando alla vittima uno degli eventi lesivi
alternativamente previsti dalla norma. Qualificando lo stalking quale reato d'evento occorre
precisare che l'autore della condotta dovrà anche rappresentarsi e volere uno egli eventi
dannosi quale conseguenza della reiterata condotta voluta dal suo autore.
Circostanze aggravanti
Al 2° e 3° comma dell'art. 612-bis-c.p. sono state introdotte due circostanze aggravanti. La
pena è aumentata fino a un terzo qualora il fatto venga commesso nei confronti del coniuge
legalmente separato o divorziato o commesso da persona che sia stata legata da relazione
affettiva alla persona offesa.
L'incremento sarà invece fino alla metà qualora gli atti persecutori vengano commessi
direttamente ai danni di persone sostanzialmente indifese per la loro facile esposizione a
pregiudizi e pericoli (quali i minori d'età, donne in stato di gravidanza o persone con le
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disabilità di cui all'art. 3 L. 104,16 o nel caso in cui le modalità di commissione del fatto
appaiano particolarmente pericolose per l'incolumità della vittima o idonee ad accrescere
l'effetto intimidatorio sulla stessa (uso di armi o persona travisata)17.
Si tratta di una circostanza che rientra fra quelle ad effetto speciale, quelle cioè che
comportano un aumento o una diminuzione della pena superiore a un terzo.
Procedibilità
Il delitto è punito a querela della persona offesa (il termine per la proposizione della querela
è di sei mesi) salvo la procedibilità d'ufficio quando ricorrono le aggravanti e qualora sia
connesso con altro delitto per il quale si debba procedere d'ufficio.
E' prevista la procedibilità d'ufficio per il reato di cui all'art. 612-bis c.p. anche qualora il
delitto sia commesso da soggetto ammonito.
1.5. Ammonimento (ex art. 8 D.L. 23 febbraio 2009, n. 11)
La persona che si ritiene offesa, fino a quando non presenta formale atto di querela, può
avanzare richiesta di ammonimento nei confronti del responsabile delle molestie. La
richiesta viene trasmessa senza ritardo al Questore, che assunte le necessarie informazioni
dalle sezioni investigative e dalle persone informate sui fatti, ove ritenga fondata l'istanza,
ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento,
invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge e a interrompere qualsiasi
interferenza nella vita del richiedente, redigendo processo verbale. Nel caso in cui il
soggetto ammonito continui nella propria condotta persecutoria, si procede d'ufficio e la
pena è aggravata di almeno un terzo. L'ammonimento non può essere ritirato dalla persona
offesa, poiché è un provvedimento emanato direttamente dal Questore rimanendo agli atti di
16 L. 104 – art. 3 - E' persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata
o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da
determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione).
17 Articolo 339 c.p. - Circostanze aggravanti. Le pene stabilite nei tre articoli precedenti sono aumentate se la violenza
o la minaccia è commessa con armi, o da persona travisata, o da più persone riunite, o con scritto anonimo, o in
modo simbolico, o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte.
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Polizia.
Con il nuovo art. 282 ter c.p.p. rubricato “Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati
dalla persona offesa”18 è stata inserita nell'ordinamento una nuova misura cautelare
coercitiva, il cui contenuto si riassume nella prescrizione che il giudice rivolge all'imputato,
di non avvicinarsi a luoghi determinati e abitualmente frequentati dalla persona offesa,
ovvero di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o dalla persona offesa.
In presenza di ulteriori esigenze di tutela, il giudice può prescrivere all'imputato di non
avvicinarsi a luoghi determinati e abitualmente frequentati dai prossimi congiunti della
persona offesa, o da persone conviventi o legate alla medesima da relazione affettiva
(ovvero di mantenere una certa distanza dai predetti luoghi o persone).
Il giudice può inoltre prescrivere modalità e limiti di frequentazione di tali luoghi, qualora
essa si renda necessaria per motivi di lavoro o esigenze abitative, e vietare all'imputato di
comunicare con qualsiasi mezzo con le persone offese indicate nel 1° e 2° comma.
1.6. Rapporti con altri reati
La clausola di sussidiarietà contenuta nel testo dell'art. 612-bis c.p. (salvo che il fatto
costituisca più grave reato) è stata introdotta nonostante alcune perplessità iniziali da parte
della Commissione Giustizia della Camera, preoccupata di non vanificare l'applicazione del
reato in questione attraverso l'assorbimento in reati più gravi. Parte della dottrina ha però
sottolineato che non è da escludere il concorso fra quest'ultimi e gli atti persecutori –
rendendo inoperativa la clausola di riserva – quando l'illecito più grave richiamato dalla
clausola venga a punire penalmente soltanto una parte della condotta dell'agente oppure non
esaurisca l'intero disvalore penale del fatto19. In altre parole, la clausola di sussidiarietà
potrà paralizzare l'operatività dell'art. 612-bis c.p. solo quando il reato più grave indicato
dalla clausola risulti capace di assorbire effettivamente il disvalore dell'evento di quello di
18 L'articolo 282-ter del Codice di Procedura Penale con il quale il Giudice può disporre il provvedimento del "divieto
di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa" è stato introdotto con il Decreto Legge 23 febbraio
2009, n. 11, convertito con modificazioni in Legge n. 38 del 23 aprile 2009.
19 www.il diritto amministrativo.it – Cristina Ciabattoni: Il delitto di stalking - pagg. 6 e 7.
19
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atti persecutori.
Nel caso opposto, e cioè di minor gravità accertata del reato concorrente rispetto al delitto di
atti persecutori, non trovando applicazione la clausola suddetta, possono ritenersi assorbiti
nel reato di atti persecutori “tutti quei reati minori realizzati nell'abitualità della condotta
ossessiva persecutoria quali minacce 612 c.p., ingiurie 594 c.p., attività diffamatorie 595
c.p. o di violenza privata 610 c.p. finalizzata al cambiamento di abitudini della vittima,
mentre ogni altro tipo di attività istantanea violenta costituente fattispecie di reato dovrebbe
concorrere con il delitto previsto dall'art. 612-bis c.p.”20.
Particolarmente delicato è il rapporto di atti persecutori con altri reati abituali, in particolare
con il reato di maltrattamenti in famiglia ex art. 572 c.p.21 che, in forza della predetta
clausola, potrebbe rappresentare in teoria un possibile caso di assorbimento, qualora la
condotta reiterata tenuta dal soggetto attivo sfoci in veri e propri maltrattamenti (vessazioni,
persecuzioni, percosse, lesioni lievi, minacce o ingiurie). Entrambi sono reati caratterizzati
dalla abitualità e dalla omogeneità dei beni giuridici tutelati: la libertà morale e di
autodeterminazione (il delitto di atti persecutori), l'integrità psicofisica del soggetto passivo
(il delitto di maltrattamenti). In realtà, nella prassi applicativa, non sarà facile distinguere le
due ipotesi delittuose e decidere, in relazione alle fattispecie concretamente realizzatesi, in
quale delle due figure di reato rientrino le condotte illecite. Mentre ai fini della sussistenza
del reato di maltrattamenti sono rilevanti le percosse, gli abusi, le omissioni, le ingiurie, le
dimostrazioni di disistima, indipendentemente dagli effetti dannosi che cagionano nella
psiche e nel comportamento del soggetto passivo, negli atti persecutori è proprio il danno
soggettivo a costituire l'evento del reato22.
In alcuni casi l'elemento discriminante fra i maltrattamenti in famiglia e gli atti persecutori è
stato considerato il requisito della coabitazione, per cui fino al momento della cessazione
della convivenza la contestazione riguarderà l'art. 572 c.p., in regime di separazione
20 Baldry Anna Costanza, op. cit., pag. 25.
21 Art. 572 c.p. - “ Chiunque,fuori dai casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia, o un
minore degli anni 14, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione,
cura, vigilanza, o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da uno a
cinque anni”.
22 Bartolini Francesco, op. cit., pag. 98.
20
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abitativa si farà ricorso al reato di cui all'art. 612-bis c.p. Questa soluzione non è apparsa
corretta perchè il delitto di maltrattamenti può sussistere anche dopo la fine della
convivenza quando permangono ad esempio dei vincoli di filiazione. Sembra preferibile una
soluzione che prevede una contestazione continuata di maltrattamenti anche nel caso di atti
persecutori agiti dopo la cessazione della convivenza e il ricorso alla fattispecie di cui all'art.
612-bis c.p. quando i soggetti della relazione non abbiano un legame giuridico rilevante23.
1.7. Incidente probatorio
L'art. 9 comma 1 lettera b) della Legge n. 38/2009, intervenendo sull'art. 392 comma 1-bis
del codice penale, ha aggiunto anche lo stalking fra i reati per cui è possibile richiedere
l'incidente probatorio. Uno strumento processuale che consente di cristallizzare durante la
fase delle indagini preliminari la narrazione della vittima come testimonianza avente valore
di prova, e di adeguare i tempi della giustizia ai bisogni della vittima di reato nella sua veste
di fonte di prova “sensibile” e “debole” con l'anticipazione del delicato momento costituito
dalla narrazione testimoniale nel contraddittorio delle parti, evitando così di far rivivere il
trauma in sede dibattimentale. La possibilità di accedere alla formazione anticipata della
prova orale (non rinviabile) rappresenta altresì, “una forma indiretta di protezione della
parte lesa la quale, una volta effettuata la testimonianza in tempi rapidi, sarà sottratta dalle
abituali pressioni esercitate al fine di ottenere una ritrattazione o una ridefinizione attenuate
delle accuse”24.
23 Baldry Anna Costanza, op. cit., pagg. 25, 26.
24 Ibidem, pag. 37.
21
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Capitolo Secondo:
Conoscere il fenomeno
2.1. Problematiche e dati epidemiologici
Il termine stalking deriva dal verbo inglese “to stalk” che significa letteralmente nel gergo
venatorio “fare la posta” alla preda, inseguire, cacciare, braccare, perseguitare. “La caccia a
certi tipi di animali, infatti, si attua attraverso un appostamento che può durare a lungo, e
che si risolve in una vera e propria persecuzione dell'animale, che poi alla fine viene ucciso
dal cacciatore”25.
A differenza di quest'ultimo che agisce con l'intenzione di non essere visto dalla sua preda
se non nel momento in cui l'aggredisce, lo stalker in molti casi mette in atto i suoi propositi
in maniera palese divenendo da subito una presenza ingombrante per la stessa, tale da
comprometterne o addirittura stravolgerne il normale svolgimento della vita quotidiana e,
quando la pressione psicologica subìta diventa intollerabile, la sua stessa incolumità
psicofisica.
L'atteggiamento tipico dello stalker (o molestatore assillante) è, infatti, quello di seguire la
propria vittima durante tutti i suoi movimenti, ponendo in essere incessantemente reiterati
comportamenti d'intrusione relazionale nella sua vita (pedinamenti, appostamenti, telefonate
indesiderate, e-mail, sms, ecc.) non solo sgraditi, ma percepiti come capaci di suscitare
preoccupazione e timore. Inizialmente gentili, via via sempre più maniacali quando
l'ossessione non si placa, le molestie insistenti tendono a subire una escalation, un crescendo
pressante di minacce e violenza il cui peggiore esito finale può essere l'omicidio della
vittima da parte dello stalker.
Il fenomeno stalking ha cominciato a destare interesse, sia in ambito psicologico, sia
25 Così nell'intervento conclusivo del relatore Giulia Bongiorno sul disegno di legge n. 144-A – citato in Bartolini
Francesco – op. cit. – pag. 192
22
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sociologico oltreché presso l'opinione pubblica negli anni '80, in associazione a quanto stava
accadendo negli Stati Uniti ad alcune Star dello spettacolo e dello sport, letteralmente
perseguitate da molestatori che non concessero loro alcun respiro, fino a sfociare, in alcuni
casi, in episodi di violenza fisica26.
Successivamente, grazie alle associazioni statunitensi, è stato utilizzato in difesa delle
vittime di violenze domestiche per descrivere le persecuzioni alle donne da parte di ex
partner, di colleghi, amici, conoscenti, anche pazienti o sconosciuti27.
Lo stalking è quindi un fenomeno ampio, diffuso e variegato che coinvolge solo
marginalmente la categoria di personaggi celebri mentre una più alta percentuale - come
precisato nell'introduzione - si inserisce all'interno di quella vasta area che è la violenza
domestica, cioè in situazioni conflittuali, come può essere una separazione o un divorzio e
quindi in momenti difficili della relazione tra due persone.
Le indagini condotte prevalentemente nei paesi di lingua anglosassone 28 (Stati Uniti,
Australia e Regno Unito), hanno confermato la diffusione delle molestie assillanti nella
popolazione generale e individuato nelle donne che hanno avuto una precedente relazione
sentimentale con lo stalker, la categoria di soggetti con il più elevato rischio di subire
comportamenti violenti e di soffrire conseguenze più pesanti sul piano psicologico.
“In base ai dati del National Center for Victims of Crime il 78% delle vittime sono donne
(nel 74% tra i 18 e i 39 anni), l'87% degli stalker sono uomini; il 77% delle donne sono
26 Fra questi, quello delle tenniste Martina Hingis e Serena Williams inseguite in tutti i tornei internazionali dai propri
persecutori, quello più drammatico delle attrici Theresa Saldana pugnalata dal suo stalker a Los Angeles nel 1982 e
Rebecca Schaeffer assassinata da un fan ossessivo nel 1989 – in www.mentesociale.it - Catalli L., Milione L., Lo
stalking: definizioni ed epidemiologia.
27 Cupach William – Spitzberg Brian H. - Attrazione ossessione e stalking, pag. 23 – Casa Ed. Astrolabio, Roma,
2011, pag. 23. Gli episodi collegati a persone famose e quelli più strettamente connessi alla violenza domestica,
come l'assassinio di diverse donne nella Orange County, in California, ad opera dei loro conviventi, nonostante
fossero in vigore ordinanze di protezione, hanno ispirato la prima legge anti-stalking in California, in vigore dal
1991
28 Gargiullo Bruno Carmine – Damiani Rosaria – Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato, Ed. Bollati Boringhieri,
Torino, 2003, pag. 17. Fra i principali studi epidemiologici condotti negli Stati Uniti, a partire dal 1995, che hanno
consentito di conoscere le dimensioni e la gravità del fenomeno, la tipologia di relazione fra la vittima e lo stalker e
i comportamenti comuni che lo contraddistinguono sono: “Il National Violence Against Women Survey”
(NVAW) del 1998, l'Intimate Partner Stalking and Femicide Study del 1999; il National Sexual Victimizzation
of College Woman Survey del 2000. Dal 2006 tale fenomeno è stato incluso nell'annuale National Crime
Victimizzation Survey, condotto dal Dipartimento di Statistica Giudiziaria degli USA che provvede a rielaborare e
ad aggiornare periodicamente i dati inerenti il tasso di prevalenza del fenomeno.
23
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perseguitate da persone che conoscono, il 59% da un partner o da un ex partner. Nel 76%
dei casi di omicidio e nel 85% dei casi di tentativo di omicidio ai danni delle donne da parte
di ex partner l'assassino era stato preceduto da condotte persecutorie durante l'anno
precedente il tragico epilogo”29
Per quanto riguarda la diffusione del fenomeno in Europa i dati statistici rilevati in alcuni
Paesi (Svezia, Germania, Belgio e Paesi Bassi), pur non essendo esaustivi della situazione in
tutto il continente, confermano che le vittime di stalking sono circa il 10% della popolazione
e che la maggior parte sono donne, mentre gli uomini esposti al rischio di molestie assillanti
sono soprattutto professionisti occupati nel settore sanitario, legale o scolastico30.
Più in particolare, da un recente studio condotto nel 2007, è emerso che anche in Germania
la forma più diffusa di stalking è quella che coinvolge ex partner con un elevato rischio di
subire violenze di tipo fisico31.
Negli ultimi anni, le ricerche condotte sia sulla popolazione in generale che su gruppi
professionali si sono moltiplicate. Anche nel nostro Paese, si è cominciato a prestare
attenzione allo stalking e disponiamo di stime attendibili che consentono di affermare che il
fenomeno rappresenta una comune forma di violenza a cui sono soggette soprattutto le
donne. I primi dati ufficiali sono quelli che emergono dalla recente “Indagine Multiscopo
sulla sicurezza delle donne” (la prima indagine nazionale sulla violenza e i maltrattamenti
contro le donne) condotta dall'Istituto Nazionale di Statistica - su commissione del
Ministero dei Diritti e delle Pari Opportunità - che ha misurato la violenza (fisica, sessuale e
psicologica) e i maltrattamenti contro le donne, dentro e fuori la famiglia. Il campione
dell'indagine è costituito da 25.000 donne di età compresa fra i 16 e i 70 anni, intervistate
telefonicamente fra il gennaio e l'ottobre 2006.
L'indagine ha evidenziato che il 48,8% delle donne vittime di violenza fisica o sessuale a
opera di un ex partner risultava aver subito anche comportamenti persecutori, mentre il
18,8% del totale aveva subito comportamenti di stalking successivamente alla cessazione
29 www.giappichelli.it/ - Il fenomeno criminale – pag. 12.
30 www.aggiornamentisociali.it - Laura De Fazio, Stalking.
31 Modena Group on stalking - Percorsi di aiuto e vittime di stalking, Casa Ed. F. Angeli, Milano, 2007, pag. 13 e
segg.
24
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del rapporto con il partner.
In un'altra recente ricerca realizzata dall'Osservatorio Nazionale per lo Stalking (ONS) in
collaborazione con il sindacato di Polizia C.O.IS.P., nel periodo 2007/2011 su un campione
di 9600 interviste fatte in 16 regioni, è emerso che il 20% della popolazione è o è stata
vittima di stalking, l'80% dei casi è di sesso femminile con una incidenza maggiore nel
centro nord32.
2.2. Definizione di stalking
I ricercatori italiani del Modena Group on Stalking33, qualificano il fenomeno come “un
insieme di comportamenti tramite i quali una persona affligge un'altra con intrusioni e
comunicazioni ripetute e indesiderate, a tal punto da provocare ansia o paura.
Tali condotte indesiderate possono essere classificate in tre tipologie:
- Le comunicazioni indesiderate in genere vengono rivolte direttamente alla vittima o ai
familiari o colleghi di lavoro. Le forme più comuni sono lettere, telefonate, fax, sms, e-mail,
oppure messaggi lasciati sulla macchina o alla porta di casa, scritte sui muri;
- I contatti indesiderati comprendono i comportamenti utilizzati allo scopo di avvicinare la
vittima. I più diffusi sono i pedinamenti, gli appostamenti sotto casa, frequentare gli stessi
luoghi da lei frequentati o visite sul luogo di lavoro, presentarsi alla porta della sua
abitazione;
- I comportamenti associati possono riguardare l'invio di fiori od oggetti, facendoli ad
esempio recapitare in tarda notte, ordinazione di beni per conto della vittima, la
cancellazione di servizi a lei intestati come la carta di credito, il taglio delle gomme
dell'automobile o l'uccisione di animali domestici della vittima e, in un procedimento di
escalation, la violenza fisica o l'omicidio. Lo scopo di queste condotte non è solo quello di
danneggiare o infastidire la vittima, ma quello di dimostrare il controllo che il molestatore
32 wwwstalking.it
33 Il Modena Group on Stalking (costituito nel 2003) è un gruppo multidisciplinare, di studiosi europei (psichiatri,
criminologici, medici legali, giuristi, sociologi) impegnati in progetti di ricerca sullo stalking nell'ambito del
Programma Daphne finanziato dalla Commissione Europea. I Paesi che partecipano al gruppo oltre l'Italia
(Università di Bologna e Reggio Emilia) sono il Belgio, l'Olanda, il Regno Unito, la Spagna, la Slovenia, la
Germania e la Finlandia.
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può esercitare sulla sua vita.
Nel mettere in atto questi comportamenti lo stalker può occasionalmente reclutare come
complici amici o membri della famiglia impegnandosi nell'inventare storie che li
convincano ad assisterli nella loro campagna di molestie. I complici spesso sono ignari
dell'impatto sulla vittima o del vero obiettivo delle azioni che accettano di intraprendere; per
alcuni il coinvolgimento può essere inteso come l'aiuto prestato ad un amico per favorire un
progetto romantico, per altri può essere dettato dalla condivisione delle ragioni dello stalker.
La eterogeneità e la complessità delle condotte che connotano lo stalking rendono quindi
assai difficoltosa la elaborazione di una definizione omogenea di un fenomeno che va dalle
molestie, agli atteggiamenti ossessivi e agli atti persecutori veri e propri.
Analoga difficoltà di definizione deriva inoltre dalla coesistenza di comportamenti
persecutori che si mascherano dietro atteggiamenti normali (come i tentativi di ristabilire
una relazione interrotta mediante un corteggiamento insistente) ed atti più gravi e lesivi che
vengono agiti con l'intento di danneggiare i diritti fondamentali di una persona umana come
il diritto alla riservatezza e alla libertà. I vari comportamenti di uno stalker, pur essendo
spesso innocui e normali se singolarmente considerati, visti “nel loro ossessivo insieme
configurano una gravissima invasione della sfera personale della vittima” che si trova poi
costretta “a vivere una esistenza condizionata dalla presenza del molestatore” e dalla paura
che la molestia “possa sfociare in pericoli per l'incolumità propria o dei propri congiunti”34.
Il fenomeno stalking non deve quindi essere riferito unicamente alle “evidenti condotte
minacciose e reiterate di un persecutore, che causano nella vittima designata uno stato di
allarme/paura per la propria incolumità fisica, ma anche a quei comportamenti sottili,
insidiosi e persistenti, messi in atto da un molestatore, che vengono vissuti dalla vittima con
angoscia o apprensione (harassment)”35.
Ecco quindi che la percezione di intrusività da parte della vittima sposta la definizione del
fenomeno dalla oggettività di un comportamento alla soggettività della vittima: “La vittima
34 www.societapsicologiagiuridica.org - Camera dei deputati, proposta di legge n. 4891 (Cossa), dell'8 aprile 2004, p.
1 - citato in: tesi Julia Clancy.
35 Gargiullo e Damiani, op. cit., pag. 30.
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è cruciale per lo stalking, perchè lo stalking è essenzialmente un fenomeno definito dalla
vittima. Grazie alla paura e all'apprensione provocate nella vittima, i comportamenti
vengono trasferiti dalle categorie del disdicevole e del socialmente inadeguato in quelle del
danno e del reato (…) Ovviamente, la linea di demarcazione tra il comportamento
socialmente inappropriato e il reato, viene influenzata dal carattere, dalla tolleranza e dalla
reattività della vittima”36.
A rendere difficoltosa la definizione dello stalking è anche la mancanza di disturbi psichici
caratteristici ed esclusivi dello stalker e quindi l’impossibilità di inserirlo in un singolo
profilo psicocomportamentale37.
In conclusione, mentre alcune definizioni del fenomeno concentrano l'attenzione sulla
gravità del disturbo del molestatore e privilegiano situazioni limite come quelle
rappresentate dall'erotomania, altre mettono in evidenza differenti comportamenti reiterati
del molestatore, il vissuto soggettivo della vittima oppure la relazione molestatore/vittima38
In Italia, Curci e Galeazzi, (del Dipartimento di Patologia Neuropsicosensoriale
dell'Università di Modena) hanno introdotto il concetto di “Sindrome delle molestie
assillanti” intendendo con queste “un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di
sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e di comunicazione nei confronti di una
vittima che risulta infastidita e/o allarmata da tali attenzioni e comportamenti”39; un quadro
36 Paolo Curci, Gian Maria Galeazzi, Cesare Secchi - La sindrome delle molestie assillanti, Ed. Bollati Boringhieri,
Torino, 2003, pagg. 35, 36.
37 Gargiullo e Damiani, op. cit., pag. 51 - “Visto che l'aspetto più eclatante di questo disturbo (“Sindrome del
molestatore assillante”) è l'asocialità distruttiva, secondo il parere di un autore, sarebbe necessario “promuovere una
serie di studi incentrati sul possibile nesso tra il fenomeno dello stalking e la psicopatia classica, concetto
ampiamente dibattuto, che fa riferimento a una costellazione di caratteristiche (affettive, interpersonali,
comportamentali) che includono l'egocentrismo, l'impulsività, l'irresponsabilità, la superficialità emotiva, la
mancanza di empatia, di sensi di colpa o di rimorsi, la manipolazione e una persistente violazione delle leggi e delle
norme sociali”.
38 Gargiullo e Damiani, op. cit. pagg. 43, 44 e 45. La prima definizione della sindrome risale al 1998 quando
l'australiano Meloy J. R. definì lo stalking come un comportamento ostinato di ossessivo inseguimento o molestia
nei confronti di una persona che quindi si sente minacciata. Swanwich (1996) parla di pratiche apparentemente
innocue o superficiali che possono costituire la base di un reato quando tali comportamenti si associano a un intento
di natura criminale. Secondo Tjaden P. e Thoennes N. (1998) lo stalking è “Una linea di condotta, diretta a una
specifica persona, che comporta ripetuti contatti fisici o visivi, forme di comunicazione non consensuali, minacce
dirette o implicite”. Mullen P.E., Pathé M., Purcell R. ed al., (1999) lo definiscono “una costellazione di
comportamenti che implicano ripetuti e persistenti tentativi di imporre, a un'altra persona, forme di contatto o di
comunicazioni indesiderate”.
39 Gargiullo e Damiani, op. cit., pag. 41.
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sintomatico che mette al centro dell'attenzione la relazione molestatore-vittima e rimanda ad
una patologia della comunicazione e della relazione.
La sindrome è caratterizzata da una serie di elementi indispensabili e determinanti:
1. La presenza di un soggetto “attore” delle molestie, lo stalker, il quale instaura nei
confronti di una persona un’intensa relazione affettiva idealizzata;
2. lo stalker deve necessariamente mettere in atto una serie ripetuta di comportamenti con
carattere di sorveglianza, comunicazione, ricerca di contatto e controllo (a cui
corrispondono diversi tipi di risposte da parte della vittima);
3. le molestie sono messe in atto ai danni di una (o più) vittima che percepisce
soggettivamente come intrusivi e non graditi tali comportamenti, avvertendoli con un
associato senso di minaccia e di paura.
2.3. Tipologie di stalker
Attualmente manca una classificazione universale degli stalker: nella letteratura scientifica
sull'argomento le classificazioni proposte si basano su differenti criteri quali le motivazioni
sottostanti lo stalking, la relazione con la vittima e la presenza o meno di una
psicopatologia40.
La classificazione proposta da Mullen, Pathé e Purcell nel 1999 (riproposta nel 2000 e
2001), sulla base di un campione di 168 casi di stalking, descrive le tipologie di stalkers su
tre assi: il primo si riferisce alla motivazione predominante dello stalker e al contesto nel
quale emerge il comportamento; il secondo prende in considerazione il tipo di relazione
40 Sulla scorta della relazione tra l'autore e la vittima, Zona, Sharma e Lane (1993) suddividono gli stalker in tre
gruppi: 1) gli “inseguitori erotomanici”, sono in particolare donne convinte di essere amate da uomini con status
socio-economico più elevato di loro, senza aver mai avuto con essi una relazione sentimentale; 2) gli “amanti
ossessivi”, in genere di sesso maschile, soggetti psicotici che perseguitano stars famose o persone sconosciute,
motivati da deliri erotomanici che, a differenza del precedente gruppo, compaiono come manifestazioni di altre
patologie psicotiche; 3) gli “inseguitori ossessivi”, include ex partners intenzionati a riconciliarsi o a vendicarsi di
chi li ha lasciati.
Wright J. A. e collab. (1996), distinguono fra stalkers “domestici”, gli ex partners; quelli “non domestici”
includono le due sottocategorie di organizzati e deliranti.
Kienlein ed altri (1997) dividono gli stalkers in due gruppi, ponendo la discriminazione sulla presenza o meno di
un quadro clinico di tipo psicotico. I soggetti psicotici manifestano deliri e sintomi di psicosi; quelli non psicotici
presentano disturbi di personalità di tipo antisociale, borderline, istrionico e narcisistico.
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preesistente tra stalker e vittima; il terzo divide gli stalkers in due gruppi: psicotici/non
psicotici.
Primo Asse
Il primo asse classificativo consente di suddividere gli stalkers in cinque tipologie: il
rifiutato, il cercatore d’intimità, il corteggiatore inadeguato, il predatore e il rancoroso.
Il rifiutato
L'ex partner respinto o rifiutato è colui che non si rassegna alla fine di una relazione
affettiva e cerca insistentemente di ripristinarla o di vendicarsi per essere stato respinto.
Spesso si verifica che egli porti avanti entrambi gli obiettivi a seconda delle circostanze.
Questo tipo di stalking caratterizza tipicamente le relazioni sentimentali ma può verificarsi
in qualsiasi tipo di rapporto interrotto nel quale è particolarmente coinvolto su un piano
affettivo (es. amici, genitori-figli, terapeuta-paziente). Lo stalker rifiutato assume una
duplice veste: quella di una persona distrutta che non riesce a stare senza la sua ex e per
questo la tempesta di messaggi, di telefonate, tentando di avvicinarla, e quella di una
persona che si mostra aggressiva e violenta, sia verbalmente che fisicamente e può arrivare
anche ad uccidere la sua partner come gesto estremo di controllo sulla sua vita.
Non si lascia intimorire dalle reazioni sempre più negative che l'ex partner manifesta di
fronte alle sue minacce, insistenze, pedinamenti, aggressioni, denunce ed è ben consapevole
che i suoi comportamenti persecutori hanno l'effetto di peggiorare il rapporto rendendo più
difficile la riconciliazione, tuttavia egli non riesce a separarsi dall'amata (oggetto del
desiderio). La persecuzione diventa così essa stessa un modo per cercare di mantenere una
parvenza di relazione, sebbene angosciante e dannosa, ma pur sempre preferibile rispetto ad
una perdita totale percepita come minacciosa e intollerabile.
Rientrano in tale tipologia di stalkers soggetti portatori di disturbi di personalità, soprattutto
tratti narcisistici e antisociali, con risposte violente di fronte al rifiuto della vittima vissuto
ogni volta come una minaccia di annientamento e di annullamento del sé e che innesca in
loro l'attuazione di tutta una serie di strategie, volte ad impedire l'allontanamento e a
prolungare nel tempo, seppur con modalità distorte, un legame ormai interrotto.
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Il rifiutato rappresenta una delle categorie più diffuse, persistenti, intrusive e pericolose di
molestatori in quanto sussiste realmente la possibilità che lo stalker possa degenerare in
comportamenti violenti a danno della vittima.
Cercatore di intimità
Solitamente appartengono a questa categoria i persecutori di star del cinema o comunque di
persone famose e celebri. Il cercatore di intimità tenta di costruire una relazione che può
essere d'amore o di amicizia con un partner idealizzato. La vittima è solitamente sconosciuta
o una conoscenza più o meno occasionale di cui lo stalker si è infatuato con o senza la
consapevolezza che l'amore sia corrisposto. La relazione fantastica può nascere da un
semplice sguardo, un sorriso o un gesto affettuoso, che può seguire ad un comportamento
semplicemente educato e affettuoso, che lo convince di essere ricambiato nei suoi
sentimenti e pertanto erroneamente percepito come l'inizio di un rapporto virtuale con la
vittima che ritiene possa aiutarlo a superare qualche problema che lo blocca. Mosso da un
forte desiderio di ricevere affetto, contatto o vicinanza, lo stalker si illude di risolvere un suo
grosso problema legato alla solitudine e alla mancanza di una relazione stabile con un'altra
persona.
Il grado di insistenza e intrusività di questa tipologia di stalker è moto elevato: gli approcci
sono insistenti, le risposte negative ricevute non vengono lette come un rifiuto della
relazione, pertanto i loro comportamenti durano più a lungo in quanto ritengono che la
vittima prima o poi cederà in seguito ad una maggiore e adeguata presenza. Le azioni legali
non scoraggiano il loro comportamento che considerano come il prezzo da pagare per
ottenere il vero amore. Il rischio di violenza non è immediato, ma aumenta con il passare del
tempo.
A questo gruppo appartengono soggetti psicotici, maniacali e deliranti, affetti da vera e
propria erotomania.
Il Corteggiatore inadeguato
E' una persona svantaggiata sia socialmente che economicamente con scarse abilità
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interpersonali. Generalmente timida e impacciata, incapace di avvicinare persone dell'altro
sesso ed intrattenere rapporti interpersonali con loro per cui il tentativo di allacciare una
relazione fallisce sistematicamente. Vede l'altro come un semplice oggetto insensibile ai
suoi sentimenti ma nei confronti del quale sente di avere il diritto alla relazione. Rimane
indifferente alla risposta negativa della vittima ed intraprende persistenti tentativi di
avvicinamento i cui comportamenti sono opprimenti, aggressivi e maleducati.
Spesso i soggetti appartenenti a questa categoria mettono in atto condotte di stalking che
durano meno nel tempo ma sono i più recidivi in quanto cercano un nuovo bersaglio
ogniqualvolta non hanno successo con quello precedente.
Il Predatore
Lo stalker predatore è colui che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che viene
pedinata, inseguita e spaventata. La paura del perseguitato lo eccita, prova soddisfazione e
senso di potere nell'osservarlo di nascosto, nel progettare l'agguato anche senza minacciare
o lasciar trapelare in anticipo quello che sta per compiere. Lo scopo del predatore è quello di
ottenere il possesso e il controllo totale sulla vittima prescelta. Per avvicinarsi alla preda
utilizza tecniche di manipolazione psicologica, informandosi in precedenza sulle sue
abitudini, i suoi gusti, le sue frequentazioni, i suoi hobby, le sue amicizie, i suoi problemi di
lavoro, di salute o familiari che gli consentono di entrare più facilmente nella sua vita.
Il predatore è spesso privo delle giuste abilità sociali per corteggiare e farsi amare, non è in
grado di avviare relazioni accettabili e di interpretare correttamente i segnali comunicativi
altrui. Il linguaggio utilizzato all'interno delle telefonate minacciose o negli sms è
caratterizzato dalla volgarità e i suoi comportamenti sono insistenti e pervasivi facendo
sentire la vittima intrappolata in una serie di emozioni intense come la paura e il dolore,
sconforto e senso di impotenza che le impediscono di chiedere aiuto all'esterno. Con il
crescere dell'ossessione e del desiderio sessuale, può diventare estremamente violento a
distanza di tempo; alto è pertanto il rischio che la vittima venga aggredita violentemente, e
perfino uccisa, nel momento in cui presa dalla disperazione decide di affrontare le possibili
conseguenze tentando di mettere fine alla persecuzione.
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Per le sue modalità di espressione il predatore è considerato una delle tipologie più gravi pur
rappresentando una modesta parte. E' sempre di sesso maschile, le prede possono essere
adulti o bambini, in particolare donne.
Solitamente viene arrestato per molestie sessuali o, nei casi più gravi, per omicidio. E' una
persona con disturbi della sfera sessuale, quali pedofilia, feticismo o esibizionismo
(parafilie) ma anche con disturbi bipolari o abuso di sostanze e spesso presentano una
comorbilità41 con un disturbo di personalità.
Il Rancoroso
Trae gran parte del suo piacere dallo spaventare e torturare la vittima nei cui confronti ha un
forte desiderio di rivalsa a causa di un danno (vero o presento) che ritiene di aver subito
dalla stessa o da una persona a cui è legato. Cerca in tutti i modi di vendicarsi e considera
giustificati i propri comportamenti che rafforzano in lui un senso di potere e di controllo che
lo spingono a continuare le molestie.
Il rancoroso è in genere un soggetto estremamente sospettoso e diffidente, isolato e solitario,
con pochi contatti e amici; ha una bassa tolleranza alla frustrazione, difficoltà con le figure
autoritarie ed una percezione di sé come una persona incompresa e maltrattata. Descrive se
stesso come vittima che lotta contro presunti persecutori, rappresentati come individui più
forti e con più potere (colleghi, datori di lavoro e professionisti (spesso sanitari); in alcuni
casi la vittima è vista come un simbolo delle persone che lo hanno tormentato e umiliato in
passato, e spesso viene scelta in maniera casuale.
Questa tipologia di stalker presenta di solito un disturbo antisociale e/o paranoide di
personalità, e normalmente non presenta un elevato livello di pericolosità, tuttavia non sono
rarissimi i casi di omicidio. Poiché è in genere capace di valutare le conseguenze del suo
comportamento, le sanzioni legali, almeno in una fase precoce dello stalking, potrebbero
rivelarsi efficaci.
41 La comorbilità indica la coesistenza di due (o più) patologie diverse in uno stesso individuo.
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2.4. Tabella riassuntiva di tipologie di Stalker
TIPOLOGIA
Rifiutato
CONTESTO
SCOPI
MANTENIMENTO
Ex partner
Ristabilire il rapporto o Lo stalking diventa il
ottenere vendetta per il sostituto dell'intimità
rifiuto
perduta
Sconosciuti
o
conoscenti
Stabilire una relazione
affettiva
La relazione fantastica
compensa l'assenza di
una relazione reale
Corteggiatore
inadeguato
Solitudine o
Sconosciuti o
Stabilire una relazione
desiderio di una persone incontrate affettiva (amicizia o
relazione
casualmente
sessuale)
Il disinteresse
dell'altro spesso
interrompe le molestie
Predatore
Parafilie
Spesso donne e
Ottenere informazioni in Piacere ottenuto dal
bambini, raramente preparazione di una
voyeurismo e senso
personaggi famosi aggressione sessuale
di potere sadico
Rancoroso
Percezione di
ingiustizia o
torto subiti
Persona che ritiene Ottenere vendetta
responsabile delle
offese subite
Cercatore di
intimità
Rottura di una
relazione
VITTIMA
Solitudine
Senso di potere e di
controllo sulla vittima,
percepita come
aggressore
Secondo Asse
Il secondo Asse permette di classificare i molestatori in base alla relazione preesistente con
la vittima che può essere un ex- partner, un collega di lavoro, un conoscente (ad esempio un
vicino di casa), un amico o una persona incontrata per motivi d'affari o di salute (un
avvocato, un medico ai quali lo stalker si è rivolto), oppure una persona incontrata
accidentalmente se non un perfetto sconosciuto.
Terzo Asse
Nel terzo Asse gli stalkers vengono suddivisi in base alle condizioni psichiatriche che
possono essere alla base di un fenomeno di stalking:
- soggetti psicotici, coloro che presentano una diagnosi di schizofrenia, disturbi deliranti,
psicosi affettiva, psicosi su base organica;
- soggetti non psicotici, coloro che presentano disturbi di personalità narcisistica o
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borderline, disturbi d'ansia e dell'umore.
2.5. Il Persecutore “Situazionale”
Gargiullo B.C. e R. Damiani aggiungono nella categoria dell'intimate partner stalking
(partner gelosi, possessivi e violenti), il “situazionale”, un soggetto i cui atti persecutori
sono sollecitati o provocati deliberatamente dal proprio partner.
La vittima “è una persona che, per ostilità verso l'altro sesso o per rancore nei confronti del
proprio “compagno”, adotta comportamenti tali da suscitare nell'altro reazioni tipiche di uno
stalker. In questi casi la “vittima” si pone nella condizione di essere controllata e
perseguitata al fine di danneggiare o, comunque, screditare l'altro”42.
42 Gargiullo e Damiani, op. cit., pag. 41
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Capitolo terzo:
Profili psico-patologici dello stalker
3.1. Premessa
Lo stalking, come esposto precedentemente, non è un fenomeno omogeneo; risulta pertanto
difficile far rientrare i molestatori assillanti in una categoria diagnostica ben precisa, cioè
considerare allo stesso modo gli stalkers erotomanici, quelli psicopatici e quelli che
rientrano nella categoria dei disturbi di personalità del cluster B (antisociale, borderline,
istrionico, narcisistico). Secondo gli studi dell'Osservatorio Nazionale Stalking, solo il 10%
degli stalkers soffre di una psicopatologia grave, con perdita del contatto con la realtà,
mentre circa l'80% dei casi sono soggetti ben inseriti nella società.
“Lo “stalking”, infatti, non è una diagnosi, ma semplicemente una etichetta
comportamentale impiegata a fini descrittivi e giuridici, o nel caso un sintomo
comportamentale di una condizione di personalità, o di una patologia psichiatrica, che
ricadono tra quelle proprie della nosografia vigente”43.
La maggior parte degli esperti ha tentato di distinguere lo stalker psicotico (DSM-IV – Asse
I) da quello con gravi disturbi della personalità (DSM-IV – Asse II)44.
Fra le ipotesi patologiche di cui sono portatori alcuni stalker viene indicata l'erotomania e il
delirio erotomanico45; spesso sono presenti i disturbi di personalità associati al Cluster B
(caratterizzati da comportamenti “emotivi” o “drammatici”, oltre che da mancanza di
43 www.camerapenaleligure.it/wp-content/.../lagazzi-relazione-stalking
44 Wikipedia: il DSM (Il Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders – Manuale Diagnostico e Statistico dei
Disturbi Mentali) è uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi
di tutto il mondo sia nella clinica che nella ricerca. I disturbi mentali – nel DSM-IV sono ripartiti in cinque Assi:
nell'Asse I del DSM sono inseriti disturbi clinici come schizofrenia ed altre forme di psicosi; nell'Asse II invece
sono raccolti disturbi di personalità (a loro volta raggruppati in 3 cluster): il Cluster A include ad es. il disturbo
Paranoide di personalità, il Cluster B, quello narcisistico, borderline, antisociale e istrionico di personalità, nel
Cluster C sono compresi i disturbi ossessivo-compulsivo, evitante e dipendente di personalità.
45 Gargiullo e Damiani, op cit., pag. 50: “Bisogna fare attenzione nel classificare un individuo psicotico come
molestatore assillante, basandosi sulla presenza quasi esclusiva di un delirio erotomanico, in quanto tale alterazione
può essere anche la risultante di altri disturbi psichiatrici quali la schizofrenia, il disturbo bipolare e la depressione
maggiore”.
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empatia e altruismo da parte del soggetto), meno ai tratti dipendenti, schizoidi e paranoidei
di cui al Cluster A.
“Oltre ai disordini primari, tipici dell'Asse I e dell'Asse II, uno stalker può presentare anche
una condizione di comorbilità dovuta alla presenza di disturbi da addiction (dipendenza
affettiva, dall'uso di sostanze e da strumenti tecnologici)”46.
3.2. Erotomania
L'erotomania (o delirio erotico) fu descritta a livello clinico per la prima volta dallo
psichiatra francese G. G. De Clérambault collocandola tra i deliri cronici di tipo passionale,
insieme a quelli di rivendicazione e di gelosia all'interno del disturbo delirante.
L'erotomania è un disturbo psichiatrico grave (psicosi delirante cronica) caratterizzato da
un’irriducibile convinzione del soggetto che ne è affetto, di essere amato da un'altra persona,
che non può manifestargli apertamente il suo amore per cause di forza maggiore (es. perchè
già sposato) e con la quale può non avere alcun tipo di contatto. In linea generale il delirio
concerne l'amore romantico idealizzato piuttosto che l'attrazione sessuale.
La convinzione di essere amati segretamente da qualcuno, è spesso accompagnata da un
insieme di false credenze che etichettano come amoroso il comportamento dell'altro,
interpretato erroneamente come una dichiarazione cifrata d'amore che soltanto lui è in grado
di comprendere. Di fronte a un qualsiasi rifiuto anche esplicito, egli escogiterà delle ragioni
per giustificare il comportamento e poter continuare morbosamente a credere di essere
amato benchè il molestato non faccia nulla per incoraggiarlo; al contrario, se ne ha la
possibilità cerca di chiarire l'equivoco senza esito positivo, perchè le sue parole e azioni
sono reinterpretate dal molestatore come conferma della reciprocità dell'interesse.
Sarebbero affette da questa sindrome, prevalentemente donne, attratte da uomini con una
posizione sociale più elevata o rispettata, perfino personaggi pubblici o celebrità. A parte
questa loro fissazione amorosa di fondo, per tutto il resto gli erotomani si comportano in
46 Gargiullo e Damiani, op. cit., pag. 50.
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modo normale.
Uno dei casi storici riportati da Clérambault è quello di una donna francese di 53 anni
convinta che il re Giorgio V d'Inghilterra l'amasse e che il sovrano comunicasse con lei
attraverso spostamenti delle tende dietro le finestre di Buckingham Palace, interpretati come
enigmatici messaggi d'amore.
Emil Kraepelin (1915), il più famoso psichiatra di lingua tedesca dell'epoca, la considerava
un sottotipo dei deliri di grandezza della Paranoia, insieme ai deliri degli inventori, dei
profeti e dei santi. La paranoia era classificata in tre tipi: persecutorio, di gelosia e di
grandezza. Fino alla III edizione del DSM (1980) l'Erotomania non è menzionata nella
nosografia ufficiale. Solo con una edizione rivista del DSM III (1987) viene recuperata
quasi integralmente la suddivisione Kraepeliniana restituendo specificità alla sindrome
descritta da De Clérambault.
Minore attenzione è stata riservata dalla letteratura ai comportamenti persecutori messi in
atto nel contesto degli altri tipi di Disturbi Deliranti:
-
Il Delirio di gelosia rappresenta un movente comune per i molestatori assillanti
appartenenti al gruppo di stalkers “rifiutati” in cui il comportamento di molestia sarebbe
aggravato dalla fine di una relazione intima significativa. In questa tipologia di delirio è
presente il dolore per la perdita o la minacciata perdita dell'ex partner, l'ostilità verso il
rivale, una grave lesione al narcisismo con un doloroso e insopportabile abbassamento
dell'autostima.
-
Nel Disturbo Delirante di tipo persecutorio il tipo di relazione precedente con la
vittima è occasionale o di prestazione professionale (avvocati, giudici, medici) e il
molestatore è convinto di aver subito un torto per cui continua a chiedere ragione
dell'accaduto o si vendica con questo tipo di persecuzione. I sentimenti che sono di tipo
“rabbioso-persecutorio” anziché “affezionato-amoroso” distinguerebbero questo gruppo di
deliranti dagli erotomani.
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3.3. Disturbi di Personalità
La personalità definita “normale”, così come la personalità definita “disturbata”, si forma
fin dai primi anni di vita fino all'età adulta in base alla convergenza di una molteplicità di
fattori diversi quali quelli ambientali, biologici, relazionali, traumatici, ecc. La personalità
normale presenta un insieme di caratteristiche che nella personalità detta “patologica”
mancano o sono difettose: elasticità nei comportamenti, capacità di tollerare differenze
individuali e frustrazioni, accettazione degli altri come individui di pari dignità, empatia,
identificazione con gli altri e imparare dall'esperienza.
Fra le teorie sulla personalità occupano un posto importante quelle incentrate sui tratti di
Gordon Allport (1897-1967) e Raymond Cattel (1905-1998), secondo i quali i tratti sono le
unità reali e costanti di ogni personalità. La socievolezza o la timidezza, la generosità o la
cordialità, costituiranno per sempre la caratteristica di quell'individuo. Vi sono tratti comuni
che appartengono a molti e tratti individuali più particolari a una singola persona47.
La personalità è un “modo stabile e caratteristico che ogni individuo ha di rapportarsi a se
stesso, agli altri, al mondo. I tratti che definiscono la personalità, danno una particolare
impronta allo stile relazionale del soggetto nel quale possono spiccare certi approcci allo
scambio interpersonale, alla relazione affettiva, amicale o sessuale”48. Le persone agiscono
secondo pattern comportamentali che si ripropongono in modo più o meno accentuato e
presentano quella flessibilità che consente alle persone equilibrate di adattare i propri
comportamenti alle diverse circostanze. “Quando i tratti della personalità sono troppo rigidi
e poco adattivi rispetto all'ambiente e alla cultura dell'individuo, al punto da rendere difficile
ogni aspetto della sua vita di relazione, le probabilità di trovarsi di fronte ad un disturbo di
personalità sono da considerare seriamente”49. Quando si parla di disturbo di personalità si
fa quindi riferimento ad un modello abituale di esperienza interiore e di comportamento
47 www.studioiannetti.it/personalitaumana. - Domenico Iannetti, Spesso prendiamo fischi per fiaschi. “La teoria dei
tratti ha avuto un ampio utilizzo nella psicologia moderna soprattutto per mezzo di test di valutazione. H. J. Eysenck
nei suoi studi ha approntato degli schemi valutativi che mette in relazione fra loro quelle abitudini costanti del
comportamento facilmente identificate in tratti come la socievolezza, l'impulsività, l'ostinazione e via dicendo”. 48 Ibidem.
49 Ibidem.
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diverso dal contesto culturale cui l'individuo appartiene, difficilmente modificabile dalle
esperienze di vita, e applicato nelle più svariate situazioni. I disturbi di personalità
influenzano la cognitività (il modo di percepire ed interpretare se stessi, gli altri e gli
avvenimenti), l'affettività (cioè la varietà, intensità, labilità e adeguatezza della risposta
emotiva), il funzionamento interpersonale e il controllo degli impulsi.
I disturbi di personalità non essendo caratterizzati da sintomi evidenti, vengono spesso
ignorati o scambiati per difetti oppure considerati anche una qualità positiva (es, forza di
carattere, decisione). L'individuo con una personalità disturbata non ha ossessioni,
depressioni o attacchi di panico, ma è rigido e inflessibile in alcuni comportamenti
specialmente relazionali.
Un disturbo di personalità si presenta fin dall'adolescenza o nella prima età adulta
divenendo un modo di essere consueto dell'individuo di cui normalmente egli stesso non ne
ha coscienza. Questo carattere egosintonico (ovvero essere in sintonia con il proprio Io,
come ad esempio,
eccessiva timidezza) dei tratti di personalità, difficilmente spinge
l'individuo a cercare di modificarsi o chiedere aiuto, preferendo attribuire ad altre cause e
non a se stesso la ragione della difficoltà, con la conseguenza che l'esperienza di disagio
aumenta, si rafforzano le modalità di entrare in rapporto con il mondo e con gli altri,
peggiorando la situazione.
3.3.1. Il Disturbo Narcisistico di Personalità
E' un disturbo che comporta, in chi ne è affetto, un sentimento grandioso di sé stesso e delle
proprie capacità, accomunato da un costante desiderio di ricevere ammirazione ed
approvazione dagli altri per le proprie qualità superiori, ma non tollera critiche di fronte alle
quali reagisce con rabbia e vergogna.
Gli individui che presentano tale disturbo ritengono di essere persone speciali ed uniche,
convinti di godere di particolari diritti, in virtù dei quali approfittano del prossimo per
ottenere trattamenti di favore e la soddisfazione immediata delle loro priorità. In genere,
sono persone arroganti, superbe e ambiziose con una brillante posizione sociale, ma una vita
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di relazione distaccata e fredda, improntata prevalentemente sulla certezza che l'altro, in una
prima fase idealizzato, possa favorire il raggiungimento dei loro obiettivi per poi essere
aspramente svalutato nel momento in cui non soddisfa più i loro bisogni di ammirazione e
gratificazione. Sono altresì incapaci di provare empatia, di riconoscere i bisogni, le esigenze
e i sentimenti degli altri, ma provano invidia se questi ultimi hanno successo, ritenendo di
meritare più di loro i risultati che hanno raggiunto; in tal senso tendono a svalutare il loro
contributo se questi ottengono positivi riconoscimenti per il loro operato.
“Il narcisista non è capace di identificarsi con le altre persone nel senso corretto - per
esempio usare qualcuno come un ideale su cui modellare il proprio comportamento, ma
tende a considerarlo una estensione di sé”50. Pertanto, quando percepisce che quella persona
lo sta rifiutando o che lo sta lasciando in qualche modo in disparte, prova odio e reagisce
svalutando il proprio idolo.
In realtà, dietro ad un forte senso di onnipotenza, si nascondono persone estremamente
fragili e deboli con una bassissima stima di sé che può portarli facilmente alla depressione o
alla aggressività a causa del forte stress che ogni minima ferita narcisistica causa loro.
Nel bambino è normale un certo narcisismo dove esiste solo lui con le sue richieste, poi però
è importante che vada incontro a delle frustrazioni per avere un buon contatto con la realtà.
L'adulto narcisista rimane bloccato a quella forma di narcisismo primario contrariamente a
ciò che mostra.
3.3.2. Il Disturbo Borderline di Personalità
Il termine Borderline deriva dalla lingua inglese e significa letteralmente “al limite”,
“marginale”. Il disturbo borderline di personalità è definito nel Manuale Diagnostico dei
Disturbi Mentali come una “modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali,
dell'immagine di sé e dell'affettività con impulsività notevole, comparsa entro la prima età
adulta e presente in vari contesti”.
50 Nicol Bran, Quando la passione diventa ossessione: stalking, Ed. Ananke, Torino, pag. 35.
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Le persone affette da questo disturbo provano difficoltà a stabilire rapporti interpersonali
stabili in quanto caratterizzati dalla idealizzazione e supervalutazione dell'altro passando nel
giro di pochissimo tempo alla sua svalutazione. All'inizio di un rapporto, un amico o il
partner, può essere considerato perfetto, protettivo, affidabile, disponibile, buono ma è
sufficiente una critica o una disattenzione affinché questo venga catalogato immediatamente
minaccioso, ingannevole, disonesto, malevolo. Anche nei confronti di se stessi, passano da
atteggiamenti di buona autostima ad atteggiamenti di assoluta svalutazione e mortificazione.
Sono soggetti caratterizzati da instabilità emotiva con repentini cambiamenti d'umore:
possono oscillare rapidamente tra l'amore e l'odio, l'esaltazione e l'avvilimento, la rabbia e il
senso di colpa, la litigiosità e l'arrendevolezza. Un rifiuto, una critica o una semplice
disattenzione da parte degli altri possono scatenare reazioni emotive immediate,
difficilmente gestibili da chi ha questo disturbo che, senza riflettere, reagisce
impulsivamente con esplosioni di rabbia, litigi violenti, abuso di sostanze, gioco d'azzardo,
promiscuità sessuale, spese sconsiderate e a volte anche in atti autolesivi o tentativi di
suicidio.
Un profondo senso di vuoto interiore affligge cronicamente queste persone che per sentire di
esistere hanno costantemente bisogno di avere qualcuno al proprio fianco che le sorregga e
che soddisfi le loro incessanti richieste-assicurazioni di supporto e vicinanza. Non
sopportano di essere lasciati soli, temono un abbandono (reale o immaginario) di fronte al
quale avvertono un vero e proprio sentimento di catastrofe emotiva, che li porta a mettere in
atto comportamenti distruttivi per se stessi e per l'altro. Tutto questo può portare in certi casi
anche all'omicidio passionale.
3.3.3. Disturbo Antisociale di Personalità
Il disturbo antisociale di personalità si riscontra in quei soggetti che non riescono a
conformarsi né alla legge, per cui compiono atti illegali (come distruggere proprietà,
truffare, rubare) né alle norme sociali per cui attuano comportamenti immorali e
manipolativi (es. mentire, simulare, usare false identità). Si manifesta nella fanciullezza o
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nella prima adolescenza, e continua nell'età adulta con una incidenza di circa il 3% nei
maschi e l'1% nelle femmine51.
Fra i tratti caratteristici di questo disturbo spicca una marcata impulsività che può
manifestarsi con l'incapacità di pianificare il futuro, per cui queste persone prendono le
decisioni sotto l'impulso del momento, senza considerare le conseguenze per sé e per gli
altri; questo può portare a improvvisi cambiamenti di lavoro, di residenza o di relazioni.
L'incapacità di assumersi responsabilità è un altro elemento distintivo del disturbo. In
ambito lavorativo può essere indicato da lunghi periodi di disoccupazione (nonostante la
disponibilità di lavoro), o da lunghe e ingiustificate assenze per malattie proprie o dei
familiari, mentre la irresponsabilità finanziaria a esempio è data dall'incapacità di
provvedere al supporto dei figli o di altre persone dipendenti e dall'accumulo di debiti.
Le persone con questo disturbo sono egocentriche e intolleranti alle frustrazioni per cui,
quando le cose non vanno come vorrebbero, non riescono a rinunciare ad un piacere ed
agiscono impulsivamente per raggiungerlo. Inoltre, sono indifferenti nei confronti dei
sentimenti e delle sofferenze altrui; hanno difficoltà ad assumere la prospettiva degli altri,
per cui non si prefigurano la sofferenza che possono provocare in loro e si mostrano
indifferenti, distaccati, sprezzanti, cinici e irrispettosi verso di essi. Assente o quasi è il
senso di colpa e scarso è il rimorso mostrato per le conseguenze delle proprie azioni di cui
tendono a minimizzare i danni arrecati, fornire spiegazioni superficiali dell'accaduto o
mostrare completa indifferenza.
Sono anche persone che si mostrano noncuranti della sicurezza degli altri, (es. trascuratezza
nell'accudimento dei figli) e della propria manifestandosi in comportamenti pericolosi (es.
guida spericolata, abuso di sostanze stupefacenti).
Altra caratteristica del disturbo antisociale è l'aggressività che si manifesta frequentemente
con aggressioni fisiche, come ad esempio picchiare il coniuge.
51 www.terzocentro.it/disturbi, Disturbo antisociale di personalità.
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3.3.4. Il Disturbo Istrionico di Personalità
Il disturbo istrionico di personalità, in passato conosciuto come “isteria”, è caratterizzato da
una emotività eccessiva esternata con modalità teatrali e dalla continua ricerca di attenzione
verso di sé con lo scopo di ottenere sostegno e supporto dagli altri. Considerando che alcune
di queste caratteristiche assomigliano ai sintomi dell'isteria, come la teatralità, la
suggestionabilità, il “fare scena” anche in certi contesti psichiatrici, questi due termini sono
stati considerati intercambiabili52.
E' una forma psicopatologica piuttosto grave e spesso associata a tratti depressivi e
dipendenti di personalità. Molte volte la richiesta di aiuto del paziente istrionico arriva in
momenti di forte depressione oppure quando subiscono lutti, perdite o separazioni.
Le persone che presentano tale disturbo non si sentono a loro agio se non sono al centro
dell'attenzione altrui e pertanto tendono ad attuare comportamenti seduttivi e provocatori il
più delle volte in situazioni e modi non appropriati (es. in ambito professionale) o nei
confronti di individui verso i quali non hanno un reale interesse sessuale o sentimentale,
datori di lavoro o amici. Si preoccupano eccessivamente di essere fisicamente attraenti e
investono una notevole quantità di tempo, di energia e denaro per vestiti e le cure personali
essendo il loro aspetto fisico l'unico strumento che conoscono per attirare gli altri a sé. Nelle
donne, è frequente l'uso eccessivo di trucco, di un colore dei capelli insolito oppure di
oggetti di abbellimento molto vistosi o un abbigliamento provocante, magari di cattivo gusto
per molte persone, senza rendersi conto che in molti casi il loro modo di essere eccentrico
potrebbe essere imbarazzante per chi sta loro accanto.
Gli individui con disturbo istrionico di personalità tendono ad esagerare i propri pensieri e
sentimenti, facendo sembrare ogni cosa più importante di quanto non sia in realtà.
Manifestano le loro emozioni in maniera intensa e plateale, con scoppi di ira, lacrime e
disperazione, ma che in realtà sembrano prive di spontaneità, piuttosto superficiali, false ed
52 Il termine isteria deriva dal greco “hystera” che significa utero. Nella storia della psichiatria la personalità isterica è
stata associata con il sesso femminile; in realtà il disturbo isterico di personalità è largamente documentato anche tra
i maschi.
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esagerate, tali cioè da condurre gli altri ad accusarli di simulare questi sentimenti (come nel
caso di eventi sentimentali minimi).
Il loro stile comunicativo è alquanto impressionistico (es. gesticolare, o usare la mimica
facciale) e privo di dettagli; possono esprimere le proprie opinioni in maniera convincente,
ma non sono capaci di sostenerle con elementi e/o argomentazioni dettagliate.
Hanno un elevato grado di suggestionabilità, il bisogno di approvazione li rende facilmente
influenzabili dalle convinzioni e stati d'animo altrui, da entusiasmi del momento o dalle
semplici circostanze. Spesso diventano fortemente dipendenti dagli altri divenendo
facilmente vittime di inganni: la ricerca di emozioni intense favorisce comportamenti che
possano metterli nei guai con la legge.
Un'altra caratteristica peculiare del disturbo istrionico di personalità è considerare le
relazioni più intime di quanto non lo siano realmente (es. considerare un conoscente come
un caro amico, o chiamare con il nome di battesimo una persona appena conosciuta). In
sostanza, i soggetti istrionici hanno una notevole difficoltà a sviluppare relazioni intime
sincere con gli altri. Queste tendono perciò ad essere superficiali, in cui gli stessi si trovano
a recitare una parte oppure a controllare l'altro attraverso la manipolazione emotiva o la
seduttività.
In essi è presente anche una forte dipendenza affettiva che deriva dal loro bisogno di
continue attenzioni e rassicurazioni, dalla paura della solitudine e da un costante timore di
essere abbandonati. Nei tentativi di ottenere l'accettazione e l'approvazione degli altri
possono usare approcci indiretti come la manipolazione, ma fanno ricorso anche a
coercizioni o a minacce di suicidio, se metodi più sottili non sembrano avere successo.
3.3.5. La Dipendenza Affettiva
La dipendenza affettiva è un disturbo mentale che soltanto da pochi anni in Italia sta
interessando clinici e ricercatori che a diverso titolo si occupano del fenomeno delle
dipendenze, mentre negli Stati Uniti da più di 30 anni sono condotte ricerche su questa
tematica.
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Intesa come forma patologica dell'amore, la dipendenza affettiva o love addiction53 è una
condizione nella quale un individuo dedica tutto se stesso, corpo e mente, alla persona
amata, ed è disposto a sacrificare qualsiasi bisogno, desiderio personale e persino i suoi
stessi sentimenti, al fine di perseguire il benessere dell'altro e non anche il proprio.
Nel Dizionario di psicologia di U. Galimberti, è definita come “una modalità relazionale in
cui un soggetto si rivolge continuamente agli altri per essere aiutato, guidato e sostenuto.
L'individuo dipendente, avendo una scarsa fiducia in se stesso, fonda la propria autostima
sulla rassicurazione, sull'approvazione altrui ed è incapace di prendere decisioni senza un
incoraggiamento esterno”54.
L'amore, nelle sue manifestazioni più positive rappresenta un naturale e profondo bisogno di
ogni essere umano, un elemento indispensabile per un sano sviluppo psicofisico e una buona
salute mentale nella vita adulta.
E' normale quindi che in una relazione amorosa, in particolare durante la fase
dell'innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza, un forte desiderio di “fondersi con
l'altro”, desiderio che con lo stabilizzarsi della relazione tende via via a scemare. Nella
dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo ed anzi si
tende a “fondersi nell'altro”.
In una società caratterizzata da rapporti instabili frequenti, la frustrazione o la mancanza di
esperienze serene di questo sentimento umano che è l'amore, possono comportare un serio
disagio psicologico in grado di vivere nascosto nell'ombra anche per l'intera vita di una
persona, alimentando spesso altre gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali.
Quando un rapporto affettivo diventa “ossessione” l'amore può trasformarsi in un'abitudine
a soffrire fino a diventare una vera e propria “dipendenza affettiva”.
Il soggetto dipendente vive costantemente nel terrore di perdere il suo oggetto d'amore il cui
53 Guerreschi Cesare, New Addiction, Le nuove dipendenze, Ed. San Paolo, 2005, pagg. 17, 18. Dependence e Love
addiction – si tratta di due termini che in italiano vengono tradotti con la stessa parola, pur avendo significati molto
diversi: addiction e dependance. Con dependance si vuole indicare una dipendenza fisica e chimica, la condizione in
cui l'organismo necessita di una determinata sostanza per funzionare, perciò la richiede. Con addiction si intende
definire una condizione generale in cui la dipendenza psicologica spinge alla ricerca dell'oggetto, senza il quale
l'esistenza diventa priva di significato. Oltre alla dipendenza affettiva, tra le new Addictions si possono annoverare
la dipendenza dal gioco d'azzardo, da Internet, dallo shopping, dal lavoro, dal sesso e dal cibo.
54 Ibidem pagg 17, 18.
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allontanamento, anche solo temporaneo, è causa di enorme sofferenza ed accessi di gelosia
che possono sfociare in episodi depressivi o in violenza fisica o verbale. Pertanto, quando
un atteggiamento amoroso oltrepassa certi limiti e la persona attua una serie di
comportamenti persecutori ci troviamo di fronte al “fenomeno Stalking”.
Anche se nello stalking emerge più un disturbo relazionale e della comunicazione,
all'interno della dipendenza affettiva, il persecutore-dipendente agisce in base a due motivi
principali: o per esercitare un controllo per timore di essere lasciato, oppure dopo la rottura
di una relazione per recuperarla, raramente per vendetta.
Il livello del comportamento messo in atto dal soggetto-dipendente ed i correlati aspetti
violenti variano in base alla intensità della relazione instaurata con il partner, per cui una
maggiore intimità presenta un maggior rischio di violenza. L'entità del fenomeno è
comunque spesso associata a disturbi di personalità preesistenti nel molestatore.
La dipendenza affettiva viene definita anche “droga d'amore” o “intossicazione
psicologica”. Essa “trova la sua origine in bisogni infantili inappagati. I bambini i cui
bisogni d'amore rimangono non riconosciuti possono adattarsi imparando a limitare le loro
aspettative. Questo processo di limitazione può portare al formarsi di pensieri del tipo: “I
miei bisogni non contano” o “non sono degno di essere amato”. Da adulti gli intossicati
d'amore dipendono dagli altri per quanto riguarda la cura di se stessi e la soluzione dei loro
problemi, temono di essere respinti, rifuggono il dolore, non hanno fiducia nelle loro abilità
e si giudicano persone non degne di amore”55.
Per questi soggetti l'amore è ossessivo, inibito, spesso privo di intimità. Amore è anche
timore per ogni cambiamento che soffoca sul nascere lo sviluppo delle capacità individuali e
sopprimono ogni interesse e desiderio. L'amore è altresì parassitario, richiede l'assoluta
devozione della persona amata.
Una approfondita analisi di tale patologia è stata effettuata dal sociologo Antony Giddens il
quale nel suo libro “Dipendenza affettiva” ne ha evidenziato alcune specifiche
caratteristiche:
55 Cesare Guerreschi, op. cit., pagg. 117, 118.
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- L'ebbrezza: una sensazione di euforia che il soggetto dipendente prova dalla relazione
con il partner che gli è indispensabile per stare bene;
- La dose: il soggetto affettivamente dipendente ha bisogno di una dose sempre maggiore
di presenza e di tempo da trascorrere insieme al partner, riducendo sempre di più lo spazio
della propria autonomia, quello dell'altro e i contatti con l'esterno della coppia. “L'unica
cosa importante è il tempo trascorso con l'altro perchè è la prova della propria esistenza,
senza di lui non si esiste, diventa inimmaginabile pensare la propria vita senza l'altro”56.
- La perdita dell'Io: la perdita della propria identità e della capacità critica propria,
sull'altro e sulla relazione. Al senso di perdita di identità si accompagnano sentimenti di
vergogna e di rimorso. Nei momenti di lucidità si percepisce che la dipendenza è nociva ed
è necessario farne a meno, ma la constatazione di essere intrappolati in un modello
dipendente abbassa ancora di più il proprio livello di autostima che spinge verso l'altro che
accoglie e perdona, a volte felice di possedere.
I dipendenti affettivi, sono solitamente donne (il 99%); donne in età post-adolescenziale (età
dai 20 ai 27), e donne adulte intorno ai 45 anni. Si tratta di persone fragili che si sentono
inadeguate e vedono nell'amore la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini
profonde quali “vuoti affettivi” dell'infanzia. Frequenti sono le difficoltà a prendere
coscienza di loro stesse e del loro diritto a stare bene e che non hanno ancora imparato che
amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione senza dipendere e senza
elemosinare attenzioni e continue richieste di conferme.
Molte donne dipendenti sono state vittime di abusi sessuali, trattamenti fisici ed emotivi e
presentano un quadro sintomatologico simile al disturbo mentale post-traumatico da stress:
istinto di fuggire, dissociazione, panico, ipervigilanza, irritabilità, incubi, sbalzi notturni,
perdita di memoria e di concentrazione, disistima e sindrome di burn-out57.
56 Ibidem, pag. 47.
57 Il burnout o sindrome da burnout, è un processo stressogeno legato alle professioni d'aiuto (helping profession) che
si occupano di aiutare il prossimo nella sfera sociale, psicologica ecc. Si parla di infermieri, medici, psicologi,
psichiatri, assistenti sociali, preti ecc. Queste figure sono caricate da una duplice fonte di stress: il loro stress
personale e quello della persona aiutata. Ne consegue che, se non opportunamente trattate, queste persone
cominciano a sviluppare un lento processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica dovuta alla mancanza di
energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato. Letteralmente burnout significa proprio
“bruciare fuori”. Dunque è qualcosa d'interiore che esplode all'esterno e si manifesta.
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Capitolo quarto:
Interpretazione psicodinamica dello stalking
Esistono diverse interpretazioni psicodinamiche relative al fenomeno stalking, le più note
possono essere quelle riferite alla fantasia del legame narcisistico, alla patologia
dell'attaccamento, alla sindrome del molestatore assillante e alla teoria del perseguimento
degli obiettivi.
4.1. La Fantasia del legame narcisistico
Partendo dall'esperienza clinica incentrata sul disturbo narcisistico di personalità, lo
psicologo J. Reid Meloy ipotizza nella fase iniziale delle molestie la creazione da parte dello
stalker di una fantasia di legame narcisistico caratterizzata “da pensieri consapevoli di
essere amato dall'oggetto o di amarlo, ammirato o di ammirarlo (idealizzazione), di essere
esattamente uguale ad esso (rispecchiamento) o complementare (gemellarità), o di
condividere il suo destino (fusione)”58.
Si tratta di pensieri che stanno alla base del legame affettivo che ogni persona nutre nei
confronti di un'altra di cui s'innamora, o che ammira (es. un collega di) oppure stima per il
suo lavoro (es. figura pubblica). Di fronte ad un rifiuto la persona normale, caratterizzata da
un funzionamento della personalità stabile, compie un passo indietro. Può sentirsi delusa e
irritata e anche provare sentimenti di vergogna e umiliazione, ma ciò non intaccherà le
capacità di interagire socialmente in altre aree della sua vita.
Gli stessi sentimenti di vergogna e umiliazione che il rifiuto provoca, diventano
insopportabili da affrontare per il soggetto con una struttura di personalità patologica di tipo
narcisista; egli percepisce gli altri come estensione del sé, come “oggetti parziali” con il
www.ipasvi.laspezia.net/pubblicazioni/newsletter/burnout
58 Bran Nicol, op. cit., pag. 36.
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compito di gratificare le sue fantasie, questo fa sì che si senta particolarmente sensibile al
rifiuto, di fronte al quale la reazione diventa patologica. Questa darà luogo ad una serie di
comportamenti di stalking la cui finalità sarà quella di svalutare l'oggetto idealizzato
ferendolo, controllandolo oppure danneggiandolo o distruggendolo. Se l'oggetto è
sufficientemente svalutato la fantasia del legame narcisistico è ripristinata. Lo stalker
determinato a ripristinare il suo equilibrio interiore, realizza, attraverso i suoi atti
persecutori, l'obiettivo originale di essere legato al suo oggetto del desiderio. Ciò spiega
anche il perchè un caso di stalking sia di lunga durata e implacabile.
Lo stalking si presenta come un meccanismo di difesa, “un modo per dominare un soggetto
che ha promesso di gratificare lo stalker, ma invece gli ha fatto del male, l'ha fatto
vergognare”59. Il persecutore incapace a rassegnarsi alla fine di un rapporto, spinto dalla
collera, dall'invidia e dalla gelosia agisce con il preciso intento di punire la persona che gli
causa tanta sofferenza.
4.2. La patologia dell'attaccamento
Per molti studiosi è ormai innegabile l'importanza che la patologia dell'attaccamento assume
nelle eziopatogenesi di psicopatologie molto gravi e di altrettanto gravi comportamenti
antisociali.
Kienlein e collab. (1998) ritengono che alla base dello stalking vi sia una patologia
dell'attaccamento: episodi legati
a maltrattamenti, assenza emotiva o separazione dal
caregiver primario contribuiscono a sviluppare un attaccamento patologico nell'età adulta.
Ciò trova conferma in una ricerca da loro condotta dalla quale è emerso che l'80% degli
stalkers ha subito stressor significativi nei sette mesi precedenti i comportamenti assillanti.
Eventi stressanti quali una relazione affettiva interrotta, un licenziamento o un lutto hanno
la funzione di minare l'identità e l'autostima del soggetto che incapace di fronteggiare in
modo efficace la perdita, perseguita la vittima per alleviare l'angoscia, per riempire un vuoto
59 Ibidem, pag. 37.
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o sfogare sentimenti collerici. Vi sarebbe quindi un fattore predisponente (attaccamento
patologico) e un fattore precipitante (stressor significativo) che causa l'avvio della
campagna di stalking. L'incapacità di fronteggiare le conseguenze negative dell'evento
stressante condurrebbe - secondo Kienlen – allo stalking.
La teoria dell'attaccamento di John Bowlby, nata all'interno delle formulazioni
psicoanalitiche relative a vissuti di separazione e di perdita, rappresenta ad oggi, il modello
teorico più completo ed articolato a cui si fa riferimento per la comprensione dei
meccanismi psicodinamici che coinvolgono i processi evolutivi sia normali che patologici.
Per attaccamento Bowlby intende “la propensione innata a cercare la vicinanza protettiva di
un membro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali per fatica,
dolore, impotenza o malattia”60. E' un legame psicologico che si instaura fra il bambino e il
suo caregiver e riveste un ruolo centrale nelle relazioni tra gli esseri umani, dalla nascita alla
morte. Infatti, le prime modalità relazionali che caratterizzano il legame fra il bambino e il
suo caregiver vengono successivamente interiorizzate dal bambino stesso fino a costituire
degli aspetti fondanti nella costruzione del sé e delle successive relazioni che questi
svilupperà nel corso del suo sviluppo61.
Lo stile di attaccamento che il bambino sviluppa dipende strettamente dalla qualità delle
cure materne ricevute intendendosi per tali non solo la soddisfazione dei bisogni fisiologici
immediati di nutrimento, assistenza e protezione, ma anche la capacità di assicurare
adeguate risposte ai bisogni affettivi e intellettivi del bambino. Per Winnicott (1896-1971),
eminente pediatra e psicoanalista infantile, la madre sufficientemente buona possiede la
cosiddetta “preoccupazione materna primaria”, uno stato psicologico indispensabile perchè
essa possa fornire le cure adeguate al piccolo senza frustrarlo. Egli parla di holding materna
60 www.psicologi-italia.it/psicologia/stalking, Massimo Buttarini.
61 William R. Cupach - Brian H. Spitzberg – Attrazione ossessione e Stalking, Casa Editrice Astrolabio Ubaldini
Editore, Roma, pag. 116. “I bambini mostrano tre distinti stili o modelli di attaccamento (Ainsworth et al., 1978). I
bambini sicuri, quando angosciati, fanno affidamento con successo sul caregiver come base di sicurezza. I bambini
evitanti mostrano segni di distacco ed evitamento del caregiver quando sono angosciati, mentre i bambini
ansiosi/ambivalenti mostrano sia comportamenti di avvicinamento che di evitamento. Il modello di attaccamento di
una persona viene internalizzato come “modello operativo” che guida l'orientamento alle figure di attaccamento
lungo il corso della vita; le caratteristiche del legame bambino-caregiver si manifestano nelle relazioni sentimentali
adulte”.
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intendendo con tale termine la capacità di “contenimento della madre sufficientemente
buona, la quale istintivamente sa quando intervenire dando amore al bambino e quando
invece mettersi da parte nel momento in cui il bambino non ha bisogno di lei” 62. La holding
si sostanzia nella capacità materna di fungere da contenitore delle angosce del bambino, tra
queste la più importante è senza dubbio quella connessa alla separazione, angoscia che
grazie alla sua capacità di contenimento la madre consentirà al piccolo di elaborare senza
particolari traumi, le ansie ad essa collegate. Quindi, nei casi in cui la madre saprà fornire
risposte adeguate il piccolo sarà capace di sviluppare un forte senso di sicurezza, capacità di
progressiva autonomia e successivamente indipendenza e competenza relazionale.
Diversamente, la privazione prolungata delle cure materne nell'infanzia, sostiene in un suo
articolo Renata Gaddini63, psichiatra e psicoanalista del Comitato Nazionale di Bioetica,
porta a conseguenze gravi ed importanti, visto che è proprio dalla prima infanzia che si
costituiscono le basi per lo sviluppo della personalità ed è la qualità di queste basi che
stabilirà il tipo di rapporto che in seguito questa persona avrà con il mondo esterno. I
soggetti che fin da piccoli non hanno ricevuto tutte le cure necessarie finalizzate ad
acquietare le paure e le angosce infantili, una volta divenuti grandi, potrebbero rivivere
quelle stesse profonde ferite all'interno della relazione con il partner che, se non
intervengono eventi tali da riparare quelle carenze, li porterà a sviluppare in certi casi anche
alcune psicopatologie molto gravi come ansia, angoscia da separazione, problemi legati alla
dipendenza, gravi disturbi della sfera affettiva.
Vi è quindi un continuum fra l'esperienza relazionale del bambino e le sue strutture
psicologiche che si evolvono dall'infanzia alla vita adulta; un processo evolutivo in cui
diventa fondamentale anche la capacità del bambino di sviluppare le sue capacità affettive e
cognitive, aumentare le sue capacità mnestiche e di elaborazione delle informazioni. “Il
caregiver ed il bambino, seppur distinti nella loro individualità personale e di ruolo sono
considerati da una gran parte della clinica in ugual misura attivi partner co-costruttori della
stessa inter-azione. Tra i protagonisti di questa interazione, esiste una circolarità di
62 www.psicoligi-italia.it/psicologia/stalking, op. cit.
63 www.careperinatologia.it/Lavori/L.72
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influenzamenti e adattamenti reciproci che rendono la diade genitore-bambino o la triade
mamma-papà-bambino, unità di funzionamento interattivo volte a costruire in maniera
interdipendente lo sviluppo psicologico e fisico del figlio e quello del genitore nella sua
funzione genitoriale e di adulto”64. Come la funzione esercitata dal genitore può avere
molteplici influenze sullo sviluppo dei figli, in egual misura, lo sviluppo e le caratteristiche
del figlio possono influenzare le modalità di assunzione della funzione genitoriale e la
integrazione di questo ruolo nella propria identità globale di adulto.
All'interno del contesto in cui il bambino vive, assumono inoltre rilevanza significativa le
relazioni che intrattiene con figure di attaccamento diverse e le esperienze che poi farà nel
contesto scolastico con gli insegnanti, con i compagni e poi nella vita adulta e tali relazioni
potrebbero fungere da “correttivi” dei modelli di relazione sviluppati con le prime figure di
attaccamento. Molteplici sono infatti le condizioni in grado di modificare i percorsi
comportamentali e mentali dell'individuo. Due sono particolarmente importanti: una
concerne un inatteso cambiamento casuale della situazione, ad es. la morte di un genitore,
oppure l'apparizione di una figura di attaccamento alternativa. L'altra riguarda una
esperienza positiva di psicoterapia in cui la relazione terapeutica può svolgere una funzione
correttiva fondamentale in grado di superare e sanare le profonde ferite del paziente65.
Ma se queste esperienze riparative non avvengono, ci troviamo di fronte a persone che
hanno un profondissimo bisogno di amore che, come già sottolineato nel paragrafo relativo
alla dipendenza affettiva, vivono la separazione come assolutamente ingiusta e con una
angoscia che diventa sempre più intollerabile, da cui avranno inizio comportamenti molesti,
assillanti e continuativi la cui finalità dovrebbe servire a recuperare una relazione ma che in
realtà farà allontanare ancora di più la persona desiderata. Di fronte all'ipotesi di un
abbandono alcuni soggetti avvertono un profondo senso di annientamento, una catastrofe
emotiva che potrebbe anche esplodere nell'omicidio o più precisamente, nell'omicidio
passionale, descritto da molti criminologi e sessuologi contemporanei, quali Massimo
Buttarini e Marinella Cozzolino, come particolarmente cruento ed efferato e tale da far
64 Books.google.it/boos/.../Vittima -Persecutore- ll mondo dello stalker – Barbara Fabbroni, M. Assunta Giusti, 2009.
65 Www.ifefromm.it/rivista/2011-xx/1/interventi/francatani
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sembrare la violenza che si scatena in questi casi, sproporzionata al movente: quando lo
stalker uccide con 30/40 coltellate, è come se dicesse “ti uccido per questo, per questo e per
questo”66.
4.3. La Sindrome del molestatore assillante
Una migliore comprensione del fenomeno stalking non può prescindere da un'analisi delle
dinamiche di tipo relazionale e comunicativo fra il molestatore e la vittima, meritevoli di più
attenta riflessione, non fosse altro per il fatto che lo stalking è un rapporto fra due persone
nel quale rientrano anche le reazioni comportamentali e psicologiche del molestato.
Secondo alcuni autori (Curci e Galeazzi), alla base della molestia vi è, fra il persecutore e la
vittima, una disparità di percezioni circa il significato e l'intensità della relazione in atto, da
cui spesso deriva anche la difficoltà del molestatore di riconoscere l'inadeguatezza dei suoi
comportamenti. Lo stalking può essere quindi considerato come una patologia della
relazione e della comunicazione che prende vita da un “malinteso originario” sul significato
della relazione stessa che può essere più o meno evidente. Come esempio si può citare la
convinzione delirante di un soggetto erotomane di essere amato dalla propria vittima; più
evidente è l'ipotesi di un ex-partner che non accetta la decisione dell'altro elemento della
coppia di terminare il rapporto.
Il malinteso può nascere anche nell'ambiente di lavoro da un elemento di ambiguità nella
relazione tra colleghi (come nel caso di pranzi, viaggi o attività sociali organizzati dallo
stesso datore di lavoro con l'aspettativa tacita che i dipendenti interagiscano emotivamente).
Altre situazioni di malinteso si possono riscontrare in quei casi di molestie assillanti, che
nascono da un torto percepito in ambito professionale per cui le molestie vengono agite per
vendetta: l'avvocato difensore che ha perso la causa, il giudice che lo ha condannato o il
chirurgo che ha sbagliato l'intervento.
Anche i mezzi di comunicazione (telefono, e-mail, chat, network), creano un falso senso di
66 www.artcurel.it/.../SEaspettipsicosocialifenomenostalking.htm
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intimità che può essere equivocato dal molestatore.
Un contesto particolarmente delicato è quello in cui le molestie assillanti nascono
nell'ambito di un trattamento psicoterapeutico all'interno del quale, il rapporto che si
instaura tra i soggetti, si basa solitamente sul dialogo e su una specie di scambio affettivo. Il
malinteso può sorgere nel momento in cui il paziente fraintende le attenzioni del medico
fino a considerarle un interesse amoroso nei suoi confronti che travalica il mero rapporto
contrattuale. Il desiderio di comunicazione e di contatto si fa via via più intenso: in una fase
iniziale si accontenta di seguire o sorvegliare la vittima, in seguito fa sentire la sua presenza
oltre le visite, con l'invio di doni, effettuando appostamenti fino ad esplicitare le proprie
attenzioni morbose presentandosi al domicilio del terapeuta. Il professionista vittima delle
molestie, oltre a sentirsi angosciato e provare un senso di frustrazione per non essere riuscito
a controllare la relazione terapeutica, è pervaso anche dal dubbio di aver commesso errori o
agiti professionali che hanno portato al fallimento il suo rapporto con il paziente.
Al malinteso sul significato della relazione con cui ha inizio la campagna di molestie, segue
di solito un malinteso sui “limiti” della relazione: affinché si configuri una relazione di
molestie occorre che il molestatore compia attività che vengano percepite come intrusive,
condizione che si verifica quando superano un limite socialmente e personalmente
individuabile, quello della privacy.
Particolarmente delicata è la fase in cui le vittime, nel tentativo di porre fine alla campagna
di stalking, discutono con il persecutore circa la inappropriatezza dei loro comportamenti
intrusivi. Non solo tale tentativo sarebbe inefficace, ma costituirebbe la molla per far
scattare molestie più pesanti.
4.4. La teoria del perseguimento degli obiettivi
Partendo dalla considerazione che le intrusioni relazionali ossessive (I.R.O.) e lo stalking,
fanno riferimento ad attività che rientrano nella evoluzione dello sviluppo e dissoluzione
delle relazioni, William R. Cupach e Brian H. Spitzberg, propongono una teoria
particolarmente interessante che prende in considerazione la natura psicopatologica della
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relazione persecutore/vittima nei casi di stalking, per tentare di spiegare in che modo gli
sforzi relazionali quotidiani diventino eccessivi e ossessivi.
Gli autori sostengono che “ogni molestia relazionale sia motivata dall'obiettivo, da parte del
molestatore, di avere una relazione con una specifica persona bersaglio. I molestatori
relazionali ossessivi esagerano l'importanza dell'obiettivo relazionale, pensando che il loro
valore personale dipenda dall'ottenimento della relazione desiderata; di conseguenza,
quando l'obiettivo relazionale è negato, raddoppiano i loro sforzi per ottenerlo piuttosto che
abbandonarlo”67.
Accanto all'obiettivo relazionale primario, inteso come ciò che motiva l'azione, si pongono
degli obiettivi secondari che attengono invece ai modi in cui gli obiettivi primari sono
perseguiti (ad esempio, il desiderio di apparire socialmente appropriati).
La ricerca relazionale - intesa quale attività strategica volta a raggiungere un obiettivo
relazionale - comprende numerose azioni fra le quali cercare affinità con il bersaglio,
manipolare il livello di intimità con il bersaglio stesso. Quando tali sforzi incontrano
difficoltà o resistenze iniziali essi si intensificano e diventano più aggressivi; in tali casi la
ricerca relazionale diventa persistente a prescindere da ostacoli, avvertimenti o insuccessi e
gli obiettivi sono visti come raggiungibili, altamente desiderabili e non sostituibili.
La spiegazione di questo processo può essere facilitata considerando gli obiettivi di una
persona come gerarchicamente organizzati. Il collegamento fra di loro avviene quando il
raggiungimento di un obiettivo inferiore è considerato essenziale al raggiungimento di un
obiettivo superiore.
Nei molestatori ossessivi “l'obiettivo relazionale è collegato a obiettivi di ordine superiore
coma la felicità nella vita e il senso di valore personale; data l'estrema importanza di questi
obiettivi di ordine superiore, il molestatore investe di un'importanza inopportuna l'obiettivo
relazionale, rendendolo dunque molto difficile da abbandonare. Di fronte alla presenza di
ostacoli, il molestatore aumenta gli sforzi per ottenere il suo obiettivo” 68. La frustrazione
che ne deriva in tali casi favorisce i processi di ruminazione, razionalizzazione e
67 Cupach William, op. cit., pag. 121.
68 Ibidem, pag. 133.
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inondazione emotiva.
La ruminazione consiste in pensieri ripetuti, intrusivi, difficili da annullare, persistenti e
collegati all'incapacità di raggiungere un obiettivo che difficilmente abbandoneranno.
Quando l'obiettivo relazionale non è condiviso la ruminazione contribuisce alla persistenza
degli affetti negativi che provocano nel molestatore un complesso di emozioni, come paura,
rabbia, colpa, vergogna, gelosia, tristezza e sentimenti di dolore: un processo di inondazione
emotiva che a sua volta favorisce la crescita della ruminazione rendendo durevole e
persistente il recupero o lo sviluppo della relazione desiderata. Nel perseguire i loro obiettivi
i molestatori relazionali ossessivi hanno necessità di operare delle razionalizzazioni che li
portano ad interpretare in modo distorto i comportamenti dell'oggetto desiderato, mentre
attribuiscono una valenza positiva ai propri atteggiamenti che invece legittimano una
molestia persistente e aggressiva. Essi interpretano in maniera errata il comportamento
dell'oggetto: un rifiuto educato ad es. viene inteso come segno di incoraggiamento, mentre
un rifiuto deciso viene percepito come simbolico, nel senso che lo stalker lo ignorerà, lo
negherà o razionalizzerà. I molestatori ossessivi sono talmente preoccupati di raggiungere
l'obiettivo relazionale che non si rendono conto delle conseguenze della loro insistenza,
nemmeno intuiscono che stanno facendo qualcosa di sbagliato. L'ansia e il fastidio che
provocano nell'oggetto sono sottovalutati e le continue molestie vengono considerate
semplicemente mezzi per raggiungere un risultato finale. Tali molestatori credono che azioni
sempre più aggressive siano giustificate da intenzioni onorevoli o addirittura nobili.
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Capitolo Quinto:
La Vittima
5.1. Tipologie di Vittime
La vittima svolge un ruolo di fondamentale importanza per la comprensione del reato di
Stalking riconosciuto come tale proprio per il suo impatto sulle vittime. E' il vissuto
soggettivo della vittima e non tanto i caratteri formali e di contenuto delle comunicazioni e
degli agiti che concorre a definire la serie di comportamenti come molestie assillanti. Dato
sottolineato spesso dagli studi compiuti sulle persone oggetto di molestie che hanno
consentito di migliorare e approfondire la conoscenza di tali comportamenti, mentre uno
studio limitato solo all'analisi dell'autore è apparso inadeguato a rappresentare correttamente
le caratteristiche di una condotta che si estrinseca sempre nell'ambito di una relazione.
Ci sono diversi tentativi di classificazione delle vittime di Stalking, basati sulla relazione tra
vittima e persecutore69. Una tipizzazione più recente è quella proposta da Mullen, Pathé e
Purcell (2000) che classifica le vittime in base alla relazione prima delle molestie, al tipo di
molestatore e al contesto in cui si verificano gli atti persecutori.
Seguendo la classificazione di Curci, Galeazzi e Secchi (2003) le vittime si possono
distinguere in primarie (o dirette) e secondarie (o indirette).
1 – Vittime primarie (dirette)
a) Ex intimi: persone che hanno intrattenuto una relazione intima con il loro molestatore.
Nella maggior parte dei casi, le molestie iniziano quando la vittima comunica il suo
desiderio di porre fine alla relazione. In genere queste vittime sono di sesso femminile e
vengono sottoposte ad uno Stalking insistente e duraturo. A differenza di altri molestatori,
questi le minacciano, le aggrediscono fisicamente e procurano danni alle loro proprietà. Più
intenso è il legame affettivo fra stalker e vittima, più prolungate sono le molestie e maggiore
69 Zona, Sharm e Lane 1993; Meloy e Gothard 1995; Harmon, Rosner e Owens 1995; Meloy 1998; Emersone, Ferris e
Gardner 1998.
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è la violenza che potrebbe scatenare, specialmente se hanno in comune dei figli.
b) Amici e conoscenze occasionali: le vittime sono in maggioranza di sesso maschile e le
molestie subite sono meno durature e non comparabili a quelle che ricevono gli ex intimi.
Di norma questo tipo di molestie comincia dopo un incontro sociale casuale, dopo il
fallimento di un'amicizia o nel contesto di una lite tra vicini. Le vittime possono diventare il
bersaglio di avances di un innamorato che vuole instaurare una relazione, o di corteggiatori
che non accettano un rifiuto, della rabbia di un amico alla ricerca di un contatto maggiore
con la vittima, che glielo nega, oppure delle minacce o danneggiamenti da parte di un vicino
di casa vendicativo e rancoroso.
c) Contatti professionali: particolarmente esposti allo Stalking possono essere medici,
avvocati, psicoterapeuti, insegnanti, proprio per il tipo di relazione che devono
necessariamente instaurare con i potenziali molestatori. In alcuni casi, gli stalker
fraintendono l'empatia e l'offerta di aiuto come segno di interesse sentimentale specialmente
quando gli psicoterapeuti pongono termine a relazioni di cura. Altri professionisti possono
subire molestie da parte di stalker rancorosi perchè considerati responsabili di torti o
negligenze di cui pensano di essere stati vittime (giudici, avvocati, chirurghi estetici).
d) Altri contatti lavorativi: questo gruppo si riferisce alle vittime molestate da datori di
lavoro, dipendenti, colleghi o clienti.
e) Sconosciuti: questa categoria comprende vittime che non sono a conoscenza di alcun
contatto con il molestatore prima dell'inizio dei comportamenti sgraditi. Possono essere
adulti o bambini, di sesso maschile o femminile, scelti per le loro caratteristiche fisiche o il
loro status sociale. I molestatori sono, o cercatori di intimità che mirano ad iniziare una
relazione, oppure predatori che stanno organizzando una aggressione sessuale.
f) Personalità pubbliche: in questa categoria le vittime sono personaggi “noti” del
mondo dello sport, dello spettacolo, politico, membri di famiglie reali. Questi personaggi
attraggono molestatori in cerca di intimità, corteggiatori inadeguati e rancorosi.
2) – Vittime secondarie (indirette)
Sono familiari, amici, colleghi di lavoro che a causa della loro vicinanza alla vittima
possono subire disturbi e danni da parte del molestatore in quanto percepiti come un
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ostacolo tra lui e la sua preda. Può capitare che le persone care e gli animali domestici siano
oggetto di minacce e aggressioni da parte di molestatori rancorosi e rifiutati.
3) – Finte vittime
Si tratta di individui che sostengono di essere molestati, ma non hanno una base reale per
farlo:
* possono essere gli stessi molestatori che accusano la propria vittima di molestie a loro
danno, spinti dal desiderio di vendetta o di mantenere il contatto con lei attraverso il sistema
giudiziario;
* soggetti deliranti, che a causa del loro delirio di tipo persecutorio, si sentono vittima delle
molestie ma in realtà non lo sono;
*
ex vittime di stalking, che a causa dell'esperienza passata hanno la tendenza a
fraintendere in buona fede eventi e incontri di per sé neutri come prova della continuazione
delle molestie già subite;
*
individui che simulano consapevolmente di essere malati per soddisfare dei bisogni
psichici adottando il ruolo di vittima per soddisfare il loro bisogno di dipendenza dagli altri;
*
infine possono essere dei simulatori che fingono intenzionalmente per ottenere dei
benefici oggettivi, in particolare indennizzi di natura economica.
5.2. Conseguenze dello Stalking sulla vittima
Lo Stalking racchiude una serie di condotte che quando vengono agite nel loro insieme
distruggono seriamente la vita personale e professionale della loro vittima, ne limitano la
libertà e ne violano la privacy. Si inizia con piccoli cambiamenti di abitudini (percorsi
alternativi, nuovo numero telefonico), per arrivare a veri e propri stravolgimenti, quali ad
esempio il cambio di lavoro, residenza o di quant'altro si renda necessario per sentirsi più
sicura.
Il dover subire la costante presenza e il controllo imposti dallo stalker, pongono la vittima in
uno stato di perenne emergenza e stress psicologico dovuti alla preoccupazione, all'angoscia
e alla paura per la propria incolumità e quella delle persone care, fino ad arrivare a un vero e
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proprio terrore.
Molteplici e rilevanti sono pertanto i danni che lo Stalking produce sulle sue vittime, sia
sotto l'aspetto psicologico, ma anche lavorativo, fisico e relazionale. Per quanto possa essere
breve il periodo in cui viene perseguitata, la vittima rischia di conservare a lungo delle vere
e proprie ferite, le cui conseguenze psicologiche sono particolarmente gravi e intense
nell'ipotesi di condotte persecutorie prolungate nel tempo, generalmente per diversi mesi o
anni, rispetto a quelle determinate da una breve molestia.
Sul piano prettamente psicologico gli studi clinici che hanno cercato di dare una risposta ai
danni sofferti dalle vittime di Stalking hanno riscontrato sintomi di intensa paura, ansia,
rabbia, sensi di colpa, vergogna, sintomi significativi di stress post traumatico, disturbi del
sonno, reazioni depressive con sensazioni di impotenza, disperazione e paura, comparsa di
ideazione suicidiaria.
Per ciò che riguarda la salute fisica sono stati rilevati disturbi dell'appetito, stanchezza,
debolezza, cefalea, abuso di alcool, insonnia, nausea, aumento di consumo di sigarette.
Mentre i disturbi che rientrano nell'area delle patologie da stress post-traumatico sono più
direttamente associati all'esperienza in corso, altri si esprimono nella strutturazione di un
disturbo psicologico non strettamente connesso all'esperienza in atto, come i disturbi di
ansia e panico, disturbi ossessivo-compulsivi, comportamenti autolesivi, disordini alimentari
e depressione.
a) Disturbo post-traumatico da stress
Con tale disturbo si intende un complesso di sintomi conseguenti a eventi traumatici di
particolare rilevanza come possono essere anche gli atti persecutori persistenti e
angoscianti70. La vittima è riuscita a liberarsi dal proprio persecutore ma vive con il ricordo
costante di quei momenti, vorrebbe liberarsene ma non ci riesce. Le manifestazioni
psicopatologiche conseguenti a tali eventi drammatici sono: sogni e ricordi ricorrenti e
invasivi del trauma vissuto, sensazioni che l'evento traumatico si stia ripresentando, disagio
psicologico dovuto a stimoli esterni con caratteristiche simili all'evento drammatico
70 Il disturbo post-traumatico da stress si riscontra nei soggetti che hanno subito classici traumi come disastri aerei,
rapine a mano armata, gravi incidenti automobilistici – www.modenagrouponstalking.it
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(angoscia, sensazione di impotenza). Sia i sogni, i ricordi e il disagio psicologico, possono
portare la persona ad evitare qualsiasi stimolo associato al trauma (sensazioni,
conversazioni, persone, attività, luoghi) con diminuzione dell'interesse per le attività sociali,
distacco emotivo dall'ambiente, affettività ridotta e visione negativa del futuro. A queste
manifestazioni si associa una condizione di iperattività, ma vissuta prima del trauma,
caratterizzata da tachicardia, sudorazione eccessiva, tremori, difficoltà respiratoria, disturbi
del sonno, mancanza di concentrazione, irritabilità e scoppi di collera.
b) Panico
Quando si è ancora vittime dello Stalking, la più grande paura è quella di trovarsi
concretamente di fronte al persecutore. “Il battito del cuore accelerato prima di uscire di
casa, una sudorazione eccessiva al solo pensiero di incontrarlo, una sensazione di
oppressione al petto, un senso di soffocamento, l'ansia costante, il respiro corto, il tremito, il
senso di sbandamento, la confusione in testa, la paura, i pensieri invadenti dai quali non
riesci a liberarti”71.
L'accumulo di questi sintomi somatici e cognitivi così intensi, o anche solo una parte di essi,
possono contribuire a formare quell'escalation di sensazioni che possono esplodere in un
improvviso e debilitante “attacco di panico”. Una esperienza terribile in cui la paura di un
nuovo attacco diviene dominante, instaurando così un circolo vizioso da cui è spesso
difficile uscire; fondamentalmente è la paura di aver paura, la paura di morire, la paura di
impazzire o di perdere il controllo di emozioni e comportamenti.
c) Disturbo ossessivo-compulsivo
E' questo un effetto drammatico dello Stalking che può durare per tutta la vita. Le persone si
trovano intrappolate in una serie di pensieri ansiosi (ossessioni) o comportamenti ripetitivi
(compulsioni) che sono senza senso e angoscianti, ma che non riescono a controllare.
Le ossessioni sono idee o impulsi indesiderati, che affiorano di continuo alla mente delle
persone affette da questo disturbo come ad esempio “posso aver lasciato il gas aperto”
oppure “le mie mani possono essere contaminate”.
71 Barsotti Alessandra, op. cit., pag. 47.
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Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi in risposta alle loro ossessioni. Fra queste le
più comuni sono lavarsi continuamente, oppure contare, ripetere, accumulare e mettere in
ordine oggetti in continuazione, cercando di tenerli perfettamente allineati con gli altri. Tali
comportamenti hanno lo scopo di allontanare il pericolo da sé stessi o da altri, ma
l'esecuzione di tali rituali comporta un sollievo dall'ansia solo temporaneo, ma se non si
eseguono l'ansia aumenta.
d) Comportamenti autolesivi
Si tratta di tutti quei gesti con i quali la persona si infligge delle sofferenze fisiche, come
farsi dei piccoli tagli, bruciature, strapparsi i capelli, ecc. A tutto questo si accompagna un
generale senso di colpa per ciò che sta accadendo e di cui si sentono responsabili; mettendo
in atto tali comportamenti autolesivi riescono in parte a soffocare l'angoscia che stanno
vivendo.
e) Disturbi alimentari
Non è infrequente che ad una persecuzione si sommino problemi alimentari compensatori.
Concentrandosi sulla astinenza al cibo, come nell'anoressia, la vittima si distrae dal suo
problema pensando meno al suo persecutore. Attraverso il digiuno e il dimagrimento la
persona riesce a raggiungere una vera e propria anestesia emozionale, che la protegge ma al
tempo stesso la imprigiona trasformandosi in un altro pericolo reale per la sua vita.
L'astensione dal cibo rappresenta per la vittima una rivincita sul suo persecutore: “non
potendo controllare e gestire la propria vita, riescono a controllare perfettamente e a essere
padrone almeno di un aspetto, l'alimentazione”72.
La Bulimia è caratterizzata da un irrefrenabile bisogno di mangiare. Nelle vittime di
Stalking il cibo è considerato un amico fidato che non le fa soffrire o correre rischi, un
rifugio all'interno del quale nascondersi, per non affrontare altre difficoltà. Attraverso il
grasso accumulato con le abbuffate proteggono la loro emotività e sensibilità senza rendersi
pienamente conto che stanno dirigendosi verso una via di fuga sbagliata.
72 Ibidem, pag. 49.
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5.3. Prevenzione, sostegno e valutazione del rischio
Gli effetti drammatici che si ripercuotono sulla vittima di stalking mettono in piena luce la
necessità che un valido aiuto alle vittime debba prendere le mosse da un intervento di
“prevenzione di informazione” e “sensibilizzazione” sulla gravità del fenomeno, così da
spingerle ad uscire allo scoperto e chiedere aiuto.
Prevenzione è anche “l'orientamento alle strutture di aiuto” che è stato ulteriormente
promosso dalla Legge n. 38 del 23 Aprile 2009 che all'art. 11, prevede l'obbligo per le forze
dell'ordine, i presidi sanitari e le istituzioni pubbliche, di fornire alle vittime tutte le
informazioni relative ai centri antiviolenza presenti sul territorio; mentre l'art. 12 prevede
l'istituzione di un numero verde nazionale (1522) a favore delle vittime degli atti
persecutori, attivo ventiquattro ore su ventiquattro, con la finalità di fornire un servizio di
prima assistenza psicologica e giuridica da parte di personale dotato delle adeguate
competenze.
L'aiuto alla vittima deve essere specializzato ma anche a tutto tondo, cioè deve tener conto
dei variegati aspetti problematici che la persona porta dentro di sé e tali da richiedere, nel
momento in cui si rivolge alle strutture d'aiuto, un intervento sinergico di “presa in carico”,
“sostegno psicologico” e “tutela legale”.
Le donne – quando denunciano – richiedono un’assistenza sempre più qualificata,
soprattutto nel momento del primo contatto, affinchè si crei da subito un rapporto empatico,
dato che in quel momento il portato emotivo è fortissimo e se non si riesce a instaurare
questo rapporto empatico, probabilmente si preclude qualsiasi possibilità di contatto futuro
poichè aumenta la loro resistenza.
E' quindi indispensabile che un intervento di assistenza alla vittima si sviluppi su più fronti
in quanto la mancata attivazione anche di un singolo elemento (esempio la consulenza
psicologica), può vanificare gli interventi svolti su altri campi (esempio quello legale).
Una completa tutela alle vittime richiede che essa sia coordinata e a 360°, che le forme di
sostegno siano attuate da personale appositamente preparato e più di ogni altra cosa, che la
struttura e il team di assistenza siano in grado di assicurare una costante presenza e
disponibilità, in maniera tale, da poter intervenire in qualunque momento, sia per contrastare
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gli imprevisti che possono presentarsi nella evoluzione della situazione che, per promuovere
interventi congrui.
Rispetto agli anni passati, sta aumentando il numero di vittime che decide spontaneamente
di rivolgersi ai Centri di sostegno per ricevere aiuto e specifiche consulenze anche se a
tutt'oggi vi è un numero ancora troppo elevato di casi in cui la donna-vittima non riesce a
trovare la forza di denunciare episodi di violenza, soprattutto se avvenuti nell'ambito
domestico. Le motivazioni che le vittime adducono per la mancata denuncia sono
essenzialmente: la sfiducia verso le autorità (nessuna garanzia di sicurezza o protezione
dopo la denuncia); la paura di peggiorare la situazione persecutoria; la difficoltà di far fronte
alle spese legali in quanto il patrocinio gratuito non è previsto per tutti e la vittima che
decide di denunciare deve affrontare da sola ingenti spese; la lentezza della pena, poiché tra
la denuncia e l'eventuale condanna passa troppo tempo e la vittima si trova
esposta
all'escalation degli atti persecutori che spesso piuttosto di subire una interruzione,
aumentano di intensità. Altro fattore importante è il fatto di voler aiutare il presunto autore
senza farlo condannare, dato che spesso la denuncia non ferma lo stalker.
Anche la sola coercizione appare inefficace a far fronte ad una condotta, sanzionata nel
nostro sistema penale, ma spesso sottovalutata nella sua gravità, sia per l'impatto sulla
vittima, sia in termini di possibili conseguenze e rischi ad essa collegati.
“Nella percezione sociale, le violenze da parte di un ex, per esempio il suo comportamento
persecutorio, insistente anche se minaccioso o addirittura violento, è interpretato come
quello di una persona che non si rassegna, innamorata, gelosa, disperata, passionale; i
segnali di allarme (di rischio) vengono spesso sottovalutati o non letti adeguatamente” 73.
Attualmente lo studio di indicatori sui possibili fattori di rischio di recidiva o di escalation
della violenza nei comportamenti di stalking, delle circostanze in cui sono avvenute le
violenze e i fattori di vulnerabilità della vittima (cioè le circostanze o caratteristiche
personali che la rendono poco capace di chiedere aiuto per uscire dalla violenza), sono
ancora abbastanza carenti per poter davvero conoscere il fenomeno e impostare efficaci
73 Baldry Anna Costanza, Roia Fabio, op. cit., pag. 46.
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strategie di contrasto e di prevenzione74.
Tuttavia, la valutazione del rischio, che significa in ultima istanza prevenire la reiterazione
della violenza, basata su elementi e procedure oggettive e scientifiche, permette di
comprendere quali sono stati i fattori di rischio (circostanze e motivazioni) che hanno
portato l'agente ad usare la violenza nel passato e valutare se e come la presenza di questi
fattori abbia influenzato la scelta di agire violenza o potrebbe farlo in futuro. Fra i fattori di
rischio del reo a titolo di esempio si possono indicare: l'abuso di sostanze, i suoi
atteggiamenti, le sue credenze, un disturbo di personalità ecc.
I metodi per la valutazione del rischio, “se validati scientificamente, sono uno strumento
utile per gli operatori della giustizia e dei servizi socio-sanitari perchè permettono di fornire
conoscenze scientifiche sugli elementi prognostici del comportamento antisociale” 75.
Fra i principali strumenti per la valutazione del rischio si possono indicare:
il SARA (Spousal assault risk assessment): versione screening. Strumento utilizzato per la
valutazione del rischio di recidiva nei casi di violenza domestica;
l'ISA (Increasing self-awareness): strumento di auto-valutazione del rischio per le donne
vittime di violenza dal partner o ex partner;
l'EVA (Esame delle violenze agite): strumento per gli operatori delle forze dell'ordine
(volanti della Polizia di Stato e radiomobile dell'Arma dei Carabinieri ma anche Polizia
municipale) che effettuano il primo intervento nei casi delle cosiddette “liti in famiglia”;
THAIS (Threat assessment of intimate stalking): strumento per la valutazione della
presenza, persistenza, gravità degli atti persecutori e impatto sulla vittima.
ALBA (Agenda anti-stalking): è una agenda ideata per le vittime di atti persecutori.
SILVIA (Stalking inventory List per vittime e autori): strumento per il rilevamento dei casi
di stalking e manualetto per le forze d polizia. E' stato creato nel 2007 dalla Direzione
Centrale Anticrimine, Servizio Centrale Operativo ed il Dipartimento di Psicologia, Centro
Studi Cesvis, della Seconda Università degli Studi di Napoli, per monitorare i casi di
stalking attraverso un formulario che aiuti anche gli operatori a conoscere meglio le
74 www.nuovovivereoggi.it/ - Lo stalking: I comportamenti molesti e intrusivi.
75 Baldry Anna Costanza, Roia Fabio, op. cit., pag. 46.
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caratteristiche del fenomeno76.
76 Per maggiori approfondimenti sugli strumenti di valutazione del rischio: Baldry Anna Cotanza, Roia Fabio.
Strategie efficaci per il contrasto ai maltrattamenti e allo stalking: aspetti giuridici e criminologici, Angeli, Milano,
2011
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Capitolo sesto:
Alcuni casi
Qui di seguito è stata illustrata la sintesi di alcuni casi in corso presso la postazione Stalking
in Toscana (Po.St.iT.)77.
Per ragioni di privacy sono stati utilizzati solo nomi di pura fantasia.
1)
ATENA decide di interrompere la sua relazione sentimentale con Nettuno, stanca del
suo atteggiamento dispotico e vessatorio più volte manifestato dall'uomo fra le mura
domestiche. Nettuno non si rassegna alla fine della relazione e inizia a tempestare la donna
di sms, telefonate ad ogni ora del giorno e della notte. Il contenuto dei messaggi è
minaccioso: “hai rovinato la mia vita, io rovinerò la tua; non sarò contento finchè non sarai
morta” ecc. Nettuno è solito appostarsi sotto casa della donna, suonandole il campanello ad
ogni ora del giorno e della notte e, presso la casa del figlio, pedinandola ovunque, come
risulta dal tenore dei suoi messaggi e telefonate.
La donna, che vive sola con il figlio di 7 anni nato dal precedente matrimonio, è terrorizzata.
Smette di portare il figlio a scuola, chiedendo all'ex suocero di provvedere in sua vece,
cambia il numero di cellulare e inizia a trascorrere periodi sempre più lunghi presso una
coppia di amici che abitano in un'altra provincia. Nettuno inizia a perseguitare anche questa
coppia con visite improvvise e telefonate quotidiane.
Atena si rivolge ai Carabinieri. Non vuole denunziare l'uomo ma solo far cessare la
persecuzione in atto. Nel frattempo si è sottoposta a terapia farmacologica per placare
77 Po.St.It. - Postazione Stalking in Toscana – è il primo servizio a valenza regionale che affronta il fenomeno dello
stalking aiutando, in forma gratuita, le persone che sono molestate e perseguitate. Promosso dalle associazioni
Misericordia e 365giornialfemminile onlus con la collaborazione della Questura locale e, collocato fisicamente a
Pistoia, è un punto di riferimento non solo per la città, ma per tutta la Provincia e la Regione. E' attivo dal settembre
2010. Partendo dal presupposto che il fenomeno dello stalking non riguarda solamente le vittime di genere
femminile, il servizio vuole allargare il piano d'azione a tutti i casi di stalking a prescindere dal genere. Le attività
del servizio sono: l'ascolto telefonico, i colloqui di sostegno, la consulenza legale, la consulenza psicologica ed una
serie di azioni di lavoro di rete con attività di sensibilizzazione, promozione e divulgazione attraverso materiale
informativo, monitoraggio e raccolta dati sul fenomeno.
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l'ansia.
Nettuno mette in atto una vera e propria campagna diffamatoria nei suoi confronti con
l'intento di isolarla.
Atena è stata invitata a sporgere querela contro Nettuno. Nell'arco di tre mesi ha proposto 7
querele. I carabinieri hanno più volte invitato il Sostituto procuratore ad adottare una misura
cautelare nei confronti di Nettuno. Il Pubblico Ministero ha ignorato la richiesta, ha aperto
due procedimenti e li ha mantenuti distinti ignorando l'istanza di riunione del difensore della
parte offesa e li ha qualificati entrambi come reato di molestia. Dopodiché il P.M. ha chiesto
e ottenuto l'archiviazione parziale di uno dei procedimenti inquadrando la condotta di
Nettuno come “mera protesta” per essere stato lasciato e come tale, priva di offensività e ha
ammesso l'indagato all'oblazione per l'altro procedimento escludendo la gravità della
molestia perchè nel frattempo (un anno e mezzo dopo) la condotta persecutoria di Nettuno
era cessata.
La conseguente richiesta di archiviazione del P.M. è stata, però, paralizzata dall'opposizione
della parte offesa fortuitamente intervenuta nei termini, perchè nelle querele Atena non
aveva chiesto di essere informata di eventuale archiviazione né aveva formalizzato la sua
opposizione alla definizione del procedimento con il decreto penale di condanna/oblazione.
Il G.I.P. ha riqualificato la fattispecie come reato ai sensi dell'art. 612-bis, 610, 612, 595 e
660 c.p., fissando udienza in Camera di Consiglio.
Tipologia di stalker: ex partner respinto, motivato dal tentativo di vendetta per essere stato
respinto.
2)
EVA è una signora di circa 40 anni, single e lavora come commercialista.
Il suo persecutore è un ex amante, sposato e con una professione che lo espone spesso al
pubblico, con il quale ha avuto per circa un anno una relazione clandestina. La persecuzione
è iniziata nell'aprile 2009.
Eva vive in uno stato di perenne ansia e paura, non riesce a dormire e a concentrarsi sul
lavoro. E' dovuta ricorrere all'uso di psicofarmaci per poter dormire e non riesce più a
trovare la voglia di fare niente, nemmeno l'attività di teatro che tanto le piaceva e la
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impegnava facendola sentire viva.
Il suo persecutore la tartassa di chiamate e di messaggi, non la minaccia ma la logora giorno
dopo giorno non cessando mai di cercarla. L'aspetta fuori dalla palestra, la segue in auto,
l'attende sotto casa. I complimenti che le rivolge tentando di riconquistarla le danno la
nausea.
Il desiderio di Eva è che questa persona sparisca e vorrebbe che non fosse mai entrato nella
sua vita. Molte volte Eva racconta di non avercela fatta a non rispondere alle sue insistenti e
numerose chiamate implorandolo di smettere e urlandogli contro di tutto.
Lui è arrivato ad iscriversi allo stesso corso di teatro di Eva pur di vederla e non lasciarla in
pace. Questa situazione ha creato in lei molta ansia sentendosi invasa in una sfera della sua
vita molto personale e non vuole che lui la infetti.
Eva racconta che precedentemente lui aveva agito gli stessi atti persecutori nei confronti di
una giovane ragazza con la quale aveva avuto una relazione clandestina precedente alla sua.
La situazione si è evoluta verso un netto miglioramento da quando l'avvocato di Po.St.iT lo
ha contattato telefonicamente ammonendo il suo comportamento e rappresentandogli tutto
ciò a cui poteva andar incontro rendendolo consapevole che il suo comportamento risultava
essere perseguibile come reato.
Tipologia di stalker: ex partner respinto, motivato dal desiderio di riallacciare la relazione
interrotta.
3)
APOLLO è un uomo sui sessanta anni, ma dimostra meno dei suoi anni. Veste in
modo piuttosto giovanile e dalla sua descrizione traspare l'immagine di una persona che ama
sentirsi libera. Divorziato, con un figlio, instaura con Minerva, una relazione che dura quasi
trent'anni, un rapporto sicuramente intenso ma non descritto come sereno o pienamente
felice. L'affetto fra loro ha resistito per molto tempo ma la relazione si deteriora a causa di
un tumore al seno che colpisce Minerva circa due anni fa. Anche se la malattia si è risolta
positivamente, comincia ad avere nei confronti di Apollo un atteggiamento rabbioso e ostile.
La relazione finisce come tante. Alcuni rancori, molti bei ricordi, alcune esperienze di
dolore che spesso conducono una coppia alla separazione.
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Iniziano gli sms, le telefonate anonime, alcune liti, entra in casa senza preavviso e poi la lite
diventa a portata di mano. Apollo cerca in qualche modo di risolvere la questione ma trova
un muro. Lei è rancorosa, lo accusa di cose che lui non riconosce come sue colpe. I rapporti
si inaspriscono sempre di più ed alla fine dopo un'ennesima chiamata, lui perde la pazienza
e le fa delle minacce.
Apollo si descrive come una persona calma e tranquilla. Ciò che colpisce di lui è il suo
eloquio rapido e veloce, ogni tanto accenna a queste esplosioni di rabbia descrivendole
come nuvole passeggere, esplosioni momentanee, attimi, momenti di vita. Benché si tratti di
una persona benestante non è intenzionato a mettere la questione nelle mani di avvocati,
tende a voler gestire le cose a modo proprio;
dopo alcune insistenze gli operatori di
Po.St.iT gli suggeriscono di appuntare dettagliatamente in un apposito quaderno i contatti
con la ex compagna e che la cosa migliore da fare è “ignorare” la stalker. Dopo un paio di
settimane dal primo contatto Apollo, stressato dalle continue telefonate che non lo fanno
dormire bene la notte e assillato dalla compilazione del quaderno decide fermamente di
chiedere di nuovo aiuto per affrontare meglio la situazione. Cambiare il numero di telefono
e non appuntare tutte le chiamate insieme nel quaderno ma a fine serata, scrivendo solo il
numero approssimativo delle chiamate ricevute da Minerva, hanno dato ad Apollo più
serenità
facendolo altresì desistere da intervenire più efficacemente nei confronti di
Minerva. Contemporaneamente, parla di assicurare l'auto contro atti vandalici, temendo
ritorsioni da parte della ex, ma manifesta dubbi sulla stessa figura della stalker sostenendo
che non potrebbe essere lei. La decisione dell'intervento viene quindi rinviata ad una
settimana più tardi in un nuovo incontro con Apollo.
Tipologia di stalker: rancoroso, motivato dal desiderio di vendicarsi e creare tensione nella
vittima, sentendosi giustificato nel proprio comportamento.
4)
AFRODITE è una signora di circa 50 anni, infermiera, con una storia familiare
complicata e complessa dal punto di vista emotivo, vive in un piccolo paesino della
montagna pistoiese dove tutti conoscono tutti. E' sposata da moltissimi anni con un marito
per lo più assente dal punto di vista del supporto emotivo, sembra più un bambino al quale
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tutto è dovuto e che la signora accudisce giornalmente. Ha un figlio di 20 anni, non più
autosufficiente a causa di una malattia invalidante che si aggrava sempre di più e al quale
Afrodite si è sempre dedicata moltissimo nella cura e nell'educazione con enormi sforzi
perchè spesso lasciata completamente da sola da parte del marito. In casa vive anche il
padre di Afrodite, ormai molto anziano, opprimente e autoritario, che lei deve accudire da
sola contando soltanto sulle proprie forze.
Afrodite racconta di subire stalking dal suo vicino di casa che conosce da tantissimi anni. E'
un uomo solo, divorziato dalla moglie, con una figlia, ma ha litigato con tutti e non ha
amici. Nel suo passato ci sono stati problemi di alcool a seguito dei quali e per un certo
periodo di tempo gli è stata tolta anche la patente di guida. Fra loro non c'è mai stato alcun
rapporto amoroso, solo amicale ma lui è sempre stato un po' invaghito di lei anche se
Afrodite non gli ha mai dato speranza o segnali che potessero fargli credere di poter avere
qualche speranza.
Lui ha circa 65 anni, è pensionato ma anche un ex cacciatore e quindi ha in casa alcuni
fucili. La chiama sul cellulare, sul telefono di casa, al lavoro, la spia, la segue, l'aspetta
all'uscita di lavoro, arrivando a chiamare tutti i suoi familiari al fine di denigrarla, offenderla
e rigarle la macchina parcheggiata sotto casa.
Il marito di Afrodite in tutta questa storia le attribuisce una parte della colpa minacciandola
di non volerla più in casa se dovesse scoprire che ha una relazione con lui.
Afrodite è molto provata dalla situazione: non prende più la macchina perchè ha paura di
provocare un incidente visto che deve sempre guardarsi intorno per paura di incontrarlo a
discapito della concentrazione che richiede la guida. Chiude tutte le persiane delle finestre,
vive nella paura, non riesce a dormire consumata dal timore che se dovesse succederle
qualcosa nessuno accudirebbe suo figlio malato. Dice: “è controllore della mia vita”.
Tipologia di stalker: cercatore di intimità, mosso dal tentativo di costruire una relazione
affettiva con una persona che lo attrae e che ritiene sia innamorata di lui.
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CONCLUSIONI
….Viviamo in una società “reocentrica” in quanto massima è l'attenzione al criminale
mentre minima è quella dedicata alla vittima. Nei fatti di cronaca si parla della vittima per
tre giorni, forse quattro dopo di che diventa tutto reocentrico, l'attenzione è tutta per il
criminale: cosa ha fatto … perchè lo ha fatto … cosa ha pensato prima di …
A queste parole del Dr. Giulio Roffi78, espresse in un recente intervento tenutosi a Modena,
nel mese di marzo 2012 (Congresso /workshop “CHI AIUTA CHI”) vorrei aggiungere che il
vero protagonista è in realtà la vittima che dentro di sé porterà, se non supportata nel modo
giusto, tutto il dolore dell'evento vissuto. La scarsa attenzione che in Italia, a differenza dei
paesi del nord Europa e degli Stati Uniti, gli operatori e i media pongono alle vittime di
reato e alle conseguenze psicologiche e sociali che esse vivono dopo aver subito il trauma,
mi suggeriscono, altresì, alcune riflessioni in ordine alle quali desidero concludere questo
elaborato.
La nuova normativa sugli atti persecutori ha indubbiamente colmato una grave lacuna
dell’ordinamento italiano che a partire dal febbraio 2009 ha dato voce a tutte quelle vittime
di stalking che fino ad allora non avevano ricevuto alcuna tutela specifica dallo Stato,
nonché ai familiari di tutte quelle persone, vittime di omicidi passionali, che molto spesso si
consumano dopo un periodo più o meno lungo di molestie. Storie diverse, con un
denominatore comune: la paura dell’abbandono, la gelosia, l’incapacità di elaborare un
rifiuto, un forte disagio psicologico che non si riesce a fronteggiare da soli a causa di traumi
da separazione, vissuti o percepiti nell’infanzia, un disagio che non si può cancellare con
una denuncia o un ammonimento. E' sul disagio psicologico dei molestatori che la scrivente
ravvisa uno dei limiti della normativa in materia di stalking: vale a dire, non aver previsto
un percorso di risocializzazione per gli stalker dato che solo nel 60% dei casi, le misure
78 Dr. Giulio Roffi, Vice Coordinatore del “Centro vittime di reato” di Casalecchio di Reno – Bologna.
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cautelari fermano la recidiva dei presunti autori. Uno su tre, dopo la denuncia, continua a
perseguitare la vittima spesso con una ferocia maggiore rispetto al periodo precedente.
Un progetto terapeutico, coordinato da esperti e psicologi al quale sottoporre lo stalker,
consentirebbe allo stesso, di prendere autonomamente consapevolezza delle proprie azioni
che arrecano danno, paura e sono lesive della libertà altrui, recuperando, almeno in parte, un
buon livello di contatto con la realtà finalizzato ad ottenere benefici di vario genere,
soprattutto a favore delle vittime.
Condivido pertanto quanto sottolineato dal dr. Massimo Lattanzi, Direttore dell'Osservatorio
Nazionale Stalking: non è possibile aiutare la vittima di stalking finché non si agisce sul
persecutore. La prevenzione e un percorso di risocializzazione orientato al presunto autore
sono necessari. In mancanza di queste premesse, il fenomeno dello stalking continuerà a
crescere in violenza ed intensità79.
Concludo dicendo che: se è vero che “si vede realmente solo ciò che si conosce”80, allora è
anche vero che dello stalking si conosce davvero ancora molto poco.
79 Www.studiolegalescafetta.it/articoli/stalking.htm – Stalking, tutela per le vittime di molestie assillanti. Nel mese di
giugno 2012 partirà la nuova campagna dell'Osservatorio Nazionale Stalking. L'obiettivo di questo tour nazionale è
quello di sensibilizzare cittadinanza, forze dell'ordine, psicologi sul delicato tema dello stalking e della violenza
psicologica, partendo da una prospettiva capovolta: lavorare sull'autore per affrontare adeguatamente questo allarme
sociale.
80 Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, scrittore romano, nato fra il 23 e il 24 d. C.
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- www.overlex.com/leggiarticolo – Enrico De Fiorino. Stalking: riflessioni sulla nuova
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