Der Ring des Nibelungen (L’anello del Nibelungo) Der Ring des Nibelungen (L’anello del Nibelungo) ― la più vasta opera nella storia della musica ― è una gigantesca visione artistica del divenire e dell’annientamento di un mondo, della catastrofe di un’umanità provocata dalla cieca bramosia di potenza e dal ripudio dell’amore. Wagner vi lavorò per oltre un quarto di secolo, seppur con molte interruzioni. Nella parabola artistica wagneriana, la creazione del Ring abbraccia l’arco di tempo che va dalla conclusione del Lohengrin al Parsifal, ovvero dall’ultima delle opere giovanili al testamento spirituale. Affascinato dalla figura di Siegfried, Wagner la pose al centro del suo progetto drammaturgico. Il Mythus, in cui il destino di Siegfried viene posto in un mitico rapporto col mondo, e l’intero Ring, sono un’elaborazione poetica delle leggende che il compositore reperì soprattutto nella vastissima letteratura mitologica scandinava. Si ritrovano nel Ring le divinità dell’Olimpo scandinavo: Wotan loro capo, Donner dio del tuono, Fricka consorte di Wotan, che appartengono alla stirpe degli Asen. Allaltra stirpe divina, i Vanen, sono ascritti invece Froh e Freia. Loge, pur partecipando alla natura degli Asen, trama sinistramente per la fine degli dèi. Anche nel Ring Loge, come dio del fuoco, sarà l’artefice dell’annientamento degli dèi nell’apocalittico incendio finale. La rocca degli dèi, anche nel mito nordico, è costruita dai giganti; il nome Walhahha deriva da Val (caduto in battaglia) e Höll (sala): dunque ‘dimora degli eroi’, congruentemente con lo spirito guerriero dei popoli nordici. Gli eroi sono scelti dalle valchirie. La figura di Brünnhilde, in particolare, proviene da un canto dell’Edda, l’Helreid Brynhildar. Sarebbe comunque un grave errore ritenere che il Ring sia una semplice drammatizzazione di saghe preesistenti. Il contributo poetico di Wagner consistette non solo nell’aver intrecciato, fondendole in un’azione unitaria, queste leggende e saghe, bensì nell’averne subordinato l’azione a un’idea di attualità politico‐sociale: Siegfried divenne, per il compositore, il libero eroe del popolo che, per mezzo del suo olocausto, libera il mondo dal dominio del capitale e risolleva di nuovo il potere degli dèi, purificati dal suo sacrificio. Questo significato ottimistico‐socialista della figura di Siegfried subì una decisiva trasformazione, in senso pessimistico, dopo la fuga in Svizzera del Wagner combattente sulle barricate di Dresda e perseguito da un mandato di cattura. Le conoscenze filosofiche del compositore erano, infatti, assai eterogenee, pur collocandosi essenzialmente nell’ambito della ‘sinistra hegeliana’ (rappresentata soprattutto da Ludwig Feuerbach, del quale aveva studiato l’opera fondamentale, L’essenza del cristianesimo). Non meno importanti, per la genesi del Ring, furono le idee socio‐economiche sulla proprietà di Pierre‐Joseph Proudhon. L’influenza di Arhur Schopenhauer fu invece relativamente limitata: alla sua opera, conosciuta da Wagner solo nell’autunno del 1854, si deve una delle tre versioni conclusive della Götterdämmerung. La concezione generale rimane, comunque, feuerbachiana: l’uomo libero, espressione perfetta della divinità, rende superflui gli dèi. Il coacervo di influssi filosofico‐sociali ha suggerito a Friedrich Nietzsche una calzante definizione del Ring: ʺUn’enorme sistema di pensiero, senza la forma concettuale del pensieroʺ. Nel 1851 Wagner maturò quelle decisioni che portarono a una svolta sostanziale nel progetto dei Nibelunghi. Riconobbe che le dimensioni della sua materia epica erano troppo ampie per un solo dramma e progettò dapprima di premettere un’opera che spiegasse chi fosse Siegfried e donde venisse. Col tempo, però, la struttura generale si apmliò fino a giungere alla formulazione definita della Tetralogia, ossia un ciclo di quattro drammi musicali che costituiscono un continuum narrativo nellʹarco di un prologo e tre “giornate”: Lʹoro del Reno (prologo) La Valchiria (prima giornata) Sigfrido (seconda giornata) Il crepuscolo degli dei (terza giornata)