LE MONOGRAFIE
© MASSIMILIANO ZUCCARINI
DEL GIORNALE
DELL’ARCHITETTURA
Palazzo de’ Mayo
La nuova sede della Fondazione Cassa
di Risparmio della Provincia di Chieti
Il progetto di riqualificazione architettonica e urbana di Palazzo de’ Mayo a Chieti costituisce una tangibile testimonianza
dell’operazione culturale condotta dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, che ha stabilito l’acquisizione
dello storico edificio per insediarvi la sua nuova sede operativa, pensata fin dall’inizio in un rapporto interattivo con la città.
Le dimensioni e il carattere polifunzionale dell’articolato organismo hanno da subito palesato l’opportunità di associare
agli ampi spazi architettonici gli input intellettuali utili per una moderna rinascita della prestigiosa struttura settecentesca,
localizzata proprio nel cuore del centro storico. Da queste motivazioni è partito il programma di lavori, avviato nel 2004
con l’acquisizione del Palazzo da parte della Fondazione, condotto con l’obiettivo di attivare un nuovo ruolo sociale dell’edificio
nel contesto cittadino e di rilanciare il patrimonio ereditato dalla città antica in una dimensione contemporanea.
La storia
L’antica Teate, oggi città di Chieti, ha lontane origini preitaliche e conserva una stratificazione storico-culturale di grande interesse.
Le sue architetture, come i preziosi prodotti
artistici e folkloristici, esprimono un’identità
riconoscibile e lasciano trasparire secoli di vicende e attività importanti. Le preesistenze romane, gli edifici religiosi di età medievale, le
chiese e i palazzi sei-settecenteschi, e le trasformazioni avvenute nel corso dell’Ottocento e del Novecento sono una testimonianza
tangibile e significativa di un «fare» generato
da uomini di valore. E che ancora continua,
con il recupero e la restituzione alla collettività
di tali testimonianze. Il Presidente della Fon-
dazione Cassa di Risparmio della Provincia
di Chieti, l’architetto Mario Di Nisio, asseconda da anni questo obiettivo con grande abnegazione. In linea con gli scopi filantropici
della Cassa di Risparmio Marrucina, fondata il 6 luglio 1862, la Fondazione persegue intenti di valorizzazione del patrimonio culturale, scientifico e sociale del territorio provinciale dall’inizio degli anni novanta.
Nel 2004 la Fondazione acquisisce Palazzo de’
Mayo, realizzato nel 1795 su preesistenze romane e rinascimentali. L’antico edificio, di
proprietà dei baroni Valignani, fu venduto nel
1788 ai fratelli Saverio e Severino Costanzo,
ricchi commercianti chietini attivi a Napoli,
Trieste e Marsiglia. Ristrutturata e ampliata
nei sette anni anteriori al 1795, la fabbrica mostra un carattere classico di gusto tardo barocCONTINUA NELLA SECONDA PAGINA
Il restauro
evidenziandone gli stadi costruttivi e fornendo contestualmente gli indirizzi progettuali
per il restauro.
Il progetto di restauro del Palazzo, affidato
nel 2004 a Carlo Mezzetti, architetto e docente della Facoltà di Architettura di Pescara, si fonda su una precedente analisi grafica
condotta sull’intero centro storico e sullo stesso Palazzo, esaminato all’interno del tessuto
urbano preliminarmente attraverso il rilievo.
Quest’ultimo, realizzato con metodologie integrate, idonee ad analizzare le fasi evolutive
della stratificata struttura, impiantata su preesistenze romane e racchiusa in un ampio isolato edificato tra il XVI e il XIX secolo, ha
consentito, con il supporto delle indagini storiche, di restituire graficamente le piante e gli
alzati dei diversi blocchi edilizi del Palazzo,
Il rilievo
Se è vero che il progetto si sviluppa dalla conoscenza, la prima fase di un consapevole processo
conoscitivo richiede un’analisi sistematica dell’esistente su cui eseguire la lettura dello stato di fatto, da cui trarre la documentazione di base necessaria a orientare le scelte compositive del progetto di restauro. Per questo motivo, il programma di riqualificazione del Palazzo ha previsto
l’organizzazione di un rilievo pianificato secondo le diverse esigenze di analisi storica, formale,
distributiva e strutturale. Partendo dal rilievo planimetrico, strutturato sulla piattaforma aereo-fotogrammetrica a cui è stata ricollegata la rete to-
Una Monografia de «Il Giornale dell’Architettura»
CONTINUA NELLA TERZA PAGINA
Palazzo de’ Mayo. La nuova sede della Fondazione C
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
ed eseguire pavimenti policromi in battuto alla veneziana. Oltre a residenza civile l’edificio
è stato, nel 1827, sede delle riunite Direzioni Finanziarie della Provincia d’Abruzzo Citeriore e, dal 1907 al 1946, ha ospitato comandi militari. In quel frangente è stato sottoposto a tutela e dichiarato monumento nazionale nel
1934, ai sensi della legge n. 364 del 1909.
L’ultima discendente dei Mayo, la contessa
Laura, nel 1978 vendette l’intero complesso
alla Cassa di Risparmio della Provincia di
Chieti che, due anni dopo, avviò un considerevole intervento di ristrutturazione, restauro e consolidamento delle fondazioni, delle
murature e delle volte, il rifacimento delle coperture e degli intonaci. Con il passaggio dell’immobile alla Fondazione Carichieti l’opera di restauro, conclusasi nell’autunno del
2011, è stata completata, per una nuova destinazione d’uso polifunzionale a favore della
collettività non solo cittadina.
❑ Pasquale Tunzi
Architetto e docente di Disegno presso la Facoltà
di Architettura di Pescara, Università degli Studi
«G. d’Annunzio» Pescara Chieti
© SERGIO CAMPLONE
co, unico a Chieti e in tutta la provincia. Più
che un palazzo è un complesso edilizio che si
estende su una superficie di 3.000 mq composto da due edifici a tre piani disposti a elle, contenenti tre corti e un ampio giardino da cui si
fruisce il panorama di levante. I Costanzo affittarono buona parte del Palazzo, destinando
a propria residenza un appartamento al secondo piano, affacciato sul giardino, con stanze
tappezzate di sete pregiate e volte dipinte.
Per una controversia sorta nel 1808 tra Saverio
Costanzo e il suo socio Celidonio Farina, metà
dell’immobile passò a quest’ultimo che, assillato dai debiti, ben presto lo vendette. Dieci anni dopo la morte di Severino Costanzo, nel
1821, gli eredi, trovandosi in ristrettezze economiche, alienarono la restante parte dell’edificio al conte Levino Mayo, ricevitore generale
della Provincia di Abruzzo Citeriore, il quale s’impegnò a recuperare l’intera proprietà e a
migliorarla. Realizzò una singolare altana con
coperture a pagoda, un elegante giardino all’italiana in cui collocò essenze rare, fece decorare le volte di alcune stanze affacciate sul corso
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Un polo culturale per la città
Elaborazioni grafiche tratte da Teate. Il disegno di una città
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La sala conferenze al secondo piano
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La sala conferenze ipogea
Il porta
La via Tecta, percorso ipogeo di epoca romana che attraversa i sotterranei del palazzo
L’ingresso alle sale espositive. In primo piano, la scultura «Architettura» di Mimmo Palladino
Una Monografia de «Il Giornale d
dazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
Restaurare l’antico per riqualificare la città contemporanea
© MASSIMILIANO ZUCCARINI
pografica a terra, si è articolato il concatenato sistema di rilevamento degli spazi interni, dal piano terra ai livelli superiori. Parallelamente, sono
stati misurati gli alzati degli ambienti interni e
delle facciate definendo poi, con maggiore dettaglio, gli elementi dell’apparato decorativo. Le
rappresentazioni scaturite da queste prime fasi
hanno costituito il supporto su cui discernere le
letture grafico-analitiche effettuate sul Palazzo.
In particolare la rilettura grafica, mutuata dal rilievo, ha fornito il supporto alle ricerche storiche e d’archivio, compensando le carenze documentarie attraverso l’indagine diretta sugli
spazi abitativi, sugli alzati e sulle murature. Tali dati hanno confermato la presenza di brani riconducibili a fabbriche preesistenti, inglobate
nella nuova riconfigurazione edilizia e, tra queste, il primitivo ingresso sottolineato dal sontuoso portale in stile manierista, caratterizzato
dal tipico bugnato, collocato in un androne dove, nonostante le numerose modifiche effettuate, si percepisce la strutturazione dello spazio originario. Le rappresentazioni analitiche, redatte
con modelli di studio tridimensionali, hanno
inoltre permesso di avanzare alcune plausibili
ipotesi sull’evoluzione del Palazzo, basate verosimilmente sulle corrispondenze stilistiche, sulle analisi delle tecniche costruttive impiegate,
comprovate tangibilmente dalle datazioni dei
cicli pittorici e dalle indagini termografiche.
Il portale manierista, prima del restauro, che introduceva all’originario nucleo del palazzo dal cortile interno
Qualche libro, per saperne di più
Le notizie storiche, il progetto di rilievo e gli interventi di riqualificazione del Palazzo sono descritti più precisamente nel volume curato da Caterina Palestini e
Pasquale Tunzi «Palazzo de’ Mayo a Chieti», Umberto Allemandi & C., Torino, in corso di stampa. Per
altre notizie inerenti il Palazzo si segnalano: «Un’alta-
e «Il Giornale dell’Architettura»
na per la città. Progetto di rilevo e riqualificazione architettonica di Palazzo de Mayo nella città di Chieti»,
in «Carlo Mezzetti. Itinerari di architettura», a
cura di Nicolò Sardo, Edizioni Kappa, Roma 2007 e
«Teate. Il disegno di una città», a cura di Carlo
Mezzetti, Edizioni Kappa, Roma 2007.
La lettura dell’edificio attraverso
il disegno
L’impianto edilizio si compone di quattro nuclei
principali, individuabili come distinte unità abitative, denominate per chiarezza con le lettere A,
B, C e D. Il blocco A costituisce la parte rappresentativa del Palazzo, quella ridisegnata nel
progetto settecentesco, che trasferiva lateralmente
l’entrata principale collocandola nello spazio prospiciente l’angusto Largo Martiri della Libertà,
inizialmente sagrato di San Domenico. Il volume d’angolo, che ospita il cortile d’ingresso sollevandosi di un solo piano fuori terra, svolge in realtà
un importante ruolo di cerniera: costituisce un
espediente concepito per relazionare i rinnovati
ambienti di rappresentanza, serviti dallo scalone
monumentale, con le unità edilizie preesistenti, ricollegate tra loro attraverso l’ampia corte interna
che immette nel giardino retrostante. L’atrio di
forma rettangolare, nelle smussature angolari, alloggia quattro nicchie sormontate da cornici che,
insieme alle paraste intercalate nelle pareti laterali, scandiscono le superfici perimetrali replicando
il disegno della fascia esterna. Lo spazio vestibolare accoglie indirizzando frontalmente verso l’ala principale del Palazzo che lo sovrasta e introducendo verso lo scalone settecentesco che conduce ai piani superiori; l’attraversamento del fornice centrale consente anche di dirigersi lateralmente verso il cortile delle scuderie, con annesso
pozzo, per inoltrarsi negli altri corpi di fabbrica
B, C, e D prospettanti sul giardino. Il fronte su
corso Marrucino, che ospita gli ambienti principali del Palazzo, è scandito verticalmente da otto
moduli definiti al piano terra da una fascia basamentale con paraste in bugnato. Nella parte superiore, il disegno di facciata include entrambi i
piani dell’edificio, marcati orizzontalmente da
una sequenza di finestre con timpano, curvo al
primo livello e triangolare al secondo. Le aperture risultano inframezzate da un doppio ordine di paraste lineari, poste in asse con quelle sottostanti in bugnato. Il prospetto ospita anche un
accesso riferibile all’ingresso originario alla residenza, tutt’ora disposto in corrispondenza del
patio, dove è collocato il portale in stile manierista che, attraverso la scala a rampe contrapposte, introduceva nel primo nucleo abitativo.
Il recente restauro
Il restauro è stato condotto secondo una logica che tenesse conto sia delle esigenze di fruibilità e funzionamento della sede operativa
della Fondazione, sia delle valenze storiche
che hanno richiesto interventi di carattere conservativo, diversificati per le varie unità edilizie che compongono l’impianto storico, esteso nell’intero settore urbano.
Il blocco principale del Palazzo, su corso
Marrucino, ospita al piano seminterrato una
sala convegni ricavata in un grande ambiente voltato prospiciente il giardino interno. I
collegamenti verticali sono garantiti da una
scala di rappresentanza in metallo, appositamente progettata su una geometria ellittica
che, incastrandosi tra gli ambienti interni, verso il vico di san Domenico, pone in collegamento i tre piani dell’edificio.
Al piano terra è dedicato un ampio spazio alla
biblioteca, articolata in diversi ambienti riservati agli schedari, al deposito dei libri, alla videoteca, alla sala multimediale e alle sale lettura. Il giardino sul retro accoglie una cavea circolare completata da gradinate, predisposte per
ospitare eventi culturali e concerti all’aperto.
Il primo piano ospita gli uffici amministrativi e dirigenziali, mentre il secondo accoglie un
museo, a cui si accede dal settecentesco scalone d’onore, e una sala conferenze allestita nel
salone di rappresentanza. L’altana superiore,
belvedere panoramico della città nel suo territorio, ospita un bar-caffetteria collegato con il
sottostante museo.
❑ Caterina Palestini
Architetto e docente di Scienza della Rappresentazione
presso la Facoltà di Architettura di Pescara, Università
degli Studi «G. d’Annunzio» Pescara Chieti
I protagonisti
Committente: Fondazione Cassa di Risparmio della
Provincia di Chieti
Progetto di restauro e riqualificazione architettonica: Architetto Carlo Mezzetti
Impianti elettrici e speciali: Ingegner Giampiero De
Vincentiis
Impianti termomeccanici: Ingegner Fabrizio Mincone
Direzione lavori: Architetto Carlo Mezzetti; architetto
Raffaele Fusella
Coordinatore sicurezza in fase di esecuzione: Architetto Gaspare Masciarelli; ingegner Vincenzo Pagliari
Collaudo opere c.a.: Ingegner Vincenzo Pagliari
Impresa esecutrice: Ati tra Edilcostruzioni Group Srl
(mandataria, opere edili) e Almacis Srl (impianti termo
meccanici, elettrici e speciali)
Arredo fisso: Patriarca arredamenti Srl
Arredo mobile: Aresline Srl, Tecno SpA, BRF Srl
Rilievi ed elaborazioni grafiche: Architetto Caterina
Palestini e architetto Pasquale Tunzi
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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Palazzo de’ Mayo. La nuova sede della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
La nostra cittadella della cultura
Intervista al Presidente della Fondazione Carichieti
© MASSIMILIANO ZUCCARINI
Due vedute del giardino del palazzo
La Biblioteca d’Arte
© MASSIMILIANO ZUCCARINI
A quasi un anno dall’apertura
del Palazzo ritiene che le aspettative dei
cittadini di Chieti possano considerarsi
soddisfatte?
L’avvio è stato senza dubbio importante, di
quelli da ricordare. Il desiderio della Città di
poter visitare, al termine del restauro, lo storico edificio, per
tanto tempo inaccessibile a
causa dei lavori, ritengo sia
stato esaudito con l’organizzazione di un grande
evento culturale: il 26 gennaio 2011 è stata
inaugurata la
mostra «Mimmo Paladino
e il nuovo
Guerriero.
Mario Di Nisio
La scultura
© SERGIO CAMPLONE
Palazzo de’ Mayo è spesso definito una
sorta di «Cittadella della cultura».
Che significato attribuisce a questa
definizione?
Sin dalla prima fase progettuale dei lavori di restauro ho voluto assegnare io stesso al Palazzo
la denominazione di Cittadella della cultura,
proprio per identificarlo con l’idea di un polo
culturale polifunzionale, connotato da una forte attrattività, in grado di contribuire alla rivitalizzazione e alla riqualificazione urbana dell’intero centro storico cittadino. L’edificio, infatti, non solo ospita la sede della Fondazione
con i suoi uffici e le sue sale direzionali e di rappresentanza, ma spazi che hanno permesso l’allestimento di un museo con importanti collezioni esposte in via permanente e la costituzione di una biblioteca d’arte che contiene anche
una speciale sezione riservata ai ragazzi. E poi
sale dedicate a mostre temporanee, auditorium
per lo svolgimento delle più svariate attività culturali, un giardino di circa 700 mq trasformato
in arena per rappresentazioni concertistiche e
teatrali da tenersi nella stagione estiva e una zona archeologica ipogea di notevole interesse.
Da non dimenticare, inoltre, che Palazzo de’
Mayo è anche sede del Centro Abruzzese di
Studi Manzoniani e del Centro Internazionale
Alessandro Valignano, organismi nati per iniziativa della Fondazione Carichieti in collaborazione con istituzioni di assoluto rilievo.
© MASSIMILIANO ZUCCARINI
Architetto Di Nisio, che cosa rappresenta
per la Fondazione e per Chieti
la riapertura di Palazzo de’ Mayo?
La Fondazione Carichieti, con il restauro e
la riqualificazione del Palazzo, restituisce alla città e all’intero Abruzzo uno dei più significativi esempi di architettura barocca esistenti in regione. Un complesso edilizio monumentale di elevato pregio architettonico destinato, in linea con le finalità istituzionali
dell’Ente che presiedo, a fungere da volano
per lo sviluppo culturale, sociale ed economico della comunità.
Lo scalone settecentesco di rappresentanza
come cosmogonia». Le straordinarie opere
dell’artista campano hanno animato per cinque mesi le sale per le esposizioni temporanee
e le corti interne del Palazzo, e costituito il primo passo in attesa dell’apertura dell’intera
struttura, facendo registrare un numero di presenze davvero significativo. Durante questa
stessa iniziativa Palazzo de’ Mayo è stato inserito nel circuito delle giornate FAI di primavera. Successivamente ha ospitato la mostra di uno dei più grandi fotografi italiani, Pepi Merisio, ed è stato palcoscenico di uno dei
salotti mozartiani allestiti nell’ambito della
nota rassegna musicale che ogni anno Chieti
dedica al genio di Salisburgo. Inoltre, ha aderito all’iniziativa dell’ABI «Invito a Palazzo». Le aspettative, quindi, non sono state certo disattese e lo testimoniano i numerosissimi
attestati di stima ricevuti per l’opera svolta. La
nostra ambizione resta comunque quella di
crescere e migliorare ancora.
Abbiamo ereditato le finalità filantropiche della Cassa di Risparmio Marrucina
La Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti rappresenta la continuità storica della Cassa di Risparmio Marrucina, sorta nel 1862 su iniziativa
di benemeriti concittadini e denominata Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti nel 1938 all’indomani dell’incorporazione della Cassa di Risparmio di
Guardiagrele. Erede naturale delle finalità filantropiche della Cassa, la Fondazione Carichieti, ente non profit, privato e autonomo, ha come scopo statutario quello di offrire
il proprio sostegno a iniziative di utilità e solidarietà sociale con l’obiettivo di promuovere il benessere e il miglioramento della qualità della vita prevalentemente nell’ambito del proprio territorio di riferimento: la provincia di
Chieti. La Fondazione Carichieti da tempo destina le proprie risorse essenzialmente ai seguenti cinque settori
di intervento: Arte, attività e beni culturali; Volontariato filantropia e beneficenza; Ricerca
scientifica e tecnologica; Educazione, istruzio-
ne e formazione; Medicina preventiva e riabilitativa. Tra quelli elencati è il settore d’intervento denominato Arte, attività e beni culturali che beneficia annualmente
della maggiore quota del monte erogativo; peculiarità, questa, che esprime una spiccata specializzazione settoriale
dell’Ente. In tale contesto, assume particolare rilievo il progetto di restauro e riqualificazione architettonica di Palazzo de’ Mayo, complesso edilizio monumentale destinato a
divenire un polo culturale di straordinario interesse.
Una Monografia de «Il Giornale dell’Architettura»
IL GIORNALE DELL’
ARCHITETTURA
MONOGRAFIA A CURA DI ROBERTA CHIONNE
IMPAGINAZIONE: ROSARIO PAVIA, ELENA PAUSELLI
ALLEGATA A «IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA»,
N. 100, DICEMBRE 2011
SOCIETÀ EDITRICE UMBERTO ALLEMANDI & C. SPA
VIA MANCINI 8, 10131 TORINO, TEL. 0118199111
FAX 0118193090 e-mail: [email protected]