1) Criteri Macroscopici di Fagliamento CMF Inizio del fagliamento (Anderson) Teoria della riattivazione Formazione di fratture (Joints e idrofratture) 2) Struttura di una zona di faglia e Rocce di faglia 3) Indicatori cinematici 1) Criteri Macroscopici di Fagliamento, CMF, Fragili σ1 Joints/Fratture σ3 Faglie neo-formate Faglie riattivate Fratture idrauliche Inizio del fagliamento (Anderson) Teoria della riattivazione (Amontons) Formazione di fratture (Griffith) CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 σ1 Anderson, seguendo gli studi sviluppati da Coulomb e Mohr, propose una classificazione dinamica delle faglie basata su tre ipotesi: - la crosta è omogenea ed isotropa; - la superficie terrestre è un piano principale dello sforzo. - Il fagliamento è governato dal criterio di Coulomb; Se la superficie terrestre è un piano principale dello sforzo, ovvero τ=0 sulla superficie terrestre, uno degli sforzi principali (σ1 > σ2 > σ3) risulta perpendicolare alla superficie terrestre. Sulla base di questa assunzione vengono definiti tre stati di sforzo fondamentali per la parte fragile della crosta. σ3 σ2 - regime distensivo con σ1 verticale: sistemi coniugati di faglie normali - regime compressivo con σ3 verticale: sistemi coniugati di faglie inverse - regime trascorrente con σ2 verticale: sistemi coniugati di faglie trascorrenti CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 È fondata sul criterio di Mohr-Coulomb CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 È fondata sul criterio di Mohr-Coulomb τ=C+µiσn τ = Sforzo di taglio C = coesione (MPa) µi = coefficiente d’attrito interno σn = sforzo normale 0.5 < µi <1.0 Jaeger and Cook 1979 τ σn CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 Mohr-Coulomb ed angolo di inizio del fagliamento, θi 0.5 < µi < 1.0; φ(µi = 0.5) = arctg (µi ) = 26°; φ(µi = 1.0) = arctg (µi ) = 45°; 2θi + φ = 90° ; θi = (90° -­‐ φ)/2; 22° < θi <32°. µi = tan (φ) CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 Inclinazione faglie Andersoniane CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 Applicabilità della teoria di Anderson Large portions of the brittle crust are characterised by relatively uniform Andersonian stress fields (Zoback & Zoback, JGR, 92). World stress map @ h<p://www-­‐wsm.physik.uni-­‐karlsruhe.de/pub/stress_data/stress_data_frame.html CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 Applicabilità della teoria di Anderson CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 Applicabilità della teoria di Anderson CMF: inizio del fagliamento, Teoria di Anderson, 1905 Osservazioni sulla teoria di Anderson 1) La teoria spiega l’inizio del fagliamento e quindi è applicabile a faglie con piccolo rigetto e non a faglie lungo le quali si ha un forte spostamento. 2) La crosta è considerata omogenea ed isotropa in realtà questa non risulta né omogenea né isotropa. 3) Spostamenti dalla condizione per cui uno degli sforzi principali è verticale possono essere registrate in zone con forti variazioni di topografia, o in presenza di alti valori dello sforzo di taglio alla base della crosta fragile. Zone in cui si ha uno scostamento dalla condizione di stato di sforzo “Andersoniano”: a) in presenza di dislivelli topografici; b) in presenza di sforzo di taglio alla base della crosta fragile. CMF: teoria della riattivazione (faglie che si sono mosse più di una volta). τ=C+µi(σn – Pf) τ=µs(σn – Pf) Inizio del fagliamento: Riattivazione: σ1 Joints/Fratture σ3 Faglie neo-formate Faglie riattivate Fratture idrauliche CMF: teoria della riattivazione (faglie che si sono mosse più di una volta). Coefficiente d’attrito Regola di Byerlee: l’attrito è quasi sempre indipendente dal tipo di litologia ed ha valori compresi tra 0.6-0.85. Byerlee, PAGEOPH,1978 CMF: teoria della riattivazione (faglie che si sono mosse più di una volta). Teoria della riattivazione: angolo di riattivazione, θr Byerlee, PAGEOPH, 1978 CMF: citerio della Griffith Formazione di fratture o fratture idrauliche (vene estensionali) Esperimenti di laboratorio mostrano che la resistenza a tensione delle rocce è due ordini di grandezza inferiore rispetto a quella calcolata sulla base delle forze dei legami atomici. Questo perché all’interno di una roccia vi è una miriade di fratture, e quando le condizioni di sforzo sono favorevoli quelle meglio orientate ,ovvero quelle che sono nel piano σ1, σ2 e perpendicolari a σ3, tendono a propagarsi. σ2 σ3 Le fratture sono di forma ellittica con rapporto degli assi a>> c. a c σ1 CMF: citerio della Griffith Formazione di fratture o idrofratture (vene estensionali) Parabola di Griffith (riportata in rosso): Le fratture estensionali si formano quando ovvero Le fratture estensionali si formano quando il cerchio di Mohr interseca la parabola di Griffith nel punto σ’3 = -T, dove T è la resistenza a tensione delle rocce (punto E). Quando il cerchio di Mohr interseca la parabola di Griffith in un punto dove τ è diverso da zero si formano delle strutture ibride definite come extensional shear (punto es). Fratture/joint Fratture/joint Fratture/joint Faglie riattivate: qua il rigetto è > 50 m Faglie di neoformazione Fratture idrauliche Strutture fragili: fratture idrauliche 2) Struttura di una zona di faglia e Rocce di faglia La meccanica delle faglie è controllata da numerosi fattori quali: la litologia del protolite, i processi chimico-fisici che interessano sia la zona di faglia che il protolite, le condizioni al contorno (P,T, fluidi..), l'intensità e la velocità di deformazione, e lo stato di sforzo. Durante l'evoluzione e la crescita di una faglia ciascun fattore può variare nello spazio e nel tempo, producendo una distribuzione eterogenea di rocce di faglia e diversi comportamenti meccanici. Data questa complessità al fine di meglio comprendere le rocce di faglia, i meccanismi deformativi che le hanno prodotte, e le condizioni di sforzo, è necessario un approccio multidisciplinare che prevede l’integrazione di dati di terreno, studi microstrutturali e di laboratorio, esperimenti di meccanica delle rocce. 2) Struttura di una zona di faglia e Rocce di faglia Chester et al., JGR, 93; Nucleo o Fault core: È la porzione della zona di faglia dove la maggior parte del rigetto viene accomodato. Zona di Danneggiamento o Damage zone: E’ il sistema di fratture e faglie minori che circondano il nucleo della faglia. Classificazione Tessiturale delle Rocce di Faglia Tessitura casuale “Random fabric” incoesive Foliate Breccia di Faglia (se i frammenU visibili sono > 30% della roccia) Gouge di faglia (se i frammenU visibili sono < 30% della roccia) coesive Pseudotachilite (roccia vetrosa) Breccia 0-­‐10 % Matrice Proto cataclasite 10-­‐50% Matrice Protomilonite 10-­‐50% Matrice Cataclasite 50-­‐90% Matrice Milonite 50-­‐90% Matrice Ultra cataclasite 90-­‐100 % Matrice Ultramilonite 90-­‐100 % Matrice Sibson 1977, Fault rocks and Fault mechanisms, JGSL, citato più di 1300 volte !! Gouge di faglia: Le faglie presentano una polvere bianca costituita da quarzite comminuta e clasti della roccia incassante. Questo è stato prodotto a 3 km di profondità lungo la Bosman fault, durante un M=3.7 nell’Ottobre 1997. Miniere in Sudafrica: 3.6 km il posto più profondo accessibile dall’uomo !!!! Cataclasite: roccia caratterizzata da fratturazione e diminuzione della taglia granulometrica. Pseudotachilite: roccia vetrosa per fusione e ri-solidificazione della roccia di faglia originaria. pseudotachylyte (melt) cataclasites (no melt) Milonite: roccia foliata costituita da 50-90% di matrice. 500 µm Ultramilonite: roccia foliata costituita da più del 90% di matrice. Classificazione Tessiturale delle Rocce di Faglia Sibson 1977, Fault rocks and Fault mechanisms, JGSL Tessitura casuale “Random fabric” incoesive Foliate Breccia di Faglia (se i frammenU visibili sono > 30% della roccia) Gouge di faglia (se i frammenU visibili sono < 30% della roccia) coesive Pseudotachilite (roccia vetrosa) Breccia 0-­‐10 % Matrice Proto cataclasite 10-­‐50% Matrice Protomilonite 10-­‐50% Matrice Cataclasite 50-­‐90% Matrice Milonite 50-­‐90% Matrice Ultra cataclasite 90-­‐100 % Matrice Ultramilonite 90-­‐100 % Matrice Sebbene questa classificazione su base tessiturale rappresenti una pietra miliare per la classificazione delle rocce di faglia vi sono alcuni problemi in quanto non si considerano i meccanismi deformativi che producono le rocce di faglia. Implementazione della classificazione tessiturale delle rocce di faglia • Meccanismi deformativi • Evoluzione delle rocce di faglia Metodi Studi di laboratorio: MO, SEM, TEM, XRD. Esperimenti di meccanica delle rocce Gouge di faglia e cataclasite foliata “frictional" Rotazione e traslazione dei granuli di calcite in una massa di fondo ricca in fillosilicati interessata da processi di “frictional sliding”. I processi cataclastici possono portare all’allinemanto dei clasti lungo superifici di foliazione P. Comportamento “fricUonal” Roccia foliata per processi di dissoluzione e riprecipitazione I processi sono quelli di dissoluzione di alcuni minerali e riprecipitazione di nuove fasi mineralogiche. Tali processi sono favoriti dalla circolazione di fluidi lungo la zona di faglia e controllati da velocità di deformazione e T. Roccia foliata per processi di dissoluzione e riprecipitazione Dove S sta per surface (superficie) e C per cisaillement (taglio). Le strutture che testimoniano l’attività di processi di dissoluzione e riprecipitazione sono: superfici stilolitiche, presenza di vene, cristalli troncati, deposizione di minerali in strain shadows o all’interno di fratture intragranulo. Roccia foliata per processi di plasticità intracristallina Olivine deformed at 1200 C high strain sample. L. Burlini, ETH. A gamma 2 la roccia ha cambiato aspetto e si vedono gli originali cristalli circondati da nuovi piccoli cristalli a grana fine e equidimensionali. A gamma 5 la roccia e’ quasi completamente ricristallizzata. Si distinguono 2 famiglie di cristalli: i granuli blu sono estremamente allungati e registrano la deformazione totale imposta. I granuli bianchi si sono comportati come granuli ‘duri’ resistendo di più alla deformazione. Roccia foliata per processi di plasticità intracristallina γ = 0.5 γ = 5 In questa figura sono riportati I diagrammi della distribuzione degli assi a b e c del cristallo di olivina in seguito alla deformazione. Si nota che per gamma pari a 0.5 l’orientazione cristallografica è abbastanza casuale mentre per gamma = 5, l’orientazione cristallografica e’ fortemente controllata dalla deformazione. L. Burlini, ETH. Classificazione Tessiturale e associati Meccanismi Deformativi delle Rocce di Faglia Tessitura casuale “Random fabric” Foliate incoesive Breccia di Faglia (se i frammenU visibili sono > 30% della roccia) Cataclasi Gouge di faglia (se i frammenU visibili sono < 30% della roccia) Cataclasi Pseudotachilite (roccia vetrosa) Breccia coesive Gouge foliato cataclasi FricUonal melUng Te<oniU SCC’ Dissoluzione-­‐ riprecipitazione 0-­‐10 % Matrice Cataclasi MiloniU Protocataclasite 10-­‐50% Matrice Cataclasi Protomilonite 10-­‐50% Matrice PlasUcità intracristallina Cataclasite 50-­‐90% Matrice Cataclasi Milonite 50-­‐90% Matrice PlasUcità intracristallina Ultracataclasite 90-­‐100 % Matrice Cataclasi Ultramilonite 90-­‐100 % PlasUcità Matrice intracristallina 3) Indicatori cinematici Per quelli planari è importante posizionarci in un affioramento con una “buona” orientazione! Indicatori cinematici: Struttura SCC’ per presso soluzione e vene estensionali T C Vene estensionali perpendicolari al vettore tensione (T) della coppia di taglio Superfici di presso soluzione perpendicolari al vettore compressione (C) della coppia di taglio. Esercizio Esercizio Indicatori cinematici: Struttura YPR su cataclasiti Beeler et al 1996; Marone 1998 Esercizio σn = 50 MPa; displacement = 3.0 cm; µ = 0.52. 100 µm Indicatori cinematici: foliazione Esercizio Esercizio Indicatori cinematici: drag folds La forza di attrito lungo il piano di faglia può essere tale da indurre il piegamento degli strati in prossimità della faglia. a) Sono strutture che stanno a contatto con faglie b) La loro orientazione e asimmetria è coerente con il movimento lungo la faglia. N.B. sono un ottimo indicatore cinematico. Esercizio Indicatori cinematici: grooves o solchi Indicatori cinematici: slikenfibres Indicatori cinematici: strie di abrasione