Omelia nella Festa della Cattedra di San Pietro celebrazione in suffragio di Mons. Luigi Giussani Basilica Cattedrale 22 febbraio 2011 Cari fratelli e sorelle, siamo raccolti nella nostra Basilica Cattedrale per celebrare l’Eucarestia nella Festa della Cattedra di San Pietro a suffragio di Mons. Luigi Giussani, fondatore della Fraternità di Comunione e Liberazione. Saluto tutti voi presenti, in particolare i sacerdoti concelebranti, i responsabili della Fraternità Lodigiana di Comunione Liberazione con Eugenio Parenti, che ringrazio per l’indirizzo di saluto, e tutti gli amici che si sentono accompagnati nel cammino di fede dalla paternità spirituale di don Giussani, riproposto con saggezza e dedizione da don Carron che pure ringrazio e saluto. Il nostro sguardo, oggi in particolare, è innanzitutto chiamato a volgersi a Roma, alla sede di Pietro, per contemplare quel principio visibile di unità, di fedeltà, di santità che il Signore ci ha donato nella persona di Pietro e dei suoi successori. Desidero richiamare il contesto della pagina evangelica che è stata appena proclamata perchè ci può aiutare nella nostra riflessione. Gesù, chiama a sè i suoi discepoli, e parla con loro. Anche noi, questa sera siamo stati chiamati dal Signore, attorno al suo altare per ascoltare la sua Parola e per nutrirci del Pane di Vita; ricordiamo dunque che, come cristiani, come comunità che vive e che crede, abbiamo bisogno di raccoglierci attorno al Signore, per trovare conforto e sostegno, per tessere i fili dell’amicizia, per sciogliere i nodi delle incomprensioni, per vivere il perdono e l’accoglienza dell’altro, per 1 comprendere che non siamo mai soli, per crescere nella intimità e conoscenza di Dio. La domanda stessa che Gesù rivolge ai suoi, oggi la rivolge anche a noi, chiedendoci: “Per te, io chi sono?”, una domanda che dobbiamo sempre ascoltare e custodire, e che deve alimentare la nostra ricerca, la nostra riflessione, fino a giungere alla risposta di Pietro che illuminato dallo Spirito afferma: “Tu sei il Cristo”. Lasciamo che il nostro cuore si apra alla grazia divina, e sopratutto voi, giovani, non abbiate timore a cercare una risposta vera a questa domanda attraverso la preghiera, il dialogo con un sacerdote, il discernimento spirituale. Qui si inserisce bene il riferimento al cammino di Don Giussani. Egli comprese bene come la fede cristiana non fosse primariamente un insieme di idee, ma fosse l’incontro con una persona viva, Gesù Cristo, e come da questo incontro dovesse scaturire la necessità di una scelta, la conseguenza di una vita coerente, di una testimonianza. Lo stesso luogo, che la Festa di oggi ci richiama, la Cattedra di Pietro, quindi la sede, la cattedra del Vescovo, è il simbolo dell’autorità apostolica e dell’insegnamento del vescovo, e ci mostra come, nel suo infinito amore, Dio sceglie di starci vicino “... attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che tu stesso hai eletto vicari del tuo Figlio e hai costituito pastori” (prefazio degli Apostoli I ). Davvero Dio non si stanca di venirci a cercare, non si stanca di rinnovare il suo Amore per noi! Attraverso la Chiesa, Madre e Maestra, Sposa di Cristo, Dio ci fa conoscere la sua volontà, e per mezzo dell’insegnamento del Romano Pontefice, successore di Pietro, guida il suo popolo attraverso le stagioni del mondo. Tra le tante testimonianze dei Padri, mi piace riportare quella di san Girolamo, tratta da una sua lettera scritta al Vescovo di Roma, che fa esplicito riferimento proprio alla "cattedra" di Pietro, presentandola come sicuro approdo di verità e di pace. Così scrive Girolamo: "Ho deciso di consultare la cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca di un Apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere un 2 nutrimento per la mia anima, lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo. Io non seguo altro primato se non quello di Cristo; per questo mi metto in comunione con la tua beatitudine, cioè con la cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa” ( Le Lettere I 15,1-2). Come canta un inno religioso, che tutti conosciamo, impariamo ad essere “fieri del nome cristiano”, e ad essere fieri di avere chi ci guida, sulla via sicura del Vangelo, con l’impegno della testimonianza e della coerenza. Anche la prima lettura, ci mostra alcune caratteristiche proprie del ministero ordinato che anche don Giussani ha fatto proprie, ad esempio sulla necessità di essere pastori, e per essere pastori di farsi modelli del gregge, non per il proprio interesse ma per il bene spirituale dei fratelli. Don Giussani ha incarnato questi atteggiamenti con la sua passione educativa, che lo ha spinto ad interrogarsi prima e ad agire poi, in riferimento ai grandi cambiamenti sociali, per poter dare risposte di senso, che aiutassero a maturare una fede convinta e convincente. Su questo tema dell’impegno educativo mi permetto di citare due testi a voi ben noti: uno è il libro di don Giussani dal titolo “Il senso religioso”, che anche io ho letto da giovane studente in un liceo di Milano. E l’altro è il testo degli Orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il decennio sull’educare dal titolo: “Educare alla vita buona del vangelo”. Da queste letture e prima ancora dalla meditazione sul Vangelo può derivare in ciascuno di noi (preti, educatori, genitori) quella capacità di testimonianza che passa attraverso la passione educativa che chiede scelta di fede quotidianamente rinnovata, testimonianza coerente e credibile, individuazione di percorsi formativi che facciano riferimento a contenuti solidi che aiutino nella ricerca della Verità, nel rispetto della libertà responsabile, sempre con attenzione alle persone, nel dialogo di carità e di solidarietà. 3 La passione educativa degli adulti può aiutare l’impegno di testimonianza anche dei giovani e degli adolescenti nei loro ambiti di vita ( scuola-università-sporttempo libero), sempre e per tutti in riferimento alla Chiesa Universale con il successore di Pietro, alla Diocesi con il Vescovo, alla Parrocchia, con gli ambiti educativi propri della nostra tradizione (Oratori-aggregazioni ecclesiali). Anche oggi, come allora, numerose sfide si presentano a coloro che scelgono di seguire il Signore, non mi riferisco solo a coloro che il Signore chiama alla vita sacerdotale o religiosa, ma a tutti; perchè nel contesto odierno dobbiamo avere il coraggio delle fede, l’ardire degli apostoli, la pazienza, l’umiltà dei santi, il fervore della preghiera. Cari amici, concludo facendo mie le parole del Santo Padre Benedetto XVI, cui va il nostro deferente ricordo e la nostra preghiera, egli disse: “ L’intelligenza della fede diventi intelligenza della realtà”, che è un programma di vita e di testimonianza assai impegnativo per tutti. Il mio augurio per voi è che, possiate essere nelle comunità ecclesiali, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, in famiglia, un segno vivo e credibile dell’Amore di Dio. Sia lodato Gesù Cristo! + Giuseppe Merisi Vescovo di Lodi 4