e i Gruppi BASILICATA POPOLARE CENTRO POPOLARE

e i Gruppi BASILICATA POPOLARE
CENTRO POPOLARE
Documento programmatico congiunto di Popolari Uniti, Rosa per la Basilicata, Centro
Popolare
“Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con le sue difficoltà”
Aldo Moro
Il seguente documento
è finalizzato ad individuare alcune priorità di ordine ideale e
programmatico alla base della sottoscrizione di un “patto di consultazione” permanente fra Popolari
Uniti, Rosa per la Basilicata e Centro Popolare, in coincidenza con l’organizzazione del Convegno:
“Il profilo riformista dei moderati, radici e prospettive”, che vedrà la partecipazione di Savino
Pezzotta, oltre che dei leader regionali dei tre partiti che hanno generato l’iniziativa.
Si riporta uno stralcio del documento:
In regione emergono da tempo alcune criticità. Stenta a farsi strada, definitivamente, un
modello di governo e di sviluppo sociale segnato da politiche riformiste.
E’ proprio su alcune prassi di governo dei processi economici regionali che bisogna
intervenire. L’attuale crisi politica, che si somma alle emergenze sociali ed economiche, segna
con forza un punto di rottura fra cittadinanza e rappresentanza. Il ruolo dei moderati
d’ispirazione riformista diventa centrale nel tentativo di innovazione e cambiamento in atto,
soprattutto nella ridefinizione di un centro sinistra più aperto, costruito con contributi
plurali, avanzato sul piano della costruzione culturale e politica, attraverso un’idea
interclassista della società.
Di seguito viene sviluppata anche una proposta sintetica di modifica di alcuni asset del piano
di sviluppo strategico della regione Basilicata:
- La famiglia – nucleo fondamentale della società. Portatrice dei valori fondamentali del
vivere civile. Bisogna focalizzare interventi energici a sostegno delle famiglie, dalla natalità,
del supporto alla crescita e alla formazione dei più piccoli e delle persone non auto sufficienti.
La centralità della vita come valore universale e della dottrina naturale come elemento
costitutivo della struttura sociale
- I giovani – risorsa straordinaria e dinamica della regione - sono spesso dimenticati, le risorse
umane e le professionalità confinate al ruolo marginale dell’Università “potentina” che,
ricordiamolo, ospita solo (ogni anno) il 25 per cento dei diplomati lucani. Gli altri si iscrivono
ad Atenei fuori dai confini lucani. Servono interventi capaci di dimostrare una vera
attenzione del governo regionale nei confronti del mondo giovanile. Una vera e propria
operazione d’immagine e di contenuti programmatici e legislativi;
- Sul terreno dell’innovazione e del sostegno alle imprese bisogna essere meno timidi. La crisi
che stiamo attraversando è epocale. La questione lavoro mai come in questa fase è centrale.
Gli strumenti e gli incentivi che si sono realizzati non rappresentano una massa critica
significativa. Il supporto all’imprenditorialità è frammentato, mancano dinamiche del credito
più aggressive. Sul piano della competitività del territorio regionale e sull’uso delle aree
industriali bisogna uscire dalla crisi delle Asi;
- Per l’agricoltura si è fermi ai sostegni per il consolidamento delle passività, ma non si mette
mano ad una ristrutturazione sistemica del comparto, che vive in uno stato di crisi ed
emergenza permanente. Urge una riforma complessiva di comparto;
-Le risorse della Basilicata meritano una nuova e decisiva attenzione. La politica energetica,
per esempio, deve essere dispiegata con criteri di sostenibilità ambientale avanzata, in tutte le
sue potenzialità, come si sta facendo con le scelte operate nella Finanziaria regionale.
- L’infrastrutturazione materiale ed immateriale deve assumere un ruolo strategico nella
programmazione del territorio dei prossimi anni. Strade, autostrade, l’aeroporto,
collegamenti ferroviari, interporti, vie di terra e di mare, cablature, internet veloce, sono
alcune priorità;
-Il turismo merita un capitolo a se, pensando ai giacimenti naturali e storici, architettonici e
antropologici presenti in Basilicata. Serve un’azione serrata di marketing del territorio ed una
legislazione regionale più selettiva;
-
I piccoli comuni aspettano interventi strutturali sia in direzione dell’uscita
dall’isolamento, sia in funzione della qualità dei servizi offerti. Il tema dello
spopolamento dei centri montani è un’emargenza di questi decenni.

Due parole vanno dette rispetto alla complessità del sistema economico, che sottende alle
difficoltà reali che in particolare oggi fanno capire come la responsabilità di un cattivo
funzionamento del mercato del lavoro spesso viene attribuita anche all’incapacità di relazioni del
sindacato che in qualche caso è stato accusato di aver imposto un livello di salario troppo alto per
avere una piena occupazione. Le dottrine economiche mondiali e nazionali ci dicono invece che c’è
un meccanismo concorrenziale che deve essere messo in campo in maniera più forte proprio per
tentare di sconfiggere la disoccupazione; il fenomeno allarmante presentato dai dati di questi giorni
ci fa capire come oggi ci siano ancora speranze per risollevare il nostro Paese nel suo complesso e
quindi anche il Sud.
Quello che non cambia, però, in questo modello teorico che spesso viene rappresentato per
giustificare alcune scelte nazionali, è il modello di riferimento, cioè centrato su una relazione
inversa tra salario reale e livello di occupazione, che in condizioni di concorrenza porta
necessariamente all’equilibrio tra la domanda e l’offerta di lavoro, quindi a un’aspettativa di piena o
di maggiore occupazione. In questa direzione si concentrano spesso le critiche, quando si tenta di
guardare a quello che è il sistema industriale messo in campo in Basilicata, che oggi non è più
legato alle aziende che si sono insediate nel post-terremoto. E’ legato invece anche al coraggio di
innovare. Stucchevole è il dibattito che spesso ha diviso tra fautori della difesa dell’ambiente e
antiambientalisti quando si è parlato di immaginare un futuro diverso per la produzione dell’energia
in Basilicata.
Ci siamo arrovellati intorno alle questioni che riguardavano il sistema di produzione dell’energia
e dimenticavamo di avere davanti a noi grandi potenzialità nel settore del gas, nell’utilizzo del
settore della produzione eolica, perché il problema sembrava essere solo la questione ambientale.
Ma non era quella la grande questione. Semmai il problema veniva da come utilizzare quelle risorse
e quelle capacità, con il risultato di essere oggi fermi.
In questa logica credo che bisogna anche immaginare una concezione diversa dell’economia di
mercato. Dobbiamo costruire anche futuri diversi perché quando immaginiamo e pensiamo che tutto
sia legato all’incertezza del sistema economico non ci rendiamo conto che nella maggioranza dei
casi chi si trova a prendere alcune decisioni dispone certamente di qualche linea di informazione per
orientarsi, talvolta sufficiente anche a stabilire una probabilità numerica del verificarsi di alcune
circostanze. In questa direzione le conseguenze sulle nostre decisioni non sono univoche e
dipendono sicuramente anche dalla nostra avversione al rischio, alla nostra capacità di decidere
bene, in fretta, ma spesso decidendo in fretta con gli occhi chiusi e quindi facendo male.
In questa direzione l’incertezza oggi è considerata una caratteristica imprescindibile della
vita economica, in quanto almeno in parte credo sia connessa al cambiamento tecnologico, alle
innovazioni che dobbiamo immaginare pur ritenendole impossibili anche in alcuni settori forti.
Pensiamo al settore dell’agricoltura, a quello dell’industria leggera, ma soprattutto a sostenere
azioni per le attività artigianali e delle medie imprese che qui in questa regione non vedono una
speranza se non legata ai piccoli finanziamenti della formazione che rischia di consentire solo un
riciclo delle unità lavorative attraverso il ricorso al part-time o al lavoro a tempo determinato.
Il punto nodale della crisi economica e della crisi della politica in Basilicata sta proprio in
questo.
In conclusione: la stagione delle opportunità e degli interventi straordinari ancora non si è
chiusa. Il rischio però di vanificare le risorse aggiuntive disperdendole nella spesa
improduttiva e/o assistenziale è altissimo.
Il governo regionale dovrebbe essere capace di un salto di qualità nelle sue politiche
programmatiche e di sviluppo. Ed anche di visioni più riformiste e liberali. Occorre far
emergere scelte meno centraliste e più vicine ai bisogni della società lucana nelle sue diverse
forme di espressione
La preoccupazione concreta è il declino definitivo della Basilicata ed il fallimento politico di
questa legislatura. Davanti a questo rischio le nostre responsabilità sono altissime.
Ecco perché non va sottovalutata la ripresa di una azione riformatrice del quadro
istituzionale che tenga conto di alcune priorità, e più in particolare immaginando una nuova
stagione della politica dove la crisi politica non sia crisi di rappresentanza e dunque pensando
a:
1. definitiva approvazione del nuovo Statuto regionale, introducendo meccanismi di
partecipazione e controllo da parte dei cittadini.
2. approvazione di una nuova legge elettorale.
I tre movimenti non si sottraggono a queste responsabilità.
Se le assumono tutte e per intero. Per questo dietro la verità di una forte critica ai vecchi
modelli della politica oltre a quelli programmatici e di sviluppo, resta fermo un auspicio che
manifestiamo. Si tratta di una disponibilità a mettere in gioco le nostre risorse culturali e
politiche, ponendole a servizio della regione senza preconcetti e posizioni predeterminate.
Se la maggioranza, in un momento difficile come questo, intendesse spostare l’asse sulla
costruzione di una vera, grande stagione di riforme, noi non ci tireremo indietro.
I moderati riformisti si danno questa prospettiva e godono del vantaggio di una collocazione
politica talmente libera da essere profondamente credibile.
“Il centro che rappresentiamo non è un “luogo immaginario” e neppure “la terra di nessuno”.”
Politicamente il nostro centro è esattamente quello della politica, della moderazione, del
riformismo, del cambiamento. Un luogo di relazione, di interlocuzioni con quei “volenterosi”
che tengono a cuore le sorti della Basilicata.
Ecco perché siamo alternativi alla conservazione e al populismo e proiettati verso il futuro, un
futuro meno debole e più motivante delle passate stagioni.