[EVENTI] DI SIMONETTA PAGNOTTI 100 anni di Futurismo ZANG TUMB TUMB “È dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il futurismo, perché vogliamo liberare questo Paese dalla sua fetida cancrena di professori, di archeologi, di ciceroni e di antiquari”. I festeggiamenti per i cent’anni del futurismo sono cominciati a Parigi, anche se il movimento, nel bene e nel male, come scrive il suo fondatore, batte bandiera italiana. Il futurismo nasce il 20 febbraio 1909, a Parigi, con la pubblicazione della “Fondazione e manifesto del Futurismo”, sulla prima pagina de Le Filippo Tommaso Marinetti cambiò anche la poesia VIVA L’AZIONE! Forme uniche della continuità nello spazio, del 1913, di Boccioni e, in alto, la copertina di Zang Tumb Tumb Adrianopoli Ottobre 1912: Parole in Libertà, di Marinetti Figaro. Un editoriale in francese, firmato da Filippo Tommaso Marinetti, da cui il direttore del giornale, Gaston Calmette, prende le distanze, vista l’audacia e l’aggressività delle proposte. Ma è a Milano che muove i primi passi MOSTRE IN TUTT’ITALIA 씰 Il centenario del Futurismo è celebrato in Italia con una serie di eventi e mostre che coprono tutto il 2009. Ricordiamo le principali: Futurismo. Avanguardia. Avanguardie, dal 20 febbraio al 24 maggio, a Roma alle Scuderie del Quirinale (www.scuderiequirinale.it). Illuminazioni-Avanguardie a confronto. Italia, Germania, Russia, al Mart di Rovereto, fino al 7 giugno (tel. 800.39.77.60). Astrazioni, al Museo Correr di Venezia, dal 5 giugno al 4 ottobre (tel. 041.52.09.070). Simultaneità, al Palazzo Reale di Milano, dal 15 ottobre al 25 gennaio 2010 (tel. 02.87.56.72). 48 FEBBRAIO 2009 CLUB3 attraverso il suo movimento artistico rivoluzionario quello che si affermerà come il primo movimento artistico, letterario e ideologico d’avanguardia in Europa, con cui dovranno confrontarsi le altre avanguardie del primo Novecento. Non solo perché nel capoluogo lombardo Marinetti abitava, ma soprattutto perché è la più vicina all’immaginario futurista. A Milano, Marinetti dirige la rivista Poesia, su cui pubblicherà il gruppo di poeti, tra cui Palazzeschi e Govoni, che il suo genio organizzativo e le sue capacità editoriali riescono ad agganciare al movimento. Le riunioni di redazione sono ospitate nella sua casa di via Senato 2, con lussuosi mobili orientaleggianti trapiantati dall’Egitto, dove lo scrittore era nato, per volontà del padre Enrico. Il manifesto del futurismo viene scritto “sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime”, scrive lo stesso Marinetti, ma dalle finestre arriva il ruggito degli “automobili famelici”, maschili come il cuore del movimento, e nell’adiacente corso Venezia corrono “gli enormi tramvai a due piani”, i nuovi mostri della città moderna. E poco dopo, i pittori futuristi Balla, Boccioni, Russolo e Severini, che nel febbraio 1910 pubblicheranno il manifesto della pittura futurista, danno corpo alla città del futuro, divorata dalle macchine dell’industria e falciata dalle automobili. Non è possibile scindere il futurismo dal suo fondatore, che ne fece anche uno stile di vita. La critica ha rivalutato il suo ruolo di intellettuale cosmopolita e tutt’altro che provinciale, condannato negli anni del dopoguerra a un complessivo rigetto a causa delle sue prese di posizione politiche e al suo parziale coinvolgimento con il regime fascista. RIVISTA DEL DOPOGUERRA Dinamo, la rivista creata da Marinetti nel 1919 e, in alto, Il cavaliere rosso (Cavallo e cavaliere), di Carlo Carrà, 1913 CLUB3 49 FEBBRAIO 2009 [EVENTI] “ ” Vogliamo liberare questo Paese dalla sua fetida cancrena di professori, di archeologi, di ciceroni e di antiquari Culto della velocità, del rumore e della luce nella città futura, presentate con provocazioni continue In realtà, Marinetti era tutt’altro che uno sconosciuto sul palcoscenico letterario europeo. Veniva da dieci anni di militanza simbolista, quando decise di decollare verso i nuovi oggetti simbolo della futura avanguardia. La modernità e la velocità, incarnate soprattutto dal nuovo mito della macchina, preferibile alla Vittoria di Samotracia. A tutto questo corrisponde una nuova visione del mondo in gran parte debitrice alle filosofie vitalistiche di Nietzsche e soprattutto di Sorel, un’esaltazione del progresso e dell’energia – “l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”– che viene proposta in modo provocatorio e polemico, contro “i musei, le biblioteche e le accademie di ogni genere”, considerati cimiteri dell’arte. L’arditismo e l’esaltazione della guerra “sola igiene del mondo”, che contribuirono a spegnere l’entusiasmo del movimento dopo il dramma della prima guerra mondiale, letargico e antiguerriero. Uno dei temi più affascinanti della poetica futurista, destinato a lasciare un segno duraturo, è proprio quello della città, luogo privilegiato della modernità con il suo paesaggio urbano sconquassato dalle luci e dei rumori, che non conserva più nulla della staticità del paesaggio tradizionale. La visione della città appare violenta in due opere icona di Umberto Boccioni, La città che sale sono solo un aspetto dell’ideologia futurista, come pure l’antifemminismo, che portò Marinetti persino a teorizzare una “cucina futurista” dove, in nome del mito dell’italiano virile, metteva al bando “l’assurda religione italiana della pastasciutta”, cibo per eccellenza PRANZI SONORI E ILLUSIONE DELL’ADDIO ALLA PASTA “Abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana!”. Iniziava così il Manifesto della cucina futurista, pubblicato il 28 dicembre 1930. Dopo aver dedicato le proprie attenzioni a letteratura e musica, Marinetti si rivolgeva alla cucina con il proposito di mettere al bando spaghetti, bucatini e similari. Fu la rivoluzione più fallimentare della storia perché toccare la pasta a un italiano era come vietare il valzer ai viennesi! Il pranzo futurista esigeva 50 FEBBRAIO 2009 CLUB3 un’armonia originale della tavola, la ricerca particolare di colori e sapori, “l’invenzione di complessi plastici saporiti, la cui armonia originale di forma e colore nutra gli occhi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra”. 쎲 Proprio per la rilevanza esercitata nella cucina futurista dai colori e dai loro accostamenti, diverse ricette (formule, le chiamava Marinetti) portano la firma di pittori. I profumi erano importanti. Ogni vivanda doveva essere preceduta da un’essenza che sarebbe stata poi cancellata con l’uso dei ventilatori. Il profumo in cucina in Marinetti acquistava un significato in linea con le ricerche tendenti a una visione coinvolgente dei sensi. I profumi dovevano colpire i commensali, attraendoli verso il piatto e subito dopo essere cancellati da altre sensazioni. Al pari, l’utilizzo della musica doveva essere “limitato negli intervalli tra vivanda e vivanda perché non distragga la sensibilità della lingua e del palato e serva ad annientare il sapore goduto ristabilendo una verginità degustativa”. 쎲 Marinetti inventò i bocconi “multigusto”: “La creazione di bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi”. Inizialmente, la provocazione consistette solo nel rovesciamento dell’ordine precostituito: il 28 dicembre 1930, al Politeama Rossetti di Trieste, il pranzo iniziò dal caffè e dal dolce per chiudere con l’antipasto e il vermouth. Poi, invece, toccò nel vivo il menù e apparvero le prime formule: il “carneplastico” (creato dal pittore Fillìa, interpretazione sintetica dei paesaggi italiani), composto da un grande cilindro di vitello, ripieno di undici qualità diverse di verdure, posto verticalmente nel piatto, sostenuto alla base da un anello di salsiccia e da tre sfere di pollo e coronato di miele; il “pollo d’acciaio” e La strada entra in casa. Il senso del movimento vorticoso della metropoli moderna viene ripreso nel manifesto firmato dall’architetto Antonio Sant’Elia nel 1914. "Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile a un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile a una macchina gigantesca", scrive. La città del futuro per ora esiste solo nelle sue carte, ma il carattere visionario delle proposte futuriste guarda anche ai modelli d’oltreoceano, soprattutto a New York. Con intuizioni formidabili, come quella, profetica, dell’importanza del trasporto urbano. Anche se il culto della macchina e dell’automobile, propagandato nei manifesti di Marinetti con travolgenti analogie, nelle pubblicità di oggi è tutt’altro che fine a sé stesso. Soprattutto, ha l’obiettivo inverso di portarci fuori dalle città e dalle metropoli, verso scenari incontaminati non ancora manipolati dall’uomo. 왎 arrosto, ripieno di zabaione e confetti sferici argentati; il “porcoeccitato”, salame crudo senza pelle, coperto di caffè, mescolato ad acqua di colonia; la "carne cruda squarciata dal suono di tromba": al commensale erano serviti carne cruda e una tromba; fra un boccone e l’altro avrebbe dovuto ricavare note irruenti e guerriere! 쎲 Le polemiche infuriarono, improntate a volte anche a un certo gusto umoristico. Il 15 gennaio 1931, il gruppo ligure di futuristi Sintesi rivolse a Marinetti un’appassionata difesa dei ravioli. La lettera iniziava con una concessione: “Battaglia alle vecchie vivande, guerra alle scipite pietanze forestiere, morte alla pastasciutta, viva il carneplastico”. Poi, però, la richiesta: “Per evitare spiacevoli equivoci, noi futuristi liguri... abbiamo l’ardire d’indirizzarvi la presente supplica perché A 34 ANNI Umberto Boccioni morì per una caduta da cavallo, durante una esercitazione militare PPF Il Partito politico futurista ebbe vita breve e confluì nei Fasci di combattimento di Mussolini venga pubblicamente dichiarata leale neutralità verso i ravioli per i quali nutriamo profonde simpatie e abbiamo doveri di riconoscenza e di amicizia”. Seguiva una spudorata lode del raviolo che infonde ottimismo e vitalità; nel post scriptum, i firmatari aggiungevano arditamente ai ravioli anche le “trenette avantaggiate col pesto”. 쎲 La risposta fu negativa. Il giorno dopo, Marinetti, pur comprendendo il dolore dei compagni liguri, chiese una “eroica rinuncia”. Il futuro, dichiarò, avrebbe segnato l’avvento di un nutrimento chimico. Roberto Iovino CLUB3 51 FEBBRAIO 2009