3 Campi in mezzi materiali Introduzione Dallo studio delle leggi fondamentali dell’elettromagnetismo nello spazio vuoto se ne deduce che la valutazione del campo e.m. è possibile solo quando sono note le distibuzioni delle sorgenti (cariche o correnti elettriche) che lo generano. Nella maggior parte delle situazioni reali, però, i fenomeni elettrici e magnetici possono manifestarsi all’interno dei mezzi materiali e pertanto è indispensabile considerare anche questo tipo di fenomenologia. Sfortunatamente, per la valutazione del campo e.m. in presenza di mezzi materiali non è possibile seguire l’approccio usato per lo spazio vuoto: la distribuzione di cariche e correnti non è nota a priori e deve essere calcolata contestualmente al campo e.m.. Infatti, un qualunque corpo materiale è composto in ultima analisi da cariche elettriche microscopiche positive e negative mescolate in modo tale che in una regione di spazio piccola la quantità di carica totale è nulla. Inoltre, in funzione della natura fisica del corpo materiale, tali cariche sono più o meno libere di muoversi al suo interno. E’ quindi chiaro che quando esso è immerso all’interno di un campo elettrico, le cariche microscopiche di segno opposto si allontanano le une dalle altre e di conseguenza, venendo meno la neutralità locale della carica, è indotta all’interno del corpo una distribuzione di cariche. Quest’ultima a sua volta genera un campo elettrico che perturba il campo elettrico applicato il quale modifica di conseguenza la distibuzione di carica all’interno del corpo materiale. Inoltre, non bisogna dimenticare che il campo elettrico interno può agire anche sulla distribuzione di carica che genera il campo elettrico applicato. Se fosse nota la distribuzione di cariche indotta nel materiale sarebbe possibile riportare il calcolo del campo generato dalle cariche esterne ed interne a quello generato dalle stesse come se agissero nel vuoto. Tale operazione è però vanificata dal fatto che la distribuzione di carica all’interno dei corpi è il risulatato sia di equilibri tra le forze elettriche agenti sulle cariche stesse sia di vincoli imposti dalla struttura della materia. Pertanto, non è possibile assegnare a priori né la distribuzione di cariche indotte né il campo risultante. In definitiva, nel trattare l’interazione del campo e.m. con un corpo materiale è necessario fare una distinzione tra campo primario e campo interno. Il primo è quello che sarebbe presente nello spazio in assenza del corpo materiale, il secondo è quello realmente presente all’interno del corpo materiale ed è fornito dalla sovrapposizione tra il campo primario e il campo generato dalla distribuzione di correnti e cariche elettriche prodotte dal campo primario stesso. Il campo interno ha in generale una struttura molto complessa che dipende dalle proprietà elettriche del corpo, dalla sua forma e dimensioni, dalla configurazione dell’ambiente circostante e dalle caratteristiche del campo primario. Per sviluppare una teoria elettrodinamnica dei mezzi materiali continui si dovrebbe, in linea di principio, partire dalla comprensione dei fenomeni elettrici e magnetici 44 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 45 esisteniti nello spazio tra gli atomi e le molecole costituenti il mezzo materiale considerando che, anche per i corpi più densi, i nuclei atomici occupano una piccola parte del volume atomico totale. In queste ipotesi, le regioni di spazio intermolecolari sono sede di campi elettrici, e(r, t), e magnetici, b(r, t), che agiscono praticamente nel vuoto. Sfortunatamente, una teoria microscopica ha impliciti problemi di natura pratica legati alla presenza di brusche variazioni spaziali e temporali. Infatti, è necessario considerare che i campi sono molto intensi in vicinanza delle cariche e decadono rapidamente nelle regioni intermedie, e che la dinamica degli elettroni induce rapide variazioni temporali. Un modo per superare questi problemi, consiste nel considerare una teoria macroscopica attraverso la quale è possibile ricavare delle grandezze macroscopiche da inserire nelle equazioni di Maxwell. In una teoria di questo tipo, le sorgenti microscopiche del campo elettromagnetico sono modellate con un sistema classico di cariche e correnti nel vuoto che generano dei campi microscopici. Si suppone successivamente che le misure effettuate da un osservatore macroscopico corrispondano ad una media, fatta sia rispetto alle coordinate spaziali sia rispetto al tempo, delle grandezze microscopiche. In questo modo, è possibile ignorare le variazioni microscopiche delle grandezze fisiche in quanto mediate su elementi di volume grandi rispetto a quelli molecolari. Un approccio rigoroso per l’interpretazione delle proprietà dei mezzi materiali dovrebbe essere fondato sull’applicazione della fisica moderna. Tale metodologia è però alquanto complessa perché richiede l’uso della meccanica quantistica, per l’interpretazione dei fenomeni e.m. a livello microscopico, e della statistica quantistica per l’interpretazione delle proprietà macroscopiche della materia. Un secondo approccio, formalmente meno complesso ma ovviamente più limitato, è basato invece sull’uso della fisica classica e in particolare sull’elettrodinamica classica. Esso trova la sua espressione nelle equazioni di Maxwell ed in particolare le equazioni fondamentali dell’elettrodinamica dei mezzi continui sono ottenute per mezzo di una operazione di media sulle equazioni di Maxwell nel vuoto. Questo modo di procedere fu usato per la prima volta da H.A. Lorentz ed è caratterizzato dal fatto che le equazioni che ne scaturiscono non dipendono dalla teoria che descrive le proprietà atomiche della materia ma solo dalla natura fisica del mezzo e dal modo in cui il campo varia nel tempo. 3.1 Meccanismi elementari di polarizzazione Come anticipato in precedenza, l’interazione del campo elettrico con un materiale dielettrico genera uno spostamento dei baricentri delle cariche elettriche. Di conseguenza, ogni singolo atomo si comporta come un dipolo elementare con momento di dipolo pi = Zedi , dove di è il vettore che va dal centro della carica negativa al centro di quella positiva, Z è il numero atomico ed e è la carica. Pertanto, in virtù del principio di sovrapposizione degli effetti, la polarizzazione del dielettrico può essere pensata, da un punto di vista macrosopico, come la sovrapposizione della polarizzazione degli atomi e delle molecole costituenti il materiale stesso. In particolare, indicando con n il numero di molecole contenute nel volume ∆V , il momento di dipolo ∆p dell’elemento di volume ∆V può essere pensato come la somma vettoriale dei momenti di dipolo contenuti nel volume Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione stesso e cioé ∆p = n ∑ pi 46 (3.1) i=1 Se ⟨Pmol ⟩ indica la media dei momenti di dipolo si ha 1∑ ⟨Pmol ⟩ = pi n (3.2) ∆p = n ⟨Pmol ⟩ (3.3) n i=1 e quindi si può scrivere Sostituendo la (3.3) nella (??) si ha ∆p n ⟨Pmol ⟩ = lim ∆V →0 ∆V ∆V →0 ∆V P = lim (3.4) e indicando con N il numero di molecole per unità di volume si può scrivere in definitiva P = N ⟨Pmol ⟩ (3.5) Osservando che il grado di polarizzazione di ogni singola molecola è strettamente correlato alle caratteristiche del campo elettrico E applicato, si capisce dalla (3.5) che esiste una determinata dipendenza funzionale tra le grandezze P ed E e che quindi, da un punto di vista macroscopico, il comportamento di un dielettrico può essere completamente caratterizzato dalla relazione P = P(E). Nei casi più generali, la relazione tra P ed E è di tipo tensoriale in quanto i due vettori non sono paralleli. Per alcuni materiali può esserci polarizzazione anche in assenza di campo elettrico esterno, mentre per la maggior parte dei materiali la polarizzazione sussiste solo quando è applicato un campo elettrico esterno. Per questi ultimi è inoltre possibile individuare una classe di materiali in cui i vettori P ed E sono orientati nella stesssa direzione e per i quali vale la relazione P = ϵ0 χ(E)E (3.6) dove la quantità scalare χ è detta suscettività elettrica del materiale. Definendo inoltre il vettore spostamento elettrico D = ϵ0 E + P (3.7) dalla sostituzione della (3.6) nella (3.7) si ottiene D = ϵ0 E + ϵ0 χ(E)E = ϵ0 [1 + χ(E)] E = ϵ(E)E (3.8) ϵ(E) = ϵ0 [1 + χ(E)] (3.9) dove è detta costante dielettrica o permittività del materiale. Tale parametro individua le proprietà elettriche più importanti di un materiale dielettrico è in generale, oltre che dal campo elettrico, dipende anche dalla frequenza di un eventuale campo elettrico alternato Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 47 o dal tasso di variazione di un campo elettrico tempo variante, dalla struttura chimica e le imperfezioni del materiale cosı̀ come dalla temperatura e pressione. Inoltre, è possibile introdurre una costante adimensionale ϵr detta costante dielettrica relativa data dalla relazione ϵ(E) ϵr (E) = = 1 + χ(E) (3.10) ϵ0 Dalla (3.5) è evidente che l’interpretazione delle proprietà macroscopiche in un punto della polarizzazione del materiale non può prescindere dalla comprensione dei fenomeni microscopici di polarizzazione. Sebbene una trattazione rigorosa di questi ultimi dovrebbe essere basata sulla meccanica quantistica, una spiegazione accettabile, in prima approssimazione, può essere ricavata facendo riferimento a modelli più semplici basati sulla meccanica classica. Tale approccio, pur facendo un riferimento non rigoroso ad atomi, elettroni e nuclei, fornisce risultati sufficientemente vicini ai risultati sperimentali. I processi di polarizzazione del materiale possono essere principalmente raggruppati in in cinque categorie di base: 1. polarizzazione elettronica: 2. polarizzazione atomica o ionica; 3. polarizzazione per orientamento; 4. polarizzazione spontanea o permanente; 5. polarizzazione di carica spaziale o di interfaccia Ogni fenomeno di polarizzazione richiede un determinato tempo di attuazione e pertanto la polarizzazione totale dipende fortemente dalla variazione temporale del campo elettrico. La polarizzazione elettronica è associata allo spostamento, indotto dall’applicazione di un campo elettrico esterno, del baricentro della carica negativa (nube elettronica) rispetto a quello della carica positiva (nucleo degli atomi). Questo tipo di polarizzazione è detto anche polarizzazione ottica perché lo spostamento delle cariche elettriche avviene generalmente in tempi dell’ordine di 10−15 s, corrispondenti approssimativamente alle frequenze della luce ultravioletta. La polarizzazione elettronica è di solito prevalente in materiali costituiti da molecole monoatomiche o poliatomiche dotate di sufficiente simmetria. La polarizzzazione atomica o ionica è il risultato di piccoli spostamenti tra gli atomi e gli ioni a carica diversa costituenti le molecole poliatomiche. Tali spostamenti avvengono in tempi dell’ordine di 10−12 ÷ 10−14 s, e perciò corrispondenti alle frequenze della luce infrarossa. La polarizzazione per orientamento è invece il risultato dell’allineamento dei dipoli esistenti nel materiale con la direzione del campo elettrico applicato. Questo fenomeno è tipico delle molecole polari e cioé di quelle molecole in cui, anche in assenza di campo elettrico, i baricentri delle distribuzioni di carica opposte non coincidono. E’ evidente quindi che, sotto l’azione di un campo elettrico con direzione variabile nel tempo, tali Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 48 molecole, oltre a deformarsi, tendono ad orientare i propri dipoli nella direzione del campo, dando cosı̀ un forte contributo ai processi dissipativi. Tali spostamenti, possono richiedere tempi variabili (da circa 10−10 s a qualche giorno) in funzione della struttura e dello stato chimico-fisico del materiale. Sia la polarizzazione elettronica sia quella atomica o ionica sono principalmente causate da uno spostamento elastico della nuvola elettronica e dalle vibrazioni reticolari degli atomi e molecole. Di conseguenza, essendo fenomeni di tipo intramolecolare, essi sono praticamente indipendenti dalla temperatura. La polarizzazione per orientamento è invece un processo rotazionale che può essere influenzato sia dalla resistenza indotta dall’agitazione termica sia dalla resistenza d’inerzia indotta dalle molecole che circondano la molecola in esame. Di conseguenza, la rotazione di un dipolo in un mezzo materiale può essere visto come una piccola palla che ruota in un fluido viscoso. Da questo punto di vista è evidente che tale processo di polarizzazione è tipicamente un fenomeno di tipo intermolecolare in quanto caratterizzato da un movimento anelastico di particelle. Pertanto, esso è fortemente dipendente dalla temperatura. La polarizzazione spontanea o permanente si riscontra invece anche in assenza di campi elettrici esterni e si manifesta tipicamente nei materiali aventi strutture reticolari complicate e con basso grado di simmetria. Infine, la polarizzazione di carica spaziale o di interfaccia è significativa solo per forti campi elettrici applicati. Infatti, per i materiali aventi elevate concentrazioni di portatori di carica la presenza di un campo elettrico elevato può rendere significativa la polarizzazione causata dalla migrazione di cariche in corrispondenza di interfacce tra mezzi differenti. Nei ragionamenti fatti è implicita l’ipotesi che il campo elettrico agente sulla molecola polarizzata dipende solo dalle sorgenti esterne al dielettrico. Tale supposizione, pur essendo accettabile per quei materiali in cui la distanza media tra le molecole è grande (gas rarefatti), diventa sempre più grossolana quanto più la densità del materiale aumenta. Infatti, all’aumentare della densità si riduce la distanza media tra le molecole e perciò non è più possibile trascurare il campo elettrico generato dalle altre molecole. Di conseguenza, la polarizzazione di una molecola dipende anche dalla polarizzazione delle altre. Quindi il campo elettrico da considerare nel calcolo della polarizzazione è un campo elettrico efficace. Esso, in generale, non coincide con il campo elettrico microscopico nella regione di spazio occupata dalla molecola, che è dato dalla sovrapposizione dei campi di tutte le cariche, in quanto è dovuto a tutte le cariche eccettuate quelle della molecola in esame. Nel caso di gas a temperatura è pressione normali è lecito fare le seguenti supposizioni: • campo efficace uniforme all’interno della regione occupata dalla molecola; • i campi forniti dalle altre molecole sono prevalentemente attribuibili ai soli termini di dipolo; • è possibile schematizzare le molecole come semplici dipoli elettrici. Per i dielettrici liquidi è ancora possibile considerare le ipotesi fatte per il caso dei gas, considerando però che la validità di tali approssimazioni è minore. I dielettrici solidi Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 49 costituiscono infine un caso più complesso, visto che il campo elettrico efficace agente su un atomo non è uniforme e che per calcolare i contributi degli atomi vicini non basta considerare l’approssimazione di dipolo. Inoltre, l’esistenza di una struttura reticolare può dar luogo a effetti di anisotropia. In ogni caso gli effetti microscopici di polarizzazione nei solidi sono uguali a quelli dei gas e liquidi complicati dalle presenza della struttura reticolare. Pertanto, una trattazione quantitativa della polarizzazione dei solidi va svolta applicando i principi della meccanica quantistica. 3.1.1 Polarizzazione elettronica La meccaninca quantistica insegna che gli elettroni legati ad un nucleo atomico hanno una probabilità non nulla di trovarsi in tutti i punti dello spazio nelle vicinanze del nucleo. Pertanto, se Z è il numero atomico dell’atomo, un modello adatto a descrivere l’atomo è quello di una struttura elettrica a simmetria sferica costituita da una carica puntiforme Zq posta nel centro e da una nube di carica negatia −Zq che circonda simmetricamente la carica puntiforme in una regione aventi dimensioni atomiche. Se R è il raggio della sfera che contiene la carica negativa, ipotizzando una distribuzione uniforme, la densità di carica è: 3Zq (3.11) ρ=− 4πR3 In assenza di un campo elettrico esterno il baricentro della carica positiva coincide con quello della carica negativa e quindi non è presente nessun bipolo elettrico. L’applicazione di un campo elettrico E uniforme lungo tutto l’atomo deforma la sua struttura elettronica in modo che il baricentro delle cariche positive e negative si spostano lungo direzioni diametralmente opposte. Si ipotizzi, per semplicità, che l’applicazione di E non modifica la forma della distribuzione di carica negativa e che quindi il suo effetto si riduce semplicemente ad uno spostamento del baricentro della distribuzione negatica di carica sferica di un tratto l. In queste ipotesi sull’atomo, oltre al campo elettrico E, agisce anche il campo elettrico, Ed , generato dalla separazione di carica. Pertanto, l’equilibrio elettrostatico è raggiunto quando la forza F1 = ZqE esercitata sul nucleo è bilanciata dall’attrazione di questo verso il centro della sfera negativa, F2 = −ZqEd . In figura 3.1 è rappresentato schematicamente quanto appena illustrato. Il campo elettrico all’interno di una distribuzione sferica di carica di raggio R e densità ρ è dato dalla relazione: Ed = qint 4πϵ0 r2 e quindi alla distanza l dal centro si ha Ed = qint 4πϵ0 l2 Essendo qint la carica contenuta all’interno della sfera di raggio l si può scrivere: qint = ρ Ing. Luciano Mescia 4πl3 3 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 50 E -Zq Zq F2 F1 l Figura 3.1: Spostamento rispetto al nucleo della nuvola elettronica causato dall’applicazione di un campo elettrico esterno e sostituendo nella relazione del campo elettrico 4ρπl3 ρl = 2 12πϵ0 l 3ϵ0 Ed = Considerando infine la (3.11) si rivava Ed = − Zql 4πϵ0 R3 (3.12) In condizioni di equilibrio si ha dunque E = −Ed = Zql 4πϵ0 R3 ( ) da cui l= 4πϵ0 R3 Zq E (3.13) Il momento di dipolo indotto pe è parallelo e equiverso al campo applicato ed il suo modulo è dato dalla relazione pe = Zql = 4πϵ0 R3 E Pertanto la relazione tra pe e E è una semplice proporzionalità pe = α e E (3.14) dove la costante αe è detta polarizzabilità elettronica dell’atomo e vale αe = 4πϵ0 R3 Ing. Luciano Mescia (3.15) 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 51 Per un atomo di idrogeno R = 5 × 10−11 m e pertanto αe = 1.57 × 10−24 ϵ0 cm3 . Per Eef f = 104 V/cm si ha l = 10−14 cm che è molto piccolo rispetto alla dimensione R dell’atomo. Dalla (3.5), ipotizzando che i dipoli indotti su ogni atomo sono orientati nella stessa direzione del campo applicato, si ha che la polarizzazione elettronica, Pe è Pe = N αe E = ϵ0 χe E (3.16) Di conseguenza, la suscettività elettrica, χe , associata alla polarizzazione elettronica assume la forma χe = 4πN R3 (3.17) e quindi dalla (3.10) la costante dielettrica relativa diventa ϵre = 1 + χe = 1 + 4πN R3 (3.18) La (3.14) è tanto più in accordo con i dati sperimentali quanto più la struttura atomica si avvicina ad una distrubuzione sferica uniforme. Essa inoltre può essere considerata come un primo termine di uno sviluppo in serie di potenze di E impiegato nel caso di deformazioni molto piccole. Infatti, per campi elettrici molto intensi, potrebbe essere necessario considerare termini successivi. Infine, nel caso di molecole poliatomiche, la polarizzabilità elettronica delle molecole potrebbe risultare molto diversa dalla somma delle polarizzabilità dei singoli atomi che compongono la molecola in quanto la distribuzione degli elettroni intorno agli atomi può differire da quella degli atomi isolati. In quet’ultimo caso la forma geometrica delle particelle, approssimabile a ellissoidi prolati o sferoidi, influenza molto il calcolo di αe . Si consideri, per esempio, una molecola biatomica costituita da due atomi identici caratterizzati ognuno dalla polarizzabilità elettronica αe definita dalla (3.14). I due atomi possono essere legati, per formare una molecola, secondo due configurazioni estreme: l’asse molecolare è parallelo al campo elettrico applicato (vedi figura 3.2(a)), o l’asse molecolare è perpendicolare al campo elettrico applicato (vedi figura 3.2(b)). Considerando il caso di asse molecolare parallelo al campo applicato si ha che il momento dipolare di ogni atomo, pe// , è composto da due contributi: uno generato dal campo elettrico applicato e l’altro prodotto dalla polarizzazione dell’altro atomo. Pertanto s ha: E′ = E + pe// 2πϵ0 l3 dove l’ugualianza è stata ottenuta considerando il campo elettrico dato dalla (2.51), ponendo θ = 0 in virtù del fatto che i due atomi sono posti sullo stesso asse di applicazione del campo elettrico, è osservando che il campo elettrico applicato e quello dovuto alla polarizzazione sono nella stessa direzione. Sostituendo quanto ottenuto nella (3.14) si ha: ( ) pe// pe// = αe E + (3.19) 2πϵ0 l3 Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione E E 52 E pe// a b a pe⊥ l b (a) (b) θ pe ax (c) Figura 3.2: (a) molecola biatomica con asse molecolare parallelo al campo elettrico aplicato, (b) molecola biatomica con asse molecolare perpendicolare al campo elettrico aplicato, (c) molecola biatomica con asse molecolare orientato ad angolo θ rispetto al campo elettrico aplicato e manipolando algebricamente, si ricava in definitiva: pe// = αe ′ αe Eef f = αe E 1− 2πϵ0 l3 (3.20) dove l è la distanza tra i due atomi e α′ è la polarizzabilità effettiva di ogni atomo. Di conseguenza la polarizzabilità elettronica della molecola biatomica è αe// = 2αe′ = 2αe ( )3 > 2αe R 1−2 l (3.21) La (3.21) è stata ottenuta considerando la (3.15). Si osserva inoltre che in questa situazione la polarizzabilità elettronica della molecola è maggiore del doppio di quella di ogni singolo atomo. Nel caso di asse molecolare perpendicolare si ha invece ( ) pe⊥ pe⊥ = αe E − (3.22) 4πϵ0 l3 dove il campo elettrico è dato dalla (2.51), ponendo θ = π/2 in virtù del fatto che i due atomi sono posti sull’asse perpendicolare a quello di applicazione del campo elettrico, mentre il segno “-” deriva dal fatto che il campo elettrico applicato e quello dovuto alla polarizzazione sono in direzione opposta. Maniplando la (3.22) si ricava inoltre pe⊥ = Ing. Luciano Mescia αe ′′ αe E = αe Eef f 1+ 4πϵ0 l3 (3.23) 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 53 Pertanto la polarizzabilità elettronica della molecola biatomica è αe⊥ = 2αe′′ = 2αe ( )3 < 2αe R 1+ l (3.24) Sa l’asse della molecola non è ne parallelo e ne perpendicolare al campo elettrico, ma forma un angolo θ con quest’ultimo (vedi figura 3.2(c)) il momento di dipolo totale è pe = pe// + pe⊥ = αe// E// + αe⊥ E⊥ (3.25) La componente del momento di dipolo nella direzione del campo elettrico applicato è pe · ax = αe// E// · ax + αe⊥ E⊥ · ax e osservando che E// · ax = E cos2 θ e E⊥ · ax = E sin2 θ si ha in definitiva ( ) pe · ax = αe// cos2 θ + αe⊥ sin2 θ E (3.26) L’energia potenziale del dipolo indotto dal campo vale: e nel caso considerato 1 U = − pe · E 2 (3.27) 1 U = − (pe · ax ) E 2 (3.28) Pertanto, sostituendo si ottiene: ) 1( αe// cos2 θ + αe⊥ sin2 θ E 2 2 ( ) ] 1[ = − αe// − αe// − αe⊥ sin2 θ E 2 (3.29) 2 Dalla (3.29) si osserva che la posizione più stabile (energia potenziale minima) corrisponde alle condizioni θ = 0 o θ = π, mentre la posizione più instabile corrisponde alla condizione θ = π/2. E’ evidente quindi che se le molecole sono libere di ruotare, come avviene per esempio nei liquidi o nei gas, esse tenderanno ad allineare il loro asse maggiore lungo la direzione dell campo elettrico applicato. Di conseguenza il dipolo indotto nelle molecole causato dalla polarizzazione elettronica include anche l’orientazione delle molecole. L’equazione (3.15) ignora le complicazioni derivanti dalla meccanica quantistica e pertanto può essere una buona approssimazione solo per determinate tipologie di materiali (gas). Un calcolo quantistico più corretto fornisce come risultato: U =− 9 (3.30) αe = 4πϵ0 R3 2 Per la materia condensata (liquidi e solidi) l’approccio teorico è invece complicato dal fatto che non è possibile trascurare né l’interazione tra gli elettroni degli atomi né il contributo dato al campo elettrico applicato dagli atomi polarizzati che circondano l’atomo in esame. Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione x2n-2 d (a) d x2n-1 54 x2n d d x2n+1 d x2n+2 d d MA MB MA MB MA MB MA MB + - + - + - + - Eeff (b) (c) ∆x1 ZqE ∆x2 -ZqE F1 F3 F2 x F4 Figura 3.3: Catena lineare di ioni positivi A con massa MA e ioni positivi B con massa MB posti alla stessa distanza d lungo l’asse x (a) in assenza di campo elettrico applicato, (b) in presenza di campo elettrico applicato in cui solo le nuvole elettroniche sono perturbate, (c) in presenza di campo elettrico applicato dove è considerato l’effetto di attrazione reciproca tra gli ioni di carica opposta. 3.1.2 Polarizzazione atomica o ionica I solidi ionici possono essere suddivisi in due grandi categorie: un primo gruppo, a cui appartiene i cloruro di sodio NaCl, non possiede dipoli permanenti, e un secondo gruppo, a cui appartiene l’acido cloridrico HCl, che possiede dipoli permanenti. I fenomeni di polarizzazione atomica sono tipici dei materiali appartenenti alla prima tipologia. A tale scopo si supponga di avere una molecola costituita da due atomi indicati con A e B. L’atomo A fornisce parte dei suoi elettroni di valenza all’atomo B in modo tale che il guscio elettronico più esterno di entrambi gli atomi sia completamente pieno. Quindi l’atomo A si dice che è più elettropositivo e l’atomo B è più elettronegativo. Un tipico esempio è fornito dalla molecola NaCl in quanto l’atomo Na, cedendo il suo elettrone più esterno all’atomo Cl, diventa uno ione positivo mentre l’atomo Cl ricevendo l’elettrone ceduto da Na diventa uno ione negativo. Si consideri ora una catena lineare di ioni positivi A e ioni negativi B posti alla stessa distanza d lungo la direzione x, come mostrato in figura 3.3(a), ed aventi rispettivamente massa MA e MB . All’equilibrio termico e in assenza di campo elettrico esterno gli ioni positivi nelle posizioni x2n−2 , x2n , x2n+2 , ecc., e gli ioni negativi nelle posizioni x2n−1 , x2n+1 , x2n+3 , ecc., anche se sottoposti all’effetto della vibrazione molecolare, sono in media a una distanza interatomica costante x2n+1 − x2n = d. Applicando un campo Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 55 elettrico nella direzione positiva dell’asse x la nuvola elettronica di ogni atomo si sposta, in un tempo di circa 10−15 s, nella direzione opposta a quella del campo elettrico e produce una polarizzazione elettronica, come mostrato nella figura 3.3(b). Circa 10−12 s dopo l’applicazione del campo elettrico, gli ioni positivi e quelli negativi si attraggono e tendono di conseguenza a muoversi l’uno verso l’altro. Tale movimento perturba le distanze interatomiche in modo che ∆x1 = x2n−1 − x2n−2 < d e ∆x2 = x2n − x2n−1 > d. Sia lo spostamento della nuvola elettronica sia lo spostamento degli ioni produce una polarizzazione elettronica cosı̀ come una polarizzazione ionica, come mostrato in figura 3.3(c). Lo spostamento degli ioni dalla loro posizione di equilibrio di una quantità ∆x genera una forza che tende a riportarli nella posizione corrispondente a quella dell’equilibrio termico. Ipotizzando di schematizzare il legame ionico tramite una forza di tipo elastico, si avrà che la forza di richiamo è proporzionale alla differenza tra gli spostamenti di due ioni adiacenti. In particolare, considerando il generico atomo A, si avrà che sotto l’azione dell’attrazione reciproca tra ioni di carica opposta esso si sposterà lungo la direzione positiva delle x e contemporaneamente sarà frenato dall’azione delle due forze F1 e F2 , come mostrato in figura 3.3(c). Pertanto l’equazione del moto dello ione A può essere scritta nella forma: MA d2 x2n = −F1 − F2 = −γi [d − (x2n+1 − x2n )] − γi [(x2n − x2n−1 − d)] dt2 = γi (x2n+1 + x2n−1 − 2x2n ) (3.31) Procedendo in modo analogo, per l’atomo B l’equazione del moto è: MB d2 x2n−1 = F3 + F4 = γi [(x2n − x2n−1 ) − d] − γi [(x2n−1 − x2n−2 − d)] dt2 = γi (x2n + x2n−2 − 2x2n−1 ) (3.32) Nella (3.31) e (3.32) γi è la forza costante di richiamo per unità di lunghezza e può essere calcolato considerando l’interazione elettrostatica tra due ioni adiacenti. In particolare, supponendo che lo ione positivo e quello negativo abbiano rispettivamente carica netta ZA q e ZB q e che lo spostamento netto dalla loro posizione di equilibrio sia ∆x, la forza coloumbiana tra i due è: [ ] ( ) ZA ZB q 2 ∆x ∆x 2 ZA ZB q 2 1 ZA ZB q 2 = 1+2 +3 + ... ) = ( 4πϵ0 d2 4πϵ0 d2 d d 4πϵ0 (d − ∆x)2 ∆x 2 1− d 2 2ZA ZB q 2 ZA ZB q + ∆x (3.33) = 4πϵ0 d2 4πϵ0 d3 dove la (3.33) è stata ottenuta sviluppando in serie di McLaurin la funzione [1−(∆x/d)]−1 e considerando poi solo i primi due termini, in virtù del fatto che ∆x ≪ d. Il primo termine della (3.33) individua la forza d’interazione elettrostatica nella condizione di Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 56 equilibrio termico, mentre il secondo termine rappresenta la forza elestica di richiamo: 2ZA ZB q 2 ∆x = γi ∆x 4πϵ0 d3 (3.34) Se poi vale ZA = ZB = Z la forza di richiamo assume la forma semplificata γi = 2Z 2 q 2 4πϵ0 d3 (3.35) Le equazione (3.31) e (3.32) rappresentano equazioni di onde di fase e perciò le loro soluzioni sono del tipo: x2n = xI ejk(2n)d x2n−1 = xII e jk(2n−1)d (3.36) (3.37) dove xI e xII sono funzioni periodiche del tempo e k = 2π/λ è il numero d’onda con λ la lunghezza d’onda dell’onda elestica. Il termine esponenziale rappresenta la fase dell’onda elastica che nel passaggio da uno ione (per esempio MA nella posizione x2n−2 ) allo ione adiacente dello stesso tipo (per esempio MA nella posizione x2n ) varia di 2kd. Per vibrazioni molecolari nelle regioni del visibile e infrarosso si ha λ ≈ 3 × 10−5 cm, che è molto maggiore della distanza interatomica che è circa 3 × 10−8 cm. Di conseguenza kd ≪ 1 nell’intervallo di frequenze associate alle vibrazioni molecolari e pertanto è possibile considerare l’approssimazione: ejkd = 1 + jkd + (jkd)2 + ... ≈ 1 2 (3.38) Considerando la (3.38) e sostituendo le (3.36)–(3.37) nelle (3.31)–(3.32) si ottiene in definitiva: d2 xI = −2γi (xI − xII ) (3.39) dt2 d2 xII = −2γi (xII − xI ) (3.40) MB dt2 Applicando un campo elettrico esterno l’equazione del moto degli ioni, oltre alla forza elastica, dovrebbe includere sia la forza elettrica sia una forza di attrito viscoso. Di conseguenza la forma generale delle equazioni del moto sarà: MA d2 xI d(xI − xII ) = −2γi (xI − xII ) − β + ZqE 2 dt dt d(xII − xI ) d2 xII = −2γi (xII − xI ) − β − ZqE MB 2 dt dt MA (3.41) (3.42) Moltiplicando la (3.41) per MB e la (3.42) per MA , e sottraendo membro a membro si ricava: MA MB d2 (xII − xI ) d(xII − xI ) = − 2γi (xII − xI ) (MA + MB ) − β (MA + MB ) + 2 dt dt − ZqEef f (MA + MB ) Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 57 da cui si ottiene in definitiva l’equazione: Mr d2 ∆x d∆x − ZqE = −2γi ∆x − β 2 dt dt (3.43) dove Mr = MA MB /(MA + MB ) è la massa ridotta e ∆x = xII − xI è lo spostamento relativo tra gli ioni positivi e negativi. Indicando con ω02 = 2γi /Mr la frequenza di oscillazione del reticolo e ipotizando che il campo elettrico E vari nel tempo in modo sinusoidale con frequenza ω E = Eejωt è lecito supporre che ∆x = ∆xejωt da cui sostituendo nella (3.43) si ricava −ω 2 ∆xejωt = −ω02 ∆xejωt − e cioé ∆x = jωβ ZqE jωt ∆xejωt − e Mr Mr ZqE ( ) Mr ω02 − ω 2 + jβω (3.44) Il momento di dipolo indotto è: pi = Zq∆x = Mr ( (Zq)2 E ) = αi E ω02 − ω 2 + jβω (3.45) dove la polarizzabilità ionica o atominca, αi , è data dalla relazione αi = Mr ( (Zq)2 ) ω02 − ω 2 + jβω (3.46) In particolare, in presenza di un campo statico (ω = 0) la polarizzabilità atomica diventa αi = (Zq)2 = πϵ0 d3 Mr ω02 (3.47) da cui si osserva che l’espressione della polarizzabilità ionica è molto simile a quella della polarizzabilità elettronica. Si fa osservare inoltre che la distinzione tra polarizzabilità elettronica e ionica non è netta in quanto lo spostamento di ioni è sempre accompagnato da uno spostamento di elettroni. La differenza sostanziale è che le risonanze delle due polarizzazioni, in virtù del fatto che gli ioni sono più di mille volte più pesanti degli elettroni, avvengono in differenti intervalli di frequenze. Infatti, la polarizzabilità elettronica si manifesta in circa 10−15 s mentre la polarizzabilità ionica in circa 10−12 s. Da un punto di vista pratico, la polarizzabilità ionica è solitamente ricavata da misure di polarizzabilità elettronica. Infatti, una volta misurata la polarizzabilità elettronica per mezzo di misure di indice di rifrazione nella regione del visibile e dell’ultravioletto, tramite estrapolazione dello spettro di indice di rifrazione nella regione dell’infrarosso, dove sia αe sia αi sono le polarizzabilità dominanti, è possibile risalire ai valori della polarizzabilità ionica. Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione u O C O +8 +6 +8 − − − utot=0 58 H O H +8 u +1 −u − +1 u − θ=105° utot=2usin(θ/2) (a) (b) Figura 3.4: Formazione del momento di dipolo in due molecole tipiche (a) molecola di CO2 caratterizzata da un dipolo permanente nullo, (b) molecola H2 O caratterizzata da un momento di dipolo non nullo. 3.1.3 Polarizzazione per orientamento Le molecole formate da atomi di diverso tipo possono possedere o no un momento di dipolo permanente. Considerando per esempio una molecola con due atomi A e B dove, in seguito a uno scambio di elettroni di valenza, l’atomo A diventa uno ione positivo e l’atomo B uno ione negativo, si avrà che essa possiederà un momento di dipolo permanente dato dal prodotto tra la frazione di carica associata agli elettroni di valenza scambiati tra i due atomi e la distanza interatomica. Se però un gran numero di molecole forma un cristallo ionico, come per esempio il cristallo NaCl, la somma vettoriale di tutti i dipoli è nulla, in quanto essi tendono a cancellarsi tra loro, e quindi l’intero cristallo non è un materiale dipolare. In natura esistono anche materiali in cui le molecole sono costituite da tre atomi nella forma AB2 o A2 B. Come mostrato in figura 3.4(a), per la molecola CO2 , ad esempio, il momento di dipolo permanente è nullo in quanto i legami tra i vari atomi sono simmetrici: di conseguenza il baricentro della carica positiva e negativa coincidono. Considerazioni analoghe possono essere fatte anche per molecole costituite da atomi uguali come ad esempio H2 , N2 e O2 . Dalla figura 3.4(b) si osserva che la molecola d’acqua H2 O ha invece un momento di dipolo permamente non nullo in quanto la struttura asimmetrica dei legami non rende coincidenti i baricentri delle cariche positive e negative. Molte altre molecole hanno struttura asimmetrica e quindi sono polari. In particolare, il momento di dipolo permanente delle molecole polari è generalmente molto più elevato di quello prodotto in molecole non polari sottoposte ai livelli di campo elettrico realizzabili nella pratica, e quindi è importante valutare l’entità dei suoi effetti. Come detto in precedenza ai fini della polarizzazione interessa il valore medio, ⟨Pmol ⟩, della polarizzazione nell’intorno del punto. Se le molecole sono libere di muoversi in tutte le direzioni è evidente che in assenza di campo elettrico esterno i dipoli Pmol sono orientati in modo casuale e quindi ⟨Pmol ⟩ = 0. Se però è applicato un campo elettrico esterno ogni molecola, nel suo moto di agitazione termica, tende ad orientare il momento di dipolo permanente in direzione parallela e equiversa al campo, nel senso che in un fissato istante di tempo sono più numerose le molecole aventi momento di Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 59 dθ θ x Figura 3.5: Calcolo del numero di dipoli aventi orientazioni comprese tra θ e θ + dθ dipolo orientato in tal modo. E’ quindi intuitivo concludere che ⟨Pmol ⟩ è parallela ed equiversa al campo, poiché la media dei momenti normali è ancora nulla. Tale processo, chiamato polarizzazione per orientamento, richiedendo una certa energia per superare la resistenza indotta dalle molecole adiacenti a quella considerata, dipende fortemente dalla temperatura. Il metodo usato per valutare la polarizzabilità per orientazione considera che le molecole, come effetto dell’applicazione di una forza di torsione, tendono ad orientarsi lungo la direzione del campo elettrico applicato nonostante il moto di agitazione termica tende a riorientarle in modo causale. In particolare, se il generico dipolo Pmol forma un angolo θ con il campo efficace Eef f l’energia potenziale è data dalla relazione: U (θ) = −Pmol · E = −Pmol E cos θ (3.48) Visto che tutte le orientazioni sono equivalenti, il numero di stati possibili aventi orientazioni comprese tra θ e θ + dθ è proporzionale all’angolo solido dΩ = 2π sin θdθ (vedi figura 3.5). Assumendo valida la statistica di Boltzmann, secondo la quale, in condizioni di equilibrio e a temperatura T , la probabilità di trovarsi in uno stato cui compete una energia W è proporzionale al fattore e−W/kB T , con kB costante di Boltzmann, il dN di dipoli che, in condizioni di equilibrio, hanno orientazione compresa tra θ e θ + dθ è: dN = Ae−U (θ)/kB T dΩ dove A è una costante di proporzionalità. La media ⟨Pmol cos θ⟩ è data da ∫ 4π Pmol cos θAe−U (θ)/kB T dΩ ∫ 4π Ae−U (θ)/kB T dΩ ∫ 0π (P E cos θ)/k T B e mol sin θ cos θdθ = Pmol 0 ∫ π (P E cos θ)/k T B mol sin θdθ 0 e ⟨Pmol cos θ⟩ = Ing. Luciano Mescia 0 (3.49) 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 60 1 1 z 3 0.8 L(z) 0.6 0.4 0.2 0 0 5 10 15 z Figura 3.6: Funzione di Langevin Posto y = cos θ Pmol E z= kB T (3.50) (3.51) si ottiene ∫ +1 ( ) ) 1 ez + e−z 1 = Pmol coth z − Pmol ⟨cos θ⟩ = = Pmol − ez − e−z z z [ ( ) ] Pmol E kB T = Pmol L(z) = Pmol coth − (3.52) kB T Pmol E yz −1 e ydy Pmol ∫ +1 yz −1 e dy ( La funzione 1 z è detta funzione di Langevin e il suo andamento è mostrato in figura 3.6. Si osservi che per z ≫ 1 la funzione L(z) è approssimata molto bene da L(z) = coth z − L(z) ≈ 1 − 1 z (3.53) e nella situazione limite z → ∞ si ha L(z) → 1. Dalla (3.51) se ne deduce di conseguenza che all’aumentare di E/kB T il dipolo delle molecole diventa sempre più parallelo al campo applicato fino a quando, nella situazione limite, si ha l’allineamento completo di tutti i dipoli, caso in cui ⟨Pmol cos θ⟩ = Pmol . Nella maggior parte dei casi pratici si ha z ≪ 1 in quanto, essendo per molte molecole Pmol dell’ordine di 10−30 C m e a temperastura ambiente kB T dell’ordine di 25 × 10−3 eV, l’energia potenziale anche per campi dell’ ordine di 106 V/m assume valori di circa 10−5 eV. Pertanto, la curva Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 61 può essere approssimata con la tangente nell’origine (linea tratteggiata in figura 3.6) o equivalentemente considerare solo il primo termine dello sviluppo in serie della funzione L(z) 1 L(z) ≈ z (3.54) 3 Dimostrazione. Dalla relazione della funzione cotangente iperbolica si ha coth z = ez + e−z e2z + 1 = ez − e−z e2z − 1 da cui coth z − 1 = e2z 2 −1 e quindi coth z = 1 + 2 e2z − 1 Considerando la funzione z −1 si può facilmente verificare che, applicando il teorema di De L’Hopital, essa ha una singolarità eliminabile in z = 0 f (z) = lim z→0 ez ez 1 z H = lim z = 1 − 1 z→0 e Procedendo allo stesso modo si dimostra che anche le sue derivate hanno una singolarità eliminabile in z = 0. Infatti, si ha per esempio (1 − z) ez − 1 H 1 =− z→0 2 (ez − 1)2 lim f ′ (z) = lim z→0 ez [(z − 2) ez + z + 2] H 1 = z→0 6 (ez − 1)3 lim f ′′ (z) = lim z→0 Visto che la funzione e le sue derivate sono definite in un intorno di z = 0 è possibile effettuare lo sviluppo in serie di Mac Laurin ed ottenere ∑ z zn = B n ez − 1 n! n≥0 oppure ∑ 2z 2n z n = B n e2z − 1 n! n≥0 da cui ∑ 2n z n−1 2 = B n e2z − 1 n! n≥0 Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 62 dove Bn = lim f n (z) z→0 sono i numeri di Bernoulli. Si può dimostrare che Bn = 0 per tutti gli n dispari maggiori di 1 e di conseguenza i primi valori diversi da zero sono B0 = 1, B1 = −1/2, B2 = 1/6, B4 = −1/30, B6 = 1/42 ecc.. Pertanto, sostituendo quanto ottenuto nella relazione della funzione della cotangente iperbolica si ricava coth z = 1 + ∑ n≥0 Bn 2n z n−1 1 1 ∑ 2n z n−1 1 ∑ 2n z n−1 =1+ −2 + Bn = + Bn n! z 2 n! z n! n≥2 n≥2 1 1 1 2 5 1 7 = + z − z3 + z − z + ... z 3 45 945 4725 Infine sostituendo quanto ottenuto nell’espressione della funzione di Langevin si ottiene L(z) = 2n z n−1 1 ∑ 2n z n−1 1 1 2 5 1 7 1 ∑ + Bn − = Bn = z − z3 + z − z + ... z n! z n! 3 45 945 4725 n≥2 da cui per z ≪ 1 si ricava n≥2 1 L(z) ≈ z 3 In definitiva, nei casi di interresse pratico si può porre P2 E 1 ⟨Pmol cos θ⟩ = Pmol z = mol 3 3kB T cioé ⟨Pmol ⟩ = 2 Pmol E = αo E 3kB T (3.55) Dalla (3.55) si vede che quando z ≪ 1 esiste una relazione di proporzionalità tra il valore medio della polarizzazione per orientamento e il campo elettrico efficace secondo la polarizzabilità per orientamento αo data da αo = 2 Pmol 3kB T (3.56) La polarizzabilità per orientamento ha senso solo se riferita alla media del momento di dipolo molecolare, e non a una singola molecola, come nella polarizzazione elettronica. Nelle normali condizioni di temperatura e campo elettrico la polarizzabilità per orientamento è molto maggiore sia della polarizzabilità elettronica sia della polarizzabilità ionica. Inoltre, a differenza della polarizzazione elettronica e ionica, la polarizzazione per orientamento dipende dalla temperatura. Tale proprietà consente di distinguere facilmente αo da αe e αi misurando semplicemente la dipendenza dalla temperatura della costante dielettrica relativa ϵr . Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 63 solido εr liquido εr solido liquido Tf T [K] (a) Tc T [K] Tf (b) Figura 3.7: Andamento qualitativo in funzione della temperatura della costante dielettrica relativa per (a) materiali che in fase solida hanno αo = 0 e (b) materiali che in fase solida hanno αo ̸= 0 Il calcolo di αo , essendo basato su un modello di meccanica classica, non include l’effetto legato allo spin degli elettroni la cui interpretazione richiede un approccio di tipo quantistico. Un altro fattore non incluso nel modello sviluppato riguarda il fatto che il momento di dipolo permanente di molecole poliatomiche non è indipendente dalla temperatura. Infatti, esso è il risultato dei contributi associati ai differenti momenti di dipolo la cui orientazione interna dipende sia dall’energia di attivazione di ognuno sia dalla temperatura. Nei solidi, i singoli dipoli non possono ruotare liberamente, come avviene nei liquidi e nei gas, ma sono vincolati a seguire solo le orientazioni discrete generate dal campo, determinato dalla mutua interazione tra i dipoli, presente all’interno del cristallo. Pertanto, la descrizione della costante dielettrica in termini del momento di dipolo Pmol richiede la conoscenza della struttura cristallina nel materiale solido. L’energia potenziale di un dipolo in un solido cristallino dipende da come il dipolo è orientato rispetto agli assi del cristallo e quindi da come il campo all’interno del cristallo agisce sul dipolo. In alcuni solidi, al di sotto della temperatura di fusione, Tf , i dipoli sono “immobili” nelle loro posizioni di equilibrio e pertanto l’applicazione di un campo elettrico non riesce a farli ruotare. In questi solidi, come illustrato in figura 3.7(a), la costante dielettrica si riduce bruscamente in corrispondenza della temperatura di fusione Tf . Ciò significa che per T < Tf solo la polarizzazione elettronica (tramite αe ) e ionica (tramite αi ) contribuiscono a ϵr , mentre per T > Tf αe , αi e αo contribuiscono a ϵr , e ϵr decresce all’aumentere della temperatura secondo l’andamento stabilito dalla (3.56). In altri materiali solidi, come illustrato in figura 3.7(b), la costante dielettrica continua ad aumentare anche a temperature inferiori a quella di fusione fino a quando, raggiunta la tempetatura critica Tc , essa decresce bruscamente in quanto tutti i bipoli possono essere considerati immobili (αo = 0). Per capire perché in questi tipi di materiali è presente nello stato solido una Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 64 E Pmol E Pmol E π /2 0 π Figura 3.8: Andamento qualitativo dell’energia potenziale di un dipolo in funzione dell’angolo di orientazione θ in assenza (curva continua) e in presenza (curva tratteggiata) di un campo elettrico dipendenza dalla temperatura di αo è necessario considerare che l’energia potenziale media di un dipolo (creata dal campo cristallino) ha un andamento simile a quello mostrato in figura 3.8. In assenza di campo elettrico esterno, il dipolo ha la stessa probabilità di orientarsi verso θ = 0 e θ = π e pertanto in media la polarizzazione netta è nulla. Quando invece è applicato un campo elettrico, la buca in θ = 0, in virtù della (3.48), sale di U (0) = −Pmol E mentre la buca in θ = π scende della quantità U (π) = Pmol E; tale situazione è individuata dalla linea tratteggiata di figura 3.8. Indicando con w la probabilità che i dipoli si orientano verso θ = π e con 1 − w la probabilità che i dipoli si orientano verso θ = 0, in accordo con la statistica di Boltzmann si ha w = Be−Pmol E/kB T 1 − w = BePmol E/kB T e cioé w = e−2Pmol E/kB T 1−w (3.57) e−2Pmol E/kB T 1 + e−2Pmol E/kB T (3.58) da cui si ricava w= Molto spesso accade che Pmol E ≪ kB T e perciò la (3.58) può essere semplificata come 1 w ≈ e−2Pmol E/kB T 2 (3.59) Sulla base del modello descritto, se ne deduce che la percentuale di dipoli aventi momento di dipolo Pmol nella direzione opposta al campo applicato è w, mentre la percentuale di Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 65 dipoli aventi momento di dipolo Pmol nella stessa direzione del campo applicato è 1 − w. Di conseguanza, si ha che ⃗ = (1 − w)Pmol − wPmol Pmol = (1 − 2w)Pmol ( ) = Pmol 1 − e−2Pmol E/kB T (3.60) ⃗ rappresenta il contributo della polarizzazione nella stessa direzione del campo dove Pmol elettrico applicato. Considerando lo sviluppo in serie e −2Pmol E/kB T 2Pmol E 1 =1− + kB T 2 ( 2Pmol E kB T )2 1 − 3! ( 2Pmol E kB T )3 + ... e prendendo in considerazione solo i primi due termini si ottiene ⃗ = Pmol 2 E 2Pmol kB T (3.61) da cui si ricava la polarizzabilità αo = 2 ⃗ 2Pmol Pmol = E kB T (3.62) La (3.62), a differenza della (3.56) che vale nelle ipotesi di dipoli liberi di ruotare e cioé per sostanze nello stato liquido o gassoso, esprime la polarizzabilità per le sostanze nello stato solido. Confrontando la (3.62) con la (3.56) si vede che in corrispondenza della temperatura di fusione Tf il valore di αo nello stato solido è maggiore di quella nello stato liquido, come è evidenziato in figura 3.7(b). La transizione dalla forma di solido nell’intervallo di temperatura Tc < T < Tf a quella per temperature T < Tc può essere considerata come una transizione da uno stato ordinato a uno disordinato. A T = 0 tutti i dipoli sono nello stato completamente ordinato e perciò la condizione αo = 0 implica che il numero di dipoli che puntano in una direzione è uguale a quelli che puntano nella direzione opposta. Aumentando la temperatura, un certo numero di dipoli nello stato ordinato tendono a passare nello stato disordinato e pertanto possono dare un contributo alla polarizzazione per orientamento. 3.1.4 Polarizzazione spontanea o permanente Dai ragionamenti fatti nei paragrafi precedenti se ne deduce che la polarizzazione elettronica è presente in qualunque tipo di materiale, la polarizzazione ionica si manifesta prevalentemente in materiali costituiti da atomi di differente tipo in cui gli ioni condividono gli elettroni di valenza, e infine la polarizzazione per orientamento è tipica dei materiali costituiti da molecole con struttura elettronica asimmetrica in cui il baricentro delle cariche negative non coincide con quello delle cariche positive. Nonostante le tre tipologie di polarizzazione possono risultare differenti tra loro esiste un fattore che è Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 66 P B C D O E A Figura 3.9: Andamento qualitativo della polarizzazione in funzione del campo elettrico per un materiale ferroelettrico comune a tutte: la polarizzzazione si manifesta solo nel momento in cui è applicato un campo elettrico esterno e cessa di esistere nel momento in cui quest’ultimo è nullo. In alcuni solidi si riscontra la presenza di una polarizzazione anche in assenza di campi elettrici esterni: tale tipo di polarizzazione è detta polarizzazione spontanea o permanente. Questa polarizzazione si manifesta in materiali aventi strutture reticolari con basso grado di simmetria e piuttosto complicate. In particolare, essa può risultare significativa in singoli cristalli o materiali policristallini con stuttura non centro-simmetrica in quanto in tali strutture il baricentro delle cariche negative non coincide con quello delle cariche positive. Se in qualche modo si altera la struttura cristallina si ha una variazione della polarizzazione. Tramite la temperatura e quindi per effetto della dilatazione termica è possibile alterare la struttura: la variazione di polarizzazione osservata è detta effetto piroelettrico. La struttura del cristallo può anche essere variata per mezzo dell’applicazione di sforzi: la variazione di polarizzazione osservata è detta effetto piezoelettrico e può manifestarsi anche in dielettrici che non si polarizzano spontaneamente. Altri materiali, invece, presentano una polarizzazione spontanea con proprietà elettriche analoghe a quelle dei materiali ferromagnetici e perciò sono detti ferroelettrici. In questi il valore della polarizzazione oltre a dipendere dal campo che agisce sul cristallo, è funzione anche di come si arriva a tale situazione. In questi casi la relazione tra polarizzazione e campo elettrico è rappresentata da una curva chiusa detta ciclo di isteresi. Con riferimento alla figura 3.9 si vede che per E = 0 sono possibili due polarizzazioni di segno opposto corrispondenti ai punti A e B. Se partendo dalla situazione A il campo elettrico è aumentato, la polarizzazione diminuisce per poi cambiare segno e crescere fino al valore di saturazione. Se da questo punto l’intensità di E decresce, si vede che P anzicché assumere i valori precedenti, percorre il ramo della curva che lo porta prima in B e poi in C. Se ne deduce quindi che il materiale ha una memoria visto che esso è in A o in B in funzione del senso del campo precedentemente applicato. Il valore del campo necessario per annullare la polarizzazione partendo da B è detto campo coercitivo. Inoltre, per ogni materiale esiste una temperatura, detta temperatura di Curie, al di sopra della quale il comportamento ferroelettrico scompare. Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 67 Lo studio rigoroso dei fenomeni ferroelettrici è molto complesso poiché occorre considerare la struttura reticolare del materiale, la polarizzabilità elettronica, ionica e per orientamento di atomi e molecole componenti nonché la presenza di ulteriori aspetti particolari. Infatti, il calcolo del campo elettrico efficace è molto complesso, aventi essi strutture reticolari molto complicate, con atomi di diverso e distanze dell’ordine delle dimensioni atomiche. 3.1.5 Polarizzazione di carica spaziale I fenomeni di polarizzazione elettronica, ionica, di orientazione o spontanea sono generati da cariche positive o negative legate a atomi, molecole, strutture solide e liquide che normalmente non possono eseere separate. La polarizzazione può anche essere attributi a portatori di carica mobili capaci di migrare all’interno del materiale quando sottoposti all’azione di campo elettrico. Tale tipo di polarizzazione, chiamata polarizzazione di carica spaziale, si manifesta prevalentemente in presenza di membrane isolanti, barriere di potenziale, diaframmi di separazione o in generale da qualunque ostacolo che impedisce il libero fluire di tali cariche. In presenza di un ostacolo le cariche spinte dal campo elettrico si accumulano sulla sua interfaccia e formano regioni di carica spaziale. La distorsione del campo elettrico indotta da questo accumulo di cariche incrementa la capacità totale del materiale e tale fenomeno induce delle variazioni sulla costante dielettrica relativa. In questo paragrafo saranno analizzati due differenti tipologie di plarizzazione di carica spaziale: polarizzazione di salto (hopping polarizzation), polarizzazione di interfaccia. Polarizzazione di salto (hopping polarizzation) In un materiale dielettrico, la possibilità che portatori di carica localizzati (ioni, elettroni, lacune) possano saltare da un sito, caratterizzato da una detrminata energia potenziale, al sito immediatamente adiacente crea il processo di polarizzazione di salto o di hopping. Il processo di hopping è essenzialmente il fenomeno su cui è basato il movimento di ioni nei cristalli ionici o il movimento di elettroni e lacune all’interno di vetri e semiconduttori amorfi. Il meccanismo di questo tipo di polarizzazione può essere interpretato considerando che, a causa del profilo di energia potenziale imposta dal reticolo cristallino, tali portatori, che sono liberi di muoversi, possono essere intrappolati all’interno di stati localizzati dove trascorrono la maggior parte del loro tempo. Occasinalmente, alcuni di questi possono saltare la barriera di potenziale entro la quale sono intrappolati in modo che lo spostamento verso altri siti generi una predominanza di cariche di segno opposto in due siti adiacenti. Per meglio comprendere questo tipo di plarizzazione si consideri il semplice caso di doppia barriera di potenziale mostrato in figura 3.10. Il salto di una particella con carica negativa dal sito A al sito B crea un dipolo la cui carica positiva è in A e quella negativa è in B. Pertanto, utilizzando la statistica di Boltzmann, in condizione di equilibrio termico la probabilità di salto da A a B può essere espressa dalla relazione p0(A→B) = Ce−EA /kT Ing. Luciano Mescia (3.63) 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 68 Eeff EA EB ∆E0 (1-a)(∆E-∆E0) ∆E a(∆E-∆E0) r A B Figura 3.10: Illustrazione della polarizzazione di hopping nel caso di doppia barriera di potenziale dove C è una costante e EA è l’energia di attivazione per la transizione. Allo stesso modo la probabilità per il passaggio inverso dal sito B al sito A è data dalla relazione p0(B→A) = Ce−EB /kT = Ce−(EA −∆E0 )/kT (3.64) dove ∆E0 è la differenza di energia tra i due siti ed è positiva quando EA > EB e negativa quando EA < EB . L’applicazione di un campo elettrico esterno, con verso come mostrato in figura 3.10, cambia il profilo della barriera di potenziale in modo che il passaggio dal sito B al sito A sia più probabile del passaggio in direzione opposta. In particolare, le probabilità sotto l’azione di un campo elettrico esterno sono: ′ ′ p(A→B) = Ce−EA /kT = Ce−(EA +a∆E )/kT p(B→A) = Ce ′ −∆E)/kT −(EA = Ce−[EA −(1−a)∆E ′ −∆E (3.65) 0 ]/kT (3.66) dove ∆E ′ = ∆E −∆E0 è la differenza di altezza creata dal campo elettrico nella barriera di potenziale, a∆E ′ è l’incremento dell’altezza della barriera di potenziale nel sito A e (1− a)∆E ′ è il decremento dell’altezza della barriera di potenziale nel sito B. Naturalmente l’ampiezza di ∆E ′ dipende dalla direzione del vettore r rispetto a quella del campo. In generale si ha che ∆E ′ = qEef f r cos θ (3.67) in modo che quando θ = 0 si ha ∆E ′ = qEef f r e quando θ = π/2 si ha ∆E ′ = 0. In ogni caso il campo elettrico applicato non modifica l’altezza della barriera di potenziale di partenza. Ragionando in termini di probabilità si potrà quindi scrivere Ing. Luciano Mescia p(A→B) = p0(A→B) − p′ (3.68) p(B→A) = p0(B→A) + p′ (3.69) 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 69 Pertanto, il campo elettrico applicato genera una riduzione della probabilità di salto dal sito A al sito B (in quanto la barriera di potenziale da superare è aumentata) e un aumento della probabilità di salto dal sito B al sito A (visto che la barriera di potenziale da superare è dimunuita). Dalle (3.63)–(3.66) si ha p0(B→A) = e∆E0 /kT p0(A→B) p(B→A) ′ = e∆E/kT = e(∆E0 +∆E )/kT p(A→B) (3.70) (3.71) Assumendo che le particelle devono essere o nel sito A o nel sito B si può scrivere: p0(A→B) + p0(B→A) = p(A→B) + p(B→A) = 1 e quindi dalle (3.67)–(3.72) si ottiene in definitiva { } qrE cos θ/kT 1 − e [ ] p′ = p0(A→B) p0(B→A) 1 − p0(B→A) eqrE cos θ/kT − 1 (3.72) (3.73) Se si osserva che EA e EB variano da sito a sito e quindi sono distribuite casualmente all’interno del materiale, è chiaro che l’angolo tra la direzione tra campo elettrico applicato e momento di dipolo di salto è una variabile casuale. Pertanto, da un punto di vista fenomenologico si può procedere come per la polarizzazione per orientazione, considerando che ⟨ ⟩ ⟨ph ⟩ = qr p′ cos θ (3.74) e cioé ⟩ q2 r2 E ⟨ p0(A→B) p0(B→A) 3kT da cui si ricava la polarizzabilità di salto come ⟨ph ⟩ = αh = ⟩ q 2 r2 ⟨ p0(A→B) p0(B→A) 3kT (3.75) (3.76) Polarizzazione di interfaccia Se un materiale è elettricamente eterogeneo è possibile che si possa creare un fenomeno di polarizzazione di interfaccia risultante dell’accumulo di cariche elettriche libere (ioni e/o elettroni) in corrispondenza delle superfici di discontinuità esistenti all’interno del sistema considerato. Tali discontinuità, possono essere di natura microstrutturale e morfologica1 , di natura estrinseca2 o causate dalla presenza di regioni non omogenee da un punto di vista elettrico. In ogni caso, tali fattori di discontinuità concorrono a modificare le proprietà dielettriche del materiale. In particolare, in prossimità di un’interfaccia tra due materiali dielettrici aventi differenti permittività e/o conducibilità si accumulano delle cariche come conseguenza delle condizioni al contorno 1 come avviene per esempio in un polimero semicristallino il quale è costituito da piccole lamelle in una matrice amorfa della stessa composizione 2 come avviene per esempio tra le interfacce elettrodiche Ing. Luciano Mescia 3.1. Meccanismi elementari di polarizzazione 70 ε2, σ2 an S ε1, σ1 ql q l ql ql ql E1 an2 P2 ql ql P1 an1 E2 ql ql Figura 3.11: Superfice di separazione tra due dielettrici aventi proprietà elettriche differenti dei campi all’interfaccia. Tale fenomeno, detto di Maxwell-Wagner, domina le proprietà dielettriche di colloidi e emulsioni, e pertanto sarà analizzato più in dettaglio. Come detto in precedenza, l’azione di un campo elettrico su un materiale dielettrico induce una polarizzazione che può essere valutata considerando una carica equivalente con densistà superficiale σp è una eventuale distribuzione di carica nel volume con densità ρp . Di conseguenza, il campo elettrico risultante deriva sia dalle cariche libere ql sia da quelle di polarizzazione qp . Si consideri un materiale composto da due dielettrici caratterizzati da costante dielettrica e conducibilità elettrica ϵ1 , ϵ2 , σ1 , σ2 , sia S la generica superficie di separazione tra i due e si ipotizzi che su quest’ultima sia presente una carica libera distribuita con densità superficiale σl . L’applicazione del campo elettrico esterno polarizza in modo differente i due materiali e pertanto sulla superficie S si localizzano due differenti cariche di polarizzazione aventi rispetivamente densità σp1 = P1 · an1 e σp2 = P2 · an2 . Come mostrato in figura 3.11, si consideri il cilindro avente basi molto piccole e altezza infinitesima, posto in parte nel primo dielettrico e nella rimanente parte nel secondo dielettrico. Se E1 e E2 rappresentano rispettivamente il campo elettrico nel primo e nel secondo dielettrico, applicando il teorema di Gauss alla superficie cilindrica si ha: I ∫ ∫ E · dS = E1 · dS + E2 · dS B1 B2 ∫ ∫ = E1 · an1 dS + E2 · an2 dS B1 B2 ∫ ∫ ql + qp (3.77) =− E1 · an dS + E2 · an dS = ϵ0 B1 B2 dove la (3.77) è stata ottenuta trascurando il contributo al flusso uscente dalla superficie laterale, visto che l’altessa del cilindro è infinitesima, indicando con an1 e an2 la normale positiva alla superficie di separazione quando essa appartiene rispettivamente al primo o al secondo dielettrico, e con an la normale che è diretta dal primo al secondo dielettrico. Osservando inoltre che le basi del cilindro sono molto piccole i campi E1 · an e E2 · an possono ritenersi costanti sulle basi del cilindro e perciò, potendole portare fuori dal segno d’integrale, si ottiene: (E2 · an − E1 · an ) ∆S = Ing. Luciano Mescia σl + σp1 + σp2 ∆S ϵ0 3.2. Campo elettrico interno 71 cioé (E2 − E1 ) · an = σl + σp1 + σp2 σl + P1 · an − P2 · an σl + (P1 − P2 ) · an = = ϵ0 ϵ0 ϵ0 e ancora [(ϵ0 E2 + P2 ) − (ϵ0 E1 + P1 )] · an = σl e, dalla definizione di vettore spostamento elettrico, si ricava in definitiva (D2 − D1 ) · an = σl (3.78) Dalla (3.78) si osserva che il campo D presenta una discontinuità normale alla superficie di separazione che dipende dalla carica libera presente sulle superficie stessa. Se inoltre i due mezzi sono lineari e omogenei, la relazione tra il campo elettrico e la densità di corrente, generata dal valore finito della conducibilità, in ogni mezzo è: J1 = σ1 E1 (3.79) J2 = σ2 E2 (3.80) Sostituendo la (3.8) nella (3.78) si ha: (ϵ2 E2 − ϵ1 E1 ) · an = σl da cui, considerando le (3.79) e (3.80), si ottiene ϵ2 ϵ1 J 2 · an − J1 · an = σl σ2 σ1 (3.81) In condizione di regime stazionario la componente normale della corrente deve essere continua all’interfaccia di separazione tra i due mezzi e cioè J1 · an = J2 · an = J · an (3.82) dove J è la densità di corrente che fluisce nell’intero sistema. Pertanto, sostituendo la(3.82) nella (3.81) si ottiene in definitiva ( ) ϵ2 ϵ1 ϵ2 σ1 − ϵ1 σ2 J · an − J · an = J · an (3.83) σl = σ2 σ1 σ1 σ2 Dalla (3.83) si osserva che sull’interfaccia tra i due dielettrici si localizza una carica libera solo se ϵ2 σ1 ̸= ϵ1 σ2 . 3.2 Campo elettrico interno I campi elettrici, magnetici e elettromagnetici esterni, cioè quelli presenti nell’ambiente, hanno la proprietà di penetrare all’interno dei materiali biologici in maniera tanto meno marcata quanto più è elevata la frequenza del campo: lo spessore di penetrazione è dell’ordine dei metri a bassa frequenza e dei centimetri-millimetri nella regione delle Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 72 microonde. Essi esercitano sulle particelle cariche, presenti nel sistema biologico, delle forze che possono alterare l’originale distribuzione di carica e produrre come effetto dei campi elettrici e magnetici locali che si sommano ai campi di origine esterna. La maggior parte dei tessuti biologici presenta le caratteristiche tipiche dei materiali dielettrici e dei conduttori. Pertanto, non avendo in generale proprietà magnetiche, essi sono pressoché trasparenti ai campi magnetici. Per i campi magnetici variabili nel tempo il discorso cambia completamente, pur continuando a valere l’ipotesi di trasparenza. Infatti, i campi magnetici variabili nel tempo generano all’interno dei tessuti campi elettrici, variabili alla stessa frequenza, che interagiscono con le cariche. In un mezzo in fase gassosa o molto diluita, il campo che agisce sull’atomo o la molecola (campo locale) è pressocchè uguale al campo elettrico applicato (campo esterno) in quanto l’interazione tra atomi o molecole può essere trascutata. Per i materiali in fase liquida e solida, a cui appartengono i materiali biologici, tale approssimazione perde di validità perché il campo elettrico interno è determinato da tutte le cariche esterne e da tutti i contributi associati ai dipoli indotti nel dielettrico ad eccezione dell’atomo o della molecola in esame. Pertanto, vista l’importanza dell’argomento, nelle sezioni successive sarà affrontato il problema del calcolo del campo elettrico locale sia per materiali nonpolari sia per materiali polari. 3.2.1 Campo elettrico e potenziale prodotti da una sfera dielettrica polarizzata uniformemente Si consideri una sfera dielettrica di raggio R e polarizzata uniformemente con vettore di polarizzazione P parallelo all’asse z di un sistema di coordinate cartesiane avente origine O coincidente con il centro della sfera. Per poter analizzare in modo completo questo tipo di problema è necessario studiare separatamente il caso in cui il generico punto di osservazione è esterno alla sfera e quello in cui il punto è interno alla sfera. Esterno alla sfera In ogni punto dello spazio esterno alla sfera è presente un campo elettrico e un potenziale dati dalla sovrapposizione del campo e potenziale prodotti rispettivamente dalle cariche di polarizzazione localizzate sulla superficie sferica con densità superficiale σp = P · an e da quelle distribuite all’interno della sfera con densità volumetrica ρp = −∇ · P. Nel caso considerato si ha ρp = 0, in virtù del fatto che P è costante su tutta la sfera. Riguardo la distribuzione di carica superficiale si ha invece σp = |P | cos θ, dove θ è l’angolo che il vettore polarizzazione forma con la normale uscente dalla superficie sferica. Tale distribuzione di carica può essere realizzata prendendo due sfere uniformemente cariche aventi stesso raggio R e densità di carica uguali in modulo ma di segno opposto, i cui centri sono ad una distanza d lungo l’asse z, come mostrato i figura 3.12. Infatti, nella regione di intersezione tra le due sfere la quantità di carica totale è nulla perché ad ogni carica positiva ne corrisponde una negativa. Sul contorno della superficie data dalla loro intersezione la quantità di carica positiva e negativa variano proporzionalmente all’angolo θ. Questo modello è molto utile per la determinazione del campo elettrico e potenziale. Infatti, se Q è la carica totale della distribuzione positiva e ricordando che il campo Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 73 an S z P P θ r R +Q z -Q d R Figura 3.12: Distribuzione equivalente di cariche relative a una sfera dielettrica polarizzata uniformemente all’esterno di una distribuzione sferica di carica può essere calcolato come se la carica totale fosse concentrata nel centro della sfera se ne conclude che, per i punti all’esterno della sfera polarizzata, l’intero sistema equivale a un dipolo di momento p = Qd situato nel centro della sfera. Se p0 = q0 d è il momento di dipolo associato ad ogni atomo ed N è il numero di atomi per unità di volume, la carica Q è data da: 4 Q = q0 N πR3 3 da cui il momento di dipolo equivalente è 4 4 p = Qd = q0 N πR3 d = p0 N πR3 3 3 o anche, tramite l’uso della (3.5), pari a 4 p = P πR3 3 (3.84) Pertanto, il potenziale in un punto S esterno alla sfera dielettrica è fornito dalla relazione ϕ(r) = 1 4 3P · r |P | cos θR3 πR = 4πϵ0 3 r3 3ϵ0 r2 (3.85) Si fa osservare che, data la particolare simmetria della sfera, la (3.85) non vale solo a grande distanza ma anche in prossimità della sfera. Utilizzando questo risultato è quindi possibile calcolare il campo all’interno della sfera. Interno alla sfera Per i punti sulla superfice sferica si ha |r| = R e P · r = |P | R cos θ e di conseguenza dalla (3.85) si ottiene: ϕ(R) = Ing. Luciano Mescia |P | cos θR3 |P | R cos θ = 2 3ϵ0 R 3ϵ0 (3.86) 3.2. Campo elettrico interno 74 Ea n z ε2, φ2 R z r P θ x P ε1, φ1 Figura 3.13: Sfera dielettrica immersa in un campo elettrico uniforme e considerando che R cos θ = z, si ottiene in definitiva ϕ(r) = P z 3ϵ0 (3.87) Dalla (3.87) si osserva che il potenziale è costante sui paralleli della sfera in quanto su tali circonferenze vale z = costante. La (3.87) essendo lineare in z soddisfa sia l’equazione di Laplace, ∇2 ϕ = 0, sia la condizione al contorno sulla superfice sferica. Di conseguenza la (3.87) rappresenta l’unica soluzione del potenziale all’interno della sfera. Si vede quindi che l’espressione del potenziale è lineare in z e indipendente dalle altre coordinate e pertanto il campo elettrico all’interno della sfera è uniforme, parallelo al vettore P e di verso opposto: P (3.88) E = −∇ϕ = − 3ϵ0 Dalla (3.88) si vede che il campo elettrico dovuto alla polarizzazione è diretto in verso opposto a P. Nella maggior parte dei dielettrici però il vettore P ha lo stesso verso del campo elettrico totale. E’ quindi evidente che il contributo al campo elettrico totale dovuto alla polarizzazione tende a ridurre la polarizzazione stessa e perciò è chiamato campo elettrico depolarizzante. 3.2.2 Sfera dielettrica immersa in un campo elettrico uniforme Si consideri una sfera dielettrica omogenea di raggio R, avente costante dielettrica ϵ1 e immersa in un dielettrico omogeneo di costante dielettrica ϵ2 . Si supponga inoltre che sia applicato un campo elettrico uniforme, di ampiezza |Ea |, parallelo all’asse x del sistema di riferimento cartesiano, vedi figura 3.13. Se le cariche libere che generano il campo elettrico sono molto distanti dalla sfera, in punti dello spazio sufficientemente distanti dalla sfera stessa il campo rimane uniforme. Tale condizione viene a mancare in prossimità della superficie sferica in quanto la polarizzazione della sfera produce un contributo al campo elettrico che, sovrapponendosi a quello applicato, perturba la condizione di uniformità. Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 75 Da un punto di vista matematico, il problema può essere affrontato risolvendo l’equazione di Laplace e considerando che: 1. a grande distanza dalla sfera dielettrica l’effetto della polarizzazione può essere trascurato e di conseguenza il potenziale è quello del campo uniforme; ϕa = −Ea x (3.89) 2. non essendoci sulla superficie della sfera delle cariche libere, devono valere le condizioni ϕ1 |r=R = ϕ2 |r=R ∂ϕ2 ∂ϕ1 = ϵ2 ϵ1 ∂n r=R ∂n r=R (3.90) (3.91) dove n è la normale uscente dalla superficie della sfera e ϕ1 , ϕ2 sono rispettivamente i potenziali all’interno e all’esterno della sfera. Per calcolare il potenziale elettrostatico all’interno e all’esterno della sfera dielettrica è sufficiente risolvere l’equazione di Laplace considerando le condizioni al contorno (3.89)–(3.91). In particolare, utilizzando un sistema di coordinate sferiche (r, θ, ϕ) e considerando la simmetria azimutale, la funzione potenziale Φ non dipende da ϕ e quindi sarà del tipo Φ = Φ(r, θ). In queste ipotesi, l’equazione di Laplace in coordinate sferiche assume la forma ( ) ( ) 1 ∂ ∂Φ 1 ∂ 2 ∂Φ r + 2 sin θ =0 r2 ∂r ∂r r sin θ ∂θ ∂θ la cui soluzione generale è ) ∞ ( ∑ Bn n Φ(r, θ) = An r + n+1 Pn (cos θ) r (3.92) n=0 dove An e Bn sono costanti arbitrarie e Pn (cos θ) sono i polinomi di Legendre. Dimostrazione. Applicando la tecnica della separazione delle variabili si può scrivere Φ(r, θ) = R(r)Θ(θ) e sostituendo nella (3.92) si ha ( ) ( ) Θ d R d dΘ 2 dR r + 2 sin θ =0 r2 dr dr r sin θ dθ dθ Moltiplicando per r2 e dividendo per R(r)Θ(θ) si ottiene ( ) ( ) 1 d 1 d dΘ 2 dR r =− sin θ R dr dr Θ sin θ dθ dθ Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 76 Essendo il primo membro una funzione solo della variabile r e il secondo membro una funzione solo della variabile θ, ed essendo r e θ variabili indipendenti, l’equazione sarà soddisfatta solo se entrambi le funzioni sono uguali ad una stessa costante κ. Pertanto, il sistema di equazioni differenziali ordinarie equivalente all’equazione differenziale alle ederivata parziali originaria è: ( ) 1 d dΘ − sin θ =κ Θ sin θ dθ dθ ( ) 1 d 2 dR r =κ R dr dr La prima equazione può essere scritta come ( ) 1 d dΘ sin θ + κΘ = 0 sin θ dθ dθ da cui effettuando il cambiamento di variabile µ = cos θ si ottiene [ ] ) d ( 2 dΘ 1−µ + κΘ = 0 dµ dµ Questa è l’equazione di Legendre ed ammette soluzioni fisicamente accettabili solo se κ assume valori disceti e in particolare κ = n(n + 1) con n intero, positivo o nullo. In queste ipotesi, la soluzione Θ(µ) è un polinomio di grado n detto polinomio di Legendre Pn (µ) = )n 2 n dn ( 2 µ −1 n n! dµ Considerando quanto appena ottenuto, l’equazione della parte radiale diventa ( ) d 2 dR r − n(n + 1)R = 0 dr dr Ipotizzando una soluzione del tipo rl , si ottiene l’equazione algebrica l(l + 1) = n(n + 1) che ha come soluzioni l = n e l = −(n + 1). Pertanto, l’equazione differenziale ammette due classi di soluzioni fisicamente accettabili R(r) = rn e R(r) = r−(n+1) . Pertanto la funzione potenziale ammette due classi di soluzioni indipendenti ϕ(r, θ) = rn Pn (cos θ) e ϕ(r, θ) = r−(n+1) Pn (cos θ) che sono dette armoniche zonali. Esplicitando la (3.92) in ciascun mezzo si ha: ) ∞ ( ∑ Bn n Φ1 = An r + n+1 Pn (cos θ) r n=0 Ing. Luciano Mescia (3.93) 3.2. Campo elettrico interno 77 ) ∞ ( ∑ Dn n Φ2 = Cn r + n+1 Pn (cos θ) r (3.94) n=0 dove Φ1 è il potenziale fuori della sfera e Φ2 il potenziale dentro la sfera. Per trovare le costanti è necessario imporre che Φ1 |r=R = Φ2 |r=R ∂Φ1 ∂Φ2 ϵ1 = ϵ2 ∂r ∂r r=R (3.95) (3.96) r=R Φ2 |r→∞ = −Ea r cos θ (3.97) Dovendo avere il potenziale un valore finito in r = 0 (in quanto non ci sono cariche in tale punto), risulta, dalla (3.93), che Bn = 0 per tutti i valori di n. Confrontando inoltre la (3.97) con la (3.94) se ne deduce che Cn = 0 per n ̸= 1. Di conseguenza, si ottiene: Φ1 = A0 + A1 r cos θ + A2 r2 P2 (cos θ) + . . . ) ( D0 D2 D1 + 3 P2 (cos θ) + . . . Φ2 = − Ea r − 2 cos θ + r r r e ∂Φ1 = ϵ1 A1 cos θ + 2ϵ1 A2 rP2 (cos θ) + . . . ∂r ( ) ∂Φ2 2D1 ϵ2 D0 3ϵ2 D2 ϵ2 = −ϵ2 Ea + 3 cos θ − 2 − P2 (cos θ) + . . . ∂r r r r4 ϵ1 dove le relazioni sono state ottenute osservando che P1 (cos θ) = cos θ. Applicando le (3.95)–(3.96) si ha: A0 = D0 = 0 A1 ϵ1 A 1 A2 ϵ1 A 2 ( ) D1 = − Ea − 3 R ) ( 2D1 = −ϵ2 Ea + 3 R D2 = 5 R 3ϵ2 D2 =− 2R5 ··· Dn R2n+1 −(n + 1)ϵ2 Dn ϵ1 An = nR2n+1 An = Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 78 verificate solo se A2 = D2 = . . . = An = Dn = 0, e risolvendo il sistema di equazioni ( ) D1 A1 = − Ea − 3 R ( ) 2D1 ϵ1 A1 = −ϵ2 Ea + 3 R da cui si ricava 3ϵ2 ϵ1 + 2ϵ2 ϵ1 − ϵ2 D1 = Ea R3 ϵ1 + 2ϵ2 A1 = −Ea Pertanto, sostituendo quanto ottenuto nelle (3.93)–(3.94) si ottiene in definitiva 3ϵ2 3ϵ2 r cos θ = −Ea x ϵ1 + 2ϵ2 ϵ1 + 2ϵ2 R 3 ϵ1 − ϵ2 ϕ2 = −Ea r cos θ + Ea 2 cos θ r ϵ1 + 2ϵ2 ϕ1 = −Ea (3.98) (3.99) Dalla (3.98) si osserva che all’interno della sfera il potenziale è una funzione lineare della coordinata x, mentre dalla (3.99) si capisce che per un qualunque punto posto nel mezzo esterno la sfera è equivalente a un dipolo elettrico con momento di dipolo p = 4πϵ2 ϵ1 − ϵ2 3 ϵ1 − ϵ2 R Ea = 3ϵ2 V Ea ϵ1 + 2ϵ2 ϵ1 + 2ϵ2 (3.100) mentre per la densità di polarizzazione della sfera si ha: P = ϵ0 χ1 E1 = ϵ0 (ϵr1 − 1) E1 = 3ϵ2 (ϵ1 − ϵ0 ) Ea ϵ1 + 2ϵ2 (3.101) Dalla relazione E = −∇ϕ si ricava immediatamente che il campo elettrico all’interno della sfera è costante con linee di campo parallelle all’asse x E1 = Ea 3ϵ2 ax ϵ1 + 2ϵ2 In particolare, esso può anche essere espresso come ( ) ϵ1 − ϵ2 E1 = Ea + Ep = Ea − E a ax ϵ1 + 2ϵ2 (3.102) (3.103) dove Ep è il campo elettrico depolarizzante Ep che vale Ep = − ϵ1 − ϵ2 Ea ϵ1 + 2ϵ2 (3.104) Dalla (3.104) si osserva che se ϵ2 > ϵ1 il campo elettrico all’interno della sfera è maggiore del campo elettrico applicato, mentre se ϵ2 < ϵ1 il campo elettrico all’interno della sfera è Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno (a) 79 (b) Figura 3.14: Andamento della polarizzabilità normalizzata in funzione del contrasto dielettrico x: (a) x > 0, (b) x < 0 minore di quello applicato. Queste considerazioni portano alla conclusione che il campo elettrico all’interno del corpo umano è minore di un eventuale campo elettrico statico esterno. Si fa osservare comunuque che tale osservazione ha senso solo se la costante dielettrica del mezzo esterno è minore di quella del corpo umano (situazione verificata nella maggior parte delle situazioni espositive) e quando il corpo può essere schematizzato tramite dielettrici a forma di ellissoide3 . Considerando che p = αEa si osserva, dalla (3.100), che la polarizzabilità della sfera è data dalla relazione ϵ1 − ϵ2 (3.105) α = 3ϵ2 V ϵ1 + 2ϵ2 da cui se ne deduce che la polarizzabilità include informazioni riguardo la forma, le dimensioni e la permittività elettrica della sfera. Osservando che la dipendenza dal volume è molto facile da carattizzare, è più interessante considerare la polarizzabilità elettrica normalizzata definita come α= α ϵ1 − ϵ2 x−1 =3 =3 ϵ2 V ϵ1 + 2ϵ2 x+2 (3.106) dove x = ϵ1 /ϵ2 è il contrasto dielettrico. La (3.106) è una relazione molto importante in quanto consente di caratterizzare un oggetto tridimensionale per mezzo del solo parametro x. In figura 3.14 sono rappresentati gli andamenti della polarizzabilità normalizzata in funzione del contrasto dielettrico. Per valori positivi del contrasto dielettrico (vedi figura 3.14(a)) l’andamento è monotono crescente e parte da un valore pari a -3/2, per x = 0, e satura a valori pari a 3 per x → ∞. Andamenti più particolari si hanno per 3 Si può dimostrare che solo in dielettrici aventi questa forma la polarizzazione è uniforme e produce nel loro interno un campo anch’esso uniforme. Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 80 x < 0 (vedi figura 3.14(b)). Infatti, in x = −2 c’è una singolarità dovuta alla risonanza elettrostatica detta anche plasmone superficiale o risonanza di Fröhlich. Per valori positivi del contrasto dielettrico è possibile derivare delle proprietà uninversali generalizzabili a oggetti dielettrici di qualunque forma. Dalla (3.106) si ottiene immediatamente α = 0 per x = 1 e cioè in assenza di sfere dielettriche non si manifesta nessun fenomeno di polarizzazione. Considerando invece le derivate di α fatte rispetto a x si ha dα 9 = dx (x + 2)2 18 d2 α =− dx2 (x + 2)3 da cui si ricava dα/dx = 1, in x = 1, e d2 α/dx2 = −2/3, in x = 1. Infine, quando ϵ1 = ϵ0 , cioè all’interno del dielettrico è presente una cavità, si ha E1 = 3ϵ2 3ϵr Ea = Ea ϵ0 + 2ϵ2 2ϵr + 1 (3.107) dove ϵr è la costante dielettrica relativa del mezzo in cui è presente la cavità. Per il momento di dipolo equivalente si ha invece p = 3ϵ0 ϵr V 1 − ϵr Ea 1 + 2ϵr (3.108) da cui si osserva che p è diretto in verso opposto al campo elettrico Ea . 3.2.3 Ellisoide dielettrico immerso in un campo elettrico uniforme Si consideri un ellissoide dielettrico, caratterizzato dai semiassi a, b, c ed avente costante dielettrica ϵ1 , immerso in un dielettrico omogeneo di costante dielettrica ϵ2 . Si supponga inoltre che sia applicato un campo elettrico uniforme di ampiezza |Ea,x | e parallelo all’asse x del sistema di riferimento cartesiano, vedi figura 3.15. Il problema del calcolo del potenziale elettrostatico all’interno dell’ellissoide può essere affrontato risolvendo l’equazione di Laplace nel sistema di coordinate ellissoidali e considerando i) che a grande distanza dell’ellissoide il potenziale è quello del campo uniforme, ii) le condizioni di continuità del potenziale in corrispondenza della superficie esterna dell’ellissoide. Il sistema di coordinate ellissoidali è definito dal sistema di tre equazioni y2 z2 x2 + + =1 λ + a2 λ + b2 λ + c2 x2 y2 z2 + + =1 µ + a2 µ + b2 µ + c2 x2 y2 z2 + + =1 υ + a2 υ + b2 υ + c2 Ing. Luciano Mescia (3.109) (3.110) (3.111) 3.2. Campo elettrico interno 81 Figura 3.15: Sistema di coordinate ellissoidali dove (x, y, z) sono le coordinate cartesiane, (λ, µ, υ) sono chiamate coordinate ellissoidali e soddisfano le relazioni λ ≥ −c2 , −a2 ≤ µ ≤ −c2 , −a2 ≤ υ ≤ −b2 . In particolare, le superfici a valori costanti di λ sono degli ellissoidi, quelle a valori costanti di µ sono degli iperboloidi a una falda, quelle a valore costante di υ sono degli iperbolodi a due falde. I fuochi delle tre superfici coincidono con quelli dell’ellissoide ottenuto ponendo λ = 0. In questo sistema di coordinate, le relazioni dei fattori di scala sono √ 1 (λ − µ) (λ − υ) hλ = 2 R (λ) √ 1 (µ − υ) (µ − λ) hµ = 2 R (µ) √ 1 (υ − λ) (υ − µ) hυ = 2 R (υ) e di conseguenza l’equazione di Laplace per il potenziale assume la forma ( ) ( ) 4R (λ) ∂ ∂Φ 4R (µ) ∂ ∂Φ R (λ) + R (µ) + (λ − µ) (υ − λ) ∂λ ∂λ (µ − υ) (λ − µ) ∂µ ∂µ ( ) 4R (υ) ∂ ∂Φ R (υ) = 0 (3.112) (υ − λ) (µ − υ) ∂υ ∂υ dove [( )( )( )]1/2 λ + a2 λ + b2 λ + c2 [( )( )( )]1/2 R (µ) = µ + a2 µ + b2 µ + c2 [( )( )( )]1/2 R (υ) = υ + a2 υ + b2 υ + c2 R (λ) = Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 82 Introducendo le nuove variabili α, β, γ definite dalle relazioni dλ dα = √ Rλ dµ dβ = √ Rµ dυ dγ = √ Rυ e osservando ad esempio che √ ∂ ∂ = Rλ ∂α ∂λ la (3.112) può essere risritta come [℘ (γ) − ℘ (β)] ∂2Φ ∂2Φ ∂2Φ + [℘ (α) − ℘ (γ)] + [℘ (β) − ℘ (α)] =0 ∂α2 ∂β 2 ∂γ 2 (3.113) dove ℘(u), u = α, β, γ è la funzione ellittica di Weierstrass. Applicando alla (3.113) il metodo della separazione delle variabili, è possibile cercare per il potenziale una soluzione del tipo Φ = L(α)M (β)N (γ). In particolare, sostituendo quest’ultima nella (3.113), dopo una serie di passaggi algebrici si ricava che le funzioni L, M, N soddisfano l’equazione differnziale di Lamé. d2 R(u) − [m (m + 1) ℘ (u) − p] R (u) = 0 (3.114) du2 dove u = α, β, γ e R = L, M, N . In particolare, se R0 (u) è una soluzione dell’equazione differenziale (3.115), il prodotto R0 (α)R0 (β)R0 (γ) è un polinomio di grado m, nelle coordinate cartesiane, soluzione della (3.113). Si può inoltre dimostrare che per ogni m esistono p = 2m + 1 di tali polinomi detti funzioni di Lamè. Tornando al problema dell’ellissoide dielettrico, si ipotizzi che i suoi assi principali coincidano con gli assi del sistema di riferimento cartesiano. In questa ipotesi, il centro dell’ellissoide coincide con l’origine del sistema di riferimento cartesiano e di conseguenza la superficie dell’ellissoide dielettrico coincide con la superficie coordinata che si ottiene ponendo λ = 0 nella (3.109). Essendo il campo elettrico esterno diretto lungo l’asse x, il potenziale Φ0 del sistema non perturbato sarà esprimibile, nel sistema di riferimento cartesiano, come una funzione dipendente solo dalla variabile x. Considerando invece le formule di trasformazione delle coordinate ellissoidali in quelle cartesiane [( )( )( ) ]1/2 λ + a2 µ + a2 υ + a2 x=± (b2 − a2 ) (c2 − a2 ) [( )( )( ) ]1/2 λ + b2 µ + b2 υ + b2 y=± (c2 − b2 ) (a2 − b2 ) [( )( )( ) ]1/2 λ + c2 µ + c2 υ + c2 z=± (a2 − c2 ) (b2 − c2 ) Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 83 il potenziale Φ0 è dato dalla relazione )( )( ) ]1/2 ( )1/2 λ + a2 µ + a2 υ + a2 Φ0 = −Ea,x x = −Ea,x = −Ea,x P (µ, υ) λ + a2 2 2 2 2 (b − a ) (c − a ) (3.115) L’introduzione dell’ellissoide dielettrico all’interno del campo elettrico uniforme può essere pensata come a una perturbazione del campo uniforme. Inoltre, considerata la particolare geometria del sistema, si può verificare se sono ammissibili delle superfici equipotenziali ellissoidali. Tale ipotesi equivale a considerare che la perturbazione possa essere modellizzata per mezzo di una funzione potenziale della sola λ. Pertanto, si può immaginare una soluzione del tipo [( Φ = Φ0 + Φ0 F (λ) (3.116) dove Φ0 è il potenziale del sistema non perturbato, Φ0 F (λ) è la perturbazione incognita del potenziale causata dall’introduzione dell’ellissoide dielettrico. Nella funzione Φ0 F (λ) la dipendendenza dalle variabili µ e υ è espressa dalla funzione P (µ, υ) e di conseguenza le condizioni al contorno sono soddisfatte per λ = 0 e µ, υ arbitrari. Considerando, la funzione Φ0 F (λ) si ha: ( ) ( ) ) ( ∂ ∂Φ ∂R (λ) ∂Φ0 ∂ 2 Φ0 ∂Φ0 ∂R (λ) R (λ) = + R (λ) Φ0 + 2 R (λ) F ′ + F+ ∂λ ∂λ ∂λ ∂λ ∂λ2 ∂λ ∂λ + Φ0 R (λ) F ′′ ( ) ( ) ∂ ∂Φ0 ∂R (λ) ∂Φ0 = R (λ) F+ Φ0 + 2 R (λ) F ′ + Φ0 R (λ) F ′′ ∂λ ∂λ ∂λ ∂λ (3.117) ∂ ∂µ ( ) ( ( ) ) ∂Φ ∂R (µ) ∂Φ0 ∂ 2 Φ0 ∂Φ0 ∂ R (µ) = + R (µ) R (µ) F F = ∂µ ∂µ ∂µ ∂µ2 ∂µ ∂µ (3.118) ∂ ∂υ ( ) ( ) ( ) ∂Φ ∂R (υ) ∂Φ0 ∂ 2 Φ0 ∂ ∂Φ0 R (υ) = + R (υ) R (υ) F F = ∂υ ∂υ ∂υ ∂υ 2 ∂υ ∂υ (3.119) e sostituendo (3.117)–(3.119) in (3.112) si ottiene [ ( ) ( ) ∂Φ0 4R (µ) ∂ ∂Φ0 R (λ) + R (µ) + ∂λ (µ − υ) (λ − µ) ∂µ ∂µ ( )] 4R (υ) ∂ ∂Φ0 R (υ) F+ (υ − λ) (µ − υ) ∂υ ∂υ [( ) ] 4R (λ) ∂R (λ) ∂Φ0 + Φ0 + 2 R (λ) F ′ + Φ0 R (λ) F ′′ = 0 (λ − µ) (υ − λ) ∂λ ∂λ ∂ 4R (λ) (λ − µ) (υ − λ) ∂λ Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 84 da cui, considerando che anche Φ0 deve soddisfare la (3.112), si ricava in definitiva l’equazione differenziale ordinaria per la funzione F ) ( ∂Φ0 ∂R (λ) ′′ Φ0 + 2 R (λ) F ′ = 0 Φ0 R (λ) F + ∂λ ∂λ o equivalentemente F ′′ + ( R′ Φ′ +2 0 R Φ0 ) F′ = 0 (3.120) dove R′ , F ′ , Φ′0 , F ′′ sono le derivate totali fatte rispetto a λ. Inoltre, dalla relazione d R′ Φ′ +2 0 = (ln R (λ) + 2 ln Φ0 ) R Φ0 dλ e considerando la (3.115), si ricava ( )) [ ( )] R′ Φ′ d ( d +2 0 = ln R (λ) + 2 ln P (µ, υ) + ln λ + a2 = ln R (λ) λ + a2 R Φ0 dλ dλ Sostituendo quanto ottenuto nella (3.120) si ottiene in definitiva per F la seguente equazione differenziale [ ( )] d2 F dF d + ln R (λ) λ + a2 = 0 2 dλ dλ dλ che ammette le soluzioni ∫ ∞ F (λ) = c1 λ F (λ) = cost (s + a2 ) √ ds (s + a2 ) (s + b2 ) (s + c2 ) (3.121) (3.122) (3.123) dove il limite di integrazione superiore è scelto in modo che il potenziale dovuto alla perturbazione sia nullo per λ → ∞. All’esterno dell’ellissoide dielettrico è possibile utilizzare la (3.122). All’interno dell’ellissoide invece non può essere utilizzata la stessa funzione in quanto non soddisfa la condizione secondo cui il campo deve essere finito all’interno di tutto il volume dell’ellissoide. Infatti, si può dimostrare che, ipotizzando una soluzione del tipo (3.122), quando λ = −c2 (superficie interna all’ellissoide) l’intensità del campo diventa infinita. Di conseguenza, l’unica soluzione plausibile è la (3.123) e perciò all’interno dell’ellissoide va cercato un potenziale del tipo Φ = c2 Φ0 (3.124) dove c2 è una costante da calcolare. Tale conclusione conduce a definire una regola generale per cui ogni ellissoide con una relazione qualsiasi relazione tra i semiassi a, b, c crea al suo interno un campo uniforme. Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 85 Per il calcolo di c1 e c2 è necessario utilizzare le condizioni di continuità del potenziale e della componente normale dell’induzione elettrica sulla superficie dell’ellissoide (λ = 0). In particolare, si ha c2 Φ0 (0) = Φ0 (0) (1 + F (0)) ϵ1 c2 Φ′0 (0) = ϵ2 Φ′0 (0) (1 + F (0)) + ϵ2 Φ0 (0) F ′ (0) Detto Nx il fattore di depolarizzazione lungo x ∫ abc ∞ ds √ Nx = 2 0 (s + a2 ) (s + a2 ) (s + b2 ) (s + c2 ) (3.125) e comparando (3.125) con (3.122) si ricava F (0) = 2c1 Nx /(abc). Osservando inoltre che F ′ (0) = −c1 /(a3 bc) e che Φ0 (0) /Φ′0 (0) = 2a2 le precedenti equazioni possono essere riformulate nella forma 2c1 Nx ) (abc 2ϵ2 c1 2c1 Nx − ϵ1 c 2 = ϵ2 1 + abc abc c2 = 1 + che è un sistema lineare di due equazioni le cui soluzioni c1 e c2 sono: abc (ϵ1 − ϵ2 ) 2 [ϵ2 + Nx (ϵ1 − ϵ2 )] ϵ2 c2 = ϵ2 + Nx (ϵ1 − ϵ2 ) c1 = − (3.126) (3.127) Per l’intensità del campo all’interno dell’ellissoide si ha invece Eint,x = −∇Φ = −c2 ∇Φ0 = c2 Ea,x = ϵ2 Ea,x ϵ2 + Nx (ϵ1 − ϵ2 ) (3.128) Quando invece il campo elettrico è diretto lungo y e z è possibile ottenere gli stessi risultati ricavati in precedenza e in particolare con abc Ny = 2 abc Nz = 2 ϵ2 Ea,y ϵ2 + Ny (ϵ1 − ϵ2 ) ϵ2 Ea,z = ϵ2 + Nz (ϵ1 − ϵ2 ) Eint,y = (3.129) Eint,z (3.130) ∫ ∞ (s + b2 ) 0 ∫ 0 ∞ √ ds (s + a2 ) (s + b2 ) (s + c2 ) ds √ 2 (s + c ) (s + a2 ) (s + b2 ) (s + c2 ) (3.131) (3.132) Di conseguenza quando il campo elettrico applicato non è parallelo a nessuno degli assi dell’ellissoide, è possibile sviluppare il campo lungo i tre assi dell’ellissoide e ricavare il Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 86 campo elettrico interno come la risultante della sovrapposizione dei tre campi generati da ogni singola componente. Anche in questo caso il campo all’interno dell’ellissoide resta uniforme ma, in generale, non è più parallelo al campo elettrico esterno. I fattori di depolarizzazzione Nx , Ny , Nz lungo gli assi x, y, z godono delle seguenti proprietà: 1. dipendono solo dalla forma dell’ellissoide e non dal suo volume; 2. sono tutti numeri positivi; 3. sono tali che Nx + Ny + Nz = 1; 4. nessuno di essi può superare l’unità; 5. se a > b > c allora Nx < Ny < Nz . Nel caso particolare di una sfera, essendo a = b = c, è chiaro che Nx = Ny = Nz = 1/3. Per un cilindro avente asse coincidente con l’asse x, essendo a → ∞, si ha Nx = 0 e Ny = Nz = 1/2. Infine, per una lastra piana, essendo a, b → ∞, risulta Nx = Ny = 0 e Nz = 1. Sferoide prolato (a > b = c). tra i fuochi e l’asse maggiore Definita l’eccentricità e come il rapporto tra la distanza √ e= 1− ( c )2 a (3.133) si ha [ ( ) ] 1 − e2 1 1+e Nx = ln −1 e2 2e 1−e 1 Ny = Nz = (1 − Nx ) 2 (3.134) (3.135) e se lo sferoide è vicino ad una sfera e ≪ 1 si ha approssimativamente 1 2 − e2 3 15 1 1 N y = N z ≈ + e2 3 15 Nx ≈ Sferoide oblato (a = b > c). In questo caso si ha √( √( )[ )] 1 1 − e2 1 − e2 π 1 − e2 Nx = Ny = 2 − arctan − 2e e2 2 e2 2e2 Nz = Ing. Luciano Mescia 1 (1 − Nz ) 2 (3.136) (3.137) 3.2. Campo elettrico interno 87 Sferoide oblato Sferoide prolato Fattore di depolarizzazione 1 0.8 N z 0.6 Sfera Ny=Nz 0.4 0.2 Nx=Ny 0 0 0.2 0.4 Nx 0.6 0.8 1 0.8 0.6 Rapporto semiassi c/a 0.4 0.2 0 Figura 3.16: Fattore di depolarizzazione per uno sferoide dielettrico. e se lo sferoide è vicino ad una sfera e ≪ 1 si ha approssimativamente 1 2 + e2 3 15 1 1 Nx = Ny ≈ − e2 3 15 Nz ≈ In figura 3.16 è rappresentato l’andamento del fattore di depolarizzazione di un ellissoide dielettrico al variare del rapporto tra i semiassi c/a. Si osservi che, rispetto al caso della sfera, lo sferoide prolato presenta variazioni nei fattori di depolarizzazione meno marcate di quelle dell’ellissoide oblato. Polarizzabilità dell’ellissoide dielettrico. Per punti a grande distanza dall’ellissoide dielettrico si ha che almeno una delle coordinate x, y, z è grande. Di conseguenza, a2 , b2 , c2 nella (3.109) sono trascurabili e r2 = x2 + y 2 + z 2 ≈ λ. Perciò ∫ ∞ ∫ ∞ ds ds 2 √ ≈ = 3 5/2 2 3r (s + a2 ) (s + b2 ) (s + c2 ) λ (s + a ) r2 s e per il potenziale associato alla perturbazione abbiamo Φ0 F = − V Ea,x (ϵ1 − ϵ2 ) ϵ2 2Ea,x c1 x x = 3 r3 4πϵ2 [ϵ2 + Nx (ϵ1 − ϵ2 )] r3 (3.138) dove V = 4πabc/3 è il volume dell’ellissoide. Pertanto, se ne deduce che a grande distanza l’ellissoide è equivalente a un dipolo con momento di dipolo px px = Ing. Luciano Mescia V (ϵ1 − ϵ2 ) ϵ2 Ea,x = αx Ea,x ϵ2 + Nx (ϵ1 − ϵ2 ) (3.139) 3.2. Campo elettrico interno 88 Polarizzabilità normalizzata media 14 Disco 12 10 8 Spillo 6 4 2 Sfera 0 −2 −4 −3 10 −2 10 −1 0 1 10 10 10 Contrasto dielettrico 10 2 10 3 Figura 3.17: Polarizzabilità elettrica media di un ellissoide dielettrico al variare del contrasto dielettrico per tre differenti tipologie di ellissoide: sfera Nx = Ny = Nz = 1/3, ellissoide schiacciato tipo disco Nx = 0.9, Ny = Nz = 0.05, ellissoide allungato tipo spillo Nx = 0.05, Ny = Nz = 0.475. dove αx = V (ϵ1 − ϵ2 ) ϵ2 ϵ2 + Nx (ϵ1 − ϵ2 ) (3.140) è la polarizzabilità dell’ellissoide nella direzione x. Inoltre le corrispondenti espressioni per le componenti y e z sono V (ϵ1 − ϵ2 ) ϵ2 ϵ2 + Ny (ϵ1 − ϵ2 ) V (ϵ1 − ϵ2 ) ϵ2 αz = ϵ2 + Nz (ϵ1 − ϵ2 ) αy = (3.141) (3.142) Considerando la polarizzabilità elettrica normalizzata si ha: x−1 1 + Nx (x − 1) x−1 αy = 1 + Ny (x − 1) x−1 αz = 1 + Nz (x − 1) αx = (3.143) (3.144) (3.145) da cui, considerando ad esempio αx , si osserva che il fattore di depolarizzazione influenza molto la polarizzabilità normalizzata. Infatti, per i due casi estremi risulta αx = −1/(1− Nx ), per x = 0, e αx = 1/Nx per, x → ∞. Di conseguenza, utilizzando ellissoidi molto schiacciati, è possibile progettare mezzi dielettrici caratterizzati da una elevata permittività elettrica efficace. Come anticipato in precedenza, quando il campo elettrico applicato non è perpendicolare a nessuno degli assi dell’ellissoide è possibile applicare il Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 89 principio di sovrapposizione degli effetti e ricondurre il problema ad uno più semplice in cui si considerano le componenti del campo elettrico lungo gli assi ortogonali x, y, z e cioé E = (E cos α, E cos β, E cos γ) dove α, β, γ sono rispettivamente gli angoli che il vettore del campo elettrico forma con gli assi x, y, z (coseni direttori). Di conseguenza, per un ellissoide avente una orientazione casuale è possibile definire un momento di dipolo p = px + py + pz = αx Ea,x + αy Ea,y + αz Ea,z la cui componente lungo la direzione del campo elettrico applicato è data dalla relazione ( ) p′ = px cos α + py cos β + pz cos γ = E αx cos2 α + αy cos2 β + Eαz cos2 γ e il valor medio è ⟨ ′⟩ ⟨ ⟩ p = ⟨α⟩ E = E αx cos2 α + αy cos2 β + αz cos2 γ ⟨ ⟩ ⟨ ⟩ ⟨ ⟩ = Eαx cos2 α + Eαy cos2 β + Eαz cos2 γ E ∑ = αi 3 i=x,y,z da cui è possibile definire la polarizzabilità elettrica media ⟨α⟩ = 1 ∑ αi 3 (3.146) 1 ∑ αi 3 (3.147) i=x,y,z o equivalentemente ⟨α⟩ = i=x,y,z Dalla (3.147) si osserva che la polarizzabilità media è fortemente influenzata dalla forma dell’ellissoide, e la figura 3.17 illustra gli andamenti della polarizzabilità media al variare del contrasto dielettrico per tre differenti forme. In particolare, si osserva che le inclusioni aventi forma diversa da quella sferica sono caratterizzate da una più accentuata risposta dielettrica. Più precisamente, fissata la quantità di materiale dielettrico, la forma sferica crea il più piccolo momento di dipolo e ogni deviazione da questa forma ‘minima’ incrementa la sua polarizzabilità. 3.2.4 Campo elettrico locale nei materiali non polari Per poter ricavare la relazione esistente tra le grandezze macroscopiche, come la costante dielettrica, con le caratteristiche molecolari, come la polarizzabilità molecolare, è importante ricavare la relazione tra il campo elettrico macroscopico e il campo elettrico locale o interno, Eloc , che effettivamente agisce su una singola molecola. Considerando una descrizione macroscopica in cui il dielettrico è trattato come un continuo, il campo elettrico Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 90 macroscopico in un punto interno del dielettrico può essere definito come il valore medio, in un piccolo elemento di volume di materiale che racchiude il punto considerato, del campo microscopico. Tale scelta, può essere giustificata considerando che il dielettrico è assimilabile a un continuo caratterizzato da una grandezza macroscopica come il vettore polarizzazione. Da considerazioni fatte nel caso del vuoto, tale valore può essere ricavato calcolando il valor medio nel tempo e nello spazio del rapporto tra la forza agente su una carica sonda posta nel punto di osservazione e la carica stessa. Quest’ultima deve essere abbastanza piccola da non perturbare macroscopicamente la distribuzione delle sorgenti e allo stesso tempo estesa a sufficienza affinché la forza agente su di essa possa essere pensata come un’azione mediata in un intorno del punto. Affinché tali condizioni siano verificate, è opportuno ricondursi alla misura del campo in una cavità di forma opportuna praticata nel mezzo. A tale scopo sarà considerata per semplicità una cavità di forma sferica visto che nel caso di forme arbitrarie non è possibile ottenere relazioni di tipo analitico. Nelle ipotesi in cui gli atomi e molecole possono essere immaginati come dipoli, il campo che agisce su una molecola deve essere valutato in assenza della molecola stessa e ipotizzando che l’operazione di rimozione non perturbi l’ambiente circostante. Pertanto, esso può essere pensato uguale a quello calcolato al centro di una cavità sferica, ottenuta rimuovendo una sfera di dielettrico contenente la molecola, e considerando che il nuovo sistema (dielettrico cavo) mantenga i valori della polarizzazione macroscopica preesistente. In questa schematizzazione, l’ipotesi di continuità del mezzo è un’approssimazione accettabile limitatamente al contributo dato al campo dalle molecole lontane da quella considerata. Di conseguenza, affinché la stessa approssimazione valga anche al centro della cavità è necessario che il suo raggio sia sufficientemente grande. In ogni caso, resta sempre da considerare il contributo delle molecole contenute nel volume occupato dalla sfera. Per fare questo è necessario posizionarle nella posizione che compete loro nella cavità e conteggiare i loro contributi nel centro. In particolare, indicando con E0 il campo al centro della cavità vuota e con Ep quello dovuto alle molecole contenute nel volume si ha: Eloc = E0 + Ep (3.148) Si precisa che il campo E0 non deve essere confuso con il campo prodotto in un dielettrico cavo in presenza di un campo uniforme, visto che bisogna considerare anche l’effetto della polarizzazione. A tale scopo, per ricavare l’espressione di E0 è possibile usare il principio di sovrapposizione degli effetti, come illustrato in figura 3.18. Se le dimensioni della cavità sono piccole, la polarizzazione P nel dielettrico rimane invariata anche quando è presente la cavità, e di conseguenza anche il suo contributo al campo elettrico rimane invariato. In queste ipotesi, la polarizzazione nella zona di dielettrico in cui si vuole praticare la cavità è uniforme e parallela al campo elettrico macroscopico E all’interno del dielettrico. Di conseguenza, il campo elettrico E può essere ottenuto come somma vettoriale tra il campo elettrico nella cavità E0 e il campo eletttrico Esp della sfera di materiale dielettrico che è stata tolta dalla cavità E = E0 + Esp Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 91 E P E P E0 P Esp Figura 3.18: Calcolo del campo elettrico locale da cui E0 = E + P 3ϵ0 (3.149) dove la (3.149) è stata ricavata tenendo conto della (3.88), e cioé del campo elettrico prodotto da una sfera uniformemente polarizzata. Si osservi che il campo elettrico macroscopico E0 al centro della cavità è più intenso di quello del campo preesistente E visto che sulla superficie sferica della cavità c’è una distribuzione di cariche di polarizzazione che contribuisce attivamente al campo nella cavità. Per il calcolo di Ep si può dimostrare che esso risulta nullo qualora siano verificate le seguenti ipotesi: • la creazione della cavità non disturba lo stato di polarizzazione del materiale circostante; • i dipoli molecolari sono tutti orientati ma distribuiti casualmente nella cavità Quest’ultimo risultato può essere applicato senza commettere grossi errori ai gas e liquidi non polari cosı̀ come ai solidi in cui tutti i dipoli sono uguali e disposti secondo una struttura cristallina cubica. Nel caso di reticoli cristallini cubici composti da atomi diversi non sempre risulta Ep = 0, mentre per strutture cristalline complesse aventi atomi di natura diversa nella struttura in genere Ep non è nullo. I dielettrici di interesse pratico, e che saranno quindi esaminati, sono quelli per cui Ep = 0 e perciò per essi vale la relazione Eloc = E + P 3ϵ0 (3.150) che consente di legare il campo elettrico che agisce su una molecola all’interno del dielettrico con il campo elettrico macroscopico. Tale equazione prende il nome di relazione di Lorentz. 3.2.5 Equazione di Clausius-Masotti Come detto in precedenza, in un dato materiale la relazione tra momento di bipolo molecolare medio e campo elettrico efficace è data dalla (3.5). Considerando i dielettrici Ing. Luciano Mescia 3.2. Campo elettrico interno 92 per cui è possibile definire una polarizzabilità molecolare α, si ha che ⟨Pmol ⟩ = αEloc e quindi la polarizzabilità molecolare è data dalla relazione P = N αEloc (3.151) Sostituendo la (3.151) nella (3.150) si ricava Eloc = E + da cui Eloc = N αEloc 3ϵ0 1 E Nα 1− 3ϵ0 (3.152) (3.153) Sostituendo la (3.153) nella (3.151) si ottiene una relazione lineare tra P e il campo eletrico macroscopico E Nα P= E = ϵ0 χE (3.154) Nα 1− 3ϵ0 da cui si ricava che la suscettività χ è data da χ = ϵr − 1 = N α/ϵ0 1 − N α/3ϵ0 (3.155) Ricordando che ϵ = ϵ0 ϵr , dalla (3.155) si ricava in definitiva ϵ = ϵ0 o anche 3 + 2N α/ϵ0 3 − N α/ϵ0 ϵr − 1 Nα = 3ϵ0 ϵr + 2 (3.156) (3.157) che è nota come equazione di Clausius-Masotti. Se inoltre si considera il numero di Avogadro N0 definito come NM N0 = ρ dove M e ρ indicano rispettivamente il peso atomico o molecolare e la densità del materiale, la (3.157) può essere espressa come N0 α M ϵr − 1 = 3ϵ0 ρ ϵr + 2 (3.158) Inoltre, sostituendo la (3.157) nella (3.153) si ottiene Eloc = che è chiamato anche campo di Lorentz. Ing. Luciano Mescia ϵr + 2 E 3 (3.159) 3.2. Campo elettrico interno 93 Le (3.157)–(3.158) permettono di ricavare la polarizzabilità molecolare in funzione di quantità determinabili sperimentalmente (prmittività dielettrica e numero di atomi o molecole per unità di volume). Esse sono abbastanza accurate per i gas, e meno affidabili per i liquidi non polari e solidi a struttura semplice soprattutto se essi presentano un elevato valore di costante dielettrica. Per i liquidi polari e solidi più complessi esse forniscono risultati molto approssimativi in quanto il campo elettrico Ep è sicuramente diverso da zero. Se N α/3ϵ0 < 1 la (3.153) può essere espressa come [ ] ( ) Nα Nα 2 Eloc = 1 + + + ... E (3.160) 3ϵ0 3ϵ0 e da cui si osserva che se N α/3ϵ0 ≪ 1, il campo elettrico efficace coincide con il campo interno e la suscettività è data semplicemente dal prodotto tra la polarizzabilità molecolare e la densità di molecole. Tale situazione si presta molto bene alla descrizione dei gas rarefatti per i quali una misura della suscettività fornisce il modo di ricavare la polarizzabilità α delle molecole del gas. In caso contrario, la (3.160) fornisce una valore del campo elettrico efficace maggiore di quello interno e un aumento della suscettività in quanto la mutua interazione tra le molecole del materiale polarizzato tende a rinforzare la polarizzazione macroscopica, a parità di campo macroscopico E. Infine, quando N α/3ϵ0 → 1 la suscettività tende a infinito e, dalla (3.156), quando la densità ρ supera il valore critico ρc = 3M ϵ0 /N0 α il valore della costante dielettrica relativa assume valore negativi. Infine, per un materiale dielettrico composto da atomi o molecole di diverso tipo l’equazione di Clausuis-Masotti può essere generalizzata come ϵr − 1 1 ∑ N k αk = 3ϵ0 ϵr + 2 (3.161) k dove k è il numero di specie differenti. 3.2.6 Equazione di Lorentz-Lorentz La risposta della struttura microscopica della materia ad un campo eletrico esterno non è istantanea in quanto occorre un certo tempo affinché si instauri il bipolo indotto. Tale fenomeno ha come effetto una perdita di energia e pertanto potrebbe essere tenuto in conto considerando che nell’equazione di Clausius-Masotti sia la permittività sia la polarizzabilità sono dei numeri complessi. Sfortunatamente, tale modello non decrive molto bene la realtà in quanto trascura la dipendenza dei vari parametri dalla frequenza. L’equazione di Clausius-Masotti può essere usata anche per i materiali costituiti da molecole dipolari purché la frequenza del segnale applicato sia tale che la polarizzazione per orientamento non è in grado di seguire le variazioni temporali del campo, e che la polarizzazione atomica e molecolare non siano trascurabili. Nel campo delle frequenze ottiche sono verificati tali requisiti e pertanto ponendo ϵr = n2 , dove n è l’indice di rifrazione del mezzo, le equazioni (3.157) e (3.158) possono essere scritte nella forma di Ing. Luciano Mescia 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici Lorentz-Lorentz 94 Nα n2 − 1 = 2 3ϵ0 n +2 (3.162) N0 α M n2 − 1 = 3ϵ0 ρ n2 + 2 (3.163) Se ϵr∞ indica la costante dielettrica relativa a frequenze molto elevate, dove sono predominanti i fenomeni di polarizzazione elettronica e ionica, e ϵrs indica la costante dielettrica in condizioni statiche, dove sono presenti tutti i fenomeni di polarizzazione (elettronica, ionica e per orientamento), la formula di Clausius-Masotti diventa ϵr∞ − 1 N (αe + αi ) = ϵr∞ + 2 3ϵ0 (3.164) ϵrs − 1 N (αe + αi + αo ) = ϵrs + 2 3ϵ0 (3.165) Sostituendo la (3.164) nella (3.165) si ottiene ϵrs − 1 ϵr∞ − 1 N αo − = ϵrs + 2 ϵr∞ + 2 3ϵ0 da cui si ricava immediatamente ϵrs − ϵr∞ N αo = (ϵrs + 2) (ϵr∞ + 2) 9ϵ0 (3.166) Dalla (3.166) si osserva che tramite due misure della costante dielettrica relativa, una ad alta frequenza e l’altra con campo elettrico statico, è possibile ricavare la polarizzabilità molecolare per orientamento e di conseguenta anche quello della somma della polarizzabilità elettronica e ionica. Inoltre, effettuando misure a differenti temperature è possibile ricavare αo e, se è valida la (3.56), il momento di dipolo molecolare in funzione della temperatura. 3.3 Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici Un problema molto importante da affrontare riguarda lo studio dei fenomeni associati all’applicazione di un campo elettrico su una sostanza costituita da componenti aventi proprietà elettriche differenti. Nel caso più generale, l’analisi è abbastanza complessa in quanto richiede l’utilizzo di sofisticate tecniche matematiche e di ingenti risorse computazionali. Notevoli semplificazioni possono invece essere ottenute nel momento in cui si prendono in considerazione miscele a dispersione fine come ad esempio emulsioni o miscele di polveri. In questi casi, la risposta all’eccitazione elettrica può essere modellata considerando un campo elettrico che è la media su un volume grande rispetto alle eterogenità. Di conseguenza, rispetto al campo medio, la miscela è assimilabile a un mezzo omogeneo e isotropo che è caratterizzato da un valore efficace della permittività Ing. Luciano Mescia 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 95 elettrica. Sotto questa ipotesi, è possibile fare predizioni circa le proprietà dielettriche macroscopiche della miscela per mezzo di formule algebriche che esprimono la permittività elettrica efficace in funzione della permittività elettrica, della frazione volumetrica e della forma dei singoli costituenti. Nel seguito saranno analizzate le miscele discrete, sostanze in cui delle inclusioni omogenee sono presenti all’interno di un mezzo omogeneo, e in particolare quelle composte da due sole fasi. Nel caso in cui le dimensioni dell’inclusione sono piccole rispetto alla lunghezza d’onda del campo elettrico è lecito ipotizzare una eccitazione statica. Di conseguenza, la perturbazione sul campo elettrico dovuta alla presenza dell’inclusione può essere modellata, con un’approssimazione del primo ordine, per mezzo di un bipolo elettrico. In generale, non è facile stabilire il valore massimo della frequenza al di sopra del quale il concetto di permittività elettrica efficace perde di validità. Molto spesso è comunque utilizzata una regola generale in cui si stabilisce che la dimensione massima delle inclusioni non deve essere superiore a dieci volte la lunghezza d’onda del campo elettrico nel mezzo efficace. La derivazione della formula generale della permittività elettrica efficace di un sistema è basata sull’utilizzo delle proprietà di trasporto di una miscela. Nel caso più generale di una miscela continua, il valore medio dell’induzione elettrica è legato al valore medio del campo elettrico dalla relazione: ⟨D⟩ = ϵef f ⟨E⟩ (3.167) con ∫ 1 EdV ⟨E⟩ = V ∫ 1 ⟨D⟩ = ϵEdV V Se invece è presente un numero finito di inclusioni omogenee, caratterizzate da una permittività elettrica ϵj e una frazione volumetrica fj , si ha: ∑ ⟨E⟩ = fm Em + fj Ej j ⟨D⟩ = fm ϵm Em + ∑ fj ϵj Ej j dove fm , ϵm e Em = Ea sono rispettivamente la frazione volumetrica, la permittività e il campo elettrico del mezzo in cui sono disperse le inclusioni, fj , ϵj e Ej sono rispettivamente la frazione volumetrica, la permittività e il campo elettrico interno delle inclusioni. Ipotizzando ancora che tutte le particelle delle inclusioni sono isotrope, hanno dimensioni molto minori della lunghezza d’onda e la loro concentrazione volumetrica è piccola, è possibile considerare che esse si trovano in un campo esterno coincidente con il campo medio e di conseguenza, sostituendo le ultime relazioni nella (3.167), si ricava in definitiva la relazione ∑ ∑ fj Ej (3.168) fm ϵm Em + fj ϵj Ej = ϵef f fm Em + j Ing. Luciano Mescia j 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 96 Considerando inoltre che all’interno della singola particella isotropa si stabilisce un campo elettrico proporzionale al campo elettrico esterno omogeneo Ej = βj Ea (3.169) è possibile calcolare ϵef f in forma genearale a meno di termini di ordine superiore ∑ fm ϵm + j fj βj ϵj ∑ (3.170) ϵef f = fm + j fj βj con fm + ∑ fj = 1 (3.171) j da cui si osserva che il problema teorico è ricondotto alla determinazione della costante di proporzionalità βj . 3.3.1 Formula di Maxwell-Garnet Sfere dielettriche. Per una miscela composta da j tipi di inclusioni costituite da piccole sfere di permittività elettrica ϵj , raggio Rj e volume Vj immerse all’interno di un dielettrico con permittività ϵm si ha: βj = 3ϵm ϵj + 2ϵm (3.172) Dalla (3.171), si ha fm + ∑ fj βj = 1 − j ∑ j =1− ∑ j e fm ϵm + ∑ fj + ∑ fj βj = 1 − j fj (1 − βj ) = 1 − j fj βj ϵj = ϵm 1 − j ( fj 1 − 3ϵm ϵj + 2ϵm ) (3.173) ∑ j fj + ∑ fj βj ϵj = ϵm − j ∑ j fj (ϵm − βj ϵj ) ( ) ∑ ϵj − ϵm 3ϵm ϵj = ϵm − fj ϵm − = ϵm + 2ϵm fj ϵj + 2ϵm ϵj + 2ϵm j j ∑ ϵj − ϵm ∑ ϵj − ϵm = ϵm − ϵm fj + 3ϵm fj ϵj + 2ϵm ϵj + 2ϵm j j ∑ ϵj − ϵm ∑ ϵj − ϵm + 3ϵm = ϵm 1 − fj fj (3.174) ϵj + 2ϵm ϵj + 2ϵm ∑ j Ing. Luciano Mescia ∑ ϵj − ϵm fj ϵj + 2ϵm j ∑ j 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 97 e sostituendo (3.173)–(3.174) in (3.170) si ricava in definitiva ∑ ϵef f ϵj − ϵm j fj ϵj + 2ϵm N = ϵm + 3ϵm = ϵm + 3ϵm ∑ ϵj − ϵm D 1 − j fj ϵj + 2ϵm (3.175) Manipolando ancora la (3.175) si ottiene ϵef f − ϵm + 3ϵm − 3ϵm = 3ϵm N D e osservando che N + D = 1 ϵef f + 2ϵm ( ) N 3ϵm = = 3ϵm 1 + D D da cui si ricava in definitiva ∑ ϵj − ϵm ϵef f − ϵm fj = ϵef f + 2ϵm ϵj + 2ϵm (3.176) j La (3.175) e (3.176) sono rispettivamente la formula di Maxwell-Garnet e la formula di Rayleight per le miscele. Infine, manipolando opportunamente la (3.176), si ricava ancora ∑ ϵj − ϵm 1 + 2 j fj ϵj + 2ϵm ϵef f = ϵm (3.177) ∑ ϵj − ϵm 1 − j fj ϵj + 2ϵm Nel caso particolare di una miscela binaria in cui un mezzo di permittività elettrica ϵm contiene inclusioni sferiche di permittività elettrica ϵ1 e frazione volumetrica f si ha ϵ1 − ϵm ϵ1 + 2ϵm − f (ϵ1 − ϵm ) (3.178) ϵ1 − ϵm ϵ1 + 2ϵm ϵ1 − ϵm 1−f ϵj + 2ϵm (3.179) ϵef f − ϵm ϵ1 − ϵm =f ϵef f + 2ϵm ϵ1 + 2ϵm (3.180) ϵef f = ϵm + 3f ϵm 1 + 2f ϵef f = ϵm Dalle (3.178)–(3.181) si vede che se f → 0 (assenza di sfere dielettriche) si ha ϵef f → ϵm , mentre se f → 1 (il mezzo è composto da sole sfere dielettriche) risulta ϵef f → ϵ1 . Osservando inoltre che per qualunque valore di permittività vale ϵ1 − ϵm <1 x=f ϵ1 + 2ϵm Ing. Luciano Mescia 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 98 la (3.179) è esprimibile in termini di una serie di potenze in x (∞ ) ∞ ∞ ∑ ∑ ∑ ( ) ϵef f = ϵm (1 + 2x) xn = ϵm xn + 2xn+1 = ϵm 1 + 3x + 3x2 + . . . n=0 da cui ϵef f n=0 n=0 ϵ1 − ϵm = ϵm + 3f ϵm + 3f 2 ϵm ϵ1 + 2ϵm ( ϵ1 − ϵm ϵ1 + 2ϵm )2 + ... (3.181) La formula di Maxwell-Garnet può anche essere vista come una generalizzare dell’equazione di Clausius-Masotti. Infatti, Sostituendo ϵ0 con ϵm nella (3.156) si ha ϵef f = ϵm 3 + 2N α/ϵm 3 − N α/ϵm (3.182) Osservando inoltre che, per i punti esterni alla sfera, ogni singola sfera è equivalente a un dipolo elettrico avente momento di dipolo equivalente α = 3ϵ1 V ϵ1 − ϵm ϵ1 + 2ϵm (3.183) dalla sostituzione della (3.183) nella (3.182) si ricava in definitiva ϵef f = ϵm ϵ1 − ϵm 1 + 2f y = ϵm + 3f ϵm 1 − fy ϵ1 + 2ϵm − f (ϵ1 − ϵm ) (3.184) dove f = N V la frazione di volume occupata dalle sfere e y= ϵ1 − ϵm ϵ1 + 2ϵm (3.185) Una differente interpretazione della permittività equivalente ϵef f considera l’ugualianza tra i potenziali generati, in un punto P, da una sfera di raggio Ra e da n piccole sfere di raggio R contenute all’interno della sfera di raggio Ra (vedi figura 3.19). Infatti, nell’ipotesi che il punto P sia molto distante dalla sfera di raggio Ra (r ≫ Ra ), si avrà che le piccole sfere sono praticamente tutte alla stessa distanza da P e pertanto il potenziale da esse generao in P é: ) ( R 3 ϵ1 − ϵm Φ(r, θ) = −Ea cos θ r − n 2 (3.186) r ϵ1 + 2ϵm La sfera di raggio Ra produrrà in P il potenziale ( ) Ra3 ϵef f − ϵm Φ(r, θ) = −Ea cos θ r − 2 r ϵef f + 2ϵm (3.187) da cui ugualiando le due equazioni si ottiene la (3.181). Di conseguenza, se ne conclude che la permittività efficace rappresenta proprio la permittività di una sfera il cui raggio è tale che f = (nR/Ra )3 . Ing. Luciano Mescia 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 99 E0 R ε1 P r Ra εm Figura 3.19: Modello della permittività equivalente di una miscela binaria con inclusioni sferiche. Ellissoide dielettrico. Per una miscela bifasica composta da inclusioni costituite da ellissoidi di permittività elettrica ϵ1 e frazione molare f immersi all’interno di un dielettrico con permittività ϵm , la permittività efficace, nell’ipotesi in cui gli ellissoidi siano allineati lungo una direzione differente da quella del campo elettrico applicato, è anisotropa e presenta di conseguenza differenti componenti lungo le direzioni principali. In questi casi, considerando ad esempio la componente lungo l’asse x si ha βx = ϵm ϵm + Nx (ϵ1 − ϵm ) (3.188) Sostituendo (3.188) nella (3.173) si ha 1 − f (1 − βx ) = 1 − f Nx (ϵ1 − ϵm ) ϵm + Nx (ϵ1 − ϵm ) mentre sostituendo (3.188) nella (3.174) si ha ] [ (ϵ1 − ϵm ) Nx (ϵ1 − ϵm ) + f ϵm (1 − f ) ϵm + f βx ϵ1 = ϵm 1 − f ϵm + Nx (ϵ1 − ϵm ) ϵm + Nx (ϵ1 − ϵm ) da cui sostituendo in (3.170) si ottiene in definitiva la permittività efficace lungo x ϵef f,x = ϵm + f ϵm ϵ1 − ϵm ϵm + (1 − f ) Nx (ϵ1 − ϵm ) (3.189) In modo equivalente si ottengono lungo le direzioni y e z ϵ1 − ϵm ϵm + (1 − f ) Ny (ϵ1 − ϵm ) ϵ1 − ϵm = ϵm + f ϵ m ϵm + (1 − f ) Nz (ϵ1 − ϵm ) ϵef f,y = ϵm + f ϵm (3.190) ϵef f,z (3.191) Se gli ellissoidi sono orientati in modo casuale, a livello macroscopico non esiste una direzione privilegiata e di conseguenza la miscela può essere considerata isotropa. In Ing. Luciano Mescia 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 100 questo caso, per il calcolo della permittività efficace è possibile ipotizzare che la miscela sia costiuita da tre differenti tipi di inclusioni aventi permittività ϵ1 e frazione volumetrica pari a f /3, ed ogni inclusioni è costituita da ellissoidi tutti orientati lungo uno solo degli assi principali. In questo caso, la (3.173) diventa ∑ f2 + fj βj = f2 + j=x,y,z Nj (ϵ1 − ϵm ) f ∑ f ∑ (1 − βj ) = 1 − 3 3 ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) j=x,y,z j=x,y,z mentre la (3.174) f2 ϵm + ∑ j=x,y,z ∑ N (ϵ − ϵ ) f ∑ f j 1 m + fj βj ϵ1 = f2 ϵm + βj ϵ1 = ϵm 1 − 3 3 ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) j=x,y,z j=x,y,z f ∑ ϵ1 − ϵm + ϵm 3 ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) j=x,y,z che sostituite nella (3.170) consentono di ricavare ϵef f f∑ ϵ1 − ϵm 3 j=x,y,z ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) = ϵm + ϵm Nj (ϵ1 − ϵm ) f∑ 1− j=x,y,z 3 ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) (3.192) Nel caso particolare in cui le inclusioni sono molto allungate lungo una direzione (ad esempio l’asse x) è possibile approssimare gli ellissoidi con dei cilindri con asse lungo x per i quali vale Nx = 0 e Ny = Nz = 1/2. Quando invece le inclusioni sono molto schiacciate lungo una direzione (ad esempio l’asse x) è possibile approssimare gli ellissoidi con dei dischi per i quali vale Nx = 1 e Ny = Nz = 0. In questi casi, la permittività efficace è ϵ1 + 5ϵm (3 − 2f ) ϵ1 + (3 + 2f ) ϵm 2ϵ1 + ϵm = ϵm + f (ϵ1 − ϵm ) (3 − f ) ϵ1 + f ϵm ϵef f = ϵm + f (ϵ1 − ϵm ) ϵef f cilindro (3.193) disco (3.194) In figura 3.20 è rappresentato l’andamento del rapporto di suscettività elettrica (ϵef f − ϵm )/(ϵ1 − ϵm ) al variare del rapporto volumetrico f e per inclusione a forma di sfera, cilindro e disco. In particolare, si osserva che la permittività efficace dipende poco dalla forma delle inclusioni, quando il contrasto dielettrico ϵ1 /ϵm è piccolo. All’aumentare del contrasto dielettrico la permittività efficace dipende fortemente dalla forma delle inclusioni e in particolare la sfera e il cilindro sono caratterizzate rispettivamente dalla più bassa e più alte permittività efficace. E’ interessante notare che se il contrasto dielettrico è molto alto la pendenza della curva corrispondente alle inclusioni sferiche tende a zero mentre per l’inclusione a forma di cilindro e disco si hanno rispettivamente valori pari a 2/3 e 1/3. Tale fenomeno è legato al valore del fattore di depolarizzazione. Ing. Luciano Mescia 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 1 0.6 1 Sfera Cilindro Disco 0.8 (εeff−ε2)/(ε1−ε2) (εeff−ε2)/(ε1−ε2) 0.8 ε1/εm=2 0.4 0.2 0 0 0.6 Sfera Cilindro Disco ε1/εm=10 0.4 0.2 0.2 0.4 0.6 0.8 Frazione volumetrica inclusione f 0 0 1 0.2 0.4 0.6 0.8 Frazione volumetrica inclusione f (a) 1 Sfera Cilindro Disco 0.8 (εeff−ε2)/(ε1−ε2) (εeff−ε2)/(ε1−ε2) 0.6 ε1/εm=100 0.4 0.6 Sfera Cilindro Disco ε1/εm=200 0.4 0.2 0.2 0 0 1 (b) 1 0.8 101 0.2 0.4 0.6 0.8 Frazione volumetrica inclusione f (c) 1 0 0 0.2 0.4 0.6 0.8 Frazione volumetrica inclusione f 1 (d) Figura 3.20: Andamento del rapporto (ϵef f − ϵm )/(ϵ1 − ϵm ) al variare del rapporto volumetrico dell’inclusione e per differenti forme di inclusione per (a) ϵ1 /ϵm = 2, (b) ϵ1 /ϵm = 10, (c) ϵ1 /ϵm = 100, (d) ϵ1 /ϵm = 200. Infatti, la relazione tra la depolarizzazione delle inclusioni e la permittività efficace è che un valore più basso di depolarizzazione implica un campo elettrico più alto all’interno dell’inclusione. Di conseguenza, si ha una più elevata densità di polarizzazione e quindi un più alta densità del momento di dipolo all’interno della miscela. Per miscele con j differenti fasi costituite da ellissoidi dielettrici orientati casualmente e caratterizzati da permittività ϵj e fattori di depolarizzazione Nj , la permittività efficace è 1 ∑ ∑ 1 ϵm j fj (ϵj − ϵm ) i=x,y,z 3 ϵm + Nji (ϵj − ϵm ) ϵef f = ϵm + (3.195) ∑ Nji 1∑ 1− f (ϵ − ϵ ) j j m i=x,y,z 3 j ϵm + Nji (ϵj − ϵm ) dove Nij è il fattore di depolarizzazione della fase j lungo l’asse i. Quando invece la miscela è composta da j differenti fasi costituite da ellissoidi dielettrici con distribuzione continua descritta dalla relazione f (N1 , N2 , N3 ) = f (N1 , N2 , 1 − N 1 − N2 ) con la normalizzazione ∫ ∫ 1 1−N1 dN1 0 Ing. Luciano Mescia fj (N1 , N2 , N3 )dN2 = fj 0 (3.196) 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 102 la permittività efficace è data dalla relazione ϵef f ∫ 1−N 1 ∑ ∫1 ∑ 1 ϵm j 0 dN1 0 1 fj (N1 , N2 , N3 )dN2 (ϵj − ϵm ) i=x,y,z 3 ϵm + Nji (ϵj − ϵm ) = ϵm + ∫ 1−N1 ∑ Nji 1 ∑ ∫1 1− fj (N1 , N2 , N3 )dN2 (ϵj − ϵm ) i=x,y,z j 0 dN1 0 3 ϵm + Nji (ϵj − ϵm ) (3.197) 3.3.2 Modello di Bruggeman Considerndo l’equazione di Maxwell–Garnett per miscele bifasiche con inclusioni sferiche si ha che quando i ruoli delle inclusioni e del materiale ospitante sono scambiati tra loro, la (3.178) assume la forma ϵef f = ϵ1 + 3 (1 − f ) ϵ1 ϵm − ϵ1 ϵm + 2ϵ1 − (1 − f ) (ϵm − ϵ1 ) che è detta formula di Maxwell–Garnett inversa. Dalla relazione ottenuta si osserva che la formula di Maxwell–Garnett è implicitamente asimmetrica in quanto dipende dalla modalità con cui si sceglie il mezzo ospitante e le inclusioni. Questa caratteristica, può diventare un problema soprattutto nel momento in cui la frazione volumetrica delle inclusioni è prossima a 0.5. Un modo per risolvere tale ambiguità fu suggerito da Bruggeman il quale sviluppò una teoria in cui nessuno dei mezzi costituenti la miscela (inclusioni e mezzo ospitante) è preferibile rispetto agli altri. In particolare, egli propose di considerare sia il mezzo ospitante sia le inclusioni come se fossero all’interno del mezzo efficace. In altre parole, nella teoria di Bruggeman il ruolo di mezzo ospitante è svolto dal mezzo efficace e il mezzo con permittività elettrica ϵm non è altro che una inclusione, avente frazione volumetrica data dalla (3.171), cosı̀ come lo sono le inclusioni con permittività ϵj e frazione volumetrica fj . Di conseguenza, essendo ϵm = ϵef f , la (3.168) assume la forma ∑ (ϵj − ϵef f ) fj βj = 0 (3.198) j che è detta formula di Bruggeman. Nel caso di una miscela di inclusioni sferiche, dovendo considerare che le inclusioni sono all’interno del mezzo efficace, si ha βj = 3ϵef f ϵj + 2ϵef f che sostituita nell’equazione precedente fornisce la relazione ∑ 3ϵef f (ϵj − ϵef f ) fj =0 ϵj + 2ϵef f j e cioé ∑ j Ing. Luciano Mescia fj ϵj − ϵef f =0 ϵj + 2ϵef f (3.199) 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 103 Nel caso particolare di una miscela bifasica si ricava dalla (3.199) (1 − f ) ϵ2 − ϵef f ϵ1 − ϵef f +f =0 ϵ2 + 2ϵef f ϵ1 + 2ϵef f (3.200) dove ϵ2 è la permittività elettrica del mezzo in cui sono immerse le sfere con permittività elettriche ϵ1 . La formula di Bruggeman, al contrario della formula di Maxwell–Garnett, è simmetrica e bilancia tutti i componeti della miscela rispetto alla permittività efficace considerando la frazione volumetrica di ogni componente. Infatti, la formula di Bruggeman inversa, ottenuta per mezzo della trasformazione ϵ1 → ϵ2 , ϵ2 → ϵ1 , f → 1 − f è perfettamente identica alla (3.200). Inoltre, manipolando ulteriormente la (3.200) si ricava ancora { } √ 1 2 3f (ϵ1 − ϵ2 ) − ϵ1 + 2ϵ2 + [3f (ϵ1 − ϵ2 ) − ϵ1 + 2ϵ2 ] + 8ϵ1 ϵ2 (3.201) ϵef f = 4 Nel caso in cui le inclusioni sono degli ellissoidi orientati lungo l’asse x si ha βjx = ϵef f,x ϵef f,x + Nx (ϵj ϵef f,x ) che sostituito nella (3.198) fornisce la formula di Bruggeman per gli ellissoidi ∑ fj (ϵj − ϵef f,x ) j e cioé ∑ fj j ϵef f,x =0 ϵef f,x + Nx (ϵj ϵef f,x ) ϵj − ϵef f,x =0 ϵef f,x + Nx (ϵj ϵef f,x ) (3.202) Procedendo in maniera analoga per le altre due direzioni si ottiene ∑ fj ϵj − ϵef f,y =0 ϵef f,y + Ny (ϵj ϵef f,y ) (3.203) fj ϵj − ϵef f,z =0 ϵef f,z + Nz (ϵj ϵef f,z ) (3.204) j ∑ j Nel caso di miscele bifasiche, essendo j = 2, si possono ricavare le seguenti relazioni ϵef f,x = ϵ2 + f (ϵ1 − ϵ2 ) Ing. Luciano Mescia ϵef f,x ϵef f,x + Nx (ϵ1 − ϵef f,x ) ϵef f,y ϵef f,y + Ny (ϵ1 − ϵef f,y ) ϵef f,z = ϵ2 + f (ϵ1 − ϵ2 ) ϵef f,z + Nz (ϵ1 − ϵef f,z ) (3.205) ϵef f,y = ϵ2 + f (ϵ1 − ϵ2 ) (3.206) ϵef f,z (3.207) 3.3. Determinazione della permittività di una miscela di dielettrici 104 e nel caso di miscele bifasiche con ellissoidi orientati casualmente si ricava invece ∑ ϵef f f ϵef f = ϵ2 + (ϵ1 − ϵ2 ) (3.208) 3 ϵef f + Nj (ϵ1 − ϵef f ) j=x,y,z da cui per i casi particolari del cilindro (Nx = 0, Ny = Nz = 0.5) e del disco (Nx = 1, Ny = Nz = 0) si ricava { } √ 1 2 2 ϵef f = (5f − 3) (ϵ1 − ϵ2 ) + (5f − 3) (ϵ1 − ϵ2 ) + 12ϵ1 [3ϵ2 + f (ϵ1 − ϵ2 )] cilindro 6 (3.209) 2ϵ1 + ϵ2 disco ϵef f = ϵ2 + f (ϵ1 − ϵ2 ) (3 − f ) ϵ1 + f ϵ2 (3.210) 3.3.3 Modelli generalizzati Nella precedente derivazione del modello di Maxwell-Garnet, per il calcolo del contributo alla polarizzazione media di dipolo dovuta al momento di dipolo delle inclusioni adiacenti è stata fatta implicitamente l’ipotesi che l’inclusione sia all’interno di un materiale infinitamente esteso, omogeneo ed avente permittività ϵm . Questa è una buona approssimazione per miscele poco dense e perde di efficacia per miscele più dense in quanto la permittività dielettrica vista all’esterno dell’inclusione è in generale diversa da ϵm . Pertanto, in questi casi si può immaginare che l’inclusione sia immersa in un materiale avente permittività apparente ϵa ̸= ϵm che è funzione della permittività del mezzo esterno ϵm e della permittività efficace ϵef f secondo una equazione del tipo ϵa = ϵm + a (ϵef f − ϵm ) (3.211) dove a è un parametro. Considerando tale definizione, nel caso di una miscela isotropa caratterizzata da inclusioni ellissoidali distribuiti casualmente la (3.192) diventa ϵef f (ϵ1 − ϵm ) [ϵm + a (ϵef f − ϵm )] f∑ j=x,y,z 3 ϵm + a (ϵef f − ϵm ) + Nj (ϵ1 − ϵm ) = ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) f∑ 1− j=x,y,z 3 ϵm + a (ϵef f − ϵm ) + Nj (ϵ1 − ϵm ) (3.212) si osservi che per a = 0 la (3.212) si riduce alla formula di Maxwell-Garnet. Per a = 1 si ottiene invece ϵef f (ϵ1 − ϵm ) f∑ 3 j=x,y,z ϵef f + Nj (ϵ1 − ϵm ) (3.213) ϵef f = ϵm + Nj (ϵ1 − ϵm ) f∑ 1− 3 j=x,y,z ϵef f + Nj (ϵ1 − ϵm ) la quale, nel caso di inclusioni di forma sferica, assume la forma detta formula del potenziale coerente 3f (ϵ1 − ϵm ) ϵef f ϵef f = ϵm + (3.214) 3ϵef f + (1 − f ) (ϵ1 − ϵm ) Ing. Luciano Mescia 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari 105 Per a = 2/3 è possibile ricavare la permittività efficace di una miscela di ellissoidi orientati casualmente nella forma proposta da Bruggeman (vedi equazione (3.208)). Nel caso di inclusioni sferiche è possibile ricavare una formula generale che descrive il modelli finora illustrati ϵef f ϵef f − ϵ1 ϵ1 − ϵm =f + 2ϵm + p (ϵef f − ϵm ) ϵ1 + 2ϵm + p (ϵef f − ϵm ) (3.215) dove per p = 0 si ottiene la formula di Maxwell-Garnet, per p = 2 la formula di Bruggeman e per p = 3 la formula del potenziale coerente. 3.4 Campo elettrico locale nei materiali polari Nei paragrafi precedenti sono state ricavate le espressioni del campo elettrico locale ipotizzando che le molecole all’interno della cavità sferica non contribuiscono al campo elettrico. Come già detto, per i materiali dielettrici dipolari i modelli matematici ricavati risultano essere molto approssimati proprio in virtù del fatto che il campo Ep è diverso da zero. Una molecola con momento di dipolo permanente p0 immersa in un materiale dielettrico è influenzata dal dielettrico stesso in quanto il campo elettrico non omogeneo, da essa generato, polarizza l’ambiente che la circonda. Infatti, il campo prodotto dalla molecola in esame induce sulle molecole esterne un momento di dipolo proporzionale alla polarizzabilità del mezzo, e inoltre potrebbe influenzare la loro orientazione se anche tali molecole presentano un momento di dipolo permanente. Per calcolare questo effetto si può usare il semplice modello di dipolo ideale al centro di una cavità sferica di raggio R. Il campo elettrico prodotto dal dipolo polarizza il mezzo in cui è creata la cavità e di conseguenza esso induce delle cariche di polarizzazione sulla parete della cavità stessa. Queste ultime, producono a loro volta un campo elettrico all’interno della cavità detto campo di reazione Er . Per ragioni di simmetria il campo di reazione ha la stessa direzione del momento di dipolo p0 e, ipotizzando di trascurare qualsiasi effetto di saturazione, esso è proporzionale a p0 secondo un fattore f detto fattore di campo di reazione Er = f p0 (3.216) che è uno scalare se la cavità è sferica o un tensore in caso contrario. Campo di reazione in assenza di campo elettrico esterno Come illustrato in figura 3.21, il modello consiste di una cavità sferica di raggio R, realizzata all’interno di un dielettrico continuo avente costante dielettrica ϵ, e avente nel suo centro un dipolo. In questo modello molto semplificato, il valore scelto per il raggio della cavità influenza il risultato finale. A tale scopo, si considera che sia presente un solo tipo di molecola e che il volume della cavità sia proprio uguale al volume di ogni molecola: 4 3 πR N = 1 3 Ing. Luciano Mescia (3.217) 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari ε 106 Er p0 R Figura 3.21: Dipolo all’interno di una cavità sferica Per calcolare il campo di reazione è necessario considerare che il potenziale nella cavità è il risultato di due contributi: quello dovuto al dipolo e quello dovuto all’interazione del dipolo con il mezzo dielettrico. Per fare questo è sufficiente risolvere l’equazione di Laplace considerando le opportune condizione al contorno. In particolare, utilizzando un sistema di coordinate sferiche (r, θ, ϕ) e considerando la simmetria azimutale, la funzione potenziale Φ non dipende da ϕ e quindi sarà del tipo Φ = Φ(r, θ). In queste ipotesi, l’equazione di Laplace in coordinate sferiche assume la forma ( ) ( ) 1 ∂ ∂Φ 1 ∂ 2 ∂Φ r + 2 sin θ =0 r2 ∂r ∂r r sin θ ∂θ ∂θ la cui soluzione generale è, data la sua linearità, ) ∞ ( ∑ Bn n Φ(r, θ) = An r + n+1 Pn (cos θ) r (3.218) n=0 dove An e Bn sono costanti arbitrarie e Pn (cos θ) sono i polinomi di Legendre. In particolare, esplicitando la (3.218) in ciascun mezzo si ha: ) ∞ ( ∑ Bn n Φ1 = An r + n+1 Pn (cos θ) r (3.219) ) ∞ ( ∑ Dn n Φ2 = Cn r + n+1 Pn (cos θ) r (3.220) n=0 n=0 dove Φ1 è il potenziale fuori della sfera e Φ2 il potenziale dentro la sfera. Per trovare le costanti è necessario imporre che 1. la funzione Φ è continua in r = R per ogni valore di θ Φ1 |r=R = Φ2 |r=R Ing. Luciano Mescia (3.221) 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari 107 2. la componente normale dell’induzione elettrica sulla superficie della sfera è continua per r = R per ogni θ e in particolare ∂Φ1 ∂Φ2 ϵ0 ϵr = ϵ0 (3.222) ∂r r=R ∂r r=R 3. vale la condizione all’infinito Φ1 |r→∞ = 0 (3.223) La sola sorgente di campo elettrico all’interno della sfera è costituita dal dipolo permanente il cui potenziale nello spazio vuoto è dato da Φ= p0 cos θ 4πϵ0 r2 e confrontando con (3.220), si avrà Dn = 0 eccetto che per n = 1 dove si ha D1 = p0 /4πϵ0 . Dalla (3.223) si ricava invece che per ogni n vale An = 0 e percio si ottiene B0 B1 B2 + cos θ + 3 P2 (cos θ) + . . . r (r2 r ) p0 Φ2 = C0 + C1 r + cos θ + C2 r2 P2 (cos θ) + . . . 4πϵ0 r2 Φ1 = e ϵr −ϵr B0 2ϵr B1 ∂Φ1 3ϵr B2 = − cos θ − P2 (cos θ) + . . . 2 3 ∂r r ) r4 (r 2p0 ∂Φ2 = C1 − cos θ + 2C2 rP2 (cos θ) + . . . ∂r 4πϵ0 r3 dove le relazioni sono state ottenute osservando che P1 (cos θ) = cos θ. Applicando le (3.221)–(3.222) si ha: C0 = B0 R −ϵr B0 =0 R2 B2 C2 = 5 R −3ϵr C2 = B2 2R5 ··· Bn Cn = 2n+1 R −(n + 1)ϵr Bn Cn = nR2n+1 Ing. Luciano Mescia 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari 108 verificate solo se B0 = C0 = B2 = C2 = . . . = Bn = Cn = 0, e il sistema di equazioni − 2ϵr 2p0 B1 = C1 − 3 R 4πϵ0 R3 B1 p0 = C1 R + 2 R 4πϵ0 R2 che ha come soluzioni 3p0 4πϵ0 (2ϵr + 1) ( ) ϵr − 1 2p0 C1 = − 4πϵ0 R3 2ϵr + 1 B1 = Sostituendo quanto ottenuto nelle (3.219)–(3.220) si ottiene in definitiva 3 p0 cos θ 2ϵr + 1 4πϵ0 r2 p0 2 (ϵr − 1) p0 Φ2 = cos θ − r cos θ 2 4πϵ0 r 2ϵr + 1 4πϵ0 R3 Φ1 = (3.224) (3.225) Dalla (3.225) si osserva che il campo all’interno della cavità è dato dalla sovrapposizione di due contributi: il campo prodotto dal dipolo immerso nello spazio vuoto e il campo uniforme Er (campo di reazione), parallelo al momento di dipolo p0 , che include le informazioni relative al tipo di materiale dielettrico e alla forma della cavità ) ( 2 ϵr − 1 p0 (3.226) Er = 4πϵ0 R3 2ϵr + 1 da cui, confrontando con la (3.216), si ha ( ) ( ) 2 ϵr − 1 2N ϵr − 1 f= = 4πϵ0 R3 2ϵr + 1 3ϵ0 2ϵr + 1 (3.227) dove la (3.227) è stata ottenuta applicando la (3.217). Dalla (3.224) si vede invece che il campo all’esterno del dielettrico è uguale a quello prodotto da un dipolo virtuale, immerso nello spazio vuoto e collocato al centro della cavità, avente momento pc = 3 p0 2ϵr + 1 (3.228) Campo di reazione di un bipolo polarizzato Si consideri ora che il dipolo permanente faccia parte di un materiale dielettrico polarizzabile avente polarizzabilità media α. In questa situazione, il campo di reazione Er induce il momento di dipolo αEr che si sovrappone a p0 . Di conseguenza, all’interno della cavità è come se ci fossero due dipoli e perciò il campo di reazione sarà dato da Er = f (p0 + αEr ) Ing. Luciano Mescia (3.229) 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari da cui si ricava Er = f p0 1 − αf 109 (3.230) Considerando inoltre il momento di dipolo efficace pe = p0 + αEr (3.231) e confrontando la (3.229), con la sostituzione della (3.231), con la (3.230) si ottiene pe = p0 1 − αf (3.232) Campo elettrico all’interno di dielettrici polari Si consideri il caso generale in cui il materiale dielettrico dipolare sia sottoposto all’azione di un campo elettrico esterno uniforme. In questa situazione la polarizzazione del materiale può essere pensata come la sovrapposizione tra quella indotta dal campo elettrico del dipolo e dal campo elettrico esterno. Si fa osservare che il campo elettrico di reazione Er (campo interno alla cavità generato dall’applicazione del solo campo del dipolo) non modifica la direzione del momento di dipolo permanente, in quanto i due vettori sono paralleli, e non perturba neanche la direzione del campo elettrico nella cavità Ed generato dall’azione del solo campo elettrico esterno. Il campo elettrico di reazione fornisce invece un contributo al campo elettrico interno Ei perché polarizza le molecole. Inoltre, visto che il campo elettrico di reazione dipende dalla particolare orientazione del momento di dipolo, è plausibile pensare che la differenza tra Ei e Ed fornisce il campo elettrico di reazione mediato su tutte le possibili direzioni delle molecole polari ⟨Er ⟩ = Ei − Ed (3.233) Il campo elettrico Ed può essere ottenuto per mezzo della seguente procedura: • si rimuove il momento di dipolo della molecola e si mantiene inalterata la sua polarizzabilità; • si fissa la distribuzione di carica di polarizzazione indotta dal campo elettrico esterno sul nuovo sistema; • si rimuove la molecola centrale. In questo modo il campo elettrico all’interno della cavità è proprio uguale al campo Ed in quanto la rimozione del dipolo permanente della molecola annulla il contributo di Er a Ei . La procedura sopra illustrata può essere articolata in due passi: prima si calcola il campo all’interno della cavità rimuovendo l’effetto della polarizzabilità del mezzo, e dopo si corregge il campo elettrico ricavato con il contributo dovuto alla polarizzabilità. La prima situazione è equivalente a una cavità sferica vuota in cui il campo elettrico di cavità è dato (vedi (3.107)) 3ϵr Ec = Ea = hEa 2ϵr + 1 Ing. Luciano Mescia 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari dove h= 3ϵr 2ϵr + 1 110 (3.234) Quando si considera la polarizzabilità è importante osservare che il campo Ed genera un momento di dipolo αEd che a sua volta induce un campo di reazione f αEd . Di conseguenza, all’interno della cavità ci sono due campi elettrici e quindi Ed è dato da da cui Ed = Ed = Ec + f αEd (3.235) 1 h Ec = Ea 1 − fα 1 − fα (3.236) Indicando inoltre con p′e = αEd il momento di dipolo efficace si ha che p′e = αh Ea 1 − fα (3.237) da cui si osserva che p′e è parallelo al campo elettrico applicato. Dai risultati ottenuti si osserva che il campo di reazione induce il momento di dipolo pe , mentre il campo Ed induce il momento di dipolo p′e . Di conseguenza il momento di dipolo totale all’interno della cavità PT è dato dalla somma dei due momenti di dipolo pT = pe + p′e (3.238) Da un punto di vista macroscopico, interessa valutare il valore medio ⟨pT ⟩. Come detto in precedenza, l’applicazione del campo elettrico esterno tende a orientare il momento di dipolo di ogni molecola nella direzione parallela al campo. Nel problema preso in considerazione il momento di dipolo p′e è già allineato a Ea mentre il momento di dipolo pe forma un angolo θ con la direzione di Ea che è distribuito casualmente secondo la statistica di Boltzmann. Di conseguenza il valore medio di pT nella direzione di Ea può essere calcolato tramite la relazione ⟨pT ⟩ = p′e + ⟨pe cos θ⟩ = 1 αh Ea + ⟨p0 cos θ⟩ 1 − fα 1 − fα (3.239) Ma in virtù dei risultati ottenuti a proposito della polarizzazione per orientamento si ha che p2 hp20 ⟨p0 cos θ⟩ = 0 Ed = Ea 3kT 3kT (1 − f α) e perciò [ ] αh hp20 h p20 ⟨pT ⟩ = Ea + Ea = α+ Ea 1 − fα 1 − fα 3 (1 − f α) kT 3kT (1 − f α)2 Per il calcolo del campo elettrico interno, dalla (6.84) si ha Ei = ⟨Er ⟩ + Ed Ing. Luciano Mescia (3.240) 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari 111 mentre dalla (3.230) si ricava ⟨Er ⟩ = e quindi ( Ei = 1 + f f p20 ⟨p0 ⟩ = Ed 1 − αf 1 − f α 3kT f p20 1 − f α 3kT ) ( Ed = 1 + f p20 1 − f α 3kT ) h Ea 1 − fα (3.241) Si fa osservare che il modello sviluppato presenta le seguenti semplificazioni: 1. la cavità è di forma sferica; 2. il dipolo è ideale ed è localizzato al centro della molecola; 3. il dielettrico è continuo. 3.4.1 Equazione di Debye Nell’ipotesi di poter trascurare la polarizzazione di carica spaziale, la polarizzabilità totale può essere espressa dalla relazione: 2 Pmol (3.242) 3kT dove la (3.242) è stata ottenuta considerando la (3.56). Sostiuendo inoltre la (3.242) nella (3.157) e (3.158) si ottiene l’equazione di Debye ( 2 ) Pmol ϵr − 1 N = αe + αi + (3.243) ϵr + 2 3ϵ0 3kT ( 2 ) Pmol ϵr − 1 M N0 = αe + αi + (3.244) ϵr + 2 ρ 3ϵ0 3kT α = αe + αi + Si precisa che entrambe le equazioni sono state derivate considerando il campo interno e non il campo di reazione. Tale semplificazione rende l’equazione di Debye poco affidabile per l’interpretazione dei risultati sperimentali relativi a liquidi dipolari e solidi. Per i gas aventi ϵr − 1 ≪ 1 l’equazione di Debye consente di effettuare delle previsioni abbastanza accurate. Inoltre, essa fornisce risultati ragionevoli per soluzioni diluite di molecole dipolari in solventi non polari. E’ anche evidente che, una volta fissata la temperatura, le (6.94)–(3.244) forniscono un valore costante della polarizzazione indipendentemente dalla pressione applicata al sistema. Questo significa che il comportamento del materiale è lo stesso sia in fase gassosa sia in fase liquida. In realtà, da un punto di vista sperimentale tale conclusione perde di validità per i liquidi polari. Infine, l’uso dell’equazione di Debye permette di calcolare αe + αi e Pmol tramite la misura di ϵr a differenti temperature. In funzione del momento di dipolo permanente, i materiali dipolari possono essere classificati in tre categorie: 1. materiali dipolari deboli per cui vale Pmol < 0.5 debye; 2. materiali dipolari medi per cui vale 0.5 < Pmol < 1.5 debye; 3. materiali dipolari forti per cui vale Pmol > 1.5 debye; Ing. Luciano Mescia 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari 112 3.4.2 Equazione di Onsager Supponendo di trascurare la polarizzabilità di carica spaziale, in condizione di regime statico o a bassa frequenza sono presenti tutti i tipi di polarizzazione e percio si ha: α = αe + αi + αo . In tali condizioni, indicando con ϵrs la costante dielettrica relativa, si ha [ ] N hs αo P = (ϵrs − 1) ϵ0 Ea = N ⟨pT ⟩ = α+ Ea (3.245) 1 − fs α (1 − fs α) dove 3ϵrs 2ϵrs + 1 2N ϵrs − 1 fs = 3ϵ0 2ϵrs + 1 hs = (3.246) (3.247) In condizione di alta frequenza, potendo trascurare la polarizzazione per orientamento è possibile porre αo = 0. In questa situazione, indicando con ϵr∞ la costante dielettrica relativa, si ha: N αh∞ Ea (3.248) P = (ϵr∞ − 1) ϵ0 Ea = N ⟨pT ∞ ⟩ = 1 − f∞ α dove 3ϵr∞ 2ϵr∞ + 1 2N ϵr∞ − 1 = 3ϵ0 2ϵr∞ + 1 h∞ = (3.249) f∞ (3.250) Dalla (3.248) si ha [ ] [ ] N h∞ 2N (ϵr∞ − 1)2 Nα 2 (ϵr∞ − 1)2 + α= 3h∞ + = ϵr∞ − 1 ϵ0 3ϵ0 (2ϵr∞ + 1) 3ϵ0 2ϵr∞ + 1 e cioè Nα 3ϵ0 ( 2ϵ2r∞ + 5ϵr∞ + 2 2ϵr∞ + 1 ) = N α (2ϵr∞ + 1) (ϵr∞ + 2) Nα = (ϵr∞ + 2) = ϵr∞ − 1 3ϵ0 (2ϵr∞ + 1) 3ϵ0 da cui si ottiene in definitiva ϵr∞ − 1 N (αe + αi ) = ϵr∞ + 2 3ϵ0 (3.251) che è la stessa ottenuta dall’equazione di Clausius-Masotti. Sottraendo la (3.248) dalla (3.245) si ottiene (ϵrs − ϵr∞ ) ϵ0 Ea = N (⟨pT ⟩ − ⟨pT ∞ ⟩) (3.252) da cui [ ] N hs αo N αh∞ (ϵrs − ϵr∞ ) ϵ0 = α+ − 1 − fs α 1 − fs α 1 − f∞ α Ing. Luciano Mescia (3.253) 3.4. Campo elettrico locale nei materiali polari 113 e dalla quale, dopo una serie di manipolazioni algebriche, si ottiene l’equazione di Onsager (ϵrs − ϵr∞ ) (2ϵrs + ϵr∞ ) N p20 (3.254) = 9ϵ0 kT ϵrs (ϵr∞ + 2)2 La (3.254) permette di calcolare il momento di dipolo p0 di una molecola dipolare quando sono noti ϵrs e ϵr∞ . Tale equazione è stata ricavata nelle ipotesi che le molecole hanno una forma sferica e in assenza di interazioni tra di esse. Per composti organici con debole interazione molecolare l’equazione di Onsager fornisce risultati abbastanza affidabili, mentre per composti organici con forte interazione molecolare essa è in disaccordo con i risultati sperimentali. Tale discrepanza è dovuta alle seguenti ragioni: • nel modello si assume che il mezzo che circonda le molecole è continuo. Questo significa che non sono prese in considerazione le interazioni tra la molecola in esame e quelle che le stanno vicine. In altre parole, sono considerate solo le interazioni a lungo raggio e sono trascurate quelle a breve distanza; • nel modello non sono contemplate le interazioni elettrostatiche tra dipoli vicini; • nel modello non è considerata l’interazione molecolare non polare che può essere significativa in alcuni solidi e liquidi. In virtù di tali limiti sono stati sviluppati modelli più completi che considerano cavità a forma ellisoidale e anisotropia della polarizzabilità delle molecole. Il contributo dovuto all’interazione intermolecolare è invece tenuto in conto da modelli più complicati basati sulla meccanica statistica. Ing. Luciano Mescia