Giornale di informazione e di cultura musicale a cura della Scuola di Musica Giuseppe Bonamici
Via Matteucci, 20 - 56100 PISA - Telefono e Fax: 050.540450 - [email protected] - www.scuolabonamicipisa.it
Editoriale
Percezioni controllate
di Ottaviano Tenerani
E’ di qualche giorno fa su L’Espresso un’intervista a Uto Ughi nella quale il noto violinista
dice la sua a proposito della situazione musicale in Italia. Parla di una riforma che muta i
Conservatori in non si sa cosa, ma soprattutto
che non definisce e realizza le strutture dalle
quali vi si potrà accedere e non garantisce con
quale qualità si potrà uscirne. Di come - anche in
ambienti di una certa pretesa culturale - si parli
di musica avendo come solo punto di riferimento
il Festival della Patata Fritta. Di come si diminuiscano ancora i fondi destinati alla musica, con
conseguente abbassamento qualitativo di educazione, stagioni e orchestre. Di come anche la
Chiesa si sia adeguata con lestezza ad abolire i
vari Palestrina, Monteverdi, Mozart e Beethoven
a favore di un repertorio che scimmiotta il peggio del pop. Allarmismo? Forse no, se assistiamo
al disorientamento di studenti e insegnanti dei
conservatori; se i nostri politici e tutti i sapienti
che pontificano da ogni dove, hanno come ideale musicale italiano - da offrire ed esportare sempre e solo l’eterno e avvilente accostamento
spaghetti/pizza/mandolino; se abbiamo visto
chiudere tutte le orchestre Rai, ex fonti di cultura per il paese sapendo che un Festival canoro
costa per sei giorni più di un’orchestra per un
anno; se chi si avvicina alla musica non riesce
più a rendersi conto della differenza tra un sano
livello dilettantistico e un impegno vero in un’arte tra le più belle, appaganti e profonde; se nella
nostra liturgia, sempre più si fanno largo Club
della Grattugia, fiammanti tastiere elettroniche
(nella chiesa del mio paese volevano dismettere
un organo con duemila canne per sostituirlo con
un bel surrogato da passeggio, che però “…fa i
ritmi…”) e applausi a fine brano. E’ un problema
di scelte? Il fatto è che - da anni ormai - a proposito di cultura non c’è neanche la percezione
che esista un qualcosa tra cui scegliere. Ragion
per cui, niente paura: forse il problema non esiste già più.
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Le interviste di Continuum
Pat Metheny
Dalla nostra corrispondente dalla Svizzera
Italiana, Patricia B. Bissegger
Patricia Barbetti Bissegger: “Music is an open
sky”: la musica è un cielo aperto. Una frase celebre,
almeno negli ambienti del jazz, firmata da Sonny
Rollins, e che Pat Metheny ci consegna come una
delle sue citazioni/
definizioni preferite.
Un’immagine
che
evoca grandi spazi 1
in movimento, aperture a 360°, visione
che ben calza alla
musicalità a tutto tondo di questo
musicista “stellare”,
uno dei più innovativi dagli anni ‘80 in
poi. Tanto originale
quanto, in fondo,
accessibile, godibile dal vasto popolo degli amanti
della buona musica. Non a caso Pat Metheny è da
circa 25 anni uno dei musicisti più amati e coccolati
da pubblico e discografici. 2
L’argomento, scottante, lo introduce lui, ed è peraltro ben noto: la costante migrazione – talvolta
definitiva – di musicisti jazz dal Nord America all’Europa, in cerca di nuovi stimoli e collaborazioni,
certamente, ma anche di ingaggi economicamente
interessanti. Gli chiedo allora cosa pensi al momento della situazione culturale negli Stati Uniti e cosa
facciano le istituzioni per sostenere il jazz. Era forse
più facile 30 anni fa, quando più o meno ha iniziato
lui?
Pat Metheny: [..] Non è mai stato facile, ma direi che ora è ancora più difficile. Perché, almeno
in America, il livello generale di consapevolezza
culturale verso cose che richiedono molto impegno,
che durano nel tempo e che non sono affatto evidenti – tutte qualità proprie del jazz – ecco, la tolleranza e l’interesse verso tutto questo sono molto,
molto bassi. Non c’è opportunità per noi musicisti
jazz di prender parte al mondo della cultura. Per
la maggioranza di noi è così. Quindi dobbiamo far
Le interviste di Continuum
Paul McCandless
di Silvia Faggian
Ecco, ora ve lo racconto, di come abbiamo intervistato
Paul McCandless. Ci
sono tante cose da
dire. Ci sono prima,
e forse per liberarsene, le notizie ufficiali. L’occasione è il
tour degli Oregon in
Europa. Gli Oregon
festeggiano i loro
35 (trentacinque!)
anni di carriera insieme.(Sì, c’è anche da ribadire trentacinque!
con tanto di punto esclamativo.) Gli Oregon sono accezione fulgida e raffinata di quella che si chiama World Music Fusion , nel
loro caso confluenza di musica jazz, pop, classica, ma anche
folk ed etnica.
continua a pagina 5
Numero 13
Aprile/Maggio 2005
affidamento moltissimo su Europa e Giappone. In
realtà è sempre stato così, lungo tutta la storia del
jazz, ma forse lo è ancor di più adesso di quanto
lo sia stato negli ultimi 30 anni. E in fondo credo
che qualsiasi luogo o contesto culturale per il jazz
non sia mai appropriato, mai adatto. Questo perché
la musica stessa, come si è già visto in passato, è
sempre avanti rispetto ai tempi. La maggior parte
della gente che apprezzerà questa musica un giorno, al momento non presta ancora attenzione, non
è preparata. Il jazz tende ad essere una musica che dura nel tempo.
Devo ammettere di aver accumulato una certa frustrazione, all’inizio, per il fatto di essere
un chitarrista. Avrei veramente voluto suonare la tromba o il sax tenore, il pianoforte, il
basso o la batteria. Intendo dire, la maggior
parte dei chitarristi che entrano nel mondo
del jazz sembra dover accettare che il suo
strumento non sia uno degli strumenti principali del jazz. Ed io, personalmente, mi sono
sempre interessato a cercare nuove vie, per
rendere la chitarra più accessibile, più adatta
allo spettro di sonorità del jazz, più vicina ai
suoni che per me sono interessanti. Cerco sempre
nuovi modi per inserire le sonorità della chitarra e
uno di questi modi è sperimentare l’uso di diversi
tipi di chitarre.
In questo numero
Le triosonate per flauti e basso continuo pag. 2
Recensione: Mirco Mariottini - “Nugae”
pag. 3
Recensione: JazzItalia.net
pag. 3
Liberal Arts
pag. 4
Coordinamento Scuole di Musica Pisa
pag. 4
La Bonamici: quantità, qualità
pag. 6
Interviste: Stefano Agostini
pag. 7
Ogni volta che do vita a un nuovo brano di musica,
uno dei miei primi obiettivi è sperimentare le possibilità sonore che possiedo, come chitarrista. E sono
veramente moltissime, se pensi che hai tutto a disposizione: dalla chitarra acustica ai suoni più forti,
elettronici, con tutto ciò che sta nel mezzo.
continua a pagina 2
Novecentomusica
Gemma Luziani e Marta Nervi: storia di due pianiste di origini pisane
di Paolo de Felice
Nello scorrere un prezioso documento lasciato da Gino Dell’Ira sulla tradizione lirica pisana, dal titolo “Il firmamento lirico
pisano”, in cui si trovano immortalati i più
grandi cantanti d’opera nati e vissuti a Pisa
tra la fine dell’Ottocento e il Novecento (e
sono veramente tanti, e tutti molto noti),
ho potuto scorgere il nome di una grande
pianista della seconda metà dell’Ottocento,
Gemma Luziani Nervi (Pisa, 1867 - Rio de
Janeiro, 1894) che, dopo aver debuttato all’età di sette anni alla Sala Ducci di Piazza
San Gaetano in Firenze ed essersi esibita nel
nostro Teatro il 4 Novembre 1882 sotto la
direzione di Giuseppe Menichetti, tenne concerti, durante la sua breve ma brillante carriera, nei maggiori teatri d’Europa.
Le cronache dell’epoca la ritraggono come
una beniamina del pubblico, di cui si apprezzavano le doti virtuosistiche. In una recen-
sione del 15 Marzo 18881 si legge che “Una
mattinata musicale ebbe luogo di questi
giorni a Nervi, dove (da) parecchi anni viene a svernare Marco Sala (…). La direzione
fu affidata al M° Severino Noli 2, col gentile
concorso della Luziani, di Camillo Sivori 3 e
dell’Urban (…). Camillo Sivori e la Luziani poi
furono oggetto di meritate ovazioni e seppero ridestare il solito entusiasmo”. Per la cronaca, il ricavato del concerto fu devoluto al
locale asilo infantile.
Colto da un’irresistibile voglia di saperne di
più, ho svolto una rapida ricerca su Internet,
scoprendo che sulla pianista in questione
esiste una biografia, presentata al pubblico presso la Cantinetta del Teatro Verdi nel
Giugno del ’95, grazie ai tipi delle Edizioni
ETS.
continua a pagina 5
2
NUMERO 13
ARTICOLI E INTERVISTE
gente che partecipa, che suona e che ascolta. E’ lo stimolo che ci ricorda da
dove veniamo e dove stiamo andando. In fondo io credo che la musica, per
molti versi, sia uno strumento di valore per capire perché siamo qui.
Pat Metheny
segue dalla prima pagina
È il brano stesso che mi dice con quale chitarra dovrà essere suonato; alla
fine la scelta mi è sempre molto chiara. C’è una relazione fra il punto in
cui finisce la composizione e quello in cui comincia l’improvvisazione, nel
senso di ciò che mi succede al momento in cui suono. Per me la cosa più
importante è far nascere qualcosa che abbia una sua forza melodica intrinseca, sia che lo faccia come compositore o come musicista che improvvisa.
Voglio, desidero che la mia musica abbia questo sentimento di inevitabilità:
doveva esser così, dovevano essere quelle note in quel momento. Quella
risonanza, quella specie di piccola verità che trovo ogni tanto…ecco, è proprio questo ciò che io cerco. Che questo avvenga quando scrivo musica
o quando suono, in fondo è esattamente la stessa cosa. Le due cose si
completano.
PBB: Disponibilità, sorriso aperto e calore umano è ciò che resta nell’aria
alla fine di questa chiacchierata con Pat Metheny. E aggiungerei anche una
sorta di eleganza che ben si accorda con la sua musica, o almeno buona
parte di questa. Musica di cui è difficile non parlare con lui, musica intesa
nella sua funzione più elevata, nella sua universalità. Ed è così che ci saluta:
PM: Per me la musica è un po’ come un sintomo. È qualcosa che rappresenta, che ci ricorda altre cose. Quando la musica è ottima musica, quando
ha un effetto, quando ti colpisce, c’è una sorta di comunità che si crea fra la
Patricia Barbetti Bissegger
[email protected]
© RTSI – Radio Nazionale Svizzera Italiana – Lugano
ha curato la redazione: Matteo Rainieri – Scuola Bonamici – Pisa
[email protected]
(Footnotes)
1
Il Missouri, dove è nato.
2
Esordì come leader del suo primo trio nel 1976 con l’album “Bright Size
Life” (ECM), affiancato da Bob Moses e Jaco Pastorius: “Sono stato molto fortunato ad avere quest’opportunità. Avevo solo 18 anni quando mi
hanno fatto questa offerta ed era un periodo straordinario per l’etichetta
ECM, intendo dire che praticamente ogni disco che pubblicava era qualcosa di molto speciale, qualcosa da ascoltare. Dunque mi sono sentito
molto fortunato ad avere la possibilità di registrare per loro. E poi io amo
molto venire in Europa a suonare.[..] Qui ci sono molti grandi musicisti e
ci sono sempre stati. Credo che per tutti noi l’Europa sia una sorta di spina
dorsale del jazz mondiale.
Le triosonate originali per flauto diritto, flauto traverso e basso continuo.
Alcune considerazioni sui compositori e sulle opere della raccolta
(seconda parte)
di Ottaviano Tenerani
Anonimo - Triosonata in sol maggiore
La Triosonata in sol maggiore di autore anonimo
che fa parte di questa singolare raccolta è conservata in manoscritto a Ghent presso la Rijksuniversiteit Centrale Bibliotheek con segnatura
Ms. 3898 (22) e titolo “Sonata a flauto, traversa
e basso”. Si presenta in quattro tempi: Adagio,
Allegro, Largo, Allegro. Nulla purtroppo ci fa intuire qualcosa a proposito di una possibile attribuzione, anche se l’opera pare più accomunabile
con i modelli di estrazione tedesca o italiana. Modellato su sistemi molto limpidi sia dal punto di
vista melodico che contrappuntistico, questo trio
risulta ben scritto per i due strumenti: tonalità
e tessiture comode, felice impasto di suono che
denota una precisa coscienza riguardo alle caratteristiche foniche e strutturali dei due flauti,
melodie brevi e incisive. La sonata si apre con
un primo tempo breve e sereno, basato su un
tema affettuoso che i due strumenti si porgono
all’inizio lungo il consueto percorso tonica/dominante, per poi riprenderlo - dopo qualche gioco
- in chiusura, guidandoci verso la cadenza sospesa che introduce il secondo tempo. Anche qui,
come nel quarto tempo in forma di danza non
ci si allontana dal generale carattere luminoso.
I due strumenti si muovono in prevalenza su
successioni armoniche consonanti e per figurazioni omoritmiche; sono praticamente assenti gli
spunti imitativi tranne piccoli incisi che si esauriscono nell’arco di una misura. A turbare, ma
solo marginalmente, il clima - come l’ombra di
una nube passeggera - è destinato invece il terzo
movimento, un largo in mi minore. Pur non allontanandosi la scrittura dall’omoritmia è possibile
qui abbandonarsi di più al gusto per le asprezze.
Come si è detto, niente di grave; quel tanto che
basta a intristirci un po’ e farci meglio godere del
bel sol maggiore ritrovato.
Trio in Do minore
Molti dubbi di paternità suscita la Trio Sonata in
do minore a flauto diritto, traversiere e basso in
quanto attribuita da una fonte (Brussel, Conservatoire Royal de Musique) a Johann Christoph
Schultze, da un’altra (Schwerin, Mecklenburgische Landesbibliothek) a Pierre Prowo, compositore e organista tedesco nato e morto ad
Altona, Amburgo (8 Aprile 1697 – 8 Novembre
1757). Pur non sapendo molto di lui, lo si suppo-
ne appartenente a una famiglia di musicisti e lo
si sa organista della Chiesa Riformata ad Altona
dal 1738 ca. fino alla morte. Le sue composizioni,
quasi tutte ancora manoscritte e inedite, comprendono musica strumentale tra cui Concerti a
sei per strumenti a fiato (2 flauti, 2 oboi, 2 fagotti
e basso continuo), 12 trio sonate a 2 flauti dolci,
la sonata oggetto della registrazione, ancora 12
sonate a flauto diritto e basso, 6 sonate per traversiere, violino e basso, oltre a musica vocale di
varia natura.
Nel confronto tra le due fonti di questa sonata,
riportiamo i titoli per esteso.
Bruxelles: Sonata / a 3 / Flauto Travers: / Flauto a bec / con / Basso / del Sigr: Schultze.
Schwerin: Sonata. 3 / Flaûte. A bec. / Flaut Travers. / et / Basso. Continuo / Sig P. Prowo.
Della versione di Bruxelles esistono anche
due stampe in edizione moderna (una di
queste riporta solo i primi tre tempi), che
attribuiscono quindi la sonata a Schultze,
ma nessuna ci aiuta a far luce sulla doppia attribuzione e neppure ci dà particolari
in più sul presunto autore tranne, su una,
riguardo ai suoi estremi anagrafici (1733
– 1813).
Ci risulta esistere invece una terza edizione nella
cui prefazione si espone un’interessante teoria
secondo cui il nome Prowo derivi dall’originale
francese Pre/vôt o Pre/vôst, termine che avrebbe
come traduzione tedesca Schultzheiss o Schulz,
con il significato di borgomastro (anche in lingua
italiana si pensi ai termini “prevosto” o “proposto” impiegati per indicare cariche sia religiose
sia civili). Quindi Prowo potrebbe essere stato
conosciuto anche come Schultze, o aver prodotto questa “trasformazione di nome” il copista
di turno. Oppure, con percorso contrario, e con
riferimento proprio alla sua “appartenenza” alla
chiesa francese riformata, potrebbe essere stato iscritto negli archivi di questa con la versione
francese dell’originale cognome tedesco. L’ipotesi
non sarebbe del tutto da scartare se pensiamo
che lo stile piuttosto antico, anche come scrittura, di questa composizione (chiave di violino
francese per il flauto a becco, due bemolle in
chiave) non collima molto con lo stile del più tardo Johann Christoph Schultze a cui è attribuita
dalle due edizioni citate solo in base all’indicazione “del Sigr: Schultze”.
Questo trio in do minore ha una struttura ordinata secondo il modello in quattro tempi con alter-
nanza lento/veloce; in questo caso Adagio, Allegro, Dolce, Allegro. La specifica “Menuetto” che
si trova dopo l’indicazione Dolce in una delle due
moderne edizioni, non è presente nei manoscritti
e quindi è da attribuirsi alla revisione.
Il primo tempo si presenta con un andamento
ritmico/melodico che ricorda i modelli, spesso
riconoscibili anche in Vivaldi e Scarlatti, spesi a
evocare il mormorio delle fronde. I flauti si muovono con una sostanziale omogeneità in frasi
ampie su un basso statico e cadenzato, e un po’
tutto sembra tendere ad una situazione di quieta
immobilità. Il carattere di questo primo tempo, la
sua breve durata e il suo chiudere sospeso sulla
dominante, sono elementi che preludono ad un
secondo tempo di assoluto contrasto. L’Allegro
che segue è infatti un 6/8 bipartito e ritornellato, il cui “tema” è costituito e caratterizzato da
incisi brevi che si alternano un dialogo serrato
e speculare tra i due flauti. Il basso, sede accogliente per lo statico preambolo, diventa ora
elemento motore che partecipa, con gli stessi
contrasti delle voci superiori, a creare un clima
di tensione che attraversa tutto il tempo e interrotto da un unico squarcio di sereno dato da
un’improvvisa quanto breve escursione, nella
seconda parte, ad una sequenza in progressione
di soluzioni armoniche più distese. E’ utile quindi
il terzo movimento (Dolce), anch’esso bipartito,
ritornellato e strutturato sul tipico percorso armonico minore – maggiore - minore, a riportare
il livello emotivo su più miti posizioni e ad introdurre l’ultimo Allegro. A differenza dei molti casi
in cui l’ultimo tempo delle sonate quadripartite è
in forma “danzante”, qui troviamo un fugato in
2/4 tipicamente più frequente per i secondi tempi, imperniato su un tema di sei battute (2+2+2)
di cui le ultime due, una volta esaurite le prime
tre entrate “espositive” scompaiono nelle riprese tematiche indicando la loro natura di coda e
lasciando il tema di sole quattro battute. Nonostante la tonalità di do minore e la forma colta
impiegata, l’autore non dà l’idea di ricercare un
clima austero ma costruisce piuttosto un morbido
e discorsivo succedersi degli eventi che attraverso un gradevole equilibrio tra momenti imitativi e
parti libere conduce al finale.
continua nel prossimo numero
RECENSIONI
Recensione – anteprima:
Mirco Mariottini: “Nugae”
in pubblicazione per Splash
Mirco Mariottini, clarinetti
Stefano Battaglia, pianoforte
Paolino Dalla Porta, contrabbasso
E’ raro, in Italia, che i musicisti parlino gli uni degli altri, e fra loro, a differenza di quanto si crede; raro che scrivano gli uni degli altri. Invece,
di questi tempi soprattutto, dobbiamo parlare. A
me piace parlare della musica. Per questo amo
scrivere recensioni e commenti del lavoro dei
miei amici e colleghi.
E’ stato un grande piacere ricevere in anteprima
il master di Mirco Mariottini, grande talento, personalissimo; sempre se stesso, colto e semplice
al tempo stesso (Paul McCandless: “terrific!!”).
Un jazzista “all’italiana”, se questa definizione ha
qualcosa di buono (e lo ha), nella cultura personale, nella tecnica strumentale, nel senso artistico, nella ricerca, in equilibrio con le tradizioni,
nella luminosità diafana del sole toscano; complesso, come la cultura italiana, e puro come l’acqua. “E’ musica dell’ inconscio, delle immagini e
delle forme interne. Elude i cliché, volutamente.
E’ una ricerca, soprattutto interiore. Si può fare
di meglio!... ma anche di peggio, credo” Così racconta Mirco. “Cerca di rispecchiare l’ autentico”.
E questo lavoro è, intanto, autentico.
Sblù, blues in 12 battute, è un po’ Bluesy, un
po’ Stravinskij; lento e inesorabile, Hemiola nella scrittura, politonale nello sviluppo; Battaglia
lavora su superimposizioni e polychords laceranti, e a tratti scale esagonali: si creano spazi e
personaggi che ci vivono, e le loro vicende: cos’
altro è in fondo la musica? Le due Nugae (I, II)
sono improvvisate con grande ascolto reciproco e gusto armolodico (conosco Nuga VI, lirica,
geniale, non inserita in questo CD, impressionistica come qui la “toccata alla francese” Fleurs
D’Automne, in cui appare certo Messiaen); dopo
un’intro di pianoforte e il tema, si improvvisa su
una sezione speciale; GWG è seriale non dodecafonico, omaggio a Eric Dolphy; Lyla è in sol
m, Uscendo dalla Nebbia in Si b: “due tonalità in
cui, una volta nella vita, bisogna pur scrivere un
pezzo!”; giusto (Do e lam, sul clarinetto). Bello il
Meditation di Paolino, in cui due bei soli (cl basso
e contrabbasso), intramezzati da un interludio
che è un frammento del tema, sprofondano nel
grave; l’ostinato arpeggiato surreale di Battaglia
ricorda il John Taylor del trio con Tony Coe e
Norma Winstone; i doppi suoni di Mirco sono ben
collocati, come tutti i suoi interventi sono ben
gestiti, calibrati; il brano si impenna lentamente
nei registri più acuti: ha toccato così un range
ampissimo. Ballata, con il piccolo, ha echi medioevali (appare anche Morricone) e sognanti.
Il grande amore sembra essere tutto il ‘900,
dall’impressionismo alla serialità, dal Blues alle
improvvisazioni sugli accordi. Questa strada la
condivido profondamente. Folk, di Battaglia, echi
di Gismonti e un intermezzo lidio, e un funky
jarrettiano: il quadro è completo. Il ‘900 non ha
Mirco Mariottini
Diplomato in clarinetto col massimo dei
voti, si è dedicato al jazz e alla composizione partecipando a seminari quali
quelli organizzati dalla I.A.S.J. (Int.l Ass.
of Schools of Jazz) con D. Liebman, i
Corsi di Alta Qualificazione Prof.le - Regione Toscana - Siena Jazz, con S. Lacy
e, nell’ambito della classica, i Corsi di
Perf.to di Fiesole. Ha fatto parte dell’Orch. Giovanile Italiana di Jazz diretta da
B. Tommaso e G. Gazzani con la quale
ha suonato con il trio di P. Erskine e con
J. Newton (suite Black, Brown and Beige di D. Ellington), dell’Ens. Ainulindale
di A.Pellegrini, di Theatrum di S. Battaglia. Ha inoltre collaborato con P.Fresu,
P.McCandless, T.Scott, E.Dean, J.Dvorak,
A.Tavolazzi, S.Richie, R.Fassi, G.Parfait
Ludovic, E.Fioravanti, B.Morris ecc. Nel
1997, ospite del Salone della Musica di
Torino, è stato presentato dall’ Italian Instabile Orchestra come nuovo talento del
jazz di ricerca in Italia. E’ docente di Clarinetto, Teoria Solfeggio e Musica Jazz
presso la Scuola Comunale “I. Fazzi” di
Castel del Piano (GR) e dal 2003 di Teo-
Recensione
JazzItalia.net
Jazzitalia è un sito internet completamente dedicato al jazz e ai suoi molteplici aspetti. L’obiettivo con
cui, il 28 giugno 2000, ha iniziato al sua attività è
quello di rendere il jazz più “democratico” nel senso
strettamente etimologico del termine: offrire a tutti
gli operatori del settore (musicisti, case discografiche,
produttori di strumenti musicali, giornalisti, studiosi,
ecc.) un’opportunità seria e professionale per essere
presenti su internet e per poter liberamente divulgare
il proprio operato. Jazzitalia dispone di:
•
un archivio con oltre 5.000 indirizzi di scuole, negozi di strumenti musicali, CD, locali, agenzie,
• un archivio con più di 4.500 eventi che comprendono oltre 20.000 concerti effettuati da più di 50.000 musicisti,
• più di 500 pagine personalizzate per musicista professionista,
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NUMERO 13
affatto finito di dare. Anche perché il XXI
secolo non ha ancora granchè cominciato,
preso com’è da una stupida, costosissima, illegale guerra che è già mondiale, e da varie manipolazioni delle coscienze, che costano molto
di più di quanto costerebbe finanziare la musica
decentemente. In molti percepiamo l’oscuro, il
niente che avanza. Non siamo affatto pessimisti,
altrimenti non saremo ancora qui a fare musica:
è la realtà.
Si dice che ci sia in giro “un sacco di grande jazz
italiano”. Mah. Molte produzioni sono cloni, fotocopie e imitazioni, o (è a volte è peggio) roba che
sacrifica a un’originalità contorta, poco musicale,
la bellezza. “C’è del bello e c’è del nuovo…peccato, che il bello non sia nuovo, e il nuovo non sia
bello…”, diceva qualcuno, secoli orsono. Così è.
E puntualmente la stampa specializzata italiana
(che in tutto è specializzata meno che nella musica, di cui in realtà ha una gran paura), svela
come “grandi talenti” musicisti in realtà limitatissimi e, spesso, di regime; e cita come “giovani
promesse” o “curiosità” marginali musicisti che
invece, da decenni (sic), lavorano a alto livello
sulla musica, con curiosità, grande onestà, tecnica, conoscenze, gusto.
continua a pagina 8
ria ad Indirizzo Moderno presso la Scuola
Comunale di Musica di Poggibonsi (SI).
Incisioni:
- Is Ensemble, P. Damiani, Via Veneto
- Gesti, S. Battaglia, Theatrum,
Spasch(s)
- Mut(e)azioni, S. Battaglia, Theatrum,
Spasch(s)
- Rito Stagionale, S. Battaglia Theatrum,
Spasch(s)
- Middle Earth, Ainulindale Ens., A. Pellegrini, P. McCandless, Symphonia
- Vita Nova, Dinamitri Jazz Folklore, Philology
- Luna Bruna, Agromistico Trio, Iradidio
- Musica con Vista, Agromistico Quartet,
Le Carrozze
- Things Left Behind, Iridescdente Ens.,
C. Riggio, P. Fresu, Symphonia
- Folklore in Black, Dinamitri Jazz Folklore, T. Scott, Caligola
- Originaria, S. Battaglia, Theatrum,
Symphonia
Info 0564/98625, 339/8764715
[email protected]
• più di 500 lezioni on line scritte da più di 50 professionisti per ogni strumento musicale,
• migliaia di comunicati e news provenienti da tutto il mondo,
• collaborazione unica ed esclusiva per l’Italia con la IAJE (International
Association for Jazz Education) l’associazione internazionale più importante al mondo orientata alla didattica nel jazz. Quest’anno Jazzitalia
era l’unico portale italiano presente all’Annual Conference di New York
con propri inviati,
• Più di 2.000 utenti iscritti alla newsletter e alla mailing list,
• Decine e decine di interviste esclusive effettuate a innumerevoli artisti
provenienti da tutto il mondo,
• Foto, quadri, articoli, recensioni, e altro ancora.
In questi anni è stato più volte recensito su Panorama Web, Virgilio,
SuperEva, Chitarre, AXE, Punto Informatico, ecc. Negli oltre 1.300 giorni di
attività le sue pagine sono state visitate più di 10.000.000 di volte.
Continuum
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NUMERO 13
ARTICOLI
LIBERAL ARTS. Nuove prospettive di lavoro nel campo della musica…
La ricerca di un’occupazione seria e possibilmente ben retribuita per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro è veramente difficile.
La maggior parte delle lauree, com’è noto, non
assicura un posto di lavoro nell’immediato. Forse
le cose migliorano quando ci si accontenta di un
diploma di maturità, magari anche risicato, che
può offrire tutt’al più un mestiere o un impiego
nella pubblica amministrazione o nel privato. Ma
se questo diploma è rilasciato da un Conservatorio
o da un Istituto musicale pareggiato (parliamo
dunque di diplomi musicali) la situazione diventa
complicata. Ecco i motivi:
- il diploma di Conservatorio senza un qualsiasi
diploma di maturità, oggi come oggi, dovrebbe prepararti ad una professione concertistica
(dunque non un’occupazione fissa): di fatto,
non è così;
- il diploma di Conservatorio conseguito insieme
a un qualsiasi diploma di maturità dà la possibilità di partecipare a concorsi pubblici – in
questo caso è parificato ad una Laurea di II°
livello – che potrebbero anche non riguardare
il campo della musica;
- il diploma di Conservatorio abbinato alla Laurea
(escludendo il corso di Laurea del DAMS di
Bologna e pochi altri) può non essere sufficiente per trovare impiego come insegnante
di Conservatorio (massima aspirazione per chi
ambisca ad un’occupazione seria e ben retribuita, di cui sopra, nel campo della musica).
Cosa fare dunque per assicurarsi un futuro e una
vecchiaia serena e tranquilla, pari almeno a quella dei nostri cari, poveri nonni? Per rispondere a
questa domanda occorrerebbe rivolgersi ad una
“letiziosa” cartomante, sempre che un musicista
disoccupato possa permettersela!
Esiste tuttavia una Fondazione che si sta interessando a tutto campo del problema per dare
una risposta alle migliaia di musicisti diplomati. E
lo fa gratuitamente! Si tratta della FONDAZIONE
ALMA MATER, organismo appartenente all’Università degli studi di Bologna, che, in collaborazione con CSEA (Consorzio per lo Sviluppo dell’Elettronica e dell’Automazione) e con la promozione del Fondo Sociale Europeo e della Regione
Lombardia ha realizzato, attraverso il progetto
“Musica: Liberal Arts”, una ricerca per tentare di
fissare un punto di chiarezza sull’attuale situazione delle professioni e del mercato musicale in
Italia e prospettare linee di miglioramento delle
opportunità formative e professionali dei musicisti. Il progetto è articolato in due fasi. Nella prima fase è stato raccolto materiale sotto forma di
testimonianze di musicisti, interviste a diplomati
nel campo della musica, indagini varie e raccolta di dati. Ricordiamo che la Fondazione fa capo
all’Università degli studi di Bologna e CSEA è un
Consorzio di professionisti che opera da anni sul
territorio nazionale.
Una volta ordinato e catalogato tutto il materiale
raccolto, si è proceduto alla realizzazione della
seconda fase, consistente in un seminario e un
convegno nazionale sui temi “Nuove professioni
musicali: la cultura d’impresa come valore aggiunto” (tenuto al Conservatorio “Verdi” di Milano
nei giorni 22-23 Settembre 2004) e “Le professioni musicali” (Conservatorio di Milano, 23 Ottobre
2004). Al convegno–seminario sono intervenuti
esperti di marketing e fund raising, musicisti–
imprenditori e organizzatori, agenti musicali e
produttori che hanno introdotto gli uditori, tutti
musicisti, nella mentalità e nel linguaggio “stratego–anglo–paralgebrico” del mondo imprenditoriale. Diamo qui di seguito alcuni esempi:
Angela Annese, direttrice del “Corso Superiore di
Management della Musica” presso il Conservatorio
di Bari, ha illustrato gli aspetti creativi, organizzativi e legislativi che stanno alla base di un progetto musicale.
Per presentare un progetto occorre innanzi tutto
seguire alcuni punti fondamentali:
1. Ideare il progetto, che dovrà essere il più originale possibile per distinguersi dagli altri;
2. Documentarsi in maniera approfondita su
tutto ciò che riguarda la musica, gli autori,
l’epoca e via dicendo, non solo ai fini di una
buona presentazione del progetto, ma anche
in previsione dell’attuazione dello stesso;
3. Cercare gli esecutori;
4. Pensare all’organizzazione: programmi di
sala, pubblicità, registrazioni audio-visive…;
5. Cercare sale dove proporre e organizzare il
concerto, definendo costi di affitto e di noleggio strumenti;
6. Cercare uno sponsor interessato al progetto;
7. Comunicati-stampa.
Stefania Borghini, PhD in Economia Aziendale
e Management presso l’Università Bocconi di
Milano, ha illustrato invece quali sono le strategie
da seguire per proporsi sul mercato della musica:
A. Business concept:
1. Idea chiara e originale
2. Chiara visione da raggiungere
3. Forte motivazione
4. Necessaria propensione al rischio
5. Conoscenza dell’ambiente e della domanda
B. Sfide:
1. Definire missione, visione, identità
2. Costruire (e mantenere) un’audience
3. Attrarre e produrre risorse finanziarie:
come finanzieremo l’attività? Come produrremo valore economico?
C. Metodo secondo i principi “da manuale” management:
1. Definire la strategia
2. Definire obiettivi funzionali
3. Organizzare attività e risorse
D. Il nodo cruciale per Arte & business:
1. Viene prima il cliente o il prodotto?
E. Conoscere il consumatore:
1. Il consumatore deve essere educato e informato sul prodotto che gli si offre
F. Ricerche di mercato:
1. Prodotti
2. Modalità di erogazione
3. Luoghi
4. Soggetti erogatori
G. Conoscere il “nemico” e “posizionarsi” agli occhi del consumatore. Trovare la zona più carente di offerta.
H. Gestione operativa
I. Il prodotto/servizio: scelto il prodotto/servizio
(es. il concerto) occorre definire una strategia
in base alla tipologia di clienti e definire pp/ss
secondari (es. cd, corsi di formazione…)
J. Definire il prezzo: Quale obiettivo vogliamo
raggiungere?
1. Massimizzare numero clienti? Allettare con
offerte particolari: sconti, 3x2…
2. “Fidelizzare” i clienti? Abbonamento, riduzione prezzo per clienti fedeli…
3. Ridurre costo d’accesso? Ricerca donazioni…
4. Arricchire il servizio o posizionarsi come
“provider” distintivi? Aumentare il prezzo…
Confrontarsi con:
1. Prezzi concorrenti
2. Percezioni clienti
3. Profitto obiettivo
4. Bilanciamento donazione/fondi
K. Finanziamento e sopravvivenza (prova del
nove)
1. Investimenti a lungo termine
2. Modalità di finanziamento
L. Come comunicare e quale contenuto comunicare?
1. Passaparola – Singolo evento
2. Pubblicità media – Immagine – Pubbliche
Relazione – Promozioni
Fulvio Liberatore, del Thomas Consulting Group
di Bologna, ha spiegato il funzionamento del
Fund Raising per le imprese artistiche. Fund
Raising = Sponsor. Il FR è il complesso delle attività che l’organizzazione non profit mette in atto
per la creazione di rapporti di reciproco interesse fra chi chiede risorse economiche, materiali e
umane in funzione dello scopo statutario e chi è
potenzialmente disponibile a donarle. Il FR tutela
l’occupazione dell’artista.
Massimo Marcelli, flautista e presidente dell’Associazione “Emilia Romagna Festival” ha esposto
la propria testimonianza sull’organizzazione di
festival musicali. I punti fondamentali riguardano:
- la creazione di una rete di città per la circuitazione dei concerti e l’abbassamento dei costi;
- il tipo di programmazione che viene proposto.
Serafino Rossi, titolare della casa discografica
Tactus, ha parlato delle case discografiche esistenti in Italia. Ne esistono di due tipi:
1. le Major, che producono principalmente musica leggera e in minor misura musica classica,
si distribuiscono con mezzi propri;
2. le Indipendenti, generalmente più attente al
settore musica classica, sono distribuite da
etichette.
continua a pagina 5
CSMP – Coordinamento delle Scuole di Musica della Provincia di Pisa.
Scambi, collaborazioni; e un Convegno interprovinciale
E’ nata l’11 dicembre 2004, durante il Convegno sulla situazione dell’insegnamento musicale in Italia tenuto presso la Scuola Bonamici di Pisa, l’idea
di riunire in un Coordinamento le Scuole di Musica della provincia. La proposta, lanciata dal jazzista Andrea Pellegrini (Dir. Art. della Bonamici), è stata subito accolta con entusiasmo dall’Assessore alla Cultura della provincia,
Nicola Landucci, presente al Convegno, e dalla sottoscritta, Coordinatrice
della Scuola di Musica “Senofonte Prato” di Vecchiano. Abbiamo poi
contattato le realtà presenti sul territorio della provincia. Hanno aderito
fin’ora l’Associazione Mus.le “il Pentagramma” di S.Giuliano T., l’Accademia Mus.le di S. Miniato Basso, la Scuola di Musica “Boccaccio” e
la Scuola di Musica F.A.F. di Pisa, il Music Artwork Village di Ponsacco.
Lo scopo è realizzare intanto progetti concreti: circuitazione di saggi e
concerti; un’Orchestra Giovanile Pisana; realizzare materiale pubblicitario comune; un sito web; creare un database per sapere chi siamo e
che cosa facciamo, per avere la possibilità di scambi anche di materiale
come spartiti, materiale; confrontarci e informarci su temi didattici, e su
questioni normative e legali.
Il CSMP si riunisce regolarmente dal 31 gennaio 2005; per celebrarne la
nascita, il 28 febbraio, presso la Sala Concerti della Bonamici, alcuni suoi
membri, affiancati da insegnanti e collaboratori (Serena Donati, fl, Simona
Casarosa, p, Scilla Lenzi, p, Elisabetta Casapieri, vc, Paolo De Felice, p,
Marco Cattani, chit, Andrea Pellegrini, p, Fabrizio Desideri, Sax), hanno
realizzato un Concerto di musiche di ogni stile, dall’800 alla contemporanea (Genin, da Verdi; Debussy; Saint- Saëns; Mingus; Baden Powell;
Strayhorn; Cardini; M. Lenzi) per dare il LA alle attività del Coordinamento,
appena nato, ma già ricco di idee, grazie alla partecipazione di persone brillanti per le quali la musica è al primo posto. Il mondo musicale sta vivendo
un periodo di insicurezza; essere in contatto è importante perché l’unione
fa la forza; è la forza che ci serve, per dare sempre il meglio e creare un
ambiente costruttivo, stimolante e sano per tutti i ragazzi che si avvicinano
allo studio della Musica.
Il CSMP si è poi attivato per realizzare, il 14 maggio, a Pisa, presso il centro
Concetto Marchesi (vicino al Liceo Buonarroti - info 338 63 46 037), un
Convegno patrocinato dalla provincia di Pisa: per dare voce ai problemi della professione Musicista e Docente di Musica, con riferimento alle
province di Pisa, Lucca e Livorno. Il convegno occuperà tutta la giornata:
la mattina, i relatori affronteranno diverse tematiche come i contratti ed
ai trattamenti economici della categoria, la formazione, in riferimento alla
Scuola dell’obbligo, ai licei, ai conservatori, alle Scuole presenti nella zona;
la didattica. Il pomeriggio verranno formati dei gruppi di lavoro; la sera
allievi e docenti delle Scuole del CSMP daranno un concerto.
Serena Donati
[email protected]
INTERVISTE E RECENSIONI
NUMERO 13
Paul McCandless
Possiamo dire che la tua famiglia ti
ha trasmesso l’amore per la musica?
La musica era semplicemente il mio mondo.
E da aggiungere quattro giganti.
Gli strumenti musicali i miei giocattoli.
che il loro tour1 Così, le notizie ufficiali. Poi ci sono quelle da dire in Raccontaci di quando eri studente di Robert
toccherà
(tra rispettoso sottovoce. C’è da dire della trama che Bloom.
il
16
Marzo mi permette – o ci, noi Continuum - di avviarmi in Era un grande oboista, primo oboista nell’orchestra
e il 2 Aprile) funambolica trepidazione verso questa intervista: di Toscanini. Ed è stato anche nell’orchestra di
Italia, Austria, l’amicizia fra Andrea e Paul. Alla Bonamici, il nome Filadelfia sotto la direzione di Stokowski, dove
U n g h e r i a , Paul McCandless fa dire subito Andrea Pellegrini e suonava il corno inglese.
P o l o n i a , Ainulindale, e quindi Middle Earth3.
Quale pensi sia stato il suo contributo al tuo
Germania,
e Infine c’è l’intervista. A fine concerto - lì, sotto il modo di suonare?
Romania per poi palco - attenderemo di intervistare Paul. Il teatro Ci sono molte cose da dire. Una è questa: mi ha
tornare un’altra sarà quasi vuoto. Gli ultimi fan si faranno firmare insegnato ad ascoltarmi, a sentire cosa facevo
volta in Italia e concludersi a Palermo. Presentano gli ultimi autografi. Paul metterà i suoi strumenti davvero e non solo a immaginare quello che
in concerto alcuni nuovi pezzi, che incideranno sull’auto che attende di portarlo via, a Perugia. stavo facendo. Inoltre mi ha insegnato a dare
a fine anno nel loro nuovo disco, dopo l’ultimo Quell’automobile sarà in strada col motore acceso forma alla frase, a darle colore con l’espressione
“Live at Yoshi’s” del 2002. Infine, gli Oregon sono e Paul chiederà all’autista se può attendere e con un senso della linea in cui una nota non
Ralph Towner (piano, tastiere, chitarra), Glen cinque minuti per la nostra intervista. Ma saranno resta mai ferma, e viaggia invece verso la nota
Moore (contrabbasso), Mark Walker (batteria invece quindici, e preziosissimi, allo scoccare successiva. Così si infonde vita alla linea. E’ un
e percussioni) e - sono certa che chi non lo della mezzanotte. Gli chiederemo di raccontarci modo di suonare simile al belcanto. In seguito ho
sapeva ora se lo aspetta - Paul McCandless. Paul qualcosa di sé e della sua musica al di là degli tentato di fare la stessa cosa nel jazz, di far sì
McCandless suona almeno una decina di strumenti Oregon. Lui ci risponderà così.
che lo strumento canti, come una voce. La voce è
a fiato - tra i quali oboe, corno
sempre il mio modello.
inglese, sax soprano e sopranino, (Footnotes)
Hai lavorato con molti dei maggiori
clarinetto basso - con la perizia del 1 Le date del tour e numerose notizie sugli Oregon si trovano al loro sito esponenti del jazz mondiale. Musicisti
musicista classico e la creatività di ufficiale, www.oregonband.com.
come
Eberhard
Weber,
Wynton
quello jazz. Chi è del mestiere ci 2 Nella stessa corrente, ma crediamo con meno talenti e gusto, si Marsalis, Jaco Pastorius, Carla Bley.
assicura che suonare strumenti a inserisce anche il Paul Winter Consort, la formazione pionieristica della Vuoi commentare qualcuna di queste
fiato tanto diversi nell’arco di un world music nata pochi anni prima degli Oregon, in cui ha suonato, esperienze?
concerto - e suonarli così - non giovanissimo, lo stesso Paul.
Penso che i miei strani strumenti mi
è un gesto naturale quanto ci 3 Andrea Pellegrini Ainulindalë Ensemble with Paul McCandless, “Middle abbiano aperto molte porte. Suonavo
sembra mentre lo fa Paul sul palco Earth”, Bluesmiles Symphonia, 2000
l’oboe e il corno inglese e – be’, ci sono
del teatro di Quarrata. Se poi gli
davvero poche persone che suonano l’oboe
strumenti sono sei o sette, la questione comincia Tuo padre era oboista e, mi pare di capire, e il corno inglese, o il clarinetto basso, e altri di
il tuo primo insegnante. In che modo ti ha
a sembrare prodigiosa.
questi miei strumenti inusuali. Questa è stata la
Il 13 Marzo, appunto, gli Oregon suonano a avvicinato alla musica?
base per molte opportunità. A questo si aggiunge
Quarrata, in provincia di Pistoia. Io sono lì insieme (Annuisce.) Mio padre suonava l’oboe ed era il fatto che ho sviluppato la mia voce personale,
ad Andrea Pellegrini e ad altri amici e musicisti. anche direttore d’orchestra alla scuola superiore. il mio suono molto definito: quando qualcuno mi
World music, dicevamo, confluenza di stili. A Mia madre insegnava al junior college. Stavo ascolta mi riconosce immediatamente.
chi suona e ascolta musica con senso critico è sempre con i miei genitori e gli strumenti musicali Ecco, questo mi ha dato l’opportunità di lavorare
noto che non basta mettere insieme generi, stili erano i miei giocattoli: la nostra casa era piena di con tanti musicisti, ed è bello poter portare la
e strumenti diversi - anche se la scelta degli strumenti. Mio nonno li riparava per mestiere, e propria voce nella musica di tante persone. Si
ingredienti è originale e i musicisti preparati - per in negozio aveva ottoni di ogni tipo, sassofoni e tratti di Eberhard Weber, Jaco Pastorius, o Andrea
ottenere musica originale e, soprattutto, bella molti altri strumenti. Alle superiori ero nella band Pellegrini.
musica. Ecco, gli Oregon ne sono capaci.2 Non della scuola e provavo a suonare tutto ciò che
(continua sul prossimo numero)
vogliamo raccontarvi il concerto, ma dirvi almeno mi capitava a tiro: la tuba, il sassofono, il flauto,
Silvia Faggian
questo: sul palco a Quarrata abbiamo visto tutto.
[email protected]
Segue dalla prima pagina
LIBERAL ARTS. Nuove prospettive di lavoro
nel campo della musica…
segue da pagina 4
I canali di distribuzione sono:
- grandi distributori: 50%
- negozi specializzati: 35%
- edicole: percentuale in crescita
Riguardo al rapporto tra Artisti e Produttori è da tener
presente:
- la scelta di un repertorio specialistico
- l’autofinanziamento, da parte degli artisti, della fase
esecutiva.
Giovanna Losco, artist manager presso lo Studio Musica s.r.l. di
Modena, ha spiegato che l’agenzia è un’impresa commerciale
di servizi che promuove varie forme di attività. Si pone
come punto d’incontro tra domanda ed offerta occupandosi
dell’intera organizzazione di un determinato evento. Esistono
due tipi di agenzia:
1. segretariato artistico (anche Personal Manager) che
cura la carriera degli artisti e i suoi rapporti con gli enti
scritturanti;
2. artist management che svolge un ruolo di segretariato
artistico per una lista di artisti facendosi carico di un
progetto da immettere sul mercato. Le fasi seguite da un
artist management sono:
- scelta
- promozione
- piazzamento di un progetto.
Un’agenzia tutela l’investimento del progetto attraverso
una stipula di contratto d’esclusiva. Ha contatti con case
discografiche, sale di concerti, enti.
Se il paziente lettore è riuscito a seguire sin qui le fitte trame
intrappolate nella logica di mercato, è a buon punto e può
ritenersi un provvido imprenditore di se stesso che nulla ha da
temere in fatto di strategie di mercato.
Se, al contrario, non v’è riuscito, può ritenersi un musicista
“sognatore e idealista” – altrimenti perché avrebbe fatto
il musicista? – che nulla ha da temere in fatto di perizia e
capacità artistiche.
Gemma Luziani e Marta Nervi:
storia di due pianiste di origini pisane
Segue dalla prima pagina
La biografia, intitolata “Omaggio a Gemma
Luziani (1867-1894) celeberrima pianista
pisana”, è stata curata dalla nipote Milena
Vukotic, altrettanto celebre attrice di teatro e cinematografica, e da Alessandro
Panajia. Gemma Luziani aveva una figlia,
di nome Marta, pianista e compositrice,
nata a Rio de Janeiro nel 1894, della quale
esiste una lirica per voce e pianoforte, “Il
pleure dans mon coeur”, su testo del poeta
impressionista Paul Verlain 4, edita da ETS
e curata da un’attenta studiosa e musicista pisana: Giulia Perni. Ho incontrato la
giovane musicologa nel suo ufficio, presso
la sede della ETS in Piazza Carrara, a Pisa.
Con Giulia, che già conoscevo in quanto
insegnante di chitarra, è sorto subito un
cordiale rapporto di collaborazione, nato
sicuramente dalla comune volontà di
(ri)valorizzare la tradizione musicale pisana. Da lei ho potuto apprendere ad esempio che è in preparazione un’altra raccolta
di liriche inedite, composte da Marta Nervi
su testi di Verlain e che la stessa Perni sta
curando.
Alcune di queste composizioni, non ancora stampate, sono in possesso della figlia Milena. Si tratta di brani orchestrali
e cameristici, che riflettono pienamente il
gusto neoclassico dell’epoca, sicuramente
impartito alla compositrice dai suoi celebri maestri: Ottorino Respighi e Alfredo
Casella. Marta, inoltre, fu allieva di uno
dei più grandi pianisti e compositori ita-
liani del Novecento, Giovanni Sgambati,
del quale conosciamo forse soltanto quei
brani che Alfredo Casella inserì nei programmi di studio per l’insegnamento del
pianoforte nei conservatori. Dal profilo
biografico riportato in terza di copertina,
si apprende del suo matrimonio con un
diplomatico jugoslavo, Jovan Vukotic, che
seguì nei vari spostamenti di sede, accudendo ai tre figli, Vera, Giorgio e Milena,
per i quali sacrificò la propria carriera concertistica.
Paolo De Felice
(Footnotes)
1
Tratto dal carteggio di Camillo Sivori,
a cura di Luigi Inzaghi, Zechini Editore
2
Direttore d’orchestra e compositore
genovese. Fu attivo e molto conosciuto
in America.
2
Camillo Sivori (Genova, 1810 –
Versailles Szrejter Athanase, 1899) fu
considerato l’erede di Paganini, di cui
era stato allievo.
3
“Il pleure dans mon coeur” ispirò
anche Debussy che l’incluse, assieme
ad altre poesie di Verlain, nella
raccolta “Ariettes, paysages belges et
aquarelles”, dedicata a Mary Garden,
celebre Soprano scozzese, specializzata
nel teatro d’opera di scuola francese.
5
6
NUMERO 13
La Bonamici: quantità, qualità
ARTICOLI
docenti universitari, musicisti e allievi, i partecipanti si sono divisi in gruppi di interesse guidati
da uno o più animatori (Mauro Grossi, jazzista,
sul jazz nei conservatori; Giulia Perni, Casa
Editrice ETS, Pisa; Ilaria Bellucci, sull’insegnamento della mus. leggera; Ottaviano Tenerani,
sulla mus. antica “come e perché”; G. Carmassi,
P. De Felice sulla mus. contemporanea e su G.
Bonamici); il tutto si è concluso con un dibattito sulle relazioni formulate dai vari gruppi. Tutti
hanno evidenziato il momento di grande crisi
dell’insegnamento della musica in Italia a tutti
i livelli; riforme inattuabili e poco chiare, finanziamenti inesistenti: obiettivi “europei” con
metodi e mezzi “all’italiana”.
E’ stata inoltre inaugurata in via sperimentale
una nuova organizzazione didattica “a rete”,
che vede affiancarsi ai tradizionali dipartimenti,
concepiti verticalmente per stile, una dimensione
orizzontale di compartimento (strum. a tastiera;
s. a fiato; voce; s. a corda; s. a percussione;
bassi e contrabbassi). Alcuni docenti hanno avuto così il compito di istituire attività con cadenza
mensile, gratuite per gli allievi interessati, senza
distinzioni di stile. Hanno visto la luce corsi come
Storia del Jazz, il laboratorio di Finger Pickin’, il
Coro di Voci Bianche di Angelica Ditaranto nuovi
gruppi di musica d’insieme: Fusion, Strumenti a
Corda. Sono stati realizzati, a febbraio, i saggi
di metà anno. L’istituzione delle Jam Session,
inoltre, punta al creare più occasioni possibile
per far musica insieme. Sono Jam “globali”: è
stato così possibile per esempio ascoltare Bach e
Cardini, Ellington e Mozart.
Il clima che si respira nella maggiore Scuola di
Musica della provincia è di collaborazione, desiderio di confrontarsi e di vivere insieme esperienze importanti e divertenti come l’apprendimento
e la produzione della musica. Tutte queste iniziative permettono agli allievi di conoscersi, soprattutto nel fare musica, dando loro l’opportunità
di non affrontare lo studio solo singolarmente,
e di vivere la scuola, intesa come struttura e
come persone, in modo sempre più costruttivo.
Un’ulteriore incentivo è dato dal rapporto col
direttore artistico (per la prima volta un jazzista), che va approfondendosi, anche grazie a
incontri con gli allievi come quello del 19 marzo;
tutto questo favorisce la circolazione delle idee,
dei commenti, delle proposte e delle critiche, e
consente di avere costantemente il polso della
situazione, dando di conseguenza spazio alla nascita di nuove opportunità.
La Scuola Bonamici ha apportato recentemenappassionato, divertito) alla Contemporanea
te alcune modifiche al proprio assetto ammi(il neonato EST - Ensemble Solisti Toscani di
nistrativo e didattico, accompagnando l’attività
Paolo De Felice, che ha eseguito musica “davtradizionale (consolidatasi anche grazie al lavoro
vero contemporanea” di Carlo Deri, lo stesso De Felice, Giuseppe Bonamici e Bonamicidelle precedenti gestioni, animate dai Direttori
Carlo Deri, Leopardo Bartelloni, Ottaviano
Gottardo, con Luigi Pieri, Lucia Neri, Chiara
Morandi, Roberta Monaco, Stefano Quaglieri,
Tenerani e dalla presidenza di Paolo Bellatalla
Claudio Degli Innocenti, Valentina Bois, Carlo
e Alessandro Bensi) con nuove iniziative nell’intenzione di consolidare i risultati raggiunti e di
Pernigotti), dall’ Improvvisazione (un solo di
crescere ancora nella qualità.
Dimitri G. Espinoza), al Jazz (il quartetto Stefano
Questa lunga serie di cambiamenti ha avuto iniFranceschini, Andrea Pellegrini, Nino Pellegrini,
zio nel settembre 2004, dall’elezione del nuovo
Filippo Todaro che ha suonato standard e pezzi
Direttore Artistico, Andrea Pellegrini, proseoriginali in una serata di grande coinvolgimenguendo col rinnovo del Consiglio Direttivo e
to), per tornare all’età Classica: David Bacci in
un formidabile piano solo; il duo Roberta Monaco
la rielezione delle cariche statutarie; i soci riuniti
in assemblea hanno eletto le cariche e votato
(vc) – Angelica Ditaranto (p) in un interessantissimo excursus fra l’800 e la musica attuale; il
l’approvazione del bilancio preventivo e delle linee guida della scuola. I 380 allievi, infatti, sono
Duo Luisa Di Menna (vl) – Chiara Mariani (p) che
soci dell’Associazione che gestisce dal 1996 la
ha eseguito con grande professionalità sonate di
Scuola, fondata nel 1979.
diversi periodi; il ‘900 sudamericano e europeo
Presidente è l’Ing. Giovanni Motta, dirigencon il noto Duo Mirabilis di Andrea Barsali (chit)
te dell’Autorità Portuale livornese; vice presie Lucia Neri (fl).
dente il compositore e pianista Paolo De Felice;
L’EST Ensemble è nato con lo scopo di diffondere
Segretario l’Ing. Davide Dente, pianista jazz,
il repertorio cameristico contemporaneo, all’ininformatico; Cassiere Maria Rosaria Spizzirri,
terno delle iniziative che hanno dato vita al nuoesperta di web; consiglieri (9 in tutto) il soprano
vo Dipartimento di Musica Contemporanea
Niki Mazziotta, il chitarrista e compositore Marco
e del relativo archivio di pubblicazioni musicali.
Si collega anche a questo il potenziamento dello
Lenzi, il Direttore Artistico A. Pellegrini; Franco
studio della musica del ‘900 e contemporanea
Caroni, animatore della grande realtà di Siena
Jazz; inoltre, sperando che questo indichi una
in alcune classi di musica classica e di jazz, e
maggiore collaborazione con il Comune, l’Archil’approfondimento dello studio del musical (Niki
tetto Nicola Gagliardi, consigliere Comunale, ex
Mazziotta). Alcuni allievi del corso di composizione hanno già eseguito in pubblico alcune propresidente della Circ. n.5, nominato dal Sindaco
prie composizioni “contemporanee”, legate a vari
come da Statuto.
stili: le performances di Laura Mascia, lo pseuL’inserimento delle figure dei “soci collaboratori”, allievi che contribuiscono all’organizzazione
do-minimalismo di Giacomo Innocenti (Orch.
della Scuola, va inquadrato nel tentativo di coinGroup_One) e Tommaso Novi. Nei corsi di jazz
volgere maggiormente gli allievi: Fausto Caricato
da anni si eseguono e si studiano anche brani
(collaboratore al pianoforte); Paolo Benvenuti
scritti dagli allievi. Sale così a 6 il numero dei
Dipartimenti: Antica, Classica, Contemporanea,
(accordatore); il dott. Giuseppe Prencipe (web
Etnica, Jazz, Leggera.
master); Alessandro Baris (fonico, collaboratore tecnico); la dott.ssa Monica Cicu (Segreteria
Tappa importante è stato inoltre il Convegno
svoltosi l’11 dicembre, dal tema “La scuole di
Artistica). Anche i 31 docenti sono stati maggiormente coinvolti; 3 di loro sono stati eletti
musica toscane: il passato, il presente, il futunel Cons. Direttivo; dall’inizio dell’anno sono
ro”. Dopo un momento introduttivo sulle Riforme
state convocate più di 15 riunioni, generali o di
in atto, che ha visto l’intervento di docenti
Dipartimento.
(Riccardo Parrucci, Sc. Media Borsi, Livorno;
E’ stato rafforzata la comunicazione: bacheStefano Agostini, Ist. Mascagni, Livorno, oggi
che; comunicazioni scritte e circolari; email; maDirettore; Giovanni Carmassi, Cons. Cherubini,
teriale informativo; rafforzamento del web: guFirenze; Marco Lenzi, insegnante e composisetbook e bacheca (che invitiamo a visitare petore; Mario Piatti, Cons. La Spezia…), direttori
riodicamente: www.scuolabonamicipisa.it). Nell’
(Francesca Marchesi, Sc. Com.le di Poggibonsi;
ambito artistico-didattico, i docenti si sono visti
Fabrizio Papi, Ist. Boccherini; lo stesso A.
impegnati in iniziative quali Lezioni Concerto
Pellegrini; Serena Donati, Sc. di Vecchiano),
e nuove attività di Compartimento,
nuovi gruppi d’insieme, nuovi corsi
Tacet!
sperimentali.
“... con milioni e milioni di persone che sono lì per guardare
Le Lezioni Concerto si sono svolte in
la musica...”
8 serate con programmi che spaziavano dalla Musica Barocca (Ottaviano
(un partecipante a Sanremo, RAI Radio 1, 2 marzo 2005,
Tenerani, Marica Testi, Martino Noferi
ore
22:17)
– “il Rossignolo” - in una esibizione
di grande livello che ha entusiasmato,
Sara Bianchi
ARTICOLI
Brevi
Le interviste di Continuum
Stefano Agostini
P Hindemtih: l’”Olandese volante”...
... certo, l’”Olandese volante” non è stato scritto da
Hindemith ma da Wagner!
Quello che Hindemith ha scritto è una ‘Ouverture
da l’”Olandese volante” suonata a prima vista da
un’orchestra di second’ordine ad una stazione
termale alle sette di mattina’. Non si tratta qui di
una parodia della musica di Wagner, piuttosto del
modo di far musica descritto nel titolo. Hindemtih lo
conosceva fin troppo bene per esperienza personale,
avendo suonato in vari tipi di orchestra in gioventù.
Non tutti sanno che, oltre che compositore, egli
era un apprezzato violista, e aveva anche senso
dell’umorismo, come si vede da questo ed anche
altri suoi brani.
Qui ci mostra come dei musicisti affaticati e
disinteressati si fanno largo a stento in una
partitura che probabilmente conoscevano, ma non
avevano mai suonato assieme prima. Non scossi
da intonazione incerta o da entrate sbagliate, i
musicisti mostrano tutti i trucchi che usano per
trovare la strada nel caos musicale da loro stessi
creato. Infine scivolano in un altro pezzo che
pare adattarsi loro meglio, ma poi con decisione
terminano in un finale che fa rabbrividire! Il brano è
scritto per quartetto d’archi ma è eseguibile anche
con più strumenti.
Per gentile concessione di: La Viola - Edizioni
Musicali
P
W.A. Mozart: Trio K 498 per clarinetto,
viola e pianoforte.
Nell’ultimo periodo della sua vita (1783-1791) la
produzione mozartiana di musica da camera mostra
il suo particolare interesse per la viola. A parte i
quartetti, compose i due Duetti per violino e viola,
il Divertimento per violino viola e violoncello, i suoi
quattro maggiori Quintetti con due viole e il Trio K
498 per clarinetto, viola e pianoforte. Secondo un
aneddoto, Mozart avrebbe composto il Trio mentre
giocava ai birilli con amici, da cui il soprannome
“Kegelstatt” (o “dei birilli”). Nell’elenco autografo
delle sue opere è inserito cronologicamente vicino
(il 5 Agosto) a due Duetti per strumenti a fiato K
496a, sul cui autografo Mozart annotò “Vienna, 27
luglio 1786, mentre giochiamo ai birilli”. E’ quindi
possibile che l’aneddoto abbia varie interpretazioni,
poichè non si può respingere subito l’idea che la
composizione del Trio risultasse almeno in parte
da una di quelle riunioni della sua cerchia di amici.
Secondo un’altra tradizione venne scritto, insieme
ad altri brani di quel periodo, per la famiglia Jacquin,
suoi amici, e in particolare per la loro figlia Franziska,
allieva di pianoforte di Mozart. Sicuramente il Trio
venne eseguito a casa Jacquin con al clarinetto
Anton Stadler, dedicatario più tardi del Concerto e
probabilmente Mozart stesso alla viola.
Per gentile concessione di: La Viola - Edizioni
Musicali
NUMERO 13
Stefano Agostini, flautista, noto concertista,
è il nuovo direttore dell’Istituto Musicale
Pareggiato (Istituto d’Alta Cultura) “P.Mascagni”
di Livorno.
D- Stefano, come ti senti ad essere Direttore
dell’Istituto Musicale che ti ha visto Docente
giovanissimo della classe di flauto?
R- Come uno che si è preso una grande
responsabilità, e, nello stesso tempo carico,
di entusiasmo, perché, malgrado le difficoltà
e la situazione generale non certo favorevole
alla musica, credo che il nostro istituto abbia
notevoli potenzialità da esprimere.
D- Oltre che direttore e, ancor prima, docente,
sei un noto flautista con un curriculum
d’eccezione: come riesci a conciliare il tuo
ruolo attuale con l’attività concertistica?
R- Non esagererei con la mole della mia attività
concertistica: tra l’altro è sempre più difficile
per i musicisti trovare occasioni soprattutto
per praticare repertori in ambito “classico”.
Non è facile al momento trovare il tempo per
lo studio, ma voglio sentirmi prima di tutto un
musicista ed un insegnante che si è assunto il
compito di coordinare l’attività dell’istituto.
D- Com’è iniziato il tuo percorso di musicista, e
perché la scelta è caduta sul flauto?
R- Ho iniziato a studiare musica insieme alla
scuola della banda come molti strumentisti
a fiato; il flauto, che non era presente
nell’organico della filarmonica, mi fu proposto
dal maestro che, per convincermi, mi parlò
spesso di Severino Gazzelloni raccontandomi la
sua vita.. Con me alla scuola si iscrisse anche
il mio babbo: studiavamo assieme e questa è
stata per me una bellissima esperienza. Credo
che anche oggi la condivisione dell’esperienza
musicale in ambito familiare sia necessaria per
sviluppare più forti motivazioni negli allievi.
D- Hai studiato con il Maestro di flauto per
eccellenza, il M° Conrad Klemm: questa
esperienza cosa ti ha dato, come musicista,
come flautista e come uomo?
R- Klemm è prima di tutto musicista, piuttosto
che flautista; il suo insegnamento parte
sempre dall’analisi musicale: sono la cura del
fraseggio e dell’articolazione, l’analisi ritmica e
la distribuzione consapevole degli accenti che
richiedono lo sviluppo della tecnica necessaria.
Come flautista mi ha insegnato a ricercare
continuamente nuovi stimoli, a ripensare ogni
volta ai vari aspetti del suonare affrontandoli da
punti di vista diversi, a non dare mai niente per
scontato, atteggiamenti molto utili anche nella
vita. Ancora adesso, alla soglia degli ottanta
anni, le sue lezioni sorprendono per l’energia
che trasmette e per l’entusiasmo con il quale
affronta i brani come se li insegnasse per la
prima volta. E’ incredibile come sia riuscito in
tutti questi anni a rielaborare idee sul flauto
senza poter suonare a causa della malattia
che lo ha colpito alla quale per altro ha reagito
con una volontà e una forza non comuni.
D- Nella letteratura flautistica qual è il periodo
che preferisci, e perché?
R- Indubbiamente la letteratura del 900 è
molto stimolante, ha esplorato e sviluppato
enormemente le possibilità tecniche ed
espressive dello strumento ma non credo alle
specializzazioni e trovo molto interessante
confrontarsi con gli stili più diversi.
D- Il linguaggio contemporaneo e il rapporto
della musica con altre espressioni artistiche:
cosa ne pensi?
R- Mi interessano molto, anche se una certa
musica contemporanea rischia di rinchiudersi
in una forma sterile di accademismo. Ho
eseguito molti autori contemporanei; questo
mi ha permesso di costruirmi un bagaglio di
sonorità e modalità espressive che posso
riutilizzare in altri contesti, e questo lo trovo
molto interessante. Il
rapporto con altri
linguaggi artistici è molto stimolante, ma deve
esserci una vera contaminazione: non si tratta
di fare la musica di accompagnamento o di
sottofondo. In questi anni ho fatto esperienze
per me molto importanti con il teatro, la poesia,
la danza dalle quali ho imparato molto.
D- Un grande filosofo disse: “ogni mattina
sei un uomo nuovo”: tu ti senti un musicista
nuovo ogni mattina?
R- Sicuramente per quanto mi riguarda mi
sento una persona che rinnova ogni giorno le
proprie sensazioni ed emozioni rispetto a quello
che fa; riguardo al sentirsi musicista vorrei dire
polemicamente che per sentirsi musicista fino
in fondo bisogna avere la possibilità di fare
il musicista e questo è sempre più difficile.
Si riducono gli spazi, le risorse; malgrado gli
annunci, la musica scompare dalla scuola,
c’è un problema di perdita di dignità della
professione del musicista .
D- Il mondo della musica e della didattica
musicale in Italia sta cambiando: come
Direttore dell’Istituto Mascagni e come
musicista, quale contributo pensi di dare per
migliorare la formazione dei musicisti futuri?
R- Indubbiamente è cambiato il contesto
culturale e sociale all’interno del quale il
musicista deve agire e rapportarsi. Credo che sia
ormai superato il concetto di un insegnamento
della musica basato esclusivamente su un
addestramento dell’allievo attraverso l’esercizio
e il progressivo trasmettere una tecnica
(spesso acquisita per imitazione dal maestro).
Oggi è necessario formare un musicista più
consapevole, capace di rapportarsi con i diversi
stili musicali attraverso uno studio fondato
sullo sviluppo della percezione, l’analisi, la
capacità di interagire e relazionare con gli altri
praticando fin da subito la musica d’insieme.
Ho intenzione di contribuire a sviluppare il
dibattito su questi argomenti per favorire
l’ affermarsi di un nuovo tipo di offerta
formativa (ndr: Stefano Agostini appare anche
in un’intervista contenuta nel n. 0 – 2002 di
Continuum. Gli interessati possono rivolgersi
in redazione).
Serena Donati
[email protected]
Coordinatrice, Scuola di Musica
“Senofonte Prato”, Vecchiano (Pisa)
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RECENSIONI E APPUNTAMENTI
NUMERO 13
Recensione
Nuvole in silenzio - Arnold
Schönberg svelato
Tito M. Tonietti – EDIZIONI PLUS, Università di
Pisa
Gli studi condotti da Tito M. Tonietti sulla figura di
Arnold Schönberg e sull’influenza che questi ha
avuto sulla musica del Novecento hanno trovato
il loro ordine in questa nuova e particolareggiata
biografia sul musicista viennese, la prima corredata da un CD ROM allegato che approfondisce
alcuni aspetti della musica del compositore attraverso analisi e spiegazioni.
“Nuvole in silenzio”, questo il titolo, è concepito
come una sorta di ritratto documentario, scritto in una forma discorsiva, quasi colloquiale, per
quanto concerne gli avvenimenti che hanno inci-
so particolarmente sulla
vita di Schönberg, comprovati da documenti
lasciati dal compositore,
ma al contempo con una
precisione analitica, non
eccessivamente
scientifica, nella spiegazione
delle sue opere, in relazione anche agli episodi
che hanno influenzato
le scelte dell’Autore. La
biografia svela dunque
un Arnold Schönberg a
tutto tondo, ponendosi
come una delle più complete ed esaurienti mai scritte sul suo conto.
Tito M. Tonietti, aretino, dopo la Laurea in Fisica
conseguita a Torino, si dedica alle relazioni tra
le scienze e la musica, studiando in particolare
Arnold Schönberg. Insegna Storia della scienza
a Pisa (a chi fosse interessato, segnaliamo l’intervista rilasciata da Tito Tonietti a Continuum,
n. 4, anno 0, Giugno/Luglio 2003, disponibile a
richiesta, ndr).
Paolo De Felice
[email protected]
Mirco Mariottini: “Nugae”
segue da pagina 3
A questo dovrebbero servire le
istituzioni pubbliche, e i media; a
riequilibrare la situazione. Invece,
niente. Le une e gli altri rafforzano, anzi, la tendenza generale.
Assurdo.
Presentato da note di copertina pungenti e intelligenti scritte
dall’amabilissimo, grande Bruno
Tommaso (di cui segnalo, oltre ai
suoi più recenti progetti, la collaborazione con Stefano Franceschini,
che continua), questo cd presenta
pezzi che Mirco ha scritto in anni, e
che per anni ha covato.
Ho suonato con Mirco, in duo o in gruppi più grandi (Something For You
si chiamava Gabrielle): energia, intuizioni assolutamente e genuinamente
geniali; sprazzi visionari, incursioni nell’assurdo, fotografie interiori, ironia;
sincerità, trasparenza, odio puro per l’ipocrisia e insofferenza per la musica
brutta, da qualsiasi parte provenga.
Grande tecnica, tecnica vera, quella che non ha pregiudizi, non ha limiti;
curiosità; irritazione per l’ipocrisia, per l’ingiustizia; grande, anarchico senso di libertà; profondo, anarchico bisogno di senso. In questi anni Mirco ha
lavorato alla musica “con una forza e una tenacia che può portare anche al
completo isolamento in un ambiente meschino…”.
Non l’ha portato all’isolamento: l’ha portato alla musica. Quanto meschino
Cartellone
Sabato 19 Marzo 2005
Luca, Palazzo Ducale, Sala Maria Luisa
Ore 21 30
David Bacci – piano solo
Mozart, Chopin, Liszt
AGIMUS – info 0583 312877
8€ / 5€
Sabato 16 aprile 2005
Sala Concerti, ore 21.15
Scuola Bonamici
EST Ensemble Solisti Toscani
Lucia Mencaroni, soprano
Lucia Neri, flauto e ottavino
Luigi Pieri, clarinetto
Stefano Quaglieri, chitarra
Giacomo Riggi, vibrafono
Chiara Morandi, violino
Mirco Masi, viola
Roberta Monaco, violoncello
Carlo Pernigotti, pianoforte
Cartoleria Libreria
“Oltre la Matita”
Via P. Landi 8 - Pisa
Fotocopie - Eliocopie - Fax - Articoli da regalo - Servizio
sia, l’ambiente, noi lo
sappiamo. Così il jazz
in Italia, sotto il fuoco
incrociato di governi
babbei, del tutto ignari, completamente inconsapevoli, e di tanti
fra i musicisti stessi,
servi di questo o quel
principe, a creare mafiette, non alleanze, a
cercare consensi, non
condivisioni, e a suonare, attenzione, muBen Webster by Brunella
sica spesso bruttina.
”Tu sai pienamente
capire di cosa si tratta: é inutile che aggiunga niente” mi dice. ”Ascoltalo
un’ altra volta…” Certo. Lo ascolto con gli amici, perché, Mirco, di amici
si parla, ancora. Non è facile, ma noi ci siamo. Proprio Paolino mi disse:
“Non mollare”. Nodo alla gola. Non abbiamo, ancora, mollato. “Sono mie
immagini: dolci e terribili, felici e disperate, tutto ciò che sono riuscito a
esprimere di quello che provo. E voglio condividerle con l’esterno, quello
bello!”. Mirco! Non mollare.
Andrea Pellegrini
[email protected]
Paolo De Felice, direttore
Programma:
Karl Heinz Stockhausen: “Tierkreis”
Paolo De Felice: “Poesia delle minime cose”, su testo di Margherita
Sergardi
Marco Lenzi: “Non pervenuto”
Domenica 17 Aprile ore 17.00
Circolo Galliano Masini
P.zza Manin - Livorno (zona P.zza Cavour)
Elisabetta Casapieri, vc
Scilla Lenzi, p
Beethoven, Debussy, Fauré
ingresso libero
Continuum - Anno 1, n.8 (n. progressivo: 13)
Direttore responsabile: Francesco Ermini Polacci
Direttore di redazione: Ottaviano Tenerani
Redattori: Monica Cicu, Paolo De Felice, Davide Dente,
Silvia Faggian, Andrea Pellegrini Constantini, Elena Talotta
Hanno collaborato a questo numero: Patricia Barbetti Bissegger, Sara
Bianchi, Serena Donati, Matteo Rainieri
Grafica: Monica Cicu, Davide Dente
Editore: Ottaviano Tenerani
Sede: Via Matteucci, 20 - Pisa - Tel. e Fax 050.540450
Sito Internet: www.scuolabonamicipisa.it
e-mail: [email protected]
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Registrazione Tribunale di Pisa n˚ 17/2002 del 28/10/2002