RIVISTA SVIZZERA DI ARCHITETTURA, INGEGNERIA E URBANISTICA SCHWEIZERISCHE ZEITSCHRIFT FÜR ARCHITEKTUR, INGENIEURWESEN UND STADTPLANUNG 4 / 2 0 14 LA FINESTRA DAS FENSTER testi / texte Gabriele Neri | Bruno Reichlin | Andrea Roscetti progetti / projekte Michele Arnaboldi architetti | Colombo+Casiraghi architetti | Gionata Epis | Cristiana Guerra | Bruno Keller | Luigi Snozzi | Wespi de Meuron Romeo architetti Le schermature solari Linea Evolution di FRAMA ACTION sono tende verticali in tessuto microforato, montate su una struttura in acciaio e alluminio. Il tessuto tecnologico contribuisce in modo rilevante al risparmio energeticoKLSS»LKPÄJPVLW\~LZZLYL]LYUPJPH[VJVUZPZ[LTH9(3 WLY\UHperfetta integrazione estetica sulle facciate di uno stabile. 3HZJOLYTH[\YHZVSHYLu\UJVTWSLTLU[VHYJOP[L[[VUPJVKH WVZHYLPUMHZLKPJVZ[Y\aPVULTHHUJOLPU\UZLJVUKV[LTWVVPU fase di ristrutturazione. 0WYPUJPWP]PUJLU[PKPX\LZ[VPSWYVKV[[VZVUV!design innovativo, praticità, risparmio energetico e qualità. La schermatura estetica e funzionale. CONTATTACI PER UNA CONSULENZA PROGETTUALE. CONSULENZA REZZONICO 3HJVUZ\SLUaHL]LUKP[HKPWYVKV[[PWLYSH JHZHuPSS\VNVKPPUJVU[YV[YHPSWYVNL[[VLSH realizzazione. L’anello di congiunzione della JH[LUHLKPSLuHɉKH[VH[LJUPJPZWLJPHSPaaH[P WLYZL[[VYL Consultaci! Telefono: 091 640 37 40 • Lavori di carpenteria (Patrick) Tetti, facciate, rivestimenti, coperture e isolazioni • Stufe e camini (Gianluca) • Scale interne e Outdoor (Michele) • Piscine e SPA (Domenico) • Pavimenti in legno (Alessandro) 9LHSPaaPHTVWLYJVU[VKLSS»HYJOP[L[[V WYVNL[[PZ\TPZ\YHJVSSHIVYPHTVHSSHZ[LZ\YH KPJHWP[VSH[PWYVNL[[PLZLJ\[P]P]HS\[HaPVUP [LJUPJOLTVKLSSHaPVUL+LWYVWVZ[LKP materiali. Contattaci anche tramite: www.rezz.ch REZZONICO Fabio Rezzonico & Co. Mendrisio Via Penate 9, Tel. 091 640 37 40 [email protected], www.rezz.ch. Punto vendita e consulenza: LU / VE 8—12, 14—18.30, SA 8—11.30. S E R V I Z I E M AT E R I A L I P E R L A C A S A " " " " # # " ! " " & # $ & ) & ! 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[email protected] www.grupporezzonico.ch 4 / 2 0 1 4 AG O S TO 7 COMUNICATI AZIENDALI Chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch. 13 SIA COMUNICATI a cura di Frank Peter Jäger 19 TI NOTIZIE a cura di Stefano Milan 29 INTERNI E DESIGN a cura di Gabriele Neri 32 TI DIARIO DELL’ARCHITETTO a cura di Paolo Fumagalli 35 OTIA COMUNICATI a cura di Daniele Graber 37 TI LIBRI a cura di Enrico Sassi L A FINESTRA a cura di Gabriele Neri e Enrico Sassi www.sanitastroesch.ch Ci trovate per un appuntamento o una visita presso le nostre sedi di: Corso Elvezia 37, 6904 Lugano, Tel. 091 912 28 50 • Via Cantonale 36, 6594 Contone, Tel. 091 851 97 60 EDITORIALE 41 La finestra sul Ticino Alberto Caruso 43 L’intérieur tradizionale insidiato dalla finestra a nastro Bruno Reichlin 50 Dalla feritoia al curtain wall Gabriele Neri 58 Tappare i buchi? Andrea Roscetti 62 La finestra totale Luigi Snozzi 68 Un monolite di beton lavato Wespi de Meuron Romeo architetti 74 I rettangoli armonici di von Wersin Colombo+Casiraghi architetti 80 La scatola di fiammiferi Gionata Epis 86 Il volume scomposto Bruno Keller 92 Fra strada e ferrovia Cristiana Guerra 98 Case con vista Michele Arnaboldi con Raffaele Cammarata ERRATA CORRIGE Folgende Korrekturangabe ist zu vermerken: Patrick Gmür ist Direktor des Amts für Städtebau - Zürich (und nicht, wie im Editoriale des Archi No. 3 angegeben, Direktor des Hochbaudepartements). In copertina: Cristiana Guerra, Casa d’appartamenti a Bellinzona foto Marcelo Villada Or tiz C OMUNIC ATI A ZIENDA LI PURO design PURO design è sinonimo di arredamento cucina di alta qualità, di oggetti raffinati e di materiali pregiati. La nostra regola è «ascoltare e consigliare per il meglio», sia nella scelta dei mobili e sia degli elettrodomestici. I nostri sistemi d’arredo cucina sono stati studiati per fornire ampie possibilità di scelta e di progettazione e, così, consentire di ottenere la miglior soluzione di qualità, sempre proporzionata al budget disponibile, sia che si tratti di ristrutturazioni o di nuovi oggetti, siano case monofamiliari o intere residenze. Il team di architetti d’interni e montatori specializzati è a vostra disposizione per progettare con competenza e sicurezza e per posare a regola d’arte e puntualità la vostra nuova cucina. PURO design significa lunga esperienza nel settore, forte legame col territorio, alto livello di servizio e grande professionalità. Se desiderate una cucina che si adatti perfettamente alle vostre esigenze, vi potremo sicuramente aiutare e saremo molto lieti della vostra visita presso i nostri negozi. PURO design Sagl Lungolago G. Motta 2a 6600 Locarno PURO design Sagl Via Borghese 11 CH-6600 Locarno t./ f. +41 91 224 69 58 [email protected] www.purodesign.ch Una rivoluzione nel linguaggio formale della ceramica Keramik Laufen ha sviluppato un materiale ceramico rivoluzionario: la SaphirKeramik , ideale quando il design prevede forme dalle pareti sottili e raggi ridotti, finora realizzate in colata minerale, in vetro o acciaio smaltato. L’innovativa formula conferisce al materiale possibilità e libertà finora impensabili, consentendo di realizzare spigoli con raggi di curvatura di 1-2 mm contro i 7-8 mm delle ceramiche classiche più all’avanguardia. Le nuove caratteristiche formali di questo materiale consistono nella sua straordinaria durezza e robustezza. Se si confrontano le proprietà meccaniche di vetrochina, fine fire clay e SaphirKeramik, i tre materiali che utilizza Keramik Laufen in produzione, la SaphirKeramik consente di ottenere risultati straordinari anche a livello internazionale. In particolare, per quanto riguarda la resistenza alla flessione, nelle misurazioni effettuate dall’Istituto federale per la ricerca e i test sui materiali di Berlino (BAM) la SaphirKeramik supera in media i 120 MPa, un valore paragonabile a quello dell’acciaio normale e doppio rispetto alla porcellana vetrificata. La durezza di questo materiale ad alte prestazioni è data dall’aggiunta di corindone (AI2O3), un minerale che nella sua forma pura è incolore e che dà il nome alla ceramica. Con la nuova ceramica che è molto più dura e vanta una maggiore resistenza alla flessione, Keramik Laufen può costruire corpi più sottili dalla struttura semplificata, che perciò hanno un peso inferiore rispetto alla ceramica tradizionale. I vantaggi sono molteplici: riduzione delle materie prime, diminuzione dei consumi energetici per la produzione e abbassamento delle spese di trasporto. La SaphirKeramik non sostituisce le formule finora impiegate da Keramik Laufen, bensì amplia il ventaglio di possibilità espressive del materiale. Keramik Laufen AG Wahlenstrasse 46 CH-4242 Laufen t. +41 0 61 765 71 11 f. +41 0 61 761 36 60 [email protected] www.laufen.ch NELLA COMUNICAZIONE, CENTRIAMO L’OBBIETTIVO. Guardiamo il mondo da un ampia veduta, pronti a prendere solo la visione migliore sfruttandone tutti i tratti più accattivanti. Così anche dalla piccola comunicazione si possono fare grandi cose. Studio B Image SA è dotato di un team capace di integrare la creatività FGNNQUVWFKQCITCƒEQRWDDNKEKVCTKQGNC VGEPQNQIKCFGNNCUVCORCFKIKVCNG per dare sempre il miglior servizio per i suoi clienti, rimanendo sempre aggiornati sulle ultime novità che questo grande mondo della comunicazione ci offre. Lugano-Giubiasco | 091 857 48 42 www.studio-b.ch C OMUNIC ATI A ZIENDA LI VOLA – eccezionalmente rinfrescante Valsecchi SA - la pietra è unica, un fascino senza tempo Rivestimenti ecosostenibili per facciate Puntualmente, per l’inizio dell’anno 2013 VOLA presenta il nuovo braccio doccia con soffione tondo. Si tratta di un nuovo elemento per la progettazione di bagni esclusivi, nei quali viene assegnato particolare valore all’eleganza sobria e al lusso personalizzato. L’elemento fondamentale di design del nuovo braccio doccia con soffione è l’anello sottile, che gli conferisce un effetto molto filigranato. La sua efficienza si deve alla piastra del soffione doccia. L’acqua viene condotta attraverso 18 serie di fori che si diramano a ventaglio dal centro sulla piastra. Questo assicura anche un’incomparabile esperienza doccia. La sostenibilità è stata sempre importante per VOLA. Il principio basilare è sempre stato quello di mettere a disposizione la quantità d’acqua ideale, necessaria, senza tuttavia rinunciare a nessun comfort di azionamento. Il braccio doccia con soffione tondo viene perciò offerto con due diverse portate di flusso: 24 L/min e 15 L/min. Come è consueto per VOLA, sussiste una vasta gamma di possibilità d’impiego per il nuovo braccio doccia con soffione. Esso è disponibile come modello a soffitto o a parete, cromato lucido, in acciaio legato massiccio spazzolato e in innumerevoli colori. «La pietra rimane pietra in eterno e non è affatto suscettibile di un tale predicato [la bellezza]: ma l’anima dell’artista era bella quand’egli concepì la sua opera e bella diverrà l’anima di ogni osservatore intelligente che la concepisce dopo di lui» (Johann Gottlieb Fichte) Un concetto di assoluta contemporaneità, che trova ampio consenso e coerenza nell’architettura moderna. L’utilizzo della pietra naturale, sia in ambiti strutturali che di rivestimento, è una scelta che permette di connotare di straordinaria identità un edificio. Disporre di innumerevoli gradazioni cromatiche, provenienti da tutto il mondo, permette a ogni progetto unicità, raffinatezza, suggestività. Valsecchi da oltre 80 anni è a fianco dei più affermati progettisti, sinonimo di affidabilità, precisione, eccellenza. Vero punto di ispirazione per i progetti più raffinati ed esigenti, residenziali, pubblici, contract, hospitality, retail e wellness. Produzione oggi supportata da innovative opportunità tecnologiche per sostenere originalità e egocentrismo, con meccanismi produttivi d’eccellenza e dalle tempistiche assolutamente certe. Dal 1959 T.T.M. Rossi è in grado di produrre un’ampia gamma di tele metalliche di qualità made in italy rivolte all’edilizia, all’industria e all’architettura. Le elevate prestazioni tecniche delle tele metalliche della linea MetalDesign per architettura rappresentano la soluzione ideale per la realizzazione di rivestimenti di facciate, coperture blocchi scale, gazebo, frangisole. Ne sono un valido esempio i 10.000 mq di tela acciaio inox trasformata in piramidi per dare una nuova faccia al termovalorizzatore di Giubiasco. Una struttura prodotta grazie a un lavoro sinergico tra aziende: studiata nei minimi particolari dallo Studio Vacchini architetti, realizzata dalla Gebrüder & Meyer e raffinata dalla nostra tela metallica in acciaio, capace di adattarsi alla lavorazione richiesta. Grazie al tessuto metallico la struttura oggi ha: - sistema ad alto isolamento acustico - basso accumulo di energia solare - prodotto 100% riciclabile. 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VOLA AG Mülistrasse 18 CH-8320 Fehraltorf t. +41 44 955 18 18 f. +41 44 955 18 19 [email protected] www.vola.ch Valsecchi SA Via Vallemaggia 29 CH-6600 Locarno t. +41 91 7511647 | 7516208 f. +41 91 7516653 [email protected] www.swiss-stone-group.com Tessitura Tele Metalliche Rossi O & C srl Via dell’artigianato 16 22079 Villa Guardia CO t. +39 (0)31 480350 [email protected] www.ttmrossi.it Il nostro artigianato forma la creazione via Fleming 9, CH- 6500 Bellinzona Tel. 091 826 37 71 / Fax 091 826 37 32 Siamo artigiani che creano ambienti sulla scorta di principi ecologici, economici e sociali e in base alle esigenze dei nostri clienti. schaerholzbau ag CH-6147 Altbüron Telefono 062 917 70 20 www.schaerholzbau.ch schaerholzbau Free-standing. Free-thinking. VOLA AG Mülistrasse 18 CH-8320 Fehraltorf Tel: 044/955 18 18 [email protected] www.vola.ch CONCORSI TI CENTRO SCI NORDICO CAMPR A A OLIVONE DICEMBRE 2013 1° rango 1° premio – «Se una notte d’inverno...» Durisch + Nolli Architetti Sagl; Lugano 2° rango 2° premio – «BARN» Aires Mateus & associados Lda; Lisbona (P) 3° rango 3° premio – «BIANCANEVE» Franco Moro; Locarno, Francesco e Michele Bardelli; Locarno 4° rango 4° premio – «FRAM» Jachen Könz; Lugano 5° rango 5° premio – «BUCANEVE» Michele Arnaboldi architetti Sagl; Locarno Durisch + Nolli Architet ti NUOVA SEDE DELL A SCUOL A D’INFANZIA A TENERO-CONTRA FEBBRAIO 2014 1° rango 1° premio – «CIT TADELL A» Baserga Mozzetti architetti; Muralto 2° rango 2° premio – «MATISSE» Studio d’architettura Lopes Brenna; Como (I) 3° rango 3° premio – «BIM BUM BAM» Studio d’architettura Fiorini SA ; Bellinzona 4° rango 4° premio – «Alice in wonderland» Paolo Lavizzara; Giubiasco Baserga Mozzet ti architet ti Prix Evariste-Mertens 2014 Concours d’aménagement d’espaces publics Place des Augustins à Genève Ce concours est organisé par la Ville de Genève en collaboration avec la Fédération suisse des architectes-paysagistes (FSAP) pour l’attribution du prix Evariste-Mertens 2014. Ce prix est attribué tous les deux ans dans le but de promouvoir la profession, d’encourager le développement professionnel des jeunes architectes-paysagistes tout en leur donnant la possibilité d’accéder à la commande et à la réalisation. Objet du concours La place des Augustins se situe au cœur du quartier vivant et animé de Plainpalais à Genève. Cet espace public d’environ 2’000 m2 est très fréquenté. Lieu de passage et de détente, son aménagement actuel ne répond plus aux exigences d’un espace public contemporain et nécessite une réhabilitation très attendue par la population. Conditions de participation Ce concours, anonyme et sur invitation, est destiné à tous les architectes-paysagistes de moins de 35 ans qui répondent aux conditions de participation selon le règlement du prix Evariste-Mertens de la Fédération suisse des architectes-paysagistes.Les personnes intéressées à participer doivent s’inscrire auprès de l’organisateur. Une fois leur inscription validée, les concurrents recevront le dossier complet leur permettant de concourir. Le programme du concours est téléchargeable sur le site http://www.ville-geneve.ch/concours-place-augustins à partir du vendredi 06 juin 2014. Délai d’inscription: vendredi 05 septembre 2014 Délai de rendu: lundi 10 novembre 2014 Le lauréat du concours sera mandaté par la Ville de Genève pour l’étude et la réalisation de son projet. La langue du concours est le français. 10 Il vetro è il nostro mondo ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... . . . . . . . . . . . Il . . . . . . . . .vetro . . . . . . . controllo . . . . . . . . . . . . . . . .ultraselettività. ................................................ . . . . . . . . . . . . . nuovo ............a . . . . . . . . . . . solare ....................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... . . . . . . . . . . . Con . . . . .il. nuovo . . . . . . .vetroSol . . . . . . . . .62/29 . . . . .P. .stabiliamo . . . . . . . . . . .nuovi . . . . . standard. . . . . . . . . . . Un . . . triplice . . . . . . . . strato .............. ........................................................................................... . . . . . . . . . . . di . . . . . . . . . . .di . . . . . . . . .concezione . . . . . . . . . . . . . . . .superficie . . . . . . . . . . . . . . . lastra . . . . . . . . . . . . . . orien ............... . . . . . . . . . . . . . .argento . . . . . . . . . . nuova . . . . . . . . . . . . . . . . . .sulla . . . . . . . . . . . . . . .della . . . . . . . . . . . esterna . . . . . . . . . . . . . tato .......... . . . . . . . . . . . all’interstizio . . . . . . . . . . . . . . . . lastre . . . . . . . . . . . . . . . . .un . . . . . . . . . . . . . tecnologico. .................................. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .di . . . . . . . . garantisce . . . . . . . . . . . . . .vantaggio ............................................ . . . . . . . . . . . La . . . trasparenza . . . . . . . . . . . . alla . . . . luce . . . . .del . . . .62%, . . . . .la . . trasmissione . . . . . . . . . . . . .di . . energia . . . . . . . . totale . . . . . . del . . . .29% ............ ........................................................................................... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e. .un . . .valore . . . . . . .di . .isolamento . . . . . . . . . . . termico . . . . . . . . di . . .1.0 . . .W/m . . . . .K . . come . . . . . .duplice . . . . . . . .vetro . . . . . isolante ............... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . oppure . . . . . . . . . . . .a. 0.4 . . . . . . . . .K. .in . . . . . . . . . . . triplice . . . . . . . . . . . . . .isolante, ............................... . . . . . . . . . . . . . . . . . . .fino . . . . . . . . .W/m . . . . . . . . . versione . . . . . . . . . . . . . . . . .vetro . . . . . . . . . . . . . . contraddistin....................... . . . . . . . . . . . guono . . . . . . . . . . . . . . . . 62/29 ................................................................ . . . . . . . . . . . . . . . . . .vertroSol . . . . . . . . . . . . . . .P. .......................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... ........................................................................................... vetroSol 62/29 P Per maggiori informazioni recarsi presso le sedi Flachglas Schweiz di Wikon, Thun e Münchenbuchsee oppure visitare il sito web www.flachglas.ch all’indirizzo e-mail info@flachglas.ch. 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Sono inoltre proposti i nuovi regolamenti per le prestazioni e gli onorari, e avviata la revisione del codice d’onore. «Nessun’altra società, attiva nell’ambito della pianificazione e nel settore edilizio, fa ciò che fa la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti. Sono molti i quesiti e le questioni fronte ai quali la Svizzera si rivolge alla sia, e ciò non soltanto in considerazione delle dimensioni che la Società possiede e dell’influenza che essa esercita, bensì per le competenze che incarna e per gli ideali che rappresenta». È con queste parole che il presidente sia Stefan Cadosch ha aperto l’Assemblea dei delegati, tenutasi il 23 maggio nella suggestiva sala del Consiglio cantonale di Soletta. Ciò è possibile – ha continuato Cadosch – grazie a tutti coloro che partecipano attivamente alle sezioni, ai gruppi professionali, alle associazioni di specialisti e alle commissioni. «Sono loro a organizzare attivamente la Società, con sempre più vivacità e dinamismo». Nella sua allocuzione, il presidente ha descritto anche i contenuti su cui prossimamente intende focalizzare le attività societarie. Occorre indicare alla politica e alla società come ottimizzare la situazione energetica del parco immobiliare svizzero e come densificare lo spazio vitale del nostro Paese, mantenendo elevati i parametri di vivibilità. La sia è inoltre chiamata a portare avanti con una coerenza ancora maggiore l’impegno teso a garantire un sistema di aggiudicazione equo e corretto, sollecitando con fermezza l’ancoraggio della cultura edilizia contemporanea nel Messaggio sulla cultura promosso dal Consiglio federale. Il presidente ha altresì puntualizzato di preferire una sia capace di fare passi avanti, con spirito innovativo e dando il buon esempio, piuttosto che una sia che si limita a dibattere o ad avanzare delle pretese. Al riguardo Cadosch ha insistito sulla necessità di colmare la penuria di personale specializzato. Tra le sfide più urgenti, il presidente ha menzionato l’esigenza di un approccio più integrativo con i professionisti che hanno superato i 50 anni, esortando anche la necessità di migliorare la situazione delle donne attive nel ramo della pianificazione. Non solo parole, ma fatti Dopo aver approvato il rapporto annuale 2013 e l’utile di 55 000 franchi attestato dal conto annuale, i delegati hanno messo subito in pratica l’appello del pre- In occasione dell’ultima Assemblea dei delegati, elet ti i nuovi membri del Comitato: Ariane Widmer Pham di Losanna (a sinistra di Stefan Cadosch) e Anna Suter di Berna (a destra). Foto Reto Schlat ter sidente; innanzitutto nominando due donne quali nuovi membri del Comitato, ovvero Anna Suter, arch. eth e titolare dello studio Suter+Partner di Berna, e Ariane Widmer Pham, urbanista di Losanna. «Accogliendo tra le sue fila le due neoelette, il Comitato si completa in modo eccellente e si consolida ottimamente sia dal punto di vista professionale che regionale», commenta evidentemente soddisfatto Stefan Cadosch. I delegati hanno sostenuto con vigore l’esigenza della parità di trattamento, dichiarandosi unanimemente a favore del completamento dello Statuto SIA in materia di pari opportunità. Omaggi a Pius Flur y e Paul Lüchinger Anna Suter succede al membro uscente Pius Flury, omaggiato con il titolo di membro d’onore per i meriti guadagnati al servizio del Comitato e in veste di architetto. L’Assemblea ha reso onore anche all’ingegnere civile Paul Lüchinger. Anche Lüchinger è stato omaggiato per il prezioso e incisivo contributo apportato alla cultura edilizia svizzera, nonché per aver collaborato, nell’arco di quasi 40 anni, nell’ambito di «Swisscodes» come pure delle «Norme sul mantenimento delle strutture portanti». Elezioni sostitutive nella ZO e ZN In seno alla Commissione centrale per i regolamenti (zo), i delegati hanno eletto all’unanimità Markus Friedli, architetto, impresario costruttore del Cantone di Turgovia e presidente della Conferenza kb’ch, come pure Thomas Pareth, ingegnere civile e, dalla metà del 2013, anche direttore crb. I delegati sono stati concordi nel designare, quali nuovi membri del- 13 C OMUNIC ATI SI A Markus Gehri* [email protected] la Commissione centrale per le norme (zn), Fabrice Favre, ingegnere civile di Berna e rappresentante della Conferenza di coordinamento degli organi della costruzione e degli immobili dei committenti pubblici e Hans-Rudolf Ganz, ingegnere consulente di Bösingen e nuovo presidente della Commissione sia per le norme delle strutture portanti (ktn). Anche l’idea di costituire una sezione estera ha riscontrato il favore dell’Assemblea. Si tratta di un passo importante, in ragione dell’assistenza offerta attivamente agli esperti sia all’estero dalla nuova unità di servizio «sia-International». Pubblicazione nuovo RP O e codice d’onore revisionato Nel 2011 il Consiglio d’onore sia ha chiesto la revisione e l’aggiornamento del Codice d’onore SIA 151, in vigore dal 2001, e nel dicembre del 2011 il Comitato ha dato il via libera. Dopo due anni e mezzo di lavoro la revisione è stata ultimata e la nuova versione è ora disponibile. Il nuovo codice presenta una struttura più chiara rispetto al precedente, inoltre si sono eliminati alcuni punti concettualmente poco chiari. È stato anche possibile colmare singole lacune in ambito regolamentare, tenendo conto delle modificazioni del Codice di diritto processuale civile svizzero (cpc). I delegati hanno approvato unanimi il nuovo codice d’onore sia 151 che sarà pubblicato ed entrerà in vigore da gennaio 2015. L’Assemblea ha inoltre votato a grande maggioranza un’altra revisione significativa, quella dei Regolamenti per le prestazioni e gli onorari degli architetti (sia 102), degli ingegneri civili (sia 103), degli architetti paesaggisti (sia 105), degli ingegneri impiantisti, meccanici ed elettrotecnici (sia 108). Hanno ricevuto il benestare dei delegati anche le norme esplicative sia 111 Modello di pianificazione e consulenza e sia 112 Modello di progettazione edile che accompagnano il pacchetto e sono state anch’esse oggetto di revisione. Negli ultimi quattro anni interessati dalla revisione, si è proceduto a sviluppare ulteriormente gli ordinamenti, in particolare adattando le descrizioni delle prestazioni all’attuale legislazione e armonizzandole meglio tra loro. * responsabile Comunicazione sia Per il costruire sostenibile Cercasi nuovi membri per la Commissione delle norme per la sostenibilità e l’impatto ambientale Il tema della sostenibilità e dell’ambiente torna alla ribalta a livello internazionale e anche nell’ambito della normalizzazione europea sono sempre più numerose le attività inerenti a tale soggetto. Le attenzioni sono puntate ora sul nuovo Regolamento europeo sui Prodotti da costruzione, su cui verte la legislazione svizzera e in base al quale si esige il rispetto delle prescrizioni in materia di ecologia. È in considerazione di tali sviluppi che la sia ha deciso di fondare una nuova commissione delle norme, la Commissione delle norme per la sostenibilità e l’impatto ambientale (knu). La knu funge da commissione direttiva e, in ambito normativo, sovrintende al rispetto delle direttive sulla sostenibilità e l’impatto ambientale degli edifici e dei prodotti da costruzione. La commissione coordina e controlla le commissioni delle norme e i gruppi di lavoro attribuitile. Inoltre è direttamente subordinata alla Commissione centrale per le norme (zn) e interviene sia in seno alla Società (Comitato sia, zn) sia all’esterno (autorità, associazioni professionali), nel ruolo di interlocutore. Il portafoglio della Commissione contempla tutte le norme sia che vertono sulla sostenibilità e l’ambiente: – costruire sostenibile nell’edilizia e nel genio civile – pianificazione del territorio sostenibile – dichiarazione delle caratteristiche ecologiche dei prodotti da costruzione – rifiuti edili/smaltimento acque di cantiere – pericoli della natura – commissione di accompagnamento cen/tc 350 Sostenibilità in edilizia * responsabile sia Norme e regolamenti Per la costituzione della KNU siamo alla ricerca di candidati che soddisfino i seguenti requisiti: – formazione in architettura, ingegneria o in materia di protezione dell’ambiente, con esperienza professionale; – esperienza nell’applicazione delle norme SIA; – buone conoscenze di tedesco e francese; – età compresa tra 25 e 55 anni. La collaborazione in seno alle Commissioni SIA avviene a titolo onorario; le spese sono indennizzate in base al regolamento SIA. In caso di domande vogliate rivolgervi a Markus Gehri, responsabile Norme e regolamenti, Ufficio amministrativo SIA, tel. 044 283 15 55, [email protected] oppure a Silke Sedvallson, tel. 044 283 15 19, [email protected] Gli interessati sono pregati di inviare un breve curriculum vitae, accompagnato da una lettera di presentazione, a: Ufficio amministrativo SIA, Silke Sedvallson, Selnaustrasse 16, casella postale, 8027 Zurigo oppure per e-mail a: [email protected] 14 C OMUNIC ATI SI A Myriam Barsuglia* [email protected] Forum della cultura edilizia Nella suggestiva cornice di Palazzo Trevisan degli Ulivi, a Venezia, fino a novembre sarà possibile visitare il «Salon Suisse», l’installazione complementare al Padiglione svizzero della Biennale di Architettura, un palcoscenico per discutere di cultura edilizia, in un’ottica nazionale e globale. Il Salone, organizzato dalla fondazione Pro Helvetia e battezzato «The next 100 years – Scenarios for an Alpine City State», nasce dallo spirito creativo dei due architetti di Zurigo, Hiromi Hosoya e Markus Schaefer, come piattaforma per discutere pubblicamente di cultura edilizia svizzera. Come ci immaginiamo i prossimi cento anni, come sarà vivere in un mondo sempre più urbanizzato e in rapida trasformazione? Come evolverà la Svizzera? Queste le domande cruciali dell’evento. Per questo discorso il timing è stato calcolato alla perfezione. Infatti, proprio la settimana prima, il Consiglio federale ha presentato la bozza del messaggio sulla cultura 2016-2019, in cui per la prima volta si dà alla cultura edilizia l’importanza che merita. Oltre 200 i presenti all’apertura, tra questi anche alcuni ospiti d’onore come il consigliere federale Alain Berset e l’ambasciatore svizzero a Roma. Malgrado la cornice ufficiale, a Palazzo si respira un’aria già quasi familiare. Venezia diventa luogo di incontro e di ritrovo. Comprensione dinamica della cultura edilizia Anche la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti sostiene l’evento a livello finanziario e contenutistico. Vi è infatti un obiettivo fondamentale che accomuna la sia al Salon Suisse, ovvero promuovere la consapevolezza per la cultura edilizia contemporanea, e ciò non soltanto tra gli specialisti del ramo, ma anche, e in particolare, in seno alla società e a livello politico. Nel suo discorso, il presidente sia Stefan Cadosch si è espresso chiaramente a favore di una comprensione globale e dinamica della cultura edilizia: per soddisfare la crescente esigenza di città concepite con intelligenza, all’insegna degli spazi verdi e di una vita piacevole, città uniche, particolari e dotate di forte identità, è indispensabile un approccio olistico. In considerazione dei compiti sempre più complessi e del mutare delle condizioni quadro, accanto a ottime competenze tecniche si richiedono altresì competenze interdisciplinari per le quali è necessaria una formazione mirata. Nel corso della «sessione inaugurale» i relatori, tra cui critici e pubblicisti, ricercatori e architetti di spicco, hanno espresso il proprio punto di vista sulla cultura edilizia svizzera. Anche gli inter- Location «Salon Suisse 2014»: Palazzo Trevisan degli Ulivi, Venezia. Foto Pro Helvetia venti dei presenti sono stati molteplici e variegati: dalle richieste di portare avanti una disposizione più audace dei pieni e dei vuoti, insistendo su spazi d’insediamento più strutturati, al preferire la funzionalità all’estravaganza, fino all’invito a focalizzarsi su un rafforzamento dell’intesa tra città e campagna. Anche se le singole asserzioni possono difficilmente essere riassunte in un’unica formulazione, in tutte le prese di posizione è riconoscibile il pensiero dominante della Biennale di quest’anno, vale a dire quello di ritrovare i concetti fondamentali, i «fundamentals», di tornare insomma alle nostre radici e all’essenzialità. I diversi interventi sono documentati dai curatori e rielaborati in vista dei tre saloni successivi che verteranno, per esempio, sul paesaggio del Gottardo e le conseguenze della costruzione della galleria (dal 7 settembre) o si terranno all’insegna del motto: «Build – The Reality of Cities», tema attuale di politica urbana (9-11 ottobre). Per evitare un accavallamento con la Summer Academy nel padiglione svizzero, i saloni tematici avranno luogo tra settembre e inizio novembre. La Final Assembly si terrà nel fine settimana conclusiva, dal 20 al 22 novembre. Non perdetevi un viaggio a Venezia, ne vale la pena, fino ad autunno inoltrato. * responsabile sia-International 15 C OMUNIC ATI SI A Markus Gehri* [email protected] Ultime notizie dalla Commissione per le norme In via del tutto eccezionale, in occasione della sua ultima seduta, la Commissione centrale per le norme (ZN) non ha approvato la pubblicazione di alcuna norma. Per contro essa ha avviato due progetti di revisione e cominciato la stesura di un nuovo quaderno tecnico. La ZN ha inoltre approvato due proposte di revisione. In occasione della seduta tenutasi il 4 giugno 2014, la Commissione centrale per le norme (zn) ha rifiutato la norma sia 266 Costruzioni di muratura e sia 266/1 Costruzioni di muratura – Disposizioni complementari, e ha incaricato la Commissione settoriale per le norme delle strutture portanti di chiarire le differenze rilevate in materia di verifica della sicurezza sismica, utilizzando la procedura di deformazione. Indiscusse invece le revisioni della norma sia 195 Spingitubo e l’elaborazione e il contemporaneo adattamento del quaderno tecnico sia 2023 Ventilazione negli edifici abitativi, con il successivo lancio di vari progetti. È proseguito anche l’allestimento del nuovo quaderno tecnico sia 2054 sulle polveri di quarzo nei lavori in sotterraneo; il progetto infatti ha preso ufficialmente il via. Sono state accettate le proposte per un nuovo quaderno tecnico sui muri a secco e sulla revisione del quaderno tecnico sia 2044 Edifici climatizzati – procedura di calcolo. Andranno ora messi a punto i relativi progetti. Le approvazioni sono giunte dopo un lungo periodo di attesa, durato più anni: in futuro i progetti normativi dovranno essere valutati a grandi linee, tenendo conto della loro ripercussione sulla sostenibilità, da un lato al momento dell’approvazione del progetto e dall’altro al momento della pubblicazione, vale a dire tenendo conto di tre criteri legati agli aspetti ambientale, economico e sociale. La norma sia 215 Leganti minerali, risalente al 1978, è stata eliminata dal catalogo, dato che ora anche per il gesso vige una corrispondente norma europea (sn en 13279). Si è tolto dalla lista il progetto normativo sulla raccolta del legno, dato che le associazioni interessate non sono riuscite a trovare un accordo sui contenuti. In vista dell’organizzazione del processo di normalizzazione si sono discusse le mansioni della futura Commissione delle norme per la sostenibilità e l’impatto ambientale (knu), i cui membri saranno designati in occasione della prossima seduta. Trovate il relativo appello a pagina 14. Durante la seduta comune con la Commissione centrale per i regolamenti (zo), prevista per inizio settembre, andranno discussi nuovamente il concetto di «validità temporale» delle norme e i temi «perfezionamento professionale» e «requisiti di utilizzazione». * responsabile sia Norme e regolamenti Nuove norme in italiano At tualmente si è intensificato il lavoro di traduzione delle norme SI A in lingua italiana. Per quanto concerne l’ambito relativo all’involucro dell’edificio, le Commissioni responsabili hanno di recente sottoposto a revisione le due norme seguenti: – Norma SI A 343:2014 Por te e por toni – Norma SI A 180:2014 Isolamento termico, protezione contro l’ umiditá e clima interno degli edifici. En t r a mb e s o n o in v ig o r e d al 1° lu g l i o 2014 . P e r il m o m e n t o n o n è prevista la traduzione in italiano della norma SI A 343:2014 (Por te e p o r t o n i ), m e n t r e è i n v e c e i n c o r s o l a t r a d u z i o n e d e l l a n o r m a S I A 180:2014, intitolata Isolamento termico, protezione contro l’umidità e clima interno degli edifici. Anche altre traduzioni sono at tualmente in fase di elaborazione. Il ser vizio è af fidato alla C TI - Commissione SI A per la traduzione in lingua italiana. In vir tù dell’incarico af fidatole dal Comitato centrale SI A nel gennaio 2013, tra le mansioni della C TI vi sono: il coordinamento della traduzione, la selezione e la valutazione dei tradut tori, la preparazione e il controllo della qualità dei testi tradot ti. La C TI è presieduta da Milena Giannini Piccardo. Rip or tiamo qui di seguito un elenc o di tut te le norme pubblic ate quest’anno in italiano, con la data della 1a pubblicazione o revisione (sinistra) e della pubblicazione in lingua italiana (destra). FJ SIA N. Anno Titolo 118/242 2012 Condizioni generali relative alle opere da gessatore - Intonaci e costruzione a secco - Disposizioni contrattuali specifiche alla norma SIA 242 Edizione Italiana 26.05.2014 118/251 2008 Condizioni generali relative ai massetti flottanti all’interno di edifici Disposizioni contrattuali alla norma SIA 251:2008 13.02.2014 118/370 2007 Condizioni generali relative ad ascensori, scale mobili e tappeti mobili 24.01.2014 143 2009 Regolamento dei mandati di studio paralleli d’architettura e d’ingegneria 08.01.2014 144 2013 Regolamento dei concorsi per prestazioni d’ingegneria e d’architettura 08.01.2014 242 2012 Opere da gessatore Intonaci e costruzione a secco 26.05.2014 251 2008 Massetti flottanti all’interno di edifici 13.02.2014 279 2011 Materiali da costruzione termicamente isolanti - Requisiti generali e valori termici caratteristici di materiali isolanti termici, prodotti di muratura e altri materiali termicamente rilevanti 13.02.2014 384/3 2013 Impianti di riscaldamento negli edifici Fabbisogno di energia 07.03.2014 491 2013 Prevenzione delle emissioni di luce esterne inutili 06.01.2014 2025 2012 Terminologia per la fisica della costruzione, l’energia e l’impiantistica degli edifici 06.01.2014 2026 2006 Utilizzo efficiente dell’acqua potabile negli edifici 06.01.2014 D 0236 2011 La via SIA verso l’efficienza energetica Complementi ed esempi al quaderno tecnico SIA 2040 04.01.2014 16 PUBLIREPORTAGE Più luce e design Finestre EgoKiefer XL®2020 – design pluripremiato e guadagno energetico ottimizzato Le finestre e le porte-finestre scorrevoli alzanti EgoKiefer XL®2020 offrono più luce e design. Convincono per la loro raffinata estetica pluripremiata. In virtù della costruzione snella dei profili contribuiscono al guadagno energetico e presentano massimi valori d’isolamento termico per un ridotto consumo energetico. Finestra EgoKiefer in legno/alluminio XL®2020 Isolamento termico – Valore U telaio (Uf) 1.2 W/m2 K – Valore U finestra (Uw) fino a 0.67 W/m2 K «Casa Martinez», nuova casa unifamiliare e d’uffici, Berneck I Finestre EgoKiefer in legno/alluminio XL®2020. Con la tecnologia XL®2020, EgoKiefer rivoluziona l’esecuzione delle facciate. Le superfici vetrate maggiorate senza telaio visibile delle porte-finestre scorrevoli alzanti inondano gli ambienti di ancora più luce. L’estetica essenziale dei prodotti XL®2020 si integra perfettamente nelle moderne soluzioni architettoniche. La costruzione pluricamere del profilo ad alto fattore di coibentazione e gli inserti di vetro fino a 52 millimetri, per esempio nelle porte-finestre scorrevoli alzanti EgoKiefer di PVC/alluminio, assicurano i più elevati valori di termoisolamento. Le altezze d’anta fino a 2800 millimetri e i telai ridotti contribuiscono all’apporto energetico – premesse ideali per costruzioni MINERGIE-P®. Protezione del clima e guadagno energetico Le porte-finestre scorrevoli alzanti XL®2020 della EgoKiefer si distinguono per il comfort d’azionamento e le soglie senza ostacoli. Inoltre, grazie al ridotto valore U la loro dispersione energetica è assai modesta. In virtù dei profili in vista snelli e di fino al 15 per cento di superficie vetrata in più l’incidenza della luce nei vani è nettamente superiore. Con ciò EgoKiefer dimostra che è possibile combinare protezione del clima e design ai massimi livelli qualitativi. 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Rem Koolhaas ha curato l’esposizione principale dal titolo «Fundamentals» suggerendo anche un soggetto comune ai diversi paesi partecipanti: Absorbing Modernity 1914-2014. Il risultato merita di essere visto. Rem Koolhaas, archistar internazionale e vincitore, nel 2000, del premio Pritzker, è uno dei più radicali teorici dell’architettura contemporanea. Ha influenzato un’intera generazione di architetti oggi attivi in tutto il mondo: tracce evidenti del suo pensiero si trovano, ad esempio, in big, mvrdv o Herzog & de Meuron. Più ancora dei suoi edifici, sono i suoi libri e le esposizioni da lui curate che da tre decenni influenzano il discorso architettonico sia dal punto di vista dei contenuti che da quello stilistico. Anche alla Biennale di Venezia è stato più volte presente con diverse esposizioni, e quattro anni fa ha ottenuto il Leone d’oro alla carriera. Non è stata dunque una sorpresa la sua nomina a curatore dell’edizione della Biennale di quest’anno. Ci si aspettava anche che la mostra non avrebbe rispettato lo schema abituale – una carrellata tra le più diverse star dell’architettura, raggruppate per l’occasione sotto un unico tema. In generale le aspettative erano molto alte e Koolhaas le ha in gran parte soddisfatte, anche se la rivoluzione, in cui qualcuno tacitamente sperava, non c’è stata. Arsenale: Italia a pezzi L’esposizione «Monditalia» all’arsenale è organizzata come un pellegrinaggio attraverso l’Italia. «L’edificio è lungo e anche l’Italia è lunga», ha dichiarato seccamente Koolhaas all’inaugurazione. Inoltre la posizione dell’Italia risulta emblematica per la maggior parte degli altri paesi del nostro mondo: in bilico tra il caos e la possibilità, fin qui disattesa, di sfruttare completamente il suo potenziale. La dichiarazione di Koolhaas non promette nulla di concreto, ma il confronto tra l’architetto olandese e l’Italia è senz’altro un evento da vedere. Si entra alla mostra, ovvero nello stivale, da sud e si approda dapprima sull’isola di Lampedusa, insieme agli innumerevoli profughi arrivati con le barche dall’Africa e la cui miseria ci accoglie subito con impressionanti sequenze cinematografiche. È qui che cominciano le due linee parallele della mostra che sulla strada da sud verso nord continuamente s’intersecano sul piano tematico e spaziale: su un lato abbiamo i diversi capitoli della storia dell’architettura e della cultura italiana, sull’altro spezzoni di film italiani girati nei luoghi suddetti. Così, ad esempio, al The Architecture of Hedonism – Three Villas on the Island of Capri (a cura di Martino Stierli) corrispondono spezzoni di film come Le mépris di Jean-Luc Godard che si svolge nella Villa Malaparte, opera di Adalberto Libera. La scelta delle diverse stazioni di questo viaggio sembra a volte un po’ forzata, guidata com’è non solo dall’urgenza dei temi ma anche dalla rete di relazioni del curatore. Ma questo accade quasi sempre alla Biennale perché le dimensioni dell’evento non sarebbero altrimenti controllabili da una sola persona. In ogni caso, Koolhaas e i suoi ospiti sono riusciti a raccogliere un insieme densissimo di contributi interessanti che nonostante la molteplicità delle voci danno comunque l’impressione di un tutto. Particolarmente positivo risulta il fatto che i singoli capitoli mettano continuamente l’architettura in relazione con gli aspetti sociali, economici e politici, senza per questo scivolare nel generico. Inoltre le singole stazioni sono arricchite, sul piano teorico, da una serie di componenti ulteriori: per la prima volta anche gli altri settori della Biennale veneziana – danza, musica, teatro e cinema – sono coinvolti nella manifestazione. Si vedrà più avanti se questo comporta un reale vantaggio di conoscenza o non soltanto un eccesso di stimoli per lo spettatore. Ex padiglione italiano: edifici a pezzi Nel secondo grande frammento della Biennale, l’esposizione all’ex padiglione italiano dei Giardini, c’è lo stesso rigore teso che troviamo alla mostra dell’Arsenale. «Elements of Architecture» è il risultato di uno studio di due anni presso la Harvard Graduate School of Architecture che coinvolge altri partner nell’ambito della ricerca e dell’industria. Come già in «Monditalia» anche qui tutto si svolge per capitoli chiari e ben definiti che questa volta riguardano le diverse parti dell’edificio come il pavimento, le pareti, il soffitto, le porte, le finestre, la facciata, il balcone, il corridoio, i camini, i bagni, le scale, le scale mobili, gli ascensori, le rampe. Qui però mancano in molti punti la profondità dei contenuti e lo sguardo fantasioso che all’Arsenale sono quasi sempre presenti e che Koolhaas stesso ha dimostrato in modo fulminante di possedere fin dal suo libro Delirious New York (1978). Così ci sono in esposizione oggetti meravigliosi come vecchie finestre russe in corteccia di betulla, oppure un corridoio che con la sua luce tremula e la moquette pesante ha lo scopo di provocare un senso di claustrofobia. Qui però manca, nella maggior parte delle tappe del percorso, la coerenza teorica così come manca nella pur divertente ma generica scelta delle scene di film che rispondono alle singole componenti architettoniche. 19 NOTIZIE TI Partecipazioni nazionali: il Moderno a pezzi d’occhio e anche nel corso dell’esposizione non viene sufficientemente chiarita. E poi come a ogni edizione ci sono le sorprese. Una volta di più tra queste c’è il padiglione giapponese con una collezione di trouvailles che illustrano la modernizzazione del paese dopo la seconda guerra mondiale. L’Inghlterra getta uno sguardo ironico sulla sua eredità architettonica, ma al più tardi quando si arriva ai luoghi (reali) in cui è stato girato «Clockwork Orange» la risata rimane sospesa in gola. La Russia presenta un’amara parodia della fiera della costruzione: accolto da hostess carine in uniforme rosa, il visitatore può rifornirsi agli stand delle venti idee più importanti del pensiero architettonico russo negli ultimi 100 anni oppure giocarsi alla roulette qualche milione di investimento. Una piccola distrazione per tutti coloro che devono un po’ riprendersi dall’incredibile quantità di mostre illuminanti, interessanti e impressionanti che la Biennale offre ai suoi visitatori… Altre informazioni La 14. Mostra Internazionale di Architet tura durerà fino al 23 novembre 2014.Orari di aper tura: 10.00 - 18.00 Sede Arsenale venerdì e sabato fino al 27 set tembre 10.00 – 20.00 Chiuso il lunedì Pubblicazione Il catalogo della Biennale di Venezia 14. Mostra Internazionale di Architet tura h t t p: //w w w.m ar silio e di t o r i.i t / lib r i /s c h e d a-lib r o/31718 5 3/ l a-biennale-di-venezia-14-mos tra-interna zionale-di-architet tura. ISBN 978-88-317-1853-0 Ulteriori informazioni sul programma www.labiennale.org /it /architet tura / Ulteriori informazioni sul Salon Suisse: www.biennials.ch Approfondimenti www.espazium.ch RILOC, Tenero Molti paesi hanno accolto con entusiasmo la proposta di Koolhaas sul tema «Absorbing Modernity 1914-2014» e hanno colto l’opportunità per gettare uno sguardo retrospettivo sugli ultimi cent’anni di storia dell’architettura. Qualcuno ha vuotato gli archivi portando alla luce ricchezze sconvolgenti sotto forma di splendidi progetti architettonici: questo vale naturalmente per l’Italia e per il Brasile ma anche per la repubblica Dominicana, per la Turchia, il Bahrain o l’Iran. In alcuni padiglioni la mostra assume inconfutabilmente una coloritura politica, come ad esempio nel padiglione serbo dove la scelta dei progetti testimonia un inquietante panslavismo; oppure anche nei padiglioni della Cina, della Corea (Leone d’Oro 2014 per il miglior padiglione nazionale) e Hong Kong, che cercano evidentemente di farsi concorrenza l’un l’altro con una marea di progetti su grande scala. Appare piuttosto priva di fantasia invece l’esposizione nel padiglione spagnolo, mentre l’Ungheria si concentra sugli edifici antecedenti al Moderno e l’Austria con la sua carrellata di edifici governativi risulta quantomeno piuttosto disorientante. Fanno da contrappunto a queste esposizioni che hanno una pretesa di completezza i contributi che si occupano in modo differenziato di singoli aspetti della storia dell’architettura più recente. Per la qualità dei contenuti e il carattere poetico dell’allestimento, va segnalato ad esempio il padiglione scandinavo dove il tema è la relazione tra il nord e i paesi dell’Africa occidentale come la Tanzania; oppure il padiglione israeliano in cui dei plotter disegnano sulla sabbia degli insediamenti, per poi cancellarli subito dopo e ridisegnarli di nuovo; o il padiglione belga dove il superamento del Moderno tramite gli interventi successivi viene mostrato in base a elementi dell’arredo interno. Il padiglione canadese mostra lo sviluppo delle regioni Inuit nel nord del paese. Anche nel padiglione svizzero (a cura di Hans-Ulrich Obrist) al centro abbiamo la rif lessione sul Moderno rappresentato da Lucius Burkhardt e Cedric Price; la relazione fra queste due figure, tuttavia, non è evidente al primo colpo JAKEM SA Via Pradello CH-6934 Bioggio T +41 91 605 23 42 F +41 91 604 65 21 www.jakem.ch Carpenteria metallica Rivestimenti 20 PUBLIREPORTAGE Uso esteso di profili VEKA per finestre in plastica Pubbliredazionale 1047 elementi di finestre da profili VEKA con un totale di 1762 ante e 400 vetrate fisse, corrispondenti a una superficie complessiva di 5385 m2 (misurata dal telaio esterno) in una costruzione da 135 milioni: per il prestigioso edificio realizzato nel cuore di Thun, il complesso «rexmax», la scelta delle finestre è caduta sul modello VEKA SOFTLINE 82 MD, le cui caratteristiche soddisfano anche i requisiti estremamente rigorosi in materia di isolamento acustico. La posizione esposta richiede un elevato isolamento acustico. dall’architetto Barbara Holzer: «Quattro strutture edili a gomito, simili a traverse, e un edificio verticale sono disposti sulla base di un seminterrato e creano originali ambienti urbani. La molteplicità delle varianti d’uso ha fatto nascere un nuovo angolo di città all’interno della città stessa.» Una grande opera, grandi nomi e un progetto ambizioso: ecco come si potrebbe descrivere il complesso «rexmax», commissionato da Credit Suisse Real Estate Assessment, progettato da Holzer Kobler Architekturen, Zurigo Berlino, e realizzato da Losinger Marazzi AG, Köniz. L’ex-area industriale e commerciale di 12 000 m2 della Emmi, situata nelle immediate vicinanze del centro storico e del fiume Aare, viene descritta così Dopo un accurato processo di audit da parte della direzione lavori, B+B Fensterbau AG di Steffisburg è stata incaricata della produzione, della fornitura e del montaggio delle finestre. Per questa opera è stato utilizzato il sistema VEKA SOFTLINE 82 MD bianco, con triplo vetro isolante dal valore U pari a 0,6 W/m2K. «Questo sistema è efficace, consente di realizzare finestre di grandi dimensioni, contiene lo spessore degli elementi dei vetri fonoisolanti e risponde ai requisiti in materia di valore U.», dichiara Bruno Barthlomé, titolare di B+B Fensterbau AG. E continua: «In base alla finalità d’uso (uffici/abitazioni) o alla posizione (strada, linea ferroviaria, piani alti) sono stati richiesti valori differenziati. Ad esempio, le finestre con i valori di isolamento acustico più elevati, pari a Rw 41 dB o 42 dB, sono state montate lungo la strada e lungo la linea ferroviaria. Inoltre, per il settore bancario sono state utilizzate finestre di classe di resistenza RC 2.» Partner VEKA anche nella vostra regione Parola d’ordine professionalità: dal vostro partner VEKA siete nel posto giusto per soddisfare i vostri desideri e le vostre esigenze in termini di qualità, efficienza energetica e coibentazione delle vostre finestre e porte. Che si tratti di una nuova costruzione o di una ristrutturazione, il vostro partner VEKA è sinonimo di soluzioni intelligenti, competenza artigianale, esperienza, sapere concreto e tecnica dei serramenti a risparmio energetico con profili di qualità certificata. Circa 35 costruttori locali di finestre in PVC, tutte aziende svizzere specializzate ed esperte nel settore, sono a vostra disposizione come aziende partner di VEKA e vi offrono una consulenza competente, una progettazione lungimirante e un servizio di assistenza professionale. Avete domande sui profili VEKA o su ditte di serramenti nelle vostre vicinanze? Michael Kind, il nostro direttore commerciale per la Svizzera, sarà lieto di fornirvi tutte le informazioni che vi servono: telefono 052 335 05 77, [email protected], www.veka.ch NOTIZIE TI Giulio Barazzetta* Motion, émotions di Jacques Gubler Il volume degli scritti di Jacques Gubler Motion, émotions, tradotti in italiano è comparso in libreria come numero 7 della collana «Il pensiero dell’architettura» delle edizioni Christian Marinotti. Come lettori e studiosi sanno, questa collana, curata da Simona Pierini, si compone di alcuni testi importanti dello scenario dell’architettura contemporanea. Non elencandoli per brevità tutti qui, basta ricordare il penultimo uscito nel 2012 per considerane lo standard: L’Altra Modernità, considerazioni sul futuro del’architettura raccolta di recenti contributi e di un’intervista di Rafael Moneo, inediti in italiano. Va anche osservato che, sebbene questa collana si situi nel campo d’interesse di Marinotti, focalizzato sulle arti visive, di questi tempi è valoroso fiancheggiare collane ben più vaste come «Carte d’artisti» di Abscondita editore, evidentemente facendo riferimento alla necessaria tenuta della «piccola» editoria scomparsa come quella del Pesce d’Oro di Scheiwiller, piuttosto che rimandando alla editrice parigina «Les editions du Linteau» che persegue la pubblicazione di testi di architetti e ingegneri francesi ed europei. Non è forse questa la via per l’internazionalizzazione della cultura nella globalizzazione? Il libro ha un titolo intraducibile, poiché la coppia problematica dei due termini è formata dalla semplice anteposizione e posposizione di una lettera alla stessa sequenza alfabetica del primo termine nel secondo, mettendo in connessione il movimento con le sensazioni. Il testo, presentato da Mario Botta e posfatto dal traduttore/curatore Carlo Gandolfi, è composto da sette saggi e da un abbecedario. Di questi solo quello su Le Corbusier dedicato al Partenone, non appariva nell’edizione originale in francese Infolio, Gollion, 2003. La selezione di Gubler e Gandolfi é così orientata definitivamente verso la percezione dell’architettura come lettura preferenziale ed elemento sostanziale del suo giudizio. La visione e i movimenti del corpo, che Gandolfi relaziona nella postfazione alla necessità della coordinata del tempo applicata alle tre dimensioni dello spazio della vita quotidiana, hanno isolato dal testo precedente i saggi sulla camminata e l’architettura del suolo, la letteratura di stazione e la ferrovia, la scoperta architettonica del paesaggio aereo passando dalla vista obliqua in movimento a quella a volo d’uccello, e alla riflessione sulla percezione sensoriale. Da questa messa a fuoco non sono esclusi lo scritto su Le Corbusier citato e quello su Appia: «piedi nudi che salgono una scala». Altri due sono dedicati a peculiari case di architetti: «la Vedette» di Viollet le Duc a Losanna, abbattuta, e quella di Livio Vacchini a Costa in Canton Ticino. Direi che i testi scelti di Motion, émotions, con l’aggiunta del Partenone di LC, si collegano qui in forma di chiosa del libro medesimo, oppure in forma di conclusione retorica alla illustrazione dei suoi argomenti, piuttosto che di aggiunta o precisazione dei termini. Così come le case, la casa di Livio Vacchini in particolare, costituiscono la dialettica e l’aporia dello stare con il muoversi. Per concludere il se promener dans le plan dei maestri francesi praticato in questo modo significa più chiaramente esplorare con l’andare del corpo la quota zero, compresa teoricamente fra -1,50 o +1,50 dal suolo. Attribuire alla sensazione dei piedi che avanzano tastando il terreno, il potere di trasporto sicuro dell’occhio nello spazio da attraversare, nella naturale posizione del suo asse orientato in avanti inclinato verso il basso. In questo modo si situano punti di stazione a terra nel sito, si fissano prospettive animate dallo spostamento fisico in sequenze di quadri, lo staccarsi da terra delle vedute in movimento trasformate nel vol-d’oiseau. A dimostrazione del metodo e delle scoperte possibili, alle sorprese riservatici dall’impulso incontenibile al muoversi degli esploratori dell’ordinario, riporto la pagina di Gubler dedicata a una immagine e al testo che la commenta. Si tratta di uno dei «tombini» in ghisa incontrati nella sua visita a Chandigarh, la capitale del Punjab pianificata dal governo indiano nel 1950 e disegnata da Le Corbusier ma costruita nel seguente decennio con l’atttenta cura di suo cugino Pierre Jeannert con E.M. Fry e J. Drew con P.L. Varma. I tombini, bouche d’egout in francese per intenderci, riportano la pianta della città inscritta nella forma circolare tipica della chiusura/apparizione in superficie delle fognature. Ora ciò che appare impresso nella ghisa di fusione è la maglia a scacchiera del Piano orientata verticalmente che, come possiamo indovinare segna non solo il bordo degli isolati e il reticolo delle strade, ma la traccia delle reti impiantistiche nel sottosuolo. La scacchiera, interrotta dalla irregolarità in basso a sinistra del suo centro dell’orifizio per la chiave di sollevamento, è orlata nella parte alta dai segni delle curve di livello o dei fiumi che circondano la piana a destra e a sinistra. Fra questi in carattere bastone minuscolo in lettere isolate la parola «chandi» a sinistra e separata a destra la parola «garh». Sarebbe a dire la città «garh» della dea «chandi» a cui è dedicato il luogo. L’ambiguita propria di quest’immagine e della sua configurazione a questo punto lascia trasparire nel circolo un volto circondato dai capelli ondulati, con il tratto del viso al centro dell’astratta scacchiera. Il simbolo delle città compare nell’immagine e con il potere della parola s’identifica il volto della dea rappresentato nei tratti della mappa. Considero per finire il rilevante spessore della leggerezza di Jacques Gubler, di cui abbiamo usufrui- 22 NOTIZIE TI conoscitivo a Henry D. Thoureau. È questa una ennesima provocatoria contaminazione trans-atlantica di cui ringrazio l’autore. * architetto, ricercatore al Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del polimi Jacques Gubler Motion, émotions. Architettura, movimento e percezione a cura di Carlo Gandolfi traduzione Carlo Gandolfi, revisione Elisabet ta Biella Christian Marinot ti Edizioni, Milano 2014 ISBN 978-88-8273-148-9 190 Pagine, CHF 36.90 www.kaldewei.com to tutti dal potere evocativo degli accostamenti di testo/immagine delle sue «cartoline alla signora Tosoni» di Casabella alle passeggiate fatte insieme agli studenti. Quanto di questo suo straordinario atteggiamento critico, riflesso nell’atteggiamento di ascolto di cui è portatore nella sua flanerie costante, è incline alla contaminazione e alla invenzione a portata di mano che lo connota, quanto ci fa scoprire continuamente, nell’esperienza di ciò che ci circonda, la fantasmagoria dello straordinario. Quanto questo vagare nei luoghi frugandone sensi e rimandi, osservando collocazioni e raccogliendo sensazioni, sia certo un atteggiamento volontario del progetto, ma porti a riconsidarare la libertà di associazioni e memorie involontarie rivelate dal corpo nel suo essere nel mondo. Il Rousseau delle passeggiate, filologicamente rivendicato da Gubler, e il flaneur di Benjamin, giustamente evocato da Gandolfi nella postfazione, stanno in questo paesaggio mi pare assieme ai cari Proust e Ruskin, memori involontari delle sensazioni delle proprie autobiografie evocate dai resti che incontrano. In conclusione forse più precisamente mi azzardo a rinviare il lettore per Jacques Gubler a Marcel Duchamp e a Dada, in cui motto di spirito e objet trouvé funzionano l’uno addosso all’altro inseparabili, ma anche per il suo libero e ostinato camminare MEISTERSTÜCK Vasca freestanding, un pezzo unico in acciaio smaltato KALDEWEI La vasca Meisterstück coniuga la precisione della più moderna tecnologia di produzione con l’aspirazione CNNoCUUQNWVCRGTHG\KQPGƁPPGKOKPKOKFGVVCINK7PECRQNCXQTQFGNNoGUVGVKEC realizzato senza giunzioni, in acciaio smaltato KALDEWEI. 23 %'0641&7118#./'+56'456¸%- GALLI COSTRUZIONI S.A. Impresa generale Via Cantonale 56 IMPRESA PIT TUR A Via del Sole 8, 6963 Pregassona Tel. +41 91 972 20 29 / www.vegezzi.ch via Cancelliere Molo 3, 6500 Bellinzona (CH) Tel.: +4191 863 40 66 / Fax: +4191 863 40 68 6802 Rivera Tel. 091 946 11 33 Fax 091 946 20 39 E-Mail: [email protected] Messe mit Kongress für Fachleute und Private 13. bis 16. November 2014 BERNEXPO, Bern Bau | Holzbau Energieeffizientes Bauen | Modernisieren Minergie® | Minergie-A® | Minergie-P ® | Plusenergie-Gebäude | Passivhaus | GEAK Erneuerbare Energien | Energie-Speicher Neu: Bad | Badewelten | Küchen | Innenarchitektur TRÄGER www.crivellisa.ch L’idraulico che cerchi, il riscaldamento che vuoi, l’energia che desideri. Crivelli SA Via Cittadella 15 6944 Cureglia t. +4191 966 75 44 f. +4191 966 14 48 [email protected] NOTIZIE TI Giuliano Anastasi Niente legge per ingegneri e architetti Riceviamo e volentieri pubblichiamo il testo di Giuliano Anastasi, membro del Consiglio editoriale di Archi, ex presidente di SIA Ticino e attualmente presidente del REG. Lo scorso 20 novembre il Comitato sia emanava un comunicato, probabilmente passato inosservato ai più, in cui si annunciava senza mezzi termini e senza consultare la base, la decisione di voler rinunciare a qualsiasi ordinamento nazionale nell’esercizio delle professioni di ingegnere e di architetto. Una decisione deleteria da parte dell’organo centrale di un’associazione che ostenta leadership nella branca della costruzione in Svizzera. Le sue ragioni, riassunte in coda al comunicato, sono sconcertanti laddove si proclama che «secondo la sia, affrontare questi problemi con una legge sugli architetti non è una soluzione adeguata: […] Soprattutto, però, la qualità delle prestazioni erogate deve rimanere nell’ambito di responsabilità dei professionisti e della sia, l’associazione professionale di riferimento per gli ingegneri e gli architetti svizzeri, senza che tale incombenza sia delegata a una legge». Si tratta di ingenuità o dell’intenzione di fagocitare tutte le associazioni professionali del settore per poi imporre la «propria» legge? Propendo per la prima ipotesi. Il tema a ogni modo è di quelli che dovrebbero scottare, soprattutto in Ticino, dove l’esercizio della professione di ingegnere e di architetto è regolamentato da una legge, la legge otia (lepia), praticamente dichiarata un inutile fardello dalla decisione del Comitato sia. Silenzio assoluto, invece. L’assenza di dibattito tra i professionisti sia, coinvolti loro malgrado in questa decisione, appare ancor più paradossale se si pensa che a livello nazionale una regolamentazione è difficile da ottenere perché il Consiglio federale si ostina a negare un interesse pubblico alle professioni di ingegnere e di architetto. La sia con questa decisione sembra dunque voler avvallare l’iniqua tesi del Consiglio federale e c’è da chiedersi se i suoi membri se ne siano resi conto. In qualità di presidente della Fondazione dei Registri Svizzeri dei professionisti nei rami dell’ingegneria, dell’architettura e dell’ambiente (reg), non posso restare indifferente di fronte a questa decisione, a maggior ragione considerando che sono uno dei rappresentanti della sia in seno al Consiglio di Fondazione del reg. Ma qual è l’origine di questa situazione a dir poco schizofrenica? Direi che alla base stanno, da un lato, la mancanza cronica di solidarietà e di spirito di corpo tra noi professionisti, e dall’altra il processo di deregolamentazione dell’ultimo decennio, strenuamente sostenuto dall’allora consigliere federale Joseph Deiss. Il danno arrecato dal suo operato a noi professionisti è enorme in termini di dignità professionale. Quelle che una volta erano ritenute professioni liberali, per compiacere l’economia, sono state ridotte dalle politiche promosse dal dipartimento di Deiss al rango di semplice manovalanza o, come ha azzardato qualcuno tempo fa, «proletarizzate». Deiss ha attuato una revisione della Legge sul mercato interno (lmi) che nel segno della libertà di commercio permette praticamente a chiunque di offrire servizi nel ramo architettonico e ingegneristico in tutta la Svizzera, in barba alle qualifiche professionali e al federalismo, visto che alcuni Cantoni impongono un minimo di regolamentazione e fra questi il Ticino – unico in Svizzera – che dispone di una vera e propria legge. Il modello al quale si era allora ispirato Deiss era quello della direttiva europea denominata Bolkenstein, che perorava il cosiddetto «principio del paese d’origine» per la libera circolazione delle persone. Tale principio permetteva addirittura a chi era privo di qualifiche professionali di offrire servizi in un altro paese, indipendentemente dalla regolamentazione di quel paese, purché nel paese d’origine la professione non fosse regolamentata. Deiss si illudeva che così facendo la Svizzera avrebbe potuto esportare servizi professionali in Europa senza dover legiferare in materia. Dopo aspri dibattiti in Europa la direttiva Bolkenstein è stata sonoramente bocciata sul principio del paese d’origine ed è stato invece adottato quello più sensato secondo cui, chi vuole prestare servizi in un altro paese deve rispettare le regole di quel paese. Ciò è avvenuto nel 2006, ma Deiss, che ben prima certamente sapeva cosa bolliva in Europa al riguardo, è rimasto con le mani in mano fino alla fine della sua presenza in Consiglio Federale, forse ormai più preoccupato di ambire allo scranno presidenziale presso l’assemblea generale onu. Ma quel che è peggio è che una pletora di politici e con loro l’amministrazione federale sembrano ancora credere che il principio del paese d’origine sia tuttora valido in Europa e non vuole sentir parlare di regolamentazione delle nostre professioni in Svizzera, convinta che basti un qualsiasi diploma svizzero per proporsi sul mercato internazionale. Beata ingenuità! Niente di più errato, e chi opera all’estero sa quanto la regolamentazione della professione sia importante per l’accesso al mercato internazionale. I professionisti svizzeri, non avendo un ordinamento ufficialmente riconosciuto, sono ampiamente discriminati all’estero e questo lo sanno tutti, tranne la politica, che non ha mosso un dito per evitare la grama situazione odierna. Che la sia rinunci a perorare la causa di una regolamentazione legislativa delle nostre professioni appare quindi del tutto inspiegabile. Il reg sta invece lavorando in questa direzione, ma le resistenze non sono poche, con una buona 27 NOTIZIE TI parte degli oppositori che accampano la facile scusa del corporativismo. E pensare che l’Europa è uscita dal Medio Evo proprio grazie alle corporazioni… Mi spingo oltre: la mancanza di un ordinamento nelle nostre professioni le ha rese poco attrattive, soprattutto quella di ingegnere, che è spesso legata a grandi responsabilità, ormai non più compensata dal suo prestigio o da condizioni favorevoli al suo esercizio. Questo spiega in buona parte perché vi è penuria di ingegneri sul mercato svizzero e perché questo ammanco viene coperto dall’immigrazione. Per non parlare poi dei titoli di studio e degli istituti che li conferiscono, come i Politecnici e le scuole universitarie professionali: mi si dica che valore possono ancora avere questi titoli, se essi sono soggetti alla concorrenza non solo dei professionisti esteri, ma anche da praticoni e impostori che possono operare indisturbati sul nostro mercato, appunto perché manca qualsiasi regolamentazione. Provocatoriamente si potrebbe chiedere ai politici perché non abolire certe facoltà ai Politecnici e lasciare che la formazione in queste branche e a questo livello venga fatta esclusivamente all’estero: con la libera circolazione, che molti di questi politici sostengono a spada tratta, si potrà sempre co- prire le esigenze del nostro mercato e in fin dei conti che importa loro la qualità? Fortunatamente questa è sempre ancora sostenuta da una tradizione, tipicamente svizzera, che fa capo al grande senso di responsabilità dei veri professionisti verso l’ambiente costruito. Ma quanto durerà ancora questa tradizione, soprattutto fra gli architetti, visto che sul mercato deregolamentato delle nostre professioni in Svizzera può operare appunto chicchessia? Una regolamentazione delle professioni in Svizzera non sarà certo tutto, ma un minimo di rigore, di rispetto delle regole e soprattutto dell’etica professionale non può che fare del bene alla società, ridare trasparenza a un mercato inselvatichito, restituire dignità alle professioni e incrementare l’interesse per le stesse da parte delle giovani leve, nonché porre quelle premesse per una libera circolazione delle persone gestita dalla Svizzera ad armi pari nei confronti dei paesi esteri. Il reg si impegna in tutto questo, perché la sia non fa altrettanto? Il dibattito è aperto. La ceramica crea spazi vitali unici ! Una festa per i vostri sensi: piastrelle e mosaici in ceramica disponibili in un’affascinante varietà di colori, forme, materiali e strutture. Richiedete una consulenza! 28 INTERNI E DESIGN Gabriele Neri in collaborazione con VSI . ASAI Windows Quattro secoli di finestre alla Biennale di Venezia 2014 Una delle attrazioni principali della Biennale di Architettura di Venezia 2014, in scena fino al 23 novembre, è la mostra Elements of Architecture allestita nel padiglione centrale ai Giardini, a cura di Rem Koolhaas (direttore dell’intera manifestazione). Come suggerisce il titolo l’idea è quella di riportare l’attenzione su alcuni degli elementi costruttivi primari attorno ai quali si è sviluppata e continua a svilupparsi l’architettura, partendo così da una visione ravvicinata, di dettaglio, per riflettere sullo statuto concettuale e sulla prassi operativa della disciplina al giorno d’oggi e rispetto al futuro. La maggior parte di questi elementi sono praticamente imperituri e senza tempo (pavimento, tetto, corridoio, facciata, soffitto, porta, scala, balcone, muro, gabinetto, finestra); altri hanno una storia molto più breve ma sono ormai divenuti fondamentali quanto gli altri: parliamo dell’ascensore, della rampa e della scala mobile. Un elemento come il camino invece, dopo aver costituito per secoli (o millenni) uno dei luoghi simbolici e funzionali più importanti della casa, ha ormai perso tale centralità, rischiando addirittura l’estinzione. Si legge nel catalogo della mostra: «Alcuni elementi non sono quasi cambiati negli ultimi 3-5000 anni, altri sono stati (re)inventati la settimana scorsa (ma in architettura la comparsa di un nuovo elemento è rara: quasi tutte le invenzioni sono reinvenzioni…). Il fatto che gli elementi mutino in maniera indipendente, secondo i diversi cicli e le diverse economie e per motivi disparati, trasforma ogni progetto architettonico in un complesso collage di arcaico e attuale, di ordinario e singola- re, di uniformità meccanica e bricolage: una complessità che si manifesta in tutta la sua portata solo osservando le sue parti costituenti al microscopio». Delle 15 sale tematiche una delle più interessanti è quella dedicata alle finestre. In particolare, a catturare l’attenzione è la lunga parete costellata da circa 70 serramenti interi o sezionati, che ripercorrono gli ultimi quattro secoli della storia dell’architettura inglese. Ci sono finestre che appartenevano a palazzi reali e altre costruite per edifici popolari; raffinati telai in legno curvato e sottili serramenti di metallo forgiati a mano; archi a ogiva rievocanti la memoria del gotico inglese e profili squadrati di carattere funzionale; maniglie di ogni genere e tipo, lastre di vetro colorate e trasparenti; finestre vittoriane e novecentesche. Ogni pezzo è numerato e datato, cosicché l’intera parete assume l’aspetto di una di quelle tavole illustrate dell’Ottocento in cui sono classificati uno di fianco all’altro, con grande pazienza e rigore enciclopedico, incredibili esemplari di animali, piante o insetti provenienti dalle remote regioni dell’impero britannico. In questo caso i pezzi provengono tutti dalla Brooking National Collection, singolare museo e centro studi con sede a Cranleigh (nel Surrey, una cinquantina di chilometri a sud ovest di Londra) che prende il nome dal suo fondatore Charles Brooking, il quale dagli anni Sessanta raccoglie con ossesione quasi maniacale pezzi di edifici destinati all’oblio o alla distruzione. La collezione ospita di tutto – dalle modanature in gesso ai ferri battuti, dai cornicioni in pietra a pezzi di scale come corrimani e gradini, dai camini in ghisa ai doccioni e ai pluviali e molto altro ancora, per un totale di circa 500 mila pezzi – ma le finestre hanno un posto di rilievo: si contano infatti 5 mila esemplari completi e 10 mila sezionati, con sezioni curiose e interessanti, come quella dedicata ai meccanismi di controbilanciamento del peso nelle finestre a ghigliottina, 1. 29 INTERNI E DESIGN 2. 1. La parete delle finestre provenienti dalla Brooking National Collection alla Biennale di Venezia. Foto Francesco Galli (Cour tesy la Biennale di Venezia) Titolo Sottotitolo Sottotitolo seconda riga 2., 3. Det taglio della Brooking National Collection a Cranleigh, UK. Foto Raymond Smith (Cour tesy The Brooking National Collection) Testo diversi a seconda delle esigenze e del gusto. Per avere un’idea più precisa della ricchezza della Brooking Collection e delle attività che essa svolge (in particolare quelle legate alla didattica e alla conservazione del patrimonio architettonico britannico) consigliamo di visitare il sito internet www.thebrookingcollection.org, dove sono disponibili diversi video. A Venezia accanto alla collezione inglese sono esposte anche delle particolarissime finestre dei primi anni del Novecento originarie della Jacuzia, ai margini orientali della Russia: piccole aperture (circa 30 centimetri quadrati ognuna) composte da corteccia di betulla che veniva fatta ammorbidire in latte di mucca e successivamente intagliata e cucita con tendini di animale, in modo da ottenere un telaio con fori dalla forma irregolare. Questi fori potevano essere riempiti con piccole lastre di vetro (ma pochi se lo potevano permettere) oppure con carta oleata, membrana di pesce o mica. Durante la stagione invernale questi «serramenti» venivano rimossi e sostituiti con uno strato di ghiaccio, per isolare maggiormente gli ambienti interni della casa. In contrasto con il carattere artigianale delle finestre sopra descritte, nella stessa sala sono messi in scena anche casi studio più recenti, che testimoniano le conseguenze dell’avvento della meccanizzazione nell’edilizia così come il cambiamento del concetto stesso di finestra avvenuto nell’ultimo secolo. Su una delle pareti campeggia infatti una gigantografia del curtain wall del Seagram Building di Mies van der Rohe, preso a simbolo della progressiva sparizione della finestra intesa in senso tradizionale: non più «apertura» ma velo trasparente, diversamente sagomato, che avvolge l’edificio. Per far vedere dal vivo alcune delle fasi meccanizzate dell’odierna produzione dei serramenti, in mezzo alla sala sono poi state installate due macchine provenienti dalla fabbrica belga di finestre Sobinco («l’unica fabbrica in Europa in grado di produrre ogni singola parte mobile di una finestra in una sola fabbrica», si legge nel catalogo): una struttura di collaudo e una macina meccanica per produrre impugnature, guarnizioni e maniglie. Per questa sezione della mostra, così come per tutte le altre, quanto si vede esposto è in realtà la sintesi limitata di una ricerca durata due anni condotta dalla Graduate School of Design della Harvard University, i cui frutti sono stati fatti confluire in una serie di 15 piccole monografie pubblicate dall’editore Marsilio, che permettono al visitatore di soffermarsi con maggiore calma sulle innumerevoli tappe di questa «storia degli elementi». Tra tutte, la più curiosa e divertente è senza dubbio quella sul tema Toilet: un excursus storico sull’ergonomia e sul design di pissoirs, water closets e affini dall’antichità ai nostri giorni. 3. 30 Sara SA Via alle Brere 5 CH-6598 Tenero www.sara-suisse.ch D I A R I O D E L L’ A R C H I T E T T O T I Paolo Fumagalli Condannati ad essere moderni Diario dell’architetto dalla Biennale di Venezia Rem Koolhaas Da molti anni frequento la Biennale di architettura, e raramente è stata così coerente come quella di quest’anno, malgrado la sua vastità e l’eterogeneità dei partecipanti. Merito dell’olandese Rem Koolhaas, che non ha scelto né un tema vago nel quale ci si può mettere tutto – con la conseguenza che ognuno propone quello che vuole – né un tema caro alle iperboli architettoniche – con la conseguenza che ognuno mostra le invenzioni formali dei propri grattacieli e la Biennale si trasforma in una fiera delle vanità. Koolhaas invece ha fissato un tema stretto e preciso – Fundamentals – e definito tre sezioni: Absorbing Modernity 1914-2014 per tutti i padiglioni nazionali, Elements of architecture per il padiglione centrale ai Giardini e Monditalia per il vasto spazio dell’Arsenale. Il suo obiettivo è proporre un bilancio «... una verifica dell’architettura, ponendo i seguenti interrogativi: che cosa abbiamo?, come siamo giunti a questo punto?, ora cosa possiamo fare e da qui dove andiamo?» Absorbing modernity 1914-2014 È seguendo questo tema che i 66 padiglioni nazionali costituiscono la parte migliore di questa Biennale: tutti a raccontare la storia del proprio moderno attraverso i cento anni del secolo scorso, il secolo difficile, quello delle utopie, delle avanguardie, delle invenzioni e delle nuove tecnologie; ma anche quello delle rivoluzioni e delle rivolte (storiche e artistiche), del dramma delle due guerre mondiali e le loro devastazioni, del risorgere pure dalle macerie, del ricostruire e – da ultimo – della globalizzazione. Ed è proprio la modernity che si infila dentro le pieghe – straordinarie, contraddittorie, drammatiche – di questi cento anni di storia. Una modernità che ha dato molto ma che ha anche tolto, ha sradicato e annullato identità, ha sconvolto modi di vivere e di relazionarsi nel sociale, ha travolto l’idea stessa di città. Come tutto questo è accaduto e cosa ha prodotto lo racconta ogni Nazione – ovviamente a modo suo. Sono anche dei racconti molto diversi: vi sono nazioni che su questa modernità hanno costruito la propria identità, fondata su nuove architetture e città intere, talvolta integrando anche i valori del passato. Altre nazioni invece l’identità l’hanno smarrita, dove opere e realizzazioni di valore si sono sovrapposte o hanno distrutto testimonianze e equilibri storici, generato disfunzioni di carattere sociale e urbano. Le prime di queste nazioni cavalcano ancora oggi questa modernity e vedono il futuro in senso positivo, le seconde invece vivono prevalentemente nella nostalgia del passato. Mi limito a qualche esempio. Con Modernidade como tradicão il Brasile mostra con fierezza non solo la quantità e la qualità delle architetture realizzate, ma in parallelo anche la costruzione – nel vero senso della parola – di una nuova nazione, che dai 20 milioni di abitanti del 1914 è passata agli attuali 200 milioni. Certo, nasconde i molti problemi e contraddizioni che l’affliggono, come quando definisce «architettura vernacolare» le favelas che circondano le città. Vuole insomma mostrare il meglio di sé e con orgoglio elenca le opere di architetti come Lucio Costa, Vilanova Artigas, Alfonso Eduardo Reidy, Oswaldo Bratke, Lina Bo Bardi, Paulo Mendes da Rocha, Angelo Bucci. E Oscar Niemeyer, ovviamente. Con Condenados a ser Modernos il Messico cita lo scrittore Octavio Paz: «... modernity, for the last one hundred years has been our style. It is the universal style. Wanting to be modern seems like madness, we are condemned to be modern...». E sempre poggiandosi sui suoi testi, il padiglione messicano cerca di dimostrare quanto sia necessaria la storia e indispensabile un ponte tra tradizione e modernità: altrimenti rimangono reciprocamente isolati, la tradizione ristagna e la modernità evapora. Emerge allora il nitore delle opere di Félix Candela, l’integrazione delle sculture e dei mosaici di Diego Rivera, fino alla verticalità delle torri di Luis Barragan. Con La modernité: promesse ou menace? la Francia – con la guida dello storico Jean-Louis Cohen – sviluppa un discorso ben più problematico, mostrando le due facce opposte della modernità: all’immaginazione costruttiva di Jean Prouvé, che disegna e realizza con la leggerezza del metallo architetture prefabbricate – in coerenza del resto con le parallele ricerche automobilistiche sfociate nella Citroën 2CV – è contrapposto il film Mon Oncle di Jacques Tati, dove il sogno della modernità funzionale e architettonica della Villa Arpel si traduce in una farsa autodistruttiva. E il tema della modernità da farsa si trasforma in dramma nel «racconto» della storia della Cité de la Muette, realizzata a Drancy nel 1934, un bel progetto di Beaudouin e Lods: a causa della sua remota ubicazione, dopo pochi anni fu dapprima trasformata in una caserma per le forze di polizia, per poi diventare nel 1940 un campo di concentramento, tragico luogo di passaggio verso Auschwitz. Così, di padiglione in padiglione si attraversano le utopie, le teorie, le realizzazioni, i fallimenti, i recuperi o i successi della modernity. Il (difficile) padiglione svizzero valuta, indaga e dibatte due personalità come Cedric Price e Lucius Burkhardt, a sapere se le due anime della teoria (Price) e della sociologia (Burkhardt) hanno trovato una sintesi nell’architettura. Del passaggio tra teoria e realtà urbane si occupa la Gran Bre- 32 D I A R I O D E L L’ A R C H I T E T T O T I Testo Il padiglione kuwaitiano. Foto Paolo Fumagalli tagna, dagli scritti e disegni delle visioni urbane di Ruskin alle Garden City e alle New Town degli anni ’60, dall’architettura brutalista del Dopoguerra a ciò che è diventata oggi la New Town di Cumbernauld, fino alle rovine della Bank of England. Un cenno particolare va fatto al Padiglione dell’Italia Innesti/grafting, specie per l’interessante sezione curata da Cino Zucchi: la città di Milano è scelta per illustrare l’originalità di una cultura progettuale caratterizzata da «... una modernità anomala – come scrive Zucchi – marcata dalla capacità di innovare e al contempo di interpretare gli stati precedenti. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto all’esistente, ma piuttosto innesti capaci di agire con efficacia e sensibilità in contesti urbani stratificati». Ne segue una scelta precisa di documenti, che oltre ai progetti per la facciata del Duomo e per l’ex Ospedale Maggiore, concentra l’attenzione sugli architetti del Dopoguerra, e il loro dialogo – anche critico – con il passato, opere di Asnago e Vender, Gardella, Caccia Dominioni, bbpr, e così via. Elements of architecture Per chi ricorda le Biennali passate, proiettate verso le visioni progettuali degli (abili) Maestri contemporanei, gli Elements of architecture avrebbero dovuto prefigurare gli strumenti del design della loro architettura: invece, in questo padiglione centrale ai Giardini, Koolhaas mette assieme altri elements, quelli banali di cui sono composti gli edifici: le finestre, i corridoi, i pavimenti, i balconi, le pareti, le scale, e così via, fino ai gabinetti. Per mostrare quanto l’evoluzione della tecnica abbia influito sulla loro composizione costruttiva, sulla loro sostanza, sul loro aspetto. E sottintendere quanto il loro mutare nel tempo abbia comportato – inevitabilmente – il mutare dell’architettura stessa: e per questo ne costituiscono gli elements. Un tema interessante, ma riuscito a metà. Certo, la collezione di finestre antiche è interessante, così come il ruolo del balcone non solo nella composizione architettonica delle facciate, ma anche nella storia, luogo per mostrarsi in pubblico, per arringare le folle, fino a deputarlo come amplificatore per dichiarare guerra. Ma non tutte le sale hanno lo stesso valore, e talvolta sono ridotte a una banale esposizione di materiali, quasi fosse una Mustermesse. Monditalia Qui la Biennale di Koolhaas si unisce alle altre Biennali di Venezia – di Arte, di Cinema, di Danza – per rappresentare l’Italia, proposta quale paradigma del contemporaneo, dove problemi, invenzioni, assenze, realizzazioni, sconfitte, progetti, contraddizioni, sciagure e bellezze si incrociano in un inestricabile nodo impossibile da sciogliere. Dal sud di Lampedusa con le migrazioni dall’Africa nel raccontare il dramma di un Mediterraneo sconfitto, al nord delle Alpi con i confini tra le nazioni che si «spostano» nel raccontare i 33 D I A R I O D E L L’ A R C H I T E T T O T I mutamenti climatici e lo sciogliersi dei ghiacciai. Tra questo sud e questo nord si svolgono altri trentanove racconti: come Pompei, luogo senz’altro di assenze e di incuria, ma anche straordinario laboratorio di scavi, di recuperi, di restauri; come l’edonismo – storico – di Capri, dalla villa di Tiberio a quella di Malaparte, con Brigitte Bardot e Jack Palance a rincorrersi sul tetto più famoso del mondo; come la Biblioteca Laurenziana, dove per Koolhaas «... ogni cosa, ogni parte, ogni dettaglio non ha senso, ma il tutto funziona. Lo spazio interno con le sue quattro pareti sono quattro facciate, dove ognuna è l’accesso a un mondo diverso. E la (famosa) scala di Michelangelo non è una scala, ma una scultura». Come le opere assurdamente dimenticate del Moderno, oramai abbandonate, tra cui – per citare un solo esempio – la Cartiera Burgo a Mantova di Pier Luigi Nervi, capolavoro architettonico, costruttivo, strutturale, funzionale: oramai morto con la fine della sua funzione, quella di fabbricare, appunto, carta. Ma questo Monditalia non funziona: i temi sono solo quelli che interessano o ama Koolhaas, ma troppi sono quelli trascurati. E nel lungo spazio delle Corderie manca una continuità logica, un filo conduttore. Non solo, ma le altre arti che si volevano integrare sono ridotte a semplici intermezzi, a dei momenti di pausa per gli stanchi visitatori. A mo’ di conclusione È una Biennale criticata da molti. Perché anomala rispetto alla tradizione, che la vuole vetrina del contemporaneo e prospettiva del futuro. Assenti sono i protagonisti, le grandi «firme» che da sempre hanno occupato i padiglioni nazionali e il lungo spazio dell’Arsenale con i disegni e fotografie e modelli delle loro invenzioni architettoniche. Per sapere dove stiamo andando, Koolhaas invece propone – per certi versi con gli stessi obiettivi di quella, oramai storica, della «Strada novissima» di Aldo Rossi e Paolo Portoghesi – una riflessione sull’architettura, un ritorno al passato degli ultimi 100 anni per fare un bilancio, una rilettura. Per una «storicizzazione» di quel secolo lungo che è stato il Ventesimo. Gli inevitabili passi falsi – in una manifestazione di così grandi proporzioni – sono coperti e annullati dalla risposta straordinariamente coerente da parte di tutti i partecipanti nazionali. In questo senso è esemplare l’enorme biblioteca circolare che occupa l’intero spazio del Bahrein: la necessità di fermarsi un momento per leggere quello che è stato fatto, per verificare se restano dei valori, delle continuità culturali, se è possibile un ponte tra il passato e il presente. Del futuro questa Biennale non dà risposte. Né vuole darle. 34 C OMUNIC ATI OTIA Alessandro Furio* [email protected] L’antincendio in Ticino La problematica degli incendi in Ticino è già documentata a partire dal lontano Medioevo, quando era diffusa la pratica di appiccare il fuoco nei terreni cespugliosi e boschivi al fine di aumentare le aree dedicate alle attività di pascolo. Per proibire l’accensione di fuochi all’aperto e nelle immediate vicinanze di zone abitate furono adottate specifiche norme. Inoltre, a causa dei devastanti incendi domestici, lo Stato istituì un servizio pubblico – già allora denominato Polizia del fuoco – per controllare come venivano depositate le ceneri dei focolari all’interno delle abitazioni. A partire da questi semplici compiti di controllo e dai primi regolamenti forestali – il primo risale al 1857 – si è progredito verso disposizioni legali sulla prevenzione degli incendi. Nel 1974 entrarono in vigore la Legge Edilizia Cantonale (le) e il relativo Regolamento di applicazione (rle). L’articolo 23a rle, relativo alla prevenzione e alla sicurezza contro gli incendi, rese applicabili le norme tecniche emanate dall’Associazione degli Istituti Cantonali di Assicurazione Antincendio (aicaa) e quelle emanate da altre associazioni di categoria. Nel 1976 il Canton Ticino emanò la Legge sulla Polizia del fuoco, la quale imponeva ai Municipi la vigilanza delle norme di Polizia del fuoco. Tale legge ribadiva che «le norme tecniche da osservare per la prevenzione e la sicurezza contro gli incendi nelle costruzioni sono fissate dal regolamento di applicazione della legge edilizia» del 1974. L’articolo 23a rle fu modificato nel 1988, in particolare fu introdotto il riferimento al Servizio prevenzione incendi per l’industria e l’artigianato (spi) e furono rese sussidiariamente applicabili le norme tecniche sulla prevenzione e la sicurezza contro gli incendi nelle costruzioni. Nel Canton Ticino, a differenza di tutti gli altri cantoni della Svizzera, non esisteva e non esiste tuttora un’unità amministrativa che si occupi esclusivamente di Polizia del fuoco. L’ambito preventivo, infatti, era curato dall’ufficio che gestiva il rilascio delle licenze edilizie, mentre la lotta agli incendi propriamente detta era appannaggio dei corpi pompieri che non avevano particolari competenze al momento dell’approvazione dei piani di costruzione nel vigente sistema cantonale. Il nostro cantone, parimenti ad alcuni altri, non si avvale di un sistema di assicurazione monopolistica statale, bensì di un sistema assicurativo privato. Visti i limiti presentati da tale struttura, negli anni 1993 e 1994 il Governo cantonale decise di iniziare una riforma legislativa che portò all’approvazione da parte del Parlamento di importanti modifiche alla Legge edilizia, entrate in vigore il 1° gennaio 1997, che sostituirono la legge sulla Polizia del fuoco. Con la nuova le e il relativo rle, il Canton Ticino, agendo individualmente, ha reso vincolanti sul proprio territorio specifiche norme e direttive antincendio. Punto nodale della riforma fu la conferma della centralità del Comune nel rilascio del permesso di costruzione e di agibilità a fine lavori. Quindi, l’introduzione dell’Attestato di Conformità Antincendio (art. 44d rle), del Certificato di Collaudo Antincendio (art. 44e rle) e della perizia rischio residuo per gli edifici realizzati prima del 1997 (art. 44g rle). Fu inoltre istituita una nuova figura professionale, quella del Tecnico Riconosciuto della Polizia del fuoco che, attraverso una rigorosa formazione, è abilitato a elaborare tali documenti. Nel settembre 2002 entra in vigore una nuova modifica al rle che prevede la nomina da parte del Consiglio di Stato della Commissione consultiva in materia di Polizia del fuoco (Ccpolf). Essa ha il compito di coadiuvare l’autorità cantonale nell’emanazione, aggiornamento e interpretazione delle direttive tecniche, nella vigilanza e nella ricerca di soluzioni a problemi particolari nel campo della prevenzione antincendio. Ma è con il 2005 che si ha una vera svolta nell’ambito legale. Il 1° gennaio 2005 entrano in vigore in tutti i cantoni svizzeri le Nuove Prescrizioni di Protezione Antincendio dell’aicaa. Nel Canton Ticino le Norme e le Direttive Antincendio sono rese vincolanti con la modifica del 9 marzo 2005 dell’art. 44c cpv. 1 rle, conformemente alle prescrizioni del Concordato intercantonale concernente l’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio (ciotc), adottato nell’ambito del nuovo Diritto Svizzero sui prodotti da costruzione. Ogni 10 anni è previsto un aggiornamento. Nel 2015 entreranno in vigore le nuove Prescrizioni Antincendio aicaa. La revisione di tali Norme e Direttive vede sostanzialmente un aggiornamento allo stato della tecnica delle attuali disposizioni e l’adattamento rispetto alle norme europee, in particolare per l’utilizzo di materiali ed elementi della costruzione, tema che toccherà in particolar modo i progettisti. I principali cambiamenti verranno approfonditi nei prossimi mesi tramite dei corsi di informazione e presentati sui prossimi Archi. * ingegnere, Presidente Associazione Tecnici Riconosciuti Antincendio - atra 35 www.fkpidentity.ch La collaborazione è d’argento, il partenariato è d’oro. Federico Pagnamenta, Aurelio Pagnamenta SA, 6917 Lugano Impresa insignita 2012– 2014 www.holzbau-plus.ch Il marchio di qualità nel settore della costruzione in legno. H EO AR PR DTO M T TAOD EC.O N I L C U O R E . RAF AEM H NFDI NFAT I NO ISH DA . NO. I bagni di Laufen e arwa hanno una passione pura per la forma e materiale. Curati con attenzione nei dettagli diventano un ambiente pieno di qualità di vita. LAUFEN Palomba Collection e arwa-twin. www.laufen.ch www.similor.ch LIBRI TI A cura di Enrico Sassi Ser vizio ai lettori Avete la possibilità di ordinare i libri recensiti all’indirizzo [email protected] (Buchstämpfli, Berna), indicando il titolo dell’opera, il vostro nome e cognome, l’indirizzo di fatturazione e quello di consegna. Riceverete quanto richiesto entro 3/5 giorni lavorativi con la fattura e la cedola di versamento. Buchstämpfli fattura un importo forfettario di CHF 8.50 per invio + imballaggio. Bruno Reichlin Dalla «soluzione elegante» all’«Edificio aperto» - Scritti attorno al alcune opere di Le Corbusier a cura di Annalisa Viati Navone, Mendrisio Academy Press / SilvanaEditoriale, Mendrisio 2013 (ISBN 97888-366-2675-5, 19.5 x 25 cm, testo e ill. foto e dis. b/n e col., pp. 430, italiano). Il libro è una raccolta di intensi articoli su Le Corbusier scritti da Reichlin nel corso della sua lunga riflessione sull’opera di Corbu. L’indice si compone di uno scritto introduttivo della curatrice (Per «congetture e confutazioni» modi di una critica demisitificante) che inquadra i 13 articoli firmati da Reichlin. 1.Introduzione – Cominciare dal centro, dal punto cioè in cui siamo colti dal fatto dell’arte; 2. Le Corbusier vs De Stijl: verso la scomposizione in piani della compagine parietale. La Villa La Roche a Auteuil, 1923-25; 3. L’«intérieur» tradizionale insidiato dalla finestra a nastro, la Petite Maison a Corseaux, 1923-24; 4. Figure reticenti: «finestre d’angolo» e «organi della casa» la Villa Stein de Monzie a Garches, 192628; 5. Figure per un’architettura d’esposizione. La casa unifamiliare alla Weissenhof di Stoccarda, 1926-27; 6. Dom-ino e Citrohan: la sintesi oppure il paradigma del Dom-ino realizzato. Il primo e il secondo progetto per Baizeau, 1928 e 1928-30; 7. Una sfida al sistema architettonico della tradizione. Il padiglione Church a Ville d’Avray, 1927-28; 8. Risalire alla genesi per ritrovare l’opera. La Villa Savoye a Poissy, 1928-31; 9. «Le dehors est toujours un dedans». La Villa de Mandrot a Le Pradet, 1929-32; 10. La «Parigi analoga» di le Corbusier. L’Attico per Charles de Beistegui, 1929-32; 11. L’intertestualità dell’opera di Le Corbusier. Jeannaret-Le Corbusier, pittore-architetto; 12. «L’oeuvre n’est plus (pas?) faite seulement d’elle même». Tanti intertesti da Savina al Carpenter Center; 13. «L’atelier era un vaso di Pandora». Cinquant’anni di progetti rivisitati da Le Corbusier & Co. L’ospedale di Venezia , 1960-65. Jons Massedat (a cura di) Window design Daab, Köln London New York 2007 (ISBN 978-3-937718-69-9, ril., 18 x 23.7 cm, ill. foto col., pp. 383). Ulrike Brandi Licht Luce naturale e artificiale Coll. Praxis, edizione italiana a cura di Enrico De Angelis, UTET scienze tecniche, Torino 2007 (ISBN 978-88-598-0155-9, bross., 21 x 30 cm, ill. foto e fig. b/n e Il volume presenta una vasta selezione col., pp. 102, italiano). di immagini fotografiche di finestre di architetture contemporanee selezio- Il volume è la traduzione italiana dell’enate dal panorama internazionale. dizione tedesca Tageslicht Kunstlicht Sono pubblicati lavori firmati da 55 – Grundlagen Ausführung Beispiele studi di architettura per un totale di 66 dell’Institut für Internationale Archiopere realizzate, tutte relativamente tektur-Dokumentation, KG, Monaco. recenti (le più datate sono state realiz- La curatrice firma anche i capitoliI 3, 4, zane nel 2000). L’indice è strutturato 5, 7, 8. L’indice si compone di 10 capitoper ordine alfabetico di autore. I pro- li scritti anche da altri autori: 1. Luce getti sono selezionati da tutto il mondo naturale e benessere (A. Friederici con una presenza importante di esem- Burkhard); 2. La luce naturale. Propriepi dalla Germania. Gli studi svizzeri tà e regole elementari di progettazione presenti nel volume sono 6, i progetti (U. Dietrich); 3. Direzionamento della pubblicati 9, uno in Ticino: Bearth + luce naturale; 4. Progettazione illumiDeplazes (House Meuli, Fläsch), Aldo notecnica; 5. Illuminazione dell’azienda Celoria (Casa Travella, Castel San Pie- dei servizi municipali di Schönebeck; tro), Degelo Architekten (St.-Alban-Ring, 6. Luce e ombra. Progetto di una chiesa Basel), Andreas Fuhrimann, Gabrielle (C. Augustsen); 7. Illuminazione del Hächler (Architect’s and artist’s house, nuovo Mercedes-Benz Museum di Zürich; Pavillion at Riesbach harbour, Stoccarda; 8. Il controllo dell’illuminaZürich), Gloggener Prevosti architektur zione come parte della gestione dell’e(Double one-family house Almigried, dificio; 9. Le procedure di progettazioWalchwil; One-family house in the ne dell’illuminazione artificiale negli field, Baar; One-family house Munk, edifici (C. Geissmar-Brandi); 10. La luce Huenberg), Valerio Olgiati (Yellow Hou- naturale come materiale da costruziose Museum, Flims). Da segnalare anche ne (M. Madsen, P. Thule Kristensen). La la presenza di tre edifici degli architet- serie dei contributi affronta il tema ti svedesi Tham & Videgård Hansson della luce da diverse prospettive inte(Two family house Kanoten, House K, grando la questione del controllo della House Karlsson), due dei quali sono luce naturale che penetra nell’edificio stati pubblicati anche dalla rivista Archi con gli aspetti più specifici della pron. 2.2006 dedicato a Stoccolma. Ven- gettazione dell’illuminazione artificiagono di regola pubblicate 6 pagine per le. Nel capitolo dedicato alla luce naogni progetto, il volume predilige l’ap- turale e alle sue regole di progettazione proccio fotografico, sono infatti com- vengono indagati i rapporti tra le diverpletamente assenti indicazioni di ca- se tipologie di aperture nell’involucro e rattere grafico (piani o dettagli la qualità/quantità della luce che peesecutivi). La qualità delle architettu- netra all’interno di un determinato re selezionate è mediamente buona e spazio. In conclusione un breve ma nel complesso il volume si rivela utile e interessante saggio dedicato alla luce naturale come materiale da costruziointeressante. ne, testo che analizza l’uso della luce e della trasparenza in alcune opere significative del XIX e XX secolo. 37 Salone «CostruzioneLegno Energia 2014»: obiettivo puntato sull’efficienza energetica La prossima edizione della fiera svizzera «CostruzioneLegnoEnergia», che si terrà a Berna dal 13 al 16 novembre 2014, è come sempre un appuntamento da non perdere per tutti coloro che si occupano di costruzioni e ristrutturazioni. «Mettiamo l’accento sull’efficienza energetica e le energie rinnovabili per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni», afferma il direttore del Salone Ruedi Meier, «anche il costruire sostenibile e la costruzione in legno sono temi cruciali». Alla fiera saranno presenti circa 400 espositori. Quest’anno verranno presentate anche soluzioni innovative per la cucina, il bagno e l’arredamento interno. Sono attesi circa 20’000 visitatori di cui, per buona metà, esperti attivi in svariati settori e autorità. Tutti coloro che si recano al polo fieristico potranno partecipare anche alla quarantina di manifestazioni specialistiche ed eventi organizzati nei giorni del Salone. «Abbiamo invitato relatori illustri e di grande esperienza, provenienti sia dalla Svizzera sia dall’estero», spiega Ruedi Meier, e aggiunge: «nei padiglioni fieristici, e durante gli eventi congressuali, i piatti forti saranno indubbiamente tanti!». Inaugurazione del Salone con la consigliera federale Doris Leuthard Diverse manifestazioni e anche molti espositori approfondiranno il tema dell’efficienza energetica. Sarà posto l’accento anche sulle energie rinnovabili, in particolare su alcuni settori specifici come le termopompe, l’energia solare, la biomassa e il legno. «Al Salone riuniamo l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, colleghiamo il servizio di consulenza alle manifestazioni congressuali, con la presentazione dei prodotti da parte degli espositori», spiega Ruedi Meier. Inoltre, dato che l’efficienza energetica gioca un ruolo fondamentale anche nell’ambito dei trasporti, un’esposizione speciale sarà dedicata all’e-mobility, che potrà essere messa in pratica con un giro a bordo di un’e-bike o di un e-scooter. Quest’anno si terranno per la prima volta anche manifestazioni dal titolo «Come risanare la propria cucina?», «Costruire e abitare all’insegna della salute» e «Vivere con il legno e con stile». Il Congresso Energia Plus offrirà ancora una volta l’occasione di approfondire le ultime esperienze raccolte sugli edifici in grado di produrre più energia di quanta ne consumano. Da non perdere l’inaugurazione del Salone, il 13 novembre, in compagnia della consigliera federale Doris Leuthard. Lungo il percorso di consulenza dei Cantoni (la cosiddetta Beraterstrasse der Kantone) le organizzazioni e le associazioni forniscono informazioni su incentivi cantonali e nazionali, Minergie, energia solare, energia del legno, geotermia, isolamento termico, impiantistica, apparecchi efficienti e certificato energetico cantonale degli edifici. Al tema Minergie si dedica in particolare l’omonimo centro di competenza che offre una panoramica solida e fondata sui prodotti e sui sistemi attuali inerenti questo standard per gli edifici. Per saperne di più sui corsi di formazione e specializzazione basterà percorrere la Via delle informazioni Costruzione/Legno (Informationsstrasse Bau/Holz). «La particolarità del nostro Salone è il fatto di poter attingere a una consulenza fondata e di alto livello». Salone a pieni voti L’obiettivo prefisso dalla direzione fieristica è quello di fare in modo che il Salone «CostruzioneLegnoEnergia» continui a essere una fiera congressuale all’avanguardia a livello nazionale volta a promuovere costruzioni e risanamenti efficienti sotto il profilo Informazioni sul Salone Svizzero «CostruzioneLegnoEnergia 2014» Data da giovedì 13 a domenica 16 novembre 2014 dalle 10.00 alle 18.00, domenica fino alle 17.00 Luogo BERNEXPO, Berna, Svizzera Padiglioni 3.0, 3.1, 3.2, 2.0, polo fieristico, centro congressi Temi Costruzione, costruzione in legno: involucro edilizio, facciate, isolamento termico, finestre. Efficienza energetica: Minergie, MinergieP, -A; casa passiva, edifici Energia Plus. Energie rinnovabili: energia solare, energia del legno, termopompe. Impiantistica: acqua potabile, sanitari. Finiture interne: bagni, cucine, architettura d’interni. Consulenza oggettiva: Percorso di consulenza/Energia, Via delle informazioni Costruzione/Legno, Centro di competenza Minergie Espositori 450 espositori, tra cui aziende, istituzioni, scuole, associazioni ed enti pubblici Visitatori 20’000 persone, tra cui esperti, specialisti, privati e committenti Congresso programma con circa 50 eventi e 200 relazioni per esperti del settore edilizio e committenti privati Info BauHolzEnergie AG, Monbijoustrasse 35, CH-3011 Berna, Svizzera, www.bauholzenergie.ch Maria Bittel: +41 31 381 67 41, [email protected] Thomas Tellenbach: +41 31 318 61 10, [email protected] Juerg Kaerle: +41 31 318 61 12, [email protected] energetico, moderne costruzioni in legno ed energie rinnovabili. Dal sondaggio condotto tra i visitatori nel novembre 2013 il Salone si aggiudica valutazioni da buone a ottime. Metà degli intervistati erano professionisti del ramo, l’altra metà privati interessati al tema o persone desiderose di costruire casa. Circa un terzo dei sondati ha detto di essere titolare di un diploma SUP o di un titolo di studio universitario e la maggior parte ha dichiarato di essere in grado di decidere o contribuire alle decisioni in materia edilizia. Dai risultati del sondaggio è emerso che circa la metà dei visitatori si recava per la prima volta al Salone. La maggior parte era stata invogliata a partecipare dopo la lettura della rivista fieristica distribuita a priori. Tra i sondati la struttura d’età risulta per lo più equilibrata, ciò significa che il Salone interessa tanto le giovani generazioni, quanto le persone in formazione e i giovani professionisti. La fiera «CostruzioneLegnoEnergia» investe anche nel futuro delle rispettive categorie professionali del settore dell’edilizia, della costruzione in legno e dell’impiantistica. 4 / 2 0 1 4 AG O S TO archi RIVISTA SVIZZERA DI ARCHITETTURA, INGEGNERIA E URBANISTICA fondata nel 1998, esce sei volte all’anno. ISSN 1422-5417 tiratura REMP dif fusa: 2715 copie, di cui 2680 vendute; via Cantonale 15, 6900 Lugano – tel. 091 921 44 55 [email protected] – www.espazium.ch DIRETTORE Alberto Caruso AC COORDINAMENTO EDITORIALE Stefano Milan SM ASSISTENTI AL COORDINAMENTO Mercedes Daguerre MD, Teresa Volponi TV REDAZIONE Marco Bettelini MB, Debora Bonanomi DB, Andrea Casiraghi AnC Laura Ceriolo LC, Piero Conconi PC, Gabriele Neri GN, Andrea Pedrazzini AP, Andrea Roscet ti AR, Enrico Sassi ES, Stefano Tibiletti ST, Graziella Zannone Milan GZM REDAZIONE COMUNICATI SIA Frank Jäger, frank.jä[email protected] IMPAGINAZIONE Silvana Alliata CORRISPONDENTI Andrea Bassi, Ginevra; Francesco Collotti, Milano Jacques Gubler, Basilea; Ruggero Tropeano, Zurigo Daniel Walser, Coira TRADUZIONI ITALIANO-TEDESCO Alexandra Geese CORREZIONE BOZZE Fabio Cani Forma La possibilità di impiegare lo spazio in modo flessibile ha più valore dello spazio stesso – I sistemi di arredamento USM creano soluzioni adattabili. Knecht Arredamenti SA Via Vallemaggia 55 | 6600 Locarno Tel. 091 751 13 55 | www.knechtarredamenti.ch CONSIGLIO EDITORIALE Giuliano Anastasi, ing. ETHZ, Locarno Nicola Baserga, arch. ETHZ, Muralto Valentin Bearth, arch. ETHZ, Coira Marco Della Torre, arch. POLIMI, Milano-Como Nicola Emery, filosofo, Collina d’Oro Franco Ger vasoni, ing. ETH, Bellinzona Massimo Martignoni, ing. ETHZ, Lumino Nicola Soldini, storico dell’architettura, Novazzano EDITORE Verlags-AG der akademischen technischen Vereine Staffelstrasse 12, 8045 Zurigo – tel. 044 380 21 55, fax 044 380 21 57 Walter Joos presidente; Katharina Schober, direttrice; Hedi Knöpfel, assistente ABBONAMENTI E ARRETRATI Stämpfli Publikationen AG, Berna – tel. 031 300 62 57 fax 031 300 63 90, e-mail: [email protected] Abbonamento annuale (6 numeri) Svizzera Fr. 135.– / Estero Fr. 140.–, Euro 119.50 Studenti Svizzera Fr. 67.50 / Numeri singoli 24.– Abbonamenti soci SIA: SIA, Zurigo – tel. 044 283 15 15 fax 044 283 15 16, e-mail: ret [email protected] ORGANO UFFICIALE SIA Società svizzera ingegneri e architetti, www.sia.ch OTIA Ordine ticinese ingegneri e architetti, www.otia.ch ASSOCIAZIONI GARANTI SIA Società svizzera ingegneri e architetti, www.sia.ch FAS Federazione architetti svizzeri, www.architekten-bsa.ch USIC Unione svizzera ingegneri consulenti, www.usic-engineers.ch A3 Associazione diplomati dell’EPFL, http://a3.epfl.ch ETH Alumni Ex allievi dell’ETH, www.alumni.ethz.ch Q Q STAMPA E RILEGATURA Stämpfli Publikationen AG, Berna Q PUBBLICITÀ Kömedia AG, CP 1162, CH-9001 San Gallo tel. 071 226 92 92, fa x 071 226 92 93 e-mail: [email protected], www.kömedia.ch TECHNICAL INFORMATION La riproduzione, anche parziale, di immagini e testi, è possibile solo con l’autorizzazione scritta dell’editore e con la citazione della fonte. KVH® (Structural Finger-Jointed Timber) DUOBALKEN®, TRIOBALKEN® (Glued Solid Timber) Nel prossimo numero L’integrazione delle energie rinnovabili nell’involucro Dello stesso editore DIN EN 1995-1-1:2010 (Eurocode 5-1-1) Tracés n.13-14 14° Biennale d’architecture de Venise www.revue-traces.ch Tec21 n.30-31 Architekturbiennale Venedig: Fundamentals www.tec21.ch Wheelock Square, Shanghai Noi vi mettiamo in moto. A Gandria e nelle non immediate vicinanze. Ogni giorno un miliardo di persone utilizza gli ascensori, le scale mobili e le innovative soluzioni di mobilità Schindler. Al nostro successo contribuiscono 48 000 collaboratori in tutti i continenti. www.schindler.ch EDITORIALE LA FINESTRA Alberto Caruso La finestra sul Ticino L’unica definizione di architettura che possiamo ragionevolmente ripetere è che l’architettura sono le architetture: tutte, quelle ideate e quelle realizzate, e poi i principi, le teorie; tutto questo è l’architettura. Giorgio Grassi, 1974 Da strumento per introdurre la luce naturale all’interno dell’involucro e ordinare gli spazi per l’abitazione, a elemento espressivo per eccellenza dello stesso involucro, attraverso il quale l’architettura stabilisce relazioni con il contesto, la finestra è una componente decisiva della composizione del fronte, è la soglia sulla quale si concentrano le tensioni interne ed esterne dell’edificio. In questo numero di Archi la finestra è l’occasione per illustrare progetti ticinesi recenti, è il criterio secondo il quale li abbiamo selezionati, scegliendo tra quelli i cui autori considerano la ricerca come un impegno costante del mestiere. Tra i progetti pubblicati, vogliamo in particolare intrattenere i lettori sulla casa unifamiliare di mattoni di Casiraghi+Colombo e sulla casa d’appartamenti a Bellinzona di Cristiana Guerra, due progetti che ci consentono di riprendere le riflessioni iniziate nel n. 6/2013 a proposito della casa Pico di Angelo Bucci e a proposito del realismo del suo autore nel considerare le condizioni date come un materiale del progetto, determinante la sua qualità. Le forme tessenowiane della piccola casa di Casiraghi+Colombo richiamano le Osservazioni elementari sul costruire dell’architetto tedesco, nella capacità di controllare gli spazi e la forma dell’edificio, le sue proporzioni, offrendo nel contempo le risposte più soddisfacenti al programma così come dettato dal committente. Soddisfazione del programma non vuol dire traduzione spaziale immediata delle richieste del committente, ma la loro soluzione attraverso una mediazione impegnativa, che mette completamente in gioco la propria cultura progettuale, un procedimento il cui esito (in fin dei conti) rivela lo spessore vero di quella cultura progettuale. Il risultato è un’opera dalla complessità linguistica rara in Ticino, composta da elementi altrettanto rari nella «produzione colta», come la pianta liberata dal rettangolo, il tetto a falde, il rivestimento in mattoni di cotto, gli importanti manufatti delle finestre. Il valore di un’opera è nella sua costruzione, in ciò che rimane nel paesaggio costruito, a prescindere dalle vicende progettuali che l’hanno prodotta, ma tuttavia è necessario – per chi ricerca e riflette sulle ragioni del progetto – conoscere queste vicende, per capire le condizioni entro le quali gli autori hanno lavorato. La relazione che accompagna questo progetto, al proposito, è dotata di un valore didattico esemplare nella illustrazione dei rapporti con il committente. La piccola casa di Casiraghi+Colombo è un’opera che si sottrae alla sua completa descrivibilità, la sua complessità va oltre la razionalità del compito. È stata pro- gettata a partire dai suoi elementi costitutivi elementari – il portico, la finestra, il tetto, il rivestimento – senza utilizzare le associazioni precostituite e offerte dalle tradizioni costruttive, o rivisitandole radicalmente. Sono i Fundamentals della Biennale di Rem Koolhaas, dai quali l’architetto olandese sostiene che sia necessario ripartire per ripensare la modernità. Questo modo di lavorare – e la qualità del suo esito – contribuiscono a chiudere una fase dell’architettura ticinese che ancora riproduce linguaggi ereditati dall’avanguardia del periodo «eroico», per aprire alla ricerca a tutto campo. Lo stesso progetto di una casa a Montecarasso del maestro Luigi Snozzi, con una finestra totale che invade di luce l’abitazione completamente addossata ai frontespizi ciechi dei vicini, rivela una libertà di ricerca consapevole dei tempi nuovi. La casa d’appartamenti di Cristiana Guerra a Bellinzona indica anch’essa direzioni di ricerca differenti da quelle che nel moderno ticinese si sono costituite in tradizione. L’involucro reagisce al confine trapezoidale del limitato sedime situato in una condizione ambientale problematica – sul bordo della ex strada cantonale e in prossimità della ferrovia – adattando la sua geometria a quella del terreno, anziché imponendovi una geometria astratta. La colta soluzione degli angoli determina un volume complesso, che mostra viste differenti da ogni direzione. Il problema dell’isolamento fonico rispetto alle emissioni di strada e ferrovia è risolto con finestre dotate di artifici ricercati – in particolare la lanterna vetrata che protegge i serramenti delle camere – che conferiscono al volume un carattere degno di un contesto più denso di quello periurbano. È una vera «architettura d’angolo», la cui autrice meriterebbe di essere messa alla prova in un progetto urbano, in una situazione di incrocio tra strade di un sito cittadino dall’edilizia storicamente consolidata. È necessaria la cultura progettuale fin qui descritta per realizzare un programma di ristrutturazione urbanistica della grande periferia diffusa. Bisogna studiare e capire le ragioni che hanno storicamente determinato questa realtà abitativa e progettare a partire dalle domande più condivise e dalle questioni più elementari. 41 EDITORIALE LA FINESTRA Alberto Caruso Das Fenster zum Tessin Die einzige Definition von Architektur, die wir berechtigterweise wiederholen können ist die, dass Architektur aus Architekturen besteht: aus allen, den geplanten und den verwirklichten, und darüber hinaus aus den Prinzipien, den Theorien; all dies ist Architektur. Giorgio Grassi, 1974 Es ist ein Instrument, um natürliches Licht ins Innere einer Gebäudehülle zu leiten und die Räume für die Wohnung anzuordnen, und es ist das Ausdrucksmittel par excellence ebendieser Hülle, über das die Architektur Beziehungen mit dem Ambiente herstellt – das Fenster ist eine entscheidende Komponente der Fassadenkomposition, es ist die Schwelle, auf der die inneren und äusseren Spannungen zusammenlaufen. In dieser Ausgabe von Archi ist das Fenster der Anlass, einige aktuelle Projekte im Tessin zu illustrieren, und es ist das Kriterium, nach dem wir Projekte ausgewählt haben, deren Schöpfer die Suche und Forschung als eine konstante Verpflichtung ihrer Profession betrachten. Unter den veröffentlichten Projekten möchten wir die Aufmerksamkeit unserer Leser insbesondere auf das Einfamilienhaus aus Backstein von Casiraghi + Colombo und das Apartmenthaus in Bellinzona von Cristiana Guerra richten. Diese zwei Projekte greifen die Betrachtungen wieder auf, die wir bereits in der Ausgabe 6/2013 angestellt hatten. Sie betreffen die Villa Pico von Angelo Bucci und seinen Pragmatismus, die vorgefundenen Bedingungen als ein Material des Projekts zu behandeln, was massgeblich ist für dessen Qualität. Die tessenowischen Formen des kleinen Hauses von Casiraghi + Colombo erinnern an den Hausbau und dergleichen des deutschen Architekten: in ihrer Fähigkeit, die Räume, die Gestaltung des Gebäudes und seine Proportionen zu steuern, während gleichzeitig die befriedigendsten Antworten auf die Anforderungen des Vorhabens nach den Vorgaben des Auftraggebers angeboten werden. Befriedigung, also der Erfolg des Vorhabens bedeutet nicht die unmittelbare räumliche Überführung der Anforderungen des Auftraggebers, sondern ihre Lösung durch eine anspruchsvolle Vermittlung, die ihre eigene Gestaltungskultur in vollem Umfang einbringt, für einen Prozess, dessen Ergebnis (letztendlich) die wahre Substanz dieser Gestaltungskultur zeigt. Das Resultat ist ein Werk von einer im Tessin sprachlich seltenen Komplexität. Es vereint in sich Elemente, die im «gehobenen Schaffen» nicht weniger selten sind wie die aus dem Rechteck befreite Pflanze, das Satteldach, die Ziegelverkleidung und die bedeutenden Manufakturen der Fenster. Der Wert eines Werks liegt in seinem Aufbau, in dem, was in der gebauten Landschaft bleibt, unabhängig von den gestalterischen Begebenheiten, die es hervorgebracht haben. Und dennoch müssen diejenigen, die die Erfordernisse des Projekts ergründen und nachvollziehen wollen, diese Begebenheiten kennen, um die Bedingungen zu verstehen, unter denen die Schöpfer des Werks gearbeitet haben. Der Bericht, der dieses Projekt begleitet, hat in dieser Hinsicht einen didaktischen Wert, der beispielhaft ist in der Darstellung der Zusammenhänge mit dem Auftraggeber. Das kleine Haus von Casiraghi + Colombo ist ein Werk, das sich einer vollständigen Beschreibbarkeit entzieht. Seine Komplexität geht über die Rationalität der Aufgabe hinaus. Der Entwurf beginnt bei den elementaren Bestandteilen – Vorhalle, Fenster, Dach, Verkleidung –, ohne die vorgefassten Assoziationen und Angebote der baulichen Traditionen aufzugreifen; vielmehr werden sie radikal neu interpretiert. Es sind die Fundamentals der Biennale von Rem Koolhaas, von denen, wie der niederländische Architekt behauptet, abermals auszugehen notwendig ist, um die Moderne zu überdenken. Diese Art zu arbeiten – und die Qualität der Ergebnisse – tragen dazu bei, eine Phase der Tessiner Architektur zu beschliessen, die noch immer eine von der Avantgarde der «heroischen Periode» ererbte Formensprache reproduziert, um sie nunmehr in allen Bereichen für die Suche zu öffnen. Auch das Projekt eines Hauses des renommierten Architekten Luigi Snozzi in Montecarasso, mit einem Fenster, das die vollständig an die blinden Giebel der Nachbarn angelehnte Wohnung mit Licht überflutet, offenbart eine Freiheit der Forschung und Suche, die sich der neuen Zeiten bewusst ist. Das Apartmenthaus von Cristiana Guerra in Bellinzona zeigt ebenfalls Suchrichtungen, die sich von denen unterscheiden, die sich im modernen Tessin in der Tradition herausgebildet haben. Die Gebäudehülle reagiert auf die trapezförmige Grenze des limitierten Geländes, dessen Umgebung – am Rande der ehemaligen Kantonsstrasse und in unmittelbarer Nähe zur Bahnstrecke – problematische Bedingungen vorgibt, und passt ihre Geometrie dem Grundstück an, anstatt allem eine abstrakte Geometrie aufzuzwingen. Die anspruchsvolle Lösung der Winkel bedingt ein komplexes Volumen, das aus jeder Richtung verschiedene Ansichten gewährt. Das Problem der Schalldämmung hinsichtlich der Emissionen von Strasse und Bahn wird durch Fenster gelöst, die mit ausgefallenen Kunstgriffen aufwarten – insbesondere mit einem gläsernen Vorbau, der die Zimmerfenster vor Lärm schützt. Dadurch erhält das Gebäude einen Charakter, der eigentlich eher in einen dichteren Kontext als an den Stadtrand passen würde. Es ist eine regelrechte «Architektur des Winkels», deren Schöpferin es verdient hätte, sich in einem städtischen Projekt zu beweisen, etwa an einer Strassenkreuzung eines Stadtgebiets mit historisch gewachsener Bebauung. Die bisher beschriebene Planungskultur ist notwendig für die Realisierung eines städtebaulichen Umstrukturierungsprogramms des äusseren Stadtrands. Es gilt, die Gründe, die diese Wohnrealität historisch bedingt haben, zu untersuchen und zu verstehen und die Planung ausgehend von den häufigsten Fragestellungen und den elementarsten Problemen in Angriff zu nehmen. 42 LA FINESTRA Bruno Reichlin L’intérieur tradizionale insidiato dalla finestra a nastro La Petite Maison a Corseaux, 1923-1924 Il testo è un estratto di uno dei saggi contenuti in Dalla «soluzione elegante» all’«edificio aperto». Scritti intorno ad alcune opere di Le Corbusier, volume edito da Mendrisio Academy Press e Silvana Editoriale nel 2013 che raccoglie una selezione di scritti dedicati da Bruno Reichlin a Le Corbusier dagli anni Sessanta in avanti. In particolare, questo saggio è focalizzato sulle ragioni e sull’impatto della finestra a nastro negli anni Venti del secolo scorso, tema che tocca questioni di carattere figurativo, psicologico, tecnico-costruttivo, storico, sociale. Invitiamo a proseguire la lettura sul volume vero e proprio. «Mio padre ha vissuto un anno in questa casa. Questo paesaggio lo rendeva felice»1 Una finestra a nastro lunga undici metri o quasi spalanca la Petite Maison sul paesaggio del Lemano. Le Corbusier suggerirà che l’aveva concepita con un particolare riguardo nei confronti delle disposizioni d’animo di suo padre. Fra le altre testimonianze (come la dedica del libriccino Une petite maison, prevista nelle bozze e poi dimenticata o lasciata cadere nella versione definitiva), 2 particolarmente informativa è l’affettuosa lettera che Le Corbusier invia al genitore in occasione del primo genetliaco festeggiato nella nuova dimora: «Eccoti per fortuna nella tua casetta di fronte al paesaggio che ami. Se fuori fa molto freddo, spe- ro che la vostra caldaia faccia il suo dovere. Questo luogo d’inverno è estremamente dignitoso, vasto, più vasto che d’estate e di un nitore polare impressionante. Non si vedono più le montagne dello sfondo, e il lago sembra mare».3 Tenendo in uggia le mondanità, schivo e apprensivo, il genitore aveva un tempo privilegiato le lunghe passeggiate in montagna e aveva trasmesso ai figli la passione per «la VERA NATURA»:4 avanzando negli anni, l’umore e gli stati d’animo del padre si rispecchieranno nelle frequenti annotazioni sui rigori o la mitezza del clima e delle stagioni, riportate diligentemente nel proprio diario.5 Di seguito, si tratterà di mostrare, e dimostrare, quali dispositivi architettonici Le Corbusier mette in opera a Corseaux per appropriarsi di un sito che considerava una vera e propria «sala da spettacolo»;6 vale a dire: per come inserisce la Petite Maison nel sito e per come apre la piccola abitazione sull’intorno paesaggistico, perché questi, ma non solo questi, sono i temi dichiarati del progetto. Partiti Charles-Edouard e Albert per Parigi, il padre ormai ritirato dalla vita attiva, la Maison Blanche (1912), che aveva assorbito i risparmi della famiglia, è ormai troppo grande per la sola coppia dei genitori e, soprattutto, troppo onerosa nella manutenzione.7 Questi decidono pertanto di vendere la casa e affittare un piccolo chalet8 di loro convenienza in località 1. Le Corbusier, appunti per una conferenza sulla Petite Maison: Schizzi della pianta, del prospet to verso il lago, della volumetria e del paesaggio di fronte; schizzi prospet tici dell’interno della casa (Fondation Le Corbusier C3 (6) 190). 1. 43 LA FINESTRA Les Châbles, a Blonay sopra Vevey, dove traslocano nell’ottobre del 1919.9 Non senza qualche rimpianto per la bella villa che aveva visto riunita l’intera famiglia sotto lo stesso tetto e per il giardino tenuto con cura, il genitore è tuttavia contento di lasciare l’ambiente sociale di La Chaux-de-Fonds e di stabilirsi poco lontano da dove il fratello Henri possiede una casa. Lo chalet è di fatto una residenza per soggiorni estivi e vi si vive un po’ «allo stretto», ma apre su di un paesaggio che incanta il padre. Rimessosi dalle fatiche del trasloco, ne dà notizia ai figli: «Adesso, la finestra ci attirerà e favorirà il superbo panorama che sarà il rimedio, perché questo panorama è meraviglioso, unico indescrivibile… I primi piani verde-rossi dei prati cosparsi di boschi d’alberi che dall’oro dei castagni e dei noci ascendono al color cuoio, bronzo e ferro dei meli e dei peri; più lontano la distesa uniforme e grigia del lago che un solco di luce fa luccicare, in fondo, la parete immensa delle montagne della Savoia che le brinate hanno spolverato e dove le nuvole livide o orlate di luce vanno, secondo i capricci del vento eccetera». Nella stessa lettera il padre già si ripromette di visitare la regione, «le belle strade, i sentieri gentili – più tardi i monti».10 Nonostante i lavori intrapresi e sollecitati per migliorare il confort dello chalet, come l’installazione delle doppie finestre fra le altre migliorie, la permanenza a Les Châbles si annuncia di breve durata: dalla corrispondenza familiare si evince infatti che sin dalla primavera del 1923 il genitore e Le Corbusier sono alla ricerca di un terreno per costruire una casa minima.11 La ragione di questa «nuova impresa», come la designerà il padre nel suo diario,12 è probabilmente anche d’ordine economico, tant’è che in seguito alla crisi che si abbatte sull’Europa nell’immediato dopoguerra, i genitori si definiranno come «nouveaux pauvres» nella corrispondenza di famiglia. Il dado è tratto nel settembre del 1923: «Oggi riparte il nostro caro Édouard con cui abbiamo trascorso tre settimane delle più intime e consolanti. Ci siamo occupati, e lui particolarmente, di delineare una soluzione per un nostro alloggio futuro; non abbiamo trovato nessuna strada veramente praticabile; tutto troppo caro, o in luoghi impossibili. Ed [sta sovente per il figlio Edouard nel diario del padre] ci propone la costruzione di una casa molto piccola, «purista» secondo l’intendimento che comincia a profilarsi nelle sue realizzazioni a Parigi; abbiamo visitato due terreni prossimi al lago, che potrebbero essere presi in considerazione. La soluzione per il momento è sospesa fino a quando Ed non avrà elaborato i piani e interpellato un imprenditore. La nostra disponibilità economica è attualmente molto bassa circa 3600 franchi di reddito in totale. È molto poco».13 La caccia al terreno «giusto» si rivelerà estenuante: proprietari poco inclini a vendere, diffidenti, esosi – stando a Le Corbusier, impetuoso e impaziente di concludere. Ma le difficoltà maggiori vengono dalle esigenze che Le Corbusier stesso si impone e, via via, precisa. — Una prima, fondamentale esigenza consiste nel reperimento di un terreno che offra la vista dello stesso paesaggio che aveva incantato e decantato il padre a Les Châbles. Questa ricerca è attestata, fra l’altro, da un Cahier de dessins ricco di schizzi e disegni nei quali Le Corbusier ha ritratto luoghi, e rispettivi paesaggi, investigati in collina o al lago, talvolta punteggiando nella veduta il perimetro dell’ipotetico progetto, talaltra abbozzandolo in pianta, alzato e vedute prospettiche.14 Lo chalet di Les Châbles servirà da parago2. L e C orbusier, Pe tite Maison, 1923-1924, veduta d’epoca dal lago della casa appena realizzata, con il prospet to intonacato di bianco e il muro che delimita il giardino verso la riva in muratura a vista trat tata con uno strato bianco di pit tura (Fondation Le Corbusier L3 (17) 32). 2. 44 LA FINESTRA ne anche per l’arredamento: nel foglio FLC 5055 dello stesso Cahier n. 9, riempito di schizzi planimetrici, in alto sono inventariati, con le loro misure, tutti i pezzi d’arredo (un canapè, un armadio a due ante, il pianoforte a coda Ibach, un sécrétaire, il letto doppio dei genitori, il sécrétaire disegnato da Le Corbusier per la madre attorno al 1915, il tavolo della sala da pranzo) e sono indicate le misure del salon, cioè 4,80 x 4,50 m con la nota «très grand», l’altezza in luce di 2,70 m e le misure della cucina: 2,50 x 3,00 m. Quasi che Le Corbusier si fosse dato come obiettivo di far meglio per risarcire i genitori di una precarietà che gli è in parte imputabile. Corollario di questa esigenza è la localizzazione geografica relativamente limitata dei terreni prospettati, che va dalla magnifica «côte de Lavaux», a Rivaz, Corseaux, Vevey, alla Tour de Peilz, alle alture di Clarens (in un disegno figura il castello «du Châtelard»). — La seconda esigenza s’innesta sull’istanza paesaggistica, che è contingente, e consiste nell’ambizione di Le Corbusier di voler conferire uno statuto teorico e/o metodologico alle innovazioni diverse che la sua attività progettuale via via produce, come l’introduzione di una «nuova parola» architettonica nella fattispecie della «finestra a nastro»;15 l’esplorazione del potenziale spaziale e percettivo di questa nuova parola derivata, nella doxa lecorbusiana, dalle nuove tecniche costruttive; infine, il collaudo di nuove figure architettoniche che hanno la funzione di attirare l’attenzione del fruitore giustamente sulle prestazioni e relazioni specifiche: strutturali, spaziali, percettive e simboliche, dei vari dispositivi architettonici messi in atto. Si vedrà infatti che la Petite Maison, nata per soddisfare nell’urgenza la richiesta di un’abitazio- ne minimale per i genitori, assume via via i tratti di un «manifesto architettonico» – il primo di una lunga serie? – che illustra con la consequenzialità di un teorema i portati della paziente ricerca lecorbusiana. Vediamo come. Le esigenze minime di una coppia anziana, la necessità di ridurre ogni spreco di superficie limitando al minimo la distribuzione a vantaggio del salon, l’importanza assegnata alla vista sul paesaggio, coniugate al fatto che i diversi terreni, tanto al lago che sulle alture, suggerivano un impianto planimetrico lungo e stretto parallelo alla riva o alle curve di livello, incitano Le Corbusier verso una «casa purista a forma di vagone», come annota il padre nel suo diario.16 La storia dell’architettura come storia di finestre Corrisponde pertanto al vero l’affermazione di Le Corbusier: «Progetto in tasca, sono andato a cercare un terreno» e la spiegazione che «i nuovi materiali dell’architettura consentono di sfruttare un terreno in qualsiasi circostanza»,17 perché lo attestano diversi disegni e schizzi della Petite Maison in collina, calata fra le terrazze dei vigneti – vale a dire in quel «paesaggio del Lemano, tutto fatto a mano» come spiegava nella conferenza tenuta il 18 febbraio del 1924 a Losanna, dove la Petite Maison, ancora in fieri, già serve a illustrare la nozione di «standard», la casa come «machine à habiter», «la revisione di tutti gli elementi [che] procedono dal dentro al fuori», l’origine delle sensazioni eccetera. Le note per quella conferenza rivelano che Le Corbusier, certamente per la prima volta, espone la sua storia dell’architettura, ricondotta a una storia di 3. Le Corbusier, Petite Maison, 1923-1924, veduta d’epoca del giardino con il muro di ri va in cui è ric avat a la finestra tipo «buco nel muro»; la mano di bianco data alla muratura, l’aper turave dut a e il davanz ale arredato con og get ti domestici, il tavolo e le sedie, posate su di un piano pavimentato, conferiscono a questo angolo di giardino le connotazioni di un interno. Le Corbusier in Précisions a proposito del giardino: «Une salle de verdure – un intérieur» (Fondation Le Corbusier L3 (17) 55). 3. 45 LA FINESTRA 4. 4. Le Corbusier, Petite Maison, 1923-1924, schizzo prospet tico del giardino (Fondation Le Corbusier DE 4897). finestre e dei presupposti materiali e tecnici che ora permettono la finestra a nastro: storia illustrata da una serie di schizzi diagrammatici di finestre storiche e moderne... e da un curioso disegno della Petite Maison, la quale appare in primo piano sullo sfondo del lago e delle Alpi savoiarde, ma con la finestra a nastro rivolta verso chi guarda, cioè verso monte, perché questo disegno ha uno statuto concettuale all’interno di un paragrafo che abborda «la questione architettura paesaggio».18 Ma l’atto di nascita della finestra a nastro come dispositivo innovante che, mettendo a profitto un progresso tecnico, migliora l’apporto della luce naturale e rivoluziona la relazione interno esterno, precede la conferenza di Losanna e deve qualcosa, ma non sapremmo quanto, a una provocazione di Perret. In una intervista concessa al giornalista Guillaume Baderre della rivista «Paris-Journal» nella prima quindicina del mese di dicembre del 1923, a proposito del recente Salon d’Automne, Perret, tra le altre cose, critica forma e ripartizione delle aperture così come ha potuto osservarle nei modelli esposti da Le Corbusier; e fra questi la Villa La Roche (Auteuil, 1923-1925). «Il sig. Auguste Perret ci parla dell’architettura al Salon d’Automne» Questo titolo su due colonne nell’edizione dell’1 dicembre 1923 del «Paris-Journal» annuncia l’intervista accordata da Auguste Perret a proposito della sezione Architecture et Art urbain al Salon d’Automne aperto dall’1 novembre al 16 dicembre del 1923. Stando alle parole del giornalista Guillaume Baderre, questa sezione aveva colpito in particolar modo la curiosità del pubblico: «Gli uni sono rimasti sedotti dall’arditezza delle concezioni dei nostri giovani costruttori, gli altri ne furono invece scandalizzati, ma nessuno è rimasto indifferente». Al centro dello scandalo sono gli oggetti esposti da Le Corbusier e Pierre Jeanneret: «Le discussioni sorsero soprattutto a proposito dei numerosi modellini presentati da Le Corbusier e Jeanneret, architetti la cui nuova tecnica sovverte ogni tradizione».19 II catalogo del Salon dà notizia soltanto di due modelli di hôtels privés, senza ulteriori precisazioni, ma è probabile che, oltre alla Villa La Roche e alla Villa Besnus a Vaucresson (1923), fossero esposti anche l’hôtel particulier a Rambouillet (1923-1924) e un’abitazione del tipo Citrohan (1921-1922).20 L’intervista si risolve in un attacco frontale ad Adolf Loos, a Le Corbusier e Jeanneret, particolarmente insidioso perché ritorce contro i «nostri architetti d’avanguardia» i loro stessi argomenti, accusandoli di fomentare un nuovo accademismo formale, del tutto simile a quello che professano di combattere e, come questo, indifferente alle funzioni dell’abitare. «I giovani architetti – sostiene Perret – commettono in nome del volume e della superficie gli stessi errori che, in un recente passato, si commettevano in nome della simmetria, del colonnato o dell’arcata … Il volume li ipnotizza, non pensano che a quello e, in un deplorevole spirito di sistema, cercano di creare le loro combinazioni di linee senza preoccuparsi del resto; ma questo resto è importante: dimenticano l’abbiccì della professione, che è di costruire anzitutto una casa abitabile».21 Questi «fabbrica-volumi», continua la requisitoria, riducono i comignoli a un rudimento compromettendone il tiraggio, e abolendo le cornici espongono le facciate a un rapido insudiciamento e deterioramento. «Tali trasgressioni ai principi utilitari – specifica maliziosamente Perret – è curioso debbano constatarsi per 46 LA FINESTRA 5. 6. 5., 6. Vedute dell’enfilade spaziale interna e della finestra a nastro come elemento che lega i luoghi della casa e li met te in rappor to con il paesag gio (foto dell’autore). esempio in Le Corbusier, che è o si vanta di essere l’architetto utilitario per eccellenza».22 Ma la critica più gravida di implicazioni è quella concernente le aperture, sia perché innesca le più virulenti repliche da parte di Le Corbusier, sia soprattutto perché negli sviluppi successivi della controversia Perret-Le Corbusier segnala un contrasto che, al di là degli argomenti strettamente tecnici ed estetici, marca lo spartiacque fra due culture dell’abitare, intendendo il termine «culture» nel suo significato più vasto, direi quasi antropologico. Ma vediamo con ordine le posizioni in contrasto. Pro e contro la «finestra a nastro»: gli argomenti tecnici In questa intervista, Perret insiste sulle contraddizioni tra forma e funzione nelle proposte architettoniche di Le Corbusier: «bisogna che la funzione crei l’organo. Ma l’organo non deve eccedere la sua funzione. Una finestra è fatta per illuminare, per dar luce a un interno, e questa è la sua ragione di esistere, la sua prima qualità. Ha poi altre qualità secondarie, una delle quali, ad esempio, è di abbellire la facciata con le diverse forme che può assumere la sua apertura: ma questo non è che un dettaglio e sarebbe assurdo, prendendo in qualche modo la parte per il tutto, considerare una finestra unicamente come un motivo ornamentale. Ora questa è un po’ la tendenza di Le Corbusier; per ottenere degli effetti di volume dispone le sue finestre a gruppi, lasciando vaste superfici completamente cieche; oppure, sempre per l’eccessiva bizzarria del suo disegno, tortura le aperture allungandole esageratamente in senso verticale oppure orizzontale. L’effetto che si ottiene all’esterno è assai originale, ma temo che l’effetto interno non lo sia per niente: la metà dei locali deve mancare com- pletamente di luce, il che vuol dire spingere l’originalità un po’ troppo lontano».23 Quest’ultima critica soprattutto colpisce nel vivo Le Corbusier, che risponderà risentito in due riprese, dalle pagine dello stesso «Paris-Journal». La prima, pubblicata nell’edizione del 14 dicembre, si intitola Une visite à Le Corbusier-Saugnier (Una visita a Le Corbusier-Saugnier), visita intrapresa dallo stesso Baderre per ascoltare «l’altra campana». Qui Le Corbusier si dice costernato della scarsa collegialità dimostrata da Perret, che espone in pubblico argomenti lesivi e per di più falsi. Contestate sbrigativamente le critiche ai comignoli e all’assenza di cornici, l’architetto affronta di petto la questione delle aperture: «E finalmente l’ultimo fiero rimprovero di Perret: Le mie finestre non illuminano. E qui io scatto, perché l’ingiustizia grida vendetta. Ma come? Io mi sforzo di creare degli interni chiari e ben illuminati; … e proprio per questo il disegno delle mie facciate può sembrare ai soliti conformisti un po’ stravagante. (Stravaganza voluta, dice Perret; ma certamente, voluta; e non certo per il mero piacere della stravaganza, bensì per far entrare il più possibile, a torrenti, l’aria e la luce nelle mie case; e quindi quella cosiddetta stravaganza qui non è che la risultante del mio desiderio di sacrificare tutto alle esigenze vitali). E mi si accuserebbe di costruire dei tuguri malsani, quando è proprio questo che io odio di più, e che più mi affanno a evitare. Tutta la mia architettura è in funzione delle finestre. Finestre completamente adattate alle nuove condizioni del cemento armato e della metallurgia, ma anche riadattate alle funzioni umane. Le finestre sono il mio assillo principale, assillo di tecnico e di esteta. Vorrei che Perret sapesse che, dopo anni di studi, finalmente le mie finestre saranno costruite in serie da una grande 47 LA FINESTRA officina metallurgica; dovrebbero funzionare come macchine di precisione, e questo di per sé non è cosa facile da ottenere».24 La controversia doveva interessare anche il pubblico non specializzato, se nel «Paris-Journal» del 28 dicembre Guillaume Baderre riferisce di una Seconde visite à Le Corbusier (Seconda visita a Le Corbusier).25 Questa volta l’articolista prende le parti di Le Corbusier e ne riassume le note tesi a favore della finestra a nastro, anticipando i testi e le conferenze che le hanno poi rese di dominio pubblico. In sintesi: la finestra verticale tradizionale è imposta da tecniche costruttive ormai superate (pietra e mattone), che permettono soltanto piccole portate e richiedono ampie sezioni piene nei muri di sostegno; per questa ragione negli edifici di prestigio l’aumento della superficie illuminante richiedeva un’altezza smisurata delle aperture e, di conseguenza, dei locali. L’impiego del calcestruzzo armato, che permette grandi luci e la drastica riduzione degli appoggi, offre ora la finestra a nastro. «Quindi – riferisce Baderre – questa è più comoda. A parità di superficie rischiara meglio: effettivamente la sua forma le consente di raccogliere tutta la luce all’altezza utile, che è quella degli occhi di chi abita la casa. Le finestre di modello vecchio perdono una buona metà della luce utile rischiarando per tutta la loro altezza, da un lato il pavimento, dall’altro il soffitto, il che non serve a nessuno. È necessario, beninteso, che il pavimento sia illuminato. Ma il massimo dell’illuminazione deve trovarsi a mezza altezza, che è la parte in cui si vive, l’ambiente che va dalla testa ai piedi. D’altronde una gran parte di quelle finestre che arrivano fino al pavimento spesso è coperta dai mobili che vi si mettono davanti; tavoli o sedie fanno da schermo e intercettano la luce buona. Tale inconveniente sparisce con la finestra a mezza altezza. Quest’ultima ha anche il vantaggio di consentire l’abbassamento dei soffitti … Oltre all’economia di spazio che rappresentano, i soffitti bassi danno del resto la sensazione di essere più confortevoli, sembrano fatti apposta per l’uomo, come un abito su misura. Sembra quindi superfluo insistere ancora sull’utilità così evidente della trasformazione delle finestre». Ma il pezzo forte dell’articolo consiste nella pubblicazione dei primissimi studi – la planimetria e una prospettiva – per la Petite Maison a Corseaux, sul lago Lemano, che Le Corbusier e Pierre Jeanneret stanno progettando per i genitori dell’architetto.26 La pianta di questa minuscola abitazione costituisce un’autentica sfida alle critiche di Perret. «Una vera e propria finestra non c’è che su un solo lato, ma questa corre lungo tutta la facciata»; e tuttavia, insiste l’articolista, essa basta ampiamente a illuminare l’intera abitazione: «poiché, oltre alla capacità illuminante che le conferiscono le sue dimensioni, va a finire esattamente, da ambedue i lati, fino agli angoli che forma coi muri perpendicolari alla sua superficie. Questi muri bianchi filano così, direttamente, nel paesaggio, senza interposizione del rilievo di alcuna spalletta; sono inondati di luce».27 Nel momento in cui Perret e, per sua bocca, l’«Istituzione» («un’autorità dell’architettura», aveva scritto con deferenza Baderre; «parla un dio dell’Olimpo», gli fa ironicamente eco Le Corbusier in una caustica lettera a Perret),28 pronuncia l’interdetto, Le Corbusier risponde con un’opera dove il pezzo incriminato assume valore di manifesto. Nel prezioso libriccino compilato a distanza di trent’anni dalla realizzazione, Le Corbusier non esiterà infatti a definire questa finestra a nastro «l’attore primordiale della casa», e ancora: «l’unico attore della facciata».29 Fin qui la disputa pro o contro le aperture lecorbusiane sembra vertere principalmente su questioni tecniche: l’illuminazione dei locali, le possibilità costruttive, l’economia di spazio eccetera. Ma ben altro bolle in pentola! Langfenster – die Bedrohung des traditionellen Interieurs La Petite Maison a Corseaux, 1923-1924 In dem Essay von Bruno Reichlin aus seinem Buch Dalla «soluzione elegante» all’«edificio aperto». Scritti attorno ad alcune opere di Le Corbusier (Hrsg. Annalisa Viati, Navone Mendrisio Academy Press 2013) werden Genesis und Bedeutung von Langfenstern in der Form analysiert, die Le Corbusier zwischen 1923 und 1924 in der Petite Maison in Corseaux realisierte. Das Werk und diese architektonische Figur beruhen auf zahlreichen Interpretationsebenen, die mit der semantischen und ästhetischen Revolution der damaligen architektonischen Kultur zusammenhängen, von den Auswirkungen der Umgestaltung der Innenräume bis hin zu technischen Fragestellungen. Diese Aspekte gehen deutlich aus dem berühmten Streit zwischen Le Corbusier und Auguste Perret hervor – Perret sah in den Langfenstern das Zeichen einer gefährlichen Verletzung der kulturellen Werte des traditionellen Interieurs und allgemein ein Abstandnehmen von den Grundsätzen guten Bauens. Dieser Streit, der auch in der nicht fachlich gebildeten Öffentlichkeit Resonanz fand, markierte nicht nur die Distanz zwischen zwei Generationen, sondern erzählt auch von einem Klima, in dem eine neue Konzeption und Realisierungsform von Architektur entstehen konnten, deren revolutionärer Charakter in der Neugestaltung der einzelnen Elemente des Bauwerks lag. 48 LA FINESTRA Note 1. «Mon père vécut une année dans cette maison. Ce paysage le comblait» (Le Corbusier, Une petite maison, 1923, Girsberger, Zürich 1954, p. 15; trad. it. parziale in Id., Scritti, a cura di R. Tamborrino, Einaudi, Torino 2003, pp. 459-462). 2. Cfr. bozza del testo Une petite maison, Fondation Le Corbusier B2 (19) 100-117, p. 18, recante la dedica: «à la mémoire de mon père Edouard Jeanneret Perret qui vécut une année dans cette maison». 3. Cfr. Le Corbusier al padre, lettera del 29 novembre 1925, conservata nella Biblioteca della città di La Chaux-deFonds, ora in Le Corbusier, Correspondance. Lettres à la famille 1900-1925, a cura di R. Baudoui, A. Dercelles, Infolio, Gollion 2011, p. 726. 4. Cfr. Le Corbusier, L’art décoratif d’aujourd’hui, G. Crès et Cie, Paris 1925, capitolo «Confession», pp. 197-218, la citazione è a p. 199; trad. it. Arte decorativa e design, con prefazione di G. Gresleri e J. Oubrerie, Laterza, Bari 1973, pp. 199-222, la citazione è a p. 201. 5. II diario del padre di Le Corbusier, Georges-Édouard Jeanneret-Perret, è conservato almeno in parte nella Biblioteca della città di La Chaux-de-Fonds. 6. «Ce site est une salle de spectacle» (cfr. note preparatorie per la conferenza data alla sala Rapp a Losanna il 18 febbraio 1924, foglio Fondation Le Corbusier C3 (6) 25 in basso a destra, ora in T. Benton, Le Corbusier conférencier, Editions du Moniteur, Paris 2007, p. 86; la sottolineatura è di Le Corbusier). 7. Per le vicende relative alla Maison Blanche cfr. K. Spechtenhauser, A. Rüegg (a cura di), Maison blanche. Charles-Edouard Jeanneret Le Corbusier. Histoire et restauration de la villa Jeanneret-Perret 1912-2005, Birkhäuser, BaselBoston-Berlin 2007, in particolare il contributo di C. Courtiau, Le roman d’une œuvre de transition, ibidem, pp. 26-51; L. Schubert, La villa Jeanneret-Perret di Le Corbusier 1912. La prima opera autonoma, Marsilio, Venezia 2006, in particolare le appendici. Cfr. pure Le Corbusier, Correspondance. Lettres à la famille 1900-1925, cit. 8. Questo chalet era stato prodotto ed esposto in occasione dell’Esposizione Nazionale Svizzera a Ginevra del 1896 nell’ambito della sezione «Village Suisse», poi venduto a privati e rimontato a Les Châbles. Devo questa informazione a Patrick Moser, storico e sovrintendente del patrimonio, che ringrazio. 9. Per le circostanze del trasloco, cfr. Le Corbusier, Correspondance. Lettres à la famille 1900-1925, cit. pp. 553-569. 10. Cfr. Georges-Édouard Jeanneret ai figli Albert e Edouard, lettera del 10 novembre 1919, ora in Le Corbusier, Correspondance. Lettres à la famille 1900-1925, cit. p. 566). 11. Un precoce accenno a questa intenzione si trova nella lettera che Le Corbusier invia ai genitori il 20 marzo 1923 in occasione delle feste di Pasqua: «J’attends des nouvelles du terrain. Avec Lotti et Albert vous pourrez déjà préciser vos idées. Je puis venir quand vous voudrez» (cfr. Le Corbusier, Correspondance. Lettres à la famille 1900-1925, cit. p. 650). 12. Cfr. Georges-Édouard Jeanneret, Diario in data 19 maggio 1924: «… le site est magnifique. Nous voilà embarqués dans une nouvelle entreprise ... à notre âge! Est-ce bien?», quando finalmente si è conclusa l’acquisizione del terreno a Corseaux. 13. Cfr. Georges-Édouard Jeanneret, Diario in data 5 settembre 1923. 14. Si tratta del Cahier de dessins n. 9, conservato alla Fondation Le Corbusier. Sul disegno a p. 3 (Fondation Le Corbusier 5053) figura l’annotazione, apposta però com’è probabile, in epoca più tarda: «ici: de page 3 à page 75 recherches pour un terrain pour la maison «Le Lac» Jeanneret-Perret». 15. Le Corbusier userà sovente la locuzione «nouveaux mots» a proposito dei dispositivi architettonici di cui si attribuisce la paternità: ad esempio afferma «Les techniques nouvelles nous ont apporté de nouveaux mots» (Le Corbusier, Précisions sur un état présent de l’architecture et de l’urbanisme, G. Grès et Cie, Paris 1930, p. 58; trad. it. Precisazioni sullo 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. stato attuale dell’architettura e dell’urbanistica, a cura di F. Tentori, Laterza, Roma-Bari 1979, p. 74: «Le tecniche nuove ci hanno conferito nuovi sostantivi»). Cfr. Georges-Édouard Jeanneret, Diario in data 27 dicembre 1923: «Ed fait des plans très simples, d’une maison puriste, forme wagon, un seul rez de chaussé». «… je vous ai montré précédemment que les éléments nouveaux de l’architecture moderne permettaient de prendre contact avec un terrain dans toutes les circonstances. … Plan en poche, je suis allé chercher un terrain» (Le Corbusier, Précisions, cit. pp. 127 e 130; trad. it. pp. 148-149). «La question architecture paysage». Negli appunti per la conferenza alla sala Rapp a Losanna il 18 febbraio 1924, foglio Fondation Le Corbusier C3 (6) 25, Le Corbusier annota: «L’homme fait le paysage. Le paysage Lémanique, tout fait à la main, a Rivaz» (nell’originale sottolineatura di Le Corbusier) ora in T. Benton, Le Corbusier conférencier, cit. p. 86. «Les uns ont été séduits par les hardiesses de conception de nos jeunes constructeurs, les autres franchement choqués, mais personne n’est resté indifférent. Les nombreuses maquettes présentées par MM. Le Corbusier et Jeanneret ont surtout soulevées les discussions, ces architectes ayant une technique très neuve qui bouscule toutes les traditions» (G. Baderre, M. Auguste Perret nous parle de l’architecture, in «Paris-Journal», n. 2478, 7 dicembre 1923, p. 5). Cfr. il Catalogue du Salon d’Automne 1923 (16e exposition), Soc. Franç. d’imprimerie, Paris 1923, p. 344. È certo che Le Corbusier e Jeanneret avessero esposto il grande modello in gesso della Villa La Roche. Cfr. G. Baderre, M. Auguste Perret nous parle de l’architecture, cit. p. 5). «Ces manquements aux principes de la construction sont curieux à constater chez Le Corbusier, par exemple, l’architecte utilitaire type, ou qui s’en vante» (ibidem, p. 5). (ibidem, p. 5). Cfr. G. Baderre, Une visite à Le Corbusier-Saugnier, in «Paris-Journal», n. 2479, 14 dicembre 1923, p. 6. Cfr. G. Baderre, Seconde visite à Le Corbusier, in «Paris-Journal», n. 2481, 28 dicembre 1923, p. 3. Il diario del padre di Le Corbusier, Georges-Édouard Jeanneret, contiene un primo accenno all’intenzione di costruire la casa in data 5 settembre 1923. La proposta «d’une maison puriste, forme wagon», è menzionata per la prima volta il 27 dicembre del 1923 (Georges-Édouard Jeanneret, Diario in data 27 dicembre 1923, cit.). Cfr. G. Baderre, Seconde visite à Le Corbusier, cit. p. 3. Le Corbusier a Auguste Perret, lettera del 13 dicembre 1923, Fondation Le Corbusier E1 (11) 239, ora in Le Corbusier, Lettres à ses maitres, vol. 1: Lettres à Auguste Perret, a cura di M.-J. Dumont, Éditions du Linteau, Paris 2002, pp. 212-215, la citazione è a p. 213 (trad. it. Lettere a Auguste Perret, Electa, Milano 2006). «C’est une innovation constructive conçue pour le rôle possible d’une fenêtre: devenir l’élément, l’acteur primordiale de la maison. … La fenêtre est donc l’unique acteur de la façade» (Le Corbusier, Une petite maison, 1923, cit. pp. 30-31, 36). 49 LA FINESTRA Gabriele Neri Dalla feritoia al curtain wall Figure e significati delle finestre di Vico Magistretti in due edifici milanesi Chi affronta, oggi, un problema creativo deve inserire il proprio pensiero nella realtà oggettiva che, di volta in volta, si presenta alla sua interpretazione, perciò non disegnerà una costruzione a Milano uguale a quella che avrebbe studiato per il Brasile, e, anzi, in ogni via di Milano, cercherà di costruire un edificio appropriato ai motivi circostanziati. (…) Una costruzione a Milano sarà diversa se debba servire per uffici piuttosto che per abitazione – è naturale – ma anche se sarà in un terreno o in un altro, vicino a certe costruzioni preesistenti o ad altre.1 Ernesto N. Rogers Con queste parole, esattamente sessant’anni fa, Ernesto Nathan Rogers (1909-1969) fissò una posizione teorica che ebbe un impatto molto forte sui giovani architetti milanesi chiamati ad affrontare i temi e i contesti eterogenei messi a disposizione dalla riemergente metropoli. Proponendo la ricerca di un perenne adeguamento alla fenomenologia del reale piuttosto che l’idealistica prefigurazione di grandi visioni ovunque valide, la posizione del direttore della rivista «Casabella Continuità» entrava infatti in risonanza con la propensione all’«eclettismo» che diversi architetti dimostravano di possedere. Troppo giovani per aver vissuto in prima fila gli anni eroici del Movimento Moderno, essi non ne condividevano l’ortodossia linguistica e il rifiuto per la storia, ma continuavano a riconoscerne – come Rogers – la metodologia e non potevano dimenticare la fondamentale lezione delle avanguardie. Oltre a Luigi Caccia Dominioni (classe 1913), che in quegli anni si misurò spesso con registri diversi alla scala architettonica e dell’arredo, su questa linea operativa si distinse il nome di Vico Magistretti (1920-2006): la sua produzione architettonica tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Sessanta rivela infatti una notevole varietà di soluzioni tipologiche e figurative che pur basandosi su radici specificamente personali devono molto alle sollecitazioni di Rogers, con il quale aveva stretto rapporti durante la guerra quando entrambi si trovavano rifugiati, l’uno come studente e l’altro come professore, al Champ Universitaire Italien di Losanna. Per comprendere nei fatti la natura di tale «eclettismo» può essere interessante mettere a confronto due edifici realizzati a Milano da Vico Magistretti nella seconda metà degli anni Cinquanta, molto diversi tra loro per contesto, premesse e risultati, concentrandosi su un aspetto fondamentale: il progetto delle facciate e nello specifico le figure e i significati del sistema di finestrature impiegato. Finestre, feritorie, bow windows e altro ancora Il primo edificio, non tra i più conosciuti dell’architetto milanese né tra i più apprezzati,2 si trova al numero 3 di via San Gregorio, una traversa di corso Buenos Aires.3 Realizzato tra il 1956 e il 1958, fu concepito per una destinazione mista, con residenze ai piani alti e un cinematografo al piede dell’edificio: in quest’area infatti fin dai primi anni del secolo c’era il cineteatro Modena, che rimarrà attivo fino al 1958 per riaprire completamente rinnovato nell’agosto 1959. Nonostante la regolarità dell’area, parte del tracciato del Piano Beruto, Magistretti si trovò a fare i conti con una condizione eccezionale: il lotto confina infatti con l’ultimo tratto esistente del grande lazzaretto realizzato a partire dal 1489 per far fronte all’emergenza sanitaria scatenata dalla peste. Collocato fuori 1. 50 LA FINESTRA dalla Porta Orientale della città, esso consisteva in un vasto recinto quadrato – con lato pari a circa 375 metri – circondato da un fossato pieno d’acqua, definito all’interno da 504 arcate su cui si affacciavano le celle dei malati e una cappella al centro dell’impianto, tutt’ora esistente. Dopo la peste del 1629-1630 il lazzaretto fu riconvertito per servire a scopi diversi – militari, agricoli, produttivi ecc. – fino agli anni Ottanta dell’Ottocento, quando fu acquistato dalla Banca di Credito Italiano e demolito per fare spazio alle lottizzazioni berutiane.4 Nel suo piccolo, e quasi inaspettatamente dato il tema progettuale e la distanza dal centro storico, il compito affidato a Magistretti può allora essere accostato a più celebri e rilevanti occasioni di progetto che in questi anni videro molti professionisti milanesi confrontarsi con le fabbriche storiche della città, a cominciare dal progetto di restauro e ridefinizione del corpo martoriato dell’ex Ospedale Maggiore, trasformato in Università degli Studi. Diversi disegni, conservati presso la Fondazione Magistretti,5 mostrano l’attenzione riservata dall’architetto al frammentario lacerto affacciato sulla via San Gregorio: ad esempio uno schizzo, tracciato con inchiostro blu, mostra l’essenziale restituzione della facciata del lazzaretto con il rilievo degli elementi architettonici; la misurazione di finestre, timpani e camini; l’analisi della tessitura in laterizio e della composizione di modanature e cornici. L’impianto distributivo e volumetrico generale dell’edificio fu abbozzato in forma preliminare nell’ottobre del 1956.6 Il lotto, stretto e lungo, viene occupato quasi interamente dalla sala del cinematografo, che prende i primi due livelli fuori terra e il piano interrato con la platea ribassata e una galleria semicircolare; gli appartamenti sono invece nei quattro livelli superiori, secondo una sezione rastremata in altezza. Gli ultimi due piani sono arretrati rispetto alla strada e contengono solo due appartamenti per piano, contro i tre dei sottostanti. Oltre a raffinare le soluzioni planimetriche e ad approfondire l’allestimento della sala del cinema, per cui viene studiato un interessante sistema di pannellature policrome in legno a trama verticale, nei mesi successivi Magistretti può concentrarsi sulla composizione delle facciate, in particolare delle due rivolte verso strada e verso il lazzaretto. Dato l’arretramento degli ultimi due piani, la facciata su strada viene definita prevalentemente dai primi quattro livelli fuori terra, scanditi in cinque campate di 2. 3. Titolo tedesco Testo tedesco 1. Casa e cinematografo in via San Gregorio a Milano, 1956-58. In primo piano il frammento superstite del Lazzaret to. Fo to Tommaso Per fe t ti, cour tesy Fonda zione Ma gis tr e t ti, Milano 2., 3. Vico Magistret ti, s tudi p er le f ac ciate di via San Gregorio, s.d.. Cour tesy Fonda zione Ma gis tre t ti, Milano 51 LA FINESTRA 4. ampiezza variabile, legata alla distribuzione planimetrica retrostante, che negavano la simmetria generale. Al centro si trova la fascia più sottile, corrispondente all’ingresso alla zona residenziale e quindi al vano scale, posto in facciata. Al piano terra questa scansione è dichiarata da un arretramento che va a creare un piccolo portico, da cui si accedeva a un locale con funzione di negozio e all’atrio del cinematografo. Questa zona viene sottolineata dall’esternazione della struttura portante: al piano terra infatti i pilastri pentagonali in cemento armato, rivestiti con lastre di granito bocciardato, creano uno stacco cromatico rispetto al resto della facciata e soprattutto un lieve corrugamento che prosegue, con materiale diverso, nel corpo superiore. Come dimostrano gli schizzi di studio, più che questo andamento verticale l’attenzione di Magistretti si concentra dapprima sulla partitura orizzontale, tutta giocata sulla ricerca del ritmo delle finestrature rispetto alla massa piena della facciata. Il lucido o il foglio di carta si trasforma in una sorta di spartito musicale, dove il pentagramma è rappresentato dalle fasce orizzontali corrispondenti all’altezza d’interpiano, destinate a riempirsi di variazioni ritmiche in cui la misura di suono e silenzio è delegata a figure geometriche di varia derivazione. L’analisi di queste finestrature, così come effettivamente realizzate o come ipotizzate durante nel corso del progetto, offre spunti di riflessione interessanti. La prima tipologia di bucatura, che assume la funzione di tema dominante e a cui spetta il compito di dettare l’andamento generale del prospetto, corrisponde alle finestre degli ambienti principali e si cristallizza fin da subito in forma di rettangolo verticale largo 90 cm, alto da pavimento a soffitto con un serramento in legno laccato bianco. L’idea di utilizzare tale forma e proporzione per gli ambienti principali non è un dettaglio trascurabile: queste aperture si distanziano infatti in maniera evidente dalle tipiche figure della finestra razionalista così come declinata a Milano in alcuni edifici che serviranno da riferimento per l’edilizia cittadina degli anni successivi. Ad esempio la Casa Rustici (1935) di Terragni, dove grazie al telaio in cemento armato le bucature si allargano orizzontalmente denunciando la funzione non-portante dei tamponamenti; il Palazzo Montecatini di Gio Ponti (1936); il celebre isolato di Asnago e Vender in via Albricci (1939-1942 e 1953-1956), dove la finestra mantiene il senso verticale ma con proporzioni meno slanciate, spesso rimarcate dalla bipartizione verticale del serramento; oppure anche le Case Albergo di Luigi Moretti (1950), con bucature ancora orizzontali. La finestra di via San Gregorio trova invece riferimenti in edifici come la Casa al Parco (1948) di Ignazio Gardella e la casa di Caccia Dominioni in piazza Sant’Ambrogio (1949); oppure – anche se qui la tipologia è molto diversa – nella Torre della Permanente di Achille e Pier Giacomo Castiglioni (1952). 4. Vico Magistret ti, det taglio della facciata di via San Gregorio in una fotografia di Pino Musi, par te dell’opera «Facecit y Scroll» realizzata per la Biennale di Architet tura di Venezia 2012. Foto Pino Musi Analizzando l’opera di Magistretti questo tipo di finestra è ricorrente: si ritrova ad esempio nella torre di via Revere (1956) e nell’edificio per abitazioni e uffici di via Leopardi (1961). Tuttavia, il riferimento più diretto è in realtà quello dell’edilizia storica e popolare milanese (e non solo), fornita spesso di finestre a tutta altezza con parapetto metallico e persiane in legno. Non a caso negli ultimi due piani di via San Gregorio, dove l’arretramento concede la presenza di terrazzi, la tapparella avvolgibile usata ai livelli inferiori cede il posto a tradizionali persiane in legno, come farà in diverse occasioni Caccia Dominioni. In parallelo, Magistretti si concentra su un altro tipo di apertura, di ampiezza minore, pensata soprattutto per gli ambienti di servizio (cucine, bagni, vano scala), a cui viene delegata la funzione di contrappunto contribuendo a generare una composizione più articolata e mossa. La matrice è sempre rettangolare, ma le dimensioni ridotte e le proporzioni molto allungate rendono queste aperture simili a feritoie incise nello spessore del muro, che nel corso del progetto sono pensate raggruppate in terzine – con l’apertura centrale più alta delle laterali –, in gruppi di cinque o addirittura in numero maggiore. Tali soluzioni lasceranno tuttavia il posto a un’altra versione, composta 52 LA FINESTRA 5. da una semplice feritoia molto stretta (20 cm) e allungata, di altezza variabile: nella seconda, quarta e quinta campata essa prende la misura della finestra principale (259 cm), mentre nella campata mediana, in corrispondenza del corpo scale, viene disegnata – rievocando l’idea germinale esplorata in precedenza – una terzina fatta di finestre sfalsate tra loro e anche rispetto alla scansione orizzontale dei piani. Come sottolinea uno scatto di Pino Musi del 2012 (fig. 4), realizzato per la mostra «Facecity»,7 si tratta di una cesura particolarmente calcata e originale, che rompe la regolarità dell’orditura rimarcando l’asimmetria complessiva e la differenza funzionale di questa zona dell’edificio. Il tema diventa quello del taglio, che nella Milano degli anni Cinquanta non può non far pensare agli squarci verticali di Lucio Fontana ma anche alle fessure scavate in molti edifici della città da diversi architetti. Si pensi alle scanalature che percorrono l’intera altezza dei due lati corti del grattacielo Pirelli (1960) o agli edifici di Luigi Moretti in via Corridoni (1950) e corso Italia (1953): in quest’ultimo in particolare troviamo proprio delle sottili «feritoie» incise nella facciata cieca del corpo lanciato verso la strada. Interessante è come viene risolto il serramento da Magistretti: la parte apribile, in legno, si alterna infatti a una parte fissa composta da piccoli oblò di vetrocemento tipo Favaron, impostati sopra a una lastra di graniglia di porfido lisciata. A mettere a sistema le finestre «principali» e le feritoie degli spazi di servizio ci pensano i davanzali, composti da una beola bianca martellinata inclinata di circa 35 gradi verso il basso, espediente che Magistretti utilizzerà di lì a poco nella casa per abitazioni e uffici in via Leopardi. Il colore chiaro della pietra crea così, come accade con i pilastri alla base, un deciso stacco cromatico rispetto alla superficie della facciata, che è scandita da pannelli prefabbricati di cemento color vinaccia con finitura superficiale in graniglia, in omaggio al laterizio del lazzaretto. Questi pannelli non hanno ampiezza uniforme, ma rispettano le dimensioni delle finestre diventando loro sottomoduli. La facciata rivolta al lazzaretto svela altre soluzioni. In particolare, proprio in corrispondenza dell’edificio storico Magistretti decide di approfondire un’ulteriore tipologia di finestra, creando – al terzo, quarto e quinto piano fuori terra – dei leggeri bow windows composti da cinque serramenti verticali che si estendono per una larghezza complessiva di 400 cm, adatti a sfruttare la vista e il respiro concessi dal ben più basso lazzaretto. Davanti ai serramenti bianchi è sovrapposto un parapetto metallico, anch’esso bianco, che continua il gioco cromatico già visto in precedenza e che si relaziona con i parapetti degli ultimi piani del fronte su strada, dando continuità alle due facciate. Un nodo fondamentale dell’edificio, di cui si trovano molti schizzi, è infatti costituito dal loro punto 5. Vico Magistret ti, edificio per uf fici in corso Europa a Milano, 1955-57. Foto Gabriele Basilico d’incontro: in corrispondenza del quinto livello fuori terra avviene l’arretramento della facciata principale, mentre la facciata laterale prosegue la scansione con l’ultimo bow window, sormontato dal terrazzo più alto, che ne riprende la sagoma. Per le finestre della terza e ultima facciata, rivolta verso l’interno del lotto, Magistretti pensa a ulteriori figure, come una bucatura a forma ottagonale per il primo livello sopra al cinematografo.8 Curtain wall all’italiana Completamente diversa è la facciata realizzata negli stessi anni da Vico Magistretti in corso Europa (19551957): qui infatti l’architetto fu chiamato a costruire un moderno palazzo per uffici in «un ambiente architettonicamente spurio e non qualificato».9 Per questo edificio, composto da un corpo doppio profondo 14 metri con otto piani fuori terra e due sotterranei, il ricorso al curtain wall era obbligato, per ragioni funzionali, tipologiche e rappresentative. Piuttosto che l’esplorazione di un abaco eterogeneo di finestre da disegnare caso per caso, come aveva fatto in via San Gregorio, l’architetto era chiamato a risolvere un 53 LA FINESTRA problema a metà tra l’impaginazione grafica e il disegno industriale, campo in cui Magistretti si distinguerà di lì a poco: individuare un modulo geometrico e delle soluzioni costruttive replicabili per l’intera superficie, magari sfruttando prodotti già presenti sul mercato. La necessità di ottimizzare la superficie interna, che la committenza voleva suddivisa nel maggior numero possibile di unità immobiliari indipendenti, portò a scartare fin da subito l’idea di avere una facciata completamente vetrata da pavimento a soffitto, cosicché fu posta a 140 cm la quota del davanzale (e quindi della parte cieca) per poter disporre anche della parete esterna per appoggiare gli arredi. Come si vede in alcuni schizzi preliminari (fig. 6), inizialmente l’opzione più lineare appariva quella di dividere ogni interpiano in due fasce orizzontali: la prima alta 140 cm, rivestita in intonaco in graniglia di porfido, e la seconda vetrata, con serramenti all’incirca quadrati e accoppiati, apribili a bilico orizzontale, oppure composti da moduli più piccoli leggermente sfalsati. Queste soluzioni sono però presto superate da una maggiore articolazione delle parti: Magistretti non vuole infatti rinunciare alla possibilità di avere una superficie vetrata a tutta altezza, e comincerà a verificare un «compromesso». Ancora una volta i disegni conservati documentano lo studio comparativo di varie soluzioni, che foglio dopo foglio fanno abbandonare la prima soluzione smembrando la fascia cieca e quella vetrata in composizioni grafiche di memoria neoplastica. Si tratta di schizzi tracciati prima a matita e poi ripassati a pennarello a punto spessa che tengono conto sia delle necessità funzionali – verificando la posizione dei classificatori da ufficio – sia della figura 7. 6. 6. Vico Magistret ti, schizzo di studio preliminare della facciata dell’edificio di corso Europa, s.d. Si noti come questa soluzione preveda due fasce orizzontali ben definite: pannello in pietra-finestre. Cour tesy Fondazione Magistret ti, Milano 8. 7., 8. Vico Magistretti, studi del modulo di facciata dell’edificio di corso Europa in relazione alla disposizione degli interni, s.d. Cour tesy Fondazione Magistret ti, Milano 9. 9. L’uf ficio tipo visto dall’interno in una foto d’epoca. Foto Gian Sinigaglia 54 LA FINESTRA 11. 10. umana e del suo punto di vista: in uno di questi (fig. 7) si vedono addirittura affiancate due soluzioni con le scritte «NO» e SÌ», che segnano l’irreversibile momento in cui si compie la «liberazione» di un breve tratto di facciata e la nascita della definitiva tripartizione verticale del modulo. A sinistra e a destra permane l’alternanza in verticale di fascia cieca e trasparente, con serramento a ghigliottina da un lato e ad anta a ventola (apribile solo per la pulizia) dall’altro; al centro invece, per poche decine di centimetri, il vetro si fa continuo e dona finalmente la visuale da pavimento a soffitto, come del resto – in maniera però molto diversa – accade negli appartamenti di via San Gregorio. Per ovvie ragioni di sicurezza, quest’ultima fascia è divisa in due parti: quella superiore con serramento ancora a ghigliottina e quella inferiore fissa, con vetro di sicurezza. Tende alla veneziana color grigio chiaro provvedono a schermare la luce in eccesso. Il risultato è un modulo molto articolato, con la parte vetrata a forma di «T» asimmetrica (le due fasce laterali sono di ampiezza diversa) e due zone basse ai lati in lastre di granito bianco lucidato, che si ripete sei volte in orizzontale e sei in verticale. In alcuni disegni di studio (fig. 10) i moduli della facciata sono pensati sfalsati, giocando sulla loro asimmetria; Magistretti tuttavia preferirà allineare in verticale le fasce centrali vetrate, per formare un unico nastro interrotto soltanto, in corrispondenza delle solette, da brevi inserti in granito. Ad esse si aggiungono poi le fasce verticali costituite dai pilastri in cemento a vista della struttura portante – più strette e senza interruzioni – che se- 10. Vico Magistret ti, schizzo di studio della facciata dell’edificio in corso Europa, s.d. Si noti la dif ferenza nell’allineamento dei moduli rispet to alla soluzione realizzata. Cour tesy Fondazione Magistret ti, Milano 11. Vico Magistret ti, edificio per uf fici in corso Europa. Det taglio del cur tain wall con in evidenza la terrazza all’ultimo piano. Foto Gabriele Basilico parano in verticale un modulo dall’altro (fig. 11). L’accoppiata di queste linee infonde un eccezionale dinamismo alla facciata, rinforzato ulteriormente dall’asimmetria di ogni modulo e dalle leggere ma ben percettibili divisioni orizzontali costituite dai serramenti a ghigliottina, posti ad altezza variabile nel corso di una stessa giornata in funzione della loro apertura. Per certi versi questo ritmo potrebbe ricordare lo smottamento provocato in via San Gregorio dalle «feritorie» sfalsate in corrispondenza del blocco scale. La scansione verticale di corso Europa viene inoltre sottolineata da elementi a T in alluminio verniciato grigio scurissimo, che servono sia come coprigiunto tra i diversi materiali (granito-cemento armato-serramento) sia come montante di battuta per i serramenti. Viene di certo alla mente l’utilizzo di profilati metallici nel lessico di Mies van der Rohe, inevitabile punto di riferimento internazionale per la progettazione di curtain wall in quegli anni; tuttavia a Milano la facciata è complanare e quindi gli elementi metallici hanno una funzione grafica, e senza intervenire per dare rilievo tridimensionale all’ordito, secondo una concezione architettonica molto diversa. 55 LA FINESTRA Se le facciate di Mies ostentano la sublimazione dell’assemblaggio meccanico di elementi industrialmente prodotti in un ordine architettonico della modernità, ponendosi come modello ideale per l’edilizia commerciale americana, Magistretti offre invece una performance «tipografica» in cui il montante, il serramento e la lastra di vetro sono ridotti a componente grafica di un impaginato che delimita la nuova quinta urbana. Su questo dettaglio l’architetto milanese si concentra studiando a mano libera (fig. 12) la silhouette del singolo profilo metallico e la sua unione con le varie componenti della facciata, dando prova della sua dimestichezza con la «meccanica» dell’architettura. Egli è inoltre molto attento alle questioni realizzative e produttive: come precisa nella relazione tecnica, l’idea di dividere in questo modo le parti vetrate della facciata consentì «di valersi di serramenti già prodotti in serie e in dimensioni relativamente piccole con evidenti vantaggi economici di funzionamento; le differenze di misure sono state assorbite nel grande serramento a ventola semi fisso e “fuori serie”».10 La divisione dei serramenti, fatti in lega d’alluminio, permetteva anche «lo spostamento dei tavolati divisori secondo uno scatto di misura che permette ai locali una variazione di dimensione adatta alle probabili o possibili future destinazioni (piccola segreteria, grande ufficio ecc.)».11 Dettaglio tecnico, organizzazione planimetrica e risultato estetico sono insomma perfettamente coordinati. La moltiplicazione orizzontale e verticale del modulo di facciata, che si ripete sei volte in orizzontale e sei in verticale, viene confinata da una fascia basamentale e una di coronamento. In basso, una pensilina in cristallo opaco divide piano terra e piano ammezzato dal corpo dell’edificio; serrande a inferriata verniciate di bianco proteggono, scorrendo a saliscendi tra un pilastro e l’altro, le vetrine dei negozi. In sommità invece la presenza di un cornicione ad ala inclinato verso l’alto – presente negli schizzi di Magistretti fin dalle prime soluzioni di facciata – segna la conclusione dell’edificio, anticipata da un arretramento del volume e delle superfici, che nelle due campate esterne si fa più marcato e dà vita a una terrazza che rompe la regolarità dell’impaginato. In questa tripartizione dell’organismo architettonico si può trovare un’analogia di metodo rispetto all’edificio di via San Gregorio, anch’esso diviso in base, corpo e coronamento arretrato; inoltre proprio nella terrazza asimmetrica all’ultimo livello troviamo inaspettatamente l’utilizzo di due portefinestre con le imposte a persiana e una ringhiera metallica che rievocano il carattere domestico dell’edificio davanti al lazzaretto. Si ricorderà infine che mentre Magistretti progetta il curtain wall di corso Europa Gio Ponti stava mettendo a punto la facciata del grattacielo Pirelli (1955-1960), a cui l’edificio deve una parte consistente del suo carattere differenziandolo da molti altri esempi coe- 12. 12. Vico Magistret ti, det taglio di un disegno di studio del modulo di facciata, s.d.. Cour tesy Fondazione Magistret ti, Milano vi. Composta da un sistema di montanti e traversi in alluminio – il cosiddetto stick system, molto diffuso negli anni Sessanta – anche la facciata del Pirelli fu studiata in accordo con la disposizione interna: un modulo di 95 cm, su cui si basa l’intero sistema degli arredi, scandisce infatti la misura dei serramenti in alluminio secondo un ritmo 1-2-1. La necessità di collocare arredi in facciata decretò inoltre la divisione verticale di tali serramenti in tre fasce: pannello cieco, vetro-camera Saint-Gobain Thermopan 79 e ancora pannello cieco. Sia in corso Europa sia nel Pirelli ci si trova di fronte a una declinazione tutta italiana di una tipologia trattata in altri paesi in termini più rigidi: sebbene, come si è visto, anche Magistretti e Ponti si relazionino con le disponibilità del mercato, i loro curtain wall non possono essere intesi come il risultato di un assemblaggio ma come frutto di un preciso disegno, in cui l’approccio artigianale è visibile nelle premesse e negli esiti finali. Emerge allora un’interpretazione polemica del curtain wall, come ha osservato il catalano Oriol Bohigas: «L’aspetto vibrante e quasi gratuito della facciata è un deciso attacco nei confronti di tutta l’architettura neocapitalista dell’efficienza levigata, delle convenzioni dello standard sociale, del perfezionismo tecnologico apparente e del falso razionalismo che appaga le coscienze».12 Complessità e contraddizioni Gli edifici progettati da Vico Magistretti per via San Gregorio e corso Europa dimostrano la sua camaleontica capacità di passare con disinvoltura da un tema – e da uno specifico registro – all’altro: in questo caso da un appartato edificio d’abitazione (con cinematografo) in cui proporzioni e dettagli alludo- 56 LA FINESTRA no alla nostalgia di un passato borghese affiancandosi con sobrio rispetto a un frammento di una Milano scomparsa, a un visibilissimo e moderno edificio di rappresentanza nel cuore pulsante della città degli affari trattato in superficie secondo la lezione delle avanguardie e con grande consapevolezza tecnologica. Paradossalmente, nonostante la profonda distanza tipologica e contestuale tra le due facciate, l’analisi svolta ha portato all’identificazione di non pochi punti di contatto: ad esempio la suddivisione dell’edificio in tre fasce orizzontali (base, corpo e coronamento); l’esternazione della struttura portante, tesa a rimarcare un ritmo verticale; il favore per la figura geometrica del rettangolo allungato, che sotto forma di finestra, di fascia vetrata o di feritoia diventa la matrice ricorrente in entrambi gli edifici, spesso soggetta a uno sfalsamento tendente a dare dinamicità all’edificio; la propensione per la finestra vetrata da pavimento a soffitto; l’utilizzo della pietra; il richiamo alla tradizione edilizia cittadina ecc. A stupire, però, al di là di questi elementi apparentemente in comune, sono anche quegli inaspettati momenti di rottura che contaminano il carattere dell’uno e dell’altro edificio: quelle improvvise alterazioni che scompaginano il tema dominante seguito per il resto del progetto. In via San Gregorio l’«intrusione» è rappresentata dalle fessure verticali così ben catturate dallo scatto di Pino Musi, asimmetriche, irrispettose dell’altrimenti regolare scansione orizzontale dell’impaginato e capaci di instillare una frattura neoplastica (o futurista, o spazialista) nella domesticità milanese alla quale si vorrebbe alludere. In corso Europa è invece quel bizzarro piano attico, con la sua terrazza fuori asse dotata di persiane in legno, che immette un tono domestico sopra a un curtain wall sperimentale e inequivocabilmente moderno, seppur non allineato con l’internazionalismo della coeva edilizia commerciale. Per alcuni, una simile «versatilità» progettuale, e più in generale la visione «fenomenologica» di Rogers, avrebbe presentato limiti intrinseci nella «adesione senza riserve […] all’unicità dell’occasione, vale a dire la tendenza all’episodicità; il fatale modellarsi dei principi sulle pieghe autobiografiche della poetica».13 Si può discutere a lungo sul carattere positivo o negativo di questa tensione alla performance14, singolare, autosufficiente e spesso anche manierista; sta di fatto che nei casi migliori tale approccio ha dimostrato di sapersi tradurre in una flessibilità critica lontana dai pericolosi schematismi di formule apparentemente più sobrie e consolidate. Al «razionale» appiattimento al ribasso di buona parte dell’edilizia milanese di quegli anni, architetti come Magistretti sostituirono infatti un’architettura piena di complessità e di contraddizioni – per utilizzare le categorie che Robert Venturi esplorerà pochi anni dopo15 – inserendosi in quel delicato processo di ripensamento della modernità che stava sconvolgendo la cultura architettonica. Note 1. E.N. Rogers, Le preesistenze ambientali e i temi pratici contemporanei, in «Casabella Continuità», n. 204, febbraio-marzo 1954, p. 4. 2. Cfr. M. Grandi, A. Pracchi, Milano. Guida all’architettura moderna, Zanichelli, Bologna 1980, p. 308: l’edificio è descritto come «appesantito da dettagli scarsamente comunicativi». 3. Su questo edificio si veda: F. Irace, V. Pasca, Vico Magistretti architetto e designer, Electa, Milano 1999, p. 50. 4. Cfr. L. Patetta, L’architettura del Quattrocento a Milano, Città Studi, Milano 1987. 5. Costituita nel gennaio 2010, la Fondazione Studio Museo Vico Magisretti occupa i locali in cui si trovava lo studio dell’architetto, in via Conservatorio 20 a Milano. 6. Cfr. Fondazione Magistretti, V. Magistretti, Cinema Modena. Studio di massima, tavola con disegni in scala 1:200, 29/10/1956. 7. La mostra «Facecity» (a cura di F. Irace) si è svolta durante la Biennale di architettura di Venezia del 2012. Chi scrive ha curato la sezione dedicata agli elaborati grafici all’interno della stessa mostra. 8. Cfr. Fondazione Magistretti, V. Magistretti, Fronte verso corte, scala 1:50, 17/1/1959. 9. [V. Magistretti], Relazione, in «Casabella Continuità», n. 217, 1957, p. 32. 10. [V. Magistretti], Relazione, cit., p. 32. 11. Ibidem. 12. O. Bohigas, Aspectos ya historicos en la obra de Vico Magistretti, in «Cuadernos de arquitectura», n. 72, 2° trimestre 1969, pp. 35-49, qui p. 38. 13. M. Grandi, A. Pracchi, Milano, cit., p. 285. 14. Ibidem, p. 286. 15. R. Venturi, Complessità e contraddizioni nell’architettura, Ed. Dedalo, Bari 1980 (ed. or. Complexity and Contradiction in Architecture, New York 1966). Vom Schartenfenster zur Vorhangfassade In seinem Essay vergleicht Gabriele Neri zwei in Mailand in der zweiten Hälfte der 50er-Jahre von Vico Magistretti (1920–2006) errichtete Gebäude und analysiert anhand von originalen, in der Fondazione Magistretti aufbewahrten grafischen Darstellungen die Fassaden und die unterschiedlichen Fensterformen. Die beiden Gebäude unterscheiden sich hinsichtlich der Voraussetzungen und der Ergebnisse stark voneinander. Im ersten (1956–58) befinden sich ein Kino und Wohnungen. Es steht in der Via San Gregorio neben einem wichtigen historischen Bauwerk aus früherer Zeit (dem letzten Fragment eines Lazaretts, das gegen Ende des 15. Jahrhunderts errichtet wurde) und tritt mit diesem in einen Dialog. Das zweite (1955–57) dagegen liegt am Corso Europa – einer damals neu im Stadtzentrum angelegten Verkehrsader – und ist ein modernes Bürogebäude, das genauen Vorgaben bezüglich der Raumanordnung und der Technologie entsprechen musste. Dieser Unterschied kommt in der Gestaltung der Fenster zum Ausdruck. In der Via Gregorio entwirft Magistretti unterschiedliche Lösungen, die eindeutig von der modernen Architektur der vorhergehenden Jahrzehnte abweichen. Am Corso Europa setzt er dagegen auf die Modularität der Vorhangfassade, die er eigenständig mit großer Distanz zu den herkömmlichen Modellen interpretiert. Die Analyse, aus der auch unerwartete Ähnlichkeiten zwischen den beiden Gebäuden hervorgehen, zeigt die Flexibilität und Anpassungsfähigkeit an unterschiedliche Themen, die das Werk Magistrettis kennzeichnen. Er wurde von der Theorie Ernesto N. Rogers beeinflusst und steht für die allgemeine kritische Neubetrachtung der rationalistischen Dogmen in der Architektur jener Zeit. 57 LA FINESTRA Andrea Roscetti Tappare i buchi? La finestra e le politiche di risparmio energetico L’incremento del livello di comfort termico e acustico richiesto dagli occupanti degli edifici, associato agli strumenti di attuazione delle politiche energetiche degli ultimi anni, concentrate fortemente sugli interventi riguardanti il parco edilizio esistente, pongono il progettista di oggi di fronte a questioni sempre più complesse. Negli edifici esistenti, al fine di migliorare le condizioni interne e di ridurre il ricorso agli impianti – e il corrispondente elevato fabbisogno energetico – appare necessaria la sostituzione degli elementi con ridotta qualità isolante, come ad esempio i serramenti. A supportare finanziariamente i proprietari sono attivi da tempo strumenti di incentivo agli interventi, erogati a livello nazionale e locale. È necessario definire una strategia chiara circa le modalità di intervento e le possibili alternative, curando gli aspetti del dettaglio architettonico, la fattibilità e la convenienza (economica ed energetica): in questo ambito i requisiti normativi e legali a livello svizzero risultano piuttosto stringenti. In generale è possibile classificare gli interventi sull’elemento finestra in tre livelli di complessità e di impatto sulla progettazione architettonica del risanamento: – manutenzione con sostituzione – restauro – risanamento energetico. Le prime due categorie sono tipicamente riferite agli interventi su edifici protetti o di particolare pregio architettonico. In merito a tale categoria di edifici può essere possibile derogare alle richieste dei regolamenti energetici: solitamente l’intervento si limita al ripristino funzionale dei serramenti e delle parti ammalorate degli edifici. In pochi casi sino a oggi si è operato in profondità operando con soluzioni energeticamente interessanti. L’intervento di risanamento energetico che a prima vista appare più semplice è la sostituzione del serramento esistente. Alle nostre latitudini una buona parte degli edifici è già dotata di sistemi vetrati isolanti, con differenti caratteristiche termoisolanti e di trasparenza. Le perdite energetiche invernali per trasmissione dai serramenti rappresentano mediamente il 20-25% del fabbisogno termico invernale per un edificio. Negli ultimi venti anni i fabbricanti di serramenti, spinti anche dalle richieste di mercato e dalle normative volte all’incremento di efficienza energetica, hanno realizzato prodotti con caratteristiche qualitative elevate. Parallelamente la possibilità di scelta si è ampliata, cercando sempre più di rispondere alle richieste dei progettisti anche riguardo alle caratteristiche archi- Condizioni per incentivi finanziari previsti dal Programma nazionale di risanamento degli edifici (Programma Edifici) L’incentivo al risanamento degli involucri degli edifici è sogget to a condizioni uniformi in tut ta la Svizzera e vale per edifici costruiti prima del 2000. Il Programma Edifici fissa dei contributi per metro quadrato (30.- Fr. per elementi verso il clima esterno, 10.- Fr. per elementi verso zone non riscaldate). Vengono sussidiati solo singoli elementi di costruzione dotati di buone carat teristiche isolanti. Il coef ficiente U minimo del vetro ammesso per accedere al contributo è Ug 0.7 W/m2*K. Molto impor tante è che le par ti adiacenti all’elemento risanato devono essere anch’esse risanate energeticamente. I valori U minimi richiesti per le par ti opache verso il clima esterno sono di 0.2 W/m 2 *K, mentre quelle verso le zone non riscaldate devono avere U 0.25 W/m 2 *K. Il contributo minimo per accedere agli incentivi deve essere pari almeno a 3000.- Fr. A livello cantonale inoltre è possibile accedere a contributi supplementari, che dipendono dalla qualità del risanamento ef fet tuato (classe energetica CECE post-inter vento, cer tificazione Minergie o superiori) e dall’adozione di impianti che sfrut tino fonti energetiche rinnovabili. In molte altre nazioni sono presenti programmi simili, che erogano finanziamenti in conto capitale o permet tono la deducibilità fiscale delle spese sostenute. Riferimenti: www.dasgebaeudeprogramm.ch www.ti.ch/incentivi tettoniche oltre che alle performance energetiche. L’80% dei sistemi di finestra venduti oggi in Svizzera è costituito da vetri tripli basso emissivi, che rappresentano di fatto uno standard per le nuove costruzioni e i risanamenti energetici. In valore assoluto è possibile valutare quale sia il miglioramento effettivo: si passa da valori di trasmittanza medi dell’assieme vetro telaio di 5 W/m2*K a sistemi attuali che disperdono 1 W/m2*K, riducendo quindi le perdite termiche invernali dell’80%. Nonostante tali prestazioni il potere isolante delle parti trasparenti rispetto a quelle opache si è mantenuto costante e attorno a 1/5 anche negli edifici di nuova costruzione. La finestra rappresenta anche un sistema che in inverno permette di acquisire energia grazie alla radiazione solare, riducendo o addirittura migliorando il fabbisogno termico invernale degli edifici. Gli edifici molto vetrati richiedono particolare attenzione in fase di progettazione. Già dal 2002 esistono 58 Altezza della finestra in luce 1,15 m LA FINESTRA Vetro: superficie Ag; valore Ug; parte vetrata Valore U della finestra Distanziatore: perimetro lg; ponte termico Ψg Telaio: superficie Af; valore Uf Uw = Finestra: superficie Aw; valore Uw A f . U f + A g . U g + l g . Ȍg [W/m 2 K] Aw Larghezza della finestra in luce: 1,55 m Vetro: valore Ug = 1,1 oppure 0,7 W/m2K I diagrammi mostrano la dipendenza del valore complessivo della finestra (U w ) dal rappor to tra le super fici del vetro e quella dell’aper tura, dalle carat teristiche termiche del telaio (U f ), del vetro (U g ) e del distanziatore (Ȍg ). Scelto il tipo di vetro (U g ) con il relativo distanziatore (Ȍg) e il tipo di telaio (U f ), si individua poi la % di par te vetrata. È quindi possibile leggere sull’asse il valore U w complessivo della finestra. Ogni diagramma ripor ta due varianti di telaio (U f ) in funzione delle carat teristiche di vetro (Ug ) e distanziatore (Ȍg ). I limiti di leg ge at tuali per la verifica tramite le esigenze puntuali, che fissa il valore massimo ammessi per ogni elemento costrut tivo (MoPEC 2008 – U w 1.3 W/m 2 K), sono rag giungibili anche con vetri doppi (U g = 1.1) oppure con vetri tripli (U g = 0.7) anche prevedendo telai poco isolanti (U f =2.2). L’assemblea generale della Conferenza dei Diret tori cantonali dell’energia ha proposto nel mag gio 2014 un valore U w massimo per le nuove finestre di 1 W/m 2 K, rag giungibile esclusivamente con vetro triplo, telaio e distanziatore di buona qualità. AR Elementi grafici e dati Marco Ragonesi/Fak tor Verlag 1,40 Ug = 1,1 W/m2K Ψg = 0,06 W/mK Uf = 1, 4 W/m 2 K 1,35 U f= 0,9 2K W/m Ug = 1,1 W/m2K Ψg = 0,05 W/mK Limite MoPEC* 2008 Uw=1.3 W/m2K 1,30 Trasmittanza finestra Uw [W/m2K] 1,25 1,20 1,15 1,10 U f= 1,05 K W/m 2,4 2 Limite MoPEC* proposto nel 2014 Uw=1.0 W/m2K 1,00 Uf 0,95 =1 ,4 W /m 2 K Ug = 0,7 W/m2K Ψg = 0,06 W/mK Uf = 0,9 W/ 2 m K 0,90 75 80 85 90 95 Ug = 0,7 W/m2K Ψg = 0,05 W/mK 100 * Modelli di prescrizioni Energetiche dei Cantoni Parte vetrata [%] Vetro: valore Ug = 0,6 W/m2K Vetro: valore Ug = 0,7 W/m2K 1,10 Limite MoPEC* proposto nel 2014 Uw=1.0 W/m2K 1,00 ,8 =1 Uf 2K m W/ 0,95 1,00 Uf = 1,2 W/m 2 K Limite MoPEC* proposto nel 2014 Uw=1.0 W/m2K Uf = 0,9 W/m 2K 0,95 Ψg = 0,06 W/mK Ψg = 0,05 W/mK 0,90 Ψg = 0,04 W/mK 0,85 Trasmittanza finestra Uw [W/m2K] Trasmittanza finestra Uw [W/m2K] 1,05 0,90 Uf = 0,85 Uf = 1,2 W/m 2K 2 W/ 0,6 m K Ψg = 0,05 W/mK 0,80 Ψg = 0,04 W/mK 0,75 Ψg = 0,03 W/mK 0,80 75 Ψg = 0,06 W/mK 80 85 90 Parte vetrata [%] 95 100 Ψg = 0,03 W/mK 0,70 75 80 85 90 95 100 Parte vetrata [%] 59 LA FINESTRA linee guida per la progettazione e l’intervento su edifici con più del 50% della facciata trasparente o con un rapporto tra superfici trasparenti di involucro e pavimento superiore al 30% [cfr. Quaderno Tecnico sia 2021:2002, Edifici vetrati - comfort ed efficienza energetica]. In tali casi i rischi – surriscaldamento e discomfort – sono molto elevati e il controllo deve essere eseguito sin dalle prime fasi della progettazione. La finestra si può dire sia uno dei principali elementi tecnici della costruzione: deve essere in grado di garantire il contenimento dei consumi energetici e il comfort all’interno dell’edificio. Il bilancio energetico invernale e la protezione estiva dipendono principalmente dall’orientamento scelto, dagli elementi architettonici circostanti e accessori e dalle caratteristiche delle componenti dei serramenti. Le aperture non sono più solo lo strumento di captazione della luce naturale come fino a metà del secolo scorso ma anche e soprattutto una parte di una pelle trasparente e mutevole, le cui funzioni sono dettate dalle esigenze del progetto e degli occupanti dell’edificio. Prodotti che integrano nel telaio sistemi di ventilazione a recupero di calore, nati per i risanamenti ma adattabili a tutti gli interventi, rafforzano ulteriormente quest’immagine di finestra come elemento di impianto sempre più integrato nell’involucro edilizio. Per garantire la facilità di posa ed ermeticità, oltre che per dipendere meno dalla qualità delle finiture, sono state anche proposte soluzioni integrate per l’isolamento del foro della finestra, utili anche a integrare tutti gli elementi che la compongono (veletta, davanzale, sistema di oscuramento, cassonetti per avvolgibili, …). I parametri di scelta delle finestre coinvolgono differenti aspetti del progetto architettonico, in particolare: – l’apporto di luce naturale, su cui incidono sia la quota della parte vetrata rispetto alla dimensione del serramento sia il fattore di trasmissione luminosa; – la modalità e l’efficienza di ventilazione, influenzata dalle caratteristiche del sistema di apertura del serramento o dall’integrazione di sistemi di ventilazione meccanica; – il livello di comfort acustico, su cui influiscono le dimensioni, le caratteristiche degli elementi e la cura del dettaglio architettonico; – il comfort termico (altezza della vetrata per evitare cadute di aria fredda, superfici trasparenti orizzontali ridotte e/o schermate per il clima estivo); – le soluzioni statiche e di dettaglio architettonico, su cui influiscono le caratteristiche dimensionali e di peso dell’assieme di telaio e parte vetrata; – la garanzia di assenza di punti di condensa, garantita dalle caratteristiche di isolamento delle componenti del serramento e in particolare del distanziatore tra i vetri (l’aria a 20°C e con il 50% di umidità relativa condensa su superfici attorno ai 9°C); – il posizionamento del serramento rispetto alla profondità della parete e il conseguente raccordo al materiale isolante degli elementi opachi, che influisce sui ponti termici di raccordo tra parete e serramento; – la modalità di smaltimento delle acque per garantire all’interno dell’edificio l’impermeabilità agli agenti atmosferici. Dal punto di vista puramente energetico è necessario considerare: – l’apporto energetico dovuto ai guadagni solari, fondamentale in inverno per contribuire a migliorare il bilancio energetico e in estate per ridurre il surriscaldamento; – le perdite di calore per trasmissione in inverno, dovute alla trasmittanza termica di tutte le componenti (vetro, telaio e distanziatore); – il livello di ermeticità all’aria e conseguentemente ai rumori, dovuto al dettaglio costruttivo scelto, alle caratteristiche del serramento e al sistema di posa. L’architetto si trova quindi di fronte a una scelta complessa, dovendo far coincidere le proprie scelte progettuali con i parametri che le leggi, la normativa e la buona pratica impongono. Per semplificare il compito sono nati differenti sistemi di etichettatura, sviluppati a livello nazionale e internazionale, utili a caratterizzare i prodotti e a fornire maggiori garanzie di qualità. Tra le scelte fondamentali in caso di risanamento il progettista dovrebbe assolutamente considerare che, sostituendo i serramenti esistenti con elementi nuovi maggiormente isolanti termicamente ed ermetici all’aria, il comportamento termo-igrometrico dell’edificio varierà. Il minor tasso di ventilazione inciderà sui livelli di umidità relativa interna, se non corretto da adeguati ricambi d’aria che però non devono vanificare i risparmi ottenuti dal maggior isolamento. La comparsa di condensa superficiale e muffa sulle superfici che non saranno isolate rappresentano i tipici problemi causati da interventi parziali sull’involucro. Un risanamento che includa l’intervento anche sulle parti opache risulta fondamentale per minimizzare tali rischi (oltre che a ridurre i consumi energetici), così come una corretta informazione agli occupanti riguardo alle corrette modalità di ventilazione dei locali in inverno e alla gestione delle aperture e degli ombreggiamenti in estate. Il risanamento energetico delle parti adiacenti alle finestre permetterebbe inoltre la possibile fruizione degli incentivi federali e cantonali. Prendendo spunto dal titolo di una campagna del 2011 promossa da Heimatschutz Basel sul risanamento delle finestre negli edifici storici della città, è possibile dire che le finestre non sono più solo gli occhi di una casa, ma un vero e proprio organismo integrato nella casa stessa. 60 LA FINESTRA Parametri, dimensione e posizionamento della finestra Il metodo di calcolo del valore U complessivo della finestra tiene conto dei contributi della par te vetrata, del telaio e del distanziatore tra i vetri, in funzione del peso relativo dei singoli elementi. I valori di trasmittanza richiesti per l’ottenimento dei contributi e per i giustificativi energetici cantonali – in caso di verifica dei valori puntuali – puntano alla minimizzazione delle perdite energetiche di questo elemento costruttivo. I vetri tripli con una trasmittanza inferiore a 0.7 W/m 2 *K permettono con quasi tutte le tipologie di telaio il rispetto sia dei requisiti imposti per legge (U w, complessivo 1.3) sia per l’ottenimento dei contributi federali (U g , del vetro, 0.7). Nel caso in cui non si intenda installare tripli vetri, alcune tipologie di telaio con carat teristiche energetiche inferiori probabilmente non garantirebbero il rispet to dei valori minimi di leg ge. È fondamentale quindi considerare anche il valore U f, trasmit tanza del telaio e il contributo dei ponti termici tra vetro e telaio (intercalare) e tra telaio e costruzione. Per l’ot timizzazione di tut ti i parametri di proget to è necessario tenere conto anche di tut ti gli altri fat tori. La valutazione dei guadagni solari, ad esempio con il calcolo del bilancio energetico secondo la norma SI A 380/1, è di aiuto alla scelta ideale del valore g del vetro scelto. Contemporaneamente è utile una verifica per evitare il surriscaldamento estivo: per ridurre l’energia entrante in estate il valore g complessivo dell’assieme finestra più elemento ombreg giante dovrebbe essere at torno a 0.1 ÷ 0.15. L’altezza della par te vetrata va verificata, per evitare discomfor t dovuto alle cadute di aria fredda: mag giore è l’altezza e minore dovrà essere la trasmit tanza del vetro per proteg gere gli occupanti. La dimensione della par te apribile del serramento in- Approfondimenti – Themenheft 30 - Fenster, Faktor Verlag, Juni 2011 – La finestra nel giustificativo energetico, endk e SvizzeraEnergia, 2009 – Evitare il surriscaldamento estivo, Brochure endk e SvizzeraEnergia, 2009 – Catalogue des ponts thermiques, Ufficio Federale dell’Energia ufe, 2003 – Catalogo degli elementi costruttivi, Ufficio Federale dell’Energia ufe, 2001 – Modello di prescrizioni energetiche dei cantoni (MoPEC), Edizione 2014, disponibile su www.endk.ch Normativa – sia 380/1:2009 L’energia termica nell’edilizia – sia 382/1:2007 Lüftungs- und Klimaanlagen - Allgemeine Grundlagen und Anforderungen – sia 331:2012 Fenster und Fenstertüren – sia 180:2014 Isolamento termico, protezione contro l’umidità e clima interno degli edifici Inoltre, all’interno della rubrica sia, a pagina 16, è riportato un elenco delle principali norme e raccomandazioni sull’argomento recentemente tradotte in italiano. cide principalmente sulla ventilazione naturale. Super fici apribili mag giori permet tono in inverno un ricambio più ef ficiente dell’aria senza raf freddare le super fici, mentre in estate rendono possibile un rapido raf frescamento not turno. Due parametri legati sia al risparmio energetico sia alla qualità architet tonica dell’edificio sono il fattore di trasmissione luminosa ( T I ), che indica la frazione di luce visibile in grado di penetrare at traverso la vetratura e la percentuale di super ficie vetrata rispetto al totale del serramento: grazie a valori mag giori di entrambi si ridurrà la necessità di utilizzo di luce ar tificiale all’interno. La scelta del distanziatore determina il ponte termico tra vetro e telaio: minore è il valore ȥ g , migliore sarà l’isolamento in quel punto. Fondamentale in caso di risanamento completo dell’involucro, sono il posizionamento relativo della finestra rispetto all’isolamento della parete esterna, le caratteristiche isolanti del davanzale e dell’eventuale cassonetto per gli av volgibili: esse determinano il valore dei ponti termici di raccordo tra finestra e parete (ȥ w). Gli strumenti di aiuto alla progettazione (come il Catalogo dei ponti termici), consulenti e rivenditori possono guidare l’architetto alla scelta più ef ficiente e meno problematica già nelle prime fasi. Dal punto di vista fonico è necessario prestare attenzione alle caratteristiche di fonoisolamento (indice di fonoisolamento ponderato adattato allo spettro R ’ w +C tr ) della soluzione scelta: il rispetto della legislazione in merito richiede la verifica dei valori di fonoisolamento dell’elemento. In questo caso lo studio del dettaglio architettonico e la qualità della posa sono fondamentali. La norma SIA 181:2006, Rumore nell’edilizia, of fre un suppor to fondamentale per il calcolo e la valutazione riguardo alla protezione dal rumore esterno, oltre a fornire limiti più restrittivi rispetto alla legislazione attuale. Die Löcher schließen? Um in Bestandsgebäuden den Komforts im Innern zu verbessern und um die Nutzung von Anlagen – und den entsprechenden Energiebedarf – zu reduzieren, müssen Elemente mit geringer Dämmleistung, wie z. B. Fenster, ersetzt werden. Der Prozess zur Auswahl der Produkte gestaltet sich aufgrund der zahlreichen Entscheidungskriterien sehr komplex. Bestimmungen, Gesetze und entsprechende Fördermittel spielen für Planer und Experten bereits in den ersten Planungsphasen eine immer wichtigere Rolle. Die heutigen und zukünftigen Energiestrategien, die nationalen und internationalen Energiesparförderungen und der technische Fortschritt stellen einen Anreiz für Planer dar, die Produkte mit den höchsten Leistungen einzusetzen. Fenster sind also nicht mehr nur die Augen des Hauses, sondern ein in die Hülle integrierter Organismus. 61 LA FINESTRA Luigi Snozzi foto Filippo Simonetti La finestra totale Casa Stefano Guidotti a Monte Carasso L’edificio si situa all’interno di un nucleo residenziale in una zona centrale di Monte Carasso. Si tratta di una piccola parcella tra diverse proprietà già edificate, con i fronti contigui senza aperture. Il progetto prevede l’edificazione totale del lotto, previa demolizione dello stabile esistente. L’edificio si sviluppa su due piani: al piano terreno sono inserite l’autorimessa per due vetture, le cantine e i locali tecnici, l’appartamento vero e proprio si sviluppa su un solo livello al primo piano, a cui si accede da una scala esterna coperta. Questo piano si pone in contiguità con tutte le proprietà circostanti ed è caratterizzato da un patio a forma geometrica regolare, aperto su un lato verso il nucleo abitato, che oltre a illuminare e ventilare l’intero appartamento serve da spazio esterno e ne garantisce la totale privatezza. La grande vetrata che delimita il patio si contrappone ai muri periferici dell’appartamento: pieni, irregolari e senza aperture. Si tratta di un grande spazio unitario e articolato, in cui sono inseriti due corpi di fabbrica autonomi che contengono le camere dei figli. L’edificio, che in pratica ha una sola facciata, è realizzato in calcestruzzo a vista, con copertura piana e serramenti in alluminio. Nel patio una pavimentazione in lastre di granito delimita un piccolo giardino. 62 LA FINESTRA CASA STEFANO GUIDOT TI A MONTE CAR ASSO Committente Stefano Guidotti e Isabella Polti; Monte Carasso | Architettura Luigi Snozzi Architetto; Locarno Collaboratori Mauro Malisia, DL Giuliano Mazzi | Ingegneria civile Fovini Riccardo; Quartino | Fotografia Filippo Simonetti; Brunate (I) | Date progetto 2009, realizzazione 2011 63 LA FINESTRA Pianta piano terra Pianta piano cantina Sezioni 64 LA FINESTRA 65 LA FINESTRA 66 LA FINESTRA Testo e disegni Luigi Snozzi 67 LA FINESTRA Wespi de Meuron Romeo architetti Un monolite di beton lavato Casa a Brissago Dalla topografia naturale del pendio sorge un semplice e chiaro monolite in beton lavato, ancorato direttamente alla strada. Due auto vengono parcheggiate direttamente sulla copertura del monolite. Attraverso un vicolo d’ingresso, il visitatore è condotto fino al portone d’entrata. Dietro al portone di legno si apre il cortile d’ingresso. Attraverso questo cortile si accede al piano superiore della casa: si è accolti nella cucina, completata da un lungo tavolo da pranzo e da un focolare. Già entrando lo spazio si apre al paesaggio, il lago Maggiore e le montagne. Porta d’ingresso e parete vetrata verso il cortile possono essere incassate completamente nella parete, in modo che d’estate cortile e locale interno confluiscano in un unico spazio continuo. Ascensore e scale conducono ai piani inferiori. Il piano sottostante ospita la seconda zona giorno, leggermente più grande, con soggiorno, camino, biblioteca e tv; nonché una zona esterna coperta e un cortile a doppia altezza con acciottolato in pietra naturale, due ulivi e una fontana gorgogliante. Con la parete vetrata centrale verso il cortile, a scomparsa nel muro, e con le aperture strutturali laterali generose, tutto il piano è vissuto come uno spazio unico; esterno e interno, paesaggio e architettura si legano in un tutt’uno; lo spazio interno partecipa al cortile, come il cortile attraverso prospettive attrattive partecipa al paesaggio. Il cortile può essere chiuso da due portoni di legno, che gli conferiscono un carattere di protezione. Diversi percorsi arrivano in questo cortile, analogamente alle vie di un paese che s’incontrano nella piazza; il cortile è il cuore della casa. Su entrambi i lati del cortile dei percorsi conducono in fondo al terreno sulla piattaforma-terrazza, scavata, con piscina e cucina esterna. Entrambi i piani inferiori ospitano tre camere e i bagni, nonché il locale fitness e la sauna, e sono pure collegate tramite le proprie uscite a cortile, giardino e piscina. Grazie alla sua varietà spaziale, alla relazione tra spazi interni ed esterni, alla libera e molteplice scelta di percorsi, la casa è vissuta come un piccolo borgo, sorto nel vigneto sopra il lago Maggiore. NUOVA CASA IN CEMENTO A BRISSAGO Committente Privato | Architettura Wespi de Meuron Romeo architet ti; Caviano | Direzione Lavori Rober to La Rocca architet to; Minusio | Ingegneria civile Pedrazzini Guidotti Sagl; Lugano | Fisica della costruzione IFEC Consulenze SA ; Rivera | Date progetto 2010, realizzazione 2013 68 LA FINESTRA 69 PROGETTI TI Pianta piano tet to Pianta livello 4 Pianta livello 3 Pianta livello 2 Pianta livello 1 Sezione longitudinale 70 LA FINESTRA Sezione esecutiva longitudinale 71 72 LA FINESTRA Testo e disegni e foto Wespi de Meuron Romeo architet ti 73 LA FINESTRA Colombo+Casiraghi architetti foto Radek Bruneck y I rettangoli armonici di von Wersin Casa in mattoni di cotto Situazione generale Il terreno destinato alla costruzione di questa casa era un rettangolo allungato, di circa 4300 mq di superficie, con due lati minori affacciati su due vie parallele, e due lati maggiori confinanti con altre particelle private già edificate, in una zona paesaggisticamente curata, poco distante da un nucleo storico. L’immobile progettato si dispone lungo la strada a nord, al limite della linea di arretramento imposta dal pr. Questa posizione tiene conto fondamentalmente di un possibile futuro frazionamento della proprietà che ritagliando un’area di circa 1000 mq, secondo una linea di confine tracciata parallela alla strada e da questa distante circa 20 m., dà alla casa una sua propria più ridotta pertinenza, isolandola dal resto del terreno. L’andamento topografico indicava per questa ridotta porzione di terreno non ancora frazionata, una lieve pendenza verso sud e dunque una differenza di quota di poco meno di 2 m tra il punto più alto e quello più basso. La sistemazione del terreno ha previsto, in vista del possibile futuro frazionamento, di ottenere la minima pendenza del giardino della nuova casa con la realizzazione di un basso muro di contenimento. Aspetti funzionali, architettonici e distributivi Secondo un principio distributivo relativamente tradizionale al primo piano si dispongono i locali notte mentre al piano terreno si trovano il soggiorno pranzo, la cucina, la stanza della padrona di casa e lo studio-biblioteca del padrone di casa che vi trascorre la parte del suo tempo che dedica agli studi della materia che professa. Al piano interrato, esteso in pianta quanto quelli superiori, stanno i locali tecnici e le cantine. L’autorimessa integrata al volume della casa, ha la direzione d’entrata parallela alla strada e dimensioni che consentono lo stallo di due auto. mittenti ed è stato possibile decidere una disposizione dei diversi locali, ai diversi piani; e una prima determinazione della situazione dell’edificio nel lotto. Sulla figura della pianta, o delle piante di queste tre case di prova, si era disposto dapprima, e in tutte e tre le varianti, un tetto piano; fu subito chiaro però che per i nostri committenti un tetto piano era del tutto inaccettabile e che su questo punto né loro avrebbero ascoltato ragioni, né noi saremmo stati capaci di trovare argomenti validi che potessero dimostrare la superiorità tecnica o la convenienza etica ed estetica di costruire una casa con un tetto piatto, anziché una con un tetto a falde. Questa condizione insieme all’altra che escludeva l’uso del beton rendeva inutilizzabili molti modelli ed alcuni esempi pur belli di edifici costruiti negli ultimi anni in Ticino tanto da maestri che da colleghi più vicini per generazione. E dunque, se una casa in beton con un tetto piano fosse stato il nostro irrinunciabile modello, avremmo dovuto rinunciare all’incarico. Convinti tuttavia che il committente sia un co-autore, o il modello di un ritratto, ci è parso che questa difficoltà non fosse altro che un aspetto costitutivo del tema stesso della casa unifamiliare, e così anche l’idea che le finestre dovessero disporre di inferriate, zanzariere e tapparelle. A ben guardare, una casa per la propria famiglia, è un tema particolarissimo; chi ne è committente il più delle volte si è formato alcune idee precise sulle caratteristiche che deve avere l’ambiente nel quale far cre- I desideri dei committenti Siamo stati scelti dai committenti per prossimità sociale, non perché conoscessero qualche edificio realizzato da noi da quando lavoriamo insieme a da qualcuno di noi due prima di quella data. Così per conoscere meglio le loro aspettative e per istituire un dialogo, abbiamo creduto che il modo migliore potesse essere quello di fare tre progetti, diversi l’uno dall’altro, chiedendo loro di sceglierne uno e poi spiegare i motivi della loro scelta. Attraverso questo esercizio abbiamo potuto sapere di più delle abitudini di vita e delle esigenze generali dei nostri com- Wolfgang von Wersin, Das Buch vom Rechteck, Ot to Maier Verlag, Ravensburg 1956 74 LA FINESTRA CASA UNIFAMILIARE IN TICINO Committente Privato | Architettura Colombo+Casiraghi architetti; Lugano Collaboratori M. Bürgi, S. Thoma, L. Lazzaroni | Direzione Lavori Stefano Micheli; St.Antonino | Ingenieria civile Mario Monotti, Monotti Ingenieri Consulenti SA ; Locarno | Fisico della costruzione Franco Semini; Lugano | Ingenieria RVCS Fabrizio Zocchetti, Studio di Ingegneria Zocchetti SA ; Lugano | Ingenieria elettrotecnica Patrick Vianello, Elettrocrivelli SA ; Cureglia | Fotografia Radek Brunecky; Zürich | Date progetto 2009-2011, realizzazione 2009-2011 75 LA FINESTRA Sviluppo facciata scere i propri figli, ricevere amici e parenti, e trascorrere la quotidianità con i propri conviventi riempiendola dei propri ricordi e delle proprie manie. Attorno a questo «rametto di Salzburg» ancor prima che venga iniziato lo scavo, e ancor prima dell’incontro col proprio architetto, sono spesso già cristallizzate aspettative e immagini che in modi complessi e diversi vengono a costituire parte del contesto formativo dell’opera. Siamo dell’opinione che un’architettura, o l’architettura di un edificio, sia sempre significativamente legata alle condizioni della sua nascita, al luogo e al programma al quale deve rispondere. Ed è poi ovviamente legata a regolamenti edilizi e norme di pr, ovvero a distanze dai confini, altezze di gronda ecc. Quando progettiamo (gli architetti in generale) in verità ci destreggiamo sempre tra questi limiti che se da un lato sono fondamentali e imprescindibili, dall’altro occorre dire che da soli non sarebbero in grado di portarci da nessuna parte se non li mettessimo in una sorta di meccanismo interattivo con la nostra concezione dell’arte e le immagini del passato prossimo o remoto, che costituiscono la nostra biblioteca personale. Le finestre e il rapporto col paesaggio Crediamo si possa intendere in molti modi un tema come quello del «rapporto col paesaggio» che un nuovo oggetto architettonico dovrebbe dimostrare di voler e sapere istituire con ciò che gli sta intorno. Perlomeno ci sembra che il modo nel quale gli architetti fanno sì che il loro oggetto architettonico sia capace di istituire questo significativo rapporto con il contesto, magari negandolo, non sia per tutti lo stesso. E gli edifici a questo riguardo si trovano poi, a ben vedere e indipendentemente dal loro valore, nella curiosa condizione di essere «paesaggio» costruito per quelli che li guardano da fuori, mentre dettano a quelli che stan dentro un certo rapporto col paesaggio che sta fuori. pareti che cambiano nel tempo e nelle stagioni; e comunque così abbiamo voluto vederle una per una. Ogni stanza la sua o le sue finestre. In virtù di questo principio o premessa ogni finestra poteva dunque avere dimensioni sue. Per legarle le une alle altre, non ci sembrava disponessimo però di molti principi sino a quando non ci vennero in mente i dodici rettangoli armonici di Wolfgang von Wersin e il suo Das Buch vom Rechteck. Si tratta di un curioso libro che arricchisce in tempi più vicini ai nostri la lunga e ininterrotta tradizione degli studi dedicati all’approfondimento e alla ricerca di ricette matematiche e leggi di armonia per comporre, meno autorevole del De divina proportione ma altrettanto interessante. Abbiamo così stabilito che tutte le finestre di questa casa dovessero avere una delle dodici proporzioni stabilite. Al piano terra le finestre hanno architravi allineati e due possibili quote di davanzale. Al piano superiore gli architravi sono pure allineati tranne nella zona del portico dove sono invece i davanzali a esserlo posto, che si appoggiano alla copertura sottostante. Riguardo la costruzione, le aperture attraversano la parete portante interna (in laterizio o beton) di 18 cm, l’isolamento termico di 15 cm e il rivestimento esterno, ovvero una parete di mattoni pieni facciavista di 12 cm separati 4 cm dall’isolamento. Quest’ultima parete è autoportante, agganciata solo puntualmente a quella interna per evitare il ribaltamento. L’immagine costruttiva della finestra, dotata di piedritti (formati modellando una lamiera metallica dello spessore di 4 mm per ricevere le guide delle tapparelle, delle zanzariere e il fissaggio delle grate quando richiesto) e sormontata dall’architrave, rimanda alla sua reale funzione di sostenere i mattoni facciavista sovrastanti; esattamente come le finestre tradizionali, con piedritti, architravi e davanzali in pietra, di cui rrappresenta la re-interpretazione e la traduzione in un nuovo materiale, in un contesto tecnologico e costruttivo totalmente diverso. Finestre, porte, portoni, vetrate e loggiati, portici e bovindi, o le loro interpretazioni più astratte, sono i veicoli di questo commercio e trasportando le immagini del «fuori» a chi sta dentro inventano uno specifico paesaggio proprio per lui. Ogni casa, ogni luogo ha il suo proprio paesaggio; e forse esistono per fare un esempio, altrettanti «laghi di Lugano» quante sono le finestre delle case dalle quali lo si può osservare. Non è un’idea inedita e forse nemmeno originale quella di considerare le finestre come «quadri» alle Sezione 76 LA FINESTRA F114 Pianta piano tet to SW ø75 F009 Pianta primo piano F005 F007 4.0m Pianta piano terra 77 LA FINESTRA 78 LA FINESTRA Testo e disegni Colombo+Casiraghi architet ti 79 LA FINESTRA Gionata Epis foto Marcelo Villada Or tiz La scatola di fiammiferi Casa di legno a Cugnasco La parcella, coltivata a vigna, è situata su un terreno in leggera pendenza circondata su tutto il perimetro da case monofamiliari, eccezion fatta per un terreno libero da costruzioni orientato a sud. Il nuovo manufatto s’inserisce nel contesto sfruttando le caratteristiche morfologiche del terreno e rispettando la parte esistente di vigneto. La concezione dell’edificio è sintetizzabile in due pensieri fondamentali: – il primo: il bisogno di intimità in un contesto densamente costruito – il secondo: una chiara relazione con l’esterno e il contesto esistente Entrando nell’edificio ci si trova in una zona filtro concepita per garantire uno spazio esterno coperto che non vada a intaccare il netto volume della casa. All’interno di questo spazio, grazie a delle ante scorrevoli e a una grande apertura verso l’alto, si percepisce la propria privacy sotto diverse forme. È possibile modulare il rapporto con l’esterno secondo i propri desideri, che possono variare durante la giornata. Da questa zona filtro si accede all’abitazione vera e propria dove, al piano terreno, trovano spazio la zona giorno e la cucina. Lo spazio è stato sviluppato attorno a un blocco massiccio, vero e proprio cuore pulsante della casa. Tutto ruota attorno ad esso, permettendo così una chiara lettura delle profondità della casa in qualsiasi punto ci si trovi. Il primo piano si raggiunge passando attraverso il blocco centrale. Si viene accolti da uno spazio aperto che segue la logica del piano terreno. Anche qui lo spazio risulta fluido e aperto contrassegnato dall’assenza di ostacoli visivi che impedirebbero la corretta percezione del volume. La sala da bagno appoggiata al nucleo centrale si relaziona con lo spazio vuoto, che a oggi, è utilizzato quale sala giochi per i bambini. Quando le esigenze della famiglia cambieranno gli spazi si adatteranno ad esse grazie alla modularità del sistema. Tale scelta è dettata pure dal sistema di riscaldamento scelto, una pigna a legna costruita sul posto che diffonde il calore per irradiazione. Meno ostacoli ci sono e più il calore si distribuisce uniformemente. Il tema delle aperture è stato affrontato con grande scrupolo. Un unico modulo di 175 x 175 cm viene combinato per garantire apporti solari e ventilazione dei locali. Il modulo base è composto da una parte vetrata fissa a filo esterno della facciata. La parte apribile è invece opaca ed è posizionata a filo interno della muratura. Venendosi a formare delle nicchie ad altezza di 42 cm, la finestra diventa elemento d’arre- do incorporato nello spessore del muro. Piccoli spazi dove è possibile raccogliersi o giocare in relazione con l’esterno. Delle ante scorrevoli in legno esterne, larghe quanto la parte vetrata, garantiscono il necessario oscuramento pur mantenendo la possibilità di ventilare i locali. Al piano terreno le due grandi pareti vetrate sono costituite da due porte finestre, entrambe a tutt’altezza (250 cm), mentre la parte fissa è caratterizzata dalla «scomparsa» del telaio che risulta essere a filo sia del pavimento che del soffitto. Così facendo si perde la concezione classica di finestra ottenendo più fluidità tra interno ed esterno. L’intera casa è costruita in legno (solette e muri) secondo il metodo costruttivo della prefabbricazione. L’isolamento è costituito da cellulosa di legno (22 cm) ai quali vanno aggiunti 5 cm di fibra di legno e 5 cm di lana di pecora per un totale complessivo di 32 cm. Questa scelta permette alle pareti di «respirare» garantendo un corretto mantenimento del calore. Il rivestimento delle pareti è in assi massicce di abete, internamente al naturale, mentre esternamente trattate con olio di lino pigmentato con ossido di ferro. La particolare efficacia dei concetti energetici utilizzati nella realizzazione del progetto sarà oggetto di un testo nel prossimo numero di Archi. 80 LA FINESTRA UNA SCATOL A DI FIAMMIFERI Committente Epis Elisa e Gionata; Cugnasco | Architettura Gionata Epis; Cugnasco | Fisica della costruzione IFEC Consulenze SA ; Rivera | Impianto fotovoltaico MORE engineering SA ; Rivera | Ingegneria civile Galli Michele & associati SA ; S.Antonino | Ingegneria e costruzione in legno Schärholzbau AG; Altbüron | Fotografia Marcelo Villada Ortiz; Lugano | Date progetto 2013, realizzazione 2013-2014 81 LA FINESTRA Pianta piano superiore Pianta piano terra 82 LA FINESTRA Sezione longitudinale Sezione trasversale 83 LA FINESTRA 84 LA FINESTRA Testo e disegni Gionata Epis 85 LA FINESTRA Bruno Keller foto Rober to Nangeroni Il volume scomposto Casa di legno a Lugano-Besso Una condizione particolare ha accompagnato la progettazione di questa casa: le esigenze del committente in rapporto con lo spazio fisico a disposizione; da una parte un programma relativamente grande da inserire all’interno di un involucro di legno energeticamente performante, e dall’altra un terreno relativamente piccolo, in pendenza, e in presenza di una costruzione preesistente. Il concetto prende forma dall’idea di un basamento quadrangolare di cemento armato per l’appoggio di una costruzione di legno, posto al centro del terreno ed emergente da un «mare di ghiaia». Il terreno in pendenza circostante viene «allontanato» e contenuto da un perimetro di muri in cemento fortemente inclinati in modo da svincolare l’edificio di legno dalle costrizioni presenti nel lotto. Un muro di cemento ad angolo sull’impronta dell’edificio preesistente ancora il nuovo involucro al sito conformando una corte esterna introversa. L’edificio, che presenta al livello inferiore una pianta rettangolare, si libera più in alto da questa forma e proietta dei corpi in aggetto verso lo spazio esterno; uno di questi corpi si trasforma in ponte in modo da collegare la strada situata a monte del terreno. Il ponte conduce dalla strada alla soglia d’ingresso. Superata la soglia, si riesce ad abbracciare con un colpo d’occhio tutti gli spazi principali interni della casa mentre alcune aperture ritagliate nell’involucro in posizioni precise si aprono sui pochi spazi di pregio individuati all’esterno dell’edificio. Dal livello di entrata, dove sono inserite le camere, si scende passando da un livello intermedio al piano giorno, aperto sui quattro lati verso il giardino. Dalla soglia d’ingresso si percepisce uno spazio sovrastante particolare: un lucernario allungato su tutto l’edificio in comunicazione con un terzo livello: un «tetto giardino» accessibile unicamente dalla camera matrimoniale. Tutto l’involucro è rivestito di doghe verticali di cedro. Il ponte e la terrazza presentano una pavimentazione in doghe di larice. Il pavimento del livello camere e la scala sono in parchetto di rovere oliato, mentre il pavimento del livello giorno è in cemento colorato in massa. I serramenti sono di legno alluminio con vetri termoisolanti tripli. L’oscuramento e la protezione solare sono garantiti da lamelle a pacco. I rivestimenti interni come pure l’arredo fisso e le porte interne sono in gran parte in derivati del legno con vernice coprente all’acqua. La piscina esistente è parzialmente recuperata e trasformata in piscina «naturale». I limiti dello spazio esterno completano il concetto dei muri di contenimento: un alto e fitto perimetro verde quasi un bosco, dove lo sguardo non deve percepire i limiti reali del lotto. CASA DI LEGNO A LUGANO-BESSO Committente Alma e Giacomo Veragouth; Lugano-Besso | Architettura Bruno Keller; Lugano Collaboratori M. Keller, G. Benatti, F. Breguet, A. Bernardelli, L. Caporale, Y. Rubaniak | Ingegneria civile e protezione incendi Geo Viviani; Lugano | Ingegneria e costruzione in legno Federica Zambelli, Xilema; Bedano | Fotografia Roberto Nangeroni | Date progetto 2010, realizzazione 2014 86 LA FINESTRA 87 LA FINESTRA Pianta piano terrazza Pianta piano accesso Pianta piano terra Massivholzplatte 34mm .../187 Massivholzplatte 34mm .../187 Massivholzplatte 34mm .../187 Massivholzplatte 34mm .../187 Sezione longitudinale Sezione trasversale 88 LA FINESTRA 89 LA FINESTRA LA FINESTRA Testo e disegni Bruno Keller 91 LA FINESTRA Cristiana Guerra foto Marcelo Villada Or tiz Fra strada e ferrovia Casa d’appartamenti a Bellinzona La casa d’appartamenti Nella si trova su un piccolo lotto di circa 800 mq, a ridosso del riale La Guasta, sul confine tra Bellinzona e Giubiasco in località Isolabella. Il progetto utilizza le potenzialità del piano regolatore proponendo un edificio che si sviluppa in altezza, il cui volume è definito di fatto dalle distanze minime dai confini e dalle esigenze foniche imposte dal contesto. La questione fonica ha rivestito infatti grande importanza e ha condizionato sin dall’inizio la progettazione, in quanto il sedime si trova racchiuso tra la strada cantonale di via Lugano e la linea ferroviaria del S. Gottardo, che si trova a pochi metri. L’edificio si sviluppa su sei piani, con al piano terreno uno spazio d’ingresso aperto che accoglie sotto un grande porticato anche i posteggi e gli spazi di deposito per moto e cicli. Esso si affaccia su un giardino a disposizione degli inquilini, leggermente incassato rispetto alla strada, che dialoga con la facciata dei balconi. I sette appartamenti in locazione sono organizzati ai quattro livelli superiori, con al primo, secondo e terzo piano appartamenti da 3 ½ e da 2 ½ locali. Al quarto piano si trova un attico da 4 ½ locali. Tutte le camere sono orientate a nord-est verso la città e i castelli, mentre la zona giorno si apre con ampie terrazze coperte a sud. Il principio che regola la composizione delle facciate è quello di dare a ogni locale abitato un’apertura schermata dal rumore mediante elementi fonici che nel contempo ne caratterizzano l’architettura. Sono state sperimentate infatti diversi tipi di schermatura fonica. Verso sud, le pareti e il soffitto delle terrazze vetrate sono rivestite con pannelli fonoassorbenti di larice che attutiscono il rumore della strada. Sulla facciata nord, la schermatura avviene mediante lamelle fonoassorbenti dello stesso legno che proteggono l’apertura della camera dalle emissioni foniche della ferrovia, senza d’altro canto togliere la bella vista sui Castelli. Mentre, sempre sulla facciata nord, le camere vengono schermate con elementi di metallo e vetro applicati alla facciata, una sorta di cubi vetrati aperti verso l’alto. Pure l’appartamento del piano attico si attiene a questo principio, creando degli spazi esterni a corte che sono ventilati naturalmente mediante i tagli sul tetto. 92 LA FINESTRA Non finita CASA D’APPARTAMENTI NELL A, A BELLINZONA Committente Rosanna e Emilio Lafranchi; Bellinzona | Architettura Studio di architettura Cristiana Guerra; Bellinzona Collaboratori L. Bianchi, M. Bagut ti, S. Rigo | Ingegneria civile Ingegneri Bernardoni; Lugano | Ingegneria elettrotecnica Augusto Solari; Bellinzona | Ingegneria RS Studio tecnico Diego Fenazzi; Bellinzona | Esperto diagnostica amianto Francesco Camoesa; Bellinzona | Protezione antincendio MAWI Marcionelli & Winkler + Par tners S A ; Bellinzona | Fotografia Marcelo Villada Or tiz; Lugano | Date proget to 2011, realizzazione 2013-2014 93 LA FINESTRA Sezione longitudinale Pianta piano tet to Pianta piano at tico 94 LA FINESTRA Pianta piano tipo Pianta piano terra 95 LA FINESTRA LA FINESTRA Testo e disegni Cristiana Guerra 97 LA FINESTRA Michele Arnaboldi con Raffaele Cammarata foto Nicola Roman Walbeck Case con vista Residenze al Gaggio, Orselina Il sedime in oggetto è caratterizzato da una forte pendenza (70%), la prossimità di un riale e il panorama spettacolare sul lago Maggiore. Da queste peculiarità nasce il progetto di sei appartamenti e due villette suddivisi in due elementi ripetuti sulla verticale. Il volume dei due corpi è articolato attorno al nucleo dei percorsi che serve da snodo per rompere il fronte a valle. Le «villette», infatti, sono arretrate rispetto agli appartamenti in modo da ammorbidire l’impatto della facciata. La tipologia degli appartamenti è sviluppata in modo da avere lo spazio principale rivolto verso il riale e il paesaggio, mentre le «villette», con la loro tipologia a «L», si aprono sul lato opposto verso il panorama del lago. Al piano strada si trovano i posteggi coperti interrati, al livello superiore gli spazi comuni e le lavanderie degli appartamenti. Sopra questi spazi si sviluppano tre appartamenti di 4 locali e una «villetta» di 5 locali. Quest’ultima è composta da un piano di cantine e lavanderia, da un piano giorno che si apre sulla corte semicoperta e da un piano notte che si relaziona a monte con il giardino-corte retrostante. La stessa tipologia è ripetuta a monte con la differenza che gli appartamenti sono più generosi negli spazi avendo ridotto il numero dei locali. Un percorso pedonale a rampe e scale collega le due strade, la via Patocchi in basso con la via Eco a monte. Su via Eco sono disposti due ulteriori posteggi per i visitatori. La struttura della costruzione è in cemento armato a facciavista, i serramenti in alluminio termolaccato. I tetti sono coperti con vegetazione di tipo estensivo. 98 LA FINESTRA RESIDENZ A AL GAGGIO, ORSELINA Committente Wincare Versicherungen Winteherthur; Zurigo | Architettura Michele Arnaboldi con Raffaele Cammarata, Michele Arnaboldi Architetti Sagl; Locarno Collaboratori D. Cavalli, J. Manouras, D.Heim | Ingegneria civile Luvini Ingegneria sagl; Manno, Passera & Associati SA ; Lugano | Ingegneria elettrotecnica Sped SA ; Locarno | Ingegneria RSV Protec SA ; Ascona | Paesaggistica Giorgo Aeberli; Gordola | Fotografia Nicola Roman Walbeck Photography Düsseldorf (D) | Date progetto 2007-2008, realizzazione 2008-2012 99 LA FINESTRA Pianta livello 6 Pianta livello 5 Pianta livello 3 Pianta livello 2 LA FINESTRA Pianta livello 4 Pianta livello 1 Sezione trasversale 101 LA FINESTRA 102 LA FINESTRA Testo e disegni Michele Arnaboldi Architet ti 103 Aziende che hanno partecipato alla realizzazione dei progetti La finestra totale p. 8 Impresa di costruzione EREDI LUIGI BASSI SA; Bellinzona Serramenti REGAZZI SA; Gordola Un monolite di beton lavato p. 3 Impresa di costruzioni VERZEROLI ELIA E FIGLI SA; Ronco s. A. Opere da falegname STEINER SCHREINEREI GmbH; Riedt-Erlen Finestre LURATI & FREI SA; Ascona Copritetto JCB LAVORI SPECIALI SA; Gudo Opere da sanitario GIUNTA E PANIZZOLO Sagl; Locarno Opere da elettricista ELETTRICITÀ DE LORENZI; p. 24 Locarno Opere da gessatore DI MARCO Sagl; Taverne p. 12 I rettangoli armonici di von Wersin p. 24 p. 26 p. 3 p. 5 Impresa di costruzione GALLI COSTRUZIONI SA; Rivera p. 2 Carpenteria CHIESA SA; Mezzovico Impermeabilizzazioni CORTI ANTONIO SA; Caslano Opere da sanitario CRIVELLI SA; Cureglia Opere da elettricista ELETTROCRIVELLI SA; Breganzona p. 24 Costruzioni metalliche MECOBA SA; Agno Serramenti VERAGOUTH SA; Bedano Opere da falegname BINDA SA; Taverne Pavimenti ISIDORI PAVIMENTI; Cadenazzo, P.L.VALLI SA; Grancia, GENERELLI SA; Rivera Intonaci RUGGERO CANONICA E FIGLI SA; Taverne Opere da pittore RISANA & COLOR Sagl; Montagnola Cucina SANITAS TROESCH SA; Zurigo Tapparelle GRIESSER AG; Aadorf Opere da giardiniere GRANO GIARDINI SA; Vezia La scatola di fiammiferi p. 2 p. 8 p. 2 p. 6 p. 2 p. 2 p. 3 Impresa di costruzioni AP COSTRUZIONI EDILI Sagl; Gordola p. 2 Struttura e rivestimenti in legno SCHAERHOLZBAU AG; Altbüron p. 24 Impianto sanitario E. + A. CALZASCIA SA; Cugnasco Impianto elettrico ELETTRO MASTAI SA; Riazzino Impianto di riscaldamento CANDRAC; Olivone Cucina PURO DESIGN Sagl; Locarno Opere da pittore e resine IVO BETRISEY SA; Gordola Impianto a gas MP FERRAMENTA; Losone Intonaci CIARDO ANGELO Sagl; Monte Carasso Sottofondi MANUTECNICA Sagl; Barbengo Metalcostruttore PAGANI MARCO; Losone Opere da lattoniere EGIDIO SACCOL; Golino Opere da giardiniere IVANO PURA; Gordola Il volume scomposto Impresa di costruzioni FRANCESCO FERA Sagl; Torricella Costruzioni in legno e rivestimento esterno XILEMA; Bedano Finestre, porte esterne e portoni VERAGOUTH; Bedano Opere da lattoniere MANZ ISOLAZIONI SA; Mezzovico Protezioni solari GRIESSER; Bedano Opere da elettricista TI ELECTRIC SA; Agno Corpi illuminanti REGENT SA; Cadempino Risc., vent., sanitario IDROTERMICA TICINO SA; Lugano Cucina e opere da falegname VERAGOUTH; Bedano Opere da gessatore KNAUF SA; Manno Costruzioni metalliche MARCO CIMA; Dangio Sottofondi B&L LAUDATO SA; Vacallo Pavimenti senza giunti MANUTECNICA Sagl; Barbengo Pavimenti in legno PAVI & COL SA; Taverne Rivestimenti di pareti e soffitti XILEMA; Bedano Opere da fumista SEEWERF CAMINI SA; Mezzovico Opere da pittore SERGIO VEGEZZI SA; Pregassona Opere da giardiniere GIARDINI PERRI Sagl; Bedano Piscina BATH & POOL Sagl; Bioggio Fra strada e ferrovia p. 2 p. 2 p. 3 Serramenti SWISSWINDOWS AG; S.Antonino Stenditoio lavanderia KRUEGER + CO SA; Gordola Serrature DELL’AVA APRE E CHIUDE; Bellinzona Separazioni cantina CONSUTEC SA; Camorino Macchine da lavare LAVALOC SA; Bellinzona Isolazioni speciali G&D Isolazioni SA; Bellinzona Estintori MINIMAX TICINO; Bellinzona Opere da giardiniere OM GIARDINI DIVINI Sagl; Claro Pavimenti in microcemento IMPREGEST SA; Ligornetto Pavimenti in piastrelle (fornitura) CC COTTOCERAMICHE SA; Giubiasco Pavimenti in piastrelle (posa) JACOBELLI PIASTRELLE Sagl; Aquila Elettrodomestici NIMIS NORD SA; Bellinzona Case con vista Impresa di costruzione UGO BASSI SA;Pregassona Impianto elettrico ALPIQ INTEC SA; Rivera Impianto rsv LOTTI SA; Lumino Cucine ACF STILE DI DIO Sagl; Cadenazzo Opere da falegname TRIPPEL SA; Manno Opere da gessatore PEGI SA; Comano Opere da pittore IVO BETRISEY SA; Gordola Pavimenti in legno PEDRAZZI PAVIMENTI SA; Locarno Opere in pietra GENERELLI SA; Rivera Opere da lattoniere DONADA SA; Vezia Impermeabilizzazioni DONADA SA; Vezia, LINER SA; Lumino p. 40 Ascensore Ascensori SCHINDLER SA; Bioggio Serramenti GIUGNI SA; Locarno Tende esterne GRIESSER SA; Cadenazzo Opere da fabbro BINETTI SA; Canobbio p. 104 Opere da vetraio VETRERIA BEFFA SA; Losone, VETRERIA PEDUZZI SA; Locarno Sottofondi PAVIBETON SA; Lugano Asfalto FRANCO ROSSI SA; Locarno Opere da giardiniere BECKMANN & PÜNTENER; Gordevio p. 3 Demolizioni CONTRABI SA; Biasca Impresa di costruzione ANTONIO BIANCHI & PARTNER SA; Bellinzona Impianto sanitario e risc., opere da lattoniere FRATELLI PASOTTI SA; Sementina Impianto elettrico CABLEX SA; Bellinzona Protezioni solari TENDE SCHENKER SA; Camorino Intonaci RUGGERO CANONICA E FIGLI SA; Taverne Sottofondi MANUTECNICA Sagl; Barbengo Isolamento esterno e opere da pittore interne G.SPAGGIARI SA; Bellinzona Pavimentazione esterna PAVINORD SA; Bellinzona Zoccolini in legno ISIDORI PAVIMENTI; Cadenazzo Elementi fonici in legno GIACOMAZZI & RUFFINI SA; Avegno Metalcostruzioni JODA METALCOSTRUZIONI SA; Bioggio Cucine MOBILI ERRE SA; Bellinzona Apparecchi sanitari IL PIACERE; Malnate (I) Opere da falegname ELVA Sagl; Cresciano La lista delle aziende è stata fornita dagli studi dei progettisti STONE IS UNIQUE BSI - Banca della svizzera italiana, Lugano Johann Gottlieb Fichte La pietra rimane pietra in eterno e non è affatto suscettibile di un tale predicato [la bellezza]: ma l’anima dell’artista era bella quand’egli concepì la sua opera e bella diverrà l’anima di ogni osservatore intelligente che la concepisce dopo di lui HEADQUARTER Valsecchi SA | Via Vallemaggia 29 - CH - 6600 Locarno (Switzerland) T. +41 91 7511647 | 7516208 - F. +41 91 7516653 www.swiss-stone-group.com - [email protected] facebook.com/valsecchisa youtube.com/valsecchisa pinterest.com/valsecchisa WARNING STUDIO COMUNICAZIONE Since 1920