Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Provveditorato Interregionale alle OO.PP. per il Lazio, Abruzzo e Sardegna Ufficio 5 Tecnico III OGGETTO: GG/2348/L/10/SD – Lavori di ristrutturazione e restauro della facciata principale dell’edificio demaniale sede del Ministero della Giustizia Via Arenula – Roma. RELAZIONE TECNICO-DESCRITTIVA DELLE FASI DIAGNOSTICHE E DELLE METODOLOGIE D’INTERVENTO Settembre 2010 1 INDICE 1. BREVI CENNI STORICI________________________________________________________3 2. METODOLOGIA D’INDAGINE__________________________________________________3 2.1 RILIEVO DELL’EDIFICIO______________________________________________________________3 2.2 ANALISI DEI MATERIALI_____________________________________________________________4 2.3 ANALISI DEL DEGRADO______________________________________________________________5 3. PROPOSTE D’INTERVENTO____________________________________________________7 3.1 IL METODO: IL RESTAURO CRITICO___________________________________________________7 3.2 L’INTERVENTO______________________________________________________________________8 3.2.1. PARAMENTO IN TRAVERTINO_______________________________________________8 3.2.2. PARAMENTO E LASTRE IN MARMO BOTTICINO_______________________________9 3.2.3. MALTA DA MODANATURE E DA DECORAZIONE___________________ __________10 3.2.4. PARAMENTO IN LATERIZIO________________________________________________10 3.2.5. ELEMENTI IN LEGA DI FERRO______________________________________________11 3.2.6. INFISSI IN LEGNO_________________________________________________________11 3.2.7. INTERVENTI SUL DEGRADO ANTROPICO____________________________________12 4. INDAGINE VISIVA DEL QUADRO FESSURATIVO DEL PRIMO LIVELLO ___________12 4.1 QUADRO FESSURATIVO_____________________________________________________________12 4.2 INTERVENTI PUNTUALI SULLE LESIONI______________________________________________23 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI__________________________________________________24 2 1. BREVI CENNI STORICI La sede del Ministero della Giustizia fa parte del grande progetto post-unitario della trasformazione funzionale del centro storico della capitale e, dal punto di vista temporale, conclude questo stesso progetto. I lavori di realizzazione della Via Arenula hanno inizio nel 1887 e hanno l’obiettivo da un lato di creare una nuova via di accesso al Tevere, dall’altro di riqualificare un’area densa degradata. L’edificio viene edificato nell’arco di quindici anni, tra il 1913 e il 1927, anno in cui viene inaugurato. La progettazione del complesso venne affidata a Pio Piacentini, cui venne raccomandato di curare il rapporto con le preesistenze medievali del complesso di San Paolo alla Regola. Il progetto piacentiniano, fedele alla formazione accademica dell’architetto, predilige la maestosità delle forme e la ricercatezza delle finiture, proprie del linguaggio neo-quattrocentesco. L'edificio sorge in un'area particolare all'interno del centro storico, e sebbene il suo progetto risalga ad un momento di grande urgenza e di forti riscritture del tessuto preesistente si deve notare una forte attenzione di questo progetto al rispetto ed alla salvaguardia del tessuto, secondo quelle che all'epoca si ritenevano le giuste precauzioni. Va osservato innanzitutto come la composizione dell'edificio tenda ad inserirsi nello stesso lessico del tessuto circostante, proprio nell'intento di minimizzare la frattura e di rendere la strada e questo stabile parte del rione e non cesura dello stesso: a differenza della maggior parte degli altri ministeri, il prospetto del palazzo di Grazia e Giustizia adotta il linguaggio del palazzo signorile, limitando l'esigenza di monumentalità alle sole dimensioni. Il disegno delle bugne al piano terreno a punta di diamante richiama i decori delle facciate graffite del rione, il trattamento a cortina laterizia dei piani superiori non si allontana dai paramenti classici dei palazzi di Roma, le logge terminali dei due corpi laterali trovano riscontri nei vicini palazzi minori, ma al contempo gli stessi elementi comunicano un'appartenenza ad un lessico non di matrice romana: le bugne diamantate, che abbiamo detto essere presenti a Roma come decoro graffito, sono piuttosto tipiche delle architetture umbre ed emiliane, d'altro canto le logge a ballatoio si trovano con maggior frequenza nei palazzetti fiorentini, ed i riferimenti romani di questi elementi rimandano a loro volta ad antecedenti toscani. 2. METODOLOGIA D’INDAGINE 2.1 RILIEVO DELL’EDIFICIO Al fine di calibrare le scelte operative sulle effettive necessità e problematiche dell’edificio si ritiene opportuno seguire una metodologia d’indagine che parta da una fase conoscitiva costituita dal 3 rilievo del manufatto, momento fondamentale di conoscenza e esperienza diretta sull’edificio, eseguito attraverso il rilevamento diretto degli elementi e con l’ausilio di schizzi a mano (eidotipi) su cui sono state riportate le misurazioni raccolte attraverso l’utilizzo di disto laser e fettuccia metrica. In previsione di un restauro è estremamente importante dedicare la dovuta attenzione alla redazione di un piano di conoscenza e comprensione dell’oggetto di studio. Il rilievo diretto dell’edificio ha la finalità di realizzare un modello grafico il più fedele possibile, che registri e rappresenti tutte le peculiarità osservabili. 2.2 ANALISI DEI MATERIALI Questo primo momento di grande attenzione verso l’architettura in esame ne consente al tempo stesso la ricognizione dei materiali costituenti e di rivestimento: non solo il lessico compositivo e formale, ma anche i materiali utilizzati per il rivestimento sono quelli cari al linguaggio architettonico del Regime. Bugne diamantate in travertino per il primo livello della parte centrale del prospetto, lastre di travertino per il basamento, marmo botticino per le cornici delle finestre, le decorazione con busti in rilevo, gli stemmi posti ai lati della facciata centrale e la lastra posta al secondo livello del prospetto; laterizio a rivestimento di buona parte delle superfici e malta per modanature e decorazioni, di probabile matrice cementizia, per il rivestimento in bugne diamantate delle ali laterali, per le cornici delle aperture delle stesse facciate e per la quasi totalità delle fasce marcapiano e dei cornicioni superiori. A partire dai primi anni del Novecento, vennero sviluppati e pubblicizzati i cosiddetti "prodotti nazionali", ovvero quei materiali, derivati e surrogati, direttamente ricavabili o trasformabili sul nostro territorio. Nel settore edilizio, tra i vari materiali che ebbero un notevole sviluppo, sono da annoverarsi il laterizio e in generale i materiali ceramici da rivestimento, sia dal punto di vista produttivo che da quello della diffusione d’impiego. Infatti il Regime promosse e favorì l’uso dei laterizi e i materiali ceramici in genere, poiché l’approvvigionamento della materia prima poteva avvenire direttamente all’interno del territorio nazionale. L'ideale da perseguire era quello dell'autarchia economica. Il mattone faccia a vista viene quindi visto come elemento altamente decorativo e evocativo dell'epoca imperiale classica romana. Il laterizio è dunque un materiale non semplicemente ampiamente utilizzato a rivestimento di molti edifici del Novecento, ma rappresentativo delle scelte economiche di un'epoca. I materiali litici, come travertino e marmo botticino, utilizzati come materiale di rivestimento, erano cari all'ideologia fascista in quanto permettevano alla superficie architettonica di perdere ogni 4 connotazione materica, la superficie appariva neutrale raggiungendo così l'obiettivo autarchico di delineare il disegno astratto e sapiente dei volumi, lasciando poca concessione alla materialità del rivestimento. Gli edifici, in primis quelli rappresentativi del Regime, dovevano puntare a ottenere la realizzazione di una immagine pura e ideale. In questo edificio la pietra è usata per disegnare con più precisione le superfici e gli spigoli piuttosto che per comunicare un materiale vero e proprio: il riferimento è sempre al disegno dell’architettura e non mai alla sua materialità. La bugnatura del basamento vuole comunicare solidità e ponderosità, in questo modo l’architettura si costruisce su dei tracciati regolatori astratti, su delle misure e sui dei numeri che tengono il rapporto tra struttura ossea dell’edificio e la superficie, dove la materia tende a perdere ogni sua connotazione che la renda riconoscibile, divenendo così pura monumentalità. La malta da modanatura e da decorazione, a imitazione della pietra, è stata maggiormente utilizzata nelle ali laterali del prospetto e per gli elementi aggettanti delle fasce marcapiano e dei cornicioni. I serramenti sono in legno e sulla facciata sono presenti molti elementi in lega di ferro-carbonio tra cui le griglie di protezione poste alla base dei prospetti laterali arretrati, le grate localizzate a schermatura delle aperture del primo livello, le griglie in prossimità delle aperture basse del prospetto centrale, alcuni ganci sul rivestimento litico del primo livello, le cancellate e le aste di sostegno alle bandiere. 2.3 ANALISI DEL DEGRADO In seguito la metodologia d’indagine prevede una fase diagnostica che si articola attraverso la mappatura del degrado, cui seguono alcun ipotesi sulle cause e sulle forme di degrado: conoscendo le forme di degrado associate ai materiali e analizzando le condizioni al contorno è stato possibile ipotizzarne le cause. All’invecchiamento e al degrado dell’architettura concorre una serie di molteplici cause che, con una diversa incidenza, apportano una trasformazione ai materiali costitutivi, i quali manifestano l’insorgere del danno con particolari forme di alterazione. La conoscenza dei meccanismi che determinano il danno costituisce un passaggio obbligato nella scelta di rimedi da attuare che devono essere mirati e commisurati alla reale diffusione e gravità del degrado, in linea con il principio del minimo intervento che connota il moderno restauro. Nell’insieme delle cause naturali che provocano il danneggiamento di un organismo architettonico occorre enumerare, in primo luogo, i fenomeni di invecchiamento, sia a livello generale che delle singole componenti. All’entità di questi 5 fenomeni concorrono sia la durabilità intrinseca dei materiali costituivi che le interazioni che gli stessi subiscono con i fattori ambientali. Tra le principali cause di degrado che agiscono sull’architettura in esame possiamo citare da un lato i fenomeni naturali che agiscono sulle superfici dell’architettura con un’azione prolungata nel tempo e incidono sulla durabilità di materiali, dall’altro fenomeni legati ad interventi di adeguamento impiantistico poco attenti e adeguati al contesto monumentali in oggetto. Momento fondamentale della fase diagnostica è attribuire a ciascuno dei materiali riconosciuti le relative forme di alterazione superficiale, facendo riferimento a uno dei primi documenti elaborati nell’ambito della Commissione NORMAL, il “Lessico delle alterazioni dei materiali lapidei Doc. NORMAL 1/88”, documento base per la prima lettura dello stato di conservazione delle superfici che stabilisce il significato delle voci generali di “alterazione” e “degradazione” e definisce venticinque termini che descrivono i vari fenomeni alterativi e degradativi dei materiali lapidei. Sulla base della classificazione NORMAL è stato possibile associare ai singoli materiali: o paramento in travertino: deposito superficiale di materiale biologico concrezione fatturazione/fessurazione presenza di vegetazione o paramento in marmo botticino: deposito superficiale di materiale biologico concrezione fatturazione/fessurazione crosta nera presenza di vegetazione o malta da modanatura e decorazione: deposito superficiale di materiale biologico mancanza presenza di vegetazione o paramento in laterizio: deposito superficiale di materiale biologico presenza di vegetazione o leghe di ferro: ossidazione e depositi 6 o infissi in legno: deposito superficiale e degrado degli elementi Alle cause di degrado strettamente legate a fenomeni chimico-fisici, si devono citare altre forme di degrado cosiddette antropiche: o alterazione cromatica della cortina laterizia: dovuta probabilmente alla sostituzione del discendente e conseguente rimozione di parte della cortina originaria con successiva apposizione di nuova cortina di differente cromia. o passaggio di fili elettrici: Il prospetto, tanto nella parte centrale, quanto nelle laterali è interessato dal passaggio di numerosi fili elettrici, correlati ad adeguamenti impiantistici dell’edificio poco attenti e sicuri. La presenza dei fili ha agevolato e accelerato alcune delle forme di degrado presenti sul prospetto quali depositi, presenza di vegetazione e concrezioni. o presenza di ganci: sulla superficie del primo livello del prospetto si è riscontrata la presenza di numerosi ganci per la rete elettrica tranviaria, alcuni dei quali inutilizzati. o condizionatori e gocciolatoi: molti dei vani delle aperture delle finestre risultano parzialmente occupati dalla presenza di apparecchi di climatizzazione. La presenza degli apparecchi è inoltre da correlare a quella dei relativi gocciolatoi che, localizzati in punti inappropriati, causano fenomeni di ristagno di acqua che innescano forme di degrado quali depositi di materiale biologico, patine biologiche e crescita di vegetazione. Per la localizzazione e la definizione specifica delle singole voci di degrado si faccia riferimento alla Tavola della Mappatura del Degrado e Prescrizioni Generali d’Intervento. 3. PROPOSTE D’INTERVENTO 3.1 IL METODO: IL RESTAURO CRITICO Fase finale della metodologia d’indagine è quella progettuale – operativa nella quale vengono sintetizzate le prescrizioni generali d’intervento che si articolano attraverso diversi momenti operativi: o operazioni preliminari o pulitura o consolidamento – trattamento 7 o protezione e trattamenti superficiali o indicazioni per la manutenzione Le prescrizioni generali d’intervento, proposte in seguito alla mappatura del degrado, seguono alcuni criteri basilari della Teoria del Restauro Critico: ci si propone in primis di conservare l'autenticità dell'opera, ogni ipotetica aggiunta dovrebbe, generalmente, essere riconoscibile e distinta dalla pre-esistenza per la quantità minima ma sufficiente a non sacrificare inutilmente l'unità figurativa propria di ogni singola costruzione. A tal fine è bene mantenere le preesistenze nel loro aspetto e nella consistenza originale. La massima cura, invece, va riservata a quelle sistemazioni d'intorno e/o d'ambiente necessarie per prolungare naturalmente la vita delle fronti esterne, grazie all'eliminazione delle più gravi cause di degrado. Si deve operare evitando le imitazioni in stile, è buona consuetudine evitare ingiustificati tentativi d'imitazione, e evitando inutili tentativi di rinnovamento dell'opera, le cosmesi e gli ammodernamenti generalizzati così come qualsiasi forma di riconduzione al nuovo, di ripristino o di presunta ricerca dello stato originario dell'opera sono operazioni che nulla hanno a che vedere con la conservazione. In ogni caso occorre considerare che, il segno del trascorrere del tempo è un valore storico ed estetico di straordinaria efficacia. Nell'esecuzione di qualsiasi genere di lavoro si deve rispettare il minimo intervento: nell'uso di qualsiasi tecnica, anche se poco invasiva e reversibile, occorre fermarsi poco prima del giusto evitando così interventi troppo aggressivi. Si deve rispettare il principio della reversibilità degli interventi, in quest'ottica lavorare per aggiunte è meglio che per rimozioni; ogni aggiunta è, infatti, rimovibile, mentre (nel restauro) l'atto del rimuovere (inteso come operazione di dismissione/demolizione) è sempre irreversibile. Ci si propone inoltre di rispettare i principi della compatibilità meccanica, chimica e fisica: il rispetto della compatibilità fra i materiali costituenti la preesistenza e quelli a questa aggiunti per integrazioni o per riparazioni è una condizione che assicura all'insieme un comportamento omogeneo nel tempo. Si evitano così le differenti reazioni alle sollecitazioni indotte dall'ambiente ed i conseguenti fenomeni di distacco, di scorrimento differenziale, di stati di coazione e/o di sovraccarico localizzato; tali fenomeni sono notoriamente capaci di accelerare il degrado in corrispondenza delle zone poste ai margini dell'intervento. 8 3.2 L’INTERVENTO 3.2. 1. PARAMENTO IN TRAVERTINO Per quanto riguarda le indicazioni operative che interessano il paramento in travertino, alle operazioni preliminari di preparazione della superficie di delimitazione delle aree di intervento, segue la pulitura del paramento stesso con acqua a bassa pressione per eliminare lo strato incoerente di polvere superficiale, mentre per gli strati di depositi incoerenti si consiglia la pulitura meccanica con l'ausilio di spazzole morbide. Nelle zone in cui sono presenti depositi coerenti verrà rifinita la pulitura mediante impacchi di soluzioni basiche secondo tempi e concentrazioni da definire. Le indicazioni di consolidamento – trattamento prevedono le opportune operazioni di diserbo da piante superiori attraverso l’asportazione della vegetazione meccanicamente o mediante taglio a raso con l’utilizzo di disinfestanti liquidi e l'impregnazione della superficie con prodotto consolidante (a base di silicati) a pennello o a spruzzo. Per la protezione e il trattamento superficiale si consiglia, sulle superficie precedentemente sottoposte a pulitura, l’applicazione di composti a base di polisilossano idrorepellenti. Successivamente a una pulitura finale si ritiene opportuno, qualora ci fossero le condizioni, applicare un trattamento antigraffito, che consiste in un trattamento della superficie mediante formulati capaci di limitare l’assorbimento delle vernici e degli inchiostri da parte del materiale. Per la manutenzione si consiglia la programmazione di una periodica pulitura degli elementi lapidei e il monitoraggio periodico dello stato di conservazione degli elementi stessi. L’attenta analisi delle superfici litiche ha messo in evidenza la presenza di numerose lesioni delle lastre di travertino, le osservazioni relative alle indagini visive effettuate sul quadro fessurativo sono riportate nel successivo paragrafo 4. INDAGINE VISIVA DEL QUADRO FESSURATIVO DEL PRIMO LIVELLO a pag. 12. 3.2.2. PARAMENTO E LASTRE IN TRAVERTINO Per quanto riguarda le indicazioni operative che interessano il paramento in travertino, alle operazioni preliminari di preparazione della superficie di delimitazione delle aree di intervento, segue la pulitura del paramento stesso con acqua a bassa pressione per eliminare lo strato incoerente di polvere superficiale, mentre per gli strati più omogenei di depositi si consiglia la pulitura meccanica delle parti incoerenti attraverso l’uso di spazzole morbide. 9 Per le superfici che mostrano la presenza di depositi coerenti concrezionati e per le superfici maggiormente lavorate (cornici, marcapiani, stemmi, colonne, etc.) si propone una pulitura con impacco assorbente a base di soluzione leggermente basica veicolato in supportante misto, in spessori variabili (di norma 2-3 cm) e successivo risciacquo con l’ausilio di spazzolini morbidi e spruzzini manuali. Le indicazioni di consolidamento – trattamento prevedono le opportune operazioni di diserbo da piante superiori attraverso l’asportazione della vegetazione meccanicamente o mediante taglio a raso con l’utilizzo di disinfestanti liquidi e l'impregnazione della superficie con prodotto consolidante (a base di silicati) a pennello o a spruzzo. Per la protezione e il trattamento superficiale si consiglia, sulle superficie precedentemente sottoposte a pulitura, l’applicazione di composti a base di polisilossano idrorepellente. Per la manutenzione si consiglia la programmazione di una periodica pulitura degli elementi lapidei e il monitoraggio periodico dello stato di conservazione degli elementi stessi. 3.2.3. MALTA DA MODANATURE E DA DECORAZIONE Sulle porzioni interessate da fessurazioni e lacune si indica il risarcimento attraverso un impasto la cui composizione sarà idonea sia per granulometria che per cromia agli strati originari. Per la manutenzione si consiglia la programmazione di una periodica pulitura delle superfici e il monitoraggio periodico dello stato di conservazione degli elementi stessi. 3.2.4. PARAMENTO IN LATERIZIO Le indicazioni che riguardano gli interventi sul paramento in laterizio prevedono le opportune operazioni preliminari di preparazione della superficie di delimitazione delle aree di intervento, cui segue la pulitura del paramento stesso Tramite idropulitrice a bassa pressione coadiuvata da spazzolatura ed eventuale rifinitura delle parti con concrezioni più tenaci come per il paramento in travertino. Gli interventi di consolidamento – trattamento prevedono le eventuali opportune operazioni di diserbo da piante superiori attraverso l’asportazione della vegetazione meccanicamente o mediante taglio a raso con l’utilizzo di disinfestanti liquidi. Per la protezione e il trattamento superficiale si consiglia, sulle superficie precedentemente sottoposte a pulitura, l’applicazione di composti a base di polisilossano. Per la manutenzione si consiglia la programmazione di una periodica pulitura dei davanzali e di aggetti e cornici dai depositi, il controllo periodico e eventuale rimozione della vegetazione e monitoraggio periodico dello stato di conservazione del paramento. 10 3.2.5. ELEMENTI IN LEGA DI FERRO Per gli interventi da condurre sui singoli elementi in lega di ferro-carbonio si consiglia di fare riferimento alle prescrizioni dettagliate riportate sulla Tavola della Mappatura del Degrado. In generale le operazioni preliminari che riguardano gli elementi in lega di ferro si articolano in un primo controllo degli elementi, cui segue la rimozione degli elementi estranei e di vernici o pellicole protettive degradate. La pulizia degli elementi prevede la rimozione dell’ossidazione sulla ferramenta attraverso la spazzolatura, sabbiatura o microsabbiatura fino a ottenere una superficie perfettamente pulita, l'applicazione di convertitore degli ossidi ferrosi. Durante la fase di trattamento si prevede la stesura di una pittura di fondo ed una pittura finale. Per la manutenzione si consiglia la programmazione di un controllo periodico di tutti gli elementi in lega di ferro. 3.2.6. INFISSI IN LEGNO Le operazioni preliminari che riguardano i serramenti in legno si articolano in un primo controllo dettagliato dei profili e degli elementi e in un successivo eventuale preconsolidamento. La pulizia dei serramenti prevede la rimozione della vernice attraverso idonei solventi e l’eliminazione dell’ossidazione dalla ferramenta, a queste operazioni segue l’applicazione di una mano di fondo. Le fasi di consolidamento – trattamento si suddividono in una stuccatura di eventuali soluzioni di continuità, un successivo trattamento con prodotti antifungo e antimuffa cui segue poi la levigatura e l’eventuale tinteggiatura con olio di lino cotto e la verifica di eventuali difetti o rotture che richiedono riparazioni. Durante questo controllo verrà effettuata una revisione e eventualmente la sostituzione delle cerniere, dei meccanismi di chiusura e della maniglie. Per la protezione e il trattamento superficiale si consiglia una verniciatura protettiva finale con colore simile all’esistente con smalto sintetico o vernice. Per la manutenzione si propone un programma di controllo periodico di tutti i serramenti e un monitoraggio dello stato di conservazione del legno. 3.2.7. INTERVENTI SUL DEGRADO ANTROPICO Per quanto riguarda la presenza di fili elettrici, condizionatori e gocciolatoi si consiglia la rimozione degli elementi e la valutazione di una nuova riconfigurazione degli impianti e degli elementi annessi. In riferimento alla presenza di ganci sulla superficie si propone la rimozione degli elementi non più funzionali, l’eliminazione dell’ossidazione e l’applicazione di fondi antiruggine per gli elementi da mantenere. Il problema legato alla differenza cromatica della cortina laterizia che, negli interventi di manutenzione sui discendenti, ha sostituito l’originaria, potrebbe essere minimizzato rimuovendoli e sostituendoli con altri di forma e colore simili a quelli esistenti. Nel caso non fosse 11 possibile trovarli in commercio, si potrebbero far realizzare appositamente smontando un mattone di quelli originali ed utilizzarlo come campione. In seguito verrà eseguita la pulitura della superficie ed eseguito lo stesso trattamento del resto della facciata. Per l’esecuzione dei lavori è stato previsto il montaggio di un ponteggio multidirezionale in quanto permette una maggiore fruibilità nell’uso della macchina idropulitrice sia per semplicità di spostamento sia per il minor numero di montanti verso il lato della facciata. Inoltre, permette di arrivare sino alla quota del cornicione senza il raddoppio dei montanti alla base con una riduzione quindi di carico sul basamento in travertino dell’edificio. 4. INDAGINE VISIVA DEL QUADRO FESSURATIVO DEL PRIMO LIVELLO 4.1 QUADRO FESSURATIVO L’attenta analisi visiva condotta sulle superfici ha messo in luce la presenza di numerose lesioni localizzate per buona parte in prossimità del primo livello della parte centrale del prospetto su Via Arenula. In Fig.1 è stata riportata la dislocazione delle varie fessurazioni. Fig.1 Quadro fessurativo 12 6 4 3 1 2 5 Fig. 2.1 Mappatura delle lesioni 13 1 2 14 3 4 15 5 6 16 8 9 7 Fig. 2.2 Mappatura delle lesioni 17 7 8 18 9 19 13 14 10 12 11 Fig. 2.3 Mappatura delle lesioni 20 10 11 21 12 13 22 14 4.2 INTERVENTI PUNTUALI SULLE LESIONI Sebbene si ritengano necessarie indagini maggiormente approfondite al fine di stabilire le cause e la dinamica evolutiva di un tale scenario lesionativo, si vogliono comunque indicare alcuni possibili interventi attuabili in modo puntuale sulle singole lesioni. Si consiglia una iniziale pulitura delle lesioni, attraverso l’utilizzo di un getto d’acqua ad alta pressione. Le operazioni di consolidamento consistono nella realizzazione di una perforazione ∅14 per l’inserimento di una barra ∅12 di resina termoindurente rinforzata con fibre di vetro, iniettata con resina epossidica; la chiusura del buco ∅14, dopo l’inserimento della barra, avviene tramite stuccatura con malta idraulica opportunamente selezionata per tenere conto dei materiali originari e della coloritura del travertino. In seguito viene realizzato un trattamento protettivo delle superfici viene messa a punto la calibratura cromatica tramite velature. Infine si passa all’applicazione di composti di silicio, consolidanti e silossani idrorepellente, con ottima penetrabilità, capace di idrofobizzare i capillari più piccoli e di opporre resistenza alla penetrazione di cloruri e sali solubili. 23 RIFERIMENTI BIBILIOGRAFICI 1. NORMAL – 1/88, Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei: lessico 2. AUGELLI, Francesco, Lo sviluppo e l’impiego dei prodotti ceramici in Italia nel periodo autarchico, Costruire in Laterizio 60/97 3. FRANCESCHI, Stefania, GERMANI, Leonardo, Manuale operativo per il restauro architettonico, DEI Tipografia del Genio civile, Roma 2003 4. PAVAN, Vincenzo, L’estetica tettonica del rivestimento in pietra, MaSP, Lucca, Edizione 2003, abstract 28 5. CARBONARA, Giovanni, Atlante del Restauro, UTET, Torino 2004 6. BONFATTI PAINI, Marisa, I lavori di adeguamento impiantistico del Ministero della Giustizia, in Opere, Mensile del servizio integrato infrastrutture e trasporti per il Lazio l’Abruzzo e la Sardegna, n°38, anno IV, luglio 2005 24