La funesta avventura in Jugoslavia

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Esuli & rimasti
Piccola Storia di Fiume sabato
29 giugno 2013
25
di Rodolfo Decleva
La funesta avventura in Jugoslavia
(7 e continua)
emendo di restare escluso dalle
trattative di pace e quindi di
non poter reclamare Nizza
e la Savoia, Corsica, Malta, il Mare
Nostrum, ecc. il 10 giugno del 1940
Mussolini dichiarò guerra all’Inghilterra e alla Francia, quest’ultima
ormai in ginocchio, con un gesto che
fu definito la “pugnalata alle spalle”.
Quattro giorni dopo i tedeschi occupavano Parigi e 11 giorni più tardi la
Francia firmava l’armistizio. Purtroppo
Mussolini aveva fatto male i suoi
conti, perché la guerra continuava e
le speranze tedesche di far capitolare
l’Inghilterra con il blocco navale e
con massicci bombardamenti, rivolti
anche a obiettivi civili, per demoralizzare la popolazione, non avevano
prodotto gli effetti desiderati.
Così la gigantesca operazione di
sbarco navale sulle coste inglesi, definita in codice “Leone marino”, venne
rinviata a tempo indeterminato, anche
perché le mire di Hitler guardavano
ad Est, cioè all’abbattimento del gigante russo, secondo l’“Operazione
Barbarossa”, che doveva scattare
nella seconda quindicina di maggio
del 1941. Tra i due regimi, che mal
si sopportavano, era stato sottoscritto
un ipocrita Patto di non aggressione
Molotov-Ribbentrop, firmato il 23
agosto 1939, che fissava le rispettive
zone d’influenza e dava tacitamente
ai russi, impreparati, il tempo per armarsi in funzione anti-tedesca e alla
Germania la tranquillità strategica
a Est, nel programmato attacco a
Francia e Inghilterra.
Alla luce dell’insuccesso dell’attacco
agli inglesi, Hitler cambiò strategia e
pensò che, per prima cosa, avrebbe
dovuto sistemare l’Unione Sovietica e
che la vittoria a Est - pianificata incautamente dal “Piano Barbarossa” in 10
settimane - gli avrebbe facilitato poi la
caduta degli inglesi. Nel frattempo il
27 settembre 1940, Italia e Germania
T
allargarono il “Patto d’acciaio” al
Giappone, con lo scopo di spartirsi
tre zone di influenza: l’Europa alla
Germania, il bacino del Mediterraneo
all’Italia e il Continente asiatico al
Giappone.
Una passeggiata che si tramutò in sconfitta
Vi aderirono Ungheria, Romania,
Bulgaria, Slovacchia e Jugoslavia.
Senonchè, all’insaputa di Hitler, per
acquisire prestigio nazionale, dall’Albania, annessa nel 1939, Mussolini
sferrò l’attacco alla Grecia il 28 ottobre 1940, con un ultimatum di sole
tre ore. Doveva essere una semplice
passeggiata secondo lo slogan “romperemo le reni alla Grecia” e invece
si tramutò in sconfitta per le forze
italiane, bloccate con gravissime perdite sui monti della Grecia. Mussolini
chiese aiuto all’alleato tedesco, che
invece era restìo a intervenire, perchè impegnato nella preparazione
del prossimo attacco alla Russia.
Accadde invece che la Jugoslavia - in
seguito a un colpo di Stato che aveva
defenestrato sia il governo che il reggente del Regno, che sostituiva re
Pietro minorenne - rinnegò l’adesione
al Patto tripartito Germania-ItaliaGiappone, provocando l’ira di Hitler
e impedendo anche che truppe tedesche attraversassero il Paese per
combattere la Grecia, dove operavano
forze britanniche.Iniziò così la funesta avventura italiana in Jugoslavia,
che diventerà fatale per il destino di
Fiume. Il 6 aprile 1941 la Jugoslavia
di re Pietro - amico dell’Inghilterra e
proclamato ex lege maggiorenne a 17
anni - fu attaccata da quattro direzioni
dai tedeschi, dagli italiani, dagli ungheresi e dai bulgari. Anche da Fiume
partì l’attacco e preventivamente la
popolazione fiumana venne evacuata
dalla città. Quando la popolazione
fece ritorno alla città, che era rimasta
indenne nei tragici eventi, apprese che
il suo vescovo mons. Ugo Camozzo,
|| Mons. Ugo Camozzo
aveva fatto il voto al Crocifisso miracoloso di San Vito di costruire una chiesa
qualora la città fosse stata risparmiata
dalla furia della guerra. Venne organizzata pertanto una grande Giornata
di ringraziamento, con un’immensa
processione di popolo e subito partì
la raccolta dei fondi per la costruzione
della chiesa che si sarebbe chiamata
“Tempio del Redentore”, con ubicazione nel Giardino Pubblico.
Il Regno di Jugoslavia dovette arrendersi e venne smembrato da
Germania, Ungheria e Italia restando
di esso solo Serbia e Croazia. L’Italia
proclamò Lubiana e la Slovenia 101.
esima Provincia italiana; inoltre terre
dalmate vennero annesse a Zara, che
decuplicò la sua popolazione allargandosi fino a Sebenico, mentre anche
Spalato e Cattaro divennero nuove
Provincie del Regno d’Italia.
L’annessione di Sussak
Pure Fiume partecipò alla festa: alla
Provincia del Carnaro furono annessi
circa 1.350 chilometri quadrati di territorio croato con 24 nuovi Comuni,
tra cui Sussak, Buccari e le isole di
Veglia e Arbe, per una popolazione
a cura di Roberto Palisca
di 93mila abitanti, di cui ben 87mila
croati. A Sussak vennero dati nomi
nuovi alle strade: Via delle Medaglie
d’Oro (ul. Prestolonasljednika Petra);
Via Vittorio Veneto (ul. Biskupa
Strossmayera); Piazza XXVIII Ottobre
(Trg Bana Jelačića); Via Sicilia (ul.
Gjure Ružića); Passeggiata Spiridione
Stojan (Šetaliste Andrija Kačića
Miošića); Via Bruno Caleari (ul. Franje
Račkoga); Via Conte Biancamano (ul.
Kralja Zvonimira) e Via Eugenio di
Savoia (Zrinjska). E anche alla città fu
cambiato il nome in Sussa.
Il tutto era avvenuto a seguito del
Trattato di Roma firmato il 18 giugno
1941, con il nuovo Stato Indipendente
di Croazia presieduto dal poglavnik
Ante Pavelić, che prevedeva pure
quale sovrano del nuovo Stato, il principe Aimone di Savoia, con il nome di
Tomislav II.
Iniziò così l’opera di italianizzazione
fascista di terre e popolazioni croate che mai erano state italiane e
dove era del tutto assente qualsiasi
significativa minoranza italiana. Fu
imposta inoltre l’amministrazione
controllata di “gerarchi“ romani e di
“fiduciari“ fiumani e fu reso obbliga-
Insieme per San Vito
pure nella lontana Sydney
Un altro Fiuman ne ga lassà:
ultimo addio a Giulio Schvarcz
Chi dalla lontana Australia non si è potuto concedere il lusso di venire
quest’anno a Fiume per la prima edizione dell’Incontro mondiale “Sempre
Fiumani” si è dovuto accontentare di festeggiare la ricorrenza patronale di
San Vito, San Modesto e Santa Crescenzia come ha fatto negli anni passati,
lontano dalla propria città natale, ma comunque in compagnia di amici
e familiari, per ricordare le proprie radici, le proprie origini, le proprie
tradizioni. Così è stato anche a Sydney, come ci fa sapere Laura ModeneseBradicich, dove il 9 giugno i Fiumani hanno organizzato una riunione con
pranzo di gala. Nella foto, che Modenese-Bradicich ci ha fatto gentilmente
arrivare in redazione, seduti da sinistra a destra, il figlio di Mario Stillen,
Gilda Stillen, Laura Zerni e Maria Catanzaro; in piedi: Elide Villatora, Mery
Magasich, Antonio Bradicich, Daniele Velcich, Laura Modenese-Bradicich,
Maria Chinchela ed Ethel Cosutta, tesoriere dell’Associazione Fiumani di
Sydney. Manca Serena Breeze, presidente dell’Associazione, che in quel
momento era indaffarata a coordinare l’evento.
A Gaeta xe mancado el 6 de giugno
el mio caro amico Giulio Schvarcz,
Mulo onorario della “Libera Unione
dei Muli del Tommaseo”.
El gaveva 79 anni e la causa xe
stada el solito mal bruto, causado
da una probabile intossicazion dela
polvere de eternit, che in bona
quantità la stava drento i motori
dele navi della Tirrenia, indove che
lui gaveva lavorado per 40 anni
come Diretor de machina.
Profugo dal 1946, lui el era stado
tra i primi a arivar a Busalla, vizin
de Genova, perché suo papà Tullio,
anca lui Diretor de Machina, el
gaveva trovado imbarco sule navi
dela “Tirrenia”. Poi nel 1951 la familia se gaveva trasferido a Gaeta
e là el Giulio gaveva preso el
Diploma nautico seguendo la carriera de familia.
La famiglia dei Schvarcz fiumani la
era originariamente ungarese e el
capostipite, cioè el nono Nicolò, el
era arivado a Fiume per frequentar
la Accademia Naval come cadetto,
per poi diventar Uffizial dela
Marina de guera austroungarica e
sucessivamente Diretor de machina
in Marina mercantil, sula “Ferencz
Josef Kiraly” dela Società Adria.
El nono così el ghe scriveva al fio
quando che el era militarizado a
Sebenico nel 1916:
“Procura di non dire mai bugie,
neanche per scherzo, non accettare regali da nessuno e questo ti
spiegherò quando sarai più grande.
Pensa sempre avanti di fare una
cosa se è ben fatto o mal fatto:
pensa come farebbe tuo Padre se
fosse là e non sbaglierai.
E come ho detto in principio. prega
la mattina e sera avanti di coricarti,
ricordati anche durante la giornata
che Dio abita in noi e non sopra i
nuvoli, e più che ti ricordi di Lui
più facile ti sarà la vita. Alla tua
Direzione della Scuola Industriale
ho scritto, ma voglio raccomandarti
a Budapest ad un mio conscuolaro,
ma ricordati sempre che devi proseguire la scuola, magari il corso
serale. Intanto resta in dove ti trovi
e il denaro che guadagni mettilo in
Cassa di Risparmio e se la mamma
ha bisogno imprestalo, ma tieni
conto quanto. So che hai buon
cuore e che vorresti dare tutto a
lei ed anche a me acciò che vengo
a casa, ma finchè la Patria suda
sangue io avrei rimorso di godere
la felicità della famiglia. E poi ho
anche molti pensieri qui a Prokljan
e la paga è piccola in tempo di
guerra”
Nel 1918 quando che xe cascado
el Impero, l’Ungheria ghe gaveva
cedudo all’Italia 120 navi civili tra
picole e grande, tra cui 17 dela nostra “Adria”, fondada nel 1880 e
conossuda nel mondo come “Royal
Hungarian Navigation Company
Adria Limited”. Quele nave fiumane
le xe stade dade ala “Tirrenia”, che
torio lo studio della lingua italiana.
Pescherecci stipati di prigionieri jugoslavi dell’esercito sconfitto partivano
per la detenzione in direzione della
Bodolia, cantando “Zovi, samo zovi,
svi će Sokolovi za te život dati...“,
che significava tristemente “Patria,
chiamaci e tutti noi, falchi, daremo
la vita per te...”, mentre nel Bagno
“Gradsko“, in Delta, gli atleti della
società di nuoto “Victoria” sfidavano
il nuovo regime, sussurrando in coro
“Lijepa naša Domovino” e cioè “Bella
nostra Patria”, ormai soggetta alla dominazione di Roma.
La spartizione della Jugoslavia provocò da subito la formazione dei
nuclei partigiani di Tito, che col passare dei giorni diventavano sempre
più numerosi e consistenti negli attentati contro le forze militari italiane
occupanti, malgrado venissero impiegate contro di loro anche forze croate
e serbe, come gli ustascia e i cetnici.
Poiché nel 1942 questi attacchi tenevano impegnata una grossa parte
dell’esercito italiano, la repressione
italiana cominciò a colpire la popolazione civile, come arma di pressione
contro i partigiani.
gaveva sede a Napoli e le gà cambiado i nomi con quei de musicisti
e poeti italiani: Alfredo Oriani, Ugo
Bassi, Manzoni, Carducci, Petrarca,
Leopardi, Foscolo, Pascoli,
Boccaccio, Ariosto, Catalani,
Donizetti, Paganini, Verdi, Puccini,
Rossini e Tiziano.
El Giulio el gaveva tanti episodi de
contar dei sui viagi, ma sempre el
me ricordava questa storia che ghe
era capitada su un viagio de Napoli
per i porti anseatici, una linia che
gaveva fato anca suo papà prima
de lui e per tanti anni. A Amburgo i
maritimi dela Tirrenia, quando che
i sbarcava, i andava da sempre in
un “restaurant” nel quartier de San
Pauli, perché i era tratadi ben e così
el gaveva fato anca lui in quel suo
primo sbarco.
Ma, meravilia dele meravilie,
come che el se senta, el più vecio
dei camerieri el ghe vien vizin e el
ghe dixe: “Bitte Herr, heissen Sie
Schvarcz?” Quel omo se ricordava
ancora dopo tanto tempo la fisionomia del suo cliente Schvarcz padre
e per questo el ghe gaveva domandado se el se ciamava Schvarcz e se
el era suo fio, perché i era prezisi.
E concludeva el Giulio, che quel camerier nol finiva più de parlar ben
del suo papà, che ghe era vegnude
le lagrime.
Picoli episodi de come i fiumani i
se fazeva aprezar anca al estero.
Questa xe stada la gente nostra:
formigole che gà aiutado nel far el
miracolo italian del benessere per
tuti e che anca el inglese “Financial
Times” gaveva riconossudo, nei
anni ’60, dandoghe el Premio
Oscar alla svalutada Lira. (rd)
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