CONSENSO INFORMATO PER INTERVENTO CHIRURGICO GINOCCHIO Data……………………………………………………………………………………Ora…………………. Nome………………………………………..Cognome del paziente………………………………………. Nato/a…………………………………………………………il……………………………………………… Il/la sottoscritto affetto /a da……………………………………………………………………………….. Mi è stato proposto dal Dr. …………………………………………………il seguente intervento chirurgico: ARTROPROTESI: sostituzione dell’intera articolazione degenerata (resezione del piatto tibiale, rimodellamento dei condili femorali, asportazione dei menischi e dei legamenti crociati) con materiali biocompatibili, con possibile applicazione di innesti di tessuto osseo autologo o da donatore (in quest’ultimo caso adeguatamente trattati allo scopo di eliminare eventuali agenti infettivi trasmissibili). In base alla quantità dell’osso può essere deciso durante l’intervento di cementare le componenti protesiche. PROTESI MONOCOMPARTIMENTALE: (mediale, laterale o femoro-rotulea, anche combinate): viene sostituita solo la parte dell’articolazione degenerata, con rispetto dei legamenti crociati. Le componenti protesiche sono sempre cementate. Se all’inizio dell’intervento si dovesse constatare che la compromissione dell’articolazione è più grave ed estesa di quanto si potesse supporre con gli accertamenti preoperatori è necessario convertire l’intervento in una protesi totale. È possibile che in tempi anche relativamente brevi le cartilagini risparmiate nell’intervento presentino fenomeni di degenerazione per cui, nel tempo, è prevedibile una sostituzione della protesi con una protesi totale. REIMPIANTO DI PROTESI: sostituzione di una protesi o di una parte di protesi precedentemente applicata, non più stabilmente fissa nell’osso adiacente o comunque instabile, con possibile applicazione di innesti di tessuto osseo autologo o da donatore (in quest’ultimo caso adeguatamente trattati allo scopo di eliminare eventuali agenti infettivi trasmissibili). RIMOZIONE DI PROTESI: asportazione di una protesi precedentemente impiantata, non più stabilmente fissata nell’osso adiacente che risulta inadatto ad accogliere un nuovo impianto. POSIZIONAMENTO DI UNO SPAZIATORE ARTICOLARE ANTIBIOTICATO: sostituzione, di solito temporanea, di una protesi infetta con uno spaziatore che rilascia localmente antibiotici per sterilizzare la zona infetta e rendere possibile in un tempo successivo un reimpianto di protesi. OSTEOTOMIA CORRETTIVA: l’intervento consiste nella correzione chirurgica dell’asse dell’arto inferiore che si presenta deviato, al fine di correggere la distribuzione dei carichi e di rallentare i processi degenerativi con l’obiettivo ulteriore di allontanare i tempi di un’eventuale protesizzazione. La modificazione dell’asse del femore o della tibia si ottiene attraverso una osteotomia (rottura guidata dell’osso), stabilizzata con mezzi di sintesi interni permanenti o provvisori o con un fissatore esterno, con possibile applicazione di innesti di tessuto osseo autologo o da donatore (in quest’ultimo caso adeguatamente trattati allo scopo di eliminare eventuali agenti infettivi trasmissibili) o di sostituti dell’osso. ARTROLISI: ampia liberazione dei tessuti articolari cicatriziali e retraenti, nel rispetto delle strutture nobili, per aumentare la mobilità dell’articolazione. ASPORTAZIONE DI NEOFORMAZIONI MUSCOLO – SCHELETRICHE: per migliorare la mobilità del ginocchio (per esempio calcificazioni eterotropiche post-chirurgiche che limitano i movimenti articolari) o per analizzare la natura delle neoformazioni attraverso un esame istologico delle stesse. PULIZIA E DRENAGGIO DI RACCOLTE INFETTE E DI FOCOLAI DI TESSUTO OSSEO NECROTICO con eventuale applicazione di drenaggi e tubi per un lavaggio continuo. ……………………………………………………………………………………………………… Mi sono state illustrate le motivazioni che rendono preferibile tale tipo di intervento rispetto ad altre scelte terapeutiche (mediche, fisioterapiche o chirurgiche) che, stante le caratteristiche della mia patologia, non risulterebbero altrettanto efficaci nel ridurre il dolore e nel migliorare la funzionalità articolare e quindi, in definitiva, nel migliorare la qualità della vita. Dichiaro di essere informato sulle complicanze di ordine generale e sui rischi generici osservabili in tutti gli interventi chirurgici ed in particolare il rischio di infezioni, di emorragie, di reazioni avverse o allergiche a farmaci, di complicanze alle trasfusioni di sangue, di complicanze a carico dell’apparato cardiovascolare (disturbi del ritmo cardiaco, sbalzi pressori, attacchi anginosi, infarto ecc …, flebiti, trombosi, embolie periferiche ecc…) dell’apparato respiratorio (broncopolmoniti, atelettasia di parte del polmone, embolia polmonare ecc…) dell’apparato genito-urinario (infezione delle vie urinarie, ritenzione urinaria, insufficienza renale ecc…), dell’apparato gastroenterico (gastrite, ulcera duodenale, colecistite, occlusione intestinale ecc…), di perdita della sensibilità, di perdita della funzionalità parziale di organi o funzioni, di paralisi, di danni cerebrali, di complicanze anche letali. Il tutto con specifico riferimento anche alle mie attuali condizioni generali di salute. Dichiaro altresì di essere stato esaurientemente informato sulle complicanze specifiche relative all’intervento indicato e qui di seguito elencate. I RISCHI DURANTE L’ESECUZIONE DELL’INTERVENTO CHIRURGICO SONO : Lesione di strutture vascolari (tronchi arteriosi e/o trochi venosi maggiori) con possibile importante perdita di sangue e conseguente anemizzazione più o meno grave che può rendere necessarie trasfusioni di sangue e che può mettere a repentaglio la vita stessa del paziente. Lesioni nervose con possibile perdita della sensibilità e/o paralisi parziale o completa, temporanea o permanente e conseguente ridotta o assente capacità di utilizzare alcuni gruppi muscolari. Fratture ossee (femore, tibia, rotula) con necessità di modificare il programma chirurgico preoperatorio allo scopo di stabilizzare la frattura (sintesi con cerchiaggi metallici o placche e viti oppure utilizzo di protesi diverse). Tali complicanze possono ripercuotersi sul programma di riabilitazione post – intervento con allungamento del tempo di recupero e necessità, a volte, di scarico a letto prolungato. Rottura del tendine rotuleo o sua disinserzione della tuberosità tibiale anteriore, lesione di un legamento collaterale: tale evenienza richiede un tempo operatorio aggiuntivo con conseguente rallentamento del programma riabilitativo. Può essere necessario applicare un tutore immobilizzante l’arto operato. I RISCHI NEL PERIODO POST-OPERATORIO SONO: complicanze locali della ferita con formazione di ematomi sottocutanei o profondi, talvolta necrosi dei tessuti superficiali e/o dei muscoli, deiscenza (apertura) della ferita che può richiedere ciclo di medicazioni prolungate nel tempo e/o interventi secondari di chirurgia plastica. Infezione superficiale o profonda (talora con scollamento dell’impianto detto “mobilizzazione settica”) che può richiedere ulteriori precoci interventi chirurgici: dalla semplice pulizia con applicazione di lavaggi continui alla rimozione della protesi, temporanea o definitiva, e dei mezzi di sintesi metallici fino alla amputazione o disarticolazione dell’arto, evento peraltro eccezionale. Per limitare questo rischio viene eseguita di routine una profilassi antibiotica. complicanze vascolari rappresentate da flebite (infiammazione di vaso venoso superficiale), trombosi venosa profonda (occlusione di un vaso venoso profondo con possibile evoluzione verso una sindrome post-trombotica con flebedema monolaterale, fibrosi sottocutanea, cianosi, vene varicose che può arrivare fino alla gangrena dell’arto) ed embolia polmonare (l’embolo, adiposo o trombotico, entra in circolo ed ostacola l’afflusso di sangue ai polmoni con quadro di insufficienza respiratoria acuta più o meno grave , talvolta con rischio per la vita stessa del paziente). Per ridurre il rischio di tali complicanze viene attuata una profilassi farmacologica con Eparina a Basso Peso Molecolare (EBPM) e con altre misure (mobilizzazione precoce, utilizzo di calze elastiche ecc…). edema dell’arto inferiore per complicanze circolatorie minori coinvolgenti anche l’apparato linfatico. Limitazione dell’articolarità/rigidità articolare di entità variabile a seconda del tipo di intervento subito dovute alla formazione di aderenze articolari: nei casi gravi può essere necessario un nuovo trattamento chirurgico (artrolisi) per migliorare la mobilità articolare. Instabilità articolare/lussazione della protesi: il ripristino dei normali rapporti articolari spesso richiede l’anestesia generale e talvolta un nuovo intervento chirurgico. Successivamente viene applicato un tutore rigido ed in alcuni casi può essere confezionato un apparecchio gessato contenitivo. “mobilizzazione asettica” dell’impianto per usura della protesi e dell’osso che la ospita: può essere una complicanza anche precoce (non esiste una durata “minima” di una protesi) e richiederà un nuovo intervento chirurgico. Il paziente dopo l’intervento di artroprotesi dovrà pertanto sottoporsi a regolari controlli clinici e radiografici per poter evidenziare tempestivamente tale possibile complicanza. Difetti di posizionamento dell’impianto che possono determinare difetti dell’asse dell’arto inferiore. Rottura di una o più componenti protesiche per usura del materiale costituente la protesi: in questi casi si dovrà procedere ad un nuovo intervento chirurgico di sostituzione parziale o totale della protesi. Rottura di altri eventuali dispositivi metallici inseriti (cerchiaggi, placche e viti ecc…): non sempre è indispensabile rimuoverli o sostituirli. Intolleranza ai mezzi di sintesi interni, dovuta ad iperreattività individuale per la quale è indispensabile procedere alla rimozione degli stessi. Reazioni ad eventuali innesti ossei con possibilità di riassorbimento degli stessi. Formazione di calcificazioni eterotopiche nei tessuti molli periarticolari: queste possono essere del tutto asintomatiche oppure possono causare dolore e limitazione dei movimenti articolari talvolta così marcati da richiederne la rimozione chirurgica. Formazione di cicatrice chirurgica retraente, ipertrofica, dolorosa o inestetica: tale eventualità dipende dal fatto che la ferita si localizza in una zona di tensione tissutale data dal movimento articolare e dal fatto che ogni persona presenta un processo di cicatrizzazione diverso. Pseudoartrosi (mancata saldatura) di una osteotomia: la guarigione di una osteotomia, come quella di tutte le fratture, è legata anche a fattori individuali non prevedibili. Dismetria degli arti inferiori ovvero differente lunghezza degli stessi dopo impianto della protesi o l’osteotomia; questa evenienza è più frequente se la dismetria era antecedente all’intervento chirurgico. Può essere necessario mettere un adeguato rialzo nella calzatura dell’arto più corto. Mi è stato illustrato con chiarezza il normale decorso post- operatorio, menzionando la sintomatologia dolorosa conseguente all’intervento, gli effetti visibili sul segmento operato ed il protocollo riabilitativo con i successivi accorgimenti da adottare dopo l’intervento. Sono a conoscenza dei trattamenti farmacologici che saranno effettuati (profilassi antibiotica, profilassi antitromboembolica, terapia analgesica), dei possibili effetti collaterali e della possibilità di reazioni allergiche o di intolleranze. Sia durante che dopo l’esecuzione dell’intervento chirurgico possono verificarsi perdite ematiche tali da rendere indispensabile la somministrazione di sangue: tali trasfusioni, qualora non sia stato effettuato un programma di deposito anticipato del proprio sangue, sono effettuate utilizzando sangue proveniente dal Centro Trasfusionale dell’Ospedale S. Chiara. Sono a conoscenza dei rischi connessi alle trasfusioni di sangue proveniente da donatore con possibilità di reazioni avverse rappresentate da sindrome brivido-ipertermica, reazioni allergiche (orticaria, prurito, asma), vomito, dolori lombari, ittero, dispnea, ipotensione e nei casi gravi shock ed insufficienza renale. Dichiaro di aver letto e capito le informazioni delle pagine precedenti. Dichiaro di essere soddisfatto della qualità e della chiarezza delle informazioni ricevute. Sono informato di come si svolgerà l’intervento e dei rischi ai quali sono esposto.Chiedo pertanto di essere sottoposto all’intervento chirurgico che mi è stato proposto. Nel caso in cui durante l’intervento si verificasse, a giudizio dei medici, la necessità di utilizzare ulteriori o diverse procedure oltre a quelle descritte, queste sono da me autorizzate senza la necessità di ulteriori richieste. Sono al corrente che nessuna promessa mi è stata fatta sui risultati che potranno essere raggiunti, che sono probabili ma non sicuri essendo i tempi ed il grado di recupero dell’autonomia funzionale connessi a variabili anche indipendenti dalla corretta esecuzione dell’intervento stesso (condizioni generali antecedenti, risposta individuale, possibilità di adeguata riabilitazione ecc….). Io sottoscritto, capace di intendere e volere, in grado di comprendere la lingua italiana, avuto adeguato tempo per leggere e riflettere sul presente modulo scritto, sulle informazioni riportate e su quelle integrate su mia richiesta e ricevute da parte del medico indicato acconsento all’intervento propostomi Firma del paziente………………………………………………………………………………………….. Firma medico………………………………………………………………………………………………. Per il/la paziente minorenne: La Madre (Nome e Cognome).......................................................firma………………………………… Documento di identità.................................................. rilasciato il…………………………………....... Il Padre (Nome e Cognome)..........................................................firma……………………………….. Documento di identità.................................................. rilasciato il………………………………….......