SETE di PAROLA XXVII Settimana del Tempo Ordinario dal 5 all’ 11 ottobre 2014 VANGELO del GIORNO COMMENTO PREGHIERA IMPEGNO Domenica 5 ottobre 2014 Liturgia della Parola Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43 LA PAROLA DEL SIGNORE In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». … È MEDITATA Dopo il sorpasso delle prostitute e dei pubblicani, i sacerdoti e gli anziani devono mandar giù un altro boccone amaro. Con questa nuova parabola la seconda di un trittico che Matteo ha abilmente composto - Gesù svela la chiave di lettura della storia della salvezza, cavalcando le onde dell'allegoria della vigna del grande Isaia, che troviamo nella prima lettura di oggi. La vigna è il popolo di Israele, il padrone è Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi i profeti e il Figlio è Gesù. Il racconto della parabola narra l'intreccio della nostra infedeltà con la passione ostinata di Dio. Gesù anticipa ciò che sta per accadere: come i profeti e il cugino asceta Giovanni, anche Lui verrà rifiutato. Gli ascoltatori vengono raggiunti nelle loro chiusure e presunzioni: sanno rispondere correttamente alla domanda del Rabbì di Nazareth, ma non ne traggono le conseguenze, non si lasciano aprire gli occhi. Sono convinti che Gesù parli con loro. In realtà, il Maestro, parla di loro. E' bellissimo questo padrone attento e appassionato per la sua vigna. La pianta con cura, le fa una siepe attorno che possa custodirla come il suo abbraccio, scava un frantoio perché è certo che porterà frutto 2 È bella questa immagine di un Dio appassionato, che fa per me ciò che nessuno farà mai; un Dio contadino che, come fa ogni contadino, dedica alla vigna più cuore e più cure che ad ogni altro campo. Dio ha per me una passione che nessuna delusione spegne, che non è mai a corto di meraviglie, che ricomincia dopo ogni mio rifiuto ad assediare il cuore. Per prima cosa, prima di qualsiasi azione, io voglio sostare dentro questa esperienza: sentire di essere vigna amata, lasciarmi amare da Dio. Non sono altro che una vite piccolina, ma a me, proprio a me Dio non vuole rinunciare. abbondante e costruisce una torre perché dall'alto la si possa sorvegliare. Ma questa tenerezza contrasta con la furia omicida dei vignaioli che fanno piazza pulita dei servi e nemmeno si arrestano davanti al figlio. Questo contrasto è l'eterno intreccio tra l'amore di Dio e il nostro rifiuto. Quanti messaggeri Dio manda nella nostra vita e quante chiusure, mediocrità e falsità ancora segnano il nostro rapporto con Lui. Quando ci apriremo per davvero alla sua visita? Quando smetteremo di pretendere che Dio ci ascolti, senza aver nemmeno provato a sentire se Lui ha qualcosa da dirci? Quando concederemo a Lui il primato sulla nostra vita? … È PREGATA O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. … MI IMPEGNA Questa parabola ci provoca? Sentiamo che ci interpella personalmente e come comunità? Le attese del Signore e i tentativi che fa per ottenere i “frutti”, cadono a vuoto e restano delusi oppure trovano in noi i vignaioli fedeli che “glieli consegnano a suo tempo”, puntualmente? Ogni gesto di bontà, ogni compimento del proprio dovere, ogni testimonianza, ogni servizio, ogni preghiera perché su tutta la terra cresca il popolo nuovo che fa “fruttificare il Regno”: sono tutti frutti, uno più bello e più gustoso dell’altro, di cui quotidianamente possiamo riempire il nostro cesto per il Signore. Alla sera proverò a verificare quanti e quali frutti ho potuto offrirgli per la gioia sua e mia. 3 Lunedì 6 ottobre 2014 Liturgia della Parola Gal 1,6-12; Sal 110; Lc 10,25-37 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». … È MEDITATA Chi è il mio prossimo? Non è una domanda ingenua quella rivolta a Gesù, ma una delle tipiche domande che i discepoli rivolgevano ai rabbini. Prossimo è chi ti sta vicino, il tuo connazionale, quello della tua tribù e della tua razza. Quindi lo devi amare e rispettare, gli altri, pazienza. Gesù, invece, ribalta la prospettiva, e ribalta anche lo sprovveduto dottore della legge! È il samaritano il protagonista della parabola, lo straniero, il clandestino che, nel momento del bisogno, è l'unico che si ferma. Non come i devoti e i preti che tirano diritto, con tutte le loro sane e sacrosante ragioni. Ma tirano diritto. È l'odiato e disprezzato samaritano da imitare, nel suo prendersi cura, farsi carico, pagare di persona. Così è l'amore, amici: lontano dalla teoria e ben saldo nella pratica, declinato nelle mille sfumature che la vita ci propone. E Gesù provoca il discepolo, e noi: "non chiederti chi ti è prossimo, ma a chi sei disposto di farti prossimo?". Proprio le persone più antipatiche, più difficili, più meschine, quelli che consideriamo l'avversario e il nemico sono il nostro prossimo di cui farci carico. Lasciamo pure che questa parola ci imbarazzi, ci giudichi, ci scomodi: abbiamo tutta la vita per convertirci! 4 Dio sempre vuole la misericordia e non la condanna verso tutti. Vuole la misericordia del cuore, perché Lui è misericordioso e sa capire bene le nostre miserie, le nostre difficoltà e anche i nostri peccati. Dà a tutti noi questo cuore misericordioso! Il Samaritano fa proprio questo: imita proprio la misericordia di Dio, la misericordia verso chi ha bisogno. … È PREGATA Signore Gesù, donami la Grazia di non passare mai “oltre” quando incontro lungo la strada una persona colpita dalla sventura. Ti dico “donami la Grazia” perché solo chi vive la virtù è capace di vedere quello che conviene a quella virtù. Così, chi è caritatevole capisce ciò che conviene alla carità, come chi è puro capisce ciò che conviene alla purezza. Chi non vive finisce per non capire. Allora, dammi di essere caritatevole. Amen. … MI IMPEGNA « Se uno dicesse: “Io amo Dio” e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede ». Vi è un collegamento inscindibile tra amore di Dio e amore del prossimo. Entrambi si richiamano così strettamente che l'affermazione dell'amore di Dio diventa una menzogna, se l'uomo si chiude al prossimo o addirittura lo odia. L'amore per il prossimo è una strada per incontrare anche Dio e il chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio. Il programma del cristiano — il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù — è « un cuore che vede ». Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente. (Benedetto XVI) Martedì 7 ottobre 2014 Beata Vergine Maria del Rosario - Il Rosario è, nato dall'amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta. L'oggetto che serve alla recita di questa preghiera, cioè la corona, è di origine molto antica. Gli anacoreti orientali usavano pietruzze per contare il numero delle preghiere vocali. Nei conventi medioevali i fratelli laici, dispensati dalla recita del salterio per la scarsa familiarità col latino, integravano le loro pratiche di pietà con la recita dei "Paternostri", per il cui conteggio S. Beda il Venerabile aveva suggerito l'adozione di una collana di grani infilati a uno spago. Poi, narra una leggenda, la Madonna stessa, apparendo a S. Domenico, gli indicò nella recita del Rosario un'arma efficace per debellare l'eresia 5 albigese. Nacque così la devozione alla corona del rosario, che ha il significato di una ghirlanda di rose offerta alla Madonna. La celebrazione della festività odierna, istituita da S. Pio V per commemorare la vittoria riportata nel 1571 a Lepanto contro la flotta turca (inizialmente si diceva "S. Maria della Vittoria"), il giorno 7 ottobre, che in quell'anno cadeva di domenica, venne estesa nel 1716 alla Chiesa universale, e fissata definitivamente al 7 ottobre da S. Pio X nel 1913. Liturgia della Parola Gal 1,13-24; Sal 138; Lc 10,38-42 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». … È MEDITATA Noi vogliamo fare chissà cosa per il Signore: non capiamo che è Lui che deve agire. Siamo presi dalle cose da fare: non capiamo che è Lui che deve agire. Il Signore ci chiede la disponibilità perché Lui possa agire. Il Signore vuole la priorità: noi dobbiamo presentarci a Lui in semplicità. Maria ha afferrato l’essenziale: ciò che conta è stare con Gesù. Le altre cose vengono dopo. Il fare spesso non deriva dalla generosità ma dall’egocentrismo poiché pensiamo di dover fare tutto noi e non siamo disponibili a fare agire il Signore. Il cristianesimo, la santa fede rivelata, spesso noi lo rendiamo stressante perché lo interpretiamo per quello che non è e cioè una religione del fare. La stessa Santa Messa, il momento culmine, in cui il cristiano dovrebbe trovare il conforto dell’aiuto del Signore, la pace nella confidenza in Lui, il distacco dalle cose passeggere, la forza per la missione, noi la rendiamo stressante cercando sempre di trovare idee e significati che motivino la nostra partecipazione e rendano “interessanti” i Sacri Misteri. Quale goffaggine! Ebbene il Signore vuole la priorità: è Lui a parlare, noi dobbiamo ascoltare. Come ha fatto Maria di Nazaret. --------------------------------------------- 6 Il Rosario pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l'opera dell'Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore. Giovanni Paolo II … È PREGATA Signore Gesù, aiutami a svolgere con serenità i mille compiti di ogni giorno e concedimi prima ancora di trovare il tempo necessario per restare ai tuoi piedi in obbediente e amoroso ascolto di Te. Amen. … MI IMPEGNA Ciò che conta è stare con Gesù. Mi interrogo sulla consistenza della mia preghiera. Una proposta, allora: perché non far diventare Betania la nostra giornata? Dedicare ogni giorno un momento, anche piccolo, in cui interrompere il flusso di parole che rivolgiamo a Dio per metterci in ascolto di ciò che lui, una volta tanto vuole dirci. Siamo la consolazione di Dio, amici, siamo la consolazione di Dio, ascoltiamo il Figlio dell'uomo che ci onora di essere suoi famigliari... Mercoledì 8 ottobre 2014 Liturgia della Parola Gal 2,1-2.7-14; Sal 116; Lc 11,1-4 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione». 7 … È MEDITATA Dai racconti evangelici emerge con estrema chiarezza che la preghiera è una dimensione essenziale nella vita di Gesù. Più volte si narra di Gesù che si ritira in preghiera in luoghi appartati, e spesso di notte. Era per i discepoli una esperienza del tutto singolare. Essi con attenzione osservavano il loro maestro pregare. Luca racconta che al termine di uno di questi momenti di preghiera di Gesù un discepolo gli chiede: "Signore, insegnaci a pregare". È una domanda bella che dobbiamo fare anche nostra. Abbiamo, infatti, bisogno di apprendere a pregare, e a pregare come pregava Gesù, con la stessa fiducia e la stessa confidenza che egli aveva verso il Padre. Gesù si rivolgeva al Padre, appunto, come Figlio, qual egli era. E così vuole che facciano anche i suoi discepoli. La prima parola che egli mette sulle loro labbra è "abba", il tenero appellativo con cui i bambini si rivolgevano al padre. Subito chiarisce che si tratta di un Padre che è comune a tutti noi, un Padre "nostro", appunto. Nella preghiera la prima attitudine richiesta è riconoscersi figli, bambini che si affidano totalmente al Padre comune. Seguono, quindi, le parole di lode a Dio perché il suo nome sia lodato e il suo regno venga presto tra gli uomini; e poi Gesù ci fa' chiedere il pane per la vita quotidiana ed anche il perdono vicendevole: pane e perdono, due dimensioni essenziali per la nostra vita. ------------------------------------------------------------------- La preghiera è la chiave che consente a Dio di entrare nel nostro cuore e riempirlo dei suoi doni. … È PREGATA Insegnaci a pregare, Signore, che ne sappiamo noi mendicanti, di preghiera? Come possiamo imitare la tua preghiera intensa, quella preghiera che ha preceduto e accompagnato ogni tua scelta, ogni tuo gesto, ogni tuo miracolo? No, sono fragili le nostre preghiere, non sanno chiedere, non sanno ringraziare, non sanno aspettare. Spesso, troppo spesso, sono solo fiumi di parole, invocazioni messe in fila quasi per sfinire te e noi... Insegnaci a pregare, Signore, per accedere a Dio, in nome tuo, per orientare la nostra vita, per sapere cosa fare, quando è tenebra; per resistere, quando è notte; per gioire, quando il sole della tua presenza è alto nel cielo della nostra vita! Insegnaci a pregare, Signore, perché abbiamo un solo Maestro che ci possa consolare e sei tu. Te solo riconosciamo, te solo invochiamo, senza correre dietro ad altri, senza illuderci che qualcuno, oltre a te, ci possa portare verso Dio. Insegnaci a pregare, Maestro, come fece Giovanni Battista con i suoi, per essere riconosciuti, per esserti discepoli. E Gesù risponde. Quando pregate, dite così: Padre... 8 … MI IMPEGNA Quando pronunciate la vostra preghiera, cercate di fare in modo che esca dal cuore. Nel suo vero senso, la preghiera non è altro che un sospiro del cuore verso Dio; quando manca questo slancio, non si può parlare di preghiera. Giovedì 9 ottobre 2014 Liturgia della Parola Gal 3,1-5; Sal Lc 1,69-75; Lc 11,5-13 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». … È MEDITATA Gesù conosce i dubbi che i discepoli hanno sull'efficacia della preghiera. E vuole chiarirli subito, tanto essa è importante per i credenti. Narra due parabole. La prima è quella dell'amico importuno. Gesù sembra voler spingere i discepoli ad essere anch'essi "importuni" con il Padre nella preghiera. È necessario perseverare nel domandare: "chiedete e vi sarà dato", dice ai discepoli, appunto come accade nella parabola. La preghiera insistente costringe Dio "ad alzarsi" e ad esaudire la nostra richiesta. E Dio, continua Gesù con la seconda parabola, non solo risponderà, ma darà sempre cose buone ai figli. Egli ascolta sempre coloro che si rivolgono a lui con fiducia. Davvero la preghiera ha una forza incredibile, riesce anche a "piegare" Dio verso di noi. Il problema è che spesso non siamo perseveranti nella preghiera, soprattutto nella preghiera comune, e non poche volte la nostra fiducia è davvero limitata. Lasciamoci toccare il cuore da questa pagina evangelica e scopriremo la forza e l'efficacia della preghiera. 9 Non è necessario dire tante parole nella preghiera. Dì sovente: "Signore, abbi pietà di noi come tu vuoi e come tu sai". Quando la tua anima è in angustie, dì: "Aiutami". E Dio ti farà misericordia perché sa quello che ti conviene. … È PREGATA Signore Gesù insegnami a saper insistere nel chiedere al Padre il dono del tuo Santo Spirito. Rendimi perseverante nella preghiera ben sapendo che “chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”. Amen. … MI IMPEGNA La qualità della nostra preghiera è in diretta relazione col rapporto di fedefiducia che abbiamo col Padre. E' il grande abbandono in Lui che ci ottiene lo Spirito Santo con tutte le sue energie per una vita vera e serena. La nostra preghiera è autentica se è perseverante. Dio non lo si "gettona"! Il cuore impara a contattarlo per qualunque necessità nella consapevolezza che Egli è l'Amore. Pregarlo ogni giorno, anzi ad ogni momento è il "respiro" che conta e mi fa vivere! Venerdì 10 ottobre 2014 Liturgia della Parola Gal 3,7-14; Sal 104; Lc 11,15-26 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, 10 non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima». … È MEDITATA PAPA FRANCESCO: Per favore, non facciamo affari con il demonio e prendiamo sul serio i pericoli che derivano dalla sua presenza nel mondo. La presenza del demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del demonio, con la vittoria di Dio sul demonio. Ma questi, ha avvertito, torna sempre con le sue tentazioni. E sta a noi non essere ingenui. Certamente è vero che in quel tempo si poteva confondere l’epilessia con la possessione del demonio, ma è anche vero che c’era il demonio. E noi non abbiamo il diritto di rendere la cosa tanto semplice, liquidandola come se si trattasse di malati psichici e non di indemoniati. Gesù ci offre alcuni criteri per capire questa presenza e reagire. Come andare per la nostra strada cristiana quando ci sono le tentazioni? Quando entra il diavolo per disturbarci? Il primo dei criteri suggeriti dal brano evangelico è che non si può ottenere la vittoria di Gesù sul male, sul diavolo, a metà. «O sei con me o sei contro di me; chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde». Non si può continuare a credere che sia un’esagerazione: O sei con Gesù o sei contro Gesù. E su questo punto non ci sono sfumature. C’è una lotta, una lotta in cui è in gioco la salvezza eterna di tutti noi. E non ci sono alternative, anche se a volte sentiamo «alcune proposte pastorali» che sembrano più accomodanti. «No! O sei con Gesù o sei contro. Questo è così. E questo è uno dei criteri. Ultimo criterio è quello della vigilanza. Dobbiamo sempre vigilare, vigilare contro l’inganno, contro la seduzione del maligno.:«Quando un uomo forte e ben armato fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è sicuro. E noi possiamo farci la domanda: io vigilo su di me? Sul mio cuore? Sui miei sentimenti? Sui miei pensieri? Custodisco il tesoro della grazia? Custodisco la presenza dello Spirito Santo in me?. Se non si custodisce arriva uno che è più forte, lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Sono questi, dunque, i criteri per rispondere alle sfide poste dalla presenza del diavolo nel mondo: la certezza che Gesù lotta contro il diavolo; chi non è con Gesù è contro Gesù; e la vigilanza. C’è da tener presente che «il demonio è astuto: mai è scacciato via per sempre, soltanto l’ultimo giorno lo sarà. Perché quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna; allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. 11 ---------------------------------------------------------------- Ecco perché è necessario vigilare. La sua strategia è questa: tu ti sei fatto cristiano, vai avanti nella tua fede, e io ti lascio, ti lascio tranquillo. Ma poi, quando ti sei abituato e non sei molto vigile e ti senti sicuro, io torno. Il Vangelo di oggi incomincia col demonio scacciato e finisce col demonio che torna. San Pietro lo diceva: è come un leone feroce che gira intorno a noi. E queste non sono bugie: è la Parola del Signore. Tutti coloro che si sono messi al seguito del Signore nostro Gesù Cristo sostengono una lotta spirituale. Ma per noi è facile combattere: il Signore ha avuto pietà di noi e ci ha dato lo Spirito Santo, che vive nella nostra Chiesa Silvano del Monte Athos … È PREGATA Signore Gesù, Tu sei venuto sulla terra per distruggere Satana, spirito del male e introdurre l’uomo nel tuo Regno di luce infinita. Concedimi la vittoria sul male e fa’ che, liberato dalle seduzioni del peccato, possa progredire di giorno in giorno nella via della perfezione. Amen. … MI IMPEGNA Medito sui criteri proposti dal Papa nella lotta contro il Demonio: la certezza che Gesù lotta contro il diavolo; chi non è con Gesù è contro Gesù; «la vigilanza». Sabato 11 ottobre 2014 Liturgia della Parola Gal 3,22-29; Sal 104; Lc 11,27-28 LA PAROLA DEL SIGNORE … È ASCOLTATA In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». … È MEDITATA Gesù stava con le folle ad insegnare. La sua è una parola che non resta senza effetto sulla vita, tanto che mentre parla anche guarisce un indemoniato. E' una visione straordinaria, perché le parole degli uomini spesso sono vuote e non cambiano la realtà. Forse proprio per questo una donna esclama "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da 12 pregare, ad allacciarsi i sandali. Che inaudito mistero è Nazareth e la sua quotidianità per noi che mal sopportiamo la quotidianità sempre uguale e ripetitiva e che invece Dio abita e riempie di straordinarietà...! Che Maria ci assista nel nostro voler essere discepoli, sia lei, davvero a guidarci a prendere sul serio Dio, perché anche in noi egli faccia grandi cose come in Maria. Grandi cose tu hai fatto, Signore, in Maria e grandi cose fai in chi si lascia fare. Rendici docili e concreti nell'accogliere la Parola, Dio vivente nei secoli. cui hai preso il latte!" Crede così di esprimere ammirazione per Gesù, in realtà non fa' che dare voce al modo di pensare mondano secondo il quale tutto nasce naturalmente secondo le leggi di sempre. Gesù la contraddice: la Parola del Signore non nasce dalla sapienza del mondo, ma anzi è lei che genera una nuova vita, risana quella malata, ridona la pace e permette la conversione dei cuori. Sì, ascoltare e vivere la parola ci rende veri figli di Dio. ---------------------------------------------------------------- Maria accoglie la Parola che, in lei, diventa carne, volto, voce, vede la Parola crescere e sgambettare per casa, insegna a Dio a parlare, a … È PREGATA Signore Gesù, la Madre tua è veramente beata perché ha custodito nel suo cuore la tua Parola. Fa’ che, sul suo esempio e con la premurosa sollecitudine, possa anch’io partecipare della beatitudine di chi ascolta e mette in pratica la tua Parola. Amen. … MI IMPEGNA Oggi offrirò il mio cuore a Gesù: Gli prometterò l'ascolto pieno della Sua Parola e il Suo ricordo costante, perché Egli possa essere generato in me fino a trasformare in Sé tutta la mia persona. Pregherò Maria che interceda per me. PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Mercoledì, 24 settembre 2014 Viaggio Apostolico in Albania Oggi vorrei parlare del Viaggio Apostolico che ho compiuto in Albania domenica scorsa. Lo faccio anzitutto come atto di ringraziamento a Dio, che mi ha concesso di compiere questa Visita per dimostrare, anche 13 fisicamente e in modo tangibile, la vicinanza mia e di tutta la Chiesa a questo popolo. Desidero poi rinnovare la mia fraterna riconoscenza all’Episcopato albanese, ai sacerdoti e ai religiosi e religiose che operano con tanto impegno. Il mio grato pensiero va anche alle Autorità che mi hanno accolto con tanta cortesia, come pure a quanti hanno cooperato per la realizzazione della Visita. Questa Visita è nata dal desiderio di recarmi in un Paese che, dopo essere stato a lungo oppresso da un regime ateo e disumano, sta vivendo un’esperienza di pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Mi sembrava importante incoraggiarlo su questa strada, perché la prosegua con tenacia e ne approfondisca tutti i risvolti a vantaggio del bene comune. Per questo al centro del Viaggio c’è stato un incontro interreligioso dove ho potuto constatare, con viva soddisfazione, che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. Loro la praticano! Si tratta di un dialogo autentico e fruttuoso che rifugge dal relativismo e tiene conto delle identità di ciascuno. Ciò che accomuna le varie espressioni religiose, infatti, è il cammino della vita, la buona volontà di fare del bene al prossimo, non rinnegando o sminuendo le rispettive identità. L’incontro con i sacerdoti, le persone consacrate, i seminaristi e i movimenti laicali è stata l’occasione per fare grata memoria, con accenti di particolare commozione, dei numerosi martiri della fede. Grazie alla presenza di alcuni anziani, che hanno vissuto sulla loro carne le terribili persecuzioni, è riecheggiata la fede di tanti eroici testimoni del passato, i quali hanno seguito Cristo fino alle estreme conseguenze. È proprio dall’unione intima con Gesù, dal rapporto d’amore con Lui che è scaturita per questi martiri – come per ogni martire – la forza di affrontare gli avvenimenti dolorosi che li hanno condotti al martirio. Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle capacità organizzative o dalle strutture, che pure sono necessarie: la sua forza la Chiesa non la trova lì. La nostra forza è l’amore di Cristo! Una forza che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira l’odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono, testimoniando così la misericordia di Dio. Percorrendo il viale principale di Tirana che dall’aeroporto porta alla grande piazza centrale, ho potuto scorgere i ritratti dei quaranta sacerdoti assassinati durante la dittatura comunista e per i quali è stata avviata la causa di 14 beatificazione. Questi si sommano alle centinaia di religiosi cristiani e musulmani assassinati, torturati, incarcerati e deportati solo perché credevano in Dio. Sono stati anni bui, durante i quali è stata rasa al suolo la libertà religiosa ed era proibito credere in Dio, migliaia di chiese e moschee furono distrutte, trasformate in magazzini e cinema che propagavano l’ideologia marxista, i libri religiosi furono bruciati e ai genitori si proibì di mettere ai figli i nomi religiosi degli antenati. Il ricordo di questi eventi drammatici è essenziale per il futuro di un popolo. La memoria dei martiri che hanno resistito nella fede è garanzia per il destino dell’Albania; perché il loro sangue non è stato versato invano, ma è un seme che porterà frutti di pace e di collaborazione fraterna. Oggi, infatti, l’Albania è un esempio non solo di rinascita della Chiesa, ma anche di pacifica convivenza tra le religioni. Pertanto, i martiri non sono degli sconfitti, ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l’onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e orizzonti di speranza. Questo messaggio di speranza, fondato sulla fede in Cristo e sulla memoria del passato, l’ho affidato all’intera popolazione albanese che ho visto entusiasta e gioiosa nei luoghi degli incontri e delle celebrazioni, come pure nelle vie di Tirana. Ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore risorto, per poter essere lievito evangelico nella società e impegnarsi, come già avviene, in attività caritative ed educative. Ringrazio ancora una volta il Signore perché, con questo Viaggio, mi ha dato di incontrare un popolo coraggioso e forte, che non si è lasciato piegare dal dolore. Ai fratelli e sorelle dell’Albania rinnovo l’invito al coraggio del bene, per costruire il presente e il domani del loro Paese e dell’Europa. Affido i frutti della mia visita alla Madonna del Buon Consiglio, venerata nell’omonimo Santuario di Scutari, affinché Lei continui a guidare il cammino di questo popolo-martire. La dura esperienza del passato lo radichi sempre più nell’apertura verso i fratelli, specialmente i più deboli, e lo renda protagonista di quel dinamismo della carità tanto necessario nell’odierno contesto socio culturale. Io vorrei che tutti noi oggi facessimo un saluto a questo popolo coraggioso, lavoratore, e che in pace cerca l’unità. 15 Padre dei cieli, che nella Santa Famiglia ci hai dato un modello di vita, aiutaci a fare della nostra famiglia un'altra Nazareth dove regnano l'amore, la pace e la gioia. Aiutaci a stare insieme nella gioia e nel dolore, grazie alla preghiera in famiglia. Insegnaci a vedere Gesù nei membri della nostra famiglia. Fa' che il Cuore di Gesù renda i nostri cuori miti e umili come il Suo. E aiutaci a svolgere santamente i nostri doveri familiari. Fa' che possiamo amarci come Tu ci ami, e perdonarci i nostri difetti come Tu perdoni i nostri peccati. Amen. MADRE TERESA DI CALCUTTA 16