La globalizzazione della grecità: Ellenismo e filosofia stoica Prof

La globalizzazione della grecità: Ellenismo e filosofia stoica
Prof. Emmanuele Vimercati - Docente di Storia della Filosofia Antica presso la
Pontificia Università Lateranense
Domande del pubblico
D=Domanda (o riflessione) del pubblico
R=Risposta del relatore
D) Quanto ha influito lo Stoicismo sulla nascita del cristianesimo? E cosa resta dello
Stoicismo oggi?
D) Secondo me bisogna far diventare il caso destino. Volevo dire che l’Ellenismo
secondo me ha abbassato il livello della poesia.
D) Lei ha detto prima che anche gli dei erano espressione di una divinità quasi
superiore, dove divinità per loro era le cose come erano, era un accettare la vita e la
natura e le leggi naturali. E’ bellissimo questo.
R) Il termine accettare non rispecchia esattamente il concetto, perché si accetta malgrado. Sarebbe
meglio dire: condividere.
D) Aderire. E’ molto bella questa cosa. Volevo dire anche che è il contrario di un Dio
esterno. E’ la ragione elevata a Dio, la razionalità, la facoltà umana di ragionare, la
sapienza elevata al di sopra. Lo trovo quasi laico, molto avanzato, da venire, da
perseguire.
D) I greci hanno evitato i gladiatori, l’arena. Io sono andata a vedere in un’arena un
toro quando ero giovane e mi sono rifiutata di guardare e una donna mi diceva:
guarda, guarda
D) Il messaggio degli Stoici mi sembra intimista. Ti danno una ricetta, devi adeguarti,
senza contrapporti, devi con la tua saggezza scoprire l’ordinamento dato da una
divinità, conoscerla come tale, accettare. Ecco questo atteggiamento degli Stoici in
che modo è riconducibile nella storia del mondo occidentale …
D) Ogni volta che si parla di stoici, sembra di andare su un terreno morto. Io ho delle
suggestioni: ai tempi del periodo classico c’era una grossa differenza tra i Greci e i
Barbari. Erodoto cominciò nelle sue storie a fare un confronto di civiltà. Ad un certo
punto il programma cambiò, perché lui parla dell’Egitto, parla della Libia. Il progetto
era quello. A un certo punto durante il corso della lavorazione invece cambia: Il
piccolo popolo greco in lotta con l’impero persiano. Cioè la prospettiva c’è. Forse
manco di sintesi. Di solito mi spiace che non si mettano in rapporto alcune riflessioni.
Una riflessione dunque: crolla il mondo Greco, c’è un’operazione politica e secondo
me un’operazione morale. L’operazione politica è che Alessandro Magno si serve
della cultura Greca per espandersi nel mondo, come Napoleone si serve dei principi
della rivoluzione francese per dominare. La mia impressione è che la differenza tra i
Barbari e i Greci crolla. Lo Stoicismo fu una rivoluzione morale profonda. E incide
anche sul mondo d’oggi. Non è solo intimistica. Cioè ad un certo punto anziché
puntare sulla città si punta sul senso della responsabilità e l’individuo nei confronti
degli altri, nei confronti del mondo. E poi un’altra cosa importantissima, secondo me,
è il cosmopolitismo: dato che esiste un principio unico, una ragione unica, un fuoco,
allora siamo tutti simili, siamo tutti uguali. Marco Aurelio nella sua tenda dice “che
differenza c’è umanamente tra me e lo schiavo?”. Ecco, arriva a questo. Io credo
che questo aspetto sia da usare. Poi un’ultima suggestione che mi viene: il mondo
romano è impregnato di Stoicismo. A parte Seneca, a parte Cicerone, ma non
approfondivano. Il mondo romano apprezzava molto il senso del diritto. E qui c’è un
senso di responsabilità adattata al senso della giustizia. La persona cosciente era un
cittadino, era quella che apprezzava il senso della ponderatezza, il senso
dell’equilibrio. E’ fondamentale questo. E’ un retaggio nostro, è un retaggio romano.
Quindi: confronto di culture, senso di responsabilità, cosmopolitismo. Sono tutti
aspetti che incidono sul mondo d’oggi, credo.
D) Seneca e Cicerone sono morti ammazzati!
D) Questi concetti stoici credo siano stati molto ripresi da un filone molto recente di
New Age negli anni novanta. Tutto quello che mi accade ha un motivo, Dio esiste,
logica universale. Però questa volta sono legati invece all’homo Faber, c’era l’idea
dell’ io penso positivo. Mi è molto piaciuto il suo legame con la storia precedente. Mi
chiedevo, siccome quella storia è anche una storia di perdita del potere, se non ci fosse
questa ripresa … da ritenersi un po’ impotenti, dal punto di vista economico e sociale.
D) Io penso che il messaggio degli stoici sia stato ripreso nella sua essenza in pieno
dal cristianesimo: abbandonati alla provvidenza …
D) Specificatamente sull’etica dei principi. E’ associata ad un tema di cura. Il buon
esito della mia azione è massimamente connesso alla bontà dei principi. Questo
aspetto sembra a tutt’oggi una lettura principe. Se andiamo in campo medicale,
psicanalitico, l’atteggiamento, la percezione del proprio io...sappiamo che
portano...però se si passa sul campo d’azione siamo molto avanzati perché il buon
esito dell’azione, la ragionevolezza è legato all’etica della conseguenza.
R) La filosofia Stoica riprende il concetto di divino delle origini. Il termine logos dà di più l’idea di
questa conflagrazione cosmica, di questo ritorno ciclico. Quello che è affascinante è che per i
filosofi delle origini presocratiche, della scuola di Teeteto ma non solo, il concetto di divino non è,
come ci ha insegnato la tradizione successiva, altro dal mondo, ma il divino è qui, il mondo stesso è
divino, è manifestazione della divinità in quanto tale. L’approccio stoico dia un approccio
sostanzialmente panteistico e in parte era quello delle filosofie delle origini. Il divino non sta
altrove, ma sta nell’immanenza (qui tra noi). Se Dio è qui tra noi si tratta di trasformare il caso in
destino, come lo intendono gli Stoici, ovvero tutto regolato. Significa concretamente che tutto ha
delle precise cause razionalmente identificabili e spiegabili. Questo è lo sforzo fatto dagli Stoici.
Cioè individuare la catena delle cause, così loro interpretavano il senso del destino, che risalisse
fino alla causa prima (ragione divina).
R) La questione interessante pure della filosofia Stoica come una sorta di terapia. In qualche modo
il termine terapia è oggi usato per molti aspetti in modo appropriato rispetto all’etica antica.
Soprattutto se teniamo presente quella che è l’autentica origine della filosofia. Perché si fa filosofia?
Platone e Aristotele concordemente utilizzano un termine che è emblematico: Zauma troppo
genericamente tradotto come meraviglia. L’origine della Filosofia è la meraviglia di fronte al
mondo. Non è che questa meraviglia è intesa come lo stupore, il fascino che un bambino prova di
fronte a un gioco al luna park. L’uomo è inserito in una barca in un mare che non riesce a
controllare. L’immagine: sembra di essere collocati su una giostra di cui non si controllano i
comandi. Allora questa Zauma è così divertente? Se c’è non solo una meraviglia, ma una paura di
fondo che ci sfugge, di cui non controlliamo le regole del gioco, evidentemente la filosofia dovrà
fungere da terapia dell’angoscia che in un modo o nell’altro questo mondo ci sottopone, ci causa.
Zauma si trova citato nel Teeteto, di Platone passo 155 D.
La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell’anima.
R) Ecco l’aspetto più politico. Gli stoici hanno un approccio nei confronti del mondo
profondamente diversi rispetto a quanto accaduto precedentemente. Ricordiamoci la famosa lettera
di Aristotele ad Alessandro. Aristotele raccomandava ad Alessandro a tenere un atteggiamento
diverso a seconda che si confrontasse con i Greci o con i Barbari. Con i Greci doveva favorire la
libertà, trattali alla pari, ma i barbari invece andavano sottomessi perché quella era la loro
tradizione. Aristotele è ancora l’erede di questa mentalità che gli stoici cercano di sorpassare
proprio riconosciuto l’unicità del principio universale che permea la natura delle cose. Insegna ad
essere co-protagonisti, accanto al volere del divino. Marco Aurelio, il leader supremo dell’impero
romano, con lo schiavo in una filosofia che accomunava il primo e l’ultimo della scala sociale. Io
non conosco altre scuole filosofiche che abbiano così manifestamente accostato personaggi così
diversi socialmente. Tra l’altro Teeteto ha influenzato Marco Aurelio.
R) Stoicismo e cristianesimo? La settimana scorsa sono a Roma a fare esami uno studente, cito
testualmente: “La religione stoica, non dice filosofia ma religione, è un po’ come il cristianesimo. Sì
insomma agli stoici non piacevano le comodità”. La cosa mi ha preoccupato, non tanto per lui
quanto per me. Mi sono fatto due domande…
L’influsso è fortissimo soprattutto sulla tradizione proto-cristiana, dei padri della chiesa. L’incipit
del vangelo di Giovanni: in principio era il logos. Ora è chiaro che questo termine logos per quanto
permeato in contesto della moltitudine di valori è un termine che assurge valenza filosofica
soprattutto con gli stoici e che penetra nel contesto giudaico vicino oriente proprio attraverso gli
stoici, sono gli stoici a dare connotazione filosofica di un certo livello. Un termine che si presta ad
essere interpretato in molteplici modi. Logos significa la ragione, la provvidenza significa in campo
matematico il rapporto, quindi l’armonia. C’è anche un’interpretazione religiosa. C’è una cosa che
tengo a sottolineare nello stoicismo… è la questione della autosufficienza. In qualche modo gli
stoici, eredi dalla tradizione socratica, insistono molto sulla autosufficienza o della virtù in vista
della felicità. Comportarsi in modo virtuoso è già di per sé un premio a prescindere dall’esistenza di
un premio ultraterreno; essere virtuosi è già un premio in se stesso perché ci rende felici. E qui
quella frase meravigliosa che è un po’ la sintesi della filosofia stoica: per il saggio la vita è una
festa, perché il saggio riconosce in tutto ciò che gli accade una festa
D) Mi dà la sensazione la filosofia stoica forse limitativa alla filosofia in generale, al
fare filosofia. Se filosofia è ricerca della sapienza, della verità senza limiti, eccetera. Mi
dà l’idea, forse lei mi correggerà, che lo stoicismo cerchi di chiudere in qualche modo in
un orizzonte supremo. Come dire: dove vuoi andare, tanto è già tutto confezionato è già
tutto scritto.
D) Tornando al discorso che lo stoicismo è una filosofia che coinvolge sia lo schiavo,
sia l’imperatore e che poi fa riferimento alle religioni orientali, guardando invece a un
mondo più esteso …come si inserisce?
D) Due domande, una politica. Mi sembra di cogliere nel passaggio tra la Polis e
l’ellenismo un po’ quello che sta succedendo oggi. C’è la crisi dello stato nazione a
fronte della globalizzazione. E quindi lei parlava della difficoltà di governare questi
processi di apertura e della perdita della dimensione locale e oggi mi sembra la stessa
cosa. Globalizzazione che mette in crisi i meccanismi di governance mondiali. Sicché il
ritorno alla Polis significa federalismo? Bossi potrebbe essere la risposta?La seconda
domanda: volevo parlare di etica più di
D) etica stoica. Volevo fare un salto in avanti e chiedere una risposta: l’etica, io con
alcuni sono un appassionato di epistemologia e filosofia della scienza, quindi verso
l’etica ho qualche riserva. Penso che sul fronte dell’etica la filosofia abbia detto poco.
La domanda che vorrei farle, anche alla luce dell’insegnamento stoico: riusciamo a
definire una volta per tutte cos’è bene e cos’è male e a individuare un approccio
oggettivo alla questione dell’etica?
R) Dal momento che gli Stoici sono convinti della provvidenzialità e della bontà di tutto ciò che
accade non c’è bisogno di cercare un'altra dimensione rispetto a questa, anzi gli stoici sostenevano
che, per una serie di ragioni, alla fine di questo cosmo se ne sarebbero prodotti infiniti altri, ma
assolutamente identici a questo. C’è questo eterno ritorno degli uguali. Tutto si sarebbe ripetuto in
modo identico a diciamo a questo nostro cosmo proprio perché esso è in quanto tale razionale e
compiuto potremmo dire.
R) La questione poi degli influssi orientali: anche questi sono altrettanto decisivi e diciamo attestati,
anche se dal punto di vista strettamente filosofico non chiaramente dimostrati. Però Zenone,
fondatore della scuola, non era greco, era fenicio. Veniva quindi dal vicino oriente. Ma aveva una
tradizione alle spalle non puramente greca. Questa tendenza al cosmopolitismo, che non è soltanto
un fenomeno politico, era anzitutto culturale. Cioè l’idea di considerare uomini come fratelli
certamente risente di un influsso orientale che è largamente attestato nella tradizione successiva giù
fino al cristianesimo.
R) La questione del federalismo: io mi sono occupato abbastanza a fondo della questione del
federalismo nell’antichità e in alcuni aspetti della tradizione moderna. Ho fatto il dottorato su
quello. Il federalismo è la più originale risposta che il mondo greco dà alla crisi della Polis. Non
solo alla crisi come si è riscontrata, ma la crisi già prevista in età arcaica. Cioè gli Stati federali sono
attestati già in età arcaica e rifioriscono nel IV secolo di fronte alla manifesta crisi della Polis. Si
cercano forme di organizzazione politica che consentano di superare lo statuto monadico delle
singole Polis che finivano per essere inevitabilmente rissose. Lo stato federale è una delle soluzioni.
Nei termini moderni lo stato federale è la dimensione GLOCAL. Lo stato federale è la dimensione
politica, compiuta, la dimensione locale perché le singole Polis garantivano la cittadinanza e la
cittadinanza federale. I cittadini avevano una duplice cittadinanza, come se fossero cittadini italiani
e cittadino dell’unione europea. I docenti con i quali mi sono trovato a studiare, in Germania e in
Austria, proponevano questo rapporto. In tedesco è la coesione tra stati. C’era un’unica moneta
negli stati federali. La soluzione anche più moderna perché garantiva il locale, la dimensione locale
garantiva la libertà perché, a differenza degli stati federali, c’era un’assemblea rappresentativa. Le
assemblee plenarie dei cittadini di Mileto. Quella è la soluzione che dalla Grecia. E’ un fenomeno
che in Grecia nasce come fenomeno etnico, si creava lo stato federale di cittadini di una stessa
etnia, cultura. Ma poi si estende a livello politico, comprendeva anche parte del Peloponneso, anche
città non Achee.
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