I principi della dinamica Analizziamo ora la dinamica, cioè quella parte della fisica che studia il moto dei corpi prendendo in considerazione le cause che lo generano. Ricordiamo che la parte appena studiata è la cinematica cioè la parte della fisica che studia il moto dei corpi indipendentemente dalle cause che lo generano. Riprendiamo alcune considerazioni già affrontate. Le forze rappresentano l’aspetto della fisica con cui ci troviamo a dover interagire in ogni istante durante le nostre azioni quotidiane. Un semplice gesto può essere spiegato come l’attivazione di interazioni tra il soggetto e l’oggetto dell’azione. L’accelerazione di un corpo è definita come la capacità che esso ha di far variare la propria velocità, oppure rapporta tra la variazione di velocità in un determinato intervallo di tempo. Osservazione Se l’accelerazione è nulla deve risultare che la velocità finale deve essere uguale alla velocità iniziale. Nel caso che l’accelerazione sia costante (cioè non vari nel tempo) questo porta a concludere che la velocità vari nel tempo. Torniamo a considerare il legame tra accelerazione e velocità. Osservazione importante: se non c’è accelerazione la velocità di un corpo non varia. Consideriamo quindi un corpo in quiete, cioè con velocità iniziale nulla. Se ad un certo punto esercitiamo su di esso un’azione, possiamo ottenere due risultati il corpo si deforma; il corpo si muove; nell’ultimo caso se consideriamo l’intervallo di tempo in cui il corpo dalla velocità nulla passa alla velocità finale (che corrisponde all’istante in cui la forza smette di esercitare la sua azione), abbiamo una variazione di velocità quindi la presenza di un’accelerazione. La causa genera l’accelerazione è l’azione compiuta sul corpo. Pertanto la presenza di una forza è legata alla presenza di un’accelerazione. Viceversa, se consideriamo un corpo fermo che inizia ad accelerare necessariamente ci deve essere la presenza di un’azione che esercita una forza sul corpo. Quindi la presenza di un a forza è legata ad un’accelerazione. Forza “” Accelerazione Viceversa la presenza di un’accelerazione è legata ad una forza. Accelerazione “” Forza Si deduce quindi che queste due grandezze sono legate tra loro, anzi sono direttamente proporzionali, poiché l’esperienza mostra che all’aumentare della forza esercitata su un corpo aumenta anche la sua accelerazione. Inoltre è possibile osservare che se imprimiamo la medesima forza su due corpi di massa diversa, l’accelerazione dipende anche dalle masse, in particolare all’aumentare della massa a parità di forza, l’accelerazione diminuisce. Quindi la forza è: direttamente proporzionale all’accelerazione; inversamente proporzionale alla massa. Possiamo quindi enunciare alcuni risultati. Iniziamo con il caso in cui su un corpo non agisca nessuna forza. Primo principio della dinamica o principio d’inerzia Un corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificarne il suo stato. Osservazione Le possibilità per il moto di un corpo in assenza di forze sono due: la quiete; moto rettilineo uniforme. Poiché nel primo principio della dinamica non compare la forza, che è la causa in grado di modificare la velocità di un corpo, il corpo non subisce un’accelerazione, pertanto le alternative possibili in assenza di accelerazione sono moto rettilineo uniforme o la quiete. Deve essere precisato che in assenza di forze nel moto rettilineo uniforme anche la direzione non subisce variazioni quindi la traiettoria è data sempre dalla stessa direzione. Pertanto senza la presenza di una forza un corpo non può nemmeno cambiare la propria traiettoria. Osservazione Il moto possibile per un corpo posto in un luogo in cui non subisca l’influenza di alcuna forza è la quiete o il moto rettilineo uniforme, cioè: se un corpo è fermo e non subisce alcuna forza esso non è in grado di mettersi in moto se un corpo si muove si moto rettilineo uniforme esso non è in grado di modificare né la velocità ne la traiettoria. Ricordiamo che l’enunciato si chiama anche principio di inerzia poiché come vedremo tra breve la definizione di sistema di riferimento inerziale è legata a questi due tipi di moto. Nel caso in cui su un corpo agisca una forza abbiamo visto che per esso è possibile modificare la velocità e la traiettoria (vedi moto circolare uniforme) Secondo principio della dinamica La forza che agisce su un corpo è direttamente proporzionale all’accelerazione e alla massa. r r F = ma L’unità di misura della forza è il Newton: [F ] = [ma] = kg m2 = 1N s Definizione: una forza ha l’intensità di un newton se imprime ad un corpo di massa 1 kg un’accelerazione di 1 m s2 . La relazione precedente può essere scritta in due modi: r r F = ma notazione vettoriale notazione scalare F = ma Che relazione c’è tra le due? La prima si occupa di fare un bilancio tra le forze agenti e l’accelerazione risultante considerando direzione e verso delle forze. La seconda si occupa di fare un bilancio tra le forze agenti e l’accelerazione risultante dal punto di vista delle intensità. Per impostare i problemi sulle forze la prima è necessaria per impostare l’equazione scalare da risolvere. Dalla prima infatti è possibile ricavare la scomposizione della forze per utilizzare le componenti ottenute per impostare l‘equazione scalare. Il diagramma della forze Supponiamo di avere un sistema di più forze vogliamo stabilire un criterio per impostare l’equazione scalare da poter risolvere per il sistema di forze assegnato. Definizione: dati più valori g1 , g 2 ,...g n di una stessa grandezza si definisce somma di tali valori e la si indica con ∑g = g 1 + g 2 + ... + g n . Osservazione La sommatoria di valori si indica con il simbolo ∑ La sommatoria di un certo numero di forze agente su un corpo si indica con anche risultante delle forze agenti su un corpo. Consideriamo un sistema di vettori. v2 v1 v3 ∑f e viene detta Rappresentiamo i vettori in un piano cartesiano. y v2 v1 x v3 Applichiamo i vettori nell’origine y v2 v1 x v3 Scomponiamo i vettori secondo componente orizzontale e componente verticale y Diagramma delle forze v2 y v1 y v3 x v2 x v1x v3 y x Le componenti orizzontali appartengono tutte all’asse x mentre le componenti verticali appartengono tutte all’asse y, possiamo quindi sommare tra loro le componenti corrispondenti. La componente risultante lungo l’asse x è data da: ∑v x = v1x + v2 x + v3 x La componente risultante lungo l’asse y è data da: ∑v y = v1 y + v2 y + v3 y La risultante dell’intensità è da Mentre il vettore risultante ∑ v = (∑ v ) + (∑ v ) 2 x r ∑v 2 y si ottiene tramite la regola del parallelogramma applicata al sistema di vettori. Per calcolare le componenti dobbiamo considerare l’angolo formato dal vettore con l’asse delle x adottando la convenzione già vista per il moto circolare uniforme per cui gli angoli si misurano a partire dal semiasse positivo delle ascisse sino a giungere al vettore considerato descrivendo archi di circonferenza in senso antiorario. Per cui detti α1 , α 2 , α 3 gli angoli formati con il semiasse positivo dai vettori v1 , v2 , v3 si ha: v1x = v1 cos(α1 ) v1 y = v1 sin (α1 ) v2 x = v2 cos(α 2 ) v2 y = v2 sin (α 2 ) v3 x = v3 cos(α 3 ) v3 y = v3 sin (α 3 ) Osservazione L’orientamento degli assi (semiasse positivo e semiasse negativo) permette di determinare l’orientamento (e quindi il segno) per le componenti verticali e orizzontali quindi permette di stabilire se esse vanno sommate o sottratte tra loro. Esempio Calcolare al risultante delle seguenti forze y v2 v1 x v1 = 10 N , α1 = 50° v2 = 4 N , α 2 = 165° Scomponiamo i vettori secondo componente orizzontale e componente verticale y r v1 v1 y r v2 v2 y v2 x v1x = 10 cos(50 ) = 6,43 v1 y = 10 sin (50 ) = 7,67 v2 x = 4 cos(165) = −3,86 v2 y = 4 sin (165) = 1,04 v1x x Da cui si ottiene vx = 6,43 − 3,86 = 2,57 le componenti vanno sottratte poiché hanno versi opposti v y = 7,67 + 1,04 = 8,71 le componenti vanno sommate poiché hanno stesso verso v = vx2 + v y2 = 2,57 2 + 8,712 = 82,469 = 9,08 Osservazione Un sistema isolato tende sempre ad una situazione di equilibrio in cui le variabili che lo descrivono assumono nel tempo valori costanti. Inoltre ad ogni sollecitazione il sistema oppone resistenza e tende a tornare alla situazione d equilibrio predente. La prima legge della dinamica afferma che in assenza di forze un corpo rimane in quiete oppure si muove di moto rettilineo uniforme. Nella formula F = ma a parità di forza impressa la massa determina l’accelerazione. Al crescere del valore della massa l’accelerazione impressa diminuisce si descrive questo fatto affermando che la massa costituisce una misura di una proprietà dei corpi detta inerzia che descrive la resistenza che i corpi oppongono alla variazione del proprio stato di moto. L’attrito Il diagramma delle forze introdotto in precedenza descrive le forze agenti su un corpo in assenza di attrito. Definizione: si definisce attrito (o forza d'attrito) una dissipativa che si esercita tra due superfici a contatto tra loro e si oppone al loro moto. La forza d'attrito che si manifesta tra superfici in quiete tra loro è detta di attrito statico, tra superfici in moto si parla invece di attrito dinamico. Esistono tre diversi tipi di attrito: attrito radente: dovuto allo strisciamento (due superfici piane a contatto tra loro); attrito volvente: dovuto al rotolamento (un oggetto sferico che rotola su una superficie piana); attrito viscoso: relativo a un corpo immerso in un fluido (oppure una parte di fluido in movimento con velocità diversa considerata all’interno di un fluido che al contiene). L'attrito è dovuto soprattutto a fenomeni di adesione tra le molecole che compongono le superfici a contatto. Osservazione Gli effetti dell'attrito volvente sono in generale molto minori rispetto a quelli dovuti all'attrito radente. Consideriamo un corpo appoggiato su una superficie. Poiché l’attrito manifesta la sua azione grazie al contatto del corpo con la superficie la forza che determina la forza di attrito è la forza peso, poiché essa determina lo schiacciamento del corpo sul piano del moto e come osservato in precedenza dal momento che l'attrito è dovuto a fenomeni di adesione tra le molecole che compongono le superfici a contatto maggiore sarà l’aderenza tra le superfici, maggiore è l’attrito risultante. Per descrivere l’attrito risultate tra materiali diversi posti a contatto si utilizza un coefficiente di attrito statico per i corpi fermi (per essere messi in movimento si deve vincere la forza di attrito statico) e dinamico per i corpi in movimento (in questo caso l’attrito rappresenta l’opposizione al moto). Osservazione Nel caso di un oggetto appoggiato su 1) Piano orizzontale un piano orizzontale lo schiacciamento del corpo è determinato dalla totalità F1 dell’intensità della forza peso, la forza di attrito sarà data allora dalla relazione Fa = µFp Fp Dove µ rappresenta il coefficiente di attrito statico o dinamico tra i materiali posti a contatto. L’equazione del moto per un corpo trascinato da una forza orizzontale F1 in presenza di attrito è: F = ma F1 − µFp = ma 2) Piano inclinato Nel caso di un oggetto appoggiato su un piano inclinato lo schiacciamento del corpo è determinato dalla componente della forza peso F// che determina lo schiacciamento sul piano del moto. La forza peso determina in questo caso F⊥ Fp il moto con la componente parallela al piano di scorrimento e lo schiacciamento con la componente perpendicolare al piano del moto. L’equazione del moto diventa La forza di attrito sarà dalla allora dalla relazione Fa = µF⊥ . F = ma F// − µF⊥ = ma In un piano inclinato quindi la forza peso si scompone in: F// , componente parallela al piano del moto: ha la stessa direzione dello spostamento, quindi è la forza attiva responsabile del moto; F⊥ , componente perpendicolare al piano del moto: ha direzione perpendicolare allo spostamento quindi non modifica la velocità del corpo, nel caso di attrito tra il piano e il corpo determina la forza di attrito (è responsabile dell’aderenza dei due corpi). Possiamo descrivere il piano inclinato utilizzando grandezze geometriche (altezza, base, lunghezza): l h b Ricordando che la forza peso è data dalla formula Fp = mg Possiamo scrivere F// e F⊥ utilizzando l’langolo di inclinazione del piano oppure le grandezze geometriche: Angolo di inclinazione Forza parallela F// = Fp sin (α ) Forza perpendicolare F⊥ = Fp cos(α ) Grandezze geometriche F// = h Fp l F⊥ = b Fp l Sistemi di riferimento inerziali Come abbiamo già visto non esiste il moto assoluto, c’è sempre bisogno di un sistema di riferimento per individuare il tipo di moto di un corpo. È possibile infatti che un corpo sia in moto rispetto un riferimento e che lo stesso corpo sia in quiete rispetto un altro riferimento. Esempio Dato un treno su cui si considero un passeggero seduto ed una valigia. Allora si ha: la valigia è in quiete rispetto al passeggero; la valigia è in moto rispetto un passaggio a livello in cui transita il treno. Definizione: un sistema di riferimento si definisce inerziale se per tale riferimento è valido il primo principio della dinamica. Il fine che abbiamo è di individuare in quale condizioni le leggi della dinamica che governano il moto dei corpi sono valide per un sistema di riferimento. Si può dimostrare che i principi della dinamica valgono soltanto rispetto ai sistemi di riferimento che si muovono di moto rettilineo uniforme. Osservazione Con un’accettabile approssimazione possiamo considerare le stelle lontanissime dal sole come stelle fisse rispetto al moto del sistema solare. Allora possiamo considerare il sistema di riferimento delle stelle fisse la cui origine è in una di queste stelle e i cui assi sono orientati utilizzando le sempre le stelle fisse. Tale sistema di riferimento viene considerato inerziale quindi ogni altro sistema di riferimento che si muova di moto rettilineo uniforme o che sia in quiete rispetto ad esso è inerziale. Un sistema di riferimento per essere inerziale non deve né accelerare né ruotare rispetto ad un sistema di riferimento inerziale. Dunque, le leggi fondamentali della dinamica sono valide in un sistema di riferimento che si muove di moto rettilineo uniforme (o che è in quiete) rispetto ad un sistema inerziale. Un sistema non è inerziale quando ruota o varia di velocità in intensità e direzione rispetto un sistema di riferimento inerziale. In questo caso infatti su un corpo, oltre alle accelerazioni impresse dalle forze applicate all’interno del sistema, si manifestano delle accelerazioni dovute alle variazioni di velocità in intensità e direzione del sistema rispetto ad un o inerziale. Queste accelerazioni sono dovute all’esistenza di forze dette apparenti perché nessun ente fisico è responsabile di tali forze. Osservazione Su un corpo in un sistema che ruota rispetto un sistema inerziale oltre alle accelerazioni impresse dalle forze applicate all’interno del sistema si nota la presenza di forza centripeta. Su un corpo in un sistema che accelera rispetto un sistema inerziale oltre alle accelerazioni impresse dalle forze applicate all’interno del sistema si nota la presenza di un’ulteriore forza. Definizione: si definisce forza apparente la forza che agisce su un corpo in moto in un sistema di riferimento non inerziale dovuta proprio al moto del sistema di riferimento non inerziale rispetto al sistema di riferimento inerziale. Osservazione La terra rispetto al sistema di riferimento delle stelle fisse è (con buona approssimazione) un sistema di riferimento inerziale. Terzo principio della dinamica (principio di azione e reazione) Se un corpo A esercita una forza f su un corpo B, allora il corpo B esercita una forza –f (uguale e contraria) sul corpo A. Osservazione Tale principio afferma che un sistema che subisce una sollecitazione esercita un’azione che tenta di opporsi alla modifica che la forza esterna tenta di imprimere. Approfondimento 1) Forza centripeta Consideriamo un moto circolare. Abbiamo visto che è presente un’accelerazione centripeta, cioè che fa incurvare la traiettoria verso l’interno della circonferenza. Dalla relazione r r F = ma Si deduce che nel moto circolare è presente una forza centripeta che, ricordando l’espressione v2 a = , si può scrivere: R F = m⋅ v2 R Per un’auto che affronta una curva la forza di coesione della macchina con l’asfalto è rappresentata dalla forza di contatto tra il pneumatico e il fondo stradale, ma tale forza è l’attrito. Quindi una macchina che affronta una curva la può superare senza uscire di strada se la sua velocità è tale che la forza centripeta viene bilanciata dalla forza di attrito, cioè: Fa = m ⋅ v2 R La forza di attrito però non può crescere indefinitamente al crescere di velocità, infatti il suo valore limite coincide con la forza di attrito massima che può essere sviluppata dalla massa dell’auto: Fa ,max = µFp = µmg Il valore massimo che può assumere la forza centripeta senza che il corpo esca dalla traiettoria circolare coincide con il valore massimo possibile per la forza di attrito, quindi: Fc = Fa ,max m⋅ v2 = µmg R Da cui si ricava vmax = Rµg Che rappresenta il valore massimo con cui si può percorrere la curva, oltre tale valore l’attrito non bilancia più la forza centripeta e il corpo non è più vincolato al centro dalla forza centripeta e viene spinto oltre la propria traiettoria all’esterno. 2) Il pendolo semplice Definizione: si definisce pendolo semplice un sistema costituito da un filo inestensibile e da una massa m fissata alla sua estremità e soggetta all'attrazione gravitazionale. Consideriamo un pendolo semplice e scomponiamo la forza peso agente sulla massa m. ϑ l F⊥ = mg sin ϑ ϑ F|| = mg cos ϑ F p = mg Lungo il filo l è presente una tensione T , la reazione alla componente F|| = mg cos ϑ che tenderebbe a far allontanare la massa cha in questo modo risulta vincolata a muoversi lungo una traiettoria circolare ben precisa determinata appunto dalla lunghezza l del filo. Osserviamo che: F|| = mg cos ϑ è perpendicolare alla traiettoria, quindi non modifica la velocità F⊥ = mg sin ϑ è tangente alla traiettoria pertanto modifica la velocità ed è l’unica causa del moto. F⊥ inoltre in ogni istante è diretta verso la normale al piano cui è vincolato il filo, pertanto l’accelerazione tende sempre a far tornare il corpo al centro. È possibile esprimere il periodo del pendolo tramite l’espressione T = 2π l g Osservazione: il periodo di oscillazione del pendolo non dipende dalla massa ma soltanto dalla lunghezza del filo e dall’accelerazione di gravità Inoltre poiché la frequenza è definita come il reciproco del periodo f = f = 1 2π g l 1 , si ricava T 3) Il sistema massa molla La legge di Hooke che esprime la forza elastica è r r F = − kx dove k = costante elastica, x = spostamento Vediamo di illustrare con un disegno il moto di una massa attaccata ad una molla. Molla a riposo Situazione intermedia Molla con estensione massima Situazione intermedia Molla a riposo Pertanto se consideriamo positivo il verso per accelerazione e velocità il verso della retta reale, abbiamo che 2) v>0 a<0 3) v=0 a max < 0, 4) v<0 a>0 5) v max < 0 a=0 Quindi non verificandosi mai contemporaneamente a=0, v=0 (tralasciando il momento iniziale del moto), il corpo non si arresta mai nel suo moto oscillatorio (nel vuoto). Ricordando che la seconda legge della dinamica afferma: F = ma dove m = massa, a = accelerazione r r Il segno meno dell’equazione F = − kx si riferisce all’equazione vettoriale, quindi possiamo non considerarlo quando passiamo all’equazione scalare. Poiché le due equazioni esprimono entrambe una forza, significa che descrivono lo stessa azione utilizzando grandezza diverse, pertanto i rispettivi secondi membri dovranno essere uguali tra loro: ma = kx da cui si ricava l’accelerazione per un corpo sottoposto all’azione di una forza elastica a= k x m Inoltre si ricava che il periodo del sistema massa-molla è dato dall’espressione: T = 2π m k Inoltre poiché la frequenza è definita come il reciproco del periodo f = f = 1 2π k m 1 , si ricava T