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A chi giovano? Non tutti i settori economici hanno brindato alla ‘depressione’ dei tassi. «In linea di principio è ovvio attendersi che i settori con maggiore
leva e investimenti in capitale immobilizzato abbiano un vantaggio relativo, assumendo ovviamente che possano rifinanziarsi a tassi più bassi, tramite il circuito bancario e/o l’accesso diretto al mercato mobiliare», riprende Loris Centola, managing director del Research di Ubs
Wealth management. Tuttavia, non va dimenticato che bassi tassi sono una conseguenza di cicli economici negativi e di
conseguenza le società con maggiore ‘leva’ in settori più ciclici potrebbero in realtà
essere penalizzate «non da tassi più bassi, ma dalla ragione per cui i tassi sono
bassi», ricorda Centola.
Una riduzione dei tassi sul settore bancario produce una riduzione dei margini, poiché le banche che prestano denaro a tassi direttamente legati al tasso ufficiale di sconto si trovano a dover prestare denaro con minori ricarichi. Al riguardo si può argomentare che l’effetto
negativo potrebbe essere inizialmente
compensato da una riduzione dei tassi offerti sui depositi dei clienti, ma tale stra-
Ipoteche in acque tranquille
«Un aumento repentino dei tassi d’interesse non inciderà in maniera diretta sui tassi
dei crediti ipotecari in essere, in quanto negli ultimi anni molti clienti hanno stipulato dei mutui con scadenze a lungo termine e sono quindi protetti per un certo periodo da un rialzo dei tassi». È la rassicurante considerazione di Romano Bär (nella foto a destra), responsabile della gestione patrimoniale e dell’analisi finanziaria a BancaStato. «È innegabile - prosegue - che negli ultimi cinque anni si sia assistito a una
crescita significativa del valore delle transazioni immobiliari. I prezzi delle abitazioni,
nello stesso periodo di tempo, hanno registrato un aumento sensibile, crescita manifestatasi specie nel corso degli ultimi due anni», continua Bär, che è membro di direzione della Banca.
Sono constatazioni che impongono prudenza per gli attori coinvolti, specie per le
banche che concedono finanziamenti ipotecari. In realtà, secondo gli ‘outlook’ dei maggiori istituti bancari, la soglia di rischio della ‘bolla immobiliare’ è ancora lontana dagli indici degli anni Novanta: in altre parole, il valore delle transazioni immobiliari
non raggiunge gli estremi di quel periodo. Anche il tasso di abitazioni sfitte, che resta
molto basso, stempera gli eventuali timori, poiché significa che la domanda copre l’offerta. «Attualmente, il mercato ticinese mostra delle tendenze eterogenee soprattutto
nel Locarnese e Luganese, dove la situazione è più delicata. È vero che un crollo improvviso dei valori immobiliari, magari parallelo a un aumento dei tassi di interesse,
potrebbe risultare problematico da gestire», aggiunge Bär.
È sempre utile ricordare che gli istituti bancari sono di regola prudenti nelle operazioni di concessione di crediti ipotecari e Bancastato non è da meno. La stima del valore dell’oggetto immobiliare e l’applicazione dei criteri per il calcolo dell’aggravio e
della sopportabilità dell’onere del credito è pratica assai severa e circostanziata anche
per l’inasprimento della regolamentazione in materia. «Proprio per questo ultimo
In linea di principio
i settori con maggiore leva
e investimenti
in capitale immobilizzato
hanno un vantaggio relativo,
sempre che riescano
a rifinanziarsi.
Ma non va dimenticato
che i bassi tassi
sono una conseguenza
di cicli economici negativi
e di conseguenza
le società in settori
più ciclici potrebbero
in realtà essere penalizzate
non da tassi più bassi,
ma dalla ragione per cui
i tassi sono bassi
Loris Centola,
co-head research
di Ubs Wealth management
36 · TM Dicembre 2012
calcolo sono considerati tassi ben superiori a quelli di mercato attuali, il che, dunque,
prende in conto anche possibili futuri rialzi», precisa Bär.
C’è da chiedersi, ovviamente, che cosa succederebbe in caso di ulteriore calo dei tassi… Le previsioni, unanimi, parlano di tassi stabili. «Il rischio di un loro improvviso
aumento è per il momento relativamente basso. Per contro, le aspettative sull’inflazione potrebbero nei prossimi mesi invernali muoversi al rialzo, considerando che le
variabili deflazionistiche stanno perdendo in vigore. I rendimenti nominali in Svizzera dovrebbero quindi nel medio-lungo termine crescere, a fronte di un atteso rialzo
del tasso di inflazione», indica Bär. Secondo Bancastato, il rendimento dell’obbligazione di riferimento della Confederazione a 10 anni potrebbe aumentare di quasi un
punto percentuale nei prossimi dodici mesi. Questo è dovuto anche al fatto che le
prospettive di crescita per la seconda metà del 2013 dovrebbero rasserenarsi. I tassi di
riferimento sul corto termine per contro dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili, dato che la Banca nazionale svizzera continuerà a focalizzarsi sulla stabilità del cambio contro l’euro. L’andamento dei tassi dipende, ovviamente, anche dal contesto globale del costo del denaro. Lo sguardo è rivolto, tra gli altri, al comportamento degli
Usa: «Con la rielezione del Governo Obama non prevediamo modifiche sostanziali
nella politica monetaria accomodante da parte della Federal reserve, che continuerà a
far valere il proprio ruolo di prestatore di soldi di ultima istanza. La politica monetaria espansiva della Fed dovrebbe sostenere una fievole crescita della congiuntura americana». E in Europa? Con la decisione di Draghi di acquistare senza limiti obbligazioni di Stato di quei Paesi che richiedessero formalmente aiuto all’Ue, la Bce di fatto ha automaticamente acquisito la capacità di diventare pure essa un lender of last resort della zona euro: «Essa sarebbe in grado di implementare una politica monetaria
alquanto espansiva, se fosse richiesta. Il costo del denaro rimarrà pertanto basso per
molto tempo, considerando che i problemi che assillano l’Ue potranno essere risolti
solo nel lungo termine», conclude Bär.
tegia trova applicabilità solo nelle prime
fasi di discesa dei tassi di interesse poiché è irrealistico offrire tassi negativi per
i depositi.
«Un secondo effetto è invece positivo,
ossia l’iniziale aumento dei volumi creditizi, principalmente dei mutui che diventano più appetibili con bassi tassi. Un
ulteriore effetto positivo deriva dal fatto
che i crediti non performanti e/o in sofferenza si riducono / rallentano poiché i
creditori devono far fronte a costi di rimborso più bassi in valore assoluto. Traendo le fila», riprende Centola, «qualora il
trend di abbassamento dei tassi di interesse sia protratto nel tempo e significativo, come è ora il caso, l’effetto negativo sui margini ha il sopravvento sugli altri due elementi positivi che risulterebbero peraltro attenuati. Lo stesso vale per
le assicurazioni, che hanno bisogno di rendimenti relativamente elevati per finanziare le operazioni correnti».
I settori che necessitano di finanziamenti nell’Unione europea sono stati beneficiati e in particolare il settore immobiliare. Gli investimenti in infrastrutture
non ne hanno invece beneficiato, poiché
la domanda di esportazioni è calata, ciò
che ha indotto le imprese a non effettuare investimenti. «Inoltre», osserva Massera, «ne approfitta chi procede ad investimenti comunque ragionati e ponderati e non si lascia guidare unicamente dal
costo bassissimo del danaro: in questi casi l’investimento può essere un rischio,
che esplicherà i suoi effetti a lungo termine».
Settori legati all’economia reale, il settore immobiliare e società dipendenti (costruzioni, materiali ecc.), dunque, ne hanno tratto notevoli vantaggi. «I bassi tassi
hanno favorito la richiesta di ipoteche e
della proprietà immobiliare. Vi sono poi
i settori delle materie prime e metalli preziosi. Tra quelli che sono colpiti in modo maggiore risalta il settore finanziario,
che deve fronteggiare situazioni di bassi
margini», precisa Scandella.
Secondo gli esperti di Ubs Wealth management, i settori telecomunicazioni e
utilities hanno registrato un effetto relativamente positivo, perché hanno livelli
attuali di debito molto elevati e il tasso
di rifinanziamento relativamente basso.
Un effetto leggermente positivo si può
attribuire anche per il settore industriale, un settore che vede la possibilità di mi-
gliore project financing e leasing nel comparto aviazione. Anche qui, tuttavia, l’effetto (negativo) del ciclo tende a essere
superiore rispetto a quello (positivo) di
bassi tassi d’interesse. Di ‘effetto misto’ si
deve parlare per i cosiddetti ‘consumer
discretionary’. «Certamente l’industria
automobilistica gode di tassi bassi di finanziamento, che favoriscono il credito
al consumo e quindi l’acquisto di vetture. Tuttavia, bassi tassi, di nuovo, sono
una conseguenza di un ciclo negativo. Se
a questo aggiungiamo l’alto prezzo del
greggio, riusciamo a spiegare come in
realtà il settore sia stato colpito da una
profonda crisi. Lo stesso vale per i beni
di lusso», nota il dirigente di Ubs Wealth
management.
Mentre di ricaduta neutrale si deve parlare per i settori It, l’energia, i beni di consumo base e il farmaceutico. La tecnologia, infatti, non sfrutta a pieno i bassi tassi d’interesse, visto lo scarso indebitamento
delle società It. Il tasso di finanziamento
favorevole per crediti al consumo potrebbe
avere un leggero effetto positivo. Lo stesso vale per l’energia, che pur avendo più
carico di debito si trova in una situazione di cash abbondante. Per quanto conTM Dicembre 2012 · 37
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