Il Rosso e il Nero
Settimanale di strategia
DR JEKYLL AND MR HYDE
3 novembre 2011
Lo strano caso del rapporto tra economia e politica
Beati quelli che hanno le idee
chiare e sanno con certezza dove
sta il bene e dove sta il male. A
loro proponiamo il caso di Jon
Corzine, banchiere capo (quindi
cattivo) di Goldman Sachs, poi
senatore liberal (quindi buono) e
governatore del New Jersey
(dove, per cause degnissime,
spende un po’ troppo). Sconfitto
alle elezioni del 2009 da Chris
Christie (uomo cattivissimo che Dr Jekyll and Mr Hyde, con John Barrymore
ha messo a posto in tre anni i attore protagonista. 1920.
conti del New Jersey e si prepara
alla presidenza degli Stati Uniti nel 2016), Corzine torna cattivo e nel marzo
2010 entra come amministratore delegato e presidente nella piccola MF
Global con l’intenzione di farne rapidamente una grande casa della finanza.
Per fare in fretta Corzine usa una leva (molto cattiva) di 30 a 1. Nella sua
cattiveria Corzine fa però una scelta da buono e investe un quinto dei soldi
presi in prestito in titoli mediterranei. I testi di filosofia morale e di business
ethics, a dire il vero, non chiariscono se prestare soldi a un paese in difficoltà
sia un atto di generosità o il massimo dell’avidità da punire con il taglio di
capelli più severo possibile, ma noi assumiamo che Corzine abbia agito con
animo generoso. Capita però, come è noto, che i titoli mediterranei scendano
di prezzo e polverizzino il capitale di MF Global.
La rete, che tutto conserva e nulla dimentica, riporta ancora un articolo
di Cnbc datato 4 agosto 2011, tre mesi fa, in cui Corzine viene indicato (per
l’ennesima volta) come candidato a
succedere a un logorato Geithner come
segretario al Tesoro degli Stati Uniti.
Corzine, dice Cnbc il 4 agosto, gode
dell’appoggio dell’ala liberal e degli
ambientalisti del partito democratico.
Corzine, dunque, si stava preparando a
ridiventare buono.
Corzine, uomo dai tratti amabili, non
è necessariamente più dissociato della
media degli esseri umani. Siamo tutti
quanti, chi più chi meno, uno strano
impasto di razionalità e irrazionalità, di
egoismo e di altruismo. A farci
comportare da macchine perfettamente
Dr Jekyll and Mr Hyde, con Fredric
razionali (homo biologicus e homo
March attore protagonista. 1931.
oeconomicus) sono solo i darwinisti alla
Charles Elworthy o gli economisti neoclassici, per i quali siamo programmati
per la massima espansione del nostro capitale genetico e finanziario. Tutta la
storia della letteratura ci mostra al contrario come dei pasticcioni in perenne
conflitto tra passioni e ragione.
Per molti, comunque, l’economia è il male e la politica è il bene che può
limitare il male. Per molti altri è esattamente l’opposto. Resta il fatto che il
2008 passerà alla storia come una crisi provocata dalla finanza (anche se ci
sono minority report che chiamano a correo legislatori e controllori). Il 2011,
al contrario, sarà tramandato probabilmente (dovesse finir male) come una
crisi provocata dalla politica.
La politica dà il peggio di sé, in termini di litigiosità e inconcludenza,
quando le cose non vanno né molto bene né molto male. Negli anni di forte
crescita chi governa è onorato e rispettato, chi si oppone aspetta. Nelle
situazioni di grave pericolo (militare o economico) la paura accomuna tutti e
una union sacrée si forma spontaneamente (non sempre, ma spesso) per
respingere il nemico o battere la crisi. Nelle situazioni intermedie accade
invece che l’aggressività si riorienti verso l’interno, prolungando stagnazione
e paralisi.
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La crisi del 2008, con il Pil che scendeva dell’8 per cento, indusse la classe
politica di tutti i paesi a mettere a fuoco il problema con tutti i neuroni
disponibili e a cercare un’unità d’intenti non solo su base nazionale, ma
anche globale. La Tarp ebbe bisogno di un passaggio congressuale sofferto,
ma alla fine fu approvata con un voto bipartisan. Il G20 lavorò bene e Stati
Uniti, Europa e Cina si sintonizzarono senza troppe difficoltà.
La crisi del 2011, con il Pil che cresce dallo zero al 2 per cento a seconda
dei paesi, sta per contro producendo il massimo di indecisionismo,
conflittualità, populismo e confusione. Da agosto a oggi è un susseguirsi
ininterrotto di episodi sconfortanti. L’America appare oggi tranquilla solo
perché è paralizzata, ma fra poco non apparirà nemmeno calma, perché la
rissa di agosto sul bilancio ha prodotto
una commissione che il 23 novembre
dovrebbe produrre dei risultati che
non ci saranno. Per di più, in
dicembre, si riprenderà a litigare sul
budget 2013. Il risultato sarà
mediocrissimo. Nessuna grande idea
per il medio e lungo termine e nessuno
stimolo per il 2012 (la semplice
conferma degli stimoli di quest’anno
renderà neutrale la politica fiscale del
prossimo).
L’Europa, dal canto suo, è guidata
da governi ormai minoritari nei loro
paesi (Germania, Francia, Italia, Dr Jekyll and Mr Hyde, con Spencer Tracy
Spagna), spesso divisi tra loro e al loro attore protagonista. 1941.
interno. Al contrario dell’America
paralizzata, l’Europa appare preda di un’ipertrofia di attivismo che lascia
però puntualmente le cose a metà. La Germania comanda, ma è bloccata da
vincoli e paletti ideologici. Forse la crisi politica europea si concluderà solo
quando la Germania tornerà a una Grosse Koalition che avrà finalmente la
forza di muoversi verso l’unificazione politica del continente.
Il quadro è sconfortante e il 2012 politico, come ha scritto Rogoff, sarà
anche peggiore. Gli anni futuri, di bassa crescita almeno fino a metà
decennio, produrranno un tasso elevato di nervosismo politico e frustrazione
sociale.
Chi investe deve però evitare di dare alla politica un peso ancora
superiore a quello già alto che ha. L’economia, almeno in America e in Cina,
sta andando avanti con una sorta di pilota automatico. La fiducia delle
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imprese e dei consumatori sale e scende, ma alla fine i privati spendono lo
stesso e le imprese investono uguale. Le 100mila assunzioni al mese c’erano
nel primo semestre, quando tutto sembrava andare bene, e ci sono adesso che
tutto pare andare male. L’umore dei consumatori, nel concreto, è più
influenzato dall’andamento del prezzo della benzina che dalle pessime notizie
diffuse dai media dalla mattina alla sera. Se la benzina sale ci sono meno
soldi per il resto e l’umore peggiora, se la benzina scende l’umore migliora.
Alla fine, i soldi spesi sono gli stessi.
La solidità di fondo dell’economia americana è tale che anche il quarto
trimestre, da tempo previsto in rallentamento rispetto al terzo, si profila
abbastanza buono. Le vendite di auto, del resto, continuano a crescere,
tirandosi dietro la produzione. Il recente rapporto dell’Ism mostra una
ripresa degli ordini e scorte più basse, il mix ottimale per la crescita.
In un quadro di costi stabili (le materie prime, le imposte e il costo del
lavoro sono fermi) e di fatturati in moderata crescita, gli utili non possono
scendere e infatti si mantengono sui massimi storici. Per le società americane
il discorso potrà eventualmente cambiare in caso di recessione nel resto del
mondo, ma per il momento si può al massimo parlare di rallentamento in
parti dell’Asia e di iniziale recessione nell’Europa mediterranea.
L’Europa è il punto debole del mondo non solo dal punto di vista
politico, ma anche economico. Stark dice
che la fase di rallentamento sarà breve e
superficiale. E’ lo stesso discorso che, nei
mesi passati, ha portato avanti la
minoranza di falchi in seno al board della
Fed. Finora hanno avuto ragione, ma la
loro è un’agenda politica e ideologica.
Minimizzano i rischi per l’economia per
ridurre le azioni di sostegno, tanto
monetarie quanto fiscali.
Secondo il teorema che abbiamo
enunciato, l’aggravarsi della crisi europea
produrrà un miglioramento della qualità e
della velocità della risposta politica.
L’allarme rosso aumenta la produzione di
Jon Corzine.
adrenalina e risveglia l’istinto di
sopravvivenza dell’homo biologicus.
L’Europa politica si sta costruendo a tappe forzate nel disordine della
crisi. L’intendenza seguirà e un giorno i giuristi daranno una sistemazione
decorosa al caos apparente. La crisi costringerà tutti a smettere di
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lamentarsi, magari a ragione, dell’Europa e a scoprire che l’Unione la si vuole
per davvero. Chi suona il violino ai greci, raccontando delle meraviglie di
un’Argentina post-default che cresce dell’8 per cento, dimentica di
aggiungere che il Pil di oggi è più basso di prima della crisi e che la parvenza
di boom che c’è stata è stata il frutto del rialzo violento delle materie prime
agricole. La soia ha salvato l’Argentina, le olive non salveranno la Grecia.
La tenuta delle borse e dell’euro è molto incoraggiante, ma prudenza
vuole che, nei momenti favorevoli, si sposti una parte del peso del portafoglio
verso il dollaro, i Treasuries e la borsa americana. Per stare più tranquilli e
per sapere esattamente che cosa si ha in portafoglio.
Alessandro Fugnoli +39 02-777181
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