La stenosi carotidea Il vaso sanguigno sano si comporta come un tubo in cui normalmente fluisce il sangue in modo eguale e regolare (flusso laminare); esistono però dei distretti che, per conformazione anatomica, sono esposti a flusso disordinato: sono i punti in cui il vaso si biforca, e i tratti in cui esso ha decorso tortuoso e irregolare; qui il flusso sanguigno diventa turbolento e il sangue spinge con forza maggiore sulle pareti vascolari; il flusso turbolento costituisce un fattore che stressa in maniera cronica, e continuamente sollecita la parete interna del vaso, inducendovi deposizione e accumulo di lipidi e cellule dell’infiammazione. Con il tempo – negli anni – nei punti del vaso che sono sottoposti a maggior sollecitazione si forma la placca aterosclerotica. Nell’ipertensione arteriosa l’aterosclerosi ha la strada spianata perché un po’ tutti i vasi medio-grandi del soggetto iperteso sono esposti a questo stress di parete cronico, dovendo far fluire il sangue a pressione più elevata del normale. Fra la parete vascolare sana e la placca aterosclerotica esistono stadi intermedi: per il clinico la storia naturale dell’aterosclerosi comincia con l’ispessimento medio-intimale. In ecografia si studia la carotide: si individua una linea che corrisponde all’interfaccia fra sangue e strati interni del vaso, detti tonache intima e media: il calibro di questa linea è per convenzione lo spessore mediointimale. Quando tale interfaccia supera lo spessore di 1 mm c’è ispessimento. Lo spessore mediointimale è uno strumento facilmente accessibile che consente con una semplice ecografia di farsi un’idea sullo stato di salute di un po’ tutte le arterie del paziente. Il fumatore, l’iperteso e l’obeso hanno ispessimento mediamente più marcato rispetto al soggetto sano non fumatore, e arterie in generale più accidentate. Idem dicasi per chi soffre di diabete e/o di dislipidemie varie, ipercolesterolemia in particolare. La placca aterosclerotica è un ispessimento della parete vascolare che può avere forme diverse (eccentrica, concentrica, a manicotto, semianulare etc) e composizioni differenti (fibrolipidica, molle, calcifica etc) e disturba più o meno il flusso sanguigno, a seconda di quanto spazio essa occupa entro il lume vascolare: nello studio al Doppler di una placca si deve specificare se essa sia o meno emodinamicamente significativa, cioè se causi un’accelerazione del flusso sanguigno e dunque se abbia o meno ripercussioni sul flusso nel distretto arterioso a valle. Il restringimento del vaso si chiama stenosi. Una stenosi del distretto carotideo si localizza più frequentemente al bulbo carotideo – punto in cui la carotide comune si biforca in carotide esterna e interna - oppure all’origine della carotide interna. Questo vaso porta sangue al cervello quindi è molto importante che esso abbia un lume pervio (= vaso libero, non otturato), abbastanza ampio e con buon flusso. Una stenosi della carotide interna inferiore al 50-55% generalmente non ha alcun significato emodinamico; gradi superiori di restringimento vanno attentamente monitorati nel tempo. In generale in casi di stenosi carotidea si cerca di impedire il peggioramento della placca, istituendo terapie tese al controllo della colesterolemia, e alla “fluidificazione del sangue”, in modo che non succeda che altre cellule del sangue si attacchino sulla placca, aumentandone l’entità. È molto importante smettere di fumare. Se la stenosi raggiunge o supera il 70% il paziente viene normalmente deferito al chirurgo vascolare. Il chirurgo può scegliere di aprire il vaso e ripulirlo da placca e trombi, oppure di tagliare il tratto rovinato e sostituirlo con una protesi vascolare che si chiama stent. A cura della dr.ssa Emilia Carloni