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Alla ricerca della materia perduta: tra escursioni termiche, ansia e mal di
spazio, cartoline dalla Stazione Spaziale Internazionale.
Finestra (galleggiante) sulla fisica di domani
Genova, 25 ottobre 2011. Su quel grande “autobus” sospeso a 400 chilometri dalla Terra,
il giorno e la notte si succedono ogni 90 minuti. Fa freddissimo e poi caldissimo, e a forza
di galleggiare viene pure il mal di spazio. L’astronauta Roberto Vittori non censura niente
dell’avventura della 134, la missione che ha visto il completamento della Stazione Spaziale
Internazionale e ci ha “agganciato” Ams (Alpha Magnetic Spectrometer), l’esperimento che
aprirà una finestra su una nuova storia della fisica, studiando raggi cosmici e materia
oscura. E sembra un racconto di Conrad, solo sospeso per aria. Fatto di ansia (“dovevo
prendere Ams col braccio robotico, e continuavo a pensare: costa due miliardi!”), nausea e
visioni da togliere il respiro, perché la Stazione Spaziale Internazionale vista da vicino “ha
dei colori incredibili”. Racconti dallo spazio di Roberto Vittori e Roberto Battiston,
intervistati da Giorgio Pacifici in un dialogo che entusiasma i ragazzi che affollano Sala
del Maggior Consiglio. E che lascia intravedere lo spettacolo del Big Bang e il mistero
dell’antimateria.
Ma in cosa consiste l’ultima missione dello shuttle Endeavour, il 16 maggio 2011, che ha
portato in orbita Ams? “Ams è uno spettrometro di otto tonnellate che studia raggi cosmici
e materia strana per capire qualcosa di più della nascita cosmologica dell’universo –
premette Roberto Battiston – inoltre, dentro la stazione spaziale avvengono molti
esperimenti, dedicati al discorso delle scienze della vita. Ams funziona un po’ come il Cern
di Ginevra, con la differenza che è in orbita: l’obiettivo è vedere cosa succede quando i
protoni si scontrano, per trovare qualche evento che ci racconti qualcosa di nuovo su cosa
accade quando la materia interagisce a energie altissime. Con Ams non possiamo usare
l’acceleratore, ma usiamo quell’acceleratore chiamato Universo, che produce e accelera
particelle elementari, in modo disordinato e non controllabile”.
Davanti, si spalancano nuove frontiere in grado di cambiare per sempre la storia della
Fisica: fantascienza che diventa realtà. “Esistono particelle dotate di massa negativa, che
sfuggono alla nostra intuizione, e si chiamano particelle di antimateria – precisa Battiston
- Ams fa proprio questo: va a cercare tracce di antimateria. Per formare una stella ci
vuole una quantità enorme di materia, dove avvengono fenomeni cataclismatici: nessun
ferro, nessun ossigeno è stato prodotto se non nella pancia di stelle poi esplose. Ebbene,
se trovassimo dell’anticarbonio o dell’antiossigeno, sapremmo che da qualche parte
nell’Universo ci sono delle antistelle”. Da qui, ricerche che possono cambiare il mondo
come lo conosciamo: aprendo la porta a teorie che ci vedono come oasi tridimensionali
all’interno di dimensioni multiple.
Ma questo squarcio verso il futuro non è fatto solo di calcoli astratti. È una storia concreta,
un’avventura di uomini che vivono dentro quello che sembra “un autobus, solo senza
sedili”, come lo definisce Roberto Vittori. Che racconta di Huston (“un ambiente lunare,
un deserto verde dove ho passato tre anni per addestrarmi”) e della sensazione di trovarsi
in orbita a 400 chilometri dalla superficie terrestre, a bordo dello stupendo gioiello che è la
Stazione Spaziale Internazionale, “con i pannelli solari che assumono riflessi e colori
incredibili”. “Nello spazio tutto galleggia, il modo in cui il corpo interagisce col mondo
esterno è differente, e poi c’è il mal di spazio – ricorda Vittori – io dovevo prendere Ams
col braccio robotico, e questo mi creava abbastanza ansia. Senza contare che nel lancio
con lo Shuttle le vibrazioni sono fortissime, e le escursioni termiche non scherzano: il ciclo
giorno e notte, infatti, si alterna ogni 90 minuti. Ma alla fine Ams è stata installata e ha
funzionato perfettamente”.
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