160705piacenza_27 - Dal Mississippi Al Po

Cultura e spettacoli
LIBERTÀ
martedì 5 luglio 2016
La storia del blues tra parole e musica
Stasera alla Muntà il libro di Roberto Caselli e la chitarra di Francesco Garolfi
PIACENZA - Colpo di coda per
Bala cui ratt; la rassegna del
Festival blues alla Muntà di via
Mazzini chiude stasera alle 22
con un interessante fuori programma: ospite della serata organizzata da Fedro nell’ambito del festival Dal Mississippi
al Po è il giornalista e critico
musicale Roberto Caselli col
suo libro più recente, La storia
del blues (Hoepli), accompagnato dalle chitarre di Francesco Garolfi.
Inizia così un’altra settimana campale per il festival. Domani alle 21 torna Fahreblues
alla libreria Fahrenheit di via
Legnano con lo scrittore Pietro
Caliceti e il live di Gnola Duo.
Poi, da giovedì a sabato, trasloco in Valtrebbia e seconda
tranche di questa 12ma edizione del festival ritmata da grandi live e ospiti letterari internazionali per tre grandi giornate
nella splendida cornice del
Parco Archeologico di Travo.
Tornando a stasera, Caselli,
storica voce di Radio Popolare,
Il chitarrista
Francesco
Garolfi, stasera
alla Muntà
guida di importanti riviste specializzate (Jam), giornalista,
autore prolifico e grande e-
sperto di blues, presenta un libro dedicato alla genesi del genere a tutto tondo, da un pun-
Bertozzi: «Con sax e archi
via originale alla musica»
Iniziativa a favore
del film “The harvest”
MONTICELLI - Giovedì alle 20 al
Circolo Arci Gli Amici del Po
di Monticelli si terrà una cena
per la raccolta fondi pro-film
The harvest. La serata, in cui
saranno proiettati alcuni clip,
nasce in collaborazione tra
Cinemaniaci e Libera Piacenza. Il sostegno arriva nei confronti della produzione di un
film realizzato contro il caporalato agricolo. A Monticelli
anche il regista del docufilm
Andrea Paco Mariani di Smk
Videofactory. Un’occasione
per socializzare con The harvest, il film ora in produzione
che affronta il tema del caporalato agricolo in Italia, focalizzandosi sulle comunità
Sikh dell’Agro Pontino. Un esercito silenzioso di uomini
piegati nei campi a lavorare,
senza pause. Raccolta manuale di ortaggi, semina e
piantumazione per 12 ore al
giorno filate sotto il sole; chiamano padrone il datore di lavoro, subiscono vessazioni e
violenze di ogni tipo. Quattro
euro l’ora nel migliore dei casi, con pagamenti che ritardano mesi, e a volte mai erogati,
violenze e percosse, incidenti
sul lavoro mai denunciati e
allontanamenti facili per chi
tenta di reagire. Un momento
importante per entrare nei
nodi del progetto e costruirne
il futuro collettivamente, per
discutere di nuovi modelli di
produzione cinematografica
indipendente e per conoscere
più a fondo il fenomeno diffuso ma ben nascosto del caporalato agricolo.
Mat. Pra.
CORTEMAGGIORE - Una “prima” assoluta molto attesa. Un esperimento che promette di stupire.
Un sax eccellente, ovvero uno tra
i migliori musicisti piacentini in
attività, con il suo quintetto elettrico - funk/jazz di altissima
scuola - incontra un quartetto
d’archi per esplorare nuovi orizzonti. Nove elementi e due mondi che si intrecciano per aprire una strada nuova, con tutte le carte in regola per seminare bene e
dare ottimi frutti.
Appuntamento da non perdere, stasera alle 21.30 in Piazza Patrioti a Cortemaggiore (ingresso
gratuito), con la terza edizione di
Summertime in jazz. Il festival estivo itinerante targato Piacenza
Jazz Club oggi mette sul piatto l’inedito progetto Into the strings
del saxofonista piacentino Ales-
sandro Bertozzi. Con lui sul palco ci saranno dunque i suoi fedelissimi Nicolò Fragile (tastiere),
Andrea Carpena (chitarra), Lorenzo Poli (basso elettrico) e Giacinto Maiorca (batteria) ma anche il pregiato e pazzerello quartetto d’archi Archimia, con Serafino Tedesi e Paolo Costanzo ai
violini, Matteo Del Soldà alla viola e Andrea Anzalone al violoncello.
Bertozzi, ideatore del progetto,
è saxofonista dall’inconfondibile
stile “funky”, così come lo sono
le sue composizioni e i diversi dischi che ha prodotto fin’ora con
musicisti di tutto rispetto, anche
d’oltreoceano. Da anni accarezzava l’idea di unire al suo gruppo
una sezione di strumenti ad arco
e ha trovato terreno fertile in un
quartetto che ha fatto della con-
taminazione la sua strada.
«Volevo trovare una via originale alla mia musica, sposando
le sonorità elettriche che mi caratterizzano a quelle acustiche
degli archi, che amo molto. Non
mi sono ispirato a nessun precedente - ci racconta Bertozzi - ho
testato la formula lo scorso autunno in studio, con un’orchestra d’archi di 16 elementi diretta
da Stefano Zavattoni. L’esperimento è stato entusiasmante, su
Facebook potete trovare un assaggio audio-video di tre inediti
scritti ad hoc. Se proseguire con
loro e muovere un organico simile era troppo impegnativo, lavorare con una formazione più ridotta come gli Archimia non è
stato un ripiego ma un incontro
felicissimo: non potevano che
esserci loro in questa avventura».
In programma, quasi esclusivamente musica originale di Bertozzi. «Ho preparato tutto, dagli
Incendiano i ritmi spagnoleggianti di Boccherini
Con l’applaudita Camerata Ducale ai Piani Castellani per la rassegna “Illicacastellarquato”
CASTELLARQUATO - Sono stati i solisti della Camerata Ducale di
Parma con la loro musica 700esca i protagonisti del terzo appuntamento di Illicacastellarquato che si è svolto all’Azienda
vinicola “Piani castellani”, in località Piani Castellani di Castellarquato. Si tratta di una tappa
tradizionale per il festival de Le
anime della chitarra che è stato
assorbito, pur mantenendo una
sua riconoscibilità, dal più ampio cartellone di appuntamenti
illichiani che legano anche lessicalmente la cultura in senso lato
di un territorio con il suo più illustre esponente, Luigi Illica appunto. L’ensemble musicale è
composta da Ruggero Marchesi
e Monia Ziliani ai violini, Gian
Paolo Guatteri alla viola, Paolo
Manfrin al violoncello e Vincen-
La Camerata Ducale in concerto a Castellarquato (foto Montanari)
zo Torricella alla chitarra, quest’ultimo ospite di casa e in
quanto componente dell’Associazione Luigi Illica (Ali) dell’in-
tero festival. I musicisti hanno eseguito il Quintettino G.324 - La
musica notturna delle strade di
Madrid e il Quintetto G.448 -
Fandango composti da Luigi
Boccherini (Lucca 1743 - Madrid
1805). Il Quintettino G.324 - La
musica notturna delle strade di
Madrid, di particolare suggestione l’esecuzione del contesto agreste dei Piani Castellani, s’ispira al vagare notturno nella capitale spagnola con le sue campane, le danze, le preghiere, il tamburo e la Ritirata annunciata dalla ronda. Composizione del 1780
a carattere descrittivo, si caratterizza per l’uso di procedimenti e
ritmi tipicamente spagnoli applicati agli strumenti ad arco, come la tecnica del rasgueado e il
Cante Jondo, stile vocale del flamenco. Il brano viene successivamente arrangiato da Boccherini in 5 diverse versioni, tra cui
quella per quartetto d’archi e
chitarra ma Boccherini la consi-
Bruce Springsteen, quasi 4 ore di rock da record a San Siro
Milano omaggia il Boss che le regala 14 tracce da “The River” e stasera c’è grande attesa per il secondo show
MILANO - San Siro era prenotato
fino a mezzanotte e mezza solo
per il Boss l’altra sera, e il protagonista non ha tradito le attese
con uno dei suoi epici live da poco meno di 4 ore, che entra nella
storia con 35 tracce. Giunti al loro 6° concerto al Meazza, a 31 anni dalla prima volta, Bruce
Springsteen e la E Street Band si
sono presentati fra i boati come
3 anni fa con Land of Hope and
Dreams per passare a The Ties
That Bind, da The River, storico
doppio del 1980 che dà il nome
al tour. Se pure la scaletta non
presenta tutte e 20 le tracce di
quell’album ma solo 14 (mai così
tante in nessuna data europea),
il concerto è un tributo a un’energia rock inesauribile che non
abbandona l’artista nemmeno
alla soglia dei 67 anni: fra fuori
programma, richieste e classici
della sua firma cantautorale,
sempre intinti nella malinconia,
lo show sembra un’iniezione di
elettricità, minimale ma potente
visto che ai fiati conta solo il sax
di Jake Clemons.
Springsteen è un libro aperto
per il suo pubblico: «Questa è la
mia prima canzone ispirata ai figli», dice in italiano introducendo Independence Day, a poche ore dal vero e proprio giorno dell’Indipendenza americana. La
generosità del performer si vede
non solo nel momento in cui corre in mezzo al parterre sulle note
di Hungry Heart ma quando verso la fine su Dancing in the Dark
invita quattro spettatori a cantare, ballare e suonare con la band.
A celebrare il culto del Boss, inclusa stasera (seconda data al
Bruce Springsteen l’altra sera allo Stadio di San Siro con la E Street Band
San Siro), 120mila persone riunite in un’esperienza che richiama
più generazioni. «In Europa il
suo pubblico cresce e vede un ri-
to di vista musicale e culturale,
come atteggiamento e stile di
vita, dal blues urbano a quello
elettrico, dal rock-blues alle
mille contaminazioni e influenze della modernità.
Perfetta cornice musicale,
come dicevamo, saranno la
chitarra e la voce del bluesman
milanese Francesco Garolfi col
disco The blues I feel sugli scudi, una mescola di delta blues,
folk, pre-war blues, ragtime,
jazz e rock and roll eseguiti rigorosamente con chitarra acustica, resofonica, lap steel.
Pietro Corvi
Il saxofonista piacentino
Alessandro Bertozzi
“Summertime in jazz” questa sera a Cortemaggiore
▼A Monticelli
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cambio: per questo qui continua
con gli stadi e concerti così lunghi», spiega il promoter Claudio
Trotta. E allora la scelta dell’arti-
sta di premiare i primi arrivati alle 17 con un soundcheck di
Growin’ Up sembra il messaggio
a una platea che cresce con il suo
idolo. Bruce Springsteen a San
Siro è un evento epocale che richiama tutti. Ma Milano è sempre una tappa centrale che non
a caso ha visto arrivare anche migliaia di spettatori dall’estero:
«Quando Bruce viene a San Siro
noi andiamo a sentire lui almeno
quanto lui viene a vedere noi»,
racconta Irene, residente a Londra che dopo aver assistito alla
data di Wembley è arrivata a Milano per il suo 16° concerto del
Boss. E il feeling tra l’arena e la
star americana è frutto di un’empatia sottile, notoriamente legata
alle origini italiane del cantante:
così, se nel 2013 Springsteen era
stato salutato da un’enorme de-
arrangiamenti alle stesure. Suoneremo gli inediti cui accennavo
e brani autografi del mio repertorio, ma anche un paio di cover,
due chicche fuori genere in puro
stile Archimia, che suoneremo in
acustico, solo gli archi e il mio
sax. Mi ha guidato l’istinto, ho
fatto ciò che sentivo necessario.
Abbiamo provato e lavorato tanto, il concerto di stasera non sarà
un episodio isolato. Registreremo la serata e con i video promozionali cercheremo altre date per
dare un futuro al progetto».
Intanto, qualcos’altro bolle in
pentola. «Ho una nuova produzione funky elettrica pronta per
essere pubblicata, una collaborazione particolare con un rapper americano. C’è un videoclip
in previsione e conto di produrre
il disco dopo l’estate. E’ un lavoro
molto ritmico, ma deve restare
ancora segreto, un po’ per scaramanzia e un po’ perché, per garantire il giusto slancio al lavoro,
siamo in cerca di un’agenzia
stampa seria. Merce rara di questi tempi».
Pietro Corvi
derò poco adatta a un’edizione
a stampa ritenendola poco apprezzabile fuori dalla Spagna.
Mai poteva immaginare che sarebbe diventata una delle sue opere più famose e acclamate. Il
Quintetto G.448 Fandango è frutto dell’unione di due quintetti
senza chitarra. In tre tempi termina con un Fandango, danza
all’epoca criticata dalle autorità:
Boccherini trasforma il discusso
ballo in un piccolo capolavoro, a
volte anche arricchito dal suono
ritmico delle nacchere, così come suggerito dall’autore. Al termine dell’esecuzione è stato offerto un buffet.
Il prossimo appuntamento di
Illicastellarquato dedicato alle anime della chitarra è per il 14
febbraio alle 21 al Palazzo del
Podestà con il “Darmstadt Guitar Trio”. Il suo repertorio comprende sia brani originali per trio
di chitarre sia trascrizioni di importanti opere da camera adattate da loro stessi.
Davide Montanari
dica «Our Love Is Real», l’altra sera la coreografia, tanto imponente da aver richiesto un crowdfunding da 8mila euro, realizza in
tutto lo stadio la frase «Dreams
Are Alive Tonite».
Lo stadio si fa vedere anche
sulle note di The River, illuminandosi con i flash dei telefonini:
ma il vero spettacolo è la sequenza di canzoni, successi irrinunciabili come Born In The U.S.A.,
Born To Run per le quali i riflettori illuminano lo stadio a giorno, brani che toccano nel
profondo come Drive All Night,
e scariche elettriche come la finale Shout portata avanti fino allo stremo delle forze prima dei
saluti. «Questo è un posto molto
speciale per noi, con il migliore
pubblico», dice il Boss prima di
chiudere con una versione acustica di Thunder Road. Uno spettacolo che non si replicherà, ma
piuttosto verrà reinventato da
capo stasera e il 16 luglio al Circo
Massimo nell’ambito di Rock in
Roma.