Dicembre 2011 Periodico di informazione e par t ecipa zione locale Anno III - N. 13 M O T I DELL R L I A BANDA La Theka Anno 2011 - N. 13 Anno 2011 - N. 13 La rivista sul web: www.latheka.it Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie ... e-mail: [email protected] Associazione “Oltreconfine” Via M. Vallorca, 5 - 32030 Fonzaso (BL) Sommario La Theka è realizzata da oltreconfine L’Editoriale Il ritmo della banda La bacheca di Fonzaso La parola ai cittadini Uno sguardo oltreconfine Spazio alle associazioni Economia e lavoro Lettere e parole Cosa accadrà 3 4 7 9 16 17 18 19 22 associazione culturale “La Theka” Periodico di informazione e partecipazione locale Num. R.G. 685/2009 del 21/08/2009 Num. reg. Stampa 9 Anno 3, N.13 - Dicembre 2011 Proprietario ed editore: Walter Moretto Presidente Associazione culturale ‘Oltreconfine’. Direttore responsabile: Debora Nicoletto. Redazione: Luca Ferrari, Walter Moretto, Andrea Pasa, Christian Pasa, Diego Toigo. Hanno collaborato a questo numero: Massimo Bustreo, Simone Cassol, Elisa Dall’Agnol, Mirko Dalle Mulle, Elisa Da Rin, Matteo De Rocco, Gianvittorio Lucaora, Norma Marcon, Nane Matte, Chiara Melchioretto, Catherine Oppio, Nicolas Oppio, Pepotta, Andrea Sinis, Ivo Toigo, Desy Zonta. Progetto grafico ed impaginazione: Punto e Linea. Sito e servizi WEB: Francesco Susin. Luogo di redazione: Via Monte Vallorca 5, Fonzaso (BL). Luogo di pubblicazione: Tipografia DBS, via Quattro Sassi, Seren del Grappa (BL). Tiratura copie 2.500. Distribuzione gratuita. La riproduzione è libera, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, salvo citare la fonte e l’autore. 2 Tema del mese: Il ritmo della banda Pag. 4-5-6-7 La Theka Anno 2011 - N. 13 Il ritmo della massa di Debora Nicoletto Siamo quasi a Natale, siamo quasi alla fine di questo 2011, siamo quasi al collasso. Gesù rinasce, un anno finisce e un nuovo anno avanza, siamo quasi al collasso. In fondo sono due notizie belle ed una brutta. Perché lamentarci. In fondo lo spread è divenuta la notizia più attesa della giornata, in fondo gli italiani non riescono ad arrivare alla fine del mese, in fondo un giovane su tre è disoccupato (notiamo bene che per le donne tale valore è di 1 su 2). In fondo la politica diserta il bene comune. Per gestire con grancassa la banda della “ragion di stato “: la casta, come si usa chiamarla. Gli indignados, le donne del “se non ora quando”, il movimento dei “no tav “, il movimento dell’acqua come bene comune, il movimento pacifista della manifestazione globale del 15 ottobre, sono solo alcuni esempi del ritmo del popolo. Il ritmo di chi non ci sta più al gioco dei pochi per il vantaggio degli ancor meno. Odio gli indifferenti, scriveva nel 1917 Gramsci, citato da Don Andrea Gallo nel libro in cui parla dell’indifferenza come dell’ottavo vizio capitale. Dice Gramsci: “L’indifferenza è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. La massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora perché non se ne preoccupa“. Questa fine 2011 che sembra preannunciare un 2012 non facile, almeno dal punto di vista economico, forse sta invece rinverdendo il rifiuto all’indifferenza. Quel rifiuto all’indifferenza che ha reso una persona un “uomo“. Infatti la prima cosa che fa il Messia nella sua vita pubblica, che dura un anno e mezzo, è quella di andare nel tempio a cacciare i mercanti, a distruggere il potere. Lui non è stato indifferente, è stato un “uomo“ che ha osservato il suo tempo e ha deciso di non starci alle logiche del potere. Ha deciso di rovesciare lo status quo per generare altro. E ha indicato una strada, una fra le tante, ma con trasparenza, serietà e soprattutto amore per il prossimo. Altri “uomini“ hanno segnato la strada della non indifferenza da Gandhi al Che Guevara, da Berlinguer a Papa Giovanni Paolo II, da Madre Teresa di Calcutta a Oriana Fallaci. Ma questi uomini e donne sapevano quale indifferenza combattere. La tragedia odierna, al tempo della globalizzazione, è che esiste, come dice Bauman, la separazione tra potere e politica. Pertanto non esiste più un soggetto da combattere poiché non vi sono simboli di potere da abbattere. Il potere è magmatico e si è sottratto ai cittadini: qui sta la crisi della democrazia. Il potere non è più in mano alla politica perché è altrove. In un mondo di problematiche globali non vi sono soluzioni locali. La speranza è una risposta individuale nel rispetto di sè e degli altri e nella ricerca di una rete di moltitudini per confrontarsi e dialogare. Per questo bisogna ripartire da se stessi, non dimenticando di ricordare. Così mi ha insegnato una mia cara amica. Costruiamo pertanto una nuova identità collettiva sulla base delle vie tracciate dai nostri predecessori. Sicuramente questa mia visione del mondo è parziale e di parte. Come dice Nietzsche, non esistono fatti ma solo interpretazioni. Senza indifferenza. E lui? L’Editoriale nti, leme da, due e n a b i d a z az Ma che r onano? e cosa su Beh! Lei il piano... Prova a indov d inare. .. 3 La Theka Anno 2011 - N. 13 Ritmo e vitalità! Intervista alla band Bandabardò di Andrea Sinis Il ritmo della banda Wikipedia dice che nascono nel 1993, quando Enrico Erriquez Greppi, cantante franco-lussemburghese-fiorentino riesce a convincere Alessandro Finazzo (detto Finaz), allora virtuoso chitarrista elettrico, a buttare via ogni amplificatore e a fondare una band che proponesse canzoni da cantare tra amici…”. Da allora hanno pubblicato 10 album, 2 live, e girano in lungo e largo l’Italia e l’Europa con concerti che sanno molto di festa musicale e che ti fanno tornare a casa molto sudato. Folk-rock intriso da musica d’autore e tanta sensibilità sociale e politica. Memorabili le loro esibizioni a diversi concerti del 1^ maggio a Roma e le collaborazioni con vari artisti (Daniele Silvestri, Max Gazzè). Splendido il rapporto d’amore con i fans, che riconoscono loro, oltre alle doti musicali, la coerenza di chi porta avanti un progetto in maniera determinata e senza ricerche di scorciatoie. Quello che Wikipedia non è ovviamente in grado di dire è che il sottoscritto non può pensare di salire o scendere da un aereo senza ascoltare ineluttabilmente sulle proprie cuffie arancioni Abu (l’inedito dell’ultimo CD Allegro ma non troppo del 2010) collegandoci alcune semplici ma efficaci coreografie; che nelle ultime quattro stagioni la mia squadra del fantacalcio si è sempre chiamata “Mojito Footbal Club” (e sono state quattro stagioni di risultati negativi… ma va bene lo stesso); che il mio ipod dice che Beppeanna (Attenzione, concentrazione, ritmo e vitalità [canzone famosissima tratta dall’album Iniziali Bì-Bì del 1998]) risulta essere la canzone che ho ascoltato di più in questo ultimo anno; che, da matu- Il gruppo musicale Bandabardò ro quarantaduenne, il concerto della Bandabardò è l’unico in cui dimentico la mia età anagrafica e mi lancio nella bolgia del “pogare” (ndr una sorta di “ballo collettivo” che si scatena abitualmente durante i concerti) in modi che mia madre non dovrebbe mai vedere. E infine, a pensarci bene e a furia di parlarne, che a gennaio la Bandabardò suona a Firenze.. E adesso mi compro i biglietti. Che magari salgo sul palco e gli faccio altre domande che quelle di seguito erano solo alcune...ma con i mitici bardozziani le domande non mancano. Ritmo e vitalità è il sound del 1° maggio, quanta vitalità ci deve essere per stare in un gruppo? “Molta, ma la vitalità è data direttamente dalla passione per ciò che si fa, per cui tutto risulta molto spontaneo. Umiltà e saper vivere e suonare insieme ad altre persone sono requisiti ulteriori e fondamentali per lavorare bene in una band”. E qual è il ritmo che ci deve essere nella nostra società? “Una band non è altro che un microcosmo che può perfettamente rispecchiare una società in un cui si vive. Quindi oltre ai suddetti requisiti possiamo aggiungere onestà e rispetto”. Bicicletta o automobile? “Bicicletta finché è possibile e finché il fisico lo permette”. Coca cola o Chinotto? “Ideologicamente chinotto, ma la Coca cola è buona davvero!“. Chi decide la scaletta musicale dei concerti? “Normalmente il cantante è normale che abbia la prima e l’ultima parola, ma di solito ne discutiamo tutti insieme”. Durante i tour dormite insieme o in stanze separate? “Per molti anni abbiamo dormito in camere doppie, adesso che si invecchia e che ognuno accresce le proprie fissazioni abbiamo le stanze singole”. Qual è lo strumento che non suonate ma che vorreste suonare? “Mah, sicuramente Finaz il violoncello e Orla l’arpa. Gli altri stanno bene così”. Quali sono i vostri progetti futuri? “Al solito, suonare il più possibile ovunque, in Italia, in Europa e nel mondo. Per promuovere la nostra musica e il nostro modo di viverla”. Quale futuro per l’Italia? “Speriamo in una presa di coscienza da parte delle persone, perché stiamo andando verso un punto di non ritorno. Gli ultimi risultati elettorali ci danno un lumicino di speranza. Ne abbiamo bisogno”. Vieni a tentare la fortuna! di Gianantonio Campigotto Tel. 0439 568017 4 La Theka Anno 2011 - N. 13 Il passo del selvaggio Intervista a Francesco Vidotto, scrittore di Diego Toigo una bestia mi ha ricontattato sfidandomi a scrivere la storia di questo pastore. Sei mesi dopo avevo finito Siro”. Sia nel Selvaggio che nel tuo secondo libro Signore delle Cime i protagonisti nonostante abbiano successo e soddisfazioni nella vita, cercano di togliersi dalla società per riscoprire il contatto con la natura. Ti ritrovi in questa ricerca di fuga? “Credo che la scrittura come ogni forma espressiva nasca da un disagio, ogni libro ha il suo disagio. Io mi son sempre ritrovato a seguire percorsi che non avevo disegnato, un po’ per seguire le aspettative della famiglia e un po’ perché quando sei giovane le armi che hai per star bene con te stesso sono poche. Per questo i primi due libri risentono di più di questo bisogno di libertà, mentre Siro è più ironico e maturo. Qualche anno fa viaggiavo molto di più proprio per questo bisogno di evasione, poi il viaggio ha assunto una connotazione totalmente diversa: adesso che finalmente ho trovato il mio posto, tra le montagne del Cadore, il viaggio si è trasformato nei momenti che vivo in montagna, non mi piace più stare lontano da casa”. I tuoi libri si leggono molto agilmente, come scrivi le tue storie? “Quando scrivo una storia inizialmente tendo a raccontare tutto, anche le emozioni dei personaggi, però penso che un libro sia per metà di chi scrive e per metà di chi legge e quindi alla fine tolgo tutta la descrizione delle emozioni per lasciarle alla sensibilità del lettore, meno dici meglio è”. Con Siro diventano protagonisti gli “ultimi” della società. “Mi piace scrivere degli ultimi per dare dignità a una vicenda umana, oggi c’è un po’ troppo propensione a giudicare senza conoscere. In questo momento sto scrivendo molte storie che hanno per protagonisti gli ultimi della fila, racconti verosimili ambientati sempre in luoghi che conosco. Il prossimo aprile uscirà il mio nuovo romanzo. Ultimamente ho anche creato un sito in cui si possono scaricare gratuitamente audiolibri di giovani autori inediti, il link è www.treebook.com e poi ho il mio sito personale www.francescovidotto. com”. Allora ti aspettiamo in primavera per la presentazione del nuovo libro. Il ritmo della banda Per chi non lo conosce il consiglio è di andare in libreria e trovare Il selvaggio (casa editrice Carabba, 2005), prendersi una giornata veramente libera, rifugiarsi in un prato, un bosco o magari su una cima solitaria e tuffarsi nelle agili pagine del primo romanzo di Francesco Vidotto, giovane ma ormai affermato scrittore che ad agosto con il suo ultimo libro Siro (Minerva, 2011) si è aggiudicato il primo premio nella categoria montagna al concorso letterario Cortina D’Ampezzo. Cadorino di origine, è cresciuto tra Conegliano e Tai di Cadore, dopo la laurea in Economia e commercio, ha lavorato per una società di revisione e poi è stato titolare di una società di consulenza che ha venduto a marzo 2010 per dedicarsi totalmente alle sue passioni: scrivere e andare in montagna. Hai scritto Il selvaggio quando avevi ancora 18 anni, come è nata questa passione per la scrittura? “Al liceo non mi piaceva studiare, ma leggere e scrivere mi hanno sempre appassionato, forse perché era il modo più facile per viaggiare. Ho scritto Il selvaggio all’ultimo anno di Liceo ma l’ho pubblicato solo nel 2005 dopo un fortunato incontro con Pupi Avati. Dopo una sua conferenza a Conegliano cercava qualcuno che lo accompagnasse all’aeroporto e io mi sono subito proposto, durante il viaggio mi son fatto coraggio e gli ho parlato del mio scritto, gli ho lasciato il mio numero che se per caso… Una settimana dopo mi ha scritto una lettera e da lì è partito tutto. Non avevo scritto Il selvaggio con l’idea di pubblicarlo, io di solito inizio delineando un personaggio che poi prende una sua personalità e comincia ad agire, quasi autonomamente. Così nasce un libro onesto”. Quindi i tuoi libri non sono ispirati da momenti o vicende che hai vissuto. “No, per esempio Siro è nato proprio per caso, quasi per gioco. In un noioso pomeriggio in studio da commercialista ho scritto una storiella, che adesso è il terzo capitolo del libro. Ho mandato questo pezzo a un grosso editore dicendo di aver letto questa storia nel diario di un pastore che avevo incontrato, dopo due giorni mi chiama l’editore chiedendo un incontro col pastore, quando gli ho detto che in realtà non c’era nessun pastore e che il pezzo era mio, dopo essersi incazzato come 5 La Theka Anno 2011 - N. 13 La banda della Uno bianca Intervista a Massimo Polidoro, scrittore e giornalista di Andrea Pasa Massimo Polidoro è scrittore e giornalista, segretario del CICAP (Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) Il ritmo della banda Massimo Polidoro è un esperto di cose misteriose, ha scritto molti libri sui più svariati argomenti cercando, con metodo, di risolvere alcuni dei grandi enigmi di questi ultimi due secoli. Nel 2008 ha scritto Un gioco infame nel quale tratta le vicende legate alla Banda della Uno Bianca. L’autore, nel sul libro, ha ricostruito le indagini condotte dai due poliziotti fautori dell’arresto, cercando di dare delle spiegazioni sul perché ci sia voluto tanto tempo per arrivare agli arresti e sul perché, ad indagini concluse, molti continuavano a sostenere tesi complottistiche legate ai servizi segreti. Lei è stato docente di Psicologia dell’insolito, di che cosa si tratta esattamente? “Nei paesi anglosassoni si parla di Anomalistic Psychology, cioè Psi- cologia delle anomalie. È un ramo della psicologia che affronta tutte quelle esperienze insolite - sogni premonitori, flash telepatici, presagi, deja-vu... - che ognuno di noi può vivere ma che molti ritengono inspiegabili. Si tratta invece di esperienze che possono avere una miriade di spiegazioni normali ma che, dato il loro forte impatto emotivo, possono apparire come paranormali a un pubblico che non dispone degli strumenti interpretativi necessari”. Lei ha scritto Un gioco infame che tratta la storia della Banda della Uno Bianca. Secondo lei cosa spinge realmente degli uomini ad aggregarsi in cellule così pericolose, ciniche e spietate? “Uno dei poli di attrazione più forti è certamente il denaro. E anche la banda della Uno Bianca aveva iniziato a colpire per soldi scegliendo obiettivi sempre più grossi: prima i caselli autostradali, poi i benzinai, poi gli uffici postali, poi le banche… Solo che man mano che passava il tempo e diventavano più bravi, scoprivano che era l’idea stessa di entrare in azione a esaltarli. Per questo programmavano e pianificavano nei dettagli ogni cosa e poi si lanciavano in maniera spietata e senza esitazioni nei loro colpi”. Perché il caso è stato risolto grazie alla caparbietà di due investigatori, mentre prima per anni nessuno aveva seguito le loro piste? “Non è che non si fosse indagato prima, è che le indagini avevano preso filoni che a posteriori si rivelarono del tutto infondati, spesso le stesse forze dell’ordine e i magistrati erano in competizione gli uni con gli altri e tra di loro, ecco allora che non si condividevano le informazioni, che uno cercava di mettere l’altro fuori strada e così via. I due poliziotti di Rimini che risolsero il caso, Luciano Baglioni e Pietro Costanza, ci riuscirono perché affrontarono il caso con l’umiltà e la pazienza del bravo investigatore. Studiando ogni singola rapina, ogni singolo dettaglio, cercando di ricostruire come facevano, qual era il loro modus operandi e perché facevano certe scelte e non altre. Alla fine, è stato tutto questo lavoro massacrante - e spesso svolto fuori orario e anche spendendo di tasca propria - che ha permesso ai due poliziotti di cogliere l’occasione che li ha portati a individuare uno dei componenti della banda e, da lì poi, giungere anche agli altri”. Quest’anno ricorre il decennale dell’attentato dell’11 settembre 2001. Guardando in internet, si ha la percezione che gran parte dell’opinione pubblica considera che gli attentati siano stati orditi dal governo americano. “Per cercare di comprendere perché tanta gente finisce per pensare che dietro a fatti eclatanti della storia ci siano sempre trame occulte, il filosofo Karl Popper ha cercato di analizzare quella che chiama la teoria sociale della cospirazione. Questa teoria, dice Popper, “è simile a quella rilevabile in Omero. Questi concepiva il potere degli dèi in modo che tutto ciò che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate dall’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in divinità i cui capricci o voleri reggono ogni cosa”. Poiché la società si è secolarizzata, il posto degli dèi è stato preso da diversi uomini o gruppi potenti di pressione cui si può imputare di avere organizzato questo o quel disastro sociale. Questa idea, aggiungeva Popper, “è molto diffusa, e contiene molto poco di vero. Soltanto quando i teorizzatori della cospirazione giungono al potere, essa assume il carattere di una teoria descrivente eventi reali. Per esempio, quando Hitler conquistò il potere, credendo nel mito della cospirazione dei Vecchi Saggi di Sion, egli cercò di non essere da meno con la propria controcospirazione”. Pier Paolo Pasolini diceva che il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare da soli con la verità. La psicologia del complotto nasce dunque dal fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male accettarle”. Lei si occupa anche di paranormale. Secondo lei qual è il mistero più irrisolto d’Italia? “Il nostro paese abbonda di misteri irrisolti. Ma si tratta purtroppo di vicende tragiche che con il paranormale non hanno niente a che vedere. Di fenomeni insoliti e bizzarri, invece, ce ne sono, ma dopo vent’anni che il CICAP (www.cicap.org) di cui sono segretario se ne occupa, facciamo sempre più fatica a trovare qualcosa che resista all’indagine razionale e scientifica che proponiamo”. ...sci alpinismo, free-ride, trekking, arrampicata, alpinismo, boulder, corsa in montagna, tempo libero, ciaspe, lavoro in quota/disgaggi... Via Dante Alighieri, 14, a Feltre - Tel. e fax: 0439.304341 - www.lineaverticale.it 6 La Theka Anno 2011 - N. 13 La Bacheca del Comune a cura della Redazione Fonzaso, 22/09/2011 Alla Commissione Sociale di Fonzaso Al Signor Sindaco Gianluigi Furlin Al Consiglio Comunale di Fonzaso Oggetto: resoconto dell’incontro deciso dalla Commissione Sociale tra cittadini di Arten riguardo il lascito Bazzocco. Infine si è deciso di riassumere le tante proposte e le idee nei seguenti punti: - Creare un Comitato locale con i rappresentanti delle varie parti e Associazioni, da prevedere anche ne l futuro regolamento per la gestione del fondo, con funzione di proposta. - Considerare l’anno del testamento, il 2000, come riferimento per definire i “poveri di Arten”: cioè considerare la situazione economico sociale dell’anno 2000 per valutare l’intenzione del Bazzocco. - Reinvestire il denaro in opere e servizi per la Comunità che abbiano la funzione di migliorare le condizioni sociali ed economiche e prevenire le future situazioni di disagio. La bacheca di Fonzaso Il giorno giovedì 15 settembre 2011 si è svolta in Arten presso la sala del Comune un incontro informativo, come da proposta della Commissione Sociale. Erano presenti i tre cittadini incaricati dalla Commissione (Simonetto Francesco, Cappellin Piera e Bee Alessandra) e il consigliere comunale Luca Ferrari. La riunione si è svolta con la partecipazione di numerosi cittadini che hanno partecipato attivamente al dibattito dimostrando interesse e senso di partecipazione. E’ stata ripresa in sintesi la vicenda e letto in parte il testamento, in particolare si è poi discusso sul significato attribuibile alla dizione “ai poveri di Arten”. Molte le proposte e le idee che si elencano in modo sintetico: - Poveri in funzione del reddito, quindi lato economico e legale della questione. - Considerare la data del testamento (2000) e le relative condizioni socioeconomiche del paese. - Considerare non solo il fattore economico ma anche altre condizioni come solitudine-anzianità-difficoltà sociali e psicologiche. - Considerazione riguardo il possibile tramite delle associazioni locali come veicolo per offrire servizi alle persone in difficoltà. - Poter diversificare il lascito: considerare una parte da tenere per il futuro, una per i progetti proposti di anno in anno, una per gli obiettivi attuali della comunità arteniese. - Utilizzo denaro per opere pubbliche. - Acquisto pulmino per trasporto scuola. - Avere un parere legale. - Trasparenza nella gestione dei soldi. - Contribuire al trasporto scolastico. - Creare un gruppo di delegati delle Associazioni locali portatori di interesse per fare di anno in anno delle proposte sull’utilizzo del denaro. - Reinvestire il denaro in opere per la Comunità. - Considerazione: la Comunità è povera se priva di servizi. - Considerare povertà anche dove vi siano problemi famigliari e situazioni di disagio per alcol e droghe. - Utilizzare il denaro anche per offrire un servizio informativo migliore alle famiglie con persone disabili. - Proposta di utilizzare solo gli interessi maturati sul capitale e mantenere nel tempo lo stesso. - Considerazione su chi siano i poveri e chi siano quelli di Arten. - Considerare la possibilità di utilizzare il denaro per persone già sostenute dal Comune (casa di riposo) senza rischiare di perdere i trasferimenti ad hoc dalla Regione. I cittadini presenti quindi chiedono alla Commissione sociale ed all’Amministrazione di Fonzaso di tenere in considerazione queste proposte in attesa dell’incontro ufficiale che verrà convocato su delibera del Consiglio comunale. Il Consigliere comunale: Luca Ferrari I Cittadini delegati dalla Commissione: Simonetto Francesco Cappellin Piera Bee Alessandra catalogo ville - tendostrutture - menù personalizzati cucina mobile a domicilio - carta vini - catalogo tessuti allestimenti floreali - allestimenti audio video - intrattenimento colori e profumi CATERING DAL 1980 Via Feltrina, 46 - 32032 Feltre (BL) - tel. +39 0439 83540 [email protected] - www.viparistorazione.com 7 La Theka Anno 2011 - N. 13 La Bacheca del Comune a cura della Redazione Consiglio comunale di 29 Novembre 2011 ore 20:30 La bacheca di Fonzaso Comunicazioni del presidente: Il Sindaco informa riguardo la situazione del Consorzio per l’industrializzazione Vallata del Cismon: Venerdì 18 si è tenuto un incontro tra sindaci ed assessori dei tre comuni consorziati. Viene confermata la staticità generale dell’area: vi sono 54 aziende che occupano 380 persone, compresi i titolari. E’ stato proposto un apposito studio presso l’Associazione degli industriali della Provincia. Il Sindaco ha incaricato il Segretario comunale di richiedere alla Forgiallumio di Pedavena le intenzioni per l’area acquistata. Viene distribuita ai consiglieri una relazione sull’attività del Consorzio per l’anno in corso. Infine il Sindaco afferma che, nonostante la contrarietà dei Sindaci degli altri comuni, terrà un incontro di discussione e possibili soluzioni, come definito precedentemente. Il Sindaco parla del “caso Inapli”: spiega che, come confermato dal funzionario regionale Avv. Specchio, l’immobile non rientra tra quelli posti in vendita dalla Regione. Che le notizie apparse sulla stampa non corrispondono al vero. Afferma che l’amministrazione farà di tutto, nel caso vi fossero comunicazioni al riguardo da parte della Regione, per mantenere nella disponibilità del Comune e quindi delle associazioni locali gli immobili. Il consigliere De Marchi chiede che venga fatta dal Consiglio una Delibera di intenti e propone all’amministrazione l’incontro con le associazioni per il giorno 9 Dicembre. Il Sindaco conferma la data per l’incontro. Approvazione dei verbali della seduta precedente. Vengono approvate all’unanimità le delibere dalla n. 24 alla n. 30 del Consiglio comunale del 22 Settembre 2011. Il consigliere Ferrari ringrazia il nuovo Segretario comunale Dott. Coppe per la precisione e la correttezza dei verbali, nella forma e nei contenuti, come mai successo in passato. Assestamento di Bilancio 2011. Interviene il Vicesindaco Corso riguardo il bilancio e le variazioni apportate. Conferma la valida gestione finanziaria, ringraziando l’operato degli uffici comunali. Viene effettuato un assestamento di bilancio per euro 129.970,42. Spiega che l’avanzo di amministrazione del 2010 pari a 39.122,90 euro viene destinato a due nuove opere: la manutenzione straordinaria del tetto e finestre scuola media e per l’acquisto di lama per sgombero neve. Inoltre spiega che viene eliminato il previsto mutuo di euro 90.000,00 per la centralina idroelettrica a Pedesalto sostituito da nuovo contributo di pari importo. Il consigliere De Marchi chiede informazioni riguardo la realizzazione della centralina: l’Assessore Lucaora afferma che il progetto è fermo per ritardi burocratici. Il Vicesindaco Corso inoltre conferma la capacità del Comune di effettuare nei tempi previsti per legge i pagamenti ai fornitori, grazie ad una buona solidità si cassa. Approvazione convenzione tra il Comune di Fonzaso e la Comunità Montana Feltrina per la gestione associata dello sportello unico per le attività produttive (SUAP). Interviene il Segretario Coppe che spiega come tutte le attività attinenti, secondo la nuova normativa, devono essere svolte per pro- 8 cedimento telematico. Però la legge prevede che non ci siano oneri aggiuntivi, di fatto il costo per il sistema informatico è notevole per cui tutti i piccoli comuni affrontano la spesa in forma associata. La CMF si è accreditata presso il Ministero avvalendosi del Fronte Office della Camera di Commercio di Belluno. Per il comune di Fonzaso il costo annuo del servizio sarà di 1.450,00 euro tra parte fissa e quota per numero di abitanti del comune. Viene votata all’unanimità. Legge Regionale 8 luglio 2011, n. 13 - modifiche ed integrazioni alla legge regionale n.14/2009 - Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per favorire l’utilizzo dell’edilizia sostenibile e modifiche alla legge regionale 12 luglio 2007, n. 16 in materia di barriere architettoniche. Definizioni e modalità di applicazione. Interviene il consigliere Toigo, in qualità di presidente della Commissione urbanistica che si è occupata dell’analisi della legge regionale e dell’applicazione della stessa per il comune di Fonzaso. Toigo spiega gli obiettivi della legge: rivitalizzare l’attività edilizia grazie alla possibilità di aumentare i volumi delle abitazioni fino al 40 % con l’utilizzo di impianti solari e/o fotovoltaici e con l’uso di materiali per la bioedilizia. Che vengono tolti gli oneri sulla prima casa in questi casi. In assenza di tali impianti e materiali vi è comunque una riduzione del 60% degli oneri. Sulle seconde case invece lo sconto è solo del 10% e vengono posti limiti riguardo l’aumento dei volumi di 300 mc per il residenziale e 400 mc per gli altri usi. Viene proposto di organizzare un incontro pubblico per informare la popolazione e favorire quindi delle nuove possibilità offerte dalla legge. Il Consigliere De Marchi propone un emendamento riguardo le distanze delle seconde case da altre proprietà. Dopo importante dibattito con l’intervento di diversi consiglieri viene votato all’unanimità l’emendamento proposto secondo cui per tutti gli immobili non qualificati come prima casa valgono le prescrizioni del vigente strumento urbanistico. Unanimità di voto per le modifiche ed integrazioni alla legge regionale. Convenzione tra i comuni di Fonte (TV), Castelcucco (TV) e Fonzaso (BL) per la costituzione di un servizio unico di segreteria comunale. Viene proposta la convenzione con i Comuni di Fonte e di Castelcucco per il Servizio unico di Segreteria comunale con suddivisione del 35% per i comuni di Fonte e Castelcucco e del 30% per il Comune di Fonzaso: il Vicesindaco Corso spiega che non essendo più Fonzaso comune capofila questo permette una riduzione dei costi. Viene votato all’unanimità. Mozione presentata dal Capogruppo di maggioranza prot. 7104 del 19.1L2011 (in seduta segreta). Viene discussa in seduta segreta su proposta del consigliere Corso Gianangelo lettera al protocollo 6255 del 10/10/2011. Dopo numerosi interventi il Consiglio vota all’unanimità in direzione opposta ai contenuti di critica della lettera. La Theka Anno 2011 - N. 13 La voce delle istituzioni di Gianvittorio Lucaora - Assessore ai Lavori Pubblici e Sociale del Comune di Fonzaso Sono un amministratore, voglio pertanto rispondere alle domande e alle critiche che da mesi vengono poste rispetto agli immigrati che dimorano a Fonzaso. L’amministrazione non spende un centesimo per la loro permanenza, tutte le procedure sono gestite dalla Prefettura. Voglio anche precisare che il fatto di ospitarli non è stato imposto da nessuno, è una libera scelta di chi lo fa. Gli ospitati a Fonzaso sono Nigeriani che lavoravano in Libia. Sono stati caricati dai libici nei barconi e spediti a Lampedusa. Da Lampedusa sono stati dislocati nelle varie località in attesa di vagliare la loro posizione che viene fatta a Gorizia, dopo una ventina di giorni. La risposta della commissione aggiudicatrice arriva dopo due mesi, da quella data c’è un mese di tempo per ricorrere alla sentenza, ma certamente con poche possibilità di cambiarla. Io ho letto diversi verbali delle loro dichiarazioni: sono tutti uguali, sono giovani, sono poveri, senza un lavoro e tutti chiedono di rimanere per migliorare la loro situazione. Certamente sono da aiutare, ma a causa della crisi e dei nostri politici non abbiamo tante possibilità di farlo. Appena un’ora fa in comune c’era un fonzasino disoccupato e con famiglia che chiedeva consigli. In provincia sono circa 170 e solo 6-7 hanno lo status di rifugiato, uno solo ha accettato il rientro assistito (viaggio più 200 euro). Questi giovani non hanno soldi, non possono lavorare, non avranno più la copertura finanziaria, l’ipotesi più plausibile è che andranno a finire tra la malavita come la maggior parte dei clandestini. Ancora una volta abbiamo fallito. Le note stonate della disabilità di Mirko Dalle Mulle Fin da bambino ho sempre amato la musica ed ascoltavo per ore le orchestre alla radio. M’immaginavo le file degli archi, dei fiati e delle percussioni, tutti attenti sulla bacchetta del direttore! Sarebbe piaciuto anche a me essere lì, ma i miei malanni fisici non mi hanno permesso di poter essere come quei musicisti. Quello che voglio raccontarvi però, è il rapporto che la gente ha nei confronti di persone con una malattia come la mia. Chi è affetto da una disfunzione che colpisce l’apparato renale o un qualsiasi organo interno ha una patologia debilitante che non gli permette in molti casi di fare una vita normale. Nel mio caso, la nefropatite ti rende disabile pur non presentando evidenti malformazioni. Ed è qui che l’emodializzato o, come nel mio caso, il trapiantato di rene deve scontrarsi con la dura realtà di una società individualista o semplicemente ignorante e confinata nei suoi preconcetti, che porta alla discriminazione per il solo fatto che “non puoi fare” delle cose. Ma sono solo una persona esteriormente normale, impossibilitata nel fare determinate cose; ci sono dei giorni in cui è già un’impresa alzarsi dal letto da quanto stanco sei, perché hai le medicine che ti mettono ko, perché semplicemente hai una malattia che non te lo permette di fare. Penso che un buon musicista possa fare ben poca musica senza il proprio strumento migliore! Come in orchestra, quando un buon violinista rompe il suo strumento migliore. Potrà comperarne uno quasi uguale, ma non avrà lo stesso suono di quello che aveva prima. E l’indifferenza fa male. E’ brutto da dire, però normalmente chi ha una malattia come la nostra viene “coccolato” dalle persone solo i primi momenti, quando ti ricoverano per le prime emodialisi e poi sembra che sia una cosa talmente normale che gli altri non ci fanno nemmeno più caso. Così ti isoli, o ti isolano che è peggio. A meno di non avere una vita molto attiva o essere uno “con le palle”. Poi passa il tempo e arriva il trapianto. Molti pensano che il trapianto “risolve tutti i tuoi problemi” e non ne avrai MAI più. C’è un’illusione, perchè il trapianto alla fine è solo una cura alternativa alla dialisi e null’altro, ma soprattutto non è infinito e prima o poi, per tutti, finisce. Ed è la peggior cosa che si possa sopportare, non hai mai un qualcosa di “certo”, di “sicuro”. Arriva di nuovo quel momento, ti attaccano di nuovo alla maledetta macchina, soffrendo un giorno sì e uno no in ospedale e con la speranza di un altro trapianto, che ti permetta di nuovo di vivere una vita apparentemente normale. E quando forse arriva, devi fare i conti con mille difficoltà, di non dover comunque esagerare nel vivere di nuovo quella vita che sembra ti sia stata ridonata. E ricomincia da capo lo stress: “e se dovesse finire tutto e tornare in dialisi?”. Non importa. Qualcuno si lamenterà perché hai sbagliato troppe note! La parola ai cittadini Nell’orchestra della società non sempre tutti gli strumenti vanno allo stesso tempo… Si LOCANDA ALLE ALPI accettano PIZZERIA CON CUCINA prenotazioni Tel. 0439.568213 Via C. Mengotti, 6 32030 Fonzaso (BL) Chiuso il mercoledì per il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno 9 La parola ai cittadini La Theka Anno 2011 - N. 13 Perchè la Ritmo è la Ritmo Intervista a Graziano Moretto, titolare dell’omonima autofficina di Fonzaso di Walter Moretto La storia de La Theka insegna che prima o poi ciascuno dei collaboratori incappa nell’articolo o nell’intervista al cugino, al nonno, al parente passato prossimo venturo. E’ naturale, ci mancherebbe. Evidenzia in primo luogo la buona fede e la trasparenza degli scriventi, e per questo il tutto è caldeggiato dalla redazione, eppoi è la risorsa originale di tutti noi aspiranti narratori della realtà: la ricerca nel vissuto esperienziale di aneddoti, sensazioni, ricordi e speranze per la stesura dei propri articoli. Tuttavia tali buoni propositi son risorse scarse, da utilizzare con sottile parsimonia dato che non si può certo realizzare la rivista con le storie famigliari degli scriventi. C’è chi ha già giocato il jolly, chi lo deve ancora giocare e chi, come il sottoscritto, il jolly se lo gioca come nessuno. Eh sì, più che un jolly si potrebbe chiamare uno scacco matto. Graziano Moretto è un imprenditore che opera in diversi settori, fra cui quelli immobiliare, dei veicoli industriali e del loro allestimento, del servizio di assistenza sull’autoveicolo. Tutto è cominciato proprio da quest’ultimo, nel lontano 1978, con l’apertura della prima autofficina. Nel 1990 il primo ampliamento in Zona Industriale a Fonzaso e l’inaugurazione di un gruppo che attualmente fornisce l’assistenza in toto sulla gestione e manutenzione dell’autoveicolo. Con un aneddoto, insignificante ai fini biografici quanto fondamentale oggi. L’acquisto, agli inizi degli anni ’90, di una Fiat Ritmo 130 Abarth, nera corvino, cerchi in lega ed un sorriso che solo un auto può regalarti senza chieder nulla in cambio. L’auto rimane parcheggiata in dolce attesa parecchi anni, per presunte condizioni speculative che dovevano verificarsi con la storicizzazione del veicolo. Passa il tempo ed il maggiore dei figli di Graziano s’avvicina sbavante alla maggiore età ed al sogno dell’emancipazione carrozzabile. Sogno combattuto seduti in sella a motorini dai geloni infernali ed a fidanzate che solo il fine settimana... e chi affrontava chilometri nelle nostre valli polari nei 18 mesi in cui dura ‘sto inverno! Questo sacrificato figlio maggiore per anni aveva contemplato quell’auto, gioiello di cui venivano narrate leggende mistiche di accelerazioni che per scollarti dal sedile si doveva staccar il coprisedile e girare poi con brache da pezze al culo con la scritta Abarth marchiata a fuoco; eppoi epiche cronoscalate alla Niki Biason che non era stato abbastanza omo da provarci con il 130 al mondiale rally. Sto disgraziatissimo figlio c’aveva anche fantasticato riguardo ai sedili posteriori di ‘sta macchina e di ‘ste morose che le dita si gelavano solo a pensarle, da quanto l’associazione corporea motorino-morosa s’era incarnata. La morosa e la Ritmo, due amori in un sedile solo. Alla fin fine i sogni son belli perché tali rimangono. Almeno questa è la morale comune. Infatti il sogno è morto di venerdì, i bulloni delle ruote rimasti, costati thentothinquantamilifranchi, vennero seppelliti ai quattro angoli del capannone e un pezzo di cuore se ne andò con loro. Eh sì, il caro papà un mese prima del patentamento del figlio aveva ben deciso di vendere la Ritmo al primo offerente. Adesso sei in diretta sul registratore, dammi una spiegazione plausibile sul perché me l‘hai venduta o rendo pubblico il contenuto di tutto quel che dirai da adesso a quando si scaricano le batterie. “Secondo te?”. Sono io qui che faccio le domande! “Perché cosa vuoi che la tenessi lì sotto la pioggia ancora quanto? Erano anni che non la mettevo più in moto e quando una macchina non la usi per tanti anni, poi quando la rimetti in moto non la smetti più di lavorarci dietro”. Allora perché l’hai comprata! “Perché pensavo potesse rivalutarsi col tempo. Era una gran macchina ai suoi tempi”. Non ho dubbi, se l’avessi provata poi ne avrei ancora meno. “Lo sai perché l’ho venduta. Tu eri un neopatentato con la bava alla bocca per la smania di guidare ed ero matematicamente certo che volessi quella macchina. Stiamo parlando di un mezzo con motore di 2000 cc da 130 cv con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 8 secondi, due carburatori doppio corpo. Una bestia per l’epoca, oltre che una bara volante per inesperti. Ho provato tante auto nella mia vita, da strada e da competizione, ma la cattiveria che aveva la Ritmo in accelerazione era impressionante. Una volta, solo facendo manovra di parcheggio, son finito contro un muro”. Lo so, una volta Attilio Bettega ha perfino fatto una gara di accelerazione con un caccia dell’aereonautica. “Grande trovata pubblicitaria quella”. Resta il fatto che io la Ritmo non l’ho mai provata. “E’ stato meglio così, adesso sarebbe diverso, ma al tempo ti saresti fatto male. Scòlta i veci ogni tant e no sta sempre pensar de testa toa”. Ok, ok, ho capito… … (Ma non finisce qui). DISGAGGI - BONIFICHE DI PARETI ROCCIOSE - PARAMASSI CONSOLIDAMENTI - ANCORAGGI PARAVALANGHE - POSA RETI ZONA INDUSTRIALE TEL. 0439.56541 32030 FONZASO (BL) 10 La Theka Anno 2011 - N. 13 BB - Banda Bassotti Bravi banditi di Nicolas Oppio Bar COMMERCIO di Rattin Manuela Piazza I° Novembre, 3 - Fonzaso (BL) 11 La parola ai cittadini Buon compleanno Banda Bassotti! I simpatici “cattivi” dei fumetti Disney compiono sessant’anni. Nati nel 1951 dalla matita di Carl Barks, da allora tentano imperterriti e perseveranti l’impresa di derubare l’immenso patrimonio di Paperon de Paperoni. Cattivi per modo di dire. A chi non hanno suscitato simpatia i goffi e impacciati ladri di Paperopoli? Vivono in una roulotte scassata nella periferia della città dei paperi, capeggiati dal nonno che pazientemente ma senza successo cerca di insegnare loro dei buoni metodi di scasso. Eppure a loro non vai mai a buon fine un colpo. Per non parlare del deposito di Zio Paperone. Il vecchio cilindro immancabilmente è lì in agguato con l’archibugio pronto a salare il didietro dei poveri fratelli Bassotti! E se per caso riescono a portar via il malloppo? State sicuri che un incidente è dietro l’angolo o una svista clamorosa è lì pronta per beffarli! Eppure sono ladri dal cuore d’oro. Nell’eventualità che il colpo riesca e si ritrovino con il malloppo in tasca, finisce sempre che l’incasso passa nelle mani di un bambino povero o una famiglia in difficoltà. I nostri anti-eroi infatti nelle vignette ricordano sempre la povertà nella quale sono cresciuti e le privazioni che hanno subito e quindi il trovarsi davanti situazioni simili in molte avventure li porta a gesti di estremo altruismo. La loro roulotte è vecchia, scassata e disordinata. Il loro abbigliamento consiste in delle maglie rosse con targhe gialle recanti le loro matricole e dei cappellacci verdi. Sono impacciati ma geniali, per tentare i loro colpi infatti riescono a costruire macchinari al limite dell’immaginazione. A volte si fingono magnati della finanza o luminari della scienza venuti a portare la loro conoscenza. Tutto ciò ha l’unico fine di penetrare nel deposito del Vegliardo e mettere le mani sul suo denaro. Ho sempre letto valanghe di Topolino (o Topolini come vengono chiamati comunemente, siano essi Mega Almanacco, Paperino o che si voglia). Provenivano tutti dall’armadio di mio zio Valerio, e da Belluno mia mamma li portava a casa nostra. Profumavano di carta “invecchiata” e per lo più erano degli anni ‘70 o ‘80. L’unica regola per me e i miei fratelli era: non farsi vedere da papà, che infatti li etichettava come inutili, monade, fati par perdar temp, e irritato ci intimava di chiuderli e prendere el libro de matematica. Eppure non scherzo se dico che per me sono stati molto istruttivi. Solo un cultore di Topolino può sapere come queste vignette siano ricche di richiami alla storia e come molti eventi storici siano abilmente raccontati nelle vignette Disney. Per non parlare di come rispecchino la società che raccontano: i fumetti dei primi anni ‘70 parlano prevalentemente di viaggi sulla luna e nello spazio, cose che probabilmente la società dell’epoca credeva si sarebbero verificati davvero. E la crisi petrolifera degli anni ‘70 è perfettamente raccontata nelle storie che vedono Archimede Pitagorico, per conto di Paperone, ricavare benzina dalle patate o creare motori che vanno ad acqua. Leggendo le vignette dei nostri eroi Disney, l’attualità la troviamo davvero in ogni tratto di matita: leggiamo di ingegnose soluzioni per risolvere l’inquinamento, il terribile traffico cittadino, leggiamo dell’incubo delle vacanze a ferragosto, della mania dei telefonini. La marcia in più che hanno le vignette è che in forma indiretta ci fanno vivere le problematiche con le quali ci confrontiamo nella quotidianità, permettendoci però per qualche minuto di trovare una via di fuga, seppur fantasiosa. Ma d’altronde, cosa è impossibile per Topolino, Paperino e i nostri amici Disney? La parola ai cittadini La Theka Anno 2011 - N. 13 Che ritmo questa banda! di Catherine Oppio Cos’è il ritmo della banda? La domanda potrebbe sembrare abbastanza scontata… Qualcosa tipo “zum, zum zum zum, zum!” eppure davvero in ognuno di noi può suscitare emozioni diverse. Al di là di quelle più comuni, come la gioia, l’allegria e l’aggregazione, scendendo in piazza le risposte ottenute dai passanti sono state profonde e talvolta imprevedibili! Mario Faoro, linguista residente nel comune di Arsiè, l’ha definito un incontro imperdibile, che ogni volta gli dona una sensazione di benessere impareggiabile e che in più gli regala la soddisfazioni di avere una nipote fra i componenti di una banda. Ho approfittato di una cena con prodotti tipici al Casel di Mellame per sentire le opinioni dei presenti. Fiorenza l’ha riassunta nell’insieme della musica popolare e l’ha definita un’istituzione per la comunità. Denis si è perso nei ricordi: “Ehm, di sicuro molta gioia, e i tempi purtroppo passati, le morose vece, e Sylvie Vartan con la canzone La banda… oppure era Mina? Si si scusa, era proprio Mina!”. Poi come non pensare alla danza, come ha ricordato Angelo Battistel sostenendo di provare l’irresistibile voglia di scatenarsi sentendone i ritmi. Le risposte non si sono sprecate neppure tra i ragazzi presenti ad una tavolata: “El ritmo de la banda? Te l’insegno mi dopo an piato de fasoi! – oppure più profondamente – è il rumore della pioggia che cade! senti come pio- ve! Senti che ritmo! – e anche – è il tintinnare dei bicchieri durante un brindisi – e poi ancora – la ritmo della banda? L’è la macchina che i usa par portar i strumenti!!”. Cambiando ambientazione, tornando nella piazza, ho incontrato Massimo Dal Zotto. “Ma che bella domanda! Io sono stato caporale del coro Brigata Alpini Cadore venti anni fa, e conservo dentro questa spinta nel seguire ogni melodia. Penso sia una cosa ancora più profonda ed insita dentro di me, come un gene che non tutte le persone hanno. Il ritmo della banda è come il battito del cuore che cambia in base alle emozioni!”. Sandro Berra l’ha invece definito in modo epico l’incalzare dei tamburi napoleonici! C’è chi poi l’ha paragonato al titolo di un libro, la cui trama vede l’intreccio delle bande giovanili metropolitane di nazionalità diversa con i loro traffici e le loro vite disadattate, magari in cerca di riscossa. Vorrei però concludere con questa risposta data da un altro ragazzo che con la musica ha avuto a che fare a lungo: Mauro Battistel. E’ una risposta che ci fa capire quanto è importate la presenza di un’istituzione come una banda all’interno di un piccolo comune: “Credo sia il metronomo educatore della vita dei giovani che cominciano a suonare. E’ quel battito che aggrega e che unisce, diverte e emoziona piccoli e grandi, è per un piccolo paese un’enorme risorsa pulsante di emozioni”. La Banda e la scuola di musica di Arsiè Intervista a Ivan Villanova e Franco Maddalozzo di Matteo De Rocco Ammirata per la serietà e l’impegno, premiata per le esibizioni: è il fiore all’occhiello della nostra comunità. Abbiamo così sentito il presidente Franco Maddalozzo e il direttore Ivan Villanova della banda cittadina di Arsiè e della scuola di musica. “Col Concerto di Primavera abbiamo festeggiato il 25° anniversario dalla rifondazione, un traguardo che suggella il percorso dei primi allievi, oggi pilastri dell’organico. Dieci maestri ci permettono inoltre di mantenere una Scuola di Musica che impartisce 800 ore di lezione annue e segue 30 ragazzi. Ogni reparto è guidato da un elemento che porta la sua esperienza agli alunni, i quali insegnano ai più piccoli, e così a cascata fino ai novizi”. So che state lavorando con le scuole elementari. “Abbiamo insegnato alle classi terze e quarte il solfeggio e il flauto dolce, e le abbiamo fatte partecipare al Concerto di Primavera. I bambini sono rimasti entusiasti e quest’anno li renderemo ancor più partecipi proponendo loro una fiaba e un romanzo che saranno narrati e suonati. In quinta elementare si può scegliere uno strumento a fiato e iscriversi ai corsi della nostra Scuola che offre lezioni individuali e musica d’insieme. Alla fine del triennio l’allievo inizia a suonare dei semplici brani in Banda, e nel biennio seguente si perfeziona per diventare un bandista completo. Noi forniamo gratuitamente lo strumento e il solo costo a carico delle famiglie è l’iscrizione annuale”. E ciò vi basta per sostentarvi? “Le spese sono tante: l’acquisto di materiali, strumenti, musiche... Il Comune d’Arsié ci sostiene con un contributo annuo e ci mette a disposizione la sala polifunzionale. Anche il Comune di Fonzaso riconosce il nostro lavoro, come pure i privati cittadini con delle offerte. Tante associazioni hanno donato degli strumenti, e noi le ringraziamo suonando alle loro feste”. Da dove parte il progetto con le scuole primarie? “Abbiamo coinvolto gli alunni d’Arsiè, Fonzaso e Arten perché a quell’età può nascere in tutti la passione per la musica. Così i bambini rimangono con i loro amici e sviluppano qualcosa di concreto. Questo li stimola a studiare, mentre noi li educhiamo ai ferrei principi della musica, che è un codice, un modo di vivere che insegna le regole; se le accetti ti formi, ti correggi e cresci. Ciò accade anche nella Banda: i musicisti devono prestare attenzione e ascoltarsi a vicenda, come in una comunità in cui tutti vivono in pace. La Scuola è il serbatoio nella Banda. Ci vogliono anni di preparazione per sostituire i membri che lasciano, e perciò diciamo grazie ai maestri che mettono a disposizione il loro tempo. Noi creiamo un movimento musicale e diamo un servizio civico. I giovani imparano dagli anziani, e gli adulti ascoltano i più piccoli. L’anno venturo 6 nuovi ragazzi entreranno in Banda. Il sostegno delle loro famiglie è stato essenziale perché sono stati spinti a sviluppare delle capacità; noi abbiamo fatto il resto. Un appello ai genitori: mandateci i vostri figli e vedrete come ve li sistemiamo!”. Vuoi partecipare ai corsi e alle attività della Banda? Scrivi a La Theka e ti daremo i contatti, o visita il sito www.bandaarsie.it 12 La Theka Anno 2011 - N. 13 Il ritmo de El Puner a 5 stelle Intervista a Bubi di Elisa Dall’Agnol Punti di vista. Dal basso verso l’alto di Pepotta Giro giro tondo casca il mondo. e come se casca. tutti giù per terra. e quando la testa è giù, appoggiata alla nuda terra ecco che si sentono i rumori delle viscere. marrone scuro; terra fredda in superficie che appena infili le mani dentro senti che diventa tenera e calda. la terra. e le mani affondano sempre più giù nelle zolle corpose e dense e il naso si inabissa dentro la silenziosa terra. eppure è così rumorosa in superficie. il profumo delle zolle umide entrano nelle narici e inebriano come un profumo di donna. sa di muschio, di pioggia, sa di buono la terra nera, in profondità. scavata da talpe e vermi, dissodata dall’uomo, calpestata da tutti. scavo scavo scavo. più giù, più dentro. alla fine rivedo la luce. sono arrivata all’altro capo del mondo. STRUTTURE ED INFISSI METALLICI dei F.lli Menegaz Nunzio & Marino snc Via Monte Vallorca, 6 - Z. I. FONZASO (BL) Tel. 0439.5555 - Fax 0439.569126 E-mail: [email protected] 13 La parola ai cittadini Feltre, zona residenziale, case nuove, giardini curati e, in tanto nuovo, una vera casa feltrina con niente di meno che un Punèr a cinque stelle, el punèr de Bubi. “Quando sono nato questa zona era campagna e vivere con gli animali era la normalità”. Ora la campagna ha lasciato il posto a belle e nuove case ma lui invece di costruire un garage ha realizzato un bel e nuovo pollaio… e che pollaio! Bubi lo ha dotato di acqua corrente, di luce e di musica. Che sia per fare in modo che le sue donne non risentano dello stress della vita moderna? “Una volta, restando in silenzio, i tacchini, il gallo, le oche riempivano l’aria. Qualche giorno fa, in silenzio davanti a casa, si sentivano solo allarmi, rasa erba e cani”. Ma davanti a questa casa feltrina, noi le galline non solo le sentiamo: le osserviamo e le ascoltiamo. In questo pollaio a cinque stelle, le galline sono quasi tutte nate da chioccia naturale, perché solo loro hanno avuto il famoso imprinting e quindi riescono a covare a differenza delle galline nate da incubatrice che, sembra impossibile, non hanno questo istinto. Ma che si tratti di galline nate in un modo o nell’altro, nel pollaio solo un gallo è presente. “Però chi comanda e decide in realtà sono le galline, tutte insieme, indipendentemente dalla razza”. E non si pensi che facciano rumori inutili, spettegolano ovviamente, da buone galline ma non da oche, si intende. La gallina è un animale estremamente intelligente e molto altruista. “Quando ha fatto l’uovo canta, e con lei pure il gallo, come se volessero avvisarti della meraviglia che hanno prodotto, senza paura e senza egoismo”. L’altruismo della razza, inoltre, si manifesta nel gallo che, quando trova un bel vermetto, non lo mangia velocemente da solo ma lo condivide con il resto del gruppo. “Questo modo di fare, mi suscita un piccolo pensiero sociale. Negli ultimi anni ho sentito parlare di albergo diffuso, lodevole iniziativa portata avanti da persone consapevoli che, nel nostro territorio, offrendo ospitalità in maniera consociata, è sicuramente vincente. Perché quindi non introdurre il pollaio diffuso? La gallina mangia tutto quello che mangia l’uomo, avremmo uova biologiche e meno umido da inviare in discarica”. E insomma, dopo tanto parlare, Bubi, meglio un uovo oggi o una gallina domani? “Se dovessi scegliere, come recita il noto proverbio, terrei sicuramente la gallina, perché avrei sempre un uovo e, quando non ci saranno più le uova… beh, si sa… gallina vecchia fa buon brodo! E a me il brodo piace molto!”. La Theka Anno 2011 - N. 13 La banda dei sassi Attacco al forte di Primolano di Nicolas Oppio E se accendendo la TV scoprissimo che hanno profanato il Colosseo? Rabbia, indignazione, sdegno. E se leggendo il giornale venissimo a sapere che dal monumento di Cima Grappa sono sparite delle pietre? Credo che i nostri sentimenti non si discosterebbero dal dispiacere che proveremmo per la profanazione del re dei monumenti romani. A chi regolarmente percorre le Scale di Primolano non può passare inosservato il forte stato di degrado nel quale versano i muri contenitivi della carreggiata, nonché le costruzioni in pietra che si trovano nel quinto e nel sesto tornante salendo verso Fastro, opere che fanno parte della Tagliata della Scala, la fortificazione che collega Primolano a Fastro. Vediamo queste opere crollate, decapitate delle lastre di pietra superiori. Che sia il risultato del 1917, anno nel quale le fortificazioni sono state bombardate per non essere lasciate in mano all’esercito austroungarico? Che sia semplicemente la mano del tempo che passa? Se poniamo questa domanda agli abitanti del posto, scopriamo purtroppo che altro non è che l’opera di una “banda”, che chiameremo “la Banda dei sassi del Forte”. Chi infatti percorre le ‘Scale’ spesso, ha potuto osservare come nel corso degli anni siano sparite oggi una lastra di pietra, domani un’altra. Le ultime lastre hanno preso il volo subito dopo la manifestazione svoltasi a luglio “La Scala dei Sapori”, lasciando il posto a un groviglio di pietre diroccate. Che vengano vendute? Che vengano utilizzate per costruire altri muri? Fatto sta che questa Banda di profanatori sta mettendo a repentaglio l’integrità di un pezzo di storia del nostro territorio, trattato alla pari di una cava di sassi. Questo comportamento era accettabile e giustificato nei due dopoguerra, quando era necessario ricostruire case e paesi. Ma al giorno d’oggi? Come vengono rubate le pietre? In più occasioni è stato possibile osservare pietre forate, dove venivano infilati prima un tassello giallo e poi una vite “ad occhio”. E poi via, le pietre sparivano. Certo che per spostare delle lastre di pietra così pesanti è difficile credere che sia l’opera di un singolo uomo, e sicuramente stiamo parlando di persone organizzate e con mezzi idonei. Dispiace che esistano persone che non si rendono conto che deturpare e rovinare opere del passato distrugge e cancella un’importante parte della nostra storia, insultando il territorio nel quale viviamo e privando i posteri di testimonianze preziose della nostra vita. La Tagliata della Scala è stata costruita alla fine dell’800 con lo scopo di bloccare ogni possibilità di transito dal fondovalle. Questa fortificazione era una meravigliosa opera di architettura che appena nata era già superata a causa delle tecnologie militari che avanzavano molto velocemente. Esiste un progetto di riqualificazione di quest’opera militare. La speranza è che l’inizio dei lavori blocchi per sempre lo scempio che sta subendo. di Sabrina e Alessandro Via San Rocco 38/1 Arten - Fonzaso Colazioni - Panini Tramezzini - Birra 14 La Theka Anno 2011 - N. 13 Quelli della banda-na Intervista doppia a Stefano Lira e Alberto Rech di Chiara Melchioretto La Theka di questo mese ha come tema la “Banda”. Possiamo giocare sul significato di questa parola e trasformarlo completamente, ad esempio aggiungendo solo due lettere, che aprono uno scenario del tutto diverso: cos’è una banda-na? La prima cosa che ci viene in mente è sicuramente il mondo dei pedali, quello di Marco Pantani, il pirata per eccellenza. Ma la bandana può essere il simbolo di una banda: una squadra di ciclisti non lo è forse? Così siamo andati ad intervistare due campioni, due promesse del ciclismo, ma per il momento Fonzaso può ancora vantare di averli in casa, o quanto meno nei dintorni. L’intervista è stata fatta ad Alberto Rech, che corre con la maglia del Foen, e a Stefano Lira, del G.S. Fonzaso. Ci hanno raccontato che al posto della bandana portano il casco, ma sia l’uno che l’altro sono gli emblemi di un impegno costante, di una tenacia e una grinta invidiabili, e di un gioco di squadra leale. Con quale abbigliamento ti senti un ciclista? Alberto: “Decisamente con la tuta della mia società”. Stefano: “Anch’io logicamente mi sento un vero ciclista con la tuta della società, e con il casco”. Perché hai iniziato a fare ciclismo? Alberto: “Perché, secondo me, andare in bici è la prima cosa che si impara a fare”. Stefano: “Io ho iniziato perché mio fratello più grande andava, e allora ho cominciato anch’io”. Perché ti piace fare ciclismo? Alberto: “Beh…Non saprei, principalmente perché è uno sport competitivo”. Stefano: “Perché il ciclismo è davvero un bello sport, dove bisogna avere testa e gambe”. Cosa ti piace di più dello sport che pratichi? Alberto: “Fare le gare la domenica”. Stefano: “Sì, anche a me piace fare le gare ogni domenica”. Come ti prepari per una gara? Alberto: “Mi alleno tre volte alla settimana e in allenamento faccio circa 30 km di bici”. Stefano: “Io per il momento mi alleno due volte alla settimana, ma tra un po’ punto ad allenarmi con Alberto”. Cosa pensi mentre sei in gara? Alberto: “A vincere, e che devo farlo dando più degli altri”. Stefano: “Che devo risparmiare le energie fino all’ultimo giro”. Hai mai dovuto rinunciare a qualcosa per lo sport e, se sì, ti è pesato farlo? Alberto: “Per il momento non mi è mai capitato, ma se dovesse succedere mi dispiacerebbe dover rinunciare per lo sport”. Stefano: “No, non mi è mai capitato”. Saluta Alberto: “Ciao a tutti!”. Stefano: “Come sopra”. di Simone Cassol Feltre così non l’avevo mai vista. Così densa, così brulicante. Eppure è sempre la mia città, com’era in un tempo nemmeno troppo lontano, scattata nell’essenza del bianco e del nero. La storia comincia con un treno che si infila per la stretta di Anzù e lascia sopra di sé il santuario di San Vittore prima della fermata in stazione. Là si scende e prende il via il viaggio vero, in un racconto per immagini attraverso i luoghi e i momenti più belli e significativi che Feltre ha conosciuto dal dopoguerra. Di fronte a questi scatti, per chi come me è nato poco più di una trentina d’anni fa la reazione può essere quella di rimanere appunto affascinato di fronte a scorci mai osservati e volti di personaggi sempre sentiti nominare e mai incontrati. A chi invece è nato qualche anno prima, le fotografie di questo libro evocheranno sensazioni vive, e probabilmente solleticheranno una certa nostalgia per il passato, come succede con i bei ricordi. Il libro è fresco di stampa e si intitola Stagioni. E’ pubblicato dall’Agorà Libreria Editrice e mette insieme cinquant’anni (1943-1993) di città visti attraverso l’occhio e il mirino di Giovanni Frescura. Diplomatosi ottico nel 1952, poi fotografo professionista nel periodo del boom economico, firma fotografica del Gazzettino negli anni più intensi per la vita cittadina, Giovanni Frescura è il testimone visivo di una Feltre non solo bella, ma soprattutto viva, vivace e partecipata. Ci sono le foto da Belle Epoque dei locali feltrini, bar e Caffè; ci sono scorci architettonici che oggi sono completamente trasformati come il punto in cui sorgeva l’Arco di Santa Clara; ci sono i momenti solenni, le cerimonie, le assemblee comunali con la sala gremita. C’è la Feltre che lavora, nei momenti in cui ha visto sorgere e svilupparsi le sue realtà produttive più importanti, e c’è la Feltre che crea e incanta, con i quadri, le sculture, le opere degli artisti che vi hanno operato. Sembra abbastanza ma il viaggio fotografico delle Stagioni di Feltre presenta una seconda parte, che è una sezione antologica davvero ricca e offre agli occhi di chi osserva un altro ventaglio di intense suggestioni. Così si richiude il libro con in testa l’idea di aver contemplato un posto splendido, nascosto da qualche parte nel tempo, da riscoprire e rileggere. Ti verrebbe da mostrarlo all’amico, al conoscente, al primo feltrino che passa per strada. Ti porto a vedere Feltre, forse così non l’hai vista mai. (Giovanni Frescura, “Stagioni”, Agorà Libreria editrice) Parrucchiera per Signora la te n e li c a u s la a tt tu a Augura elici Festività! delle F Andrighetti Loretta 15 La parola ai cittadini L’armonia delle Stagioni Uno sguardo oltreconfine La Theka Anno 2011 - N. 13 Grida di sirene Guerriglia urbana in London di Elisa Da Rin E’ un giovedì mattina stranamente caldo nella perennemente piovigginosa Londra. Mi alzo svegliata dal suono di sirene e dal rumore dello scorrere del traffico in Kilburn High Road su cui si affaccia la mia finestra. Fastidioso scorrere di ambulanze e autobus al quale mi sono abituata ormai da tempo. Esco diretta al lavoro, bus rosso a due piani verso Candem Town per poi prendere la metro, breve tragitto di mezz’ora, una distanza ridicola per l’immensa City. Stamane però il bus sembra procedere più lentamente del solito, poco prima di giungere a destinazione si blocca completamente e fa scendere i passeggeri. Senza farmi troppe domande scendo e m’incammino verso l’entrata della metropolitana. Il lato negativo di vivere in città così grandi è che ti rendono insensibile e poco curiosa, tutto entra nella norma. Penso solamente che Candem è una zona di Londra nota per gli incidenti notturni, durante notti di alcol e musica nelle quali giovani e turisti non si danno né orari né limiti. Così scendo a prendere la metro senza soppesare troppo il traffico intasato e le sirene. Quando arrivo ad Hampstead Station però inevitabilmente realizzo che nell’aria c’è qualche cosa di insolito. Hampstead è una delle parti residenziali ricche al nord di Londra, molto simile a Nottingh Hill, con Porche parcheggiate ovunque e lussuosi ristoranti sparsi qua e là; in tali zone il caos della City é lontano e sembra che le persone vivano felici e rilassate in una sorta di Truman show andando a prendere il pane e rilassandosi a sorseggiare lunghi filter coffee sotto un tiepido sole. Oggi però c’è un’atmosfera stranamente tesa, la gente sembra correre frettolosa verso una meta precisa, i locali e le brasserie francesi sono semideserti e alcune delle boutique già chiuse. Entro nel negozio nel quale lavoro, e subito avverto un senso di allarmismo e pericolo. Mandato della polizia di poche ore fa: “Oggi si chiude nel primo pomeriggio, loro potrebbero irrompere da un momento all’altro”. Ma loro chi? È un’occhiata veloce al giornale quotidiano che mi fa realizzare cosa sta accadendo in una frazione di secondo. Vedo in una foto in prima pagina la stazione della metro dalla quale giungo: in fiamme, la sera prima. Il titolo a lettere cubitali: RIOTS, LONDON ON FIRE (Tumulti, Londra in fiamme). Ora ricollego tutto: le sirene, la gente spaurita, i negozi chiusi. E’ il preludio della guerra dopo l’esplosione della prima bomba. Come suggerito dalle forze dell’ordine chiudiamo il negozio alle tre del pomeriggio, i membri dello staff sono nel panico! Io cerco di avvisare gli amici e chiamare in Italia ma le linee telefoniche sono intasate. Salgo veloce in un autobus straripante di persone impaurite; ho la sensazione di trovarmi in una Belgrado dall’aspetto lussuoso e deserto. Il panorama che mi si prospetta davanti nel ritorno a casa è un susseguirsi di negozi barricati da serrande di alluminio e marciapiedi desolati. Ogni suono di sirena sembra penetrarti nelle orecchie, nello stomaco è un grido di allerta e di paura. Dopo un viaggio che mi è parso infinito giungo a casa, mi barrico dentro e aspetto. Non mi resta che passare la notte martoriata dagli strazianti suoni di sirene. Loro potrebbero arrivare da un momento all’altro, le bande, che come una marea implacabile avanza al ritmo di vetrine rotte e manganellate. Mi chiedo come può l’uomo essere più violento e mortale dei carri armati, come può la cattiveria umana, se supportata da uno spirito devastatore, arrivare a mettere in ginocchio una metropoli come Londra. Chiudo gli occhi e cerco di addormentarmi, con la preghiera che le sirene delle forze dell’ordine e dei soccorsi si trasformino in musiche di pace nei miei sogni. Il rumore di un passo alla volta di Andrea Sinis Somebody to love/Jefferson Airplanes ore 6.25. Pochi secondi di confusione mentale, e sono in piedi. Una delle più efficaci suonerie sveglia mai sperimentate. Chissà cosa ascoltavo 6 mesi fa quando ho deciso di passare da uomo poltrona Sky che non si svegliava mai prima delle 8.00 ai 42 km della maratona di Dublino (31 ottobre, pettorale 19721) e programmare un serio allenamento quotidiano per camminata veloce (ma chiamarlo walking fa più figo nelle serate in pizzeria). Hotel California/vers. Gipsy Kings ore 6.50, la prima tutti i giorni quando attacco il primo giro di pista, forse perché mi fa sentire tanto Drugo Lebowski; Le Rane/Baustelle mi concentro sui numeri, oggi 32 giri di pista, 12,8 km, 938 km totali da aprile a oggi, 10 kg persi e che gran figo sono diventato (n.d.r. momento di autoironia). The Final Countdown/Europe, efficace per il ritmo ma lascia il retrogusto fastidioso delle cose scontate, e se ti impegni su un obiettivo come la maratona dovresti tenerti alla larga dallo scontato. Mando avanti e memorizzo un “cancellarla dalla compilation”. You can call me Al/Paul Simon e inizio qualche piccola coreografia con la testa e le braccia. Beppeanna/Bandabardò ore 7.35. Sto bene. Inizio ad inviare qualche sms di saluti. In questi 6 mesi è cambiata la prima persona a cui mando il buongiorno; ho la sensazione che il camminare abbia un suo perché in questo cambiamento. Sto pensando a lei quando arriva Friday I’m in love/Cure e non cantarla è impossibile. Posso camminare senza musica nelle orecchie? Sì, se significa togliere le cuffie per sentire il silenzio intorno. No, se ho dimenticato le cuffie a casa. Sally MacLennane/Pogues ore 8.00. Esce il sole. Bello; e inizia subito a fare caldo. Meno bello. Born to be my baby/ 16 Bon Jovi. Bon Jovi è fatto apposta per camminare. A giugno sono andato a Londra a vederlo e ho camminato perfino durante il concerto. Glory Days/Bruce Springsteen ore 8.15. Le signore finiscono la loro camminata in gruppo e vanno via; è divertente quando le incontro al supermercato e mi salutano. Credo di essergli simpatico perché sono l’unico maschio in pista che non corre ma cammina. Oppure perché mi considerano un idiota. Ma spero sia più per la prima motivazione. Brown eyed girl/Van Morrison ore 8.25. Ho fatto 10 km, manca una mezz’ora e arriva puntuale quella vocina che mi dice “sarà il caso di fermarsi per oggi? starai esagerando? magari ne fai qualcuno in più domani!”. Spesso la vocina ha il timbro di quella di mia madre quando mi porge il secondo piatto di cannelloni la domenica a pranzo. Resisto. Ma qualche volta mi faccio convincere. Song to say Goodbye/Placebo e Autumnsong/Manic Street Preachers cupe, e vanno bene perché le gambe fanno un po’ male e vanno alla ricerca empaticamente di cupezza. I 100 passi/MCR Ore 8.40. Ultimi 4 giri. E’ momento importante, il momento in cui il mio cervello in fuga creativa incontra i primi pensieri su “cosadevofaredoveandareequantosaròinritardo”. A volte non è un incontro piacevole. Da qui in poi si scivola via. This Fucking Job/Drive by Truckers mi porta all’arrivo. Non ho ancora ben chiaro cosa ascolterò a Dublino in vista del traguardo. Il classico e virile We are the champions/Queen; o magari, se mi dovessi commuovere troppo, faccio partire uno She/Elvis Costello, abbraccio chiunque passi e addio ad ogni tipo di maschile dignità. Vi farò sapere. La Theka Anno 2011 - N. 13 La nuova Associazione Levica di Ivo Toigo Alimentari “da Evelin” APERTO DALLE 06.00 ALLE 12.30 E DALLE 16.00 ALLE 19.30 CHIUSO IL MERCOLEDÌ POMERIGGIO Via Nuova, 100 - Arten di Fonzaso (BL) 17 Spazio alle associazioni Cerco tra i vari significati della parola “associazione”: tra tutti la frase che più mi colpisce, che più condivido, è “associazione di una o più persone per un bene comune”. Cosi è nato ad Arten un nuovo sodalizio con il nome di Levica, il torrente che attraversa l’abitato di Arten, che non divide ma unisce poiché l’acqua è la vita Ecco come il nome di questo gruppo rappresenta in pieno il senso e i principi che ci hanno spinto e motivato a costituirlo. Sia chiaro quindi che questa Associazione è di tutti, tutti possono iscriversi e dare una mano al primo gruppo di lavoro, che ha come obiettivo l’organizzazione di manifestazioni, incontri sociali, culturali, incontri tra cittadini per discutere riguardo al paese, insomma tutto quello che può essere utile agli Artenat!! Levica è nata alla metà di luglio, quando con l’iscrizione all’ufficio del registro è stata data una forma legale. E’ stato formato quindi un primo direttivo di cui fanno parte le seguenti persone: D’Ambros David presidente, Simonetto Francesco vice, Bee Alessandra segretario, Toigo Dennis tesoriere, Ferrari Luca, Simonetto Mirco, Toigo Elvis, Cappellin Pierangela, Toigo Ivo Claudio. Questo direttivo rimarrà in carica fino al 31/12/2012, tempo necessario per dare una prima forma ed operatività; poi verrà rieletto da parte della popolazione di Arten un nuovo direttivo che continuerà il lavoro. Noi auspichiamo che nei vari incontri che ci saranno la popolazione sia presente il più possibile per uno scambio di idee più ampio, e per promuovere insieme iniziative varie. In questi primi mesi siamo riusciti a organizzare l’incontro per ragazzi e adulti “Festa in Piazza” e il carro che ha partecipato alla Festa dell’Uva a Fonzaso. Tutto questo è stato possibile grazie alla partecipazione di quelli che sono intervenuti agli incontri, dandoci una mano nell’organizzazione o solo col fatto di essere presenti. Quello che posso aggiungere è che noi ci proviamo, l’Associazione Levica vi aspetta! Info: [email protected] Economia e lavoro La Theka Anno 2011 - N. 13 Bandalarga Intervista a Chicco, del locale feltrino di Luca Ferrari Mi siedo davanti al banco, ordino un calice e chiedo a chi si trova dall’altra parte come sia nato questo locale. Sono al Bandalarga di Feltre, tra piazza Isola e le Poste e parlo con Chicco che da quattro anni, con David, Sara e Michela gestisce questo locale. “Inizialmente si era pensato al locale come Internet café, per offrire un collegamento con la rete vista la scarsa copertura del nostro territorio: poi a questa idea abbiamo aggiunto la passione per la musica, quella dal vivo però. Cosi è nato il Bandalarga che se nel nome richiama la prima idea, nei fatti propone anche tanta buona musica”. In effetti il Bandalarga è stato uno dei primi locali a Feltre a riproporre musica dal vivo. “Esattamente: all’inizio abbiamo cercato di portare gruppi nuovi, poi col tempo abbiamo allargato il genere musicale anche alle cover band. Ciò che conta è considerare la musica come cultura mentre i troppi limiti di orario imposti, alle 22:00 in settimana e alle 24:00 venerdì e sabato, fanno capire come essa sia considerata più un fattore di disturbo! Un vero peccato visto anche la scarsità di offerta di eventi nel feltrino. Comunque l’offerta musicale è sempre apprez- zata da chi frequenta il locale”. Ed il servizio internet? “Anche questo viene utilizzato frequentemente. Ma non è il solo servizio offerto: in effetti per noi è fondamentale promuovere la conoscenza e l’utilizzo del software libero come mezzo per l’emancipazione informatica. L’informatica deve essere considerata un bene comune vista l’importanza che ha assunto nella nostra società e questo significa che tutti possano utilizzare un pc senza dover dipendere da un marchio e dalla solo logica di mercato. Per questo offriamo il servizio di installazione di software libero su pc, ancora corsi di formazione specifici. Con la prossima primavera proporremo l’evento “Spritz in Scienza” proprio per trattare questo argomento e offrire formazione sul software libero”. Chi sono gli avventori del locale? “La clientela è eterogenea: si va dai giovani, alle famiglie coi i bambini a gruppi di ogni tipo. Ci fa piacere, significa che l’offerta è valida e piace. Speriamo continui cosi!”. Non resta che passare di qui per scoprire il ritmo del Bandalarga! Il web e la sua banda di Desy Zonta Il Web è un mondo sempre più importante, basti pensare a come si sia sviluppato nel tempo. Dal punto di vista tecnico non sono state apportate che piccole migliorie, soprattutto grafiche e dinamiche, ma la grande rivoluzione è avvenuta nelle modalità di utilizzo dello strumento. Nasce come strumento di consultazione di siti e documenti statici che per essere creati richiedevano la padronanza di programmazione. Ma col tempo, attraverso blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, YouTube, Facebook, Myspace, Twitter, Gmail, ecc.. sono aumentate esponenzialmente le possibilità anche per chi non ha competenze specifiche. Chiunque può partecipare a Social Network, comunità virtuali dove scambiarsi stati d’animo e idee; qualunque persona può usufruire del Social Commerce, l’evoluzione dell’E-Commerce che consente una maggiore partecipazione dei clienti, attraverso forum, sistemi di feedback, ecc.. Si inizia così a parlare di Web 2.0, un Web di seconda generazione che assicura un maggior livello di interazione tra il sito e l’utente. Un gioco in cui l’individuo gioca la sua partita, scambiando risorse e informazioni. Grazie a questo progressivo sviluppo oggi il web rappresenta un fattore essenziale per la crescita della vita sia privata che professionale. Ma per poter sfruttarne l’infinita potenzialità è necessario aver a disposizione gli strumenti adatti. Per esempio, in presenza di una connessione lenta, diventano problematiche operazioni semplici come l’invio di file o l’apertura di una pagina internet. Una situazione critica, soprattutto per le aziende che subiscono così una perdita di produttività, legata al tempo richiesto per svolgere attività quotidiane. Le iniziative di miglioramento della connessione divengono quindi un intervento O. F. Feltrine Garbin 18 strategico per la competitività di un’area, al pari di altre infrastrutture quali strade e vie di comunicazione. È essenziale quindi un sistema di trasmissione di dati che sfruttino un’ampiezza di banda superiore ai precedenti sistemi di telecomunicazioni. Ad oggi, tra i sistemi che offrono una maggior velocità e una maggiore stabilità per la connessione in download c’è la banda larga via cavo. Per questo, ormai da alcuni anni, anche in provincia di Belluno si sente parlare di una dorsale in fibra ottica che colleghi Canal S. Bovo, Castel Tesino e Grigno, attraverso Pontet, Lamon, Arsiè e Primolano. Il progetto prevede la stesura di una linea in fibra ottica di circa 49,4 km che, grazie all’elevata capacità trasmissiva, assicura a una popolazione di circa 34.000 abitanti una connessione veloce con il massimo rispetto per l’ambiente assicurata da emissioni elettromagnetiche (elettrosmog) praticamente nulle. Il progetto nasce come elemento strategico per lo sviluppo del territorio, per colmare il gap di velocità di trasmissione di cui le aree montane spesso risentono, non potendo sempre contare su connessioni con chiavette internet, che non hanno sufficiente copertura, o sui servizi di Telecom Italia che, seppur soggetta all’obbligo di servizio universale, non prevede un collegamento a banda larga per tutti gli utenti. Nonostante l’approvazione del finanziamento e la pluralità d’interessi coinvolti, la costruzione delle microtrincee necessarie per la posizione della fibra, non è ancora iniziata (si dice inizierà a breve…ormai da tempo si dice così). Ora la scommessa è su che Web potremo contare quando potremo “testare con mouse” la fibra ottica. Si parlerà forse di Web 4.0 o già di Web 5.0? SERVIZI FUNEBRI - TRASPORTI E PRATICHE INERENTI LA CREMAZIONE - LAVORI CIMITERIALI FELTRE - Via Negrelli, 3 Nuovo Ufficio: PEDAVENA - Viale Vittorio Veneto, 16 CESIOMAGGIORE - Via Roma, 17 Tel. 0439.310130 - Cell. 328.2569181 - Fax 0439.310015 e.mail [email protected] - Servizio 24 H: cell. 348.7344414 La Theka Anno 2011 - N. 13 The Beatles. Il ritmo prima di tutto. di Massimo Bustreo ascolto quella dinamica del “sogno ad occhi aperti” che una parte dell’industria del consumo culturale sostiene e promuove. Un simile mondo onirico di suoni e immagini si fa matrice per un’imitazione della vita esterna, per la costruzione di quei canovacci dinamici – fatti di ritmo dato da pulsazioni musicali come da frames visivi – che esaltano un’abbondanza di sogni e desideri costantemente alimentati dalla Popular Music. Sua è la “politica delle immagini” che offre al consumatore l’illusione di fuggire dall’immanenza della realtà, dalle limitazioni da essa imposte, dalla disciplina superegoica del sistema sociale. Una politica delle immagini che i Beatles – o meglio i loro produttori come Phil Spector e i loro manager come lo stratega Brian Epstein – hanno saputo ottimamente usare: dopo una ricca serie di concerti live dei primi anni del gruppo, dal 1966 in poi – anno della loro esibizione al Candlestick Park di San Francisco (29 agosto), ultimo concerto live del gruppo se si esclude l’happening estemporaneo del 30 gennaio del 1969 sul tetto della sede della Apple a Londra – sono innumerevoli le loro apparizioni silenti e altrettanto evocative. Una politica delle immagini che attraverso film come A Hard Day’s Night (1964) e Help! (1965) per la regia di Richard Lester si è rivelata straordinario veicolo promozionale per gli omonimi album. La braccia alzate e i cuori palpitanti dei fans dei gruppi pop dell’industria dei consumi culturali sono ritmo che rafforza la funzione ideologizzante di questa musica. Un conforto collettivo rassicurante, un anonimo ma condiviso appello alla comunità, un segno di appartenenza di ciascuno ad essa, perfettamente calata in quella missione della società moderna che mira all’integrazione attraverso l’illusione della differenziazione. Ciascuno con il proprio battito su un fondo ritmico comune. Ma questa è la musica, bellezza! I ritmi della musica da consumare si risolvono nel farla diventare pubblicità del mondo, jingle di se stessa, annuncio di una festosità garantita. Il luminoso e psichedelico juke-box dei primi vinili pop chiama a gran voce schiere di teenagers, garantendo loro la partecipazione alla festa, al ballo più tarantolato, alla baraonda e all’esaltazione. La Popular Music che esce da simili dispenser di felicità è, come dice Adorno, «una promessa di gioia che pone se stessa al posto della gioia». In questo senso il ritmo dei juke-box e della radio illude di poter partecipare attivamente alla vita sociale, ai cambiamenti del mondo, restituendo al corpo e alla sua capacità di movimento una parte delle funzioni che nella realtà gli sono state sottratte dalle macchine. Una delle funzioni attuali della musica sarebbe dunque quella di ricordare agli ascoltatori-consumatori che essi hanno un corpo da muovere, un’energia da liberare, un ritmo da seguire. Lennon, McCartney, Starr, Harrison. Voci, chitarre, basso, batteria. E ritmo. Tanto ritmo. VINI SFUSI 19 Lettere e parole Altro che quattro scarafaggi. Beat in significato nascosto nel loro nome. Quel beat che è ritmo universale, che si è fatto musica, costume e moda amati in ogni angolo del pianeta. The Beatles. John, Paul, Ringo, George. La band partita da Liverpool nel 1960 e capace, in dieci anni, di costruire un successo musicale – e soprattutto mediatico – di dimensioni planetarie, maniacali, mitizzanti al punto da esser tutt’oggi oggetto d’interrogativi non risolti da parte di critici d’arte, ricercatori universitari e psicologi dei consumi culturali. Il ritmo dei Beatles è presto divenuto l’espressione comunitaria della costruzione di sé per milioni di teenagers. Ragazzotti e ragazzine febbricitanti, riuniti tanto al Cavern Club come al Washington Coliseum, trovarono presto un senso comune, uno stile di vita, un mito da condividere. Questi – dall’angolo del più piccolo locale di Amburgo al grande palco delle tournée mondiali – diventarono altrettanto in fretta quei luoghi di un consumo culturale capace di farsi luogo di costruzione dell’identità personale e sociale di ciascun consumatore, ovvero l’ogni dove del rapporto tra ciascun comportamento di consumo e il Self. Il ritmo delle filastrocche quali Ob-La-Di, Ob-La-Da, Yellow Submarine, I Want You, Lucy In The Sky With Diamond, il ritmo delle immagini che accompagnavano ogni loro lancio discografico e ogni campagna promozionale, il ritmo dei corpi in trance che ondeggiavano spasmodici ad ogni singola loro apparizione è quella forza che ha alimentato – e ancora alimenta per molti – la costruzione di una propria identità collettiva, contribuendo a costruire e confermare l’immagine di sé e l’appartenenza ai propri gruppi di appartenenza. È quello che chiamiamo il Sistema dei Consumi Identitari. La musica dei Beatles ha seguito, quando non condizionato, numerosi aspetti delle culture giovanili dalla Beat Generation ad oggi. Attraverso un’attenzione quasi maniacale del loro manager Brian Epstein – a tutti gli effetti il quinto beatles – posta su immagine e comunicazione questa band seppe forgiare un universo culturale composito, tra fenomeni di costume e altri tipi di produzione culturale quali cinema, clip, moda, arti visive, scrittura, letteratura… originati attorno alle musiche stesse o sviluppati in stretta sinergia con il mondo musicale. Un esempio? Yellow Submarine, film d’animazione e trionfo del pop floreale uscito nel 1969. Forse il Sistema dei Consumi Identitari non nasce dai ritmi quadrati del gruppo inglese ma con loro si inserisce appieno in quella società postmoderna che coincide con la società dei media. Strumento diabolico di un’inevitabile schiavitù orwelliana e mondo fantasmagorico che moltiplica i centri di raccolta e di interpretazione degli eventi da parte degli individui che vivono la realtà coincidente alle immagini diffuse e trasmesse. Il ritmo di Love me do, Help!, She Loves You ripropone ad ogni La Theka Anno 2011 - N. 13 Le dita nel bicchiere di Luca Ferrari Un concerto di Natale diverso dal solito: questo hanno pensato le associazioni fonzasine su proposta di Ivo Vettori. Così il 17 Dicembre alle 20.45 nella Sala Parrocchiale si esibirà Gianfranco Grisi, trentino di origine e precisamente di Mori. Musicista eclettico, pianista e direttore d’orchestra che unisce ad una rigorosa formazione accademica una rara capacità d’invenzione. Il percorso musicale di Gianfranco Grisi parte dal Conservatorio: ha studiato Pianoforte, Composizione, Direzione d’Orchestra e Direzione di Coro. Ha trascorso buona parte della sua gioventù in giro per l’Europa, suonando con formazioni di genere diverso. Nel suo ricco curriculum di autore figurano musiche di scena, colonne sonore per documentari, opere di musica da camera, lavori per coro e orchestra, partiture di teatro musicale. Dal 1989 è docente presso il Conservatorio F.A. Bonporti di Trento, sezione di Riva del Garda, e come esperto Lettere e parole nel corso di Etnomusicologia presso il conservatorio Pollini di Padova. Una cosa lo contraddistingue nell’ambito musicale: l’aver creato un strumento, partendo dall’Armonico a bicchieri per arrivare, con alcune modifiche a quello che ha chiamato Cristallarmonio. Una cassa armonica con calici di cristallo la cui disposizione permette di usare tre dita per mano e toccare più calici contemporaneamente in modo da creare accordi e armonie: diventa così una specie di organo. Proprio il Cristallarmonio sarà protagonista a Fonzaso dove Grisi si esibirà accompagnato dal suo chitarrista. Lo spettacolo, che prevede l’uso di altri strumenti come la Concertina, di origine inglese da cui Grisi ha tratto la chiave per arrivare al Cristallarmonio, spazierà dalle colonne sonore alla musica popolare, a brani di Bach e Mozart. Un invito quindi a tutti i lettori de La Theka ad esserci per una serata di musica e per scambiarci gli auguri di Buon Natale! Lettera di Perotto Carla Spett.le La Theka, un dettaglio a quanto scritto in un articolo da voi pubblicato nel numero di settembre a pagina 12 a proposito del racconto di Domenico Maddalozzo. A salvare la vita al signor Domenico è stata mia mamma, poi il fratello lo ha portato in ospedale, ma in quel fatidico 1° Maggio in cui lui è stato ferito, mia mamma non ci ha pensato due volte nel momento in cui ha sentito i lamenti e le invocazioni e, nonostante sparassero da tutte le parti, è uscita dal nascondiglio in cui si era rifugiata con la famiglia e ha trascinato Domenico in casa assieme al dottore. Lo ha adagiato su un materasso ed è stata con lui fino alla fine della battaglia. E’ stata mia madre a portare i primi soccorsi. Ho anche le foto del mio battesimo con il signor Domenico, che assieme alla morosa si è proposto di farmi da padrino proprio come segno di riconoscenza nei confronti di mia madre. CECCATO PIO Vendita ingrosso e dettaglio di di Giorgj e Rossella INTIMO, CASALINGHI, CARTOLERIA, DETERSIVI PROFESSIONALI E INDUSTRIALI, FORNITURE PLASTICHE E CARTA PER BANCHETTI, FRASCHE, RINFRESCHI E PIC-NIC Via Mezzaterra, 7 - Fonzaso (BL) - Tel. e Fax 0439.5441 - Cell. 339.4807141 20 La Theka Anno 2011 - N. 13 Lettere e parole La Banda A Penelope La Banda che arriva che suona che passa, La senti? È la grancassa! La Banda composta ordinata che sfila, La senti? Saran in duemila! La Banda col cappellino e la casacca rossa, La senti? Vibra nelle ossa, La Banda seduta nella piazza è venuta, La senti? Alla gente è piaciuta! La Banda col ritmo lento deciso crescente, La senti? La tuba potente! La Banda si è alzata e veloce è scappata, La senti? La pioggia è arrivata...! No so se ghe n sie na roba pi bela De quando che nasse una tosatela Quei de la theka i e tuti contenti E a walter e ala debora i ghe fa i complimenti Ma adess la vita no la sarà pi compagna Con una in pi entro casa che la magna E alora a la fin la morale la è questa Caro walter ti laora che noi fon festa di Catherine Oppio di Simone Cassol Reflussi Notizie mal digerite Co passa la banda di Norma Marcon Co passa la banda no l’é na roba stranba se te vegn de cantar, balar o saltar! el ritmo che la à slargar el cor te fa! e alóra, su, metonse a cantar, balar o saltar: contenti se sarà e a la vita se soridarà! di Nane Matti “Berlusconi al G20 a Cannes”. Come miglior attore non protagonista. Napolitano “Le misure in tempi brevi”. Servono per la bara! Berlusconi: “Ho parlato con la Merkel, penso di averla convinta”. Che è davvero lui il presidente del consiglio. “L’Unesco riconosce la Palestina”. E’ quel posto dove Israele costruisce le sue colonie. Sacconi: “C’è tensione. Ho paura per chi mi sta vicino”. Soffre di meteorismo. Lettere e parole Foto di Manuel Croci. Avena da 5000 metri 21 La Theka Anno 2011 - N. 13 Cosa accadrà Eventi Dicembre/Gennaio 2012 di Andrea Pasa Comune di Fonzaso Sabato 10 Dicembre ore 20.30 al Casel, sala San Filippo. Filmato di Sky Alp Extreme e reportage dall’Africa, con la presenza di Ivan Zufferli, primatista mondiale di ultra marathon. Organizzato da Comune di Fonzaso, Ass. alla Cultura e Pro Loco Sabato 17 Dicembre ore 20.45 nella Sala Parrocchiale. Esibizione di Gianfranco Grisi con il suo Cristallarmonio Comune di Feltre Sabato 17 dicembre ore 20.45, Auditorium Istituto Canossiano. Commedia teatrale “La storia di Cyrano” Comune di Belluno Sabato 17 e domenica 18 dicembre, Teatro Comunale. Stagione di Prosa 2011/2012 “Kohlaas” regia di Maria Maglietta Comune di Seren del Grappa Domenica 18 dicembre, Parrocchie. Concerto di Natale Comune di Seren del Grappa Sabato 24 dicembre, vecchia pista di sci. Fiaccolata di Natale Comune di Feltre Martedì 27 dicembre ore 20.45, Duomo. Concerto di Natale diretto da Andrea Gasperin Comune di Seren del Grappa Sabato 31 dicembre, sede ANA. Festa per l’ultimo dell’anno. Comune di Cortina D’Ampezzo Sabato 14 e domenica 15 gennaio, Pista Olimpia della Tofana Coppa del Mondo dI Sci Alpino Femminile. Comune di Cortina D’Ampezzo Giovedì 19 a domenica 22 gennaio, Corso Italia Arte Ghiaccio - Festival Internazionale delle sculture in neve Comune di Belluno Sabato 21 e domenica 22 gennaio, Teatro Comunale. Stagione di Prosa 2011/2012 “Quello che prende gli schiaffi” regia di Glauco Mauri. Comune di Belluno Sabato 11 e domenica 12 febbraio, Teatro Comunale. Stagione di Prosa 2011/2012 “Galileo” regia di Daniele Nicosia. La Theka, per proseguire nel suo progetto ha bisogno del vostro contributo. Potete mandare una mail a [email protected] e vi indichiamo dove poter fare la vostra offerta, oppure per un versamento bancario utilizzate in banca le seguenti indicazioni: C/C IBAN IT88 Q081 0261 0100 0000 5091 677 22 Cosa accadrà È uscito il libro di Norma Marcon. Chi è interessato può contattare: [email protected] oppure [email protected] La Theka Anno 2011 - N. 13 E NCH A O T APER MENICA O LA D LE 12.30 AL FINO Nuova MACELLERIA GASTRONOMIA - SALUMERIA Insaccati di produzione propria Prodotti cotti: porchette, stinchi, lasagne, arrosti vari. a l l e n a Z o r Mau Via Quattro Sassi - Z.I. Rasai di Seren del Grappa (BL) - Per prenotazioni: 330.900672 - 0439.394851 La polizza in Cassa Rurale. Nasce il polo assicurativo del Nord Est Il progetto di bancassicurazione entra nella fase operativa con la prima polizza sulla casa destinata alle famiglie. Sarà disponibile presso i 1.200 sportelli delle Casse Rurali del Trentino e delle Bcc di Veneto e Friuli Venezia Giulia Con il collocamento, a partire da lunedì 10 ottobre, agli sportelli delle Casse Rurali trentine e delle Bcc di Veneto e Friuli Venezia Giulia, della nuova polizza Assihome studiata per la famiglia si consolida il progetto di bancassicurazione del credito cooperativo del Nord Est, fortemente sostenuto dalle Federazioni di Trento, Padova ed Udine. Con questa iniziativa si pongono le basi per la nascita di un polo di intermediazione assicurativa del Nord Est di matrice cooperativa, che prevede anche importanti risvolti societari. Una nuova società, Assicura Group, assorbirà l’attività di Assicura Cooperazione Trentino e delle due società del movimento cooperativo del Veneto e del Friuli specializzate nel comparto assicurativo: Assicra Veneto e Assicura Friuli Venezia Giulia. Il capitale sociale sarà ripartito tra le tre attuali società assicurative e Cassa Centrale Banca. Principale partner tecnico del progetto sarà Assimoco, società controllata da DZ Bank. La creazione di un unico soggetto assicurativo della cooperazione di credito del Triveneto produrrà benefici in termini di organizzazione e di qualità del servizio, che si riverseranno sulla clientela. Per la linea dei prodotti di bancassicurazione delle Casse Rurali e Banche di credito cooperativo del Nord Est è stato ideato il marchio “Sicuro”, che contrassegnerà le polizze dei tre rami: danni, vita e previdenza. Si tratterà di prodotti semplici, con condizioni e clausole facilmente comprensibili, che permetteranno alle Casse Rurali di soddisfare le esigenze dei clienti non solo in campo bancario e finanziario ma anche nel settore assicurativo e previdenziale. Già oggi in Germania circa il 30 per cento dell’operatività bancaria è generata dal comparto assicurativo. Aspetto non di secondo piano è poi la comodità del cliente, che in caso di sinistro potrà rivolgersi direttamente alla banca. La rete di vendita delle polizze “Sicuro” è capillarmente distribuita sul territorio del Nord Est potendo contare su un totale di 1.200 sportelli di 102 Casse Rurali e Bcc. Assihome, per la famiglia Il nuovo prodotto Assihome è una polizza multi rischio: copre i danni all’abitazione e quelli legati alla vita privata. Le garanzie possono essere sottoscritte singolarmente. Per ogni garanzia il cliente può scegliere l’importo della copertura. La polizza contro i danni all’abitazione è senza franchigie e scoperti e senza distinzioni tra i diversi tipi di costruzione. Inoltre, l’indennizzo prevede la formula “a valore a nuovo” per l’immobile e per il contenuto. L’assicurazione copre i danni all’edificio e al suo contenuto (arredamento, vestiario, stoviglie, apparecchi elettronici, ecc.) causati da incendio, scoppio, fumo, fuoriuscita di acqua, atti vandalici o dolosi, fenomeni atmosferici. Una novità è rappresentata dalla possibilità di assicurare anche i pannelli solari e l’impianto fotovoltaico. La polizza può essere sottoscritta anche se l’assicurato è in affitto. Assihome comprende anche il ramo “responsabilità civile”. L’assicurazione risarcisce i danni provocati a terzi dall’assicurato e dai suoi familiari. Le circostanze possono essere molteplici, ad esempio: i danni causati nella pratica di sport, in qualità di pedone o ciclista, nella conduzione dell’immobile di residenza o di dimora saltuaria, i danni provocati dagli animali di proprietà della famiglia. Dopo il lancio di Assihome, Assicura ha nei suoi programmi a breve termine la commercializzazione di due nuove polizze della linea “Sicuro”: Assipro, che coprirà i rischi di morte e invalidità permanente, e Assicredit, che offrirà al cliente una copertura dai rischi abbinati all’accensione di finanziamenti e mutui. Ufficio Stampa Cooperazione Trentina - Corrado Corradini 23 Nel prossimo Numero: “Il mio nome è Nessuno” Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie. E-mail: [email protected] - Associazione “Oltreconfine” Via M. Vallorca, 5 - 32030 Fonzaso (BL) BAR SAN MARCO di Turra Emanuele GELATERIA ARTIGIANALE - CAFFETTERIA - LIVE MUSIC Piazza Marconi, 31 - Arsiè Chiuso il mercoledì, sempre aperto nel periodo estivo Il 25/12/2011 LIVE MUSIC con il trio TRAVELIN’ BAND Dalle ore 22.00 A mezzogiorno Pizza e menù a prezzo fisso Pesce tutti i giorni Aperto dalle 07.00 alle 02.00 di notte Sono gradite le prenotazioni Ristorante Pizzeria Via Fenadora, 39 - Z.I. Fonzaso (BL) - Tel. 0439.56012 www.lafenadora.it