CURSILLOS DI CRISTIANITA’ 2° Incontro Scuola mons. Italo Argomento: IL PECCATO. Note per la Scuola Responsabili autunno 2010 Lettura di Genesi 1,1-7 La prima idea di peccato è quella di un incidente di percorso. La creazione dell’uomo è appena iniziata e l’uomo è appena abbozzato, è un essere cosciente ma non ancora sufficientemente responsabile, non ha ancora imparato a vivere, non esperto di sé e del mondo. L’unica sicurezza è in Dio. L’intelligenza non gli basta. Il mondo è tutto da conoscere. C’è tutto lo spazio della scienza, specialmente quella che riguarda “l’Uomo”. Il fidarsi ai Dio (fede) è supporto vitale, ma... Dio è troppo grande, e la ragione che non si focalizza unicamente su Dio, disturbata da altri richiami (tentazione) è come una bussola senza “nord”: impazzisce! Il primo aspetto del peccato è per l’uomo la sua inadeguatezza di cui non si rende conto. La fede nel Creatore è di vitale importanza. Senza di essa avviene un errore iniziale: l’uomo sbaglia obiettivo, sostituisce a Dio la propria ragione: sconvolgimento di un progetto felice. L’uomo diviene un “cuneo” che s’incastra tra gli ingranaggi di una meravigliosa invenzione: un caos... Peccato. Altro aspetto del peccato: il disordine del creato... Anche la natura avverte il suo peccato: il suo disordine. Il peccato sta all’origine della storia: nasce da una carenza costituzionale deH’uomo, ma coinvolge pure tutto il creato. L’uomo tende a decidere di sé e del mondo come se fosse Dio. (Gen.3,22. .).Ma non riesce ad essere regista di se stesso, né si trova adatto a gestire il mondo stravolto nelle sue leggi sapienti. Adamo nell’Eden è l’umanità nel suo inizio, l’inizio di tutti noi, suoi eredi. (Adamo è un uomo o “l’Uomo? Fin dall’inizio Caino e Abele sono l’uomo è buono e cattivo) L’umanità farà sempre fatica a credere nel suo Creatore. “Peccato!”. . La difficoltà attuale del credere: L’esperienza pratica del proprio fallimento porta l’uomo a prendere coscienza (Gen.3,8-l9) di “essere un errore” (Peccato!): Caino (l’uomo che prende coscienza di sé) fugge (si nasconde.. .a se stesso!), si porta addosso un peso insopportabile (Gen.4, 11-14). Spunta il problema della coscienza. E nella misura in cui si rende cosciente della propria fragilità e delle sue conseguenze distruttive, si sente pure responsabile perché intelligente. Quindi responsabile di usurpare l’autorità e il potere di Dio. Il peccato si configura come “colpa”: il primato dato alla ragione ostacola la funzione della fede: facoltà per l’uomo necessaria per prendere coscienza di sé e del ruolo che deve svolgere nel complesso del creato. Stato di rottura e di contrasto tra ragione e fede). Ma da solo non può darsi una risposta, e quando si illude di darsela facilmente sbaglia. E quindi emergono tristi conseguenze. Noi siamo il prodotto di tutta questa storia che ci rende esperti di noi stessi e della logica delle cose. La fede oggi, come sempre, ci pone di fronte a Gesù, l’uomo in cui il Padre si compiace, quello che lui avrebbe voluto realizzare. Qui la ragione umana è chiamata ad aprirsi alla fede perché avverte che senza di essa è come una “bussola” disturbata da zavorra ferrosa (gli istinti) per cui non percepisce il suo Nord. Occorre un restauro dell’uomo e della natura ma deve essere cercato consapevolmente: preghiera e ascolto. Redenzione: Solo Dio può vincere il peccato. In Gesù, Uomo Obbediente al Padre fino alla Passione, Morte e Risurrezione scopriamo il senso del nostro essere e la vera dimensione del nostro esistere. Ma Gesù è scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani... “Gesù è il Messia!”… La sua parola e la sua testimonianza rafforzata dai prodigi e dalla sua Passione, Morte e Risurrezione ci illuminano sulla “Verità” dell’uomo. L’amore di Dio, dopo il dono della Creazione ci offre il dono della “Grazia” (Benevolenza di Dio che ci offre una ri-creazione). Quando, consapevoli della nostra natura “distonica” (peccato di origine) ricevuta in eredità, non ci orientiamo nella direzione della fede, operiamo un ulteriore rifiuto responsabile, q maggiormente colpevole, passibile di “giudizio”. E’ il Peccato Attuale: rifiuto della Grazia per seguire il richiamo della ragione o del proprio egoismo. “Chi ama la propria vita la perderà”. Conseguenze del peccato: L’uomo, peccatore per natura, per debolezza e fragilità, diventa anche colpevole quando vive come se Dio non ci fosse, o, peggio, quando gli nega il suo primato, o quando rifiuta il Mistero di Cristo Salvatore, cercando nel proprio potere (o prepotere) la soluzione del problema della vita. Senza Dio, presente e operante in Gesù (e, oggi, nella Chiesa) gli manca la giusta misura del proprio esistere e, chiuso nell’orizzonte ristretto della propria testa, non percepisce il senso e il valore degli “altri” (amore), cadendo in un individualismo egocentrico. Nella comunità non vede un bene che lo integra, ma un insieme di concorrenti da cui difendersi per salvare il proprio spazio vitale. Comportamento errato a livello personale e sociale. Siamo ad un altro aspetto del peccato, come schiavitù di una errata percezione di sé. (Presunzione, superbia, orgoglio, violenza). Vediamo tutto questo negli abusi della scienza come nella manipolazione genetica, nella pratica dell’aborto, nei delitti di uccisioni, di sfruttamento delle persone, della natura, nella riduzione dei deboli ad uno stato di schiavitù, nelle stragi, nelle guerre, nel disprezzo dei valori umani, delle istituzioni come famiglia, scuola, autorità.... L’uomo senza Dio pretende orgogliosamente di farsi regista di sé e del mondo mentre ne è solamente gestore. Il Crocifisso immagine del peccato (Gal.3,13).: 11 suo corpo martoriato è l’immagine di uomo della nostra natura deturpata dal peccato nella quale si è immerso incarnandosi, per distruggerla inchiodandola alla croce, come ogni delinquente. “Si è fatto peccato per liberarci dal peccato”. Si è fatto immagine dell’odio, della crudeltà, della menzogna, dell’iniquità, della morte per distruggere tutto questo sulla croce. Risorgendo ci restituisce “la nostra verità e la nostra dignità” che ora è speranza da compiere nella fede per ricuperare la dignità che riempie il nostro vuoto. Siamo di fronte ad una Pasqua da vivere con Gesù... a meno che non ci dileguiamo come i due discepoli di Emmaus... Ma Lui non ci lascia nella nostra fuga sconsolata. IL NOSTRO FUTURO, IN TERRA COME IN CIELO, E’ LEGATO AL NOSTRO VIVERE CON CRISTO E IN CRISTO, VERSO IL COMPIMENTO DELLA NOSTRA PASQUA COME SI RAFFIGURERA’ NEL CAMMINO DEL DISCEPOLO VERSO EMMAUS..