Le voci della scienza SALVATORE FURIA 21 aprile 2010 Trascrizione della testimonianza NOTE TECNICHE E CRITERI DI TRASCRIZIONE Questo documento scritto è una derivazione del documento originale, che è da considerarsi la registrazione audiovisiva conservata presso gli archivi del Museo su supporto MiniDV in formato SD PAL 720x576. Esso ha unicamente lo scopo di indicizzare e rendere fruibile il contenuto del documento audiovisivo originale. La trascrizione è letterale; eventuali discordanze da una trascrizione verbatim sono introdotte allo scopo di favorire la leggibilità. La testimonianza è stata rilasciata sottoforma di libera esposizione, secondo una scaletta concordata. Nel corso del colloquio sono emersi argomenti non concordati. La presente trascrizione riporta per intero solo i primi, e sottoforma di indice i secondi – rimandando alla consultazione su richiesta per la versione estesa. Lo stesso principio vale per alcune ripetizioni di argomenti del discorso. I principali criteri di realizzazione della trascrizione sono: inserimento di punteggiatura; omissione di parole incomplete e interiezioni ridondanti; redazione del testo delle domande; omissione di dialoghi relativi allo svolgimento dell’intervista; codici di tempo inseriti all’inizio di ciascuna risposta (approssimati al secondo e riferiti al timecode impostato sul filmato originale) oppure all’inizio di nuovi argomenti. Intervista raccolta a Varese il 21 settembre 2010, presso l’Osservatorio Geofisico Prealpino, a cura di Simona Casonato. Trascrizione di Agnese Morettini, redazione di Simona Casonato. NASTRO 1 [00:01:59] Oltre il trenta per cento delle superfici boscate della Lombardia erano andate perdute, e quindi bisognava provvedere. E io mi sono battuto molti più anni per realizzare una legislazione per la nascita dei parchi regionali, dalle Orobie a quello di Campo dei Fiori, che è la montagna dove c'è la Cittadella delle Scienze e della Natura, che è il primo parco che io avevo proposto e fu l'ultimo a realizzarsi. Il primo fu il grande parco della valle fluviale del Ticino, che fu il più grande parco naturale d'Europa e le cui sorgenti partono dal lago Maggiore dal Verbano e arrivano a gettarsi nel Po a Pavia. Sarà l'università più bella per me e più storica quella di Pavia, dove sono stato chiamato e dove allora stavo abbastanza bene. Ho tenuto lezioni sulla equazione territorio sano uguale popolazione sana, quindi questo filo è il vero filo di tutte le mie 1 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia battaglie, si fa per dire. Le mie continue affermazioni di principio sulla difesa dei valori del territorio, che oggi sono purtroppo quelli che sono; e non parlo di quello che faranno, perché la popolazione – e questo non è un discorso solo nostro – tende a raddoppiarsi ogni trent’anni in perfetta sincronia con la legge di Malthus. Ma la popolazione di oggi… non siamo più i trentotto milioni degli anni Trenta, siamo sessanta milioni solo in Italia. Siamo sei miliardi e mezzo di anime in tutto il pianeta e arriveremo a dodici miliardi tra una quindicina di anni. [00:03:25] Io ho avuto questo istinto, diciamo così, naturalistico, e sono un naturalista. La mia disciplina è a mezzo tra cielo e terra, perché lo spettacolo che più mi commuove è una bella fioritura di pratoline, di margheritine, di viole mammole su un bel prato, sia in pianura che oltre colle. Io ho la mia nipotina che c'ha due anni e tre mesi, le ho fatto notare le viole mammole, che non ne aveva mai conosciuta. Poi io mi sono chinato, le ho baciate e allora lei, le ha baciate: "Nonno, bacio anche io!" "Sì, certo." E poi facciamo le carezzine alla forsizia, alla cydonia, tutti questi fiori belli, no? In modo che i bambini crescano con lo stupore della bellezza che la natura offre. Allora dalla bellezza del regno terrestre c'è madre Terra nostra. Oggi è l'anno della terra. Va be', vorrei non essere pessimista ma visto quello che è lo sfacelo... è un bel artificio di parole, ma oggi, di fatto, avremo concerti, musiche folclore, magari qualche fuoco artificiale così inquiniamo di più l'atmosfera, ma i fatti… perché i grandi biomi della terra, come le foreste equatoriali, tropicali, le foreste dell'Amazzonia, dalla quale ricaviamo il settanta per cento dell'ossigeno molecolare che è utile per ossigenare tutta l'atmosfera del globo… Là è un massacro nessuno ne parla più. I popoli Indios stanno scomparendo sotto la persecuzione delle grandi strade che attraversano i loro terreni, i loro grandi immensi aggregati di vegetazione pluviale. Quindi siamo veramente a dover meditare; dovrebbe essere l'anno della meditazione, per l'importanza dei valori di fondamento del nostro, della nostra casa, "oikos", come dice l'Odum. A dire, da quella parola, "oikos", casa, nasce l'ecologia. E i ragazzi, io con la signorina [la segretaria, ndr] che se ne sta sempre molto modestamente indietro che è la compagna di tante battaglie abbiamo girato tante scuole lei con la macchina per le proiezioni e io a fare tante conferenze. Però cos'è rimasto in mezzo secolo di tutte queste lotte? [00:08:10] Quando nel 1963 ho finito di costruire il primo osservatorio, il professor Zagar [Francesco Zagar, ndr] mi aveva chiamato come specialista di studi della superficie lunare perché dal punto di vista planetario io mi sono solamente interessato per un intero ciclo, un saros o ciclo metonico che sono circa diciannove anni; è il periodo che la Luna descrive per fare un'intera rivoluzione attorno alla sua eclittica attorno al Sole e alla Terra cioè ritorna nella sua stessa fase lunare; quella di stasera sarà visibile tra diciannove anni, tale e quale, perché la Luna è fatta così. La Luna si sta allontanando dalla Terra ogni giorno ogni anno ogni secolo di una certa 2 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia quantità, finché avrà cominciato la fase di rallentamento, quindi il moto di allontanamento cesserà. E quando la Luna avrà raggiunto il punto zero del suo apogeo, e che deve tornare indietro con lo stesso procedimento di caduta verso la Terra. E queste sono le tre leggi fondamentali dei tre corpi, Terra, Sole e Luna. Le gravità dei tre corpi interagiscono l’una con l'altra e fanno sì che il nostro pianeta a distanze cosmiche e a tempi lunghissimi, ma inesorabili, secondo le leggi della meccanica celeste la luna tornerà indietro da laddove si pensa che sia nata, da madre Terra, in corrispondenza del grande abisso della Fossa delle Marianne. [00:11.06] Ecco, e allora questo dinosauro che sono io si è interessato di planetologia, esclusivamente della Luna. Ma allora perché costruire tutti questi osservatori? Perché io ho sempre avuto il fascino, e l'ho fatto sentire a tutti i ragazzi, a tutti i miei collaboratori, laureati o no, di astrofisica, che ne sono diverse ormai, sono già laureati in astrofisica che vengono su e in astronomia. Ma è anche lì come osservare un fiore, osservi la stella. L'universo e il cosmo è il grande fascino del dove andiamo, chi siamo, dentro questa creazione unica che si chiama universo, così complessa che milioni di anni hanno portato a realizzare questo gigantopiteco che è l'uomo, secondo Darwin. E secondo me invece, modestamente, da piccolino, senza citare più Darwin, non ho mai creduto che l'uomo venisse dalla scimmia ma da un ramo autonomo ben preciso, altrimenti sarebbe impossibile: a me piacciono le scimmie. […] [ricorda alcune esperienze personali con le scimmie] [00:15:27] Ma insomma la mia anima è rivolta verso lo spirito che anima l'universo dai suoli della terra dalle sue acque, dalle sue nevi, dai suoi ghiacci, sino ai grandi sistemi stellari. Ma in tutto questo, io cosa cerco? Perché ho fatto tutta questa attività, tenuto conto che io avevo un lavoro per guadagnarmi da vivere? Ero funzionario del ministero delle finanze, si immagini. Ma io applicavo la stessa passione anche nel mestiere e ho fatto nascere in Italia il servizio delle pubbliche relazioni per i ministeri. Perché non mi piaceva il modo come veniva trattato il cittadino agli sportelli, quindi anche da un punto di vista sociale io sono stato sensibile. Però durante una notte stellata il mio cuore batte più in fretta, perché è il mistero che nessuno ha mai risolto. Anche se ci siamo avvicinati con il grande progetto Planck di questi giorni. Quando Planck tra poco ci dirà, in questi giorni, in qualche frazione di secondo: tic! Il tac non lo sentiremo, alla distanza di meno di un parametro di velocità della luce… In un secondo la luce va a duecentonovantamila chilometri secondo per secondo; e allora arriveremo a qualcosa di meno di un colpo di luce prima o dopo il Big Bang. “Big Bang” è una espressione banale per dire “inizio”, il grande botto, la fiammata. Ebbene, per l'umanità, la scienza e la tecnologia più grande che esiste stanno, attraverso la sonda Planck, sondando per sapere se esistono queste particelle 3 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia fondamentali della costruzione dell'universo che hanno denominato le particelle di Dio. Comunque non è giusto neanche averle chiamate così, perché Dio bisogna conoscerlo. Ma non è questo lo scopo nostro, noi dobbiamo studiare l'universo fisico con la ragione e con la scienza. E allora cosa succede? Che quando sapremo cosa è successo mezzo secondo o anche meno dall'inizio… All'inizio non c'è nessuna legge delle scienze fisiche che ci dice come era aggregata la materia ma possiamo supporre che era un'enorme massa che nessuno poteva vedere anche perché non c'era nessuno che poteva vedere. Quindi quest'atomo primordiale che esplode, e la luce fu. Questo lo dice Giovanni, versetti 1,2,3 e 4 di Genesi, il libro più antico che esiste. Ma altro è il discorso filosofico o trascendente, altro è l'esperimento che sta facendo Planck. [00:20:00] Quindi dal punto di vista trascendente, io sono stato anche io un piccolo insetto che ha cercato di vedere l'universo. come opera stupenda con i suoi sistemi stellari, le sue galassie che dal momento che la luce fu, vanno in fuga e navigano per tredici miliardi di anni luce, tredici miliardi di anni alla velocità della luce, non c'è nessun numero che potrebbe essere scritto in nessuna lavagna per dire questa grandezza. E allora io mi ricordo la prima volta che queste cose non le sapevo, ma ero salito sulla vetta Paradiso; che poi, chi è che l'ha chiamata vetta Paradiso? Non lo so. Ma è uno stupendo paesaggio, splendido di giorno e di notte. Da lassù si vede tutto l'arco alpino dal Monviso, al Monte Rosa, al Mischabel, alla Jungfrau, e via via verso nord, l'Oberland svizzero e poi ancora a nord-est, verso il Grigioni italiano, verso la Valtellina. L'arco alpino e tutto questo si vede da lassù, dal mio osservatorio, mio per modo di dire. In realtà c'è un motivo perché è il “suo”. Ci racconta com'è nato? [00:21:54] L'osservatorio è nato per il desiderio fortissimo che io avevo di partecipare agli altri quello che sentivo io, quindi sono uno scienziato un po' strano, persino un po' ribelle perché vado fuori degli schemi. Non mi interessa la fisica razionale, anche se sono innamorato di quel grande scienziato per me insuperabile che fu Albert Einstein. Io vado in cerca dell'assoluto. Sento dentro di me che tutto questo che mi da in una notte stellata davanti agli occhi e di cui non posso conoscere le origini, perché dici: “ma dopo questo esperimento Planck cosa vedremo”? Nessuno… O la mia amica Margherita Hack dice: “E poi? Non lo sapremo mai Salvatore”. “E perché, Margherita, non lo sapremo mai?” “Perché noi, per la stessa natura della grandezza dell'uomo, non riusciremo mai a sapere cosa c'era prima dell'esplosione del Big Bang.” E allora in me da giovanetto è rimasto questo: e quando sono salito il 3 di ottobre alla vetta Paradiso, nel silenzio rotto soltanto dalla risata del vento attraverso gli abeti verso il crepuscolo mentre il sole si abbassava verso il Monte Rosa, io ho detto: 4 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia "Caspita, che bello sarebbe qui se, poter dare ad altri la stessa sensazione che ho io." Beh, qualcuno avrebbe potuto dire che sarei stato votato alla follia, potevo essere un pazzo. E qualcuno se l'è messo in mente che tutto quello che ho fatto era anche follia. Ma io per me ero di una lucidità incredibile, perché assaporo ogni bellezza e ogni creatura, dall'insetto al microscopio agli uccellini che volano; infatti, anche nei miei, nelle mie previsioni scientifico-umanistiche che faccio alla RAI, tiro fuori sempre un qualcosa che porti un sostegno da parte delle persone che si sentono augurare buona giornata dal sottoscritto e poi magari dico alla fine delle previsioni pensieri positivi, nonostante tutto quel che accade, oppure, sulla siepe del vicino canta l'usignolo, la notte viene. E allora la gente scrive, mi telefona e tempestano la povera RAI che in corso Sempione hanno istituito il centralino apposito per ricevere perché mi ascoltano da Cuneo fino a Ravenna, quindi per una cosa fortuita. Perché se io voglio sentire il Piemonte devo avere un apparecchiatura speciale, invece i piemontesi possono sentire le mie previsioni fino a Cuneo; oppure in Trentino mi possono seguire. Perché Mussolini durante la Repubblica Sociale di Salò per parlare a tutti gli italiani del nord aveva fatto costruire dalla RAI un sistema in modulazione di frequenza che raggiungesse tutto il nord Italia; e io, si dà il caso che sono privilegiato, perché possi essere sentito da tutte le parti. Ma ci sono blocchi così di lettere, di email, di posta che arrivano per dire sempre qualcosa di apprezzamento di quello che la gente sente dentro di se, del proprio cuore nel proprio spirito. Senta professore, visto che lei ha questa vocazione per appassionare gli altri alla scienza, immagini di dover parlare al pubblico del museo. Come si fa ad appassionarsi di scienza, quali sono i trucchi del mestiere? Cosa direbbe ai visitatori del museo? [00:28:16] Direi quello che dico alla mia Matilda, la bambina di due anni e qualche mese, quando l'ho portata sul prato e le ho detto: “Guarda, bella la viola. Diamole un bacetto alla viola”. Adesso aspetto di farle vedere le stelle e le dirò: “Come sono belle le stelle, lontane lontane lassù”. Alla gente bisogna fargli riscoprire la bellezza di tutto ciò che ci circonda. Noi, ora più che mai, con il computer con tutti i mezzi tecnologici che abbiamo stiamo perdendo sempre più il contatto con le bellezze della natura di cui noi facciamo parte. Le donne fanno parte… le splendide donne, ci sono anche quelle meno splendide, ci sono anche quelle bruttine, ma non ha importanza: la donna è all'origine di tutti i sistemi di continuità della specie. Non esiste l'uomo separato dalla donna perché dall'unione di questi due gameti, maschile e femminile, nasce la vita. Anche questo è un grande mistero. Perché? non lo sappiamo ma se noi inaridiamo la vita dal seno della donna, scompare l'umanità. Ecco perché la donna ha un ruolo importantissimo nell'universo e chissà in quanti altri pianeti che non raggiungeremo mai ma che esisteranno sicuramente. Io credo nella universalità dei mondi, non può esistere solo la terra ma ci saranno anche altri pianeti simili. Va’ a 5 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia conoscere le leggi naturali che presiedono questi altri pianeti. Ne stiamo scoprendo tanti ma non hanno tutte le caratteristiche della vita come noi la concepiamo. E allora qual è il migliore e più bello spettacolo? Il grande Albert Einstein dice: “hai due modi di concepire la vita. Una è di pensare che non esiste nessun miracolo perché tu puoi risolvere tutto con la ragione, l'altro è di ritenere tutto un miracolo”. E questo si dice che l'uomo è un animale di grande capacità nessuna altro animale ha lo spirito speculativo che c'ha l'uomo, che si chiede continuamente: “perché? perché?” Ma non è forse il bambino, quando comincia a prendere coscienza, come la mia nipotina di due anni che dice “perché? perché?”. E chiederà sempre tanti perché quando sarà... noi diciamo maggiorenne, ma tutta la vita l'uomo si chiede perché. Erasmo da Rotterdam che fu un grande religioso che abbandonò l'abito e fu ateo aveva creato una scuola filosofica era colui che aveva scritto l'elogio della pazzia, Erasmo questo gran personaggio dopo aver negato scientificamente l'esistenza di un creatore, si ammala perché è arrivato il suo momento e da tutte le parti accorrono personaggi ad assistere il maestro che sta andando; e il maestro quando sta per andare ormai assorbito dal sudore della morte vicina, a un certo momento li guarda tutti e dice: “mein Gott, mein Gott”. Questo era Erasmo da Rotterdam il vero, all'ultimo istante della vita lui dice: “mio Dio, Dio mio”. E questo ha portato la costernazione in tutti i suoi allievi scienziati; e dicono: “ma allora in cosa abbiamo creduto?” E allora ho approfondito lo stupore del perché dell'universo. Perché esisti universo, perché le tute stelle luccicano? Le tue stelle hanno sistemi planetari come il sole? Chi lo sa. E allora stelle cosa ci dite in una notte bella profonda, oscura a me che sono un piccolo uomo sul pianeta terra, cosa dite al mio cuore alla mia mente? Raccontatemelo stelle. E le stelle sa cosa ci dicono? Anche noi come te non sappiamo da dove venimmo né dove adesso andiamo ma insieme, tu e io, io stella, e tu, uomo andiamo incontro all'assoluto. Quel qualcosa che non sapremo mai, che governa l'universo. Mi sembra che un elemento importante del suo percorso sia il senso della curiosità. La sua missione è coinvolgere la gente nel tempo libero. Che cosa si propone la sua attività? [00:35:43] Si propone di diffondere in tutti gli altri simili uomini e donne che si incontrano nella vita di tutti i giorni, dai mercati agli uffici, ai musei della scienza, questa curiosità che sta, che è la chiave della conoscenza. Per arrivare alla conoscenza bisogna essere animati dalla curiosità, e allora creiamo i luoghi, le scuole, gli istituti di ricerca, oppure le cittadelle come quelle che ha fatto il sottoscritto sulla vetta di una montagna, a disposizione di tutti coloro che vogliono soddisfare; e sono una processione continua. In mezzo secolo ho visto arrivare decine, centinaia di migliaia di persone con bambini 6 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia senza bambini, persone adulte o anziani, che davanti all'universo o al telescopio guardano e dicono: "oh!" Persone adulte ne più ne meno come un bambino, che guarda il fiore e dice: “oh, bello!”. Ecco. Questo è ciò che mi ha spinto a partecipare agli altri; e quando? Nel tempo libero. Quando uno esce dall'ufficio, dall'officina. E lassù ci sono giovani miei che vengono dalle scuole, dal fare attività impiegatizia, operaia. E come me trovano lo stupore nella coltivazione della flora spontanea protetta perché non si estinguano certe specie. Ci sono centinaia di specie che si stanno estinguendo. Perché il caldo è una progressione continua in risalita di circa un grado a secolo, allora noi andiamo a raccattare queste specie e le mettiamo nelle serre. E la serra che io ho creato è dove io istruisco i miei ragazzi, che hanno già imparato a stupirsi dei garofani selvatici, delle farfalle… Abbiamo una collezione di quattromila farfalle che ci ha dato uno scienziato innamorato della Cittadella; e lui che ha studiato le farfalle in tutto l'emisfero nostro le ha messe a disposizione. I ragazzi vivendo nell'ambito dei fenomeni della natura, dal fulmine alla goccia d'acqua, al fiore che sboccia, al fiore che esplode, hanno osservato delle nove, delle stelle nove, che sono stelle prese da impulsi violenti, che esplodono. E poi ci sono le supernove addirittura che la materia viene completamente ionizzata, non esiste più come aggregazione della materia e si disperde per l'universo per formare altre stelle, altre galassie. [00:40:15] Questo è ciò che ha spinto me: in una parola più breve, la bellezza dell'universo; la bellezza mi stupisce sempre. E io vorrei che tutti si stupissero di ciò che è bello. Molto probabilmente l'uomo prenderebbe una strada che fino adesso non ha trovato. Nonostante i grandi personaggi della storia. Abbiamo il Mahatma Gandhi che non ha avuto bisogno di fare una guerra degli indiani con l'Inghilterra per liberare l'India dal dominio inglese. L'eroe della non violenza, Gandhi. Ma allora, se io risalgo a tremila anni fa circa, trovo un altro eroe della non violenza, che è Gesù di Nazareth. Io, che sia credente o no, solo se mi fermo a meditare su Gesù, dico la frase che ha detto lui: amatevi l'un gli altri come io ho amato voi. Anche quello è un altro mistero. Chi ci dice che Gesù è figlio di Dio? Beh, però io sono innamorato anche di Gesù. Ma quando io leggo gli atti degli apostoli: Paolo è venuto dalla galilea a Roma dove l'aveva ricevuto Pietro; e tutti e due muoiono in croce a Roma che bruciava per Nerone. La storia è la storia. E Gesù li ha spinti, uno era un pescatore, l'altro era un pubblicano. Paolo di Tarso era un esattore delle tasse. Guardi che mistero. E allora: lasciati andare homo sapiens! anzi homo sapiens sapiens, e, perché no, donna sapiens sapiens. Lasciati andare, fatti innamorare e imprigionare dalla bellezza, bellezza universale, che trovi dappertutto se la cerchi. Quello che importa è che tu capisca, concepisca che l'universo è a tua disposizione. […] [parla dei cambiamenti climatici e dell’eruzione del vulcano Eyjafjallajoekull in Islanda] 7 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia [00:45:00] Questo serve a farci ricordare che noi siamo inquilini e non dominatori, che siamo ospiti, e dovremmo avere rispetto per "oikos", per la casa. Anche questo è da rifare tutto, nel cuore degli uomini. Allora gli uomini potranno dirsi uomini civili, uomini di grande pregio nella scala dimensionale della natura; e allora saremo diversi da tanti altri animali perché siamo in grado di leggere la bellezza. Ecco. Prima mi ha letto quello che ha detto oggi alle previsioni del tempo. Me lo ridice? [00:46:21] Oggi giornata mondiale della Terra. Perché ho sentito che oggi fanno... c'è tutto un sotterfugio che mi guida, mi pilota, vediamo visto che è la giornata della Terra. Stasera concerto di qui, concerto di là, feste, ecc. Io porterei per esempio i ragazzi, ragazze, tutti a pulire i greti dei fiumi, a piantare alberi sulle montagne che hanno perso il mantello forestale. Allora io dico: “Oggi, giornata mondiale della Terra: Tante foreste sono sacrificate per fornire la carta a miliardi di giornali che ogni anno attirano la nostra attenzione, sui rischi del disboscamento...” Guardi che è sottile, ma cosa vuol dire questo? Ragazzi, dobbiamo rispettare i boschi, dobbiamo aumentare le superfici boscate. Ma per dirlo usiamo miliardi di fogli di carta tutti gli anni in tutto il mondo, e per questo bisogna buttare giù gli alberi per fare la carta di cui si fanno i giornali. Allora, qui il rischio è che qualcuno non capisca. C'è dell'umorismo, terrificante; ma è umoristico. Per difendere la terra nell'anno della terra, 22 aprile, continuiamo a stampare carta per la quale cadranno tante nuove piante. Lei vede una speranza, nel futuro? [00:49:13] Ah si, guai se non vedessi la speranza. Io non voglio essere pessimista, perché questo significa rinunciare a qualsiasi tipo di attività. Ma mezzo secolo della mia vita per realizzare le serre in cui si coltivano le piante naturali, non sono cose da fioristi. I gigli di montagna che vengono coltivati nella serra, la serra che è stata costruita con le mie mani e con quelle di tutti i ragazzi e le ragazze che si sono associati con me. Adesso le farò un altro esempio. Io ho costruito l'osservatorio, ma non c'era la strada per arrivarci; c'era una mulattiera e un mezzo cingolato per portare il materiale. E dato che di soldi non ce n'erano più, il Comune di Varese al quale è stato donato tutto quello che io ho fatto al Campo dei Fiori, ha detto: "Non abbiamo più i soldi, quindi la strada non la possiamo fare." A questo punto veniva a mancare quel ponte di comprensione tra la scienza e la gente. E allora ho detto: "Quanto costa?" Sessanta milioni. 1964. Ci volevano sessanta milioni. Il Comune dove siamo noi lassù è Luvinate, un comunello piccolo. Quello dice, sessanta milioni per la strada? E dove li prendiamo? Giusto. 8 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia Comune di Varese ha detto: "Noi spendiamo fino all'ultima lira dei soldi che lei c'ha fatto avere da vita, questi e quelli e quelli, ma non di più." E allora cosa ho fatto? Ho chiamato tutti i miei collaboratori e amici, ho detto: "Lo faccio io, la strada. " Perché io facevo il minatore con il trapano per le rocce, il fioretto; [ho] preso la patente di minatore, dopo aver sparato però senza patente una bella parte di mine. Alla fine della, la strada è come la si trova adesso, asfaltata e tutto, bello. Per uno che la vede, dice: "Come è stata fatta, con la bacchetta magica?" No, è stato fatto con una forza di volontà, perché se non c'era la strada non potevo portare la gente a stupirsi. Le ragazze su a farci compagnia sotto le stelle. Ed ecco l'avventura della Cittadella, con la strada costruita con l'esplosivo che io utilizzavo, dinamite, eccetera, tritolo. Però quella personcina lì [indica la segretaria, ndr] che è quarantatré anni che è con noi è stata innamorata anche lei della Cittadella e di tutti i valori di cui ho parlato. Ed è stata la sola persona, i maschietti non si sono offerti, che portava l'esplosivo nella sua borsa con il pericolo di saltar per aria perché io il dinosauro – ora, perché allora ero più giovane – potessi brillare le mine per fare la strada. Ma pochi sanno che io ho pianto più volte mentre facevo saltare le, le rocce per fare la strada. C'è la contraddizione: volevo la cittadella, ma la cittadella non è un miracolo con la bacchetta magica che si fa; c'è il dolore, grande dolore, perché facevo ferite enormi al territorio. E finalmente nel '69, mi pare, quand'è nato Massimo, era il mese di ottobre, cominciava a fioccare la neve, la strada era tutta nera perché era stata appena cilindrata tutta con l'asfalto, mantello d'asfalto, era una palla da biliardo. E io andavo all'accademia tributaria alla Farnesina, dove mi aspettava per il mio destino di burocrate funzionario dello Stato un corso di polizia tributaria. Vede? La stessa persona, le sfaccettature diverse. Io non sono, in questo senso, la Margherita Hack. Con la Margherita Hack tutte le volte che ci vediamo la domanda è: “tu sei cambiato o sei sempre lo stesso?” “E tu?” “No.” “E neanche io.” Ognuno resta con le sue visione dell'universo. Lei con la chiusura: fino a qui ci arriviamo e poi non sappiamo più niente, perché non abbiamo la possibilità di andare oltre a quel “bam”. E io dico, come Einstein, questo senso di assoluto che ci sovrasta dove ormai la fisica, la scienza che studia la materia, non può soddisfare le mie attese. Ma quelle appartengono al mio spirito che non è più materia, e allora ognuno si regoli secondo la propria forza di credere in te stesso e nell'universo. Senta professore, lei si è occupato di meteorologia per molti anni. Come si è evoluta questa scienza, dove sta andando? [00:56:25] È sempre lo stesso filo conduttore che mi porta a incontrare l'atmosfera e i suoi fenomeni. Ne più ne meno una parte dell'universo che ci circonda, lo strato gassoso del pianeta Terra. Dove avvengono tutti i fenomeni meteorologici e 9 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia meteorici: pioggia, fulmini, temporali. E allora tutto questo mi ha portato a innamorarmi anche di questa scienza, che non è una scienza esatta. Fra tutte le scienze è quella più empirica, perché, noi facciamo le previsioni del tempo, e le facciamo sulla base di informazioni che un calcolatore, un computer di oltre duecento metri di lunghezza produce ogni giorno. Da tutte le parti del mondo arrivano quei dati che vengono elaborati e poi vengono fuori i modelli matematici che tra poco la dottoressa Galli mi porterà; e io li studio. Quindi, non sono più a seguire l'atmosfera, perché altri l'hanno fatto al mio posto. Tutti gli aerei che solcano il cielo, tutti i palloni sonda che vanno su con attaccate le trasmittenti e riceventi che segnalano e si fa il radiosondaggio... Questi mi danno tutti gli elementi matematici per fare la prognosi, la previsione. Ma prima faccio l'analisi in foglio, cioè faccio l'analisi sui modelli. E tutto questo, nonostante tutto, fa in modo che il previsore Furia interpreta il territorio dove deve scendere la previsione meteorologica in modo diverso da come lo fa quello che è sul Massiccio Centrale in Francia, perché il suo territorio è diverso dal nostro. Oppure quell'altro meteorologo di Francoforte, perché in Germania è diversa. Allora la previsione del tempo deve calare non solo dai modelli matematici, ma anche dal territorio. Insomma, che territorio è? Valli, monti, pianure, laghi, fiumi fanno il clima locale. E questo per me è stato un grande fascino. Come vede, è sempre il fascino che mi ha portato così. Sono una bestiolina fatta così. E questo cerco anche io di insegnarlo ai ragazzi che salgono tutti i sabati e tutte le domeniche pernottano sull'alpe che c'è anche la foresteria per poter dormire e mangiare, ci sono le cucine, e i ragazzi fanno la continuità delle cose che io adesso ho detto a lei. La meteorologia, anche lì sono autodidatta. Non ho la laurea in meteorologia, non so nemmeno se esiste. Ho imparato moltissimo da un grande meteorologo di un tempo che fu, Edmondo Bernacca. Voi non l'avete potuto conoscere ma fu un grande colonnello, il primo della televisione italiana introdotta in Italia da Mike Bongiorno. I due personaggi che hanno fatto grande la televisione nostra. Lei è una persona che ha dedicato il proprio tempo libero alla scienza. Ci racconta come si fa? Come si trova il tempo? Come è riuscito a conciliare il lavoro con la passione? [01:02:00] Perché io amavo il mio lavoro ugualmente come amo innamorarmi del cielo e della terra. Tutti dicevano: “Ma guardi un poco; ma, come fa lei a fare il tributarista, tasse, imposte, e poi meravigliarsi e meravigliare gli altri?” Le conferenze che ho fatto io non si contano. Ma io trovavo benissimo compatibile la mia attività di lavoro per guadagnarmi da vivere e l’attività spontanea, culturale, spirituale, scientifica dell’extra lavoro. Non ho mai conosciuto nessun altro svago, divertimento, eccetera, al di fuori dell’innamoramento dei fenomeni della natura. Forse sono limitato, ma è così. 10 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia NASTRO 2 […] [Ritorna sui concetti di stupore e passione per la natura e sulla sovrappopolazione] Mi parla della difesa del territorio? [00:07:00] Sì, all'inizio le avevo detto di quello... cosa ci sta scritto nel titolo d'onore del consiglio regionale, la motivazione [rivolto alla segretaria]? [La segretaria legge]: per l'attenta cura dimostrata ai problemi e alla cura dell'ambiente attraverso un'infaticabile opera di sensibilizzazione e di organizzazione di interventi volti al mantenimento e al potenziamento del patrimonio ecologico lombardo. Quindi il massimo organo legislativo regionale mi aveva compreso. Ma non tutti però perché boscaioli, contadini, cacciatori... botte a non finire. Mi ricordo uno schiaffo che ho ricevuto in piena faccia a Magenta quando mi battevo per il Parco del Ticino. La gente diceva: eh ma qui ci porteranno via terreni. Avevano ragione. Si sono trovati davanti a una persona come me, che, entusiasta… ma sembrava a loro un tipo piuttosto esagitato, poteva essere un pazzo. Invece io ho avuto questo dono, frutto di ricerche continue e di stupore continuo sul territorio. E dicevo: ma con questo ritmo di tecnologia noi faremo scomparire tutte queste bellezze. Allora al fondamento di quelle mie azioni nelle scuole, dalle scuole elementari... ti ricordi? Perché lei mi portava la lanterna magica, la macchina per le proiezioni, metteva le proiezioni mentre io parlavo. Eravamo una macchina sola sincronizzata tra lei che metteva le immagini e io che parlavo. E i bambini ascoltavano e poi facevano domande chiassose, belle. Anche quello è stupendo, la vita che promana, il voler sapere, il poter rispondere all'ansia e a alla bellezza che i bambini emanano, i ragazzi poi giovanotti e padri di famiglia. Quindi... io sono sempre stato mosso, per gli scopi che mi sono prefisso... Nessuno mi ha obbligato né io ho chiesto mai riconoscimenti, ma si immagini! Io all'Università di Pavia insegnavo, che cosa? La valutazione dell'impatto ambientale e il diritto dell'ambiente. Cioè, noi parliamo dei diritti degli uomini, ma nessuno parlava del diritto dell'ambiente. Non il diritto all'ambiente, perché allora questo il soggetto è l'uomo, che ha diritto all'ambiente. Io dico che l'ambiente ha di per se stesso, oggettivamente, il diritto di evolversi e vivere. Poi, naturalmente, bisogna studiare l'ambiente in tutte le sue forme e allora lei mi vedrà con la fantasia attraversare a guado i fiumi, oppure le paludi, oppure, valli, monti, alla ricerca sempre di forme di vita nuove. Questo strano studioso naturalista quale io sono ha spaziato dall'universo profondo 11 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia alle zolle della terra, delle Prealpi lombarde e non solo, anche quelle piemontesi e della Valle di Fassa e di Non. Insomma io trovo sempre la Terra uno scrigno di bellezza. Non so cosa altro dirle. L'amor che muove il sole e le altre stelle! Qual è il compito della Cittadella? [00:12:50] La Cittadella ha un suo statuto, cioè, come vivono i cittadini della Cittadella? Anzitutto, chiunque può farne parte, a condizione che abbia l'animo disposto a lavorare, a studiare, a ricercare nel tempo libero. E con questo si risolve un problema di conoscenza, ma un problema anche etico-sociale, che il tempo che tu hai libero, trovi un mezzo meraviglioso per investirlo a cose meravigliose. Ecco. Scienza deriva da "scio", sapere. E il sapere deve essere aperto a tutte le porte, a tutte le menti dei fanciulli, delle fanciulle, degli uomini, delle donne, della società. E se soddisfa questo, di tanto mi soddisfo anch'io. Non sono un uomo particolare, sono come tanti, tantissimi. Solo che la natura mi ha fatto più sensibile in certe cose piuttosto che in altre. Un altro sarà un bravo fabbro a fare opere d'arte col ferro battuto, io invece coltivo fiori della montagna, le peonie, i narcisi montani, le espressioni più belle... Ma per me un fiore, una corolla, un filo d'erba sono talmente importanti quanto il brillio di una stella. Provi a vedere tutte le fasi in cui il fiore comincia a sbocciare, a rallentatore, e poi guardi una stella con il telescopio. Mamma mia, ma quanto è bello l'universo? Ma, l'universo con i suoi fiori e le sue stelle, con i suoi uomini, i rinoceronti o gli animali, gli elefanti, quello che vuole, soddisfano una logica? E allora io mi rifugio nel poeta toscano che dice: "Nati non foste per viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza." E questo mi soddisfa. Noi lavoriamo per il Museo della Scienza di Milano. Se dovessimo parlare di ambiente dentro il Museo, lei cosa farebbe? [00:17:33] Posso alzarmi un momento? Quelle bianche che si vedono qua sono le nostre Alpi… […] [illustra una mappa metereologica.] Qua c'è la Val d'Aosta, la Val di Susa, il Monviso, il Monte Bianco e così via. Questo è il lago di Garda, e se non ci fossero queste nuvolaglie che già stanno arrivando, giusto quando avevo detto stamattina... Non tutti possono avere questo: è l'immagine diretta dal satellite. Io ho dodici canali diverse dal visibile, all'infrarosso vicino, all'infrarosso medio, all'infrarosso lontano e quindi... Ecco, allora con questa alta risoluzione. Ma l'immagine da dove viene? Viene dal satellite meteorologico dell'EUMETSAT europeo, a trentaseimila chilometri di distanza sopra di noi, lungo il 12 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia meridiano. E ci manda queste immagini, una ogni quarto d'ora. E ogni quarto d'ora noi abbiamo la situazione del tempo che fa. Da questo modello possiamo risalire, secondo le leggi della meccanica delle nuvole, delle molecole atmosferiche, a farci dei modelli di prognosi computerizzata e quindi i satelliti ci si dà i mezzi e noi sviluppiamo né più né meno come se fossimo cercatori di astronomia o di astrofisica, qui siamo studiosi dei gas dell'atmosfera, delle goccioline di rugiada o delle gocce d'acqua. Questi sono mezzi poderosi che sono dovuti a una donazione della Provincia di Varese di ottanta milioni per poter avere queste immagini, anni fa, quando ancora si parlava in lire; mi ha seguito sempre in tutte le mie iniziative. Per esempio, il lago di Varese. Il lago di Varese era diventato, da un punto di vista idrometrico e idrologico a causa della, un elemento condizionatore dei suoi equilibri biologici, che è il fosforo. Una esplosione continua di fioriture algali pestifere, ma quante battaglie anche su quello! Sa cosa ho fatto un giorno? Ho preso l'acqua del lago di Varese con una botte da pozzo nero e l'ho portata nella vasca centrale di piazza Monte Grappa, la piazza centrale. E così tutti i cittadini hanno potuto sentire cosa voleva dire quel lago morente, quel lago moribondo. Abbiam fatto correre i ministri dell'Ambiente, eccetera, sono venuti e i finanziamenti sono arrivati. Oggi il lago di Varese è ancora vivo, ma c'è ancora da fare molto per salvarlo di più, perché sia sempre più fruibile senza essere letale come era negli anni Sessanta Settanta. Nel '74 si era deciso di far correre le gare di motonautica ma io e i miei ragazzi ci siamo opposti e il consiglio regionale ci ha dato ragione. Ci vuole dire qualcosa sul nostro museo? [00:24:23] La prima volta che sono entrato in museo ero frequentatore dell'osservatorio di Brera, quindi anni, inizio degli anni '50-'60. E credo che il presidente era l'avvocato Ogliari, che avevo conosciuto altrove per altri motivi perché eravamo stati insigniti del diploma al merito della pubblica istruzione, sia io che lui. Ed è quella medaglia con il tricolore che si vede in quel quadro. È la medaglia della Presidenza della Repubblica ai benemeriti della scuola della cultura e in questo caso anche della scienza, sino all'arrivo di un sommergibile che ho visto quando era ancora operativo in tempo di guerra, perché io sono della classe del 1924 e fu la penultima classe che è dovuta sacrificarsi nell'ultimo conflitto mondiale. Eh, il museo è la somma di tutte le cose belle che io ho visto, ma viste da un altro aspetto, da un altro scenario. Il Museo della Scienza e della Tecnica. Non c'è equivoco: collima perfettamente con le cose di cui fino adesso ho parlato. Uno che va a visitare il museo nostro di Milano può benissimo immergersi nelle cose che ho detto, perché in tutti i settori, ricchissimo di settori delle scienze, quello strumento sotto la cupola [incomprensibile] è uguale a quello che era andato... e il professore Zagar voleva fare il cambiamento tra questo più moderno e quello di Brera, ma io non gliel'ho dato. Però morto il professore Zagar quello di Brera è passato al Museo 13 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Trascrizione della testimonianza di Salvatore Furia della Scienza e della Tecnica. E io ho fatto un po' di lamentazioni, e ora lo strumento è tornato sotto la cupola di Brera, così la gente va anche a Brera. Non so se ho fatto bene o male… ma sono stato un ammiratore e propugnatore del nostro Museo della Scienza e della Tecnica porterei tutte le scuole, ma non solo le medie, ma porterei quelle dello stupore infantile. Perché i ragazzi devono prima di tutto esprimere stupore, prima di comprendere. La mia nipotina baciava le margheritine sul prato, non capiva perché ma seguiva l'esempio del nonno e se lo ricorderà. E chissà un giorno spiegherà ai suoi figli che il nonno Salvatore le ha fatto baciare le margheritine e le viole. Il museo è un, un concentrato dell'esperienza umana, culturale, tecnologica, scientifica. Là dove si raccoglie, come un grande scrigno, tutti i valori più alti di quella specie che chiamiamo Sapiens Sapiens. E quindi non posso che dire: vento in poppa, caro mio museo. Può fare per noi una sua auto-presentazione, un autoritratto? [00:30:45] Sono Salvatore Furia. Sono nato il 22 di novembre 1924, alle falde di una splendida montagna che è l'Etna, quindi sono siculo. Quindi sono un altro dei tanti innamorati, prendiamo così Wolfgang Goethe, che disse della Sicilia: "Nec tecum nec sine te vivere possum", lui che era un tedesco. È il dilemma di noi isolani: né con te né senza di te possiamo vivere. Infatti, scappiamo tutti a lavorare altrove. Io vengo da quella terra, stupenda, ricca di civiltà sepolte che a camminarci sopra rimbomba la storia sotto i nostri piedi. Ma l'ho lasciata all'età di tredici anni e sono venuto quassù e non ci sono tornato più, perché mi sono innamorato dell'altra montagna a prima vista. È stata una stupenda avventura. […] [racconta del primo lavoro: disegnatore tecnico presso il 3° ufficio degli armamenti navali della marina a Solbiate Arno. Dialogo sul “Maiale” conservato al Museo. Parla della sua passione per il disegno naturalistico. L’intervista si conclude con un ricordo personale di Margherita Hack] © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci – Tutti i diritti riservati. 14 © Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci