LE IDEE DELLA TERMODINAMICA M. Vicentini 1. Introduzione E’ indubbio che il concetto fondamentale della Termodinamica (nel seguito TD), l’entropia, con la sua introduzione nella fisica tra l’ottocento e il novecento, segni una rivoluzione scientifica che stabilì l’assetto della TD classica. Ciò tuttavia non significa che con tale assetto si sia giunti al termine dello sviluppo della ricerca nel campo: restavano problemi da risolvere, fenomeni già noti da spiegare e fenomeni nuovi da ricercare. Troppo spesso, nella didattica e nella divulgazione, sembra emergere il messaggio che, con i postulati di Kelvin e Clausius e l’interpretazione statistica di Boltzmann, la TD macroscopica abbia terminato il suo ruolo nella ricerca per lasciare il campo alla TD statistica. Al fine di correggere il tiro voglio qui indicare gli sviluppi delle idee della TD nel corso del 900. Premetto che non sono né una storica né una epistemologa delle scienze. Le mie parziali competenze sia di storia che di epistemologia si sono formate in stretto collegamento con il mio attuale campo di ricerca, la didattica della fisica, e con particolare attenzione alla TD in quanto nella mia precedente attività di ricerca mi ero vista impegnata in studi che richiedevano la conoscenza della TD moderna. Chiedo pertanto venia di eventuali approssimazioni e interpretazioni personali in ambito storico-epistemologico. Voglio però anche notare la carenza di studi storici sullo sviluppo della TD dal periodo classico alla fine dello scorso secolo. Il quadro di sviluppo delle idee della TD che tenterò di presentare sarà illustrato con riferimento alla mappa di sviluppo della conoscenza scientifica in generale riportata in fig.1, sottolineando in particolare lo stato dell’universo di conoscenza condivisa in un dato periodo storico e i problemi di ricerca teorica o sperimentale che trovano la loro collocazione e ragion d’essere in tale universo. Pur se altre conferenze dedicheranno maggior attenzione e approfondimento allo sviluppo del periodo classico ritengo utile partire anche io dagli inizi. La presentazione sarà quindi focalizzata su cinque fasi: l’universo preTD classica (par.2), la definizione della TD classica (par.3), Assiomatizzazioni e generalizzazioni (par.4), TD dei processi stazionari (par.5), TD estesa (par.6). Concluderanno la presentazione alcuni suggerimenti per una didattica/divulgazione attuale. 1 L’universo della conoscenza condivisa (teoria, modelli, dati, tecnologia) guida lo sviluppo di Idee che possono mettere a fuoco Problemi da risolvere con Ricerca teorica Ricerca sperimentale da confrontare con che possono stimolare che produce Risultati sperimentali che può stimolare nuova Tecnologia portano a Una nuova definizione dell’universo di conoscenza condivisa Fig. 1 2 2. L’universo di conoscenze preTD classica A livello teorico si ha da un lato, ovviamente, la meccanica newtoniana (più o meno nella forma in cui oggi viene insegnata) applicata ai modelli di punto materiale e sistema rigido con i concetti di forze conservative e dissipative (necessarie per il raggiungimento dell’equilibrio), la dinamica dei fluidi e naturalmente i concetti di energia( cinetica e potenziale) e lavoro. Per quanto riguarda l’assetto teorico dei fenomeni puramente termici si ha la teoria del calorico con la differenziazione tra i concetti di calore e temperatura, la definizione operativa di calore Q = mcT e quindi la definizione dei calori specifici e dei calori latenti necessari alla spiegazione dei passaggi di stato già noti sperimentalmente1. Anche l’elettromagnetismo classico forniva idee teoriche già sistematizzate per spiegare i fenomeni elettrici e magnetici. A livello fenomenologico sono inoltre note alcune equazioni di stato (in particolare quelle utili per il funzionamento dei termometri) e alcune equazioni di trasporto. Per queste ultime è importante ricordare quelle relative alla conduzione termica (Fourier), alla diffusione (Fick) e alla conduzione elettrica (Ohm). E’ importante ricordare che la conoscenza dei coefficienti di conduzione termica dei diversi materiali insieme a quella sui processi di convezione e irraggiamento permette la costruzione di apparati con alta capacità di isolamento termico (materiali adiabatici) o di trasmissione rapida del calore (materiali diatermici). Sono empiricamente noti inoltre, anche se scarsamente formalizzati, gli effetti di riscaldamento dovuti all’attrito localizzato e connessi con i fenomeni elettrici (effetto Joule) e chimici (reazioni endo/esotermiche). A livello tecnologico, oltre ai termometri, si ha lo sviluppo delle macchine termiche che, con i problemi di rendimento, contribuiscono, anche per spinta sociale, a stimolare lo sviluppo teorico. E’ ben vero tuttavia che molti problemi rimangono ostici alla investigazione empirica per la mancanza di adeguati sussidi tecnologici (vedi pompe da alto vuoto, tecniche per abbassare la temperatura e per purificare i materiali). Non vanno inoltre dimenticate le conoscenze in ambito medico, biologico e chimico e, naturalmente, l’utilità di un modello atomico. Quali sono dunque i problemi che la comunità scientifica tenta di affrontare, vuoi con ricerche teoriche vuoi con investigazioni empiriche? Ovviamente un primo problema è quello di capire il funzionamento delle macchine termiche per migliorarne, se possibile, il rendimento. Ciò implica lo studio di un collegamento tra i concetti di calore (dalla teoria del calorico) e di lavoro (dalla meccanica). E’ d’altra parte necessario focalizzare l’attenzione sulle proprietà di equilibrio dei sistemi termodinamici per la cui descrizione si conoscono empiricamente molte variabili ma nessuna di esse è in grado di fornire una spiegazione ragionevole del raggiungimento e stabilità degli stati di equilibrio. Da un punto di vista più filosofico possiamo anche formulare una domanda aggiuntiva: sino a che punto i fenomeni termici sono spiegabili mediante le leggi della meccanica? (Bellone). E’ utile notare che tali definizioni, nate in un contesto in cui il calore veniva considerato come posseduto dai corpi, sopravvivono linguisticamente anche oggi nonostante il calore non sia più considerato una funzione di stato mentre i calori aggettivati lo rimangono. 1 3 3. La definizione della Termodinamica classica Per risolvere i problemi è necessario da un lato mettere da parte alcune conoscenze che vengono riconosciute come accessorie ai problemi stessi e dall’altro scegliere, tra i tanti possibili sistemi termodinamici, il sistema più semplice dotato di proprietà facilmente misurabili. L’accessorio sono i processi nel loro reale svolgimento (ma la cui conoscenza è fondamentale per la costruzione di strumenti e apparati) e il sistema semplice adatto allo studio è un fluido omogeneo, più precisamente un gas privo di altre proprietà che non l’espansività. Si studieranno quindi le macchine termiche con cicli basati sulle proprietà dei fluidi. L’universo di conoscenze raggiunto al termine del processo di ricerca è ben riassunto nelle due formule che vanno sotto il nome di 1° e 2° principio della TD: U = Q – L (1) dQ R T 2 S Le due relazioni infatti introducono le due variabili fondamentali del discorso: l’energia interna che unifica i concetti di calore e lavoro come “forme di energia” e l’entropia che giustifica, con l’essere prodotta durante ogni processo reale, l’esistenza degli stati di equilibrio. La focalizzazione sugli stati di equilibrio permette la trattazione dei processi attraverso le trasformazioni quasistatiche e la valutazione dei cambiamenti nelle variabili di stato come differenze fra stato iniziale e finale. Siamo in un mondo ideale senza tempo (Truesdell) con macchine termiche che funzionano non funzionando e in cui la concessione ai processi reali è manifesta solo nel segno di disuguaglianza nella formulazione analitica del 2° principio. Una proprietà dell’entropia viene poi specificata dal 3° principio mentre il modello atomico gioca il suo ruolo per interpretare le grandezze termodinamiche in termini meccanici. L’universo di conoscenze così definito è ben riassunto nel manuale di Maxwell (vedi fig.2). 4 I fenomeni termici o del calore 1. 2. 3. 4. sono Invenzione di termometri connessi con definizione e misura temperatura aspetti dinamici permettono di definire senzazioni variazioni di proprietà (dilatazione) cambiamenti di stato (colori latenti) trasmissione di calore (cond., conv., irrag.) invenzione di calorimetri Conducibilià termica Fourier luce modello particellare definizione e misura del calore che soddisfa energia di un corpo Principio di conservazione generalizzato permettono la descrizione degli stati con isoterme, T=cost diagrammi indicatori studiati per situazioni adiabatiche, senza Q che applicati alla macchina immaginaria di Carnot permettono di - dare la scala assoluta di T legare Q a L e definire U definire S (superfici di Gibbs) enunciare il II principio Fig. 2 – Schema del manuale di Maxwell 5 Assiomatizzazioni e generalizzazioni Nella prima assiomatizzazione (Caratheodory) sembra evidente l’intenzione di relegare il concetto di calore al ruolo di concetto spurio: si ha quindi una riformulazione dei principi dando il ruolo guida alle trasformazioni adiabatiche e al concetto di lavoro. Più interessante per gli sviluppi della TD è l’assiomatizzazione proposta da Tisza e Callen (Tisza , Callen ). In primo luogo viene qui riconosciuto che la TD classica è in realtà una Termostatica in quanto si limita allo studio degli stati di equilibrio. In secondo luogo, mentre le relazioni 33.1 e 3.2 vengono riconosciute come le relazioni necessarie al collegamento tra le proprietà interne al sistema (U, S) e le azioni esterne (Q, L), ci si pone il problema di esprimere formalmente le relazioni tra le variabili interne al sistema, qualsiasi esso sia. Vengono così formulati dei nuovi postulati che coinvolgono solo le variabili estensive caratterizzanti il sistema (vedi riquadro 1). 6 Postulato I – Per ogni sistema termodinamico semplice esistono degli stati, detti stati di equilibrio che, dal punto di vista macroscopico sono completamente caratterizzati dai valori dell’energia interna U, del volume V e dei numeri di moli N1…Nn dei componenti chimici. Un secondo postulato invoca come criterio per il raggiungimento dell’equilibrio un principio di estremo per una ulteriore variabile estensiva, che è introdotta nella formulazione stessa del postulato. Postulato II – Per ogni sistema composto in uno stato di equilibrio esiste una funzione delle variabili estensive, chiamata entropia e indicata dal simbolo S. Questa funzione ha la proprietà che i valori assunti dalle variabili estensive nella assenza di un vincolo interno sono quelli, tra la possibile varietà degli stati di equilibrio vincolati, per i quali l’entropia è massima. Introdotta formalmente la variabile entropia, due ulteriori postulati ne precisano la dipendenza dalle variabili estensive del sistema. Postulato III – L’entropia di un sistema composto è additiva rispetto ai sistemi componenti. L’entropia è una funzione continua, differenziabile e monotonicamente crescente rispetto all’energia. Postulato IV – L’entropia di qualsiasi sistema si annulla nello stato per il quale: U S V,N 0 Riquadro 1 – I postulati della Termostatica 7 Si giunge così ad affermare che la conoscenza completa di un sistema termodinamico omogeneo e privo di proprietà elettriche magnetiche e chimiche si ha nella equazione fondamentale della Termostatica: o U = U (S V N) S = S (U V N) in linguaggio energetico in linguaggio entropico Dalle 3.1 e 3.2 si ricavano le relazioni di Gibbs e di Gibbs Duhem per le variabili interne al sistema: dU = TdS – pdV + dN O = SdT – Vdp + Nd che permettono l’introduzione delle variabili intensive T, p, in funzione delle variabili estensive T U S VN p U V SN U N SV e la definizione del numero di equazioni di stato (relazioni che legano variabili intensive a variabili estensive) equivalenti alla equazione fondamentale. Non è questo il luogo per scendere nei dettagli formali della teoria di cui è utile sottolineare la potenzialità di generalizzazione da un lato verso un generico sistema termodinamico e dall’altro verso lo studio dei processi. La generalizzazione a tutti i sistemi termodinamici è facilmente ottenuta con l’aggiunta di nuove variabili estensive, siano Xj , e il riconoscimento che il contributo energetico di tali variabili è sempre esprimibile dal prodotto Y jdXj dove Yj è la variabile Yj U X j SUN intensiva coniugata a Xj 8 Mentre l’assetto teorico viene così riformulato la ricerca prosegue in ambito sperimentale anche avvantaggiandosi degli sviluppi tecnologici. Si sviluppa la fisica delle basse temperature con la scoperta della superfluidità e superconduttività. Si eseguono misure precise delle transizioni di fase con punti critici (fluidi e magneti). Si propongono nuove formulazioni analitiche delle equazioni di stato (van der Waals e Langevin Weiss). La meccanica statistica acquista un ruolo di campo di ricerca autonomo sia pure con strette relazioni con la TD macroscopica. E… frigoriferi e automobili diventano oggetti di consumo. Ma forse non si è capito fino in fondo il problema della crisi energetica (Kelvin e la pompa di calore). 4. Termodinamica dei processi stazionari vicini all’equilibrio Il problema ora è: come inserire i processi reali nel quadro della TD e come valutare la produzione di entropia nel loro svolgimento. Vengono quindi recuperate le conoscenze sulla descrizione dei processi di conduzione del calore, di diffusione e del trasporto elettrico. A queste si aggiungono le conoscenze sui processi incrociati, in particolare gli effetti termoelettrici mentre appaiono dati sperimentali sul cosiddetto “ordine fuori dall’equilibrio” (le celle di Benard, le clock reactions). Il punto di partenza sono nuovamente le relazioni di Gibbs ora espresse esplicitando la variazione temporale e con l’uso del linguaggio entropico dS 1 dU i dXi Yi dt T dt T dt che per un sistema omogeneo privo di proprietà elettriche, magnetiche e chimiche si riduce a dS I dU pdV dN dt T dt dt dt Si continua quindi a pensare ad una equazione fondamentale in cui le variabili indipendenti sono le sole variabili estensive. La variazione totale di entropia in un processo viene ora espressa eliminando la disuguaglianza attraverso la definizione di un contributo di flusso e uno di produzione. Il flusso di entropia Js è legato al flusso di calore Js dJ d dQ Q dt T T Si tratta quindi di trovare una espressione per la produzione di entropia in termini di flussi (tutti) e delle forze generalizzate che descrivono i processi. 9 Ji dX i dt F i = Yi Il formalismo matematico da adottare è quello della fisica del continuo e si assume l’ipotesi dell’equilibrio locale: in una particella di fluido le variabili termodinamiche hanno i valori dell’equilibrio. Si ottiene quindi per la produzione di entropia N s J i Fi I i Naturalmente è necessario per valutarla effettivamente conoscere la dipendenza dei flussi dalle forze generalizzate. In prima approssimazione e per flussi stazionari si assume una dipendenza lineare (in accordo con le equazioni di trasporto note in casi specifici) ma lasciando la possibilità che il flusso di una qualsiasi variabile estensiva possa dipendere da tutte le forze generalizzate presenti nel sistema Ji = Lik Fk con Lik = Lki (relazioni di Onsager) E’ facile capire che tale relazione è in grado di spiegare gli effetti incrociati e di calcolare in un qualsiasi processo la produzione di entropia. Un piccolo semplice esempio: se un conduttore elettrico è tenuto a una differenza di potenziale V, in assenza di passaggio di corrente si può generare una differenza di temperatura T. E’ interessante notare che, sempre nel caso elettrico del passaggio di corrente attraverso una resistenza R la produzione di entropia è: S = iV ovvero l’effetto Joule. Ma… vi sono problemi per i casi di flusso non stazionario e per la velocità di trasmissione dei segnali. Nel frattempo l’universo di conoscenze condiviso è cambiato. Forse il cambiamento più importante è quello dovuto al suo spezzettamento in tanti universi legati ai diversi campi di ricerca. L’attenzione ai problemi della TD si può considerare ristretta a quelli che lavorano nel campo o in domini strettamente affini. Tra questi possiamo ricordare la fisica delle basse temperature che intreccia nella superfluidità e nella superconduttività concetti termodinamici quantistici e statistici. Può essere utile ricordare che la stabilità della fase liquida di He3 e He4 allo zero assoluto è spiegabile in termini termodinamici. Ancora è da ricordare la ricerca sulle transizioni di fase con punto critico in cui la prima derivazione delle leggi di scala è formulata in termini puramente termodinamici. 10 5. La termodinamica estesa Nello scorso secolo due linee di ricerca, dette rispettivamente TD estesa e TD razionale, hanno proseguito lo studio dei processi per estendere la trattazione dal caso stazionario al caso di flussi variabili nel tempo e per risolvere il problema della trasmissione dei segnali. Un punto comune alle due trattazioni è l’abbandono dell’ipotesi dell’equilibrio locale con l’introduzione di variabili TD di non equilibrio. In particolare ora, oltre alle variabili estensive si assumono come variabili indipendenti nella espressione della equazione fondamentale anche i flussi S = S (U, Xi, Ji) Ovviamente il linguaggio matematico è quello della fisica del continuo il che ne comporta un notevole appesantimento. Non mi soffermerò pertanto sugli sviluppi della ricerca. Mi basti ricordare che, con flussi dipendenti dal tempo, è necessario modificare le relazioni fenomenologiche tra flussi e forze generalizzate nel senso di a dJi bJ i Lik Fk dt Per ulteriori chiarimenti sul tipo di studi cito da un articolo di rassegna sulla TD estesa del 1988 che esplicita anche la collocazione della TD estesa come ponte tra l’approccio statistico e l’approccio macroscopico. “Possiamo ricercare un approccio intermedio, o mesoscopico in cui il sistema è descritto da ulteriori variabili oltre a quelle macroscopiche classiche. Per essere utile il numero totale di variabili non deve essere troppo alto. La prima domanda da porsi riguarda la necessità e il significato di tali descrizioni mesoscopiche. Le variabili macroscopiche classiche non sono arbitrarie ma sono direttamente connesse con quantità conservate. Altre variabili, non conservate, decadono molto rapidamente. Pertanto, in tempi molto brevi, si rimane solo con le variabili conservate. Se però si è interessati a fenomeni rapidi (tipo perturbazioni ad alta frequenza) il tempo di decadimento di alcune variabili può essere confrontabile con la durata della perturbazione. Può anche accadere che, in circostanze particolari, si abbia un allungamento del tempo di decadimento (punti critici). In questi casi le nuove variabili “lente” devono essere introdotte nell’insieme delle variabili macroscopiche …. Se siamo interessati a fenomeni di non-equilibrio, transienti o stazionari, i flussi dissipativi giocano un ruolo importante. Essi normalmente non vengono considerati variabili indipendenti, poiché hanno tempi di rilassamento molto brevi, ma vengono trattati come grandezze dipendenti determinate dai gradienti delle grandezze termodinamiche. Quando tuttavia l’interesse è sulle perturbazioni ad alta frequenza o quando il tempo di decadimento diventa lungo (fluidi polimerici, superconduttori, superfluidi, sistemi vicino al punto critico) dobbiamo considerare i flussi come variabili indipendenti.” 11 6. E allora: quali idee della TD trasmettere nella didattica e nella divulgazione? Le due mappe delle figure 3 e 4 esemplificano cosa ritengo che un insegnante di Scuola Secondaria dovrebbe conoscere per impostare un discorso da trasmettere agli studenti. La prima mappa è molto semplice e focalizza alcuni concetti fondamentali (equilibrio, sistema termodinamico, variabili interne al sistema, azioni esterne) ma non trascura i processi. La seconda mappa utilizza il linguaggio matematico e pone in evidenza come la trattazione usuale, trascurando i processi e limitando la trattazione al gas più o meno perfetto non riesca a comunicare che una parte dell’universo termodinamico. Alcuni commenti: ho spesso notato come il segno di disuguaglianza nel secondo principio crei più problemi di quanti ne risolva. L’espressione della variazione di entropia come somma di un termine di flusso legato al calore (e quindi presente solo nei processi guidati da una differenza di temperatura) e un termine di produzione legato agli attriti interni al sistema è di più facile lettura anche perché legata all’intuizione (se una grandezza all’interno di un sistema varia, ciò può essere dovuto a un flusso entrante o uscente e alla produzione (o perdita interna). Forse lo stabilire un legame forte fra entropia e calore (Hermann) è la via maestra per una comprensione del concetto di entropia e potrebbe evitare alcune imprecisioni linguistiche molto diffuse. Ad esempio si sente spesso dire e si legge “il calore prodotto per attrito”. L’attrito produce entropia e tale produzione si manifesta con un aumento di temperatura. Pur non sottovalutando l’utilità di un modello cinetico-statistico per interpretare i concetti TD mi sembra utile rilevare che tale interpretazione è più importante per dare validità al modello stesso che non per capire temperatura e entropia. Ciò che si deve tentare di comunicare è che la termodinamica è un gioco tra energia e entropia (Wanderlingh), un gioco complesso in cui le variabili non sono correlate due a due ma si intrecciano tra loro. Ma … quanti giochi di questo mondo si svolgono in modo analogo? 12 La TD ha come problema centrale quello di descrivere e spiegare l’equilibrio e i processi verso l’equilibrio di un sistema TD oggetto macroscopico ovvero di un oggetto dotato di un interno le cui caratteristiche interne ovvero di un possono variare per azioni esterne effetto di Fig. 3 13 Per risolvere il problema è necessario descrivere i processi che sono Definire le variabili che caratterizzano l’interno Y intensive (pT……) y0 ycost coniugate a paia (T-S, N, pV…) descritti da ' '' Y a X b X Forze generalizzate Fi in particolare JS definire le azioni esterne X estensive (VMUS…) I dQ T dt all’equilibrio sono costanti flussiJ i dXi dt tutte conservate tranne S che può essere prodotta correlate da equazioni di stato all’equilibrio valgono le relazioni: dU=TdS+YidXi 0=SdT+XidYi ovvero Xi Esistono materiali che permettono di isolare azioni/processi Valgono le relazioni U Q L S nei processi vicino all’equilibrio Sp= F1 Ji Fornire/sottrarre energia (Q/L) massa …….. Q Sp T Sp si valuta dalla somma algebrica dei JS in un percorso quasistatico Fig. 4 14