ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie STELLE Osservando il cielo le stelle appaiono come migliaia di puntini luminosi, diversi per intensità, colore e dimensione, che si trovano proiettati su di un'unica superficie a disegnare le più svariate forme. Sin dai tempi antichi infatti, nonostante esse occupino zone contigue del cielo solo per effetto prospettico, essendo distanti fra loro a volte per migliaia di anni luce, è stato possibile raggruppare le stelle più luminose in modo da formare quelle figure a cui si è dato il nome di costellazioni. Le stelle si sono meritate inoltre nel corso dei secoli l'appellativo di fisse, anche se in effetti, al pari di tutti i corpi del sistema solare, esse si muovono (moto proprio), ma in maniera talmente lenta che per notare degli spostamenti bisognerebbe attendere millenni. Questo perchè, a differenza dei pianeti, esse si trovano ad una distanza talmente grande da rendere l'angolo che deriva dallo spostamento quasi impercettibile. Magnitudine stellare Le stelle si distinguono in base alla magnitudine relativa (luminosità apparente), una scala di valori centrata sullo zero, corrispondente al valore di luminosità della stella Vega, con i valori più alti espressi con numeri negativi. La differenza fra le più brillanti e le più deboli visibili ad occhio nudo è di circa 1 a 600, vale a dire che le stelle di magnitudine 0 saranno circa 600 volte più luminose di quelle di 6^ magnitudine, le più deboli percepibili senza ausilio ottico. Il rapporto di luminosità tra un valore di magnitudine ed il successivo è di circa 2,5. Un'attenta valutazione va posta dunque alle distanze ed alle dimensioni stellari, che se non correttamente valutate possono portare a considerazioni errate. Il Sole infatti, una stella di medie dimensioni, che è anche la più vicina a noi (dista in media 149,6 milioni di chilometri, pari a 8 minuti luce), ci sembra ben più grande e luminoso di tutte le altre stelle, che pur essendo, per la maggior parte, intrinsecamente più brillanti, appaiono molto deboli a causa della loro enorme lontananza. Per ovviare a questo problema, e considerando che l'intensità della luce diminuisce col quadrato della distanza della sorgente, si usa allora la magnitudine assoluta (luminosità effettiva), ossia si considerano i corpi stellari come posti tutti alla stessa distanza, fissata per convenzione in 10 parsec, equivalenti a circa 32 anni luce. Di seguito le 10 stelle più brillanti del cielo oltre al Sole (Mag. appar.); come si può notare, tra tutte, il Sole è in realtà la meno luminosa in assoluto (Mag. reale): Nome Costellazione Distanza (A.L.) Migliore Visibilità Mag. appar. Mag. reale Sole Zodiaco 8 min. luce Tutto l’anno -26,4 +4,83 Sirio Cane maggiore 8,6 inverno -1,4 +1,4 Canopo Carena 312 australe -0,7 -5,53 Rigil Kentaurus Centauro 4,4 australe -0,2 +4,38 Arturo Bifolco 36,7 primavera estate -0,1 -0,38 Vega Lira 25,3 estate autunno 0 +0,58 Capella Auriga 42,2 autunno inverno +0,08 -0,48 Rigel Orione 773 inverno +0,1 -6,7 Procione Cane minore 11,4 inverno +0,3 +2,65 Achernar Eridano 144 australe +0,4 -2,77 Betelgeuse Orione 427 inverno +0,5 var -5,6 Metodi per la misura delle distanze stellari Per risalire alla distanza stellare un metodo molto usato è quello che sfrutta il fenomeno della parallasse annua. Infatti, considerando il nostro pianeta in un punto qualsiasi della sua orbita, e puntando da esso una stella x, dopo sei mesi, quando la Terra sarà in un punto esattamente opposto, si vedrà lo stesso astro spostato sullo sfondo celeste di un angolo che sarà tanto più piccolo quanto esso sarà distante da noi. Misurando dunque l'entità di tale angolo, e conoscendo il raggio dell'orbita terrestre, 1 U.A., dalla trigonometria avremo la distanza D = 1/tgA espressa in parsec. Tuttavia per le stelle più lontane, essendo l'angolo risultante talmente piccolo da non poter essere misurato, si usano altri metodi come quello spettroscopico o quello delle cefeidi. Il primo consiste nello scomporre la luce della stella nelle sue componenti fondamentali facendola passare attraverso un prisma. Analizzandola si notano le bande colorate dello spettro che risultano separate da righe oscure, che non sono altro che assorbimenti da parte dei gas che compongono il corpo stellare. Da queste è dunque facile risalire alla composizione chimica ed alla magnitudine assoluta delle stelle, che poi posta a confronta con quella apparente ci darà la distanza. Spesso si ricorre anche alle cefeidi, così nominate dalla progenitrice Delta Cephei, la prima stella con queste proprietà ad essere stata scoperta, che hanno la caratteristica di variare in modo regolare la loro luminosità secondo un periodo ben determinato che è direttamente proporzionale alla stessa intensità luminosa. Dunque più lungo sarà questo periodo, maggiore risulterà la magnitudine assoluta, dalla quale otterremo poi quella apparente e quindi la distanza. www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie Classificazione stellare: tipi spettrali, stelle doppie, stelle variabili Analizzando la luce stellare si può vedere come questa attraversando un prisma venga rifratta nello spettro, ossia nell'insieme delle componenti della luce di diversa lunghezza d'onda, le quali forniscono praticamente delle informazioni riguardo alla struttura ed alla composizione delle stelle. Come criterio di classificazione si usano allora le caratteristiche spettrali, e quindi la temperatura ed il colore, che portarono alla prima suddivisione delle stelle, ad opera di A. Secchi, in 4 gruppi fondamentali. Successivamente agli inizi del '900 fù introdotto invece un nuovo sistema con la creazione di 6 gruppi principali (tipi o classi spettrali), indicati da lettere dell'alfabeto. Esistendo tuttavia delle stelle che presentano delle caratteristiche che ne impediscono la piena classificazione nelle classi precedenti, sono state create delle ulteriori 10 sottoclassi che vengono indicate con i numeri da 0 a 9. Classe spettrale Tipo di stella Temperatura O-B Bianco azzurre 60.000 – 10.000 A Bianche 10.000-7.500 F Bianche 7.500-6.000 G Gialle 6.000-5.000 K Arancio 5.000-3.000 M Rosso meno di 3.000 Le caratteristiche stellari sono state sintetizzate inoltre in un grafico da due scienziati, che da loro prende il nome di diagramma di Hertzsprung-Russel. In esso, inserendo sull'asse delle ordinate i dati relativi alla magnitudine assoluta, e su quello delle ascisse quelli relativi alla temperatura, si notano cinque gruppi che contraddistinguono le varie tappe dell'evoluzione stellare: supergiganti, giganti, nane bianche, nane rosse ed infine la sequenza principale, che comprende il numero più alto di corpi stellari, compreso il Sole. Stelle doppie (Binarie) Anche le stelle, come i pianeti e tutti gli altri corpi celesti, sono soggette alla legge di gravitazione universale, e perciò due (o più nei casi di sistemi stellari multipli) di esse possono attrarsi e muoversi, secondo orbite ellittiche, attorno ad un comune centro di massa. Generalmente sono di tre tipi: Ad Eclissi - quando, a seconda dell'inclinazione del loro piano orbitale rispetto alla linea di visuale dalla Terra, danno vita a periodici fenomeni di occultazione che si riflettono sulla luminosità complessiva del sistema; Spettroscopiche - se a causa della distanza che li separa dalla Terra non sono nettamente distinguibili, ed in tal caso saranno rivelate dallo spostamento delle loro righe spettrali dovute all'effetto doppler; Visuali - quando le due componenti sono risolvibili mediante uno strumento ottico; Prospettiche - stelle che sono viste vicino solo per un effetto di proiezione, mentre in realtà si trovano a distanze diverse. Stelle variabili Sono considerate tali, quelle stelle che variano la loro luminosità periodicamente, in maniera più o meno regolare, a causa di variazioni delle caratteristiche geometriche del sistema orbitante (fenomeni di eclissi) o delle proprietà fisiche del corpo stellare Esempio di stella doppia: Albireo (β Cygni) (contrazioni e decontrazioni). Delle prime abbiamo già detto, mentre generalmente possiamo notare che le stelle variabili si distinguono in: Regolari - quando seguono un periodo ben definito secondo il quale variano la propria luminosità (fanno parte di questo gruppo le cefeidi); Irregolari - se invece, espandendosi e comprimendosi, pulsano in maniera casuale. Fra le variabili irregolari vi sono anche quelle stelle che espellono materia causando così un improvviso e breve aumento della loro luminosità. Sono le novae e le supernovae. Le prime sono quasi sempre doppie strette, ossia stelle orbitanti a breve distanza, che a causa delle reciproche interazioni gravitazionali provocano un flusso continuo di materia da una stella verso l'altra. Il risultato è che ad un certo punto una di esse espellerà tutta la materia acquisita, provocando quindi un temporaneo aumento della luminosità. Nelle supernovae invece l'evento, ancora più devastante, essendo caratteristico dei corpi stellari di grandi dimensioni, segna la loro stessa fine per autodistruzione. Il nucleo infatti, dopo aver esaurito ormai tutto il combustile nucleare, crolla su se stesso per effetto delle immense forze gravitazionali, reagendo con una immane esplosione che causa effetti disastrosi nelle stesse vicinanze della stella. Vengono emesse infatti grandi quantità di radiazioni che provocano un aumento di luminosità di oltre un milardo di volte i valori normali. www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie Evoluzione stellare La nascita delle prime stelle è sicuramente riconducibile a quella dell'intero universo, configurabile nella teoria del Big-Bang, attualmente la più accreditata. Come abbiamo detto per il sistema solare, ed in particolar modo per il Sole, le stelle si sono formate, e continuano a formarsi, a partire da materiale interstellare, ricco di polveri e gas, che vaga per lo spazio galattico. Spesso esso si addensa in fitte nubi, come quelle che occupano il piano equatoriale della galassia, così che al loro interno la materia inizierà a raggrupparsi, per effetto delle reciproche interazioni gravitazionali fra le particelle, in agglomerati, detti comunemente globuli di Bok, dei veri e propri embrioni stellari. Ognuno di questi a sua volta accumulerà sempre più materia, in modo tale da far crescere anche le forze gravitazionali, che di conseguenza contrarranno sempre più gli strati interni facendone aumentare la temperatura e la densità. Quando la temperatura avrà raggiunto i dieci milioni di gradi, si innescheranno allora le prime reazioni termonucleari, che provocando una pressione interna capace di controbilanciare la contrazione, creeranno uno stato di equilibrio con l'avvio del processo di nucleosintesi stellare, nel quale l'idrogeno si fonde in elio con conseguente produzione di enormi quantità di energia. Tutto questo avviene nell'arco di milioni di anni, in maniera più o meno veloce a seconda della massa iniziale della nube, sino ad arrivare ad un punto, definito sequenza principale, la fase di maggior attività di ogni stella, che durerà per un tempo dipendente dalla quantità di materia presente nella stella. Infatti, tanto più grande sarà la massa stellare, tanto più la stella brillerà di splendore, bruciando però più velocemente le proprie risorse energetiche. Di conseguenza le stelle massiccie avranno una vita inferiore rispetto a quelle di dimensioni minori. A questo punto inizia inoltre un meccanismo di autoregolazione dell'attività stellare, che permette ad ogni stella di dosare le proprie risorse energetiche. In pratica ad ogni abbassamento di temperatura, corrisponderà una contrazione del corpo stellare, e quindi un riscaldamento, viceversa ad ogni aumento del volume stellare corrisponderà invece una dilatazione, e perciò un raffreddamento. Successivamente, quando il combustibile nucleare inizierà ad esaurirsi, ossia quando tutto l'idrogeno si sarà tramutato in elio, il nucleo centrale della stella non riuscirà più a produrre quella quantità di energia necessaria a contrastare le forze gravitazionali, che così torneranno a contrarre l'astro. I conseguenti aumenti di temperatura, riscaldando gli strati adiacenti al nucleo, causeranno l'espansione degli strati gassosi esterni, che liberi ormai da vincoli gravitazionali, si estenderanno per centinaia di milioni di km (gigante rossa). Per le fasi successive gli studiosi pensano che il nucleo stellare continui a contrarsi dando fondo a tutte le risorse energetiche. Gli ultimi elementi fonderanno allora in altri sempre più pesanti (elio, carbonio, ossigeno, ecc...), sino a raggiungere uno stato di squilibrio dove, a seconda delle dimensioni della stella, essa evolve in differenti maniere. Facendo infatti riferimento ad una massa pari a quella del Sole, abbiamo che le stelle concludono la loro vita in: Nana bianca - lo stadio finale di quelle con massa fino ad 1,4 masse solari. In essa praticamente, dopo l'espulsione degli strati esterni, rimarrà un involucro gassoso in espansione che creerà una nebulosa planetaria, al centro della quale vi sarà il nucleo stellare che, essendo composto da materia degenerata per le intense forze gravitazionali, non irradierà più energia, raffreddandosi quindi in maniera molto lenta sino a diventare una nana nera. Stella di neutroni - se la massa è compresa fra 1,4 masse solari fino ad un valore di 2-3 volte tanto. In questo caso il corpo stellare, passando per una fase di supernova, espanderà gli strati esterni espellendo più o meno violentemente la materia che creerà poi un involucro gassoso in rapida espansione. Il nucleo invece, diminuendo le proprie dimensioni, aumenterà allo stesso tempo la densità, così da risultare alla fine una sfera estremamente compatta (con Il modello di una stella di neutroni un diametro di una decina di km), che per effetto dell’enorme forza gravitazionale risultante e dell'intenso campo magnetico, inizierà a girare vorticosamente attorno al proprio asse emettendo particolari impulsi sotto forma di onde radio (pulsar). La composizione della materia subirà inoltre cambiamenti radicali mutando tutti i propri elettroni e protoni in neutroni. Buco nero - quando la massa ammonta ad oltre 3 volte quella del Sole. In questo caso la stella inizia a contrarsi per effetto delle grandi forze gravitazionali, ed in maniera molto più massiccia, che non nelle stelle di dimensioni minori. La densità crescerà allora all'infinito dando inizio ad una fase di contrazione, che nemmeno la degenerazione della materia riuscirà ad arrestare, mentre di pari passo aumenteranno le sue capacità attrattive, sino ad impedire persino alla luce di sfuggire. www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie Oggetti galattici: nubi, nebulose, ammassi stellari . Nella nostra galassia, oltre alle stelle, esistono molte altre tipologie di oggetti: residui di stelle, ammassi stellari, nebulose ed immense quantità di materia interstellare addensata in nubi. Vediamoli in dettaglio: Ammassi stellari Anche le stelle, come tutti gli altri corpi celesti, sono soggette alla legge di gravitazione universale, così spesso, per effetto delle reciproche forze gravitazionali, esse orbitano tutte assieme attorno ad un comune centro di massa. Inoltre, quando esse sono caratterizzate dalle medesime origini e proprietà fisiche, formano dei gruppi omogenei, gli ammassi stellari, che a seconda delle loro caratteristiche geometriche si distinguono in: Ammassi Aperti - fra gli oggetti piu' giovani della nostra galassia, non presentano alcuna regola di simmetria, avendo una forma irregolare. Si estendono per decine di anni luce lungo il piano equatoriale galattico e sono formati da centinaia o addirittura migliaia di stelle spesso associate con nebulose diffuse. Ammassi Globulari - contengono fino a centinaia di migliaia di corpi stellari ed hanno una forma sferica con un diametro di centinaia di anni luce. Si trovano lungo l'alone che ricopre il nucleo galattico e risalgono probabilmente al periodo di formazione della galassia. Una variante degli ammassi sono le associazioni stellari, agglomerati di giovani stelle omogenee, caratterizzati da una più lenta forza di coesione, che quindi non impedisce il loro dissolvimento dopo pochi milioni di anni. Generalmente si trovano lungo i bracci di spirale. Residui di supernovae Residui di materia espulsa da supernovae che si espandono a velocità di centinaia di km/sec, diventando luminosi per le radiazioni UV derivanti dall'esplosione o per l'onda d'urto, e le interazioni con la materia esistente nello spazio, con cui i gas vanno praticamente a scontrarsi. Fra le supernovae piu' famose quella registrata nel 1054 da astronomi cinesi, di cui ora possiamo ammirare i resti nella famosa Nebulosa del Granchio (M1). Ammasso Globulare M13 in Ercole Nebulose planetarie Involucro gassoso in espansione espulso da stelle di avanzata evoluzione (giganti rosse), che per effetto delle radiazioni stellari si ionizza assumendo un aspetto fluorescente generalmente a forma di globo, clessidra o di anello, sino alla sua completa dispersione nello spazio. Al termine della fase evolutiva, resterà al suo posto solo il nucleo stellare in via di esaurimento (nana bianca). Nubi di materiale interstellare Si tratta di grandi quantità di materia estremamente rarefatta, essenzialmente composta da gas e polveri interstellari, che spesso si addensa in immense ed estese nubi che possono essere distinte in: Nubi oscure - se non si lasciano attraversare dalla luce, della quale ne assorbono gran parte, diventando perciò osservabili solo quando sono proiettate sullo sfondo di nebulose luminose o di ricchi campi stellari. Nebulose diffuse o a riflessione - se divengono brillanti diffondendo o riflettendo la luce stellare. Nebulose ad emissione - quando il gas di cui sono composte diviene ionizzato e fluorescente dalle radiazioni provenienti da stelle vicine. Nubi molecolari - Immense strutture contenenti molecole e caratterizzate da più alte temperature e densità delle nubi oscure. LA VIA LATTEA, LA NOSTRA GALASSIA Per lo studio delle galassie non si può prescindere dall'esaminare la nostra, che denominata dagli antichi Via Lattea, a causa di quella striscia lattiginosa che taglia il cielo, fa parte del Gruppo Locale insieme ad altre componenti fra le quali le galassie di Andromeda, del Triangolo e le Nubi di Magellano. Essa appartiene al gruppo delle galassie cosiddette “a spirale” ed è composta da centinaia di miliardi di stelle, oltre ad una quantità immensa di polveri e gas interstellari. Ha la forma di un disco Nebulosa d’Orione M42 appiattito, con un diametro di 100 mila anni luce, al cui centro si trova il nucleo circondato da filamenti che prendono il nome di bracci di spirale. Orizzontalmente lungo il piano equatoriale stanno delle nubi oscure che apparentemente la dividono in due emisferi. Il nucleo è composto da stelle ed ammassi stellari la cui nascita sembra risalire al periodo di formazione della stessa galassia. Si trova in direzione della costellazione del Sagittario, ed è stato rintracciato solo grazie all'abbondanza delle radiazioni emesse, visto che la sua visibilità è a noi celata da nubi oscure. Il disco è invece formato in larga parte da nubi di polvere, gas www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie interstellari e giovani e luminose stelle azzurre che spiraleggiando si dipartono dal nucleo. Tutto attorno un alone composto da materia a bassissima densità, quasi a rasentare il vuoto assoluto, oltre ad una miriade di ammassi globulari. La prova della struttura della nostra galassia la si è avuta solo in tempi recenti, anche se già nel 1785 W. Herschel aveva disegnato una mappa che grosso modo ne richiama la forma, nel 1918 H. Shapley, analizzando la distribuzione degli ammassi globulari, scoprì che essi erano situati attorno ad un punto distante circa 30.000 anni luce dal Sole. In virtù di queste considerazioni, era dunque chiaro che il sistema solare era immerso in un esteso contenitore di stelle che letteralmente lo circondava, e dislocato in una posizione eccentrica, a poco più di metà strada, fra quello che sarebbe risultato il nucleo galattico e le estremità dei bracci di spirale. Tutto ciò diventa evidente osservando altre galassie ed esaminando quel cerchio che il profilo della Via Lattea disegna nel cielo e che taglia da un estremo all'altro tutta la volta celeste in determinati periodi dell'anno. Guardando in tale direzione (il piano equatoriale galattico), è possibile notare una maggiore distribuzione di stelle rispetto a quelle presenti nelle altre regioni celesti, che aumentano ancora di più in corrispondenza del Sagittario dove, come abbiamo detto, si trova il nucleo galattico. Anche la nostra galassia ruota su se stessa, ma in maniera diversa da come fanno la maggior parte dei corpi celesti, generalmente corpi rigidi. I bracci di spirale infatti, orbitano attorno al nucleo con velocità differenti l'uno dall'altro, più velocemente quelli interni e più lentamente quelli situati verso l'esterno. Tutte le stelle vengono trascinate da questo movimento, così come il Sole e tutto il sistema solare, che seguono praticamente una traiettoria ellittica attorno al centro galattico con un periodo che viene stimato in 250 milioni di anni e con una velocità di circa 250 km/sec. Catalogo Messier Anche gli oggetti del cielo profondo sono stati in passato catalogati e recensiti in speciali elenchi. Di questi il piu' famoso è il catalogo compilato dall'astronomo francese C. Messier, e pubblicato nel 1774, che comprendeva inizialmente 45 elementi ai quali ne vennero aggiunti altri 58, da parte di un collaboratore dell'autore, P. Mechain, fino a raggiungere, all'inizio del XX° secolo, un totale di 110 fra nebulose, galassie ed ammassi stellari, i quali vengono indicati con una M seguita dal numero d'ordine: M1 Nebulosa diffusa del Granchio Toro M 24 Ammasso aperto Sagittario M2 Ammasso globulare Acquario M 25 Ammasso aperto Sagittario M3 Ammasso globulare Cani da caccia M 26 Ammasso aperto Scudo M4 Ammasso globulare Scorpione M 27 Nebulosa planetaria Manubrio Volpetta M5 Ammasso globulare Serpente M 28 Ammasso globulare Sagittario M6 Ammasso aperto Insetto Scorpione M 29 Ammasso aperto Cigno M7 Ammasso aperto Scorpione M 30 Ammasso globulare Capricorno M8 Nebulosa diffusa Laguna Sagittario M 31 Galassia spirale di Andromeda Andromeda M9 Ammasso globulare Ofiuco M 32 Galassia ellittica Andromeda M 10 Ammasso globulare Ofiuco M 33 Galassia spirale Triangolo Triangolo M 11 Ammasso globulare Scudo M 34 Ammasso aperto Perseo M 12 Ammasso globulare Ofiuco M 35 Ammasso aperto Gemelli M 13 Ammasso globulare di Ercole Ercole M 36 Ammasso aperto Auriga M 14 Ammasso globulare Ofiuco M 37 Ammasso aperto Auriga M 15 Ammasso globulare Pegaso M 38 Ammasso aperto Auriga M 16 Nebulosa diffusa Aquila Serpente M 39 Ammasso aperto Cigno M 17 Nebulosa diffusa Omega Sagittario M 40 Errore Stella doppia M 18 Ammasso aperto Sagittario M 41 Ammasso aperto Cane maggiore M 19 Ammasso globulare Ofiuco M 42 Nebulosa diffusa di Orione Orione M 20 Nebulosa diffusa Trifida Sagittario M 43 Nebulosa diffusa Orione M 21 Ammasso aperto Sagittario M 44 Ammasso aperto del Presepe Cancro M 22 Ammasso globulare Sagittario M 45 Ammasso aperto delle Pleiadi Toro M 23 Ammasso aperto Sagittario M 46 Ammasso aperto Poppa www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie M 47 Ammasso aperto Poppa M 79 Ammasso aperto Lepre M 48 Ammasso globulare Hydra M 80 Ammasso globulare Scorpione M 49 Galassia ellittica Vergine M 81 Galassia a spirale Orsa maggiore M 50 Ammasso aperto Unicorno M 82 Galassia irregolare Orsa maggiore M 51 Galassia spirale Vortice Cani M 83 Galassia a spirale Hydra M 52 Ammasso aperto Cassiopeia M 84 Galassia a spirale Vergine M 53 Ammasso globulare Chioma M 85 Galassia ellittica Chioma M 54 Ammasso globulare Sagittario M 86 Galassia ellittica Vergine M 55 Ammasso globulare Sagittario M 87 Galassia ellittica Vergine M 56 Ammasso globulare Lira M 88 Galassia a spirale Chioma M 57 Nebulosa planetaria della Lira Lira M 89 Galassia ellittica Vergine M 58 Galassia a spirale Vergine M 90 Galassia a spirale Vergine M 59 Galassia ellittica Vergine M 91 Galassia a spirale barrata Chioma M 60 Galassia ellittica Vergine M 92 Ammasso globulare Ercole M 61 Galassia a spirale Vergine M 93 Ammasso aperto Poppa M 62 Ammasso globulare Ofiuco M 94 Galassia a spirale Cani da caccia M 63 Galassia spirale Girasole Cani da caccia M 95 Galassia a spirale Leone M 64 Galassia spirale Occhio Nero Chioma M 96 Galassia a spirale Leone M 65 Galassia a spirale Leone M 97 Nebulosa planetaria Gufo Orsa maggiore M 66 Galassia a spirale Leone M 98 Galassia a spirale Chioma M 67 Ammasso aperto Cancro M 99 Galassia a spirale Chioma M 68 Ammasso globulare Hydra M 100 Galassia a spirale Chioma M 69 Ammasso globulare Sagittario M 101 Galassia a spirale Orsa maggiore M 70 Ammasso globulare Sagittario M 102 Galassia lenticolare Dragone M 71 Ammasso aperto Freccia M 103 Ammasso aperto Cassiopeia M 72 Ammasso globulare Acquario M 104 Galassia a spirale Sombrero Vergine M 73 Ammasso aperto Acquario M 105 Galassia ellittica Leone M 74 Galassia a spirale Pesci M 106 Galassia a spirale Cani da caccia M 75 Ammasso globulare Sagittario M 107 Ammasso globulare Ofiuco M 76 Piccola Nebulosa Manubrio Perseo M 108 Galassia a spirale Orsa maggiore M 77 Galassia a spirale Balena M 109 Galassia a spirale barrata Orsa maggiore M 78 Nebulosa diffusa Orione M 110 Galassia ellittica Andromeda www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie GALASSIE Le galassie sono degli enormi contenitori di stelle, il cui diametro può essere di centinaia di migliaia di anni luce, che come delle vere e proprie isole nell'universo si trovano situate nello spazio a distanze enormi (anche miliardi di a.l.) le une dalle altre. A separarle solo immense quantità di pulviscolo intergalattico e materiale interstellare estremamente rarefatto. Data la grandissima distanza che ci separa dalle più vicine, esse sono state scoperte solo negli ultimi tre secoli, anche se la certezza della loro esistenza la si è avuta solo nel 1924, grazie ad E. Hubble, che misurando la distanza di alcune cefeidi individuate nella galassia di Andromeda, ebbe la prova di come quest'ultima fosse situata nello spazio esterno ben al di là della Via Lattea. Prima di allora, infatti, quelle poche galassie che erano state scoperte venivano scambiate per stelle o nebulose, vista la mancanza di strumenti adeguati all'osservazione di oggetti così lontani. La nascita delle galassie è ancora avvolta nel mistero, ma sembra che esse traggano la loro origine per l'aggregazione della materia primordiale che, centinaia di milioni di anni dopo il Big-Bang, iniziò ad addensarsi in grandi nubi, le quali, a causa delle immense forze gravitazionali risultanti, cominciarono a contrarsi ed a ruotare attorno a se stesse dando vita alle "protogalassie". E' sicuramente in questo frangente, che le diverse velocità di rotazione condizionarono quelle che poi sarebbero risultate le forme finali di ciascuna delle galassie attuali. Classificazione delle Galassie Hubble infatti le distinse in base al loro aspetto ed alle loro dimensioni in gruppi omogenei, suddivisi a loro volta in sottogruppi: Ellittiche - Hanno una forma ellissoidale con un nucleo molto intenso e brillante che si disperde verso l'esterno. Per la maggior parte sono composte da stelle di vecchia formazione; Spirali - Dello stesso tipo della nostra galassia, si caratterizzano per il nucleo centrale, di forma quasi sferica, che si trova circondato da un alone da cui si dipartono i bracci a forma di spirale. In questo tipo di galassia coesistono stelle di tutte le età, anche se quelle più giovani sembrano trovarsi nel disco; Barrate - Pressocchè uguali alle precedenti, differiscono solo per i bracci, che invece di essere a forma di spirale, sono collegati agli estremi di una barra centrale. Altri gruppi minori sono quelle irregolari, dalle forme prive di simmetria, e le lenticolari, una via di mezzo fra quelle ellittiche e quelle a spirali, che probabilmente hanno perso la forma originaria per l'interazione gravitazionale con altri corpi galattici vicini. Distribuzione delle galassie Le galassie hanno la caratteristica di aggregarsi in ammassi e quindi in superammassi (un migliaio di oggetti nel primo caso e centinaia di migliaia nel secondo) che possono essere aperti, se composti da una struttura irregolare, o regolari, se mostrano una forma sferica che solitamente è più densa verso il centro. Considerando l'alta densità che caratterizza i superammassi, può capitare che avvengano scontri fra galassie, ma senza le conseguenze che si potrebbe immaginare. Esse sono costituite infatti da zone estremamente rarefatte, con il risultato che spesso si fondono fra loro creando altre galassie di dimensioni maggiori. Se invece lo scontro avviene a velocità tali da permettere di sfuggire alla forza di mutua attrazione, allora esse verrano intaccate solo marginalmente, subendo variazioni nella loro forma. Galassie attive Oltre a quelle enunciate, esistono anche altre specie di galassie, che emettendo energia in grandissima quantità sotto forma di radiazioni; esse si meritano l'appellativo di “galassie attive”. Le cause di tutto questo sono ancora sconosciute, forse un buco nero particolarmente massiccio che risiede nel nucleo galattico. E’ comunque possibile distinguerle secondo il tipo di energia irradiata in: Radiogalassie - Emettono radiazioni sotto forma di onde radio ed hanno una forma ellittica ed un nucleo formato da due lobi contrapposti; Quasars - Particolari tipi di radiogalassie scoperte negli anni '60 e situate a distanze enormi, che emettono una quantità di energia centinaia di volte maggiore quella di una galassia normale; Galassie di Markarian - La loro caratteristica è la grande emissione di radiazione ultravioletta ed è probabile che siano fra le più giovani di tutto l'universo; www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie Galassie di Seyfert - Scoperte dall'astronomo di cui portano il nome, sono caratterizzate da emissioni di raggi gamma, da una forma a spirale e da un nucleo molto luminoso. UNIVERSO: CENNI DI COSMOLOGIA Nel corso della storia diversi filosofi si sono posti il problema dell'origine e dell'evoluzione dell'universo, fornendo quasi sempre come soluzione, quella dell'esistenza di una entità infinita ed incommensurabile, spesso identificata con la nostra stessa galassia. L'ipotesi di una pluralità di universi-isola, fù invece postulata per la prima volta nel 18° secolo da E. Kant, secondo il quale il sistema solare era contenuto in un immenso contenitore di stelle (la Via Lattea), che insieme ad altre analoghe strutture popolavano l'intero cosmo. Ambedue le ipotesi furono ampiamente discusse dagli studiosi fino ai primi 20 anni del secolo scorso, finchè non arrivò la scoperta dello spazio extragalattico, ad opera di E. Hubble nel 1924 che, dettando la parola fine sulla questione, disegnava l'immagine completamente nuova di uno spazio immenso e sconfinato suddiviso a sua volta in diversi "universi-isola", le galassie, ognuna delle quali composta da centinaia di miliardi di stelle ed altri oggetti celesti. Principio cosmologico Nasceva così la moderna cosmologia, una scienza dedita allo studio delle origini e dell'evoluzione dell'universo, la quale ci fornisce tuttora, la configurazione di un gigantesco sistema strutturato in livelli gerarchici. Partendo infatti dalla Terra, che non è un punto privilegiato, ma solo il nostro posto d'osservazione, arriviamo al Sole, e quindi al sistema solare, giungendo poi, attraverso la nostra galassia, agli ammassi di galassie ed ai superammassi, sino ad arrivare concettualmente ai "confini dell'universo", da dove questo appare in maniera isotropa ed omogenea, uguale in ogni direzione ed in ogni luogo (principio cosmologico). Paradosso di Olbers Alla luce di queste considerazioni, nasceva allora l'esigenza di determinare se l'universo fosse o meno dotato di limiti. In passato infatti, è stato fatto rilevare da uno studioso del diciottesimo secolo, che se esso fosse infinito nel cielo dovremmo vedere un numero grandissimo di stelle sparse in ogni direzione e illuminanti a giorno la volta celeste. Oggi però sappiamo che non è così, la soluzione del "paradosso di Olbers" consiste infatti nel fatto che tutte le galassie si stanno allontanando fra di loro e che dunque facciamo parte di uno spazio in espansione. Legge e Costante di Hubble La prova di ciò la fornì ancora una volta Hubble, il quale aveva notato che nello spettro di alcune galassie osservate, le righe spettrali apparivano spostate verso il rosso in maniera tanto più marcata quanto esse fossero deboli (lontane). Tutto questo, noto anche come redshift, era dunque dovuto all'effetto doppler (causato dall'allontanamento della sorgente luminosa rispetto all'osservatore), ragion per cui nel 1929 pubblicò la legge che porta il suo nome (Legge di Hubble) e secondo la quale tutte le galassie si allontanano fra loro con una velocità che è direttamente proporzionale alla loro distanza: V=H*D Dove V = velocità di allontanamento di una galassia in km/sec; D = distanza misurata in megaparsec; H = costante di Hubble La costante tuttora non è stata quantificata con esattezza, ma dividendo la velocità della luce per il valore calcolato dagli studiosi, si ottiene una distanza di circa 15 miliardi di anni-luce, appunto l'età dell'universo teorizzata dagli scienziati, che viene definita anche come orizzonte di Hubble. Ipotesi sull'espansione dell'universo Dunque un'universo in espansione che va sempre più mutando le proprie proprietà fisiche, divenendo meno denso e più freddo, anche se c'è da considerare ora la densità media della materia, che essendo maggiore, minore od uguale ad un valore cosiddetto critico, determinerebbe rispettivamente tre possibili configurazioni: Chiuso - la quantità di materia rallenta e blocca la crescita dell'universo, facendolo richiudere poi su se stesso in un grande crollo, il Big Crunch; Aperto - la materia non riesce a frenare la spinta primordiale, causando quindi una espansione all'infinito; Piatto - con un valore esattamente uguale l'espansione sarebbe ancora infinita, ma in continuo rallentamento. www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie I MODELLI COSMOLOGICI in alto: Universo aperto Al centro: Universo piatto In basso: Universo chiuso Materia oscura Secondo le nostre attuali conoscenze nell'universo non c'è tanta materia quanta ne sarebbe sufficiente ad innescare la prima ipotesi, la densità di quella visibile viene infatti quantificata in circa il 2% di quella necessaria. Viene comunque vagliata la possibilità della sua esistenza sotto forma di materia oscura, invisibile, le prove sono fornite dalle galassie e dagli ammassi di galassie, i cui movimenti e le relative velocità sembrano derivare da effetti gravitazionali dovuti a quantità di materia ben maggiori di quelle sinora osservabili. Big Bang Accertata l'espansione dell'universo, i modelli che hanno cercato di spiegare la sua nascita e la sua evoluzione, sono stati soprattutto due: il modello stazionario e quello inflazionario. Il primo, proposto fino alla fine degli anni sessanta, ed ormai caduto praticamente in disuso, prevedeva l'esistenza di un universo in espansione, ma caratterizzato da una continua creazione di materia che ne garantiva così il mantenimento delle medesime proprietà fisiche. Invece nel secondo, nel quale si rispecchia la teoria del Big Bang, formulata da A. Friedmann nel 1929, e poi completata da A. Gamow nel 1940, l'universo non è sempre esistito, ma sembra che sia nato all'incirca 15 miliardi di anni fà da quella gigantesca “deflagrazione” che diede inizio ad un viaggio della materia dall'infinitamente piccolo, come era subito dopo l'esplosione, all'infinitamente grande, come la vediamo oggi. Una teoria attualmente molto accreditata, che è anche suffragata da due importanti scoperte: la Legge di Hubble e la radiazione cosmica di fondo. Della prima abbiamo già detto, mentre riguardo a quest'ultima possiamo dire che essa fù individuata dai due ricercatori americani, A. Penzias ed R. W. Wilson, che nel 1965 intercettarono l'eco di quella remota esplosione, una sorta di rumore primordiale che proveniva in maniera uguale da ogni direzione dello spazio. Nascita del tempo e dello spazio Un evento dunque che diede inizio alla scala del tempo e dello spazio, su cui ora inesorabilmente l'universo si muove. Di conseguenza in origine tutto doveva essere concentrato in un minuscolo punto, dalla densità e gravità infinite, dove il tempo e lo spazio erano appunto pari a zero e la temperatura dell'ordine di miliardi di miliardi di gradi. Cosa ci fosse prima rimane per ora un mistero, visto che nemmeno gli scienziati avanzano ipotesi, ritenendo i momenti anteriori a tale istante come inconoscibili ed inspiegabili da qualsiasi teoria. Dopo una piccola frazione di secondo questa indescrivibile entità, da molti definita idealmente come una "palla di fuoco", iniziò a crescere, e raggiunte le dimensioni di giorni luce l'universo era già un miscuglio di particelle (neutroni, protoni, elettroni, antielettroni, fotoni, neutrini ed altre) che cominciavano ad interagire fra di loro. Subito dopo entrarono in gioco le forze fondamentali dell'universo, ed alla già esistente forza gravitazionale, che regola l'attrazione fra le masse, si aggiunsero le altre tre che insieme a questa governano l'universo: la forza debole, che agisce a livello atomico, la forza forte che governa i nuclei atomici, la forza elettromagnetica responsabile di tutti i fenomeni elettromagnetici quali la luce, le onde radio, ecc... www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia ) ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA CORTINA AUTUNNO AL PLANETARIO - Planetario “Nicolò Cusano” 1/10–3/12/2010 Lezione 5: Il Profondo Cielo: stelle, ammassi, nebulose e galassie Era della radiazione Passati alcuni secondi, mentre la densità andava sempre più scemando sotto la spinta inflazionistica della deflagrazione iniziale, l'universo entrava nella cosiddetta "era della radiazione" interamente dominata dai fotoni strettamente accoppiati alla materia. Nel frattempo anche la temperatura scendeva fino a raggiungere il milione di gradi, così che i protoni ed i neutroni iniziarono ad aggregarsi fra loro creando le prime quantità di deuterio ed elio, e questo ne spiega la loro grande diffusione nell'universo. Era della materia Dopo alcune centinaia di migliaia di anni, l'universo era divenuto ancora meno denso e più freddo; avveniva a questo punto la "ricombinazione" di protoni ed elettroni per creare i primi atomi di idrogeno. Finiva a quel punto la prima parte della storia dell'universo, quella dominata dalla radiazione, ed iniziava "l'era della materia" che vedeva l'aggregazione delle particelle nelle prime forme atomiche, mentre i fotoni, liberi ormai da ogni vincolo, potevano così irradiarsi in tutte le direzioni sotto forma di radiazione cosmica di fondo. Dopo qualche milione di anni si erano già formati i primi agglomerati di materia, che aggregandosi a loro volta per l'attrazione gravitazionale, daranno vita qualche centinaio di milioni di anni dopo alle protogalassie, che una volta che si saranno evolute in galassie formeranno le stelle e tutti gli altri corpi celesti. www.cortinastelle.it – [email protected] informazioni raccolte ed elaborate da Wikipedia portale di astronomia (http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Astronomia )