1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati

annuncio pubblicitario
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
Fermacarte in onice
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Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in polyestere e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro con
indicazione della Federazione Provinciale
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza
Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO LXXV - N. 4 - LUG./AGO. 2014 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM
PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
In copertina
“L’attentato di Sarajevo”
In questo numero:
pag. 10
2 Giugno
pag. 15
200° Annuale CC
pag. 26
Mafalda di Savoia
COME COLLABORARE
SOMMARIO
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Sommario
Editoriale: Rimbocchiamoci le maniche
Lettere a “Il Nastro Azzurro”
La Presidenza Nazionale comunica
Azzurri che si fanno Onore
153° Anniversario dell’Esercito
162° Anniversario del Polizia di Stato
Simposio sul volo ipersonico
2 giugno: il ritorno delle Frecce
200 anni fa nasceva l’Arma dei Carabinieri
La marcia della Fedelissima
Perché si chiamano Carabinieri
I Carabinieri oggi
Giornata della Marina
240° Anniversario della GdF
Napoli: Premio di studio 2014
Luca Parmitano si racconta
Un convegno molto “Nobile”
Note sulla RSI
Il coraggio di una Principessa
Il maggiore Luigi Milano
Un Eroe: Carlo Fecia di Cossato
Storia di Ugo Gildo Veronese
Luglio 1914: la Grande Guerra
Uno zappatore pertinace
Parliamone ancora
Cronache delle Federazioni
Recensioni
Azzurri nell’azzurro dei cieli
Consigli Direttivi
Errata corrige
Oggettistica del Nastro Azzurro
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La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è
aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica a:
[email protected]
oppure possono essere inviati alla redazione su
supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le
immagini in formato elettronico devono essere
“ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non
pubblicati, NON si restituiscono.
“Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXV - n.° 4 - Luglio-Agosto 2014 - Poste
Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e
Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco
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del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San
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Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare,
e a chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, per abbonamento versando su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 IBAN: IT69A0615503200000000002122
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
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IL NASTRO AZZURRO
EDITORIALE: RIMBOCCHIAMOCI
LE MANICHE
La Messa da Requiem
pagina di storia ammonitrice che è vietato dimentidi Giuseppe Verdi, magicare ...” (Enzo Bettizza – La Stampa).
stralmente
eseguita
Anche il nostro Istituto, nel suo piccolo, ha pen(presso
il
Sacrario
sato di organizzare una cerimonia per onorare tutti i
Militare di Redipuglia Caduti di quell’immane tragedia unitamente alle
ndr) da 365 musicisti e
Associazioni Austro-Ungariche. Il nostro Addetto
coristi diretti da Riccardo
Militare a Vienna, interessato nello specifico, ci ha
Muti, ha aperto le celebrazioni del centenario della
segnalato come possibile corrispondente la Croce
Grande Guerra, in ricordo dei Caduti della guerra, di
Nera d’Austria. A questo punto il Vice Segretario
tutti i Caduti, di tutte le guerre.
Generale, sfruttando le conoscenEra tangibile la comunione tra
ze pregresse di quando era in servi... il Governo ha deciso di
gli oltre 100mila Caduti che ora
zio a Onorcaduti ha preso i contatmodificare i criteri di
riposano nel Sacrario (più di 60mila
ti
con
i
responsabili
suddivisione
dei
fondi
non hanno nome), ognuno dei
dell’Associazione che già conoscedisponibili, da oggi verrà
quali aveva risposto «Presente!» alla
va. È stato sufficiente un incontro a
tenuto conto esclusivamente Graz per pianificare il Gemellaggio
chiamata alle armi – come è riportadel numero di soci. Siamo
to più volte sui 1200 scalini della
a Cima Grappa, di cui potrete leggradinata – e gli ottomila spettatori
gere nelle pagine seguenti, per
pertanto tutti moralmente
venuti a onorare la loro memoria.
porre le basi per di quello che vorimpegnati a cercare nuove
Perché il concerto di Muti questo è
remmo organizzare nei prossimi tre
iscrizioni, l’ingresso di nuovi
stato: un inchinare la testa ai tanti
anni: cerimonie nei principali
soci potrà assicurare
più o meno giovani che hanno dato
Sacrari italiani ed austriaci.
all’Istituto una tranquilla
Inizieremo dal 2015 ad Asiago.
la vita per chi li stava in quel
sopravvivenza.
Celebreremo quindi la Giornata del
momento ad ascoltare; alcuni di
Decorato in tre luoghi diversi, riseressi sono morti ignari di aver travando l’omaggio al Milite Ignoto nel mese di marzo
mandato il proprio nome.
in una data prossima a quella di fondazione
Redipuglia è un sacrario che rappresenta qualcodell’Istituto.
sa di importante non solo per i Caduti italiani, ma
Pochi giorni dopo l'evento di Cima Grappa, si è
per tutti i militari, noti e ignoti, inghiottiti dalle trinsvolta la tradizionale parata di Via dei Fori Imperiali
cee di una guerra di posizione che non risparmiò
in occasione della Festa delle Repubblica, alla quale
nessuno.
ha preso parte, come negli anni passati, il Labaro
Quelle guerra iniziata con l’attentato di Sarajevo,
Nazionale. E fin qui niente di strano. La considerazioportò sessanta milioni di soldati al fronte e dieci
ne amara è che, senza la completa disponibilità del
milioni di uomini morti ammazzati. Trincee, gas,
Vice Segretario Generale, Domenico Caccia, e del
baionette e cannoni. Mai più! Come auspicato dal
Presidente della Federazione di Latina Stefano
Presidente della Repubblica nel messaggio “... solo
Millozza, il Labaro sarebbe rimasto nella sua teca
un Europa davvero unita può metterci al riparo dal
presso la Presidenza.
ripetersi di simili orrori ...".
Nella consueta riunione tra il Ministro della
Dove cento anni fa passava la linea del fronte, il
Difesa, rappresentato quest’anno dal Sottosegretario
Capo dello Stato ha compiuto due giorni di "pellegridi Stato, si è parlato dei contributi alle Associazioni
naggio", insieme al Presidente sloveno, a quello croaCombattentistiche e d’Arma. Dopo tante proteste e
to, al Presidente del Consiglio Federale austriaco: i
solleciti il Governo ha deciso di modificare i criteri di
nemici di un secolo fa. Il viaggio è iniziato dal
suddivisione dei fondi disponibili, da oggi verrà
Sacrario di Redipuglia e si è concluso l’indomani in
tenuto conto esclusivamente del numero di soci.
terra slovena dove Napolitano ha reso omaggio ai
Siamo pertanto tutti moralmente impegnati a cercaCaduti dell’altra parte.
re nuove iscrizioni, l’ingresso di nuovi soci potrà assi“... Auguriamoci che la diretta televisiva abbia
curare all’Istituto una tranquilla sopravvivenza.
fatto conoscere Redipuglia ai molti italiani che ne
Rimbocchiamoci le maniche e buon lavoro!
ignoravano l’esistenza, non solo come imponente
Carlo Maria Magnani
cimitero, ma come parco della rimembranza di una
ANNO
CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
IL NASTRO AZZURRO
18.990
14.990
14.990
14.990
14.990
13.350
9.993
6.993
CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA
49.998
49.998
42.063
24.490
2.990
2.798
2.798
3.198
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LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale
dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor
Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”.
E-mail: [email protected]
Caro Presidente,
non conoscevo L'Istituto che lei presiede e neppure la sua origine. A casa di un mio
amico, socio del suo Istituto, per puro caso ho avuto tra le mani il n° 2 della rivista "Il
Nastro Azzurro" e vi ho letto con molto interesse la ricostruzione storica dell'eccidio
delle Fosse Ardeatine e devo dire che, per la prima volta mi pare, si è squarciato il velo
di acquiescente silenzio sulle motivazioni della strage e soprattutto sulle ragioni della condanna inflitta successivamente a Kappler per crimini di guerra. Come spiega Pasquale Campo, l'estensore dell'articolo, i condannati all'esecuzione "... divennero 335 perché Kappler, nella fretta, ne prelevò cinque in più ..." da Regina
Coeli e decise di farli ugualmente uccidere poiché, se li avesse rilasciati "... sarebbero stati testimoni scomodi
...".
La legge marziale imposta dai tedeschi prevedeva il "Diritto di Rappresaglia", regolarmente contemplato
dalla "Convenzione di Ginevra", quindi, se Kappler non avesse fatto ammazzare quei cinque in più, l'Italia
sarebbe rimasta a piangere sulla strage, ma non avrebbe potuto processare e condannare l'autore.
La domanda che mi pongo, alla luce della vicenda che invece ha visto protagonista Priebke, l'altro "famoso" ufficiale delle SS la cui colpa è stata quella di aver comandato il plotone di esecuzione, è: cosa avrebbe
dovuto fare quest'ultimo per evitare la condanna ... rifiutarsi di eseguire l'ordine e farsi uccidere a sua volta?
Certo non qualcuno, ma molti diranno che quello era proprio il comportamento che avrebbe dovuto tenere, ma vorrei precisare che, mentre Priebke era tedesco, gli autori dell'attacco di via Rasella, in cui oltre ai 33
soldati altoatesini (non tedeschi, altoatesini, cioè ... italiani), sono morti anche alcuni passanti che non c'entravano niente, erano tutti italianissimi. Questi nostri "connazionali" non solo non si sono costituiti evitando
di venire giustiziati e lasciando che la strage si compisse, ma successivamente sono stati anche Decorati di
Medaglia al Valore, per cosa? per aver ucciso 33 soldati e alcuni passanti e aver permesso, con la loro latitanza, la strage delle Fosse Ardeatine?
Tutta l'azione, poi, non ha dato nessun contributo sul piano militare alla guerra. Roma è rimasta sotto l'occupazione tedesca fino al 5 giugno 1944. La data della Liberazione della città eterna non penso che sarebbe cambiata se il precedente 23 marzo non fosse accaduto nulla a via Rasella.
Angelo Cardosi
Gent.mo Cardosi
intanto mi fa piacere che lei abbia preso contatto con la realtà dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
Decorati al Valor Militare e spero che da questo iniziale contatto possa nascere un rapporto più duraturo tramite la Federazione Provinciale più vicina a lei.
La strage delle Fosse Ardeatine è l'emblema della spaccatura sociale che la seconda guerra mondiale ha
prodotto in Italia. La divisione del territorio nata l'8 settembre del 1943 ha provocato anche una profonda divisione delle coscienze che ancora oggi non si riesce a sanare.
Il giudizio della storia sulla vicenda che ha portato alla Fosse Ardeatine è impietoso, ma soprattutto gravissimo è stato l'atteggiamento nei confronti degli autori materiali dell'azione di via Rasella: nonostante l'evidente inutilità dell'azione a fronte delle sue tragiche conseguenze abbia provocato diversi processi giudiziari nei
riguardi degli esecutori, essi ne sono usciti assolti, e ancora oggi, quando qualcuno cerca di usare il normale
buon senso indicando in essi l'origine della strage, viene tacciato, come sempre in questi casi, di essere ovviamente ... "fascista".
Eppure siamo nella stessa Italia che ha visto eroismi come quello di Salvo D'Acquisto e Raffaele Giudice i
quali, in situazioni diverse, ma analoghe, si sono offerti al boia tedesco autoaccusandosi di fatti non commessi per cercare di salvare innocenti dal divenire vittime di eventi di cui non erano assolutamente responsabili.
Come sappiamo, Salvo D'Acquisto è riuscito, immolando la propria vita, a salvare gli innocenti già al lavoro per scavare le proprie fosse. Raffaele Giudice, purtroppo, non ha ottenuto altro risultato che aggiungersi
all'elenco delle vittime. Ma entrambi sono stati autentici Eroi e per questo hanno ricevuto la Medaglia d'Oro
al Valor Militare alla memoria.
Riesce difficile accomunare il loro Valor Militare con quello di chi ha compiuto un attacco del tutto inutile,
uccidendo 40 persone (33 soldati altoatesini e, secondo il quotidiano "Il Messaggero" del 28 marzo 1944, ben
7 passanti romani), senza ottenere altro risultato che la condanna a morte per rappresaglia di altre 335 persone, e senza anticipare neppure di un minuto la liberazione di Roma. Riesce difficile fare questo paragone
anche tenendo conto della successiva latitanza mantenuta nei confronti del tedesco occupante.
Ma ciò permette di intravedere il vero motivo per cui la strage delle Fosse Ardeatine ha assunto il ruolo di
simbolo di tutte le stragi compiute per rappresaglia dai nazisti in Italia durante il biennio 1943-45 durante il
quale la guerra, come con involontariamente terribile premonizione disse Badoglio nel suo infausto proclama
dell'8 settembre, è effettivamente "... continuata ..." nel peggiore dei modi: con la nostra Patria spezzata in
due, col popolo contrapposto, con l'occupazione da parte dell'ex alleato tedesco che non perdeva occasione
di far sentire agli italiani il peso di ciò che considerava essere stato un vile tradimento, con la presenza dei
nuovi alleati che non perdevano occasione per dimostrare che assolutamente non si fidavano degli italiani.
La ringrazio per la lettera e per essersi avvicinato a "Il Nastro Azzurro".
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IL NASTRO AZZURRO
Caro Direttore,
vorrei segnalare lo strano fatto che riguarda il gen. Vincenzo Magliocco, Pio La Torre e l'aeroporto di Comiso:
so bene che il fatto è passato in carrozza e che l'argomento può considerarsi di "scarso interesse mediatico"
nell'Italia di oggi ma, assieme a pochi altri, ritengo non possa "scomparire nel nulla".
Antefatto: da sempre (1939-giorni nostri) l'aeroporto di Comiso (Rg) è stato titolato alla Medaglia d'Oro
(più due d'Argento ed una di Bronzo) gen. Vincenzo Magliocco, eroe dell'aviazione morto in Etiopia nel 1936.
La titolazione non è stata mutata neppure dopo la "liberazione" e quando lo scalo di Comiso è stato convertito da militare a civile, in varie fasi e date.
Nel 2007 la giunta di sinistra di Ragusa ribattezza "Pio La Torre" lo scalo, dedicandolo al segretario regionale del Pci assassinato dalla mafia nel 1982. Ribaltata la situazione al comune di Ragusa il nome Vincenzo
Magliocco ritorna ad indicare l'aeroporto di Comiso. Ma, tornata al potere la sinistra, il terzo tempo vede
rimesso in sella Pio La Torre. Lo scorso 7 giugno, alla presenza del Presidente del Senato e di altri politici (tutti
di appartenenza Pd) viene ufficialmente ribaltata la "nuova" titolazione all'eroe dell'antimafia al posto di quella "vecchia" dedicata a Magliocco. Inoltre, assieme ad una campagna mediatica celebrativa dei meriti civili
(che non metto in discussione) di La Torre, si è pure massacrata la figura del generale Magliocco per renderne la memoria perlomeno "indegna" di essere ricordata ulteriormente. Si è scritto (ed a quanto pare pure
detto in televisione) che trattavasi di un "gerarca" fascista e pure massacratore di etiopi innocenti in guerra,
contrapponendone la (presunta) "brutalità" alla attività "pacifista" di La Torre quando a Comiso stazionavano
i Cruise americani. Ad oggi...fine della storia.
Governando il Pd (in Italia e Sicilia) la buonanima di La Torre si gode il suo "luogo della memoria" in quel
di Comiso. "Degradato" di fatto sul campo (d'aviazione) il generale Magliocco starà forse riflettendo, ovunque
si trovi, sulla validità delle motivazioni che lo portarono a sacrificare la vita in una sperduta località dell'Etiopia
nel lontanissimo 1936.
Grazie per l'attenzione.
Vincenzo Mannello
Gent. mo Mannello,
il fatto che lei segnala potrebbe sembrare, tutto sommato, quasi normale: negli anni nuovi personaggi si affacciano alla ribalta della storia e la società li ricorda intitolando loro luoghi pubblici anche, perché no, al posto di
altri personaggi che pure avevano meritato l'onore del pubblico ricordo.
Però, in questo caso, più che con l'intitolazione alla figura di Pio La Torre dell'aeroporto di Comiso, sembra
che abbiamo a che fare con la sua detitolazione da quella del generale Vincenzo Magliocco, il cui unico demerito è di essere stato si un Eroe pluri Decorato, ma in un periodo storico "sbagliato".
Risulta difficile fare confronti, poiché entrambi hanno visto troncare la propria vita in modo cruento però,
purtroppo, va rilevato che la scelta di onorare Pio La Torre sostituendolo ad un altro Eroe, Vincenzo Magliocco,
finisce col creare le premesse per cui tale onore sia effimero, fasullo e privo della giusta connotazione di sacralità che si deve alle figure che la società vuol ricordare per ciò che esse simboleggiano.
Lo stesso fatto che lei si è sentito in dovere di scrivere questa lettera denota quanto non sia stato corretto
voler intitolare l'aeroporto di Comiso a Pio La Torre con l'evidenza di volerlo fare a dispetto dell'intitolato precedente, fatto dimostrato dal giochino con cui le giunte di diverso orientamento politico, che si sono succedute
al governo della città, hanno continuato a scambiare i due personaggi come fossero due simboli politici appartenenti ai reciproci schieramenti, e non due figure di altissimo profilo sociale nazionale.
Il generale Magliocco ha meritato ben quattro Decorazioni al Valor Militare, quindi è un autentico Eroe che
ha compiuto atti di Valor Militare in almeno quattro occasioni e nell'ultima ha perso la vita. Non ha assolutamente nessuna rilevanza che tali atti siano stati compiuti nell'impresa d'Etiopia nel 1936. Ormai è necessario
finirla con un inutile e sciocco senso di colpa collettivo per un ventennio della nostra storia. Non rendiamo adeguato rispetto ai nostri padri e nonni comportandoci così.
Inoltre, la sostituzione di Magliocco con La Torre, semmai sminuisce la figura di quest'ultimo, è sbagliata sul
piano sociale, politico e storico, e finisce col defraudare Pio La Torre della sua importanza nella lotta alla mafia,
mentre defrauda la popolazione siciliana di uno dei suoi più fulgidi eroi: il generale Vincenzo Magliocco, infangandone la memoria.
La domanda legittima a conclusione è: dove andremo a finire se gli eroismi di ieri verranno sottoposti alla
censura deformante dell'ideologia e se, per giustificare tale insopportabile censura, si chiama in causa un eroismo più recente, sebbene di altra natura?
La strumentalizzazione di Pio La Torre "contro" Vincenzo Magliocco è solo meschina e controproducente.
IL MINISTRO DELLA DIFESA ROBERTA PINOTTI CHIEDE AGLI ITALIANI COME VOGLIONO LE FORZE ARMATE
Sul sito del Ministero della Difesa, allo scopo di aprire un dibattito sul futuro delle Forze Armate raccogliendo le osservazioni di tutti, cittadini, militari, centri studi, sarà pubblicata la bozza del Libro bianco. Il
Ministro della Difesa, sen. Roberta Pinotti, spiega che “... partendo dalle minacce e dai rischi che il nostro
Paese dovrà fronteggiare, dagli interessi da tutelare nel contesto internazionale e multipolare, (il Libro
Bianco - ndr) dovrà in ultima istanza indicare come adeguare le Forze Armate alle sfide future ...”. Il ministro, assicura, leggerà tutte le mail, “... stara' poi al Governo fare una sintesi ragionata delle tante esigenze e il Parlamento dovrà valutare le scelte del governo al fine di tramutarle in provvedimenti normativi ...”.
Le soluzioni tecniche, invece, dovranno essere “... proposte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa ...”.
Il Nastro Azzurro attende la pubblicazione della bozza per dare il proprio contributo e avviserà tutti i
soci quando l’operazione avrà inizio.
IL NASTRO AZZURRO
5
LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA
24 MAGGIO: GEMELLAGGIO CON LA CROCE NERA D’AUSTRIA
ulla sommità del massiccio
del Grappa sorge il Sacrario
Militare costruito nel 1935
che custodisce i resti mortali di
12.615 Caduti italiani, di cui oltre
10.000 ignoti. Il Sacrario è costituito da cinque gironi concentrici
degradanti e collegati da un’ampia gradinata centrale che dalla
base del monumento porta alla
sommità dove sorge il sacello,
Santuario della Madonnina del
Grappa. Tra il quarto ed il quinto
girone c’è la tomba del maresciallo d’Italia Gaetano Giardino,
Comandante dell’Armata del
Cima Grappa: lo schieschieGrappa. Nel settore nord-est del
ramento nei pressi del
Sacrario sono conservate le spocippo che ricorda l’iml’imglie di 10.295 Caduti austropresa
di
Ettore
Viola
ungarici, quasi tutti ignoti, rinvenute nelle zone circostanti. Alla
base del sacrario sorge la tomba
del generale Ettore Viola di Cà
Tasson, Medaglia d’Oro al Valor Militare e fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro.
Questo è lo scenario che ha fatto da sfondo alla cerimonia del 24 maggio che ha sancito il gemellaggio tra la Croce Nera d’Austria ed il nostro Istituto. Le due delegazioni, partite di buon ora da Semonzo,
hanno raggiunto Cima Grappa percorrendo la Strada “Cadorna”, una delle maggiori opere militari della
zona, costruita nel 1916, che si rivelò di eccezionale importanza strategica per l’organizzazione difensiva
e logistica nello schieramento militare dell’intero massiccio.
Intorno alla tomba di Ettore Viola si sono disposti la Fanfarina della Federazione di Brescia, i rappresentanti delle Federazioni di Cremona, Rovigo, Padova, Vicenza, Sondrio e Treviso, il Gruppo Storico Amici
del Grappa, la vedova dell’Eroe donna Palma Viola, alcuni sindaci del comprensorio ed i vertici del
Comitato per le Celebrazioni Storiche nel Nome del Grappa. Dopo la resa degli onori al Labaro Nazionale
dell’Istituto ed al vessillo del Feldjägerbattalion N° 9, le Bandiere austriaca ed italiana sono state issate
sui pennoni del Sacrario accompagnate dalle note dei due inni nazionali. Il ricordo di tutti i Caduti si è
concretizzato con la deposizione di corone di alloro alla tomba del fondatore dell’Istituto ed al Sacrario
Austro-Ungarico da parte del Presidente Nazionale della Croce Nera d’Austria, On. Peter Rieser, e del
Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro gen. Carlo Maria Magnani.
Particolarmente toccante l’omaggio ai nemici di cento anni fa: il corteo che ha percorso la scalinata
che portava ad un piccolo altare è stato accompagnato dalle note di “Der gute Kamerad” una struggente canzone tradizionalmente usata per rendere Onore ai Caduti, scritta agli inizi del 1800 di cui riportiamo il testo:
S
Avevo un camerata, che miglior non puoi trovar.
In marcia e in battaglia, di pari passo andava
vicino sempre a me,
Fischiò una palla a un tratto: è per me oppur
per te?
Colpito ti ha in fronte, tu giaci ai miei piedi:
sei parte di me che muor.
Mi tendi ancor la mano, mentre debbo caricar.
La man non posso darti, anche in ciel per me
rimani, mio buon Camerata.
Cima Grappa: il Presidente Nazionale del
Nastro Azzurro gen. Carlo Maria Magnani e
donna Palma Viola di Ca’ Tasson
6
Sono poi seguiti due interventi commemorativi nei quali sia il gen. Magnani (testo dell'intervento nel riquadro) che l’on. Rieser hanno ricordato l’immane tragedia che sconvolse l’Europa in
termini di milioni di morti e di stravolgimento
della geografia politica, auspicando che l’Europa
IL NASTRO AZZURRO
unita sia un deterrente ad evitare
in futuro conflitti di quella portata.
Approfittando di una giornata
particolarmente felice il colonnello
Gianni Bellò, già responsabile dei
Sacrari del Veneto, ha effettuato
un breve inquadramento geografico e storico della zona dalla quota
più alta del Sacrario.
Dopo una visita al Sacrario ed
alla Cappella che custodisce la
Madonnina del Grappa, tutti i convenuti si sono poi portati nel paese
di San Giovanni ai Colli Alti dove
mons. Enzo Busato, Presidente
della Federazione di Vicenza ha
celebrato una S. Messa a ricordo di
tutti i Caduti in una chiesetta ubicata nei pressi di un osservatorio della
nostra artiglieria. Il pranzo che è
seguito, nonostante le naturali difficoltà dovute alla lingua, è stata l’occasione, in un clima di serena amicizia e di comunità di intenti, per
approfondire le reciproche conoscenze ed iniziare a programmare le
rievocazioni del maggio 2015,
Centenario dell’entrata in guerra
dell’Italia. Il tradizionale scambio di
doni ha concluso la bellissima giornata.
Tutte le varie fasi della giornata
sono state impreziosite dagli interventi musicali della Fanfarina di
Brescia, che ha riscosso un grande
successo sia per l’esecuzione che
per la varietà dei brani proposti.
IL GENERALE MAGNANI HA DETTO
Signor Presidente, Amici
È un grande piacere essere qui con voi in questo luogo, per
noi simbolo del sacrificio di oltre 12.000 connazionali che per
rispondere ad un preciso richiamo della Patria hanno donato la
loro vita in un immane conflitto che 100 anni fa ha coinvolto
così tanti paesi da essere definito mondiale. Vicino a loro riposano oltre 10.000 nemici di allora, anch’essi animati dallo stesso ideale e quindi meritevoli dello stesso rispetto e dello stesso
Onore. La scelta di Cima Grappa per il nostro Istituto non è
casuale in quanto coincide con la presenza delle spoglie mortali di Ettore Viola di Ca’ Casson, Medaglia d’Oro al Valor Militare,
fondatore nel 1923 dell’Istituto del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valor Militare. A Ettore Viola scomparso nel 1986 è stato concesso il privilegio di essere sepolto vicino ai suoi Arditi.
Sono fermamente convinto del profondo significato di quello
che abbiamo appena compiuto: abbiamo reso insieme un doveroso omaggio a tutti i nostri Caduti allo scopo di mantenerne
viva la memoria, a premessa di quanto celebreremo tra un anno
nel centenario dell’entrata in guerra dell’Italia. Non sarà una
festa, perché una guerra non si festeggia, la si ricorda sperando
che sia di monito a coloro che hanno il compito di decidere come
risolvere le controversie internazionali. Ai soldati il compito di
eseguire gli ordini e di pagarne le conseguenze, sia in caso di vittoria che di sconfitta, in termini di vittime, feriti, mutilati.
In queste circostanze ed in questi luoghi credo che troppe
parole siano inutili e quindi mi avvio alla conclusione non prima
di aver ringraziato l’Onorevole Peter Rieser e la Croce Nera
d’Austria per la disponibilità evidenziata e per la loro presenza
oggi tra noi. Grazie anche al cav. D’Agostino per la preziosa collaborazione offerta al nostro Vice Segretario Generale
Domenico Caccia, per l’organizzazione della cerimonia.
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
RICORDO DI LUIGI CASALVIERI
Luigi Casalvieri
IL NASTRO AZZURRO
La scomparsa del Presidente della Federazione
di Latina Luigi CASALVIERI, avvenuta il 21
dicembre 2013, ha avuto vasta eco in tutta
Italia. Persone che hanno condiviso con lui il
lungo cammino della storia, ma anche di coloro
che erano venuti a conoscenza delle sue gesta
e delI'eroico perseguire della verità attraverso
l'associazionismo militante, hanno voluto far
sentire la loro voce e il loro cordoglio. A distanza di alcuni mesi, lo riproponiamo quale esempio: egli non mancava mai di ricordare che la
storia la scriviamo noi, attraverso i semplici
gesti, gli esempi quotidiani, i comportamenti
coerenti con la propria moralità interiore. Valori
ai quali il Presidente Casalvieri era particolarmente legato.
Ha lasciato un vuoto incolmabile e tanti che lo
hanno conosciuto lo ricordano con grande
affetto. Tra i suoi gesti recenti, l’invito, tramite
il marciatore azzurro Michele Maddalena, che
ha esteso il percorso di una delle sue marce
fino agli Stati Uniti d’America, un dono per il
presidente Barack Obama, il quale ha risposto
con un'affettuosa lettera di ringraziamento.
7
153° ANNIVERSARIO DELL’ESERCITO
a celebrazione del 153° Anniversario della
Costituzione dell'Esercito Italiano ha avuto inizio il 5 maggio 2014 quando, nella mattinata,
è stata deposta una corona d’alloro al Sacrario dei
Caduti nel cortile d’onore di Palazzo Esercito. Alla
Cerimonia, oltre al Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito, gen. C. A. Claudio Graziano, erano
presenti il Sottocapo di Stato Maggiore
dell’Esercito, gen. C. A. Giovan Battista Borrini, e
una rappresentanza di ufficiali, sottufficiali, graduati e dipendenti civili della Forza Armata.
La sera del 6 maggio presso l'auditorium “Parco
della Musica“ di Roma ha avuto luogo un evento
musicale, realizzato grazie alla collaborazione tra
Esercito Italiano, Associazione Italiana per la
Ricerca sul Cancro e alcuni rappresentanti del
Il Ministro della Difesa sen. Roberta Pinotti con i
mondo della musica e dello spettacolo, con lo
Capi di Stato Maggiore della Difesa e dell’Esercito
scopo di contribuire all’AIRC e al finanziamento
dei progetti di ricerca sui tumori femminili. Nel
concerto, trasmesso in diretta da RAI 5 e sul canazalea”, fiore simbolo della lotta contro i tumori.
le satellitare RAI Italia, e presentato da Elisa Isoardi,
Le celebrazioni si sono concluse la mattina del 7
brani tradizionali, legati in particolare al centenario
maggio con una cerimonia militare presso Palazzo
della prima guerra mondiale, pezzi di musica jazz e
Esercito in Roma, a cui hanno partecipato, oltre al
pop eseguiti dalla Banda dell’Esercito, dal coro
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio
dell’Associazione Nazionale Alpini di Roma e dagli artiGraziano, il Ministro della Difesa, senatrice Roberta
sti presenti.
Pinotti, i Sottosegretari alla Difesa, onorevoli Alfano e
“... Il nostro ... sostegno per la ricerca contro il canRossi e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiracro ... - ha dichiarato il generale Graziano - ... un modo
glio Luigi Binelli Mantelli. Dopo il ricordo dei Caduti di
giusto per essere fra la gente ...".
tutte le guerre, la consegna di onorificenze al personaPer il centenario della prima guerra mondiale, l’atle particolarmente distintosi.
tore Massimo Reale ha letto una lettera dal fronte,
“La storia dell’Esercito”, ha ricordato il generale
affiancato sul palco da figuranti con le uniformi
Graziano, “è la storia della Nazione e di tutto il popolo
dell’Esercito, degli ultimi 100 anni. Si sono esibiti la
Italiano ... di vittorie e sconfitte ma sempre di sacrifici,
giovane cantante Gabriella Ferrone e Gigi D’Alessio
di dedizione, di lealtà e di onore ... basta ricordare il
che, oltre a interpretare due brani del suo repertorio,
maggiore La Rosa” – Caduto in Afghanistan nel giugno
ha eseguito, insieme alla Banda dell’Esercito, “O surda2013 – “che non ha esitato a sacrificare la propria vita
to ‘namurato”. Gli ospiti presenti in sala che hanno
per proteggere i suoi uomini, il caporal maggiore scelto
offerto il loro contributo all’AIRC hanno ricevuto “un’aMarco Millocca, che ... ha sventato un attentato che
avrebbe causato una strage e il caporal maggiore capo Andrea Tomasello rimasto gravemente
Un momento del concerto
ferito in seguito all’esplosione di un ordigno
durante un’attività operativa”.
La madre del maggiore La Rosa, a lungo
abbracciata dal Ministro della Difesa, ha ricevuto la Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa
al figlio. La senatrice Pinotti ha poi Decorato di
Medaglia d'Argento al Valor Militare il caporal
maggiore scelto Millocca e di Croce d'Oro il
caporal maggiore capo Tomasello.
Il generale Graziano ha infine ricordato gli
ultimi Caduti in ordine di tempo, il generale
Calligaris, il capitano Lozzi e il primo caporal
maggiore Tracanna, il personale ferito e convalescente e tutti i familiari che affrontano il dolore con dignità e compostezza, nonché i circa
3000 soldati impegnati all’estero per garantire
pace e stabilità internazionale e gli oltre 4000
impegnati in Italia nell’operazione “Strade sicure” e nella “Terra dei fuochi”.
L
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE CAPORAL MAGGIORE SCELTO MARCO MILLOCCA
“Bersagliere della Transition Support Unit South, impiegato come conduttore in un convoglio, in movimento su rotabile a rischio, con esemplare decisione e prontezza, straordinaria lucidità d’intenti e cosciente sprezzo del pericolo, effettuava d’iniziativa una repentina e ardita manovra dirigendo il proprio mezzo
contro un veicolo bomba diretto verso il dispositivo. Con il proprio gesto impediva il progetto stragista
preservando così le vite dei propri commilitoni. Fulgido esempio di elette virtù militari”.
Kanesk, Distretto di Bala Balouk, Farah (Afghanistan), 27 maggio 2013
8
IL NASTRO AZZURRO
CELEBRATO IL 162° ANNIVERSARIO
DELLA POLIZIA DI STATO
Il Ministro dell’Interno on. Angelino Alfano,
accompagnato dal Capo della Polizia Pansa, passa
in rassegna il Reparto di Formazione
8 maggio, presso la Scuola Superiore della
Polizia di Stato, a Roma è stato celebrato il
162° Anniversario della Fondazione del
Corpo della Polizia Italiana.
Alla cerimonia erano presenti, oltre al Ministro
dell'Interno on. Angelino Alfano e al Capo della
Polizia, prefetto Alessandro Pansa, numerose autorità dello Stato, addetti ai lavori, poliziotti, dirigenti, prefetti in servizio ed in quiescenza, rappresentanti dei sindacati di Polizia e numerosi ospiti.
Dopo la deposizione della corona di alloro al
sacrario ai Caduti, il Ministro Alfano ha fatto il suo
ingresso nell’Aula Magna della Scuola, accompagnato dal Capo della Polizia, Pansa. La celebrazione ha avuto inizio con la lettura del messaggio del
Capo dello Stato nel quale egli ha sottolineato che
la Polizia è un’istituzione sana ed affidabile, da
sempre impegnata con dedizione e sacrificio nella
difesa delle istituzioni democratiche.
L'
Il Capo della Polizia, nel suo discorso,
ha elogiato il buon operato del personale elencando gli interventi più importanti effettuati durante l’anno trascorso e,
ringraziando tutte le componenti della
polizia, ha sottolineato in particolare l'attività dei sindacati, considerati il vero
ponte tra le istanze degli operatori e
l’Amministrazione.
Il Ministro, parlando come sempre a
braccio, ha fatto immediatamente sentire la sua vicinanza al personale sfiorando con delicatezza e attenzione i noti
problemi che il Corpo ha avuto nel
recente passato, dimostrandosi sempre
difensore incondizionato degli uomini e
delle donne della Polizia di Stato. Si è
complimentato con orgoglio con il prefetto Pansa per i risultati ottenuti, riferendosi alla nota metafora ottimistica
del bicchiere mezzo pieno, ha enumerato con puntigliosa precisione gli sforzi
fatti per avere risorse aggiuntive ed ha presentato
come imminente l'attività di formazione continua
per i poliziotti.
Al termine, il Ministro ha consegnato le
Medaglie al Merito. Nell'occasione, tutti i presenti
hanno rivolto un commosso pensiero ai Caduti,
alle loro famiglie ed a chi, seppur ferito, era personalmente presente a ritirare l’onorificenza.
Una giornata positiva in un momento di difficoltà e di verifica della Polizia di Stato, il Ministro
Alfano e il prefetto Pansa hanno saputo riconoscere che essere un agente di polizia, oggi, significa
essere capaci di intercettare con decisione la realtà
e di svolgere un ruolo di punta, misurandosi ogni
giorno con quell’universo contradditorio di preoccupazioni, slanci umani, paure e pregiudizi che
segna la vita singola e collettiva nel nostro paese.
SIMPOSIO INTERNAZIONALE SUL VOLO IPERSONICO
Si è svolto nei giorni 30 giugno e 1 luglio il primo simposio internazionale “l’Ipersonico: dai 100.000
ai 400.000 piedi” presso l’auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana (A.S.I.) in Roma. L’importante evento
scientifico inerente il volo ipersonico è stato organizzato dal Centro Studi Militari Aeronautici (CESMA)
sotto il patrocinio dell’Aeronautica Militare, dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Ente Nazionale Assistenza
Volo (ENAV). In virtù della numerosa presenza di rappresentanti del mondo scientifico internazionale l’evento si è, in parte, svolto in lingua inglese. Al simposio è intervenuto il Capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica gen. S. A. Pasquale Preziosa; presenti: il gen. Giovanni Sciandra, Presidente
dell’Associazione Arma Aeronautica di cui il CESMA è organo fondamentamentale per la diffusione della
cultura aeronautica, il gen. Nazzareno Cardinali, Direttore del CESMA, il gen. Giuseppe Cornacchia, coordinatore dell’evento.
Numerosi esponenti del mondo accademico, della ricerca scientifica, rappresentanti del comparto
industriale aerospaziale e del mondo del giornalismo hanno analizzato la complessa sfida del volo ipersonico che non rappresenterà più un sogno ma una possibile realtà in futuro, consentendo di raggiungere una velocità cinque volte quella del suono e che garantirà, ad esempio, di volare da Roma a Tokio
in appena due ore.
Sono state analizzate le possibili sinergie che un tale progresso scientifico richiede, non solo in ambito europeo ma soprrattutto internazionale, puntando l’accento sulla necessità di una cooperazione pacifica fra gli stati, ribadendo il bisogno di una profonda analisi geostrategica dell’ipersonico a causa delle
molteplici implicazioni dello stesso anche sotto il profilo della sicurezza internazionale.
L’istituto del Nastro Azzurro è stato rappresentato dal socio della Federazione di Roma Gabriele
Gigliotti.
IL NASTRO AZZURRO
9
2 GIUGNO:
IL RITORNO DELLE FRECCE
Il sorvolo delle Frecce Tricolori
sull’Altare della Patria
entre il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano e il premier Matteo Renzi rendevano omaggio all’Altare della Patria, il cielo
di Roma era di nuovo salutato dal rombo delle
Frecce Tricolori. Grazie a "Fastweb" che ne ha sponsorizzato il volo, la Pattuglia Acrobatica Nazionale
ha potuto di nuovo svolgere il suo ruolo di rappresentanza dell'Italia intera, stendendo il Tricolore più
lungo del mondo nel cielo di Roma, pur non gravando sulle finanze della Difesa. Peccato che ciò
non sia stato sufficientemente pubblicizzato e ...
abbiamo comunque dovuto registrare inutili e
infondate polemiche sui costi della manifestazione.
Lo scorso anno infatti, la parata si era svolta
senza i tradizionali passaggi delle Frecce, giudicati
da taluni "troppo costosi" per le casse di uno stato
che non sa più come sopperire alla riduzione di
introiti fiscali causati dalla crisi.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è giunto alla cerimonia sorridente a piedi, attraversando
via del Corso fra le strette di mano dei passanti, una
foto e i saluti dei cittadini, augurando «buona
festa» alla gente che lo fermava per strada. «Dammi
il cinque», è stato il saluto ad un bambino. Anche
al termine della cerimonia e della successiva parata
militare Renzi è voluto tornare a Palazzo Chigi a
piedi. Prima però si è tolto la cravatta e l’ha consegnata a un componente del cerimoniale. Durante il
tragitto si è goduto l’applauso e l’affetto di tanti cittadini che gli fanno i complimenti. «Bravo Matteo»,
gli ha urlato una signora. «Ti vogliamo bene», l’incoraggiamento di alcuni ragazzi, e ancora abbracci
e strette di mano.
Nel tradizionale messaggio alle Forze Armate, il
Capo dello Stato ha affermato: «Stamane, all’Altare
della Patria, ho rivolto un deferente pensiero a tutti
i militari italiani che hanno sacrificato la vita al ser-
M
10
vizio del Paese. Nel 68° Anniversario della
Repubblica e a cent’anni dallo scoppio della prima
guerra mondiale, ho rinnovato con particolare
commozione il mio omaggio al Sacello dell’Ignoto
soldato Caduto, con tantissimi altri, in quell’immane tragedia che ha segnato indelebilmente la storia
del nostro Paese e dell’Europa. Gli stati europei,
che un secolo fa si combattevano con feroce accanimento, oggi sono uniti sotto la stessa bandiera.
Nel nome di comuni valori di libertà, giustizia ed
eguaglianza, perseguono insieme la prosperità,
lungo un irrinunciabile percorso di integrazione
economica, politica e istituzionale. Ma anche per
l’Europa - ha osservato ancora Napolitano - la pace
non è un bene definitivamente acquisito. Lo dimostrano l’acuirsi di gravi focolai di tensione a ridosso
dei confini dell’Unione e il necessario, costante
impegno della Comunità Internazionale nella
gestione delle crisi e nel contrasto del terrorismo e
della criminalità organizzata».
In tribuna d’onore erano rappresentate quasi
tutte le forze politiche del Parlamento: come lo
scorso anno, mancava il Movimento 5 Stelle. I parlamentari grillini hanno infatti deciso di reiterare la
loro assenza alle celebrazioni ove sono presenti i
militari. Presenti invece i rappresentanti delle principali forze politiche, da Forza Italia al PD, fino alla
Lega Nord, rappresentata da Sergio Divina, il
Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il Presidente
del Senato, Pietro Grasso, il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano e la Presidente
della Camera, Laura Boldrini, e al Nuovo Centro
Destra. Seduti in prima fila c’erano il Ministro degli
Esteri, Federica Mogherini, quello della Difesa,
Roberta Pinotti, e il Ministro delle Riforme Maria
Elena Boschi, il Ministro dell’Interno, Angelino
Alfano, il Presidente della Corte Costituzionale
IL NASTRO AZZURRO
Gaetano Silvestri. Sono stati diversi e spesso
divertiti gli scambi di battute con il Capo dello
Stato che, rivolgendosi al premier Renzi, sembrava quasi volersi sostituire allo speaker.
In via dei Fori Imperiali, hanno sfilato in
3.500 (un centinaio in più dell'anno scorso). I
soli mezzi presenti, alcuni veicoli storici e quelli
della Protezione civile, oltre ad un altro grande
ritorno, i Corazzieri a cavallo. L'anno scorso
hanno sfilato a piedi e non erano piaciuti granché al pubblico e neppure ai commentatori.
La parata, nonostante il forte contenimento
dei costi, è comunque sempre scenografica,
grazie soprattutto ai numerosi reparti in uniforme storica, per il centenario della Grande
Guerra.
Dopo il blocco iniziale, aperto dalla Banda
dei Carabinieri e costituito dalle Bandiere di
Guerra delle Forze Armate e dai Labari delle
Associazioni d'Arma - tra i quali ha sfilato quello
dell’Istituto del Nastro Azzurro - gran parte del
primo settore era costituito da militari di tutte le
Forze Armate, dei Carabinieri, della Guardia di
Finanza e della Croce Rossa tutti nelle uniformi storiche. Una "sfilata nella sfilata" aperta dalla Fanfara
della Brigata Sassari in uniforme della prima guerra
mondiale e chiusa da un mezzo storico
dell'Esercito, uno della Marina e un velivolo
dell'Aeronautica. Nel primo settore ha sfilato anche
la componente "estera" con le Bandiere e gli stendardi degli organismi internazionali a cui partecipa
l'Italia.
La parata, durata circa un'ora, ha registrato il
transito dei successivi settori così suddivisi: il secondo settore dedicato all'Esercito; il terzo alla Marina
e alle Capitanerie di Porto; il quarto all'Aeronautica;
il quinto all'Arma dei Carabinieri; il sesto ai corpi
militari e ausiliari dello Stato (Gdf, Corpo Militare e
infermiere volontarie della CRI, Sovrano Militare
Ordine di Malta); il settimo e ultimo ai Corpi Armati
e non dello Stato (Polizia di Stato, Polizia
Penitenziaria, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco,
Servizio Civile Nazionale, Polizia Municipale).
Al passaggio del battaglione San Marco, il reggimento di cui fanno parte i due fucilieri di marina
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, nel corso
del terzo settore, mentre lo speaker diceva:
“Rivolgiamo il nostro saluto ai due marò”, è scattato l’applauso dalle più alte autorità a tutto il
pubblico presente.
La Fanfara dei Bersaglieri, come di consueto, ha chiuso la sfilata percorrendo di corsa via
dei Fori Imperiali tra l'entusiasmo del pubblico,
mentre il cielo di Roma era solcato dal secondo
passaggio delle Frecce Tricolori.
Ultimo atto, gli onori finali al Presidente
della Repubblica Napolitano da parte dei
Corazzieri, finalmente di nuovo a cavallo.
Nella
Sala
del
Mappamondo
di
Montecitorio, davanti ai parlamentari delle
commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato,
a mezzogiorno si è poi tenuta una videoconferenza con i due marò trattenuti in India alla
quale, contrariamente ai rappresentanti di
Fratelli d’Italia, che non vi hanno preso parte, i
deputati e senatori grillini sono stati invece presenti.
Dignità, compostezza, malcelata delusione:
«Abbiamo fatto solo il nostro dovere». È la dura
presa di posizione di Massimiliano Latorre collegato in videoconferenza dall’ambasciata d’Italia
IL NASTRO AZZURRO
Il Labaro Nazionale del
Nastro Azzurro alla
parata del 2 giugno
in India a New Delhi con le commissioni Esteri e
Difesa di Camera e Senato. «Abbiamo obbedito agli
ordini, e mantenuto la parola che ci era stato chiesto di mantenere». Suona vibrante e alta la voce di
Salvatore Girone, nel corso della videoconferenza.
Il marò manifesta la «grande emozione» per aver
«sentito il passo marciante» dei militari alla parata
in via dei Fori Imperiali e aggiunge con tono chiaro, diretto. «Auguro a voi buona Festa della
Repubblica, lo auguro agli italiani e a tutti i colleghi
militari. Non è bello non essere tra di loro. Dopo
due anni siamo di nuovo costretti ad assistere da
una webcam. Abbiamo obbedito a degli ordini,
abbiamo mantenuto una parola e la continuiamo a
mantenere con grande dignità. E siamo ancora qui.
Vorremmo che fosse riconosciuta la nostra innocenza, che i Paesi si parlassero ... Il muro contro muro
non serve. Continueremo a comportarci con
dignità. Ogni militare impegnato in questo momento, americano o inglese, italiano o indiano, deve
sentirsi tutelato nei propri diritti”.
Un ringraziamento per i tanti attestati di solidarietà ricevuti dalla gente:: «Gli italiani hanno un
grande cuore e l’affetto che stiamo ricevendo è una
prova diretta. Noi quel che possiamo fare è comportarci da militari, da italiani e soffrire con dignità
nell’attesa che questa storia possa avere termine».
Poi l’ultimo appello prima della chiusura della
video conferenza. «Siamo innocenti e lo gridiamo a
gran voce, i due paesi Italia e India sono due paesi
democratici e devono dialogare tra loro».
I due marò trattenuti in India da oltre due anni
11
200 ANNI FA NASCEVA
L’ARMA DEI CARABINIERI
La “Carica” del 4° Reggimento
Carabinieri a Cavallo
l 13 luglio 2014, l’Arma dei Carabinieri ha compiuto 200 anni dalla sua fondazione. Ma l’evento è
stato celebrato, come da trazione, il 5 giugno
ricordando l’attribuzione della prima Medaglia d’Oro
al Valor Militare alla Bandiera di Guerra dell’Arma,
avvenuta appunto il 5 giugno del 1920, per l’eroica
partecipazione dell’Arma al primo conflitto mondiale.
Le celebrazioni sono iniziate in mattinata a Roma,
presso il Comando Generale dell’Arma, dove il
Ministro della Difesa, sen. Roberta Pinotti, e il
Comandante Generale dell’Arma, gen. Leonardo
Gallitelli, hanno consegnato il “Premio Annuale” a 25
Comandanti di Stazione.
Oltre diecimila persone hanno gremito la suggestiva cornice di piazza di Siena, a Roma, per assistere al tradizionale carosello. Un appuntamento che
quest’anno ha sottolineato l’importante ricorrenza e
ha segnato il ritorno della «festa» tra la gente, dopo
la parentesi dello scorso anno quando, per decisione
del governo Letta, erano stati aboliti tutti i pubblici
festeggiamenti degli anniversari delle Forze Armate
e dei Corpi di Polizia.
Presenti alla cerimonia il Capo dello Stato sen.
Giorgio Napolitano, i Presidenti di Senato e Camera
sen. Pietro Grasso e on. Laura Boldrini, in rosso e
nero, il premier Matteo Renzi e il Ministro della Difesa
sen. Roberta Pinotti, quello dell’Interno on. Angelino
Alfano, il Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi,
la titolare dell’Istruzione Stefania Giannini, il Capo di
Stato Maggiore della Difesa amm. Luigi Binelli
Mantelli, il Comandante Generale dell’Arma, gen.
Leonardo Gallitelli, il vicepresidente del CSM Michele
Vietti, la presidente della Commissione Parlamentare
Antimafia Rosy Bindi e il sen. Maurizio Gasparri che,
cellulare alla mano, ha ripreso i momenti più spettacolari dell’evento. In tribuna, anche Andrea Bocelli
che ha cantato “Nessun dorma”.
Molto sentita la partecipazione del pubblico,
mentre nella storica arena sfilavano i reparti e la
Banda dei Carabinieri. Tanti i giovani e i bambini a
I
festeggiare la Benemerita, tutt'intorno, un tripudio
di Bandiere Tricolori, sventolate a tempo con i tamburi e le note della banda, in una Villa Borghese
affollatissima.
Dopo che il Presidente della Repubblica è passato
in rassegna allo schieramento dei reggimenti di formazione, è intervenuto il Ministro della Difesa
Roberta Pinotti affermando: ''Militari tra la gente:
questo erano Carabinieri 200 anni fa e questo sono
ancora oggi''. Poi ha aggiunto che ''tante cose possono cambiare, anche nell'Arma e tante cose sono cambiate e cambieranno, per renderla sempre più efficace ed efficiente ... non deve cambiare la loro natura
di militari in servizio di polizia a difesa dello Stato e
a tutela della sicurezza dei cittadini''. Il Ministro si è
quindi detta certa che in quest'opera riformatrice ''il
governo saprà interpretare correttamente la priorità,
anche in termini di giuste allocazioni delle risorse
pubbliche. ... Le 4590 stazioni dei Carabinieri” sul
territorio costituiscono “una rete capillare, e il tessuto connettivo la cui straordinaria valenza non si
esaurisce nel pur fondamentale ruolo di contrasto
alla criminalità, ma contribuisce in modo decisivo
alla tranquillità della popolazione, la cui insicurezza
è alimentata, prima ancora che dalle statistiche sui
delitti, dalla solitudine e dall’indifferenza”. Sono i
presidi dei Carabinieri in tutta Italia “la più concreta
e immediata espressione della vicinanza dello Stato
al cittadino. Per più di metà della nostra popolazione - ha osservato il Ministro - quello dell’Arma è l’unico presidio di polizia nel territorio di residenza, l’unica presenza dello Stato”.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio
Matteo Renzi, ha preso la parola il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano rivolgendosi direttamente agli appartenenti all’Arma: «Quello che fate
giorno per giorno al servizio dell’Italia e fuori, il prestigio che avete saputo guadagnarvi facendovi conoscere nel mondo e apprezzare per le missioni di
pace, è motivo di orgoglio e di sostegno prezioso per
12
IL NASTRO AZZURRO
LA MARCIA DELLA FEDELISSIMA
Per il bicentenario dell'Arma dei Carabinieri, il noto
marciatore azzurro Michele Maddalena ha effettuato la
sua ultima performance, la Marcia della Fedelissima,
toccando numerose località simbolo della storia
dell'Arma dove si sono svolte cerimonie commemorative e le deposizioni di corone d'alloro presso i monumenti che rievocano gesta eroiche di Carabinieri. In
particolare sono giunte in redazione segnalazioni,
oltre che da parte della Federazione di Latina della
quale Maddalena è Socio, anche da quelle di:
– Bologna, dove il l maggio, Michele Maddalena ha
deposto corone di alloro al monumento a Salvo
D'Acquisto MOVM e al cippo eretto in località
Pilastro per i tre Carabinieri uccisi dai banditi della
"Uno bianca". Presenti ufficiali dell’Arma, il gen.
Claudio Rosignoli, Ispettore Regionale ANC, numerosi soci dell'ANC e della Federazione del Nastro
Azzurro di Bologna col Presidente cav. rag. Giorgio
Bulgarelli, il Vice Presidente ten. Davide Nanni e il
Medagliere della Federazione portato da rappreMichele Maddalena a Bologna
sentanti della Associazione Nazionale Granatieri di
Sardegna presenti con il loro Presidente gran. Giovanni Bettini;
– Potenza, nel cui territorio la marcia ha toccato i cinque comuni che vantano MOVM dei Carabinieri: Lavello,
Bella, Potenza, Matera e Francavilla. Michele Maddalena è stato accolto a Lavello, dai soci del Nastro
Azzurro e dell’ANC, dal Comandante Provinciale, dal Comandante della Compagnia di Venosa e da quello
della locale stazione CC, quindi ha reso omaggio al monumento al carabiniere MOVM Savino Cossidente.
Nel successivo incontro col Sindaco e l’Amministrazione è stato scoperto l’artistico ritratto dell’Eroe realizzato dal maestro D’Acunzo con la tecnica delle matite colorate. A Bella, il giorno dopo, omaggio al carabiniere Donato Fezzuoglio morto nel 2006 ad Umbertide (PG) per sventare una rapina;
– Messina, dove in via Istria Maddalena ha onorato i Caduti delle Foibe, poi si è recato al monumento alla
Batteria Masotto “Battaglia di Adua” sul lungo mare, quindi ha visitato il monumento ai Caduti in Piazza
dell’Unità Europea. Dopo l'incontro col Commissario della Provincia dott. Filippo Romano, è stato accolto
dal Comandante della Compagnia CC Messina Centro, dai soci ANC e dell’Istituto del Nastro Azzurro al
"Monte di pietà", dove ha visitato la mostra del Bicentenario accompagnato dal magg. CC Giovanni
Mennella. Il giorno dopo, presente il Comandante Provinciale Col. CC Stefano Spagnol, il marciatore ha
deposto un cuscino di fiori tricolore al Monumento al Carabiniere nella piazza d'armi della Caserma
“Culqualber” mentre il Presidente della Federazione del Nastro Azzurro, magg. Vincenzo Randazzo, leggeva i nomi dei Carabinieri messinesi Decorati di MOVM e MAVM, fra cui Giovanni Russo, di Gesso, trucidato
dai tedeschi il 13 settembre 1943 a Teverola. Il podista, nel suo intervento, ha ricordato i tre giovani
Carabinieri che a Fiesole, il 12 agosto 1944, per non far fucilare dieci civili innocenti, si offrirono al plotone d’esecuzione gridando “Viva l’Italia”, e poi ha esortato i presenti a fare una passeggiata in un qualsiasi
cimitero di guerra leggendo, non i nomi dei sepolti, ma l’età: "... hanno tutti vent’anni!”
La marcia è terminata a Palidoro (RM) dove una cerimonia conclusiva, magistralmente coordinata dal Sig.
Gabriele Gigliotti, socio della Federazione di Roma, ha commemorato la fulgida figura di Salvo D'Acquisto
MOVM.
noi che siamo chiamati a valorizzare in tutte le sue
luci l’immagine dell’Italia contro i pregiudizi e i luoghi comuni ricorrenti. ... Siete simbolo della coscienza nazionale".
Il Presidente Napolitano ha poi Decorato la
Bandiera di Guerra dell’Arma con la Croce di
Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e quindi ha consegnato alcune ricompense a Carabinieri che si sono
maggiormente distinti nelle attività di servizio.
La manifestazione si è chiusa con le spettacolari
coreografie dello Storico Carosello Equestre col quale
il 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo, “presentato”
dalla mascotte, la cagnetta meticcia “Briciola”, ha rievocato la gloriosa “Carica di Pastrengo” del 1848:
spettacolo solennizzato dalle note della Banda
dell’Arma e delle fanfare della Legione Allievi
Carabinieri di Roma e del 4° Reggimento Carabinieri
a cavallo. Scoscianti gli applausi, soprattutto nel finale: l'attesissima "Carica" degli squadroni in divisa storica, eseguita con le sciabole sguainate dai centoquarantacinque cavalieri lanciati al galoppo.
L' Arma in festa pure a piazza del Popolo e piazza
San Lorenzo in Lucina, dove erano allestite mostre
sui mezzi, di ieri e di oggi, e sulle uniformi storiche,
nonché presso il Comando Provinciale, con una
IL NASTRO AZZURRO
mostra fotografica sui Carabinieri negli ultimi cinquant’anni. Bellissime le immagini scattate dai famosi fotoreporter Rino Barillari, Mario Proto e Mario De
Renzis.
Per la promozione del Bicentenario, è stato adottato un logo commemorativo, applicato sui veicoli in
dotazione ai Nuclei Radiomobili: autovetture e motocicli del “pronto intervento 112” hanno così aggiunto alla loro livrea anche il simbolo del prestigioso
compleanno. Nelle vetrine alla moda di via Condotti
sono comparse uniformi storiche.
I festeggiamenti hanno avuto un bellissimo epilogo il 6 giugno, in Piazza San Pietro, quando Papa
Francesco, nell'udienza straordinaria per i
Carabinieri d'Italia, ha benedetto uomini e donne in
divisa, i loro familiari, i carabinieri in pensione e tutti
i fedeli accorsi per l'occasione. L'Ordinario Militare,
mons. Marcianò, ha celebrato la Santa Messa in
Vaticano. Per i Carabinieri e per i loro familiari ed
amici, una bellissima occasione di preghiera, di
riflessione e di gioia, un intenso momento che Papa
Francesco ha dedicato alla Benemerita, benedicendo chi ha scelto di servire in uniforme e ricordando
chi di essi non c'è più.
13
PERCHÉ SI CHIAMANO CARABINIERI?
FORSE LA LORO STORIA INIZIA DALLA VALLE D'AOSTA?
da “FIAMME D’ARGENTO” (anno III° N° 6 - Giugno 1923 pag. 219)
testimone quando, nel grado di maggiore, era stato
a prima ragione che spinse Vittorio Emanuele I
comandante del Battaglione "Cacciatori" nel 1793.
ad abolire l’appellativo di gendarme fu la forte
Ma quale genesi aveva “la milizia dei Carabinieri
avversione che egli nutriva per tutto ciò che gli
di Aosta”? Non si esclude che tale organismo poteva
ricordasse, sia pure nelle locuzioni, il passato domiessere una sorta di Milizia Provinciale accasermata,
nio francese, e l’avere egli scelto l’appellativo di
per fare fronte alle sue momentanee funzioni di poliCarabinieri ebbe, oltreché ragioni inerenti all’armazia, presso privati in
mento, molti perchè, sui
Aosta. Da una nostra
quali sarebbe qui troppo
ricerca si può sommessalungo insistere. Giova
mente asserire che le oriperciò ricordare di sfuggini di questa "Milizia"
gita che nel Piemonte
possono emergere, conera altra volta esistito un
sultando un vecchio
corpo militare di polizia
testo (cfr. Storia della
detto dei Carabinieri: si
Monarchia Piemontese"
trattava di una milizia
volume II° pagina 37 –
urbana d’Aosta costituita
Ercole Riccotti Barbèra
intorno al 1782 sotto
editore -1861), dove si
Vittorio Amedeo III°.
documenta che, nel
Ci sembra anche
1548 i valdostani fedeli
opportuno
ricordare
al
duca
Emanuele
quest’altra circostanza:
Filiberto (che era stato
nell’esercito piemontese,
abbandonato da altre
ogni Reggimento di
milizie piemontesi - ndr),
Fanteria aveva una comavevano costituito nella
pagnia di Cacciatori,
Vittorio Emanuele I di Savoia
piana di Verrès una milidetti anche Carabinieri
zia di 4.000 uomini (ordiper il loro armamento; e
nata su 12 compagnie agli ordini di tre colonnelli)
mentre i cacciatori si staccavano dai reggimenti per
per difendere il Ducato dall’invasione degli svizzeri
formare speciali battaglioni, in tempo di pace avevadel Cantone Vallese che, alleati con le truppe franceno invece un particolare ufficio del quale è chiarasi del maresciallo Brissac, erano intenzionati a invamente espressa la natura in questa ordinanza reale:
dere il "Ducato". In tempi seguenti la “milizia di
« …ils serviront pour le détachements extraordinaAosta”, cessando le sue funzioni di truppa provinciaries, qui seront accordés pour les rétablissement et
le, fu forse incorporata nel reggimento Fanteria
mantien de la tranquillité publique, et lors qu’ils ne
"Aosta", proprio il reparto di appartenenza del colonseront point comandés à part il feront le services de
nello Luigi Ignazio Provana conte di Bussolino. È
la Place comme les autres .»
quindi probabile che il reggimento, pur conservando
A questo punto la "credenza” storica relativa alla
“des détachements extraordinaries, qui seront
teoria che l’appellativo di Carabiniere derivasse esclusivamente dal fatto che ci si riferisce ad un militare
accordés pour les rétablissement et mantien del la
armato di carabina lascia qualche dubbio.
tranquillité publique” in Valle d'Aosta, era accaserRagionando con il senno di poi, si può ora affermamato, per ragioni strategiche, a Ivrea o in bassa Valle
re che era impensabile creare un corpo, a cui si voled'Aosta.
va assegnare massimo prestigio, battezzandolo solo
Ora l’ultimo quesito riguarda certamente il bacino
in funzione del tipo di fucile in dotazione. Appare
di reclutamento dei quadri o se le milizie della Valle
quindi normale che si siano volute acquisire le tradid'Aosta confluirono in modo naturale, a seguito di
zioni di un organismo già esistente che, al tempo, sia
un riordinamento delle Forze Armate sarde, nel regera già distinto "nel mantenere la pubblica tranquilgimento Fanteria "Aosta". A questo quesito, allo
stato attuale, non si può rispondere con certezza
lità". Quindi scartata, per il ben noto antifrancesismo
però, consultando l’elenco dei Caduti nelle guerre di
di Vittorio Emanuele I°, la parola gendarme, rimaneIndipendenza, si rileva che circa l'80% dei valdostani
va la scelta tra Cacciatori e Carabinieri.
Caduti erano incorporati nel 5° e 6° Reggimento
Quale è stato l’elemento che ha determinato la
Fanteria "Aosta". In ultima analisi, sarebbe interesscelta? Perché i secondi (i Carabinieri) ebbero la presante stabilire quanti, dei 27 ufficiali e dei 137 Bassi
minenza sui primi (i Cacciatori)? Probabilmente la
Uffiziali (Sottufficiali) che nel 1814 facevano parte
ragione è molto semplice: il colonnello Luigi Ignazio
del personale di primo inquadramento del Corpo,
Provana conte di Bussolino, il primo organizzatore
erano stati in forza al reggimento "Aosta". Se, come
del Corpo, prima di entrare nei Carabinieri, era
sembra dalla documentazione, lo sono stati quasi
colonnello nel Reggimento Aosta, fu quindi probabiltutti, senza nessuna remora, la Valle d'Aosta può
mente una ragione di "campanile" ad accostare il
rivendicare il diritto che di avere originato l’appellatinovello Corpo a quella milizia urbana d’Aosta, denovo "Carabinieri".
minata Carabinieri d’Aosta, che costituita intorno al
Michele Maurino
1782 sotto Vittorio Amedeo III, aveva fatto egregia(Socio della Federazione NA - Valle d’Aosta e
mente fronte ai servizi di polizia. Di questa realtà storica, il colonnello Provana ne è stato direttamente
Delegato Regionale A.N.C. Valle d'Aosta)
L
14
IL NASTRO AZZURRO
I CARABINIERI OGGI
ra il 13 Luglio 1814, quando a Torino il Re di
Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia istituiva
il “Corpo dei Carabinieri Reali”, Corpo che
divenne Arma con legge 30 settembre 1873. Da allora i Carabinieri vivono in modo esclusivo lo straordinario legame con il territorio, oggi affidato alle
Stazioni e alle Tenenze, cuore della loro organizzazione e tra i simboli più antichi e amati dello Stato italiano. Duecento anni di storia; duecento anni al fianco
della nostra Patria; duecento anni di vittime del dovere, Eroi che hanno terminato il loro servizio lasciando
la vita terrena con la divisa indosso, lasciando dolore
in chi li amava e li ama ancora; duecento anni a
garanzia dell'ordine e della sicurezza dei cittadini italiani; duecento anni dove una chiesa, un Palazzo
Comunale e una Stazione dei Carabinieri hanno rappresentato lo Stato, hanno fatto l'Italia. Dalle rege
patenti del 13 luglio 1814 ad oggi.
La Benemerita, originariamente inquadrata
nell’Esercito Italiano, il 31 marzo 2000 è stata elevata al rango di Forza Armata autonoma, quarta in ordine di costituzione.
Lo Stato Maggiore e Comando Operativo è al
Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri in viale
Romania a Roma. Lo Stato Maggiore è strutturato in
6 reparti a cui si aggiungono il Centro Nazionale
Amministrativo e il Centro Nazionale Selezione e
Reclutamento.
L'unità addestrativa dell'Arma comprende il
Comando Scuole, la Scuola Ufficiali, la scuola
Marescialli e Brigadieri, la Legione Allievi, l'ISTI
(Istituto Superiore di Tecniche Investigative), la Scuola
Perfezionamento al Tiro, il Centro Lingue Estere, il
Centro Psicologia Applicata per la Formazione e il
Centro Sportivo dei Carabinieri. Gli istituti di formazione sono la Scuola Ufficiali, la Scuola Marescialli e
Brigadieri e la Legione Allievi che comprende le scuole di Roma, Torino, Reggio Calabria, Campobasso e
Iglesias.
L'organizzazione territoriale è formata da 5
Comandi Interregionali, 19 Comandi Legione, 102
Comandi Provinciali, 13 Gruppi, 534 Comandi tra
Reparti territoriali e Compagnie, 65 Tenenze e 4590
Stazioni Carabinieri. L'Arma dei Carabinieri costituisce
l'unico presidio di polizia per il 57% della popolazione.
L'Unità Mobile e Speciale comprende il Comando
CUMS, il ROS, la Divisione Unità Mobili su due Brigate
Mobili, la Divisione Unità Specializzate, il Comando
E
Tutela Salute NAS, il Comando Tutela Ambiente NOE,
il Comando Tutela Patrimonio Culturale TPC, il
Comando Tutela Politiche Agricole e Alimentari, il
Comando
Tutela
Lavoro,
Il
Comando
Antifalsificazione Monetaria, il Comando Banca
d'Italia, il RACIS Centro Investigazioni Scientifiche, il
RAC, il Comando Carabinieri Ministero Affari Esteri
MAE ed il COESPU Centro di Eccellenza per le
Stability Policy Units. Alla 2a Brigata Mobile appartengono tra l'altro, il reggimento Paracadutisti
“Tuscania” e il G.I.S. Gruppo d'Intervento Speciale.
I Reparti per esigenze speciali, Interforze e compiti militari sono il Comando Carabinieri Presidenza
della Repubblica, che a breve costituirà un unica
struttura con il Reggimento Corazzieri, il Comando
Carabinieri Camera e il Comando Carabinieri Senato,
il Comando Carabinieri Corte Costituzionale, il
Comando Carabinieri Corte dei Conti, i Comandi
Carabinieri presso i Ministeri, il Reparto Carabinieri
Stato Maggiore Difesa, il Comando Carabinieri Polizia
Militare presso Stato Maggiore Esercito, il Comando
Carabinieri della Marina Militare, il Comando
Carabinieri Aereonautica e vari organismi interforze
del Ministero Difesa. Presso il Ministero dell’Interno i
Carabinieri sono presenti in diversi organismi tra cui
la DIA Direzione Investigativa Antimafia, UCIS, DCSA,
DCPC, Scuola Perfezionamento Forze di Polizia,
Ufficio Coordinamento e Pianificazione Forze di
Polizia.
L'organico effettivo dell'Arma dei Carabinieri
attualmente, carente per circa l'11%, è formato da
personale di età media superiore ai 40 anni. Ottima
prova ha dato l'inserimento del personale femminile
a partire dal 2000.
L'Arma dei Carabinieri, in un programma di razionalizzazione, tra il 2011 ed il 2013 ha realizzato un
risparmio strutturale di oltre 5 milioni di euro sopprimendo circa 250 enti e reparti. Tra il 2014 ed il 2016,
nel prosieguo del programma di razionalizzazione,
saranno conseguiti ulteriori risparmi per 35 milioni di
euro.
In questi anni l'Arma si è posta come obiettivi strategici l'accrescimento della qualità della formazione,
il potenziamento della capacità investigativa e il
potenziamento tecnologico della componente operativa.
Dal 2008 ad oggi l'Arma ha avuto 16 Caduti e
904 feriti gravi in servizio.
STRALCI DAL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
“L’Arma dei Carabinieri celebra oggi il bicentenario della fondazione, ... straordinario è stato l’impegno a
tutela dei valori fondanti della Nazione e, nei tempi a noi più vicini, in ferma difesa delle istituzioni democratiche dall’attacco del terrorismo. Decisiva è sempre stata la lotta senza quartiere alla pervasiva minaccia della criminalità organizzata e della delinquenza comune. In ogni parte del paese l’Arma ha costituito incrollabile baluardo a garanzia della libertà e della pacifica convivenza civile”.
“I Carabinieri hanno costantemente meritato generale apprezzamento anche al di fuori dei confini nazionali ... In questi duecento anni tra l’Arma e il popolo italiano si è sviluppata una speciale relazione di fiducia e di amicizia, alimentata dalla capillare e diffusa presenza delle stazioni, presidi di legalità e insieme
luoghi di ascolto e di accoglienza ...
“Nel 1814 i fondatori dell’Arma ne definirono ... l’irrinunciabile status militare che è al tempo stesso fattore di efficienza organizzativa ed emblematica sintesi dei valori che ne sostengono l’azione al servizio
del paese. Saluto la Bandiera, oggi Decorata con le insegne di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia per
rendere onore alle schiere di Carabinieri che hanno attraversato questi due secoli di storia ... a voi tutti,
Carabinieri in servizio e in congedo, giungano l’affetto e la gratitudine del popolo italiano e il mio più
fervido augurio”.
IL NASTRO AZZURRO
15
GIORNATA DELLA MARINA
10 giugno 2014: il Ministro della Difesa
sen. Roberta Pinotti
a Festa della Marina Militare si celebra il 10
giugno, data in cui si ricorda l'anniversario
dell'affondamento della Corazzata austriaca
"Szent Istvan" (Santo Stefano), nel 1918. Le giornate celebrative delle Forze Armate, compresa
quella della Marina Militare, furono istituite nel
1939. Nel periodo dal 1950 al 1964 la festa fu
celebrata il giorno di Santa Barbara (4 dicembre).
Dal 1964, la ricorrenza è stata definitivamente
riportata al 10 giugno, data in cui si commemora
l'impresa coraggiosa dei MAS "15" e "21", che
ottennero un risultato di grande importanza, sia
sotto il profilo strategico, sia sul piano dell'impatto emotivo nei confronti degli avversari. L'azione
avvenne nei pressi della piccola isola di Premuda,
in Adriatico, dove la sezione dei due MAS, al
comando rispettivamente del Capitano di
Corvetta Luigi Rizzo (capo sezione) e del guardiamarina di complemento Giuseppe Aonzo, all'alba
del 10 giugno 1918, attaccarono una potente
formazione navale austriaca colpendo con quattro siluri la corazzata "Szent Istvan" (Santo
Stefano) che affondò.
L'azione stroncò sul nascere una pericolosa
incursione della flotta austriaca contro il blocco
navale organizzato dagli alleati nel Canale
d'Otranto per precludere l'accesso all'Adriatico ai
sommergibili tedeschi.
A Luigi Rizzo, già Decorato con Medaglia
d'Oro al Valor Militare per aver forzato sei mesi
prima il porto di Trieste affondandovi la
Corazzata "Wien", per la spericolata azione di
Premuda venne attribuita una seconda Medaglia
d'Oro.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, in occasione della Festa della Marina
Militare, il 10 giugno 2014 ha ricevuto al
Quirinale l'ammiraglio di Squadra Giuseppe De
L
16
Giorgi, Capo di
Stato Maggiore
della
Marina,
accompagnato da
una
rappresentanza di allievi
degli Istituti di
formazione.
"I miei auguri
vivissimi a lei
ammiraglio e a
voi tutti come partecipi della tradizionale festa per
la ricorrenza della
Marina Militare
italiana", così il
P re s i d e n t e
"Abbiamo avuto
una conversazione molto interessante con il vostro
Capo di Stato
Maggiore sui problemi che sono
dinanzi alle Forze
Armate e quindi
anche alla Marina
nel nostro Paese ... Crediamo che, mettendo
insieme le esperienze, le risorse e i mezzi delle
Forze Armate dei 28 Paesi membri dell'Unione
Europea, l'Europa veramente potrà ... assicurare
con le proprie forze la propria sicurezza ... non
potendo più fare affidamento su una permanente funzione supplente ... delle Forze Armate degli
Stati Uniti.
Dobbiamo procedere anche ad una rassegna
attenta della spesa militare ... Ma vorrei cogliere
quest'occasione soprattutto per esprimervi ... la
mia ammirazione per come la Marina Militare italiana sta dando una prova del tutto senza precedenti, quella cioè dell'Operazione 'Mare
nostrum'. Questa operazione ha posto l'Italia
all'avanguardia nello sforzo per reagire correttamente all'ondata di disperazione che proviene
dall'Africa ... e vediamo la generosità, lo slancio
veramente ammirevole con cui i marinai italiani
fanno fronte a questa emergenza.
Questo è il messaggio che vorrei trasmettervi.
Esso riguarda direttamente vostri colleghi più
grandi, già impegnati nell'esercitare le loro funzioni, ma è qualcosa che si trasmette anche a voi
più giovani ... Molti auguri a voi e molti auguri
alla Marina Militare italiana".
La celebrazione della Giornata della Marina
Militare è continuata con la cerimonia svoltasi presso Palazzo Marina alla presenza del Ministro della
Difesa sen. Roberta Pinotti, del Capo di Stato
Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli
Mantelli e del Capo di Stato Maggiore della Marina,
ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi.
Al termine della cerimonia il collegamento in
videoconferenza da Nuova Delhi con i due
Fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone.
IL NASTRO AZZURRO
240° ANNIVERSARIO DELLA
GUARDIA DI FINANZA
n occasione del 240° Anniversario della
Fondazione della Guardia di Finanza, il 19 giugno, il Presidente della Repubblica, sen. Giorgio
Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il Comandante
Generale del Corpo, gen. Saverio Capolupo, unitamente ad una rappresentanza di Allievi degli Istituti
d'Istruzione.
Il Capo dello Stato, nel suo intervento, dopo aver
rilevato le origini molto antiche della Guardia di
Finanza, ha auspicato il rinnovo della "... piena fiducia ... di tutte le istituzioni repubblicane, nel Corpo
della Guardia di Finanza ... protagonista di iniziative
e indagini essenziali soprattutto contro l'evasione e
la frode fiscale e per la moralizzazione della vita pubblica ... In questo spirito rivolgo a voi ... - ha concluso Napolitano - ... gli auguri più sinceri e più cordiali per la vostra carriera e per il contributo che certamente darete ...".
Ha preso quindi la parola il Comandante
Generale gen. Saverio Capolupo che, dopo aver ringraziato il Presidente per aver voluto ospitare la celebrazione del 240° Anniversario al Quirinale, con "...
una rappresentanza di allievi degli istituti di istruzione ..." sottolineando che "... quest’anno ricorre
anche il centenario della consegna al Corpo della
Bandiera di Guerra ...", ha evidenziato che la celebrazione è volutamente svolta "... in maniera sobria,
consapevoli del difficile momento che il Paese sta
attraversando...". Il generale Capolupo, dopo aver
confermato da parte della GdF "... il massimo impegno ... a contrasto ... delle multiformi minacce della
criminalità ..." ha sottolineato che "... il Corpo ha
investito sui fattori chiave del proprio patrimonio ..."
ma anche che "... ha intrapreso importanti iniziative
di razionalizzazione dei costi per fronteggiare i minori stanziamenti di bilancio ...".
A conclusione dell'evento, il Presidente
Napolitano ha omaggiato i militari della GdF intervenuti di una sua medaglia
ricordo.
Le celebrazioni sono riprese il 21 giugno quando, alle
ore 9, il Comandante
Generale e il Presidente
dell'A.N.F.I. hanno deposto
una corona di alloro al
Monumento al Finanziere nel
cortile d'onore del palazzo in
cui ha sede il Comando
Generale. Poco dopo, alle
ore 9:30, il Comandante
Generale ha deposto una
corona di alloro al Sacrario
della Guardia di Finanza.
Successivamente, alle ore
11, presso la Piazza d'Armi
della Caserma "Piave", è iniziata la cerimonia militare
alla presenza del Ministro
dell'Economia
e
delle
Finanze,
Pietro
Carlo
Padoan, il quale, nell'occasione, dopo aver ringraziato per
il "... prezioso lavoro, e ..."
I
IL NASTRO AZZURRO
ribadito "... il rapporto di stretta vicinanza e fiducia
verso la Guardia di Finanza ..." ha affermato che "...
È indispensabile proseguire con determinazione nell’azione di contrasto all’illegalità, alla corruzione, all’inefficiente uso delle risorse pubbliche, agli illeciti sui
diversi fronti della criminalità finanziaria ..." e che il
fenomeno "... dell’evasione fiscale ... impone una
riflessione attenta e un impegno costante da parte
delle istituzioni ... non meno temibile, è il fenomeno
dell’elusione fiscale ..." quindi "... In un momento in
cui molti italiani affrontano una fase di difficoltà, è
urgente intervenire per contenere l’elevata pressione
fiscale ..." con "... un riordino complessivo del sistema tributario nazionale ... Parallelamente, è necessario ... migliorare il rapporto fisco-contribuente, rendendolo più semplice e trasparente ...".
Il Ministro ha concluso osservando che "...
L’azione del Corpo contribuisce ... Nel progressivo
spostamento da un approccio formale a uno sostanziale nella natura dei controlli ..." al "... risanamento
del bilancio dello Stato ..." e "... Al Corpo della
Guardia di Finanza spetta un ruolo decisivo ai fini
della compiuta realizzazione di un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini ...".
Alle ore 18 ha poi avuto luogo la cerimonia in
forma solenne di Cambio della Guardia d'Onore al
Palazzo del Quirinale tra la Scuola Ispettori e
Sovrintendenti e l'Accademia, con breve concerto
finale del complesso ridotto della Banda del Corpo.
Le celebrazioni sono continuate nel successivo 22
giugno quando, alle ore 18, si è svolto il cambio
esterno in forma solenne della Guardia d’Onore al
Palazzo del Quirinale assicurato dagli Allievi Ufficiali
del 112° Corso "Val Tomorizza III" e dell’11° Corso
R.A. "Ercole" - 2° Anno di Accademia.
Per l'intero periodo di celebrazioni, cioè dal 20 al
23 giugno, è stata assicurata la Guardia d'Onore
all'Altare della Patria dalla Scuola Alpina di Predazzo.
17
IL PREMIO DI STUDIO 2014 DELLA
FEDERAZIONE DI NAPOLI
INTITOLATO A LUIGI LONGOBARDI M.O.V.M. PRESSO L’ISTITUTO
COMPRENSIVO “SILVIO PELLICO” DI LETTERE PROV. DI NAPOLI
n Eroe, un uomo che aveva
Equipaggi di Marina) di San
come fondamento e riferiBartolomeo (La Spezia). Al termimento della sua vita e del
ne fu imbarcato sul “Gondar”,
suo agire due virtù fondamentali,
sommergibile della classe "Adua"
essenza dell’umanità: la fedeltà e
di cui ne furono costruite 17
l’obbedienza. Un Eroe che nacunità, con il quale compì tutte le
que da umili ed onesti genitori
missioni a cui il battello era desticontadini, ma tenace nelle decinato, fino all’ultima.
sioni, che voleva perseguire quel
Il "Gondar" che aveva come
"volli sempre volli, fortissimamenmotto “Usque ad Finem” (fino
te volli" di alfieriana memoria e
alla meta), fu varato il 6 gennaio
“volle” uscire dalla sua terra, che
1938. Il 30 settembre 1940
pur amava, per conoscere altre
compì la sua ultima missione.
realtà, altre culture e trovare altri
Mentre era impegnato nel trasfeorizzonti.
rimento degli ”Operatori subacAmò il mare, che ammirava
quei dei Mezzi Speciali” ad
mentre era intento al duro lavoro
Alessandria, venne intercettato
dei campi e, come tutti gli adoleda aerei nemici ed attinto da
scenti, immaginava, ma non riubombe di profondità; dopo 8
sciva a trattenere nelle sue piccodure ore di combattimento spese
le mani, l’infinito dei suoi sogni.
nel tentativo di sottrarsi al “tiro al
Era destinato, come aveva deciso
bersaglio”, il sommergibile, irrisuo padre, a rendere fertile e promediabilmente colpito, dovette
Luigi Longobardi MOVM
duttiva la terra dei suoi avi. Solo
forzatamente salire in superficie.
in parte lo fece perché contemporaneamente al
E qui emersero le eroiche virtù di Luigi
lavoro si impegnava nello studio, recandosi nella
Longobardi che non pensò a sé stesso ma aiutò
non vicina Castellammare di Stabia a frequentai suoi compagni a lanciarsi in mare per salvarsi e,
re corsi che gli avrebbero consentito di solcare le
solo dopo essersi accertato che non vi fosse più
onde del mare azzurro, che non solo vedeva
alcuno a bordo, iniziò l’operazione di autoaffonogni giorno ma desiderava, ardentemente,
damento del “Gondar” al fine di non farlo cadeessergli “dentro” per assaporare i suoi odori, la
re in mano nemica.
fragranza, il sapore dell’acqua salata e sentirne il
Si lanciò in mare per ultimo, ma una bomba
fragore gioioso delle sue onde.
scoppiata nelle sue vicinanze gli troncò la vita.
Frequentò corsi specialistici di elettricista e, al
Un esempio di abnegazione, di senso del Dovere
termine degli studi, si arruolò a 18 anni da
oltre l’impossibile, di attaccamento al proprio
volontario nella Regia Marina e fu inviato alla
battello al quale aveva legato il suo destino, delScuola di specializzazione C.R.E.M. (Corpo Reali
l’impegno preso con un “Giuramento” espresso:
questo è Luigi Longobardi,
“esempio” di coerenza fino
al sacrificio estremo perché
Il Gondar in navigazione
in lui era sano e vivo il
germe della fratellanza,
della solidarietà; "esempio"
per la nostra e per le future generazioni perché è su
questi modelli che famiglia
e scuola possono impostare la loro azione educativa.
Occorre che la storia,
nella sua accezione più
completa, sia la base della
formazione, della cultura
di qualsiasi individuo perché tramite essa, tramite la
conoscenza dei suoi processi evolutivi, possiamo
diventare cittadini. La storia s’identifica con la stessa
vita dell’uomo che, singolarmente e collettivamente, partecipa alla sua
U
18
IL NASTRO AZZURRO
costruzione. Costruzione fatta dagli uomini e
dalle loro azioni tra cui risplendono gli uomini
nobili come il nostro Luigi Longobardi e formano
quel maestoso mosaico che è l’umanità. Luigi
Longobardi una tessera luminosa di questo fantastico mosaico, esempio non solo per gli abitanti della sua ridente città natale, Lettere, ma per
tutti gli uomini che dovranno conservarne
perennemente la memoria. È sul suo esempio
che si costruisce una civiltà che bandisca la guerra perché essa è sempre strumento nefasto di
lutti e macerie fisiche e morali. Ciò affinché il
gesto eroico di un “giovane” di soli vent’anni,
che anelava alla vita e alla conoscenza, sia
semenza produttiva nella mente degli altri giovani.
Alla cerimonia in onore di Luigi Longobardi,
svoltasi in tre fasi distinte e interconnesse al
Monumento, alla deposizione della corona d’alloro presso la Lapide apposta alla muratura del
plesso a lui intitolato ed al Premio di Studio a lui
dedicato, ha partecipato con slancio e in forma
massiccia l’intera cittadinanza e la scolaresca.
Erano altresì presenti il sindaco di Lettere, avv.
Sebastiano Giordano, con il Gonfalone della
ridente cittadina, il Presidente del Nastro
Azzurro di Napoli, col. Pasquale Parente, il
Labaro ed i Consiglieri Preside architetto
Pasquale Campo, maresciallo Pietro Caputo,
Segretario – Tesoriere, aiutante Nicola Liccardo,
maresciallo Nicola Maraglino, i Sindaci delle cittadine di Casola, Sant’Antonio Abate,
Castellammare di Stabia e Agerola, tutti con i
Confaloni dei rispettivi comuni.
P.C.
I TEMI PREMIATI
Gli allievi hanno presentato degli elaborati, tutti meritevoli di premiazione, e per tale motivo si è stabilito di
suddividere il premio in sei frazioni uguali, proprio nel rispetto dell’impegno e della qualità delle relazioni. Mi
associo ai ringraziamenti già formulati dal col. dott. Pasquale Parente, Presidente della Federazione del Nastro
Azzurro di Napoli, ed anch’io formulo un ringraziamento al Preside dott. Eliodoro Giordano che, alla mia
telefonata esplorativa, con slancio, aderì a questa iniziativa perché, da uomo di cultura e da cittadino ben sa
che è tra i giovani che bisogna spargere il seme del ricordo. Ringrazio i professori, che hanno guidato gli allievi nelle ricerche e nella redazione degli elaborati, e vorrei li accompagnassero al ritiro del premio. Ringrazio
l’Assessore alla Pubblica Istruzione, avv. Anna Amendola, anch’essa con impeto ha aderito alla nostra proposta e con volizione, intesa nel senso crociano, vera manifestazione della volontà che si estrinseca nell’agire,
ha fatto sì che tutto si svolgesse nel migliore dei modi come sta avvenendo. Devo ringraziare il Socio e Sindaco
del Nastro Azzurro dott. Antonio Cimmino, che è sempre disponibile, per l’opera d’informazione svolta presso gli allievi della Scuola.
Le relazioni:
Antonio Spagnoletto 5a A
La lirica è espressa in dialetto ed è per noi un pregio sapere che ancora qualcuno ama il nostro dialetto, che
è una lingua, e l’adopera per esprimere virtù ed eroismi di uomini illustri come il nostro Luigi Longobardi.
Utilizza una continua cadenza che diventa volutamente ossessiva come sono nefasti tutti i ritmi della guerra,
e parla di Luigi che è un ragazzo con tanti sogni tra i quali riesce con perseveranza a realizzare quello di essere un marinaio. Un sogno che diventa realtà ma non fu fausta perché, per le sue virtù ed i suoi ideali, non
volle abbandonare il sommergibile centrato dalle bombe nemiche, ben sapendo quale triste conseguenza ne
sarebbe derivata. La lirica si conclude con “tant gloria stu juaglione che a perz a propria vit pe salva a propria Patria” ed ancora “chist è stat nu grand eroe, ma soprattutto nu grand omme”.
Lucia Chiavazzo 5a B
Con la lirica l’allieva evidenzia l’amore e l’orgoglio per l’appartenenza alla cittadina che ha espresso “un Eroe
della mia terra”. Lucia ha continuato la lirica evidenziando l’adolescenza di Luigi e scopre che egli amava il
mare perché tramite esso si sarebbero aperti nuovi orizzonti ed avrebbe potuto avere conoscenza di quanto
c’è ed avviene oltre il suo territorio. Ipotizza: ”ho avuto informazioni certe che l’Eroe forse giocava con i sottomarini e forse con gli aerei e poi con la nave ed i suoi cannoni che gli dettero gloria ma anche la morte”.
Con rima baciata accenna al nome che gli dette la madre, al monumento che è stato eretto in suo onore e al
ricordo che resterà sempre nei loro cuori.
Aniello Comentale 5a C – Maestra Florinda Savarese
Con pochi versi, Aniello racconta l’intera vita di Luigi Longobardi – ed è un pregio avere una tale capacità di
sintesi – e dice che nacque in un paese che affaccia sul mare e questa vasta distesa azzurra lo attrasse fortemente tanto che rinunciò ad essere contadino. Descrive il suo arruolamento nella Marina Militare, della sua
aspirazione a vivere sul mare e la destinazione al sommergibile “Gondar”. Narra che ben 50 bombe colpirono il sommergibile ma Luigi non lo abbandonò, come avevano già fatto i suoi compagni di bordo, perché
riteneva il battello qualcosa che gli apparteneva e, nel segno della fedeltà, s’inabissò con esso.
Maria Cesarano 3a A – Prof.ssa Filomena Benvenuto
Con semplicità, l’allieva evidenzia come l’attuale società ed i giovani dimentichino quanto è stato fatto per
poter godere della libertà conquistata col sacrificio di tanti uomini che hanno donato la vita. Evidenzia lealtà
e giustizia come valori fondamentali della nostra società e ricorda che i giovani sono troppo deboli per non
essere coinvolti nei processi di massa, seguono passivamente quanto viene loro indicato senza opporre alcu-
IL NASTRO AZZURRO
19
na critica e non ricordano i valori fondamentali. E si domanda: il nostro Eroe si è sacrificato per la nostra Patria
donando la vita ma chi di noi sarebbe pronto a compiere un tale gesto? Per tale motivo Luigi Longobardi è
un insegnamento ed un riferimento per tutti noi. Dobbiamo tenerlo sempre presente nei nostri percorsi di
vita.
Aldo Bosco 3a B – Prof.ssa Francesca Falco
Aldo pone in evidenza il luogo dove nacque Luigi Longobardi ossia la frazione San Lorenzo. Uomo di grande spessore umano che dona la vita e dà lustro all’intera cittadina natale. Ricorda che nel mondo d’oggi non
esistono uomini che offrono la propria vita per gli altri perché ciascuno pensa a se stesso. Ricorda che, sin da
bambino, Luigi è stato un esempio per gli altri perché lavorava nei campi e studiava; aveva un carattere gioioso, amava la vita ma era serio e responsabile in ogni sua azione. Dice Aldo che lui muore da campione ed
oggi, in TV ne vediamo
tanti di supereroi ma sono
L’arch. Campo illustra gli elaborati premiati
solo finti. Luigi fu un vero
Eroe ed ogni buon cittadino dovrà ricordarlo per
sempre.
Rosalinda Sorrentino 3a C Prof.ssa Annunziata Minieri
Nel delineare la vita
dell’Eroe manifesta una
grande sensibilità alle condizioni del nostro vivere
che, soprattutto, tra i giovani è omologazione ed è
molto difficile sganciarsi dal
gruppo altrimenti si viene
derisi. La sua relazione è un
inno alla speranza ed inizia
con tale invocazione e si conclude allo stesso modo. Evidenzia con tante domande che pone a se stessa come
possano esserci uomini che avendo superato il pericolo una prima volta insistono nelle medesime attività ed
imprese. Rifugge da queste modalità di essere gregge perché ciascuno potrebbe avere il desiderio d’immedesimarsi in un Eroe e fa riferimento al Nostro, ad un poeta, ma occorre che anche gli altri abbiano la stessa
maturità e consapevolezza del mondo che ci circonda altrimenti l’azione resta sterile, anzi è denigrata.
Auspica che tutti si possano rispecchiare in uomini come Longobardi che ha sacrificato la vita per essere obbediente e creare un rinnovamento della Società in cui viviamo ed un Mondo migliore. Brava! Perché per la sua
età si pone domande che vanno oltre la sua biologica maturità e si chiede “chi sono gli Eroi? e perché ci devono essere?”, e la comprensione dei tanti aspetti della vita, cose che in parte ha appreso a scuola studiando la
storia.
Come abbiamo visto gli allievi delle terze classi hanno tutti espresso una raccapricciante disistima verso i
processi di omologazione, che comunque coinvolgono tutti i giovani e nella mancanza di ideali e valori sentono il bisogno di riferimenti. Credo che tra le agenzie educative preposte a tale compito vi sia in primo piano
la famiglia, poi la scuola con i suoi processi educativi culturali e poi la religione. Ho messo la religione dopo
le prime due perché potrebbero esserci giovani di altre religioni o non credenti. Ma l’importante è essere orgogliosi di avere nella propria cittadina un così alto Eroe “esempio di fedeltà ed obbedienza” perché sono virtù
esemplari che pochi conoscono ed attuano nella loro vita. Sappiate che l’obbedienza è tra le grandi virtù e
sempre, quando l’uomo l’ha sentita propria è divenuto protagonista di atti significativi.
Siate fieri di annoverare tra i vostri illustri uomini Luigi Longobardi. Lui aveva dei sogni ma le sue mani
erano troppo piccole per raccogliere l’infinito dei sogni e poi troppo grandi per raccogliere le gratificazioni
della vita anche se ve ne sono per ognuno. Vorrei ancora esprimere un pensiero su chi è l’Eroe; lo chiede
Sorrentino nella relazione, ebbene l’Eroe è colui che consapevolmente cosciente effettua in proprio la scelta
che potrà anche privarlo del bene supremo della vita donataci da Dio. Abbiamo tanti esempi Salvo D’Acquisto
si offrì per sottrarre alla fucilazione 22 ostaggi e possiamo ricordare per similitudine a Luigi Longobardi gli
eroi delle Termopili – erano in trecento (gli opliti spartani, in totale erano di più) – che sono anch’essi come
Luigi Longobardi esempio di obbedienza e fedeltà, ed opposero una strenua resistenza a forze soverchianti
rispetto a essi (l'esercito persiano), che consentì al proprio esercito di salvarsi. Erano consapevoli del gesto
che facevano e morirono tutti ed una lapide ricorda il loro eroismo e dice “O straniero annuncia agli Spartani
che qui morimmo in obbedienza alle sue Leggi”.
Ed ancora devo rispondere all’interrogativo di Sorrentino che chiede: chi sono gli Eroi? Sono uomini che
hanno la cosciente consapevolezza di effettuare la giusta scelta. E sono ben diversi dai martiri anche se
entrambi meritano l’ingresso nell’iperuranio dove vengono accolte solo le anime elette.
Ragazzi rispettate le Istituzioni, siate fieri del vostro Eroe che portate nel cuore, siate attenti ma, a volte,
seguite anche l’arcobaleno che se coscienti e consapevoli vi porterà al tesoro nascosto ovvero alle vostre
aspettative. Aprite nuovi orizzonti, andate più in alto e più lontano. Gloria ai Caduti di tutte le guerre, onore
a Luigi Longobardi.
preside architetto Pasquale Campo
(Consigliere del Nastro Azzurro - Addetto alla cultura)
20
IL NASTRO AZZURRO
LUCA PARMITANO SI RACCONTA
e studi sulla lotta all’osteoporosi mediante un’appo“Virtute Siderum Tenus”- con Valore Verso le Stelle
sita dieta.
- recita il motto dell’Aeronautica Militare che sembra
Nel corso della seconda passeggiata extraveicolaproprio ben rappresentare la splendida missione
re nello spazio, compiuta il 16 luglio, un avaria all’imcompiuta dal magg. pil. Luca Parmitano, il sesto
pianto refrigerante della sua tuta causava la fuoriuastronauta italiano ad essere andato nello spazio
scita di acqua nel casco occludendogli il naso e rendopo l’ing. Franco Malerba, il gen. Maurizio Cheli, il
dendogli estremamente diffidott. Umberto Guidoni, l’ing.
Luca Parmitano
cile la respirazione, l'ascolto
Paolo Nespoli e il col. Roberto
delle comunicazioni e annulVittori, Medaglia d’Oro al
lando quasi del tutto la visibiValore
Aeronautico.
lità. Grazie al suo coraggio e
Parmitano è anche l’italiano
soprattutto alla sua preparache sino ad ora ha trascorso
zione, Parmitano ne è uscito
più tempo nello spazio, ben
incolume. Egli stesso ha poi
166 giorni, con la missione di
commentato i risultati della
lunga durata “Volare”, svoltacommissione d’inchiesta della
si da maggio a novembre
NASA: "... mi hanno detto che
2013, ed il primo nella storia
astronautica italiana a comle mie azioni mi hanno salvapiere attività extraveicolari
to la vita. Ecco credo che la
spaziali.
formazione di un pilota sia
Classe 1976, è nato a
estremamente importante”.
Paternò (Catania), si è arruoIl maggiore Parmitano è
lato in Aeronautica Militare
rientrato a terra nella steppa
nel 1995 con il corso
del Kazakistan alle ore 03,49
Sparviero IV dell'Accademia
italiane dell’11 novembre
Aeronautica, laureato in
2013.
scienze politiche all’Università
Trascorso il necessario
Federico II di Napoli con una
tempo di riposo e recupero,
tesi in diritto internazionale,
l’ufficiale ha incominciato il
ha ottenuto il brevetto di pilo“Post Flight Tour” di divulgata militare presso la Scuola di
zione culturale relativa alla
Volo NATO di Sheppard
missione compiuta, nel cui
(Texas), ha conseguito un
ambito si è svolta la confeMaster in Ingegneria del Volo
renza,
organizzata
dal
Sperimentale
presso
l’Istituto
Superiore
Centro Studi Militari Aeronautici (CESMA), da lui
dell’Aeronautica e dello Spazio di Tolosa (Francia) e
tenuta il 24 febbraio 2014 presso la casa
ha frequentato la scuola francese per piloti sperimendell’Aviatore a Roma. Per l’Istituto del Nastro
tatori a Istres divenendo pilota collaudatore speriAzzurro erano presenti all'evento l'autore di questo
mentatore. Qualificato su oltre 20 tipi di velivoli, ha
articolo e il socio dott. Marco Savarese, accompapiù di 2000 ore di volo. Nel 2007 è stato Decorato
gnati dal dott. Francesco Danzi.
dal Presidente della Repubblica con la Medaglia
L’astronauta ha illustrato le molteplici attività svold’Argento al Valore Aeronautico, perché, invece di
te a bordo della stazione spaziale con uno stile
eiettarsi, l’11 maggio del 2005, ha saputo ricondursobriamente informale, emozionando i presenti con
re a terra il proprio velivolo gravemente danneggiasuggestive immagini della terra vista dallo spazio e
tosi mentre era in volo sul Canale della Manica.
intrattenendo gradevolmente il folto pubblico con
Nel 2009 è stato selezionato per il programma
un linguaggio estremamente semplice e comprensiastronauti dall’Agenzia Spaziale Europea e nel 2011,
bile. Al termine della conferenza la delegazione
designato come tecnico di Bordo (Flight Engineer)
dell’Istituto del Nastro Azzurro si è intrattenuta con
nella missione di lunga durata “Expedition 36/37” in
lui aprendo a possibili incontri futuri.
equipaggio col comandante russo Fyodor Yurchikin
Di Luca Parmitano si apprezzano il carattere e in
e l’astronauta statunitense Karen Nyberg.
particolare l'umanità dimostrata dal gesto simbolico
Completato l'addestramento presso il centro
di aver voluto portare con se nello spazio la cuffia di
NASA di Houston (Texas), e la Star City di Mosca,
nuoto di Cecilia Camellini, Medaglia d’Oro alle
l'Expedition 36/37 è partita alle 22,31 (ora italiana)
Paraolimpiadi di Londra nel 2012.
del 28 maggio 2013, dal cosmodromo russo, in terL'astronauta italiano è divenuto molto popolare
ritorio kazaco, di Baikonour, con la navicella Soyuz
anche grazie al blog col quale dallo spazio ha manTMA-09 che ha raggiunto la Stazione Spaziale
tenuto i contatti con circa 120.000 follower su
Internazionale alle ore 04.17 del 29 maggio.
Twitter ed oltre 130.000 fan su Facebook, facendosi
L’astronauta italiano, durante la sua permanenapprezzare per le sue considerazioni intrise di
za nello spazio, ha condotto con successo oltre 24
profonda sensibilità. Proprio per le sue genuine quasperimentazioni tra cui due importanti ricerche
lità umane, Parmitano è stato nominato
denominate “ICE” (Italian Combustion Experiment)
“Ambasciatore del Semestre Italiano di Presidenza
e “Diapason”, inerenti la lotta all’inquinamento
dell’Unione Europea”.
atmosferico, una ricerca ideata dall’Istituto Motori
Gabriele Gigliotti
del C.N.R. di Napoli nel campo dei biocombustibili
(Socio Federazione di Roma)
IL NASTRO AZZURRO
21
UN CONVEGNO MOLTO “NOBILE”
omenica 1 giugno: la strada per Lauro, ridente paesotto dell’avellinese, è assolata, deserta. Alle nostre latitudini, infatti, in questo
mese si riaprono le case al mare si fanno i primi
bagni. La tentazione di un tuffo ristoratore è grande,
ma non si può disertare un evento importante.
L’appuntamento, quindi, è per le 18.30 nella grande
sala comunale dei convegni intitolata a “S. Filippo
Neri”; uno dei santi più bizzarri della storia della
Chiesa, tanto da essere definito “santo della gioia” o
“giullare di Dio”.
Il motivo del convegno è davvero singolare: La
presentazione di una rara e pregevole pubblicazione
nota agli storici come “brogliaccio”: ventisette pagine
scritte di pugno dal “nostro” generale Umberto
Nobile in occasione del suo temerario viaggio con il
dirigibile Norge nel 1926. Siamo in pieno “pionierismo” aviatorio. Il “brogliaccio” è una rarità fra le
rarità perché offre, ancor oggi, la sensazione di poter
immaginare di vedere chino sulle carte di navigazione il generale Nobile intento ai calcoli della rotta
polare, dei consumi, dei venti, dei pesi, dei baricentri, delle derive e di quant’altro coevo alla difficile
navigazione polare in un tempo in cui tutto era da
disvelare e sperimentare. La grafia minuta del generale, i suoi appunti precisi, i grafici perfetti, le annotazioni puntuali fanno ben comprendere quanta
dedizione il trasvolatore ha profuso nella storica
impresa che, allora, riscosse l’ammirazione del
mondo intero.
Rieditare il “brogliaccio” è stata un’impresa nobile
ed impegnativa che, certamente, potrà efficacemente contribuire alla conoscenza fra le giovani generazioni di quelle imprese aviatorie che posero l’Italia
d’allora al centro degli interessi aviatori e della comunità scientifica del primo novecento. Non è un caso,
inoltre, che l’interessante convegno sia stato organizzato in fervido coordinamento fra l’assessore alla cultura del Comune di Lauro, dott.ssa Florisa
Siniscalchi, il fondatore del Club Amici di Umberto
Nobile, il prof. Antonio Ventre e la Presidenza
dell’Associazione “Pionieri dell’Aeronautica” rappre-
D
sentata, per l’occasione, dal Segretario Generale Pier
Luigi Bacchini e dai soci “pionieri” generale Antonio
Daniele, Comandante Eugenio De Bellis e generale
Giuseppe Lenzi, presente all’evento nella qualità
anche, di Consigliere Nazionale dell’ANUA
(Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica
Mililitare).
Tre presenze speciali hanno conferito all’evento
particolare significato rievocativo, quella delle signore Lucia, Barbara e Rossella rispettivamente vedova e
figlie del colonnello Ovidio Ferrante, scomparso il 27
febbraio 2013 e considerato uno dei maggiori studiosi della vita e delle imprese del nostro trasvolatore polare.
Per comprendere appieno l’importanza che a
Lauro si annette alla vita dell’illustre cittadino
Umberto Nobile, basti considerare che la ridente cittadina della bassa Irpinia non ebbe vita e trascorsi
facili. I documenti storici (da Wikipedia 2013) riferiscono che Lauro fu dominio del Principato di
Benevento e poi di quello di Salerno e di Capua. I
Normanni lo conquistarono nel 1057 con Riccardo I
Dregngot, conte di Aversa; fu poi elevata a contea
da Ruggero il Normanno per essere donata a
Roberto da San Severino attorno al 1115. Rimase poi
feudo dei Sanseverino fino al 1212, quando entrò in
possesso di Federico II di Svevia, il quale lo donò
prima a Pietro di Sangermano e poi a Giovanni di
Lauro. Nel 1232 la contea tornò ai Sanseverino e
appartenne in seguito a molti principi e conti locali,
ed infine agli Orsini, conti di Nola, che la conservarono fino a quando ad Enrico Orsini furono confiscati i beni per aver preso parte alla congiura dei Baroni
contro Ferdinando I di Napoli. Nel 1541 Lauro fu
venduta per circa 12.000 ducati a Scipione Pignatelli
mentre nel 1632 venne acquisita dai marchesi
Lancellotti che la tennero fino all'abolizione della
feudalità (1806). Nel 1799, l'intero abitato uscì quasi
indenne dall'incendio appiccato dalle truppe francesi, giunte nel Vallo per punire la posizione assunta
dalla popolazione nei confronti della Repubblica
Napoletana.
I relatori al convegno
22
IL NASTRO AZZURRO
generale Nobile, che ha comUn paese ed un luogo, quinpiuto grandi pionieristiche
di, con mille identità per cui l’eimprese aviatorie, e il colonnelsigenza di riconoscersi in un
lo Ferrante che ne ha magistral“eroe trasvolatore polare” assumente preservato la memoria.
me, per tutta la comunità, uno
Prima del termine del conspeciale significato di spirituale
vegno si è colta l’occasione per
identità prima ancora che stoinsignire con il Diploma e la
riografico. Ed è pertanto ben
Medaglia
dell’Associazione
comprensibile che la piccola citPionieri dell’Aeronautica un
tadina voglia proiettarsi e connuovo socio: il comandante
centrarsi su quanto di più caro
Nicola Trifoni, arruolatosi nel
e prezioso la Storia le ha donaCorso Urano II dell’Accademia
to: l’eroe dei ghiacci Umberto
Aeronautica, poi per lunghi
Nobile. Ne hanno illustrato la
anni pilota presso la gloriosa
figura e le imprese, nel corso
46^ Aerobrigata di Pisa, nondel convegno illustri prolusori
ché Alfiere della Bandiera di
quali il dott. Antonio Bossone,
Guerra in occasione dei grandi
sindaco di Lauro, l'avv.
eventi, il neo Pioniere vanta
Pasquale Colucci, presidente
un’esperienza di volo ed operadell’Associazione pro-Lauro, il
tiva, quale pilota militare
prof. Armando Voza, biografo
prima, e comandante senior in
ufficiale del generale Nobile.
Alitalia poi, che, con le sue
Ognuno ha tracciato una
venticinquemila ore di volo, lo
particolarità del profilo umano,
pone certamente nell’olimpo
sociale, militare, ingegneristico
dei piloti dell’aviazione italiadel famoso trasvolatore rievona. E se si considera che il
cando atti e fatti consegnati,
comandante Trifoni vola ancor
ormai, alla storia non sempre
Il generale Umberto Nobile
oggi quale istruttore di volo sui
benevola con quegli ardimenvelivoli jet commerciali, ben si
tosi che, come spesso accade,
comprende come la benemerenza di “Pioniere del
possono anche patire che la sorte sia, qualche volta,
Progresso Aeronautico” mai come in quest’occasioavversa. E la tragedia del dirigibile Italia fu sorte
ne sia stata conferita a persona certamente meriteavversa.
vole. A consegnargli il Diploma, a nome del
Due sono stati gli interventi che hanno particolarDirettivo dell’Associazione Pionieri dell’Aeronautica,
mente interessato il vasto uditorio: le immagini di un
oggi presieduta dal gen. S.A. Antonino Altorio, il
temerario “nobile tour 2013” e la presentazione di
segretario generale del sodalizio Pier Luigi Bacchini.
una “mappa concettuale” sulle imprese del generale.
L’appuntamento, per tutti gli amici ed i cultori del
Il tour si riferiva ad una coraggiosa impresa realizzanostro trasvolatore è per il 2015, in occasione – si
ta da un altro “matto” aviatore, nostro contemporaspera - della inaugurazione del Museo “Umberto
neo, il maresciallo dell’Aeronautica Domenico
Nobile” che gli abitanti di Lauro tutti desiderano
Annicchiarico che, in solitaria a bordo di una potenardentemente realizzare per onorare l’illustre concitte moto, è partito da Lauro il 30 giugno per raggiuntadino.
gere la città norvegese di “Vadso” il 10 luglio, dopo
generale Giuseppe Lenzi
4424 km e dopo avere sostato nelle località sorvolate da Nobile. Quale migliore omaggio al coraggio del
generale poteva esprimersi da un conterraneo del
trasvolatore polare?
Alle bellissime immagini del viaggio solitario in
moto ne sono seguite altre proposte da una giovane e brillante studentessa, la signorina Maria
Antonietta Dragone, impegnata – mentre scrivo negli esami di maturità presso il liceo scientifico
Enrico Medi di Cicciano. La bravissima Maria
Antonietta ha illustrato con puntualità e precisione
estreme quale fosse il vasto e variegato panorama
culturale e sociale italiano ed europeo nei giorni e
nel tempo in cui Nobile preparava e realizzava le sue
ardite spedizioni. Gli eventi salienti degli anni 1926
e 1928 sono scorsi in interessanti slides che hanno
offerto una plastica visione della realtà del tempo
facendo emergere, semmai possibile, quanto ardimentosa e rischiosa fosse l’avventura polare alla
luce delle conoscenze tecniche, aeronautiche ed
ingegneristiche dell’epoca.
Pier Luigi Bacchini, segretario generale
dell’Associazione Pionieri dell’Aeronautica e il generale Antonio Daniele, direttore della rivista "Il Nastro
Azzurro", in particolare, hanno ricordato la figura del
Il colonnello Ovidio Ferrante
colonnello Ovidio Ferrante tracciando, dai due
rispettivi punti di vista, un importante parallelo tra il
IL NASTRO AZZURRO
23
NOTE SULLA R.S.I.
opo aver attentamente letto l’articolo “Nasce
la Repubblica Sociale Italiana” apparso alle
pagg. 24 e 25 del n. 6 (nov.-dic. 2013) de “Il
Nastro Azzurro”, periodico nazionale del nostro
Istituto, mi sento in dovere di fare alcune precisazioni derivanti dalla mia personale esperienza corroborata da quanto scritto nei tanti volumi trattanti gli
avvenimenti di quella tragica epoca vissuta dalla
nostra amata Patria.
Tenuto conto della situazione drammatica cui era
pervenuta la guerra all’inizio del settembre 1943 e
delle condizioni sia morali e sia materiali delle truppe del Regio Esercito (ancor prima dello sfacelo della
resa senza condizioni che travolse le centinaia di
migliaia di nostri combattenti abbandonati colpevolmente senza ordini precisi e tempestivi, in territorio
nemico, in mezzo a popolazioni avverse, senza risorse, combattuti da spietati movimenti partigiani e
minacciati da agguerriti reparti tedeschi, con le conseguenze che oggi ben conosciamo), ho trovato la
seguente definizione dell’8 settembre, che mi è parsa
molto precisa, in un racconto scritto dal mio amico
alpino Roberto Stocchi: “Quella data fu lo spartiacque fra due momenti storici. Quando sui tumuli
ancor freschi si ergevano croci in ricordo di un olocausto glorioso sui vari fronti di guerra, agli Italiani
arrivò l’ordine di considerare amico il nemico e nemico l’alleato … Noi combattenti della Divisione Alpina
Monterosa ... rappresentammo l’idea romantica propria della giovinezza, ben conscia di vivere una
straordinaria e quasi incredibile vicenda senza speranza alcuna di vittoria o timore per le conseguenti
persecuzioni ma con l'augurio che, alla pretesa del
vincitore di scrivere la sua Storia non solo parziale
ma tanto più falsa quanto più utilitaristicamente confezionata, possa un giorno corrispondere il simmetri-
D
Il Tricolore della RSI
24
co diritto del vinto di dire tutta la sua verità al fine di
veder riconosciuta una verità “più vera”.
Circa inoltre la natura della R.S.I. (definita “protettorato tedesco”, “stato fantoccio”, etc.) sempre nel
racconto dello Stocchi viene ricordato che fra i due
Stati, nati dopo l’8 settembre, la legittimità pendeva
dalla parte della R.S.I. perché la stessa disponeva di
tutti i previsti requisiti costituzionali: territorio, popolazione, autorità.
In proposito, avendo vissuto in quegli anni (sono
nato il 9 febbraio 1925 e, quindi, nel settembre
1943 mi avvicinavo ai 19 anni), ritengo di dover
aggiungere che, anche tenendo conto della graduale diminuzione della estensione territoriale dovuta
alla avanzata delle truppe anglo-americane e dei loro
alleati od aggregati, i vari Ministeri hanno seguitato
a funzionare regolarmente fino alla fine; le scuole e
le università erano funzionanti perché funzionante
era anche il Provveditorato agli Studi; la Borsa aveva
ripreso a funzionare con 80 titoli trattati; seguendo
l’iniziativa del Podestà di Milano, Pietro Parini, in
tutta la Repubblica vennero aperte le mense collettive; le estrazioni del lotto avvenivano regolarmente; i
cinema ed i teatri, sia di prosa e sia della lirica, lavoravano regolarmente; la pubblicità, che troviamo sui
giornali dell’epoca, dà la misura di una buona attività di domande ed offerte; la posta, se i bombardamenti ed eventuali sabotaggi lo consentivano, era
regolarmente distribuita; riprendeva anche il campionato di calcio; all’inizio di maggio 1944 la R.S.I. rimborsava alla Svizzera la rata (11 Kg. di oro pari a circa
100 milioni di lire) di un prestito di 107 milioni di
franchi svizzeri, ottenuto alcuni anni prima, mentre il
versamento del saldo, disposto nel febbraio 1945,
non poté più venir effettuato per i noti fatti del successivo mese di aprile.
Per quanto concerne
la R.S.I. ricordo infine che
il Supremo Tribunale
Militare di Guerra di
Milano, con sua sentenza
del 1954, ha riconosciuto
la Repubblica Sociale
Italiana come uno “Stato
con le sue legittime
Istituzioni”. In definitiva lo
stato “Repubblica Sociale
Italiana” operò regolarmente, per venti mesi, in
tutte le funzioni consentitele dal tempo di guerra.
Circa l’organizzazione
militare della R.S.I., ritengo che le notizie debbano
essere un po’ più ampie e
precise. Confermata la
costituzione del Ministero
delle Forze Armate con a
capo il maresciallo d’Italia
Rodolfo Graziani e con
Capo di Stato Maggiore
Generale il gen. C.A.
Gastone Gambara, occorre ricordare che già nell’ottobre '43 fu costituita
una commissione militare
IL NASTRO AZZURRO
Lo schieramento della Divisione alpina “Monterosa”
che, concordemente con la Germania, stabilì le
modalità esecutive per l’addestramento delle quattro
grandi unità “Monterosa” (Alpini), “Italia”
(Bersaglieri), “Littorio” (Granatieri) e “San Marco”
(Fanteria di Marina).
La prima Divisione a rientrare in Italia ed a venir
inquadrata nell’Armata Liguria (difesa della costa da
La Spezia a Nizza assieme a Unità tedesche, agli ordini di Graziani) è stata la “Monterosa”, forte di un
organico di ben 20.000 uomini con un poderoso
armamento. Successivamente, quando parte delle
truppe tedesche dovette lasciare il fronte francese, il
Raggruppamento “Farinacci” si attestò sulle Alpi da
Nizza al confine svizzero (con l’integrazione di alcuni
reparti tedeschi) impedendo, fino al termine della
guerra, che i francesi invadessero le valli italiane.
A fine ottobre il grosso della Divisione fu schierato in Garfagnana, con un battaglione della San
Marco, e contribuì in maniera determinante, alla fine
di dicembre, a quella che fu definita “l’ultima vittoria
italiana”, anche se solo in campo tattico, della guerra ed alla quale venne dato il nome di “battaglia di
Natale”.
La seconda Divisione a rientrare in Italia fu la “San
Marco” (15.325 uomini ben equipaggiati ed armati)
che fu schierata fra Genova ed Imperia inquadrata
nell'Armata Liguria. Successivamente sotto il comando di “Papà Farina” si rafforzò e si dispose a difesa
del fronte delle Alpi Marittime distaccando un
Battaglione in Garfagnana in appoggio ai Reparti
della Monterosa, in sostituzione di un analogo reparto tedesco. La Divisione si arrese dopo i tedeschi, alla
mezzanotte del 30 aprile 1945.
La “Littorio” (18.000 uomini ben inquadrati ed armati) venne inizialmente schierata
lungo la Linea Gotica alle dipendenze del 75°
Corpo d'Armata tedesco ma, alle rimostranze
del comandante generale Agosti, fu spostata
fra il Colle di Tenda ed il Piccolo San Bernardo
con due battaglioni della Monterosa resistendo efficacemente ai vari tentativi franco-americani di occupare territori italiani e si arrese il
27 aprile 1945.
Ultima delle quattro Grandi Unità a rientrare in Italia fu la Divisione “Italia” che, dato
il suo nome, fu denominata 1^ Divisione e
poté essere schierata con i suoi 11.000 effettivi in Garfagnana solo nel dicembre '44,
dando il cambio alla Monterosa trasferita sul
fronte delle Alpi.
Confermato quanto scritto nella prima
pagina dell’articolo cui ci si riferisce circa l’entità numerica delle Forze Armate della R.S.I.
(circa 800.000 unità fra uomini e donne, con
IL NASTRO AZZURRO
una percentuale di oltre il 43% di volontari), penso
sia giusto ricordare che:
– nell’aprile del 1944 venne istituzionalizzata una
precedente autonoma realtà con la realizzazione
del Servizio Ausiliario Femminile “S.A.F.”, splendido esempio di donne in grigioverde;
– reparti combatterono in Asia, nel Baltico, nei
paesi Balcanici, in Germania, in Austria, etc.;
– l’aviazione e la contraerea abbatterono circa 500
aerei nemici;
– la resa delle truppe della R.S.I. fu firmata a Ghedì
(BS) dal maresciallo Graziani il 30 aprile 1945
presso il Comando del 4° Corpo d'Armata corazzato U.S.A.;
– guarnigioni all’estero si arresero solo il 10 maggio
1945;
– un piccolo gruppo di Legionari istriani con elementi della X^ MAS combatté contro le orde titine ancora nel mese di giugno 1945;
– infine, i Caduti della R.S.I. superarono le 120.000
unità.
Circa, per ultimo, l’accenno contenuto a metà
della quarta colonna del noto articolo in ordine all’aspetto della bandiera della R.S.I. (... rimase il
Tricolore Italiano privo dello scudo sabaudo …)
occorre precisare che la Bandiera della Repubblica fu
sì il glorioso Tricolore ma con, al centro del bianco,
un’aquila nera portante con i suoi artigli un Fascio littorio giallo-oro in orizzontale. Uno dei primi libri che
Giampaolo Pansa ha scritto sugli avvenimenti connessi alla guerra civile si intitola, appunto, “I Figli
dell’Aquila”.
Giuseppe Cigliana
Il Servizio Ausiliario Femminile della RSI”
25
902: la nascita, il 19 novembre, al Quirinale
ca per la cura dell’encefalite letargica, intitolata
quale secondogenita di Vittorio Emanuele
tutt’ora alla regina Elena) e culturali (la princiIII ed Elena del Montenegro. 1944: la
pessa, valente musicista - nel 1922 a Torre del
morte, il 28 agosto, nel campo di concentraLago, aveva incontrato Puccini che le dedicherà
mento di Buchenwald come “eine unbekannte
la “Turandot”- incoraggerà giovani talenti). Ed
frau” (una donna sconosciuta). Fra queste due
infine la seconda guerra mondiale: se Filippo è
date è trascorsa la vita di Mafalda di Savoia, simcostretto a fissare la sua residenza presso i quarbolo allo stesso tempo dell’ultima stagione felice
tieri militari occupati da Hitler, quasi in ostagdell’Europa e della tragedia che travolse il contigio, Mafalda può in Italia spendersi per i feriti di
nente con la seconda guerra mondiale.
guerra: racconta la crocerossina Vittorina
L’infanzia e la fanciullezza vissute fra Villa
Paoletti: ”… lo spirito sereno di questa nostra
Savoia a Roma e le residenze di famiglia a
Principessa
infondeva la pace in quanti le stavaRacconigi, Sant’Anna di Valdieri e San Rossore;
no intorno … entrava nelle corsie senza farsi
l’adolescenza segnata dalle visite ai soldati
sul fronte del Carso nella guerra contro
l’Austria e nell’assistenza a quelli ricoverati
nell’Ospedale Militare istituito dalla madre al
Quirinale; le fastose nozze il 23 settembre
1925 a Racconigi con Filippo d’Assia, erede
di una delle principali famiglie principesche
tedesche; la serena vita matrimoniale, allietata dalla nascita di Maurizio (1926), Enrico
(1927), Ottone (1937) ed Elisabetta (1940),
fra Villa Polissena (un casale all’interno di
Villa Savoia, donato agli sposi dai sovrani e
tutt’ora abitato dalla famiglia) (1) e i castelli
tedeschi di Kassel, Kronberg e Friedrichshof;
i complessi e delicati impegni istituzionali
assolti in Italia e in Germania: nel 1933
Filippo è nominato Presidente della regione
“Assia Nassau”, si deve spesso scontrare con
i capi del partito nazista e successivamente
assume il ruolo di intermediario fra Hitler e
Mussolini, mentre Mafalda è impegnata in
scopi assistenziali (a Kassel sorgerà una cliniIl francobollo commemorativo di Mafalda di Savoia
1
26
IL NASTRO AZZURRO
secondo la testimonianza
annunciare … era sempre
del medico triestino Fausto
preoccupata per come ralleMontanari, anch’egli prigiograre i feriti ...”. Organizzerà
concerti con cantanti come
niero
a
Buchenwald,
Gigli e la Caniglia, assisterà
Mafalda fu intenzionalmente
con suoi fondi i casi più disaoperata con ritardo per progiati prodigandosi di persovocarne la morte. Il religioso
na.
boemo Tyl ne salva il corpo
Assai legata alla sorella
destinato al forno crematoGiovanna,
Zarina
dei
rio e sepolto nel cimitero di
Bulgari, alla notizia della
Weimar: nell’aprile 1945
malattia che ha colpito il
alcuni nostri marinai di
consorte Boris, la raggiunge
Gaeta liberati dagli alleati,
a Sofia appena in tempo per
grazie a padre Tyl, che sotto
assistere ai funerali del
il n. 262 del registro del cimisovrano. Il 9 settembre
tero e la dicitura “eine
1943, mentre sta per rientraunbekannte frau” ha annore in Italia, apprende del
tato la frase “figlia del Re
nostro armistizio con gli
d’Italia”, ne individueranno
anglosassoni di cui nulla
la sepoltura ponendovi una
sapeva, alla pari di tutta la
croce.
Famiglia Reale italiana diveLa notizia della sua scomnuta immediato oggetto
parsa sarà poco dopo diffusa
della vendetta personale di
per radio. La tragica vicenda
Hitler. Il dittatore nazista,
di Mafalda, anche per l’estreche ha già fatto porre agli
ma riservatezza che ha conarresti Filippo d’Assia dal 25
traddistinto il consorte e i
luglio per disporne poi la prifigli fortemente segnati dal
Monumento a Como a Mafalda di
gionia
nel
lager
di
suo infelice destino, venne
Savoia
Flossemburg, ordina la catalla ribalta del grande pubtura di Mafalda. La principesblico solo nel 1982 con una
sa, giunta a Roma il 21 settembre dopo innumebiografia curata da Renato Barneschi. Nel 1994,
revoli peripezie, ha appena il tempo di abbraccon un convegno pubblico promosso dalla
ciare i figli Enrico, Ottone ed Elisabetta, fatti
Federazione Monarchica Italiana guidata da
rifugiare dalla regina Elena presso mons.
Sergio Boschiero, alla presenza dell’allora sindaMontini in Vaticano. L’indomani Mafalda viene
co Francesco Rutelli, Roma le rese finalmente
attirata in un tranello all’ambasciata germanica
omaggio. Sono oltre centocinquanta i siti pube brutalmente arrestata (2). Sarà internata nel
blici in Italia che ad oggi portano il nome della
campo di concentramento di Buchenwald, che
principessa alla quale, nel 1995, le Poste
se pur non organizzato per lo sterminio con le
Italiane dedicarono un francobollo.
camere a gas, avrà il più alto numero di vittime
La sua memoria è stata particolarmente coltiper gli stenti e le sevizie inflitte a quanti vi furovata dal figlio Enrico, che ha risieduto fino alla
no detenuti. Anche se registrata con il nome fitsua morte a Villa Polissena: uomo di estrema
tizio di “frau von Weber” e col divieto di divulgasensibilità, raffinato pittore e valente scenore la sua identità, la notizia della sua presenza si
grafo, chi ha avuto il privilegio di conoscerlo
sparge nel campo e molti italiani colà rinchiusi la
poteva vedere nei suoi nobili tratti il volto della
riconoscono e la salutano con affetto.
principessa martire e capire come il dolore della
Già sofferente per non aver avuto più notizie
perdita fosse ancora assai forte. Alla madre
del marito e dei figli e assai provata nel fisico,
aveva dedicato nel 1992 un suggestivo libro di
Mafalda rimane sotto la macerie di una baracca
memoria “Il lampadario di cristallo” e una splena seguito di un bombardamento americano di
dida pubblicazione fotografica su Villa
Buchenwald avvenuto il 24 agosto 1944. La
Polissena.
principessa, gravemente ferita, è trasferita nella
La vita di Mafalda di Savoia appartiene non
rudimentale infermeria allocata nel postribolo
solo alla memoria dell’Italia, ma a quella
del campo di concentramento: nel riconoscere
dell’Europa intera, simbolo della tragedia della
due soldati italiani, i fratelli Vittorio e Pino
guerra che fra le sue prime vittime coglie quelle
Rizzo, dirà loro: “... Italiani, io muoio, ricordatepiù indifese.
mi di me non come di una principessa, ma come
di una vostra sorella italiana ...”.
avv. Francesco Atanasio
Sottoposta a un lungo intervento di amputa(Presidente della Federazione di Siracusa)
zione del braccio sinistro, muore dissanguata:
(1) Così chiamato in ricordo di Polissena d’Assia, consorte del re Carlo Emanuele III di Savoia;
(2) I nazisti rinchiuderanno le duchesse di Savoia Aosta, Anna (vedova del Vicerè Amedeo) con le due
figlie, e Irene, consorte di Aimone, con l’appena nato figlio Amedeo, nel campo di concentramento di Hirschegg, assieme al gen. Giorgio Calvi di Bergolo, consorte di Jolanda di Savoia, figlia primogenita dei sovrani: la sorella Maria con il consorte Luigi di Borbone Parma saranno internati nel
lager di Oldenburg.
IL NASTRO AZZURRO
27
IL MAGGIORE LUIGI MILANO
Prima organizzazione della Resistenza in Piemonte
ra i militari sbandati che affluivano in vallata
c'era il maggiore degli alpini Luigi Milano,
classe 1905, originario di Lanciano (Chieti).
Statuario nel fisico, essenziale nel linguaggio, insieme burbero e generoso, il maggiore sembrava uscire dalla più classica iconografia alpina. Le testimonianze di coloro che l'hanno conosciuto come ufficiale dell'esercito prima ancora che come comandante partigiano, sottolineano il suo carattere
schietto, refrattario ai formalismi della vita militare,
immediato e diretto nel rapporto con i subalterni:
«Non credo che Milano abbia mai denunciato
qualche soldato al tribunale di guerra. Quando c'erano delle mancanze gravi, che potevano portare
alla denuncia, chiamava i responsabili nel suo ufficio, si toglieva la giacca e gli mollava quattro pugni
che lasciavano il segno, colosso com'era. Diceva
che i soldati vanno trattati cosi, da uomini, e non
con la carta bollata. Anche con noi ufficiali era
informale: a me si rivolgeva chiamandomi 'Cris' o
'Criscia' e mai tenente Criscuolo».
Combattente in Africa Orientale nel 1935-1936,
nel 1940 era stato impegnato sul fronte delle Alpi
Occidentali, poi mandato nel Montenegro col battaglione "Val Chisone" del 4° Gruppo Alpini “Valle”,
dove aveva raggiunto il grado di maggiore. La sua
formazione umana e militare era avvenuta negli
anni del fascismo e la sua adesione al regime era
stata convinta: la realtà della guerra aveva però
incrinato le certezze e fatto nascere i primi dubbi.
Un episodio dell'estate 1942, raccontato da Nino
Criscuolo, futuro comandante partigiano in vallata,
è indicativo di una crisi ideologica iniziata già prima
del 25 luglio o dell'8 settembre:
«In Montenegro io e Sergio De Vitis, che eravamo sottotenenti nel 'Val Chisone', abbiamo fatto
domanda per andare volontari in Russia. Allora il
maggiore Milano ci ha chiamati a rapporto nella
sua tenda, ci ha squadrati da capo a piedi con l'aria beffarda, poi ci ha detto:
– Vedo Qui le vostre domande. Ma voi vi sentite temprati o non temprati per combattere in
terra di Russia? temprati o non temprati?'
Aveva un tono carico di ironia che raggelava e
noi siamo rimasti zitti. Allora si è alzato e ha urlato:
– Se il destino vi ha assegnato al battaglione
Val Chisone, qui dovete restare! E adesso
fuori dai coglioni'!
Era una dichiarazione grave, perché la richiesta
di volontari arrivava dal Ministero della Guerra.
Evidentemente Milano aveva già capito allora cose
che noi, appena usciti dall'Accademia, non riuscivamo a capire. E così siamo rimasti in Montenegro».
Rientrato in Italia nel 1943 con tutti i reparti
della divisione “Alpi Graie”, il maggiore Milano era
stato assegnato alla zona appenninica tosco-ligure
e nel settembre si trovava al comando del battaglione “Val Chisone” nell'entroterra di La Spezia, tra
Riccò del Golfo e Bottagna. La notizia dell'armistizio
giungeva la mattina del 9 (settembre - ndr), anticipata da lunghe colonne di auto cariche di marinai
che gli alpini vedevano muoversi verso l'interno. Di
fronte all'emergenza, il maggiore si manteneva lucido. Anziché abbandonare il reparto come tanti altri
comandanti del Regio Esercito, convocava gli uffi-
T
28
ciali del battaglione spiegando qual era la situazione:
«Il comando di reggimento è stato catturato dai
tedeschi - ci disse - il comando di divisione anche, il
comando di corpo d'armata non esiste più. Da questo momento consideratevi in libertà, chi ha famiglia ed è in grado di raggiungerla lo faccia'. Poi
prese la cassa del battaglione e ordinò che fosse
distribuita equamente fra tutti gli uomini: non era
una gran somma, ma il fatto di distribuirla era significativo in momenti in cui tanti altri cercavano di far
sparire il denaro».
Alle spiegazioni seguiva un'indicazione di lotta
contro i tedeschi, frutto di un piano che non poteva essere stato elaborato in quelle ore convulse, ma
che era stato sicuramente meditato nelle settimane
precedenti:
«Prima di congedarci, Milano disse che la guerra
sarebbe continuata contro i tedeschi e che lui
sarebbe andato in Piemonte, in val Sangone, per
cercare il modo di combattere. Ci lasciò il riferimento di Gino Dalmasso, che aveva un negozio a
Torino e che doveva fungere da tramite di collegamento. Insomma, non lasciò il battaglione allo
sbando, ma diede indicazioni precise. Nel marasma
di quei giorni siamo stati uno dei reparti dove l'armistizio fu vissuto in modo meno traumatico».
La decisione di recarsi in val Sangone nasceva
da rapporti amicali precedenti alla guerra, quando
il battaglione "Val Chisone” si addestrava nelle
montagne dell'Orsiera-Rocciavré: il maggiore aveva
stretto amicizia con Italo Allais, proprietario ad
Avigliana dell'albergo Lago Grande, con il quale
aveva mantenuto i contatti durante gli anni del
conflitto. Nel momento dello sbandamento generale, le relazioni personali costituivano i soli riferimenti possibili e indirizzavano le scelte degli individui,
sostituendosi ai vincoli istituzionali ormai sciolti.
Ad Avigliana Luigi Milano arrivava il 12 settembre con i capitani Campanella e Cravetto e con alcuni sottufficiali e soldati del battaglione: in totale
una decina di uomini, disarmati (solo gli ufficiali
avevano con sé le pistole d'ordinanza) e senza provviste. Nell'albergo trascorrevano due giorni, discutendo sul da farsi. Ricorda Italo Allais: "si parlava
insieme perché bisognava decidere qualcosa.
Ormai i tedeschi erano dappertutto. Lì non potevano stare a lungo nascosti. Poi tre o quattro soldati
hanno deciso di andare a Torino a vedere che cosa
succedeva. Erano Alpini, sono andati alla caserma
Montegrappa. Quando sono tornati la sera ci
hanno detto che i tedeschi li avevano fatti mangiare bene, poi con la divisa da alpini li avevano fatti
girare su una camionetta nel centro di Torino perché la gente vedesse che l'esercito stava con loro.
Non erano cattivi ragazzi quelli là, ma non capivano le cose come stavano e hanno deciso di tornare
in caserma. Invece Milano ha detto di no, che coi
tedeschi lui non andava, per nessun motivo”.
Nelle discussioni di quei giorni non emergevano
considerazioni politiche: né il maggiore Milano, né
gli altri uomini avevano gli strumenti necessari. Lo
stesso Allais, che conservava memoria del biennio
rosso e che negli anni del regime aveva mantenuto
un atteggiamento di diffidenza verso il fascismo,
IL NASTRO AZZURRO
Mausoleo delle vittime della Val Sangone
non era legato ai gruppi antifascisti della città. A
determinare la scelta resistenziale era un complesso
di fattori diversi, in cui si mescolavano lo stato di
necessità, la fedeltà al governo Badoglio, l'avversione per i tedeschi e per chi aveva voluto allearsi con
loro, l'intuizione che la guerra fosse ormai persa per
i nazisti. Il significato politico e morale di ciò che
stava per iniziare non era sicuramente chiaro.
Milano e i suoi compagni erano consapevoli di quel
che rifiutavano, non di quello che volevano:
"Ci siamo detti che con i tedeschi non ci stavamo, che nessuno voleva più combattere con loro.
Ecco, quello si, quello era proprio sicuro: ed è
cominciato così".
Frattanto però quel gruppetto di soldati sbandati sperimentava una dimensione nuova, che per
vent'anni il fascismo aveva negato: il confronto, la
scelta individuale maturata attraverso la discussione, la partecipazione cosciente. Se è vero che la
specificità della Resistenza consiste nel suo essere
"iniziativa dal basso, nascita e affermazione di
un'autonomia delle masse dopo decenni di passività e di dominio dall'alto", il momento stesso della
decisione di andare in montagna costituiva la
prima esperienza significativa, percepita come tale
dagli stessi protagonisti:
«Non mi ero mai trovato a parlare così di una
cosa che si doveva fare con degli altri».
Il 14 settembre il maggiore Milano e i suoi pochi
compagni lasciavano Avigliana. Mobilitando la propria rete di rapporti amicali, l'Allais trovava loro una
prima sistemazione a Monterossino, presso una
venditrice ambulante di scope conosciuta in vallata
come 'Tersila' (una donna originale, piena d'energia, che di politica non sapeva niente ma che di
fronte a gente con la divisa e a gente senza, stava
con chi non l'aveva); l'albergo Lago Grande diventava il riferimento per i futuri contatti con la pianura. Con una precauzione suggeritagli dalla lunga
esperienza militare, Milano tagliava in due parti
una cartolina che aveva scritto all'Allais dal
IL NASTRO AZZURRO
Montenegro e ne faceva un
mezzo di riconoscimento sicuro:
«Mi disse che chi veniva da
me con l'altra metà della cartolina era uno mandato da lui,
uno fidato. e viceversa. Così
potevamo tenere i contatti fra
noi e parlare tranquilli».
Era l'inizio della Resistenza,
in un'atmosfera incerta in cui si
intrecciavano il senso della tragedia e il rifiuto dell'occupazione, la paura dell'internamento
e la volontà di reagire: «In questo modo - come ha scritto
Primo Levi - dopo la lunga
ubriacatura di parole, certi
della giustezza della nostra
scelta, estremamente insicuri
dei nostri mezzi, con in cuore
assai più disperazione che speranza, e sullo sfondo di un
paese disfatto e diviso, siamo
scesi in campo per misurarci».
Alpini, carristi, finanzieri.
Tra la seconda metà di settembre e l'inizio di ottobre altri
ufficiali e soldati sceglievano la
montagna e raggiungevano la
val Sangone. La vicinanza della vallata, la facilità di
comunicazione, le prime voci sulla presenza di
gruppi organizzati, favorivano la concentrazione di
uomini che provenivano da esperienze militari e di
guerra differenti.
Il 22 ottobre, verso le 21.30, il maggiore Luigi
Milano si trovava all'albergo Lago Grande di
Avigliana per un incontro con alcuni imprenditori
sfollati organizzato dal proprietario e amico Italo
Allais per trovare aiuti per i partigiani. Al colloquio
è presente anche la fidanzata del maggiore, una
ragazza di Moncalieri.
Nella serata sono passati dal Lago Grande
Eugenio Fassino, che ha parlato col maggiore di
una prossima azione in una caserma della Val di
Susa, e Aldo Periale, che ha portato dal dinamitificio Nobel-Allemandi dei detonatori per gli attentati
alla ferrovia Torino-Modane.
All'improvviso, un gran rumore di auto e di
uomini armati. Il maggiore ha appena il tempo di
nascondersi in cantina, che i tedeschi spalancano la
porta. L'interprete italiano chiede subito dove sia il
maggiore Milano. Poiché nessuno parla prendono
due dei presenti e li portano fuori. Si sentono due
spari.
I tedeschi continuano nelle ricerche e nelle intimidazioni, portando fuori i presenti a due a due.
Restano solo Italo Allais e la moglie, quando anche
loro stanno per essere portati fuori, il maggiore
apre la porta della cantina e si consegna.
Arrestati anche Italo Allais e a Coazze, in piena
notte, nella sua abitazione Enrico Valobra. La perquisizione al Lago Grande e la puntata a Coazze,
frutto evidente di delazione, ha sortito il suo effetto, decapitando l'organizzazione partigiana della
Val Sangone, ma non interrompe i riusciti attacchi
ai presidi e depositi tedeschi.
Redatto in base a materiale fornito dal
gen. Enzio Campanella
29
UN EROE: CARLO FECIA DI COSSATO
Marina. Non potendosi trasferire nella sua casa natia, va
ai 21° gradi
a Napoli a casa di un amico. Gli rifiutarono persino l’insotto zero dei
gresso al circolo ufficiali.
mari del Nord
Il 27 agosto 1944 il comandante Carlo Fecia di
ai 40° dei mari caldi
Cossato, sparandosi un colpo di pistola alla tempia, si
a sud dell’equatore,
suicida, unica testimonianza del suo gesto, una toccante
il “Tazzoli” affonda
lettera che scrisse alla madre (testo nel riquadro - ndr).
18 navi restando in
mare per 80 giorni
Un gesto per molti incomprensibile, per gli storici
consecutivi.
Il
moderni una follia, ma per altri, l’estremo gesto del
Comandante
era
Comandante quale esempio di fedeltà e di coerenza
sempre il primo a
senza scendere a compromessi. All’amico che l’ospitava
dare l’esempio, per
scrisse: “... Agli amici che te ne domanderanno il motivo,
stare sveglio mandirai che per continuare a vivere non basta avere affetti,
giava pochissimo,
successo, denaro, ma occorre qualcos’altro che io non ho
dormiva su un'amapiù …”.
ca in torretta. Oltre
Quel qualcos’altro era l’onore per mantenere fede al
alle sue virtù guergiuramento alla Patria e al Re.
riere,
destavano
Le spoglie del Corsaro dell’Atlantico riposano oggi a
ammirazione tra il
Bologna, e credo sia opportuno ricordarlo perché fu prosuo
equipaggio
prio Re Umberto II ad occuparsi, a proprie spese, del traanche la sua totale
sferimento della salma da Poggioreale a Bologna, dove
assenza di odio nei
già riposavano altri membri della famiglia Fecia di
confronti del nemiCossato (una famiglia Biellese, da sempre molto legata a
co. Memorabile è la
Casa Savoia); qui venne poi tumulato in una tomba fatnotte di Natale del
tagli costruire da Re. Secondo il Rastelli, il Principe
1942, festeggiata
Umberto di Savoia fu molto turbato dalla scomparsa del
in mare aperto nel
Comandante e dall’avere appreso, quando ormai era
sottomarino con l’etroppo tardi, che lo stesso Carlo Fecia di Cossato aveva
quipaggio e tre marinai di due piroscafi nemici. Il 1º febcercato più volte udienza durante i travagliati giorni pasbraio 1943, i mitraglieri del Tazzoli abbatterono un quasati a Napoli. Tali richieste non vennero mai fatte pervedrimotore inglese che aveva attaccato il sommergibile.
nire al Luogotenente del Regno.
Il 28 Febbraio 1943 il Comandante Fecia di Cossato
viene trasferito al comando dell’avviso scorta “Aliseo”,
comm. Augusto Genovese
l’equipaggio viene smembrato e il sommergibile, dopo
(Federazione di Avellino)
lavori di trasformazione, viene affondato il 20
Maggio 1943 durante la sua prima missione di
Mamma carissima,
trasporto subacqueo.
quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatti graL’8 settembre, il Comandante è tra i primi a
mantenere il giuramento di fedeltà al Re e la sua vissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.
nave affonderà diverse unità tedesche. Per la Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un
sua fedeltà gli si affida il compito di trasferire momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuro.
Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in
l’”Aliseo”, prima a Palermo e poi a Malta scortando S.A.R. il Principe Aimone di Savoia-Aosta. Si cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi
trovava nella base di Taranto quando, nel mag- sono rassegnato solo perché ci é stata presentata come un ordine del
gio del 1944, il nuovo governo Bonomi si rifiutò Re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare
di giurare fedeltà al Re; la Marina si adeguò alla per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.
scelta ministeriale, e Carlo Fecia di Cossato, di Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indefronte alla richiesta dell'ammiraglio Nomis di gnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile
Pollone (comandante delle siluranti) di ricono- senza alcun risultato. Da questa constatazione me ne è venuta una
scere con giuramento di fedeltà il nuovo profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più
Governo del Sud ed uscire in pattugliamento, fu conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, mamma, rimugiil solo a rifiutarsi, dicendo di non riconoscere no su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo
come legittimo un governo che non aveva pre- nella mia vita. Da mesi penso ai miei marinai del “Tazzoli” che sono
stato giuramento al Re e che pertanto non onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.
Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che
avrebbe eseguito gli ordini che venivano da quel
governo: “No Ammiraglio, questa volta non dob- ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei
biamo obbedire. E domani la mia nave non motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c 'è un Dio, non è
possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri
uscirà!”
Conoscendo l’ascendente di cui godeva tra e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora. Per questo, mamma, credo
gli equipaggi, i burocrati della Marina del Sud, che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto
decidono di allontanarlo dal comando e mandarlo in licenza per tre mesi. In poco tempo profondo e immutato. In questo momento mi sento vicino a tutti voi e
vedeva crollare tutti i valori nei quali aveva sem- sono sicuro che non mi condannerete.
Carlo
pre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia
D
MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE AL COMANDANTE CARLO FECIA DI COSSATO
«Valente e ardito comandante di sommergibile, animato, fin dall’inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo,
durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava quattro navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta, un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate
di naviglio avversario affondato, stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati
da unità subacquee. Successivamente, comandante di torpediniera, alla data dell’armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando con la sola sua unità sette navi germaniche di armamento prevalente che affondava
a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema determinazione. Esempio fulgidissimo ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente e di assoluta dedizione al dovere».
Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 - 1° febbraio 1943; Alto Tirreno, 9 settembre 1943
30
IL NASTRO AZZURRO
STORIA DI UGO GILDO VERONESE
Ugo Gildo Veronese
ato a Taglio di Po (Ro) il 21 aprile 1921, è
figlio di un comandante di rimorchiatore che,
invalido dalla prima guerra mondiale, gli trasmise sin da subito la passione per il mare. Ugo,
nonostante le difficoltà del tempo, frequentò le scuole fino alla V elementare. A 14 anni cominciò a lavorare nella ditta di famiglia, ma a 16 maturò la passione che lo spinse a frequentare un corso di
“Motorista”, per poter governare un giorno transatlantici e piroscafi. Dopo l'esperienza nel porto veneziano, tornò a navigare nei fiumi vicino a casa (Sile,
Adige, Po) dove ebbe modo più volte di dimostrare
il suo altruismo salvando numerose persone dalla
furia delle acque fluviali. Il sogno di governare transatlantici e piroscafi svanì ben presto, quando fu
chiamato a svolgere il servizio di leva nella Marina a
La Spezia, presso il centro di addestramento di
Varignano, dove conseguì il tirocinio di cannoniere
puntatore mitragliere.
Col trasferimento a San Bartolomeo, avvenuto
nel luglio 1937, ha inizio la sua vera vita militare. Nel
Novembre del 1941 fu imbarcato sul Regio
Cacciatorpediniere "Alfredo Oriani", appena ripristinato dei danneggiamenti subiti
nella battaglia di Capo Matapan. La
nave operava con altre unità, come
scorta ai piroscafi che rifornivano di
armi e beni di prima necessità l'esercito impegnato nella campagna libica. Dato il forte contrasto aereonavale avversario, l'operazione era
nota come “Battaglia dei Convogli”
e si protrasse in Mediterraneo dal
1940 al 1943.
Veronese
partecipò
alla
Battaglia di Pantelleria, a seguito
della quale, dal suo foglio matricolare risulta che: “È autorizzato a fregiarsi della Croce di Guerra al Valor
Militare e autorizzato ad applicare
N
IL NASTRO AZZURRO
al nastrino della guerra in corso 2 stellette”.
Nel Giugno 1943, in navigazione di scorta a un
convoglio di viveri e munizioni diretto a Tripoli, era
sul ponte di coperta quando intravide un aereo silurante: gridando, balzò in piedi e raggiunse la mitragliatrice e cominciò a sparare. Lo scontro fu duro ma
riuscì a far deviare il lancio del siluro che finì nel
nulla. Il Comandante si congratulò promettendogli
una licenza premio che, dato il difficile momento,
però non arrivò.
A bordo dell'"Oriani" dal 10 Giugno 1940 all'8
Settembre 1943 Ugo Veronese aveva svolto in totale
14 missioni di squadra, 3 caccia antisom di inseguimento sommergibili con lanci di bombe di profondità, 4 trasporti di materiale e persone, 62 scorte a
convogli navali, 56 missioni varie, 19 esercitazioni,
con un totale di 40.000 miglia percorse.
La sera dell'8 Settembre 1943, dopo il proclama
dell'Armistizio diffuso via radio dal maresciallo Pietro
Badoglio, l'ammiraglio Carlo Bergamini ordinò a
tutta la flotta da battaglia italiana, di base a La
Spezia, di dirigersi a La Maddalena. La squadra navale era così formata: corazzata Roma (nave ammiraglia), altre due corazzate, sei incrociatori, otto cacciatorpediniere, tra cui l'"Oriani", e quattro torpediniere.
Nei pressi dell'Asinara, la squadra fu attaccata da
velivoli tedeschi che volavano così alti che fu impossibile colpirli. La Corazzata Roma fu centrata con
bombe radio controllate, nei depositi delle munizioni di medio e grosso calibro: la conseguenza fu una
grossa deflagrazione che spezzò in due la nave comportando la morte di oltre mille marinai.
Nel Maggio del 1944 un'altra missione segreta
tra Venezia e Trieste, con lancio di bengala per avvistare piroscafi nemici.
Il 25 Novembre 1945 venne congedato col grado
di sergente, Decorato di Croce di Guerra al Valor
Militare nella battaglia di Pantelleria del 1942, Croce
al Merito di Guerra nelle battaglie della Sirte del
1941-42, Croce al Merito di Guerra - acque del
Mediterraneo nel 1942-43.
Nonostante al congedo gli fosse stato rilasciato un
documento dove si certificava la sua precedenza ad
ottenere un posto di lavoro statale, non vi fu seguito,
quindi tornò alla vita civile lavorando da privato.
Ancora oggi, alla sua veneranda età di 93 anni, può
raccontare la sua storia ai nipoti che lo coccolano.
geom. Graziano Maron
(Presidente della Federazione di Rovigo)
Il cacciatorpediniere “Oriani”
31
LUGLIO 1914: LA GRANDE GUERRA
Q
uelle settimane che corsero fra l’assassinio
dell’Arciduca Francesco Ferdinando e le
dichiarazioni di guerra delle massime
potenze d’Europa furono una tale preparazione di
avvenimenti straordinari, di decisioni enormi, di
mutamenti radicali, che si potrebbero rassomigliare
all’inizio di una tempesta cosmica, entro la quale,
tra fiamme e nembi, si celi il mistero di una nuova
età della terra”. Così nel 1930 esordiva la prefazione dell’edizione italiana di “Luglio 1914”, l’ancora
attuale saggio con cui Emil Ludwig, allora assai
noto scrittore, rievocava i giorni che condussero
l’Europa in guerra e che, tradotto in sedici lingue,
riscosse vivo successo fra quanti erano ansiosi di
conoscere le vere cause di un conflitto che così
profondamente ha segnato la storia: muterà radicalmente la carta geopolitica dell’Europa con la sparizione degli imperi austroungarico, tedesco, russo
e ottomano (tanto da intaccare gravemente la stessa idea dell’istituzione monarchica), ed un’intera
società con i suoi valori e le sue gerarchie sarà rovesciata. Solo leggendo le pagine autobiografiche del
“Il mondo di ieri” di Stefan Zweig o di Elisabeth de
Gramònt nei “Souvenirs du mònde” possiamo cercare di comprendere la tragedia che vissero quelle
generazioni che videro crollare un “mondo” ritenu-
to eterno e il cui futuro stava per essere definitivamente ipotecato da ideologie totalitarie come il bolscevismo e il nazionalsocialismo, già all’opera per
scatenare un nuovo e più devastante conflitto.
Ancora nel 1936, dinanzi alla drammatica eredità della prima guerra mondiale, la scrittrice
Rebecca West, assai nota nel mondo anglo-americano, visitando Sarajevo (laddove il terrorista serbo
Princip aveva ucciso il 28 giugno 1914 Francesco
Ferdinando d’Asburgo e la consorte), poteva affermare: “Non riuscirò mai a capire come sia potuto
accadere”.
Nei primi anni del XX secolo più di una volta la
convivenza fra le nazioni europee era stata messa a
repentaglio: nel 1905 con la crisi di Tangeri per il
controllo sul Marocco; nel 1908 per l’annessione
della Bosnia Erzegovina da parte dell’Austria; nel
1911 con l’incidente di Agadir cui seguivano la
guerra italo-turca, la prima guerra (ottobre 1912 aprile 1913) e la seconda guerra balcanica (giugno
- luglio 1913). Gli equilibri di forza erano stati alterati soprattutto nei Balcani, perennemente in subbuglio dal primo’800, dove la minaccia slava al multietnico impero asburgico era arrivata al parossismo. Ma sia pur nella rigidità degli accordi formali
che contrapponevano la “Triplice Alleanza” di
Il delitto di Sarajevo
32
IL NASTRO AZZURRO
Austria, Germania e Italia alla “Duplice
Intesa” di Francia e Russia, legata con un
“Entènte Cordiale” all’Inghilterra per le
questioni coloniali d’Oriente, le cancellerie europee erano riuscite a mediare le
tensioni insorte con le consuete prassi
diplomatiche.
Anche dopo il delitto di Sarajevo ricorderà Zweig, allora suddito di Francesco
Giuseppe, nemmeno nei territori asburgici ebbe a leggersi “sui volti particolare
sdegno e commozione … Né le banche,
né le aziende, né i privati mutarono le
loro disposizioni: che cosa ci importavano le eterne contese con la Serbia …?
L’estate era più bella che mai, noi tutti
guardavamo al mondo senza preoccupazione”. Eppure sarà proprio Vienna ad
accendere la miccia inviando il 23 luglio
1914 alla Serbia – che aveva di fatto
“armato” la mano di Princip – un violentissimo ultimatum (1).
Nel suo recente e apprezzato saggio
Cristopher Clarks ha rilevato come “…
L’enorme rilevanza … della guerra europea che inevitabilmente ne sarebbe conseguita fu intravista dai responsabili
della politica austriaca … ma questo elemento non entrò mai a far parte integrante del processo con cui le opzioni
venivano valutate … Alla base della reazione austriaca … vi fu un impulso viscerale … una
decisione allo stato puro fondata su un comune
modo di percepire quello che l’Impero austro-ungarico era e cosa avrebbe dovuto essere se fosse rimasto una grande potenza” (2).
Ricevuta la lettera inviatagli da Francesco
Giuseppe, dove poteva leggersi che “…la pace
duratura sarà possibile soltanto quando la Serbia
sia esclusa come potenza politica dai Balcani”,
Guglielmo II il 5 luglio confermava all’ambasciatore
austriaco Szogyeny che: “… Se si arriva ad una
guerra fra l’Austria e la Russia, Vienna può essere
persuasa che la Germania … starà al fianco della
Monarchia (asburgica - n.d.a.)”. A discolpa del
sovrano, le cui volontà erano state recepite senza
riserva dal suo governo, va ricordato che il testo
dell’ultimatum intimato da Vienna fu comunicato al
ministro degli esteri tedesco, Jagow (mentre
Guglielmo II era assente dalla capitale perché in
navigazione nel Mare del Nord) da Szogyeny quasi
a cose fatte: Berlino negligentemente nulla fece per
bloccarlo o moderarne i toni (3). Vienna fu reticente anche con il governo italiano: il nostro ministro
degli esteri Antonino di San Giuliano, avendone
intuito la deriva “bellicista”, si rese però conto dei
rischi per la pace europea e agirà per salvarla.
Quando il testo dell’ultimatum venne reso noto,
gravissimo fu lo sconcerto delle cancellerie europee
per i toni quanto mai aggressivi ed umilianti adottati nei confronti della Serbia. Iniziò così a circolare
la convinzione che essi fossero dipesi dal governo
tedesco allo scopo di provocare una crisi internazionale ed attaccare per primo.
Il 25 luglio il governo serbo con “un capolavoro
di evasività diplomatica” respinse l’ultimatum nel
termine ristretto di due giorni statuito perché la
Russia gli aveva garantito appoggi certi. Al termine,
infatti, di due consigli dei ministri presieduti dallo
IL NASTRO AZZURRO
Uno dei tanti incontri
Zar Nicola II, questi il 26 luglio autorizzava misure
militari (come il richiamo dei riservisti, lo schieramento di truppe di copertura sui fronti minacciati,
la dichiarazione dello stato di guerra nei distretti di
Varsavia, Vilna e Kiev…) prodromiche a una mobilitazione dell’esercito che avrebbe coinvolto necessariamente anche il confine con la Germania.
“Assumendo queste misure … la Russia aggravò la
crisi e aumentarono notevolmente le possibilità di
una guerra generale … Le mire sugli stretti (turchi
- n.d.a.) furono un elemento che contribuì a rafforzare la decisione di opporsi fermamente alla minaccia che gravava sulla Serbia” (4). Il governo russo si
faceva coinvolgere dalla prospettiva di una guerra
con l’Austria e quindi con la Germania nella speranza di poter finalmente raggiungere, grazie al sostegno di Serbia e Romania, gli stretti e quindi il
Mediterraneo (aspirazione storica di quell’Impero,
poi fatta propria dall’Unione Sovietica)!
Sul governo zarista agì da stimolo l’aperto sostegno concessogli da Poincarè, Presidente della
Repubblica francese, nel corso della visita di stato
svoltasi a San Pietroburgo il 23 e 24 luglio 1914.
Anche per il governo francese, dove era prevalsa la
posizione revanscista del ministero degli esteri, la
crisi balcanica poteva costituire quel “casus belli”
idoneo a provocare la Germania nella sua veste di
alleata dell’Impero asburgico e vendicare la sconfitta del 1870!
Vienna a sua volta, respinte le proposte di
mediazione avanzate dai governi inglese e italiano,
il 28 luglio dichiarava guerra alla Serbia dando
“ragione” ai settori estremisti della corte russa.
Dopo aver dato ordine alla mezzanotte del 29
luglio di procedere a una mobilitazione solo parziale dell’esercito nei distretti di Kiev, Odessa, Mosca e
Kazan, lo Zar nel pomeriggio del 30 cedeva alle
pressioni del suo ministro degli esteri Sazonov e
33
Il Kaiser Guglielmo II a consulto con Hindemburg
ordinava quella generale che costituirà “una delle
più gravi decisioni della Crisi di Luglio … e arrivò in
un momento in cui il governo tedesco non aveva
neppure dichiarato lo stato di pericolo di guerra”
(5), che in Germania corrispondeva alla misure
adottate dalla Russia già il 26 luglio, mentre
l’Austria-Ungheria era ancora ferma a una mobilitazione solo contro la Serbia. Ancora una volta il rinnovato incondizionato sostegno del governo della
Repubblica francese a San Pietroburgo ne favoriva
le pretese guerrafondaie panslave.
Il 31 luglio alle ore 13.00 il Kaiser ordinò lo
“Stato di pericolo di guerra” e, al rifiuto russo di
revocare la mobilitazione generale, il 1 agosto
dichiarò guerra all’impero zarista: questo nonostante i due sovrani si fossero scambiati freneticamente
diversi telegrammi, ultima vestigia di una diplomazia diretta oramai al tramonto, per cercare di arginare chi nelle rispettive corti faceva già rullare i
tamburi preparandone così il futuro crollo.
L’Inghilterra, che nessun impegno formale legava a Francia e Russia, se non delle conversazioni fra
i vertici militari, giocherà in questi drammatici frangenti purtroppo un ruolo alquanto ambiguo. Il suo
ministro degli esteri, Grey, ancora il 30 luglio incontrando l’ambasciatore austriaco a Londra Mensdorff
doveva dirgli: “Due strade opposte mi si consigliano: schierarci incondizionatamente dalla parte di
Russia e Francia, il che potrebbe impedire la guerra. Oppure dichiarare l’Inghilterra neutrale ad ogni
costo: ma neanche questo potrebbe impedire la
guerra”. Mentre i convogli militari partivano in
Europa per le frontiere, il governo inglese, cui gli
ambienti finanziari della City e l’opinione pubblica
(soprattutto l’aristocrazia di ascendenza germanica,
fra cui rientrava la Royal Family) avevano sollecitato il mantenimento della neutralità, il 29 luglio
approvava per fini precauzionali il concentramento
della flotta chiesto da Churchill, primo Lord
dell’Ammiragliato, che il 1 agosto ne ordinava
la mobilitazione senza l’assenso formale dell’esecutivo. Il 2 agosto il governo, sia pur diviso al
suo interno, compiva però dei passi cruciali
verso la guerra: Grey fu autorizzato a comunicare all’ambasciatore francese a Londra
Cambòn che, se la flotta tedesca avesse attraversato il Mare del Nord o la Manica per attaccare la costa francese, quella britannica ne
avrebbe garantito la protezione. Si statuì altresì
che una “sostanziale violazione” della neutralità
del Belgio da parte della Germania avrebbe
“costretto” l’Inghilterra ad “entrare in azione”.
Era chiaro che l’assunzione di tale impegno
determinava l’imminente discesa in guerra
della nazione insulare dato che Berlino aveva
chiarito che l’attacco contro la Francia passava
per l’invasione del Belgio.
La Germania, che il 3 agosto ha dichiarato
guerra alla Francia quale alleata della Russia,
perché così impone l’Alto Comando inchiodato
al famoso piano Schlieffen (battere subito il nemico
ad occidente per poi attaccare quello ad oriente), il
4 agosto invadeva il Belgio compiendo il più grossolano errore politico della sua storia e legittimando quanti la riterranno l’unica responsabile dello
scatenamento del conflitto: in serata l’Inghilterra le
dichiarava guerra. Il perché di questa decisione lo
si può trovare nella nota apposta da un alto funzionario del Ministero degli Esteri, Eyre Crowne, già il
25 luglio su un telegramma inviato dall’ambasciatore inglese a San Pietroburgo: ”Se la guerra dovesse
arrivare, e l’Inghilterra rimanesse in disparte, una
delle due seguenti cose dovrebbe accadere: o la
Germania e l’Austria vincono, sconfiggono la
Francia, e umiliano la Russia. Quale sarà la posizione di un’Inghilterra senza più amici? Oppure vincono la Francia e la Russia. Quale sarebbe allora il
loro atteggiamento verso l’Inghilterra? Cosa succederebbe in India e nel Mediterraneo?”.
L’intervento inglese a fianco dell’Intesa costituiva infatti sia un modo per vincolare a sé la Russia
negli scacchieri coloniali, di cui nessuno poteva
immaginare l’intrinseca debolezza e la pericolosa
deriva rivoluzionaria, che per contenere la dirompente crescita economica della Germania.
In quell’estate del 1914, fra le grandi potenze
solo l’Italia sapeva sottrarsi al fatale meccanismo
delle alleanze. Se ancora oggi il dibattito sulle
responsabilità della Grande Guerra infiamma la storiografia, certo è che nessuno fra i sovrani, i diplomatici o i capi militari poteva immaginare la svolta
“totale” che le operazioni belliche, durate oltre
quattro anni, costate un impressionante tributo di
vite umane e sterminate risorse e foriere della
“morte” di quell’antica e leggendaria Europa, avrebbero imposto agli Stati.
avv. Francesco Atanasio
(Presidente Federazione di Siracusa)
(1) I punti del tutto incompatibili con la sovranità della Serbia erano il 5° e il 6°: in base ai quali essa avrebbe
dovuto “accettare la collaborazione” di funzionari austriaci ”per la repressione del movimento sovversivo diretto contro l’integrità della Monarchia” asburgica e che avrebbero “preso parte alle indagini” sul territorio serbo
per accertare le complicità nell’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando.
(2) C. Clarks, I sonnambuli. Come l’Europa entrò in guerra, 2013, pag. 466.
(3) Bernard Von Bulow, già cancelliere dell’Impero dal 1900 al 1909, stigmatizzerà gravemente tale comportamento nelle sue memorie, che costituiscono tutt’oggi una delle opere più consultate sul periodo.
(4) C. Clarks, op. cit., pag. 525.
(5) Ibidem, pag. 549.
34
IL NASTRO AZZURRO
UNO ZAPPATORE PERTINACE
uand’ero ragazzino,
nell’avito camposanto di Ghedi, notavo
sempre un cenotafio a un
morto della Grande Guerra.
Le ricerche esperite per la
tesi di laurea sui ruoli matricolari dei bresciani combattenti in quel conflitto (oltre
50.000 quelli consultati), mi
hanno permesso, alfine, di
approfondire le vicende di
quel Carneade.
La strategia di Cadorna,
tesa a sfondare sul fronte
Giulio, aveva scatenato nel
1915 quattro offensive, fallite a causa delle caratteristiche della guerra di trincea,
delle posizioni formidabili,
dell’esperienza asburgica e
della speculare inesperienza
italiana. In circa sei mesi le
perdite in quel settore
ammontarono
a
oltre
172.000 uomini, tanto che a fine anno il Regio
Esercito si trovò in uno stato di collasso.
Fra le provate unità nel settore di Doberdò vi
erano il 124° e il 13° Fanteria, nei quali militò il caporale Angelo Tracconaglia da Ghedi, classe 1894, contadino. Molto probabilmente fu tra i più, ossia quelli
che non desiderarono la guerra, ma che, o per abitudine alla disciplina o per rassegnazione, si adattarono a farla. Nella sua scarsa corrispondenza
sopravvissuta, si notano alcuni leitmotiv dei carteggi
dei combattenti. Dopo le prime azioni, subentrò l’assuefazione, e il 16 agosto scriveva: «Ora che son già
abbituato nel sentire il tuono di cannoni di nostri
nimici, non mi fa più impresione». E della fame, sempre latente per le fatiche improbe affrontate, diceva:
«quei pochi soldi che mi avete mandato gli godo, col
bere qualche bicchier di vino e col compagnare un
pezo di pane e formaggio». Infine, il pensiero
costante dei propri cari: «Il conforto del soldato col
trovarsi sotto le armi, specialmente in questi momenti; è di ricevere notizie di casa, cioè dei nostri cari
genitori, è questo si può dire in generale, e specialmente di me [16-VIII] – Sara una fortuna per me se
potrò venire trovarvi. Non potete immaginare il
desiderio che ò di venire a trovarvi [13-XI]».
Promosso intanto caporal maggiore, a novembre
passò in un’unità zappatori, teste d’ariete negli
assalti, rafforzatori di trincee e ricoveri nelle tregue.
A dicembre, cessate le offensive, fu aggregato alla
1^ Compagnia Zappatori di Fanteria della 14^
Divisione, incaricata della fortificazione delle poche
posizioni conquistate, affatto sprovviste di ripari. La
prospettiva consolava un po’ Angelo, che rassicurava
i genitori: «Abbiamo pure questa bella speranza di
Q
non andarci più in trincea e
nemmeno in prima linea a
combattere».
Nel nuovo incarico profondeva tutto l’impegno,
tanto che del suo ufficiale, il
capitano Baricco, sosteneva:
«ci sono ben voluto e mi vuol
bene che non si puo immaginare io poi faccio altretanto
per farmi voler bene».
Fino alla grande offensiva d’agosto, nel 1916 il
fronte del basso Isonzo fu
animato solo da alcune
azioni locali, talora molto
cruente. Il 15 maggio la 1^
Compagnia (20 uomini fuori
combattimento) partecipò al
contrattacco
del
Nizza
Cavalleria che respinse unità
della 187^ Brigata Imperiale,
irrompenti all’Adria Werke
(Monfalcone). Invece, il 13
giugno si trovava a q. 93
(già attaccata il 15 maggio), dove Angelo stava
eseguendo lavori di rafforzamento. Quel giorno vi fu
un altro tentativo avversario – non citato nel bollettino di guerra italiano – in cui Angelo morì per ferite
multiple di schegge alla testa. Per la sua pertinacia
nel resistere, ebbe la Medaglia d’Argento alla memoria, così motivata: «Incaricato di costruire un trinceramento a brevissima distanza dal nemico, e assalito
improvvisamente da forze superiori avanzantesi con
lancio di bombe, opponeva un’ostinata resistenza sul
posto assegnatogli, impedendo all’avversario di
giungere sulla linea di difesa. Ferito, incoraggiava
ancora i suoi dipendenti a tener fermo, finché
Cadeva colpito a morte».
Il cadavere, recuperato poco dopo, fu tumulato a
Monfalcone nel cimitero della Brigata “Napoli”. La
consegna ai familiari della Medaglia al Valor Militare
avvenne nella solenne cerimonia – vero e proprio rito
civile – tenutasi nella caserma di via Tartaglia a
Brescia il 20 settembre 1917, allora festa nazionale.
La madre Giacomina Zanetti, desolata come tante
altre, nel 1926 percepiva la pensione di guerra, mentre i resti della sua creatura furono traslati nel paese
natio nel 1924. E ancora oggi, quel cenotafio promana i riverberi, come fatale sempre più tenui, della
vicenda di questo figlio della terra bresciana, che
nulla chiese ma che tutto diede nella grande prova:
«Pace e gloria al prode cap. maggiore Tracconaglia
Angelo ventiduenne caduto eroicamente sul Carso il
13 giugno 1916 Genitori e fratelli dolenti Q.M.P.».
dott. Emanuele Cerutti
(Fed.ne Brescia - Sez. Montichiari)
Fonti e bibliografia
Archivio di Stato di Brescia, Fondo Carteggi e Distretto Militare di Brescia
Anagrafe Comune di Ghedi, atti di morte 1916
«La Provincia di Brescia»
Ministero della guerra, L’esercito Italiano nella grande guerra (1915-1918)
Ass. Naz. Combattenti di Ghedi, Comitato pro monumento Caduti di Ghedi, Biografia dei Caduti per la guerra
1915-18 appartenenti al Comune di Ghedi.
IL NASTRO AZZURRO
35
PARLIAMONE ANCORA
a cura del gen. Antonio Daniele, direttore
responsabile de “Il Nastro Azzurro”
E-mail: [email protected]
Eg. Gen. Antonio Daniele,
... in questo particolare momento ... l’Unione Europea è messa in discussione
per vari motivi: Non avrebbe garantito quella uguaglianza fra i cittadini, almeno
sul piano economico né avrebbe sviluppato l’aggregazione fra i popoli ... tanto da
sentir parlare di uscita dall’Unione. Già alcuni Paesi non aderiscono alla moneta
unica ed altri non aderirono al trattato di Schenghen. ... assistiamo a ... Paesi che,
pur non manifestandolo chiaramente, mal sopportano sul proprio territorio cittadini islamici che, a loro parere, potrebbero essere potenziali terroristi. ... non ultimo l’arrivo sul nostro territorio, tramite i “viaggi della speranza”, d’infiltrazioni
delinquenziali e terroristiche. È da sottolineare la mancanza di una politica di accoglienza comunitaria che vede in grande difficoltà l’Italia, perché avamposto per lo
sbarco dei tanti che “in buona fede” arrivano sulle nostre coste per crearsi un’opportunità di lavoro e ritrovare, “a ragione” la loro dignità. Su quest’ultimo aspetto
sono pienamente concorde e favorevole ai migranti perché non dimentico quello che siamo stati. ... i
migranti devono essere accolti ma distribuiti in tutti i Paesi dell’Unione. ...
Appartenere all’Europa Unita è anche la condivisione di partecipare ad una “Democrazia Comunitaria”,
non potendo negare che molti non hanno maturato o non danno l’impressione di aver maturato i principi
liberali che permeano tanti Paesi della vecchia Europa. Oggi è legittimo che tanti Paesi, specie quelli provenienti dal ex blocco dell’URSS (Paesi solidi e floridi ridotti all'estremo ancora oggi versano in quello stato)
ne facciano parte, ma occorre che ... Paesi, in possesso di materie prime e tecnologie avanzate non premano il piede su quello del vicino in modo da frenargli qualsiasi spinta in avanti. È il caso della Germania che
soffoca l’economia di tanti Paesi tra cui l’Italia. E della Germania non possiamo dimenticare che essa sconfitta nella prima guerra mondiale, non appena si riorganizzò, e lo fece in fretta, iniziò una nuova guerra che
ha portato a questa nuova Europa. Oggi, ... la guerra viene portata avanti ... schiacciando economicamente l’altro ... Vi è poi l’aspetto delle Banche che determinano l’andamento economico di tanti Paesi e decidono cosa deve farsi. In effetti siamo nelle mani di banchieri e capitalisti che poi sono la stessa cosa. Non ultimo in TV ho ascoltato che alcuni prodotti, pur se nocivi per la salute dell’uomo, se consumati abbondantemente o confezionati con prodotti a volte scadenti, determinano danni: parlo delle patatine fritte che tanto
piacciono ai piccoli ... l’elenco è lungo e l’Europa dovrebbe crescere per il “bene comune” se vi fosse un’Etica
Comune. Mi fermo. Buon lavoro e Cordiali saluti
arch. Pasquale Campo
(Federazione di Napoli)
Egr. arch. Campo,
prima di addentrarmi nel commento della sua lunghissima lettera, mi scuso per averla dovuta ridurre drasticamente. Spero di essere riuscito a mantenere integro il senso ed il significato dei numerosi argomenti che lei, nell’ambito del concetto di Europa Unita, ha voluto toccare. Il tema è vasto e stimolante e però la limitatezza dello spazio
a disposizione mi costringe ad essere alquanto schematico nell’esposizione delle opinioni e dei commenti.
Per prima cosa vorrei sottolineare che l’uguaglianza di cui tutti i leader politici dell’epoca moderna parlano ed
hanno parlato è solo una chimera. Il vero valore che può essere perseguito fino a riuscire a trasformarlo da ideale a
realtà è l’equità: nelle regole, nelle situazioni, nei giudizi, nelle retribuzioni, ecc.
L’equità è un parametro che stabilisce una corretta giustizia nelle inevitabili ed ineliminabili differenze espresse
da ognuno di noi in tutti i campi della vita. Inseguire la chimera dell’uguaglianza invece è inutile e fa nascere speranze pericolose perché sicuramente destinate ad essere disilluse. E questo è il logico motivo per cui chi ha presentato l’Unione Europea come un progetto politico per creare l’uguaglianza (non l’equità) tra i cittadini europei, ha venduto moneta falsa, ha illuso chi voleva crederci, non è riuscito poi a ottenere nulla di lontanamente paragonabile ad
una sia pur minima sorta di egualitarismo e ora ne raccoglie le ovvie conseguenze negative, interpretate dall’euroscetticismo imperante non solo nel nostro Paese.
Ciò nonostante, l’Europa esercita sempre il suo fascino su tutto il mondo: è stata la culla della civiltà occidentale, nata dal Mediterraneo; è stata il motore dell’economia dell’intero pianeta fino alla seconda guerra mondiale,
dopodiché è stata soppiantata in questa funzione dagli Stati Uniti d’America. Ciò è potuto accadere non tanto e non
solo perché gli USA hanno messo in campo dopo la guerra la loro potenza economica praticamente intatta, a fronte di un Europa semidistrutta dagli eventi bellici, quanto grazie al fatto che il Vecchio Continente si è trovato spaccato in due a seguito delle decisioni prese di comune accordo dai “Quattro Grandi” a Yalta: in pratica, per “punire”
la Germania, è stata punita tutta l’Europa.
L’Unione Europea quindi è potuta nascere solo in quella che era l’Europa Occidentale fino al 1991, quando si è
sciolto il Patto di Varsavia. Dopo tale grande cambiamento, l’Unione si è potuta estendere anche ai Paesi dell’ex blocco orientale, che però hanno portato con loro il gravissimo ritardo socioeconomico generato da quarant’anni di
comunismo. Il forte squilibrio tra l’oriente e l’occidente d’Europa ha posto le premesse per una grande migrazione
interna, inizialmente “irregolare”, comunque considerata accettabile. Ma l’Europa ora subisce una pressione migratoria, senza precedenti nella storia moderna, generata dalla differenza abissale tra le condizioni di vita nel continente africano e quelle europee. Tale pressione, se lasciata libera di svilupparsi, non porterà benessere diffuso per i cosid-
36
IL NASTRO AZZURRO
detti “migranti”, ma abbasserà e di molto il livello di benessere europeo, raggiunto a prezzo di grandi sacrifici e di
forte impegno sociale ed economico dopo le terribili distruzioni dell’ultimo conflitto mondiale. Non si tratta di un
concetto astratto, ma di un semplice calcolo tra la disponibilità di risorse, già adesso insufficienti, come evidenziato
dal perdurare della crisi economica, e l’ipotizzabile incremento degli utilizzatori di tali risorse. Poco importa se i cosiddetti “migranti” potranno fornire il loro lavoro, dato che in massima parte essi non hanno neppure il minimo di conoscenze tecniche e pratiche per poter tentare di integrarsi nel mondo del lavoro europeo. Quali le conseguenze? Che
essi, a totale differenza dei migranti provenienti dall’est Europa, sono solo in grado di svolgere dei “non lavori”. I più
fortunati, si fa per dire, riescono a trovare ingaggi stagionali come braccianti agricoli o talvolta manovali nell’edilizia, gli altri vengono indirizzati, quasi sempre sotto il controllo della criminalità organizzata, a quei servizi inutili, ma
costosi per la comunità, come i pulitori di parabrezza ai semafori, i venditori di rose nei ristoranti e altri “impieghi”
di cui la nostra società farebbe tranquillamente a meno ... guadagnandoci.
Da ciò si deduce l’ovvio comportamento europeo che cerca di frenare in ogni modo questo flusso migratorio, ad
eccezione dell’Italia, totalmente compresa nella parte del boy scout internazionale, col risultato che l’ondata di migrazione crescente ed inarrestabile dall’Africa si sta convogliando quasi esclusivamente verso il nostro Paese. Nei riguardi del fenomeno, l’opinione pubblica italiana è fortemente divisa: taluni vorrebbero “accogliere” tutti, tal’altri mal sopportano le evidenti conseguenze di una politica confusa e velleitaria secondo la quale non sembra esserci differenza tra i “migranti irregolari” africani e l’emigrazione italiana di mezzo secolo fa verso le Americhe, la Germania, la
Svizzera, il Belgio, ecc ... Quella era certamente triste, ma sempre perfettamente rispettosa delle leggi e delle regole
di quei paesi dove i nostri emigranti giungevano tutti con regolare visto sul passaporto. La migrazione “irregolare”
dei barconi provenienti dal nord Africa è essenzialmente un’attività fuori legge che sta rendendo soldi a palate alle
organizzazioni criminali che la gestiscono e l’Italia sta favorendo in tutti i modi tali organizzazioni con una condotta
politica a dir poco schizofrenica: da un lato (i consolati italiani in Africa) eccessivamente rigorosa e lenta nell’applicare le regole, dall’altro (le coste di Lampedusa e della Sicilia) assurdamente “buonista” nell’applicare a chi le viola
platealmente i controlli di frontiera. Il comportamento italiano che riduce tali controlli ad un pro forma soprattutto
nei confronti degli immigrati “irregolari”, è considerato a rischio dall’Europa. Infatti, quando un “viaggiatore” supera la frontiera di un paese europeo qualsiasi, può poi spostarsi in tutta l’Unione, dove le frontiere non esistono più.
Un discorso aggiuntivo è necessario per quanto riguarda il comportamento, tipico degli islamici che, emigrando
in Europa, non solo si portano dietro la loro tradizione cultuale e religiosa, cosa sacrosanta, ma pretendono anche
di soppiantare la nostra, cosa invece assolutamente inaccettabile. Eppure, in nome di un non meglio specificato
senso di “uguaglianza”, troviamo europei (soprattutto italiani) pronti a rinunciare alla propria cultura e tradizione in
nome di un male interpretato senso di “accoglienza”. Da qui aberrazioni come la diatriba, di qualche anno fa sul crocefisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici, oppure quella da lei citata sul velo si o velo no per le donne.
Sui “... potenziali terroristi ...” vorrei spendere solo una considerazione: sono oltre trent’anni che il terrorismo
internazionale è di matrice islamica, ne conosciamo bene anche le ragioni ideologiche e politiche; per quale motivo
dobbiamo trasecolare se qualcuno ipotizza che, in un flusso massiccio e quasi incontrollato di gente che immigra in
maniera, lo sottolineo, irregolare, ci potrebbero essere tentativi di infiltrare clandestinamente dei terroristi?
Ecco che alcuni paesi hanno sospeso gli accordi di Shengen verso l’Italia e l’Europa intera non fa mistero della
propria diffidenza nei confronti del nostro Paese, glissando sulla nostra richiesta di condividere il “peso” dell’immigrazione.
Il problema, secondo me, va visto da una prospettiva completamente ribaltata: chi sbaglia siamo noi, non
l’Europa! Per capire meglio la profonda differenza di atteggiamento tra l’Italia e il resto d’Europa, facciamo una semplice considerazione: la traversata dalla Libia all’Italia è lunga circa 300 km, la traversata dello Stretto di Gibilterra è
di poco più di 10 chilometri. Ma l’immigrazione in Spagna proveniente dal Marocco è estremamente ridotta. Perché?
Semplice: la Marina Spagnola “può” sparare sulle imbarcazioni che violano non autorizzate le acque territoriali iberiche, quella italiana è autorizzata solo a “soccorrere” chi viola le acque territoriali italiane!
Per quanto riguarda la Germania, accusata di fare la guerra economica al resto dell’Europa. Potrei rimanere ai
fatti affermando che l’Italia ha sottoscritto nel 1992 il Trattato di Maasticht, che prevedeva l’ingresso nell’Euro entro
il 2001 a patto che il rapporto Debito/PIL fosse per tutti i paesi pari a non più del 60%. All’epoca della firma tale rapporto per il bilancio italiano era intorno al 90%, ma il nostro governo, invece di approfittare del più lungo periodo
di espansione economica della storia per “rientrare” al 60%, ha utilizzato per 10 anni consecutivi solo l’altra norma,
quella dello sforamento del 3% in più all’anno (prevista per le situazioni di grave emergenza economica, come l’attuale) per finanziare ... gli sprechi. Ora che il nostro debito è ha superato il 130% del PIL (più del doppio del previsto) si vorrebbe che la Germania, si accolli anche i debiti italiani, greci e spagnoli. Saremmo noi disposti a farlo, a
parti invertite?
Passando dalla semplice analisi dei fatti all’analisi della situazione complessiva, l’Europa sta scontando l’errore iniziale di aver voluto creare un’unione monetaria senza darsi una vera politica comune. Ora se ne parla, senza indicare una direzione, ma solo ipotizzando correttivi che sembrano più palliativi che la via vera alla soluzione dei problemi europei. La ragione di fondo credo che sia da ricercarsi in quanto scrissi in un mio articolo pubblicato sul n.°
1/2012: “... gli stati europei sono pronti a rinunciare a parti importanti della propria sovranità a favore di un governo sovranazionale? ...” Secondo me, no.
Per quanto riguarda i luoghi comuni che si stanno diffondendo sulle banche e i banchieri, forse non ci rendiamo
conto che le banche siamo noi. Se una banca fallisce, tutti i “clienti”, cioè tutti quelli che come ognuno di noi, mettono il proprio stipendio, la propria pensione, i proprio risparmi, nel conto corrente, il giorno dopo sono “nullatenenti”.
I cambiamenti dovrebbero venire dalla politica. Faccio un esempio: se un cittadino americano chiede un mutuo
per l’acquisto della casa, la banca lo concede previa ipoteca sulla casa e ... basta. Se un cittadino italiano chiede il
mutuo sulla casa, la banca non si accontenta dell’ipoteca, ma vuole anche un sacco di altre garanzie sulla solvibilità
del contraente. Perché? Perché negli USA per far valere il diritto di ipoteca basta una sola seduta dal giudice della
contea, in Italia ci vogliono anni, tanti anni.
Concludo solo con un cenno al sensazionalismo spicciolo di certe notizie. I controlli sui generi alimentari sono
continui, quasi feroci. Se qualcosa non va viene presto individuata, quindi i media, invece di spargere panico, farebbero bene ad evidenziare l’efficacia dei controlli, senza la quale le notiziole sulle confezioni delle patatine non si
saprebbero.
IL NASTRO AZZURRO
37
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
AREZZO
BOLOGNA
Le celebrazioni del 25 aprile sono iniziate con la
deposizione delle corone d’alloro al monumento,
all'ingresso del cimitero urbano, che ricorda i 792
Caduti di Arezzo. Don Carlo Volpi ha poi officiato il
rito religioso nella Chiesa di San Bernardo, seguito
dalla deposizione delle corone al Sacrario dei Caduti
di via dell'Anfiteatro alla presenza delle Autorità
Istituzionali. Le celebrazioni sono poi proseguite a
Poggio del Sole, davanti alla Prefettura, per la cerimonia dell'alza Bandiera e la deposizione di altre corone
d’alloro cui hanno fatto seguito gli interventi del sindaco Giuseppe Fanfani, del Presidente della Provincia
Roberto Vasai e del cav. Stefano Mangiavacchi,
Presidente della Federazione di Arezzo che ha ricordato il Valore delle Forze Armate nella guerra di
Liberazione ed il sacrificio dei militari internati nei
campi di prigionia.
La Federazione di Bologna ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– il l aprile, il Vice Presidente, ten. Davide Nanni, ha
presenziato col Medagliere, presso la Scuola Media
"L. C. F. Arini" alla giornata di studio dal titolo
"Oggetti e racconti della grande guerra". La
Dirigente Scolastica, dott.ssa Massaro, ha ringraziato il Nastro Azzurro ed ha consegnato un attestato
di
ringraziamento
del
Ministero
dell’Istruzione a nome del ten. Davide Nanni per il
suo intervento esperto;
– il 6 aprile presso la splendida chiesa del Corpus
Domini, si è tenuto un concerto, organizzato dalla
Federazione di Bologna in collaborazione con la
Sezione UNUCI della città, dal Comune di
Monzuno
e
dalla
Corale
Aurelio Marchi,
con l'Ensemble
di Fiati della
B a n d a
Bignardi, sempre
del
Comune
di
Monzuno, per
la raccolta di
fondi necessari
al
restauro
della Croce di
Montevenere ,
simbolo,
in
Comune
di
Monzuno, dei
Caduti di tutte
le guerre. Dopo
la presentazione della serata,
da parte del
Presidente cav.
rag. Giorgio Bulgarelli e prima dell'inizio del concerto, hanno preso la parola il sindaco di
Monzuno dott. Marco Mastacchi ed il parroco rev.
don Aldo Calanchi, ringraziando il numeroso pubblico per la partecipazione all'evento, ed in particolare la Federazione di Bologna per la lodevole
iniziativa;
– il 15 aprile, presso la Caserma “Mameli”, sede del
Comando Brigata Aeromobile "Friuli", è stata celebrata una S. Messa alla memoria del Comandante
dell'Aviazione
dell'Esercito,
gen.
C.
A.
Giangiacomo Caligaris e del cap. pil. Paolo Lozzi,
deceduti in un incidente aereo con un elicottero
AB-206. Presenti i familiari dei Caduti, le Autorità
Civili e Militari e le rappresentanze delle
Associazioni Combattentistiche e d'Arma di
Bologna. Per la Federazione, il Presidente cav. rag.
Giorgio Bulgarelli ed i Consiglieri gr. uff. Marco
Bettoli e ten. Lorenzo Bulgarelli; per il Comitato
Dame Patronesse la sig.ra Luciana Tiziani. Il
Medagliere dell'Istituto era scortato da rappresentanti dell'Associazione Nazionale Granatieri di
Sardegna. Il gen. B. Antonio Bettelli ha ricordato
con grande commozione le figure dei due Caduti.
AI termine della S. Messa il gen. Bettelli ha stretto
a se i familiari presenti;
– il 9 maggio, la Federazione di Bologna, rappresen-
Arezzo: celebrazione del 25 aprile
ASTI
La Federazione ha partecipato al Precetto
Pasquale.
Asti: Precetto Pasquale
BIELLA
il Consiglio Direttivo dell'Associazione Nazionale
delle Voloire (Reggimento Artiglieria a Cavallo), riunitosi il 5 Maggio 2014, ha nominato Coordinatore
dell'Associazione per il Piemonte il Presidente della
Federazione di Biella, dott. Tomaso Vialardi di
Sandigliano.
38
IL NASTRO AZZURRO
tata dal Presidente cav. rag. Giorgio Bulgarelli e
dal Vice Presidente ten. Davide Nanni, ha presenziato alla cerimonia svoltasi presso la Caserma
“Mameli”, per il 153° Anniversario dell’Istituzione
dell'Esercito Italiano. Il Medagliere della
Federazione è stato portato da un rappresentante
della Associazione Nazionale Granatieri di
Sardegna, affiancato dal Vice Presidente ten.
Davide Nanni. Ha presieduto il Comandante
Militare Esercito Emilia Romagna gen. D. Antonio
De Vita (Socio Onorario del Nastro Azzurro) alla
presenza di Autorità Civili, Militari e Religiose e
delle
rappresentanze
delle
Associazioni
Combattentistiche e d'Arma.
BRESCIA
Sez. Molinetto
Il 2 maggio, la Sezione di Molinetto ha partecipato all’inaugurazione del Monumento “Al Carabiniere”
a Gavardo (BS) su invito dell’Associazione Nazionale
Carabinieri Sezione Gavardo-Villanuova, presenti il
Commissario comm. Annibale Gabusi, Alfiere sig.
Giacomo Spranzi, e il socio v. brig. Fausto Bontempi
COMO
Nel corso del 2013 la Federazione di Como ha
organizzato diverse manifestazioni, tra le quali la
pubblicazione del libro "Le Medaglie d'Oro al Valore
del Territorio Comasco" e, in occasione del trentesimo
anniversario della morte dell'ultimo Re d'Italia,
Umberto II, un viaggio all’Abazia di Altacomba, in
Francia, dove è sepolto, con la partecipazione della
Delegazione di Como dell'Istituto Nazionale per la
Guardia d'Onore alle RR. TT. del Pantheon.
La Federazione ha anche partecipato con il Labaro
alle seguenti manifestazioni:
– 18 gennaio: 144° di Fondazione del Corpo di
Polizia Locale;
– 26 gennaio: “Dispersi in guerra” organizzata
dall'Ass. Naz. Alpini;
– l0 febbraio: Giornata del Ricordo per la Venezia
Giulia e Dalmazia;
– 3 marzo: 60° Anniversario dell'Unione Nazionale
Mutilati per Servizio;
– 15 marzo: Precetto Pasquale organizzato dalla
Guardia di Finanza;
– 21 aprile: Commemorazione della Battaglia di
Capo Matapan;
– 25 aprile: 68° Anniversario della Liberazione;
– 5 maggio: Nuova intitolazione dell'Associazione
Carabinieri di Como;
– 18 maggio: 161° Anniversario di Fondazione della
Polizia di Stato;
– 25 maggio: Inaugurazione Recupero Batteria di
Cordina organizzata dall'Associazione Nazionale
Alpini;
– 26 maggio: 154° Anniversario della Battaglia di
San Fermo;
– 2 giugno: Festa della Repubblica;
– 9 giugno: Inaugurazione Sezione di Turate
dell'Associazione Nazionale Alpini;
– 16 giugno: Raduno degli alpini a Cantù;
– 15 luglio: 32° Anniversario del sacrificio del brigadiere di P. S. L. Carluccio;
– 2 luglio: INTERARMA Interprovinciale della Pace a
San Fedele d'Intelvi;
– 6 agosto: 68° Anniversario bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki;
– 24 settembre: Festa della Guardia di Finanza;
IL NASTRO AZZURRO
–
–
6 ottobre: Corteo INTERARMA;
31 ottobre: Rifacimento lapidi per due Decorati di
Medaglie d'Oro di Como;
– 2 novembre: Cerimonia dei Caduti;
– 4 novembre: Festa dell'Unità Nazionale e delle
Forze Armate;
– 9 novembre: Messa in suffragio degli Alpini
Caduti;
– 21 novembre: Festa della Virgo Fidelis Patrona
dell'Arma dei Carabinieri;
– 8 dicembre: Corteo Associazione Artiglieri, Genieri
e Trasmettitori;
– 9 dicembre: 70° Anniversario Battaglia di
Montelungo;
– 14 dicembre: Festa della B. V. Maria di Loreto
Patrona degli Aviatori.
Inoltre ha partecipato senza Labaro ai seguenti
convegni:
– 16 febbraio: INTERARMA;
– 15 aprile: INTERARMA;
– 20 aprile: INTERARMA;
– 18 maggio: INTERARMA;
– 28-29 maggio: "Contrabbando a Como" organizzato dalla Guardia di Finanza;
– 24 novembre: Assemblea UNUCI;
– 6 dicembre: “Operazione Sorriso” organizzata
dall’Associazione Nazionale Alpini.
LATINA
La Federazione di Latina ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– l’8 aprile, ha presenziato, nel porto di
Civitavecchia, alla cerimonia di rientro in Patria
del 30° Gruppo Navale, guidato dall'amm. D.
Paolo Treu. La missione, di cinque mesi, è stata di
carattere umanitario e ha visto l'impiego degli
equipaggi delle navi Cavour ed Etna. La
Federazione pontina, guidata dal Presidente
Stefano Millozza e dal Segretario Giuseppe Gaeta,
ha portato il caloroso "Bentornati a casa" del
Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani,
e di tutti gli Azzurri. La visita si è conclusa con lo
scambio dei Crest su nave Cavour, il cui
Comandante, c. v. Luca Conte, ha voluto personalmente firmare e consegnare alla delegazione
di Latina;
– nel mese di maggio, la Federazione di Latina ha
incontrato insegnanti e studenti del 5° anno, prossimi all’esame di Stato, del plesso scolastico di via
Giulio Cesare, per ringraziarli del restauro di un'opera d'arte facente parte del patrimonio artistico
culturale del Nastro Azzurro e dell'intera comunità
pontina. Il saluto portato dalla vice preside, in
sostituzione della Dirigente, prof. ssa Tufo, ha evidenziato le problematiche generali del Liceo. Il
prof. Lisi, responsabile del team di lavoro, ha spiegato le varie fasi di ricostruzione dell'opera d'arte
e certificato il lavoro eseguito dai giovani restauratori. Il Presidente della Federazione, Stefano
Latina: incontro con gli studenti del plesplesso scolastico via Giulio Cesare
39
Millozza, e il Segretario Giuseppe Gaeta, dopo l’incontro con gli artefici del restauro, Gianni Gabrielli
e Mirko Cardinali, vincitori tra l'altro del 2° premio
al concorso di pittura per il "Bicentenario
dell'Arma dei Carabinieri", Greta Cosmin e
Amerigo Aceto, anch'essi partecipanti al concorso,
hanno elogiato i giovani diplomandi e premiato
tutti con Attestati di Benemerenza.
MESSINA
–
La Federazione di Messina ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– il 15 aprile, Precetto Pasquale Interforze: alcuni
soci della Federazione e del Comitato delle Dame,
ha preso parte, in Cattedrale, alla S. Messa officiata dall’arcivescovo metropolita, mons. Calogero La
Piana;
– il 25 aprile, ha presenziato nella Piazza
dell’Unione Europea di Messina, alla celebrazione
del 68° anniversario della Liberazione, durante la
quale, come di consueto, sono state deposte corone di alloro al monumento dei Caduti.
–
Messina: 68°
anniversario
della Liberazione
NAPOLI
La Federazione di Napoli ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– ha organizzato una visita a Firenze ed al
Carnevale di Viareggio. I partecipanti hanno
molto apprezzato le bellezze artistiche del capoluogo toscano e l'interessante sfilata dei carri
allegorici che hanno proposto in chiave satirica
temi politici e sociali d'attualità. L’organizzazione
è stata curata dal m.llo Pietro Caputo, Segretario
Tesoriere della Federazione e dal Presidente col.
Pasquale Parente. Il preside Pasquale Campo ha
illustrato i luoghi ed i monumenti anticipando
già durante il viaggio in pullman brevi interven-
–
–
Napoli: gita sociale a Firenze e Viareggio
–
40
ti. Tra i partecipanti i coniugi Anna e Rocco Pace,
Raffaella e Luigi Valerio, Pietro Milone, i coniugi
Mariarosaria e Leonardo Manzo, i coniugi Teresa
e Lorenzo Grasso, i coniugi Carmen e Alfredo
Morgillo, i coniugi Carolina e Luciano Caputo,
l’arch. Salvatore Bianco, la sig.na Annalisa
Arvotti, la sig.ra Giuseppina Monaco, il sig.
Biagio Di Napoli, le sig.re Maria Femiano e
Rosanna Varriale, il m.llo Maraglino, i coniugi
Adele e Piero La Noce;
ha partecipato con il Labaro alla conferenza del
Consigliere preside arch. Pasquale Campo, presso
la sede dell’UNUCI di Napoli, sul tema "Le
Architetture del Silenzio” ovvero “I Sacrari Militari
della 1a e 2a Guerra Mondiale”. Un escursus storico dalla loro nascita fino alla realizzazione delle
maestose architetture: da quella del Monte
Grappa, a quella di Redipuglia, a Mignano
Montelungo ed ai tanti Sacrari d’Italia nonché a
quelli in Terra straniera tra cui El Alamein ed a
quelli stranieri sul nostro suolo. Erano presenti
oltre al Presidente dell’UNUCI gen. C.A. Franco de
Vita e diversi Consiglieri, il Presidente della
Federazione col. dott. Pasquale Parente, molti
Consiglieri, Soci, amici e autorevoli personalità
militari e l’on. Gennaro Alfano. Un folto pubblico
ha tributato elogi all’oratore.
il 12 aprile la Federazione, nell’ambito delle attività socio culturali promosse a favore degli iscritti,
ha organizzato una visita alle testimonianze
archeologiche, artistiche e scientifiche dei Campi
Flegrei aperta dall'illustrazione da parte del
Presidente della Federazione col. Pasquale
Parente delle attività svolte a favore dei Soci. Sono
stati visitati l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, il
Castello di Baia edificato da Alfonso d’Aragona, re
di Napoli, nel sito dove già sorgeva la villa di
Cesare (oggi sede del “Museo Archeologico dei
Campi Flegrei”), e la “Solfatara” di Pozzuoli.
L’escursione è stata illustrata dal preside Pasquale
Campo per la parte artistica, archeologica e naturalistica e dal prof. Vincenzo Illiano per la parte
scientifica, inoltre, è stata arricchita dagli interventi della prof.ssa Caterina Di Salvo e del prof.
Fortunato Rossi. L’intera organizzazione è stata
curata dal Segretario della Federazione m.llo
Pietro Caputo, dal preside Campo e dal col.
Pasquale Parente;
ha partecipato, presso l’Accademia Aeronautica di
Pozzuoli, alla cerimonia del Giuramento e
Battesimo del corso “Rostro 4°”con il Labaro, issato dal s. ten. Luigi Sabella MAVM, storico Alfiere
della Federazione, e la scorta dell’aiutante Nicola
Liccardo e del m.llo Carlo Giuliano;
il 25 aprile, ha partecipato col Labaro, issato dal s.
ten. Luigi Sabella MAVM, e il Presidente col. dott.
Pasquale Parente, alla cerimonia in onore di Salvo
D’Acquisto MOVM, con deposizione della corona
d’alloro del Comune di Napoli, rappresentato dal
sindaco dott. Luigi De Magistris, presso il
Monumento all'Eroe eretto in piazza della Carità e
alla commemorazione dei Caduti di tutte le guerre
che riposano nel mausoleo di Posillipo;
ha partecipato, con Labaro e scorta, a varie cerimonie commemorative svolte a Castellammare di
Stabia e Sorrento, curate dal Direttivo
dell’Associazione Marinai d’Italia ed in particolare
dal dott. Antonio Cimmino, Socio della
Federazione e membro del Collegio Sindacale. Alle
cerimonie sono intervenuti il Presidente col. dott.
Pasquale Parente, il m.llo Pietro Caputo,
Consigliere e Segretario della Federazione, il
Consigliere Pasquale Campo e diversi Soci.
IL NASTRO AZZURRO
–
l’8 maggio, presso la sede dell’UNUCI, il Preside
Pasquale Campo ha tenuto una conferenza sul
“Nastro Azzurro” illustrando, tra l’altro, la vita dei
due fondatori: la MOVM Ettore Viola e il pittore
Maurizio Barricelli, Decorato al Valor Militare.
L’excursus ha evidenziato il motivo della nascita
dell’Istituto, il suo adeguamento allo svolgersi
dei tempi, la sua attuale attività anche di sostegno materiale ai più disagiati e, principalmente,
il ricordo di quanti si son distinti con eroiche
imprese ed hanno donato anche la vita per la
gloria della Patria. Il relatore, tra le tante pregevoli iniziative attuate dall’Istituto, ha sottolineato
la costituzione l’Archivio informatico dei Decorati
al Valor Militare. Il Preside Campo ha fatto cenno
alle principali tematiche affrontate sul periodico
“Il Nastro Azzurro”, ha inoltre ricordato la gravità
del furto della Medaglia d’Oro di Ettore Viola ed
il gesto di alto Valore morale della sig.ra Palma
Viola, moglie dell’Eroe, di donare una copia della
Medaglia d’Oro al Museo del Vittoriano, sottolineando come sia mancata una semplice parola di
ringraziamento da parte del Vice Direttore del
Museo. La Conferenza ha riscosso lusinghieri
consensi tra cui quelli espressi dal gen. C.A.
Franco de Vita Presidente dell’UNUCI e
Presidente Onorario della Federazione del
“Nastro Azzurro” e dal col. dott. Pasquale
Parente, Presidente della Federazione di Napoli,
che ha inoltre ringraziato l’UNUCI per il “gemellaggio” di fatto determinatosi tra i due sodalizi. Il
conferenziere è stato presentato dal dott.
Giovanni Grimaldi, già cadetto della Nunziatella
e funzionario emerito delle “ Assicurazioni
Generali”, di cui il comandante Giorgio Zanardi è
stato Direttore Generale. Il dott. Grimaldi ha
letto alcune lettere di elogio inviategli a suo
tempo dal comandante Zanardi. Erano presenti
varie Associazioni d’Arma e tantissimi Soci del
Nastro Azzurro.
PALERMO
Il 23 aprile, a Catania presso la caserma
“Sommaruga”, sede del 68° Reggimento Fanteria
“Sicilia”, la Sezione dell'Associazione Arma di Cavalleria "Cavalleggeri di Catania 22°, ha celebrato la
festa dell'arma. Presente anche il gruppo ANAC
Cavalleggeri di Palermo 30°, con il Consigliere
Nazionale 1° cap. Francesco Borgese ed i soci comm.
dott. Ugo Frasconà de Figueroa Presidente della
Federazione di Palermo del Nastro Azzurro ed il Vice
ten.
Presidente
cav.
Francesco
Fiore.
La messa in
onore
di
San
Giorgio è stata
officiata nella cappella della caserma alla presenza
degli
stendardi
delle Associazioni
di Catania e di
Palermo e del
Medagliere della
Federazione.
Il
P r e s i d e n t e
dell'ANAC
di
Catania:
Catania,
don
San
Stefano
Mario
GIorgio
Coco,
accompa-
IL NASTRO AZZURRO
gnato dalla gentile consorte: duchessa Debora Delia,
al termine del rito, ha consegnato un diploma di
benemerenza al dott. Ugo Frasconà de Figueroa che
a sua volta ha donato allo stendardo dell'ANAC di
Catania, una riproduzione della Medaglia d'Argento
al Valor Militare concessa allo stendardo del 22° a
seguito della battaglia del Semeni, in Albania, nel
1919. La celebrazione si è conclusa a Messina con il
saluto all'ANAC locale.
POTENZA
La Federazione di Potenza ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, è
stato ricordato a Calvello il ten. bers. Antonio
Cambriglia, Medaglia d’Oro al Valor Militare
Caduto nel novembre del 1944, una delle 23
Medaglie d’Oro al Valor Militare della Basilicata. Il
ricordo dell’Eroico ufficiale è stato promosso dal
dott. Villano, cultore di storia locale, e dal
Presidente della locale Federazione del Nastro
Azzurro, prof. Rocco Galasso analogamente a
quanto il Nastro Azzurro di Potenza ha avviato già
dallo scorso anno, commemorando le figure dei
Decorati nei vari comuni di origine con la presentazione de “Il ritratto dell’Eroe” ad opera del maestro d’arte Vincenzo d’Acunzo con la tecnica delle
matite colorate. La Federazione ha ricordato già le
Medaglie d’Oro Orazio Petruccelli (Potenza),
Biagio Lammoglia (Maratea), Nicola Stigliani
(Potenza) ed Antonio Corrubia (Barile). Antonio
Cambriglia, nato a Calvello (PZ) nel 1920, insegnava a Napoli quando fu chiamato alle armi.
Sottotenente del 1° reggimento Bersaglieri, aveva
combattuto contro i tedeschi nelle Quattro
Giornate di Napoli. Promosso tenente, si era
arruolato volontario in una unità della V Armata
ed aveva partecipato a numerose azioni con gli
americani. Caduto in azione nel novembre 1944
in una località imprecisata dell'Italia occupata, fu
insignito di Medaglia d'Oro al Valor Militare alla
memoria;
Calvello (PT): commemorazione del ten.
Antonio Cambriglia
–
–
alla Festa dell’Arma dei Carabinieri presso il
Comando Legione “Basilicata” a Potenza, col
Labaro della Federazione Provinciale affiancato
dalla sig.ra Tania Pisani, vedova della M.O.V.M.
car. Claudio Pezzuto, e dal dott. Orazio
Petruccelli, nipote della M.O.V.M. ten. CC Orazio
Petruccelli;
con la nomina del prof. Rocco Galasso, Consigliere
Nazionale e Presidente della Federazione potentina, a Commissario Straordinario della Federazione
41
Provinciale di Matera, riprende, dopo circa
trent’anni l’attività del Nastro Azzurro nella “Città
dei Sassi” e nel suo territorio provinciale. Ripresa
delle attività particolarmente attesa per portare il
proprio contributo di ideali e valori alla vigilia
delle manifestazioni centenarie della Grande
Guerra. Il Commissario ha già recuperato il Labaro
della Federazione, conservato negli anni dalla
locale A.N.M.I.G.;
–
Matera: ricostituita la Federazione
–
–
–
–
il progetto “Azzurro che Valore” è stato presentato il 10 giugno in uno dei luoghi più prestigiosi
del capoluogo lucano: la Sala degli Specchi del
Comune di Potenza. Il Consigliere Nazionale
Rocco Galasso, responsabile del Progetto, ha
incontrato la stampa locale per illustrare nei dettagli l’attività di ricerca storica e per mettere in
mostra l’interessante opera del Maestro D’Acunzo
che ha eseguito artistici ritratti dei calciatori della
Nazionale italiana partecipanti alla prima guerra
mondiale, Caduti e/o Decorati al Valor Militare.
il Consigliere Nazionale Rocco Galasso, Presidente
della Federazione Provinciale di Potenza, è intervenuto oggi a Rai Sport 1, rubrica del TG nazionale, per presentare le finalità del Progetto
dell’Istituto “Azzurro che Valore” che ricorderà
tutti gli sportivi Caduti e Decorati al Valor Militare
nel corso della Grande Guerra. L’intervista è avvenuta nel contesto della presentazione del Progetto
a Potenza, presso il Teatro Cittadino “F. Stabile”;
alla Federazione di Prato da Fiammetta Stegagnini
Rosselli Del Turco, ha assistito all’applaudita conferenza che S.E. monsignor Gastone Simoni,
Vescovo Emerito di Prato, ha tenuto nella Scuola
dei Marescialli e Brigadieri di Firenze, sul tema:
"Dalla crisi della speranza alla luce e alla gioia
della Fede. L'insegnamento di Papa Benedetto e
di Papa Francesco";
il 29 marzo, la Federazione di Prato ha partecipato, col Labaro tenuto dal Vice Presidente cav.
Giorgio Lavorini, alla cerimonia svoltasi a
Carmignano (PO) per l'Anniversario del sacrificio
dei Carabinieri Vittorio Pucci e Giuseppe Verdini,
uccisi in servizio il 29 marzo 1921. Alla S. Messa
celebrata nella prepositura di San MIchele
Arcangelo, conclusasi con la lettura della
"Preghiera del Carabiniere" da parte del col.
Gabriele Stefanelli, Comandante Provinciale dei
Carabinieri, è seguito un corteo che, attraverso le
vie di Carmignano, ha raggiunto la Cappella dei
Caduti dove è stata deposta una corona d’alloro al
suono del "Silenzio";
il Vice Presidente cav. Giorgio Lavorini è stato presente alla cerimonia in onore di Ettore Viola svoltasi il 4 maggio a Cima Grappa;
il 10 maggio la Federazione di Prato con la
Presidente sig.ra Anna Cecconi, ha organizzato
una gita a Roma durante la quale è stato visitato
anche il Museo delle Bandiere al Vittoriano. I Soci
si sono soffermati sulla teca dedicata al pluri
Decorato Ettore Viola.
Medagliere di Ettore Viola
ROMA
La Federazione di Roma ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– il 26 ottobre 2013 su iniziativa del movimento
“Rinnovamento nella Tradizione” è stata celebrata
Roma: S.Messa
per l’anniversario
della nascita di
Amedeo d’Aosta
Potenza: intervistato il Presidente
Galasso da RAI sport 1
PRATO
La Federazione di Prato ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– il 24 marzo, su invito del PASFA fiorentino, esteso
42
IL NASTRO AZZURRO
–
nel Pantheon una Santa Messa Solenne, nella
forma straordinaria del Rito Romano, per ricordare il centoquindicesimo anniversario della nascita
di S.A.R. Amedeo di Savoia Terzo Duca d’Aosta,
Viceré d’Etiopia, M.O.V.M. Prima dell’inizio del
sacro rito il Presidente di Rinnovamento nella
Tradizione e socio del Nastro Azzurro, Giovanni
Ruzzier, ha portato ai presenti il saluto delle
LL.AA.RR. Amedeo e Silvia di Savoia ringraziando
i Principi Ferdinando, Maria Ester ed Ascanio
Massimo che, presenti, hanno rappresentato la
Real Casa di Savoia, la dott.ssa Anita Garibaldi, il
c.v. Ugo d’Atri, Presidente INGORTP, il sig.
Gabriele Gigliotti in rappresentanza dell’Istituto
del Nastro Azzurro e nipote dell’Azzurro generale
Medico Francescantonio Gigliotti, Decorato al
V.M. in A.O.I. e legato al ricordo dell’eroico Vicerè;
il 30 aprile 2014, nell’Area Sacra del MausoleoOssario Gianicolense, l’Associazione Nazionale
Garibaldina, presieduta dalla sig.ra Maria
Antonietta Grima Serra, l’Istituto Internazionale di
Studi "Giuseppe Garibaldi", la Società Mutuo
Soccorso Reduci Garibaldini e l’Associazione
Nazionale “Cacciatori delle Alpi”, presieduta dal
pronipote dell'Eroe dei Due Mondi, sig. Giuseppe
Garibaldi e l’Associazione "Garibaldini per l'Italia",
presieduta dal dott. Paolo Macoratti, hanno ricordato, alla presenza di Autorità civili e militari,
Associazioni d’Arma e numerose scolaresche, il
165° anniversario della Battaglia del 1849 che
vide vittoriosi i difensori della Repubblica Romana
contro le milizie francesi. Tra i combattenti, gli studenti e i professori de “La Sapienza” inquadrati nel
Battaglione Universitario Romano. Alcuni studenti
dell’Istituto Comprensivo Maria Capozzi hanno
deposto una corona mentre il Picchetto Armato,
della Brigata "Granatieri di Sardegna", rendeva gli
onori militari e la Banda musicale del Municipio
XIII di Roma Capitale, diretta dal comm. Pietro
Panfili, eseguiva gli inni risorgimentali e di rito. Gli
studenti dell’Istituto Comprensivo Parco della
Vittoria, Succursale G.G. Belli, hanno intonato
l’Inno dello Studente. La Federazione di Roma era
rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti;
dell’Esercito Italiano
dal Risorgimento alle
missioni internazionali. Un grande applauso ha ricevuto la
sig.ra Palma Viola di
Cà Tasson quando ha
sostato vicino alla
foto del fondatore
dell’Istituto del Nastro
Azzurro, il marito
Ettore Viola, Decorato
di quella che il Re
Umberto II definì la
più bella Medaglia Roma: Palma Viola di
d’Oro della Grande
Ca’ Tasson al
Guerra. Tra i presenti,
Vittoriano
in
rappresentanza
della Federazione di Roma, la dott.ssa Anna Maria
Menotti.
ROVIGO
La Federazione di Rovigo ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– il 24 aprile il Comitato Beato Giovanni Palatucci di
cui fa parte anche il Presidente della Federazione
di Rovigo, la sezione dell'A.M.P.S, il Presidente di
"Assoarma" Rovigo, con l'Istituto Scolastico
"Comprensivo 1" hanno svolto un viaggio d'istruzione a Fiume (oggi Rijeka), dove l'Eroe irpino
venne mandato al "confino". La delegazione rodigina è stata accolta dalla responsabile delle locali
scuole italiane dott.ssa Gloria Tijan, la quale ha
ringraziato per la visita alla Comunità italiana di
Fiume, composta da oltre 6000 persone. Dopo i
saluti di rito, uno scambio di doni, tra cui il crest
del Nastro Azzurro e una visita guidata al centro
cittadino, vi è stato l’incontro con gli studenti che
hanno posto numerose domande;
– il 2 maggio, il Presidente della Federazione di
Rovigo, sig. Graziano Maron, ha svolto una visita
alla Scuola di Cavalleria di Lecce “Caserma S.
Zappalà”, dove è stato ricevuto dal Comandante
della Scuola e Ispettore dell’Arma di Cavalleria
dell’Esercito, gen. B. Pierfranco Tria, già
Comandante del 32° Reggimento Carri di
Tauriano (PN). Nell’occasione, oltre a rinverdire i
comuni trascorsi in quel di Tauriano, sono stati
anche rinsaldare i rapporti tra l’Istituto del Nastro
Azzurro e l’Arma di Cavalleria. A seguire, il
Presidente Maron ha visitato anche la Caserma
“Nacci” dove aveva frequentato il corso A.C.S.,
Roma: 165° anniveranniversario della battaglia
della Repubblica
Romana
–
il 6 maggio, nel Sacrario delle Bandiere del
Vittoriano, in occasione del 153° anniversario
della costituzione dell’Esercito Italiano, è stata
inaugurata una mostra storica organizzata
dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore
dell’Esercito. L’esposizione, intitolata "Storie di
uomini e di armi”, resterà aperta fino al 12 ottobre
e racconta con cimeli, reperti storici, accompagnati da ricostruzioni scenografiche, tabelloni didascalici e proiezioni video, l’evoluzione storica
IL NASTRO AZZURRO
Lecce: visita del Presidente della Federazione
di Rovigo alla Scuola di Cavalleria
43
–
incontrandovi il vice comandante dell’attuale 31°
Reggimento Carri, col. Gian Battista Serafino al
quale ha consegnato un ricordo del Nastro
Azzurro;
l’11 Maggio si è svolta a Trecenta l'annuale Festa
dei Carristi durante la quale è stato celebrato il X
Anniversario della costruzione del Monumento.
Presenti delegazioni carriste della Toscana, del
Trentino, dell'Emilia Romagna e del Veneto. Il
Presidente Provinciale carrista Placido Maldi ha
ringraziato l'Istituto del Nastro Azzurro con il
Presidente Maron, progettista del monumento, e il
Presidente Regionale gen. C. A. Pachera, le
Associazioni d'Arma dei Bersaglieri, della
Cavalleria, dell'Aeronautica, della Fanteria, dei
Lagunari, dei Combattenti e Alleati. Fra le
Autorità, oltre al Sindaco di Trecenta, Antonio
Laruccia, era presente anche il vicepresidente
della Provincia di Rovigo Guglielmo Brusco e il
Comandante della locale Stazione dei Carabinieri.
La Cerimonia religiosa è stata celebrata da don
Ferdinando Salvan nella parrocchia di San Giorgio,
patrono della Cavalleria, di cui i carristi sono "specialità". La Cerimonia religiosa è iniziata con la
benedizione del nuovo Labaro carrista dell'Alto
Polesine dedicato al Carrista Aminta Benatti di
Calto, Medaglia d'Argento al Valor Militare. Si è
poi svolta la sfilata per le vie cittadine, con la
banda “col. Luigi Bosi”, e con l'alza Bandiera e la
deposizione di una Corona d’alloro al Monumento
al Carrista. Il sindaco dei ragazzi ha ringraziato
quanti hanno dato la vita per l'Italia e quanti sono
attualmente impegnati nelle diverse missioni.
SIRACUSA
La Federazione di Siracusa ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– commemorazione a Piazza Armerina del gen D.
Antonio Cascino M.O.V.M., promossa dalla
Delegazione GG.OO.RR.TT. Pantheon di Enna;
Piazza Armerina (SR):
Commemorazione
del gen. Cascino:
–
–
–
–
44
anniversario della battaglia di Capo Matapan:
deposizione di corona d’alloro alla targa commemorativa in Siracusa promossa dalla Socia sig.ra
Lucia Bramante, Presidente della Sezione cittadina
dell’Opera Nazionale Caduti senza croce.
Santa Messa in memoria dei Caduti del mare in
Augusta, promossa dall’Accademia Cattolica della
S. Croce di Gerusalemme.
precetto pasquale delle Forze Armate nella cattedrale di Siracusa per iniziativa del Comando
Marittimo Militare autonomo in Sicilia.
25 aprile: deposizione di corona d’alloro al monumento in Lentini dedicato a Luigi Briganti
M.O.V.M. alla presenza della consorte e dei figli,
Soci della Sezione.
SONDRIO
La Federazione di Sondrio ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– ha partecipato alla competizione di tiro presso la
base navale di Den Helde (Olanda) con un team
composto dai Soci av. sc. Massimiliano Zerbinati;
c.le alp. Fabio Bonzagni e ten. Andrea Pellandra,
conquistando un buon piazzamento e conseguendo i brevetti di tiro olandesi.
– ha collaborato alla realizzazione della Lapide per i
Caduti di Nassirya, posata il 14 dicembre con una
cerimonia organizzata dall'ANC Sezione di Sondrio
(guidata dal Socio s. ten. Filippo Zotti), dal col.
Pierluigi Gabrielli (già Comandante Provinciale di
Sondrio e Socio Benemerito dell'Istituto), unitamente alla Federazione di Sondrio. La lapide è
stata scoperta dal brig. Elvio Marchioni, reduce di
Nassiriya. All’evento, aperto dall'Alza Bandiera,
hanno partecipato le autorità civili e militari cittadine, l'Ispettore Regionale della Lombardia
dell'ANC, gen. Nazzareno Giovannelli, le delegazioni delle Sezioni ANC della Provincia di Sondrio
e di tutte le Associazioni d'Arma oltre a studenti
delle scuola elementare "Francesco Saverio
Quadrio" e delle medie "P. Ligari" di Sondrio. La
Fedrazione ha curato la posa della lapide tramite
il Socio Dario Bormolini e l'organizzazione della
cerimonia commemorativa, partecipandovi poi
con il Labaro e con una nutrita delegazione. Il
Segretario della Federazione, avv. Federico Vido,
rappresentava anche la Sezione di Cagliari
dell'Associazione Nazionale Brigata Sassari su
delega del Presidente sezionale gen. B. (ris.)
Angelo Mura, all'epoca Comandante del 151°
Reggimento Fanteria "Sassari" di stanza in Iraq. La
grande formella posta a sinistra della lapide coi
nomi dei Caduti, è stata incisa su pietra ollare
della Val Malenco dall'incisore Fausto de Bernardi
su bozzetto realizzato a mano dalla Socia cav.
Maristella Ravelli, e rappresenta la scena dell'attentato e quattro volti di uomini dallo sguardo
fiero ed orgoglioso che indossano il copricapo dei
reparti cui appartenevano i Caduti, sottostante il
Tricolore, e trasmettono la gioia di aver dato il proprio contributo per il mantenimento della Pace in
un'area così tormentata e l'essere stati protagonisti, pur sacrificando la propria vita, della storia
internazionale;
Sondrio: Inaugurazione della Lapide ai
Caduti di Nassiryia
–
–
ha presenziato con il Presidente, Il Vicepresidente,
il Segretario ed il Labaro portato dall’Alfiere Arrigo
Mattiussi, alle cerimonie per il “Giorno della
Memoria”, in particolare alla consegna delle
Medaglie d’Onore ai Soldati Italiani deportati nel
corso della seconda guerra mondiale che si è tenuta presso la Prefettura di Sondrio;
ha partecipato il 18 gennaio a Morbegno (SO) alla
cerimonia commemorativa della battaglia di
IL NASTRO AZZURRO
–
–
–
–
–
Warwarowka con l'Alfiere Arrigo Mattiussi unitamente ad altri soci;
ha contribuito ad organizzare ed ha presenziato il
2 febbraio 2014 col Labaro, l’Alfiere Mattiussi ed il
Socio Santo Bianchini in uniforme, nonchè il Socio
Alessandro Negrini alla cerimonia commemorativa
del 71° anniversario della Battaglia di
Nikolajewka, tenutasi nel convento dei Frati
Minori Cappuccini di Colda (SO);
ha visto il proprio Sindaco Supplente s.ten. CRI
Fausto Giugni, il Socio s.ten. CRI Pierangelo Leoni,
il Socio Antonio Cao ed il Socio Giorgio Gobbo
richiamati per prestare servizio in occasione dei
66i Campionati Sciistici delle Truppe Alpine;
il 2 aprile ha collaborato all'organizzazione della
cerimonia commemorativa dei Caduti del Vallone
dello Scerscen (SO) presso il Sacrario Militare di
Sondrio, ricordando in particolare la figura dell'alpino Andrea Battaglia, Decorato di Medaglia di
Bronzo al Valor Militare per l'abnegazione e lo spirito di sacrificio con cui nella primavera del 1917
si prodigava per salvare i commilitoni del 5°
Reggimento Alpini travolti da una valanga durante un'esercitazione;
tra il 5 e il 7 aprile, ha partecipato, con i Soci av.
sc. Massimiliano Zerbinati; c.le alp. Fabio
Bonzagni e ten. Andrea Pellandra alla competizione di tiro militare organizzata dall'Esercito
Svizzero a Berna.
ha organizzato il 6 aprile, in collaborazione con il
Gruppo Alpini di Aprica il 5° Trofeo di Sci dedicato alla memoria del magg. dott. Gino Azzola
C.G.V.M. la figlia del quale era presente. Hanno
presenziato il Presidente, il Segretario, l'Alfiere
Franco Silva e la Socia Maristella Ravelli, unitamente a Soci della Federazione di Monza e Brianza.
Alla competizione hanno partecipato oltre 400
concorrenti. Il Trofeo è stato vinto da Giovanni
Masera, nipote del Presidente Onorario della
Federazione di Monza e Brianza e figlio di
Giuseppe Masera, Socio di tale Federazione, giunto 4°.
Sondrio: Trofeo Azzola - Premiazione
–
–
scisti nel 1944. A distanza di tanti anni è ancora
vivo il ricordo e ne fa fede la folta partecipazione
di Autorità, militari, associazioni, scolaresche e
gente comune;
il 5 aprile, presso il Sacrario del Martinetto, una
folta rappresentanza di militari, ex partigiani,
autorità e associazioni si è riunita nel ricordo della
fucilazione dei membri del CLN presieduto dal
gen. Giuseppe Perotti, avvenuta dopo un sommario processo farsa nell'aprile 1944.
Il 9 aprile presso il cippo ricordo eretto dalla Città
di Torino, si è svolta una cerimonia commemoativa della battaglia di Monte Marrone, combattuta
dagli Alpini inquadrati nelle forze alleate contro i
tedeschi.
VENEZIA
Sez. Mestre
La Sezione di Mestre della Federazione di Venezia,
ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie
e attività:
– il 13 ottobre 2013, ha partecipato alla Festa della
Madonna del Don, relativa al ricordo della
Campagna di Russia e dei suoi Caduti, nella quale
si onora un’icona della Vergine recuperata da un'isba in fiamme e portata in salvo dagli Alpini del
Battaglione “Tirano” i quali la consegnarono al
cappellano padre Policarpo Crosara che la esponeva sull'altare durante le messe al campo. Alla
Cerimonia, presenti le massime Autorità civili e
militari, sono state deposte corone d'alloro alla
lapide dei Caduti e poi, durante la Santa Messa
nella chiesa dei Padri Cappuccini, le sezioni ANA
di Bergamo e Gorizia hanno offerto l'olio alle lampade perenni sull'altare della Sacra Icona;
– il 4 novembre, presenti il Labaro della Sezione di
Mestre, quelli delle Associazioni d'Arma, il
Gonfalone della città di Venezia Decorato di
Medaglia d'Oro al Valor Militare, il Prefetto dott.
Cuttaia, il Sindaco di Venezia avv. Orsoni e le maggiori Autorità civili e militari, è stato celebrato
l'Anniversario della Vittoria. Dopo la deposizione
di una corona d'alloro alla Lapide dei Caduti, tutti
si sono portati in p.zza E. Ferretto (Caduto partigiano) per l'alza Bandiera con gli onori di un picchetto di formazione in armi;
– il 20 dicembre 2013, il Labaro, accompagnato dal
Presidente di sezione cav. uff. Raimondo Canu
(Croce di Guerra al V.M.) e dall'Alfiere cav. uff. lgt.
Franco Querin, alla presenza dei Labari
dell'Assoarma e delle più alte cariche civili e militari, ha partecipato alla cerimonia per il rientro dalla
missione in Kossovo del contingente del 5°
Reggimento Artiglieria Terrestre "Superga".
TORINO
La Federazione di Torino ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività:
– Il 28 marzo presso il santuario di Maria Ausiliatrice
i militari di Torino si sono riuniti per la celebrazione del Precetto Pasquale alla presenza delle maggiori Autorità Militari e Civili della Città. Il rito è
stato officiato da mons. Santo Marcianò, Ordinario
Generale Militare e concelebranti numerosi
Cappellani militari in servizio e in quiescenza.
Erano presenti anche molte Associazioni
Combattentistiche e d'Arma.
– Il 2 aprile al Pian del Lot, sulla collina torinese, è
stato commemorato l'eccidio effettuato dai nazifa-
IL NASTRO AZZURRO
Mestre (VE): Festa della Madonna del Don
45
RECENSIONI
LA FIONDA DI DAVID di Francesco Greco - IBN
Editore - 238 pagine - 17 x 24 cm. - Illustrato B/N ISBN 88-7565-141-8 - Prezzo 25,00 €
Libro molto interessante,
colma un vuoto nella
bibliografia storica: racconta dettagliatamente la
nascita e le prime imprese
dell'aviazione militare israeliana, compiute proprio
durante quella guerra di
indipendenza che sancì la
nascita del nuovo stato,
voluto dal mondo intero
ma osteggiato subito nell'area medio orientale. I dettagli dei singoli combattimenti scandiscono la rapidissima evoluzione di un'arma
aerea nata semi clandestina e sviluppatasi con rapidità e capacità impressionanti. Lo stile giornalistico è incalzante e invita a
proseguire la lettura fino alla fine. La veste grafica
è leggera e agevole.
MORIRE A NAPOLI di Alberto Lembo - Editore
Istituto Nazionale per le Guardie d'Onore alle Reali
Tombe del Pantheon - 150 pagg. - 16,5 x 24,5 cm.
- ISBN 987-88-9042289-1-3 Prezzo 10,00 €
Alberto Lembo, laureato in scienze politiche, giornalista pubblicista, collabora dal 1973 a varie riviste con articoli a sfondo storico. Studioso di storia
militare, ha allestito per il Museo Storico della
Guerra di Rovereto due importanti mostre su
Decorazioni e distintivi militari, curandone i relativi
i cataloghi. Altrettanto ricca è la sua attività di conferenziere.
Eletto alla Camera dei Deputati nel 1994 (XII legislatura) è stato Presidente della Commissione
Agricoltura. Rieletto per la XIII (1996), è stato
Presidente del Comitato per la Legislazione.
Attualmente è Presidente
di un organo consultivo
presso il Ministero degli
Esteri in materia di onorificenze. È autore del saggio
"Mondialismo e resistenza
etnica" (1999). Per la Aletti
ha pubblicato i romanzi
brevi "II Tenente von H."
(2010),
"Anna
Erizzo,
Venexiana",
"Elena
di
Leopoli" (2011) e "Stars
and Bars" (2012). Per la
Editori Veneti ha pubblicato i romanzi "II segreto dei
Pisani"
(2011)
e
"Contarina" (2012).
Il protagonista del romanzo
“Morire a Napoli” è l'Onore
Militare. Per l'Onore Militare, la prova più difficile è
avvenuta nel momento più nero della nostra storia
nazionale: l'8 settembre1943, la morte della Patria,
come a ragion, ha scritto Ernesto Galli della Loggia.
Nel volume di Alberto Lembo, l'Onore Militare trova
46
la sua incarnazione in Carlo Fecia di Cossato, conte,
capitano di fregata. L'evento dell'armistizio e quelli
successivi segnano in lui una drammatica crisi dalla
quale esce soltanto rinunciando alla vita. Anche l'amore per la donna amata non è sufficiente a fermare la sua decisione.
L'AVIAZIONE ITALIANA NELLA GRANDE GUERRA di
Basilio Di Martino - Mursia Editore - 664 pagine - 14
x 21 cm. - Illustrato B/N - ISBN 978-88-425-4429-6
- Prezzo 26,00 €
Il generale Basilio Di
Martino ci ha ormai abituati alla sua notevole capacità
di analisi storica e di
approfondimento tematico.
Questo notevole tomo,
denso fino all'inverosimile
di informazioni dettagliate
su quasi tutti i singoli episodi bellici, ci fa comprendere
come è proprio durante la
grande guerra che la
nuova arma alata, nata da
pochissimi anni, è stata
impiegata in modo pragmatico e alla costante ricerca di altrettanto nuove tattiche e strategie che poi
vedranno proprio in Italia un grande sviluppo dottrinario di cui, per ironia della sorte, si avvantaggeranno molto di più i paesi anglosassoni. La veste
grafica è leggera e contribuisce alla lettura.
TESTIMONIANZE di tre deportati molisani di
Nicolino De Rubertis - Regione Molise e Provincia di
Campobasso - Illustrato a colori - 90 pagg. 15 x 21
cm. Distribuito gratuitamente nelle scuole molisane
Il libro narra del silenzioso eroismo di 44 nostri ufficiali. Per la Convenzione di Ginevra l'ufficiale prigioniero non deve essere obbligato a lavorare. Quando
i nostri si provarono a far rispettare questa norma ai
loro carcerieri tedeschi, le sanzioni furono durissime.
Il nostro disegno vuoi ricordare il più bello di questi
episodi, simile tuttavia a centinaia d'altri. 1214 ufficiali dell'Oflager 83 di Wietzendorf, rifiutarono il 16
febbraio 1945 di essere avviati al lavoro. Trasportati
il giorno dopo all'aeroporto di Dedelsdorf e nuovamente rifiutatisi di lavorare, vi ricevettero la visita di
un ufficiale della Gestapo
che ne scelse 21, per avviarli al campo di punizione di
Unterliiss. Ma subito 44
nostri giovani ufficiali si
offersero al loro posto: di
questi alcuni pagarono con
la vita il loro gesto; gli altri
furono salvati appena in
tempo
dagli
alleati.
L'intento didascalico è evidente e l'obiettivo è la sensibilizzazione ai temi della
seconda guerra mondiale
per i giovani studenti moltisani.
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI
FED. BARI: socio sostenitore dott. Domenico
VASCIAVEO; m.llo magg. Leonardo SPERANZA
pluri Decorato
FED.BIELLA: socia Franca LUPI PERALDO figlia
del s. m. Corrado LUPI M.B.V.M.
FED.
BOLOGNA:
socio
Elmo
M.A.V.M.
FED. CUNEO: nocchiere Marina Militare N.H.
Enrico ALBA
FED. TORINO: sig.ra Marianna LANZAVECCHIA
ved. ten. cpl. alp. prof. Luigi FONTANA MAVM
VERONESI
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della
Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
CONSIGLI DIRETTIVI
Fed. BOLOGNA
Presidente: cav. rag. Giorgio BULGARELLI
Vice Presidente: ten. Davide NANNI
Segretario: dott. Pietro Paolo LENTINI
Consiglieri: cav. rag. Ugo BULGARELLI,
dott. Guido DALL'OLIO, gen. B. Silvano
TOSTI
Fed. RIMINI
Presidente: gen. C.A. Aleardo Maria CINGOLANI
Vice Presidente: dott. Arturo MENGHI SARTORIO
Segretario: dott. Valerio NORI
Consiglieri: lgt. G.d.F. Giovanni RUZZIER,
sig. Valeriano MORONI
Fed. LATINA
Presidente: Stefano MILLOZZA
Segretario: Giuseppe GAETA
Consiglieri: Gino VENTRESCA, Tomaso
BARUFFALDI, Rosario FRESTA
POTENZIAMENTO DEL PERIODICO
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Federico Martino
Angela Correale Cannone
Eugenia Fontana
ten. col. Santi Papa
Maria Ranocchia in memoria di Lino Zerio
Aldo Bozzano
gen. Enzio Campanella
Luisa Marini Clarelli
Daniela Simon
Vittorio Menotti
Clara Pastore in memoria di Raffaele
Pastore e Giampietro Antonio Salvatore
€ 25 Maria Iovannisci in memoria di Romildo
Parente
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10
Emilia Pasquarelli
Alberto Ferrari
Maria Tamburello
Marina Andreone in memoria di Ernesto
De Bellis
Salvatore Grisanti
Livio Cristiani
Concetta Spinazzola Gerardi
Eliseo Ricci
Giovanni Speranzoni
Comune di Pavia
Maurizio Cavagnola
Oreste Genta
Edvige Calvi Ciocca
La Presidenza Nazionale e la Direzione de “Il Nastro Azzurro ringraziano per la generosità dei contributi versati
ERRATA CORRIGE
Sul N.° 2-2014, a pag. 47, nella rubrica "Azzurri nell’azzurro dei cieli":
FED. PRATO: Maria Grazia Centauro era "sorella" e non ved. del s.ten. MOVM Giulio Cesare
Centauro - 128° Rgt. Fanteria "Firenze"
Sul n. 3 (maggio/giugno 2014) a pag. 47, nella rubrica “Errata corrige”:
necessita ulteriore completamento della rettifica relativa alla notizia riguardante il sergente Adolfo
Della Mea poiché era stato Decorato di M.A.V.M. e non di M.O.V.M. come erroneamente pubblicato.
IL NASTRO AZZURRO
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