1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) 9) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta Fermacarte in onice 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in polyestere e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro con indicazione della Federazione Provinciale Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO LXXV - N. 4 - LUG./AGO. 2014 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE In copertina “L’attentato di Sarajevo” In questo numero: pag. 10 2 Giugno pag. 15 200° Annuale CC pag. 26 Mafalda di Savoia COME COLLABORARE SOMMARIO • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Sommario Editoriale: Rimbocchiamoci le maniche Lettere a “Il Nastro Azzurro” La Presidenza Nazionale comunica Azzurri che si fanno Onore 153° Anniversario dell’Esercito 162° Anniversario del Polizia di Stato Simposio sul volo ipersonico 2 giugno: il ritorno delle Frecce 200 anni fa nasceva l’Arma dei Carabinieri La marcia della Fedelissima Perché si chiamano Carabinieri I Carabinieri oggi Giornata della Marina 240° Anniversario della GdF Napoli: Premio di studio 2014 Luca Parmitano si racconta Un convegno molto “Nobile” Note sulla RSI Il coraggio di una Principessa Il maggiore Luigi Milano Un Eroe: Carlo Fecia di Cossato Storia di Ugo Gildo Veronese Luglio 1914: la Grande Guerra Uno zappatore pertinace Parliamone ancora Cronache delle Federazioni Recensioni Azzurri nell’azzurro dei cieli Consigli Direttivi Errata corrige Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 2 3 4 6 7 8 9 9 10 12 13 14 15 16 17 18 21 22 24 26 28 30 31 32 35 36 38 46 47 47 47 48 La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica a: [email protected] oppure possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere “ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non pubblicati, NON si restituiscono. “Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXV - n.° 4 - Luglio-Agosto 2014 - Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Elena Mollica, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Chiara Carandente - E-mail: [email protected] - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: luglio 2014 - C.F. 80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, e a chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, per abbonamento versando su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 IBAN: IT69A0615503200000000002122 Abbonamenti: Ordinario: 20 Euro, Sostenitore: 25 Euro, Benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 2 IL NASTRO AZZURRO EDITORIALE: RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE La Messa da Requiem pagina di storia ammonitrice che è vietato dimentidi Giuseppe Verdi, magicare ...” (Enzo Bettizza – La Stampa). stralmente eseguita Anche il nostro Istituto, nel suo piccolo, ha pen(presso il Sacrario sato di organizzare una cerimonia per onorare tutti i Militare di Redipuglia Caduti di quell’immane tragedia unitamente alle ndr) da 365 musicisti e Associazioni Austro-Ungariche. Il nostro Addetto coristi diretti da Riccardo Militare a Vienna, interessato nello specifico, ci ha Muti, ha aperto le celebrazioni del centenario della segnalato come possibile corrispondente la Croce Grande Guerra, in ricordo dei Caduti della guerra, di Nera d’Austria. A questo punto il Vice Segretario tutti i Caduti, di tutte le guerre. Generale, sfruttando le conoscenEra tangibile la comunione tra ze pregresse di quando era in servi... il Governo ha deciso di gli oltre 100mila Caduti che ora zio a Onorcaduti ha preso i contatmodificare i criteri di riposano nel Sacrario (più di 60mila ti con i responsabili suddivisione dei fondi non hanno nome), ognuno dei dell’Associazione che già conoscedisponibili, da oggi verrà quali aveva risposto «Presente!» alla va. È stato sufficiente un incontro a tenuto conto esclusivamente Graz per pianificare il Gemellaggio chiamata alle armi – come è riportadel numero di soci. Siamo to più volte sui 1200 scalini della a Cima Grappa, di cui potrete leggradinata – e gli ottomila spettatori gere nelle pagine seguenti, per pertanto tutti moralmente venuti a onorare la loro memoria. porre le basi per di quello che vorimpegnati a cercare nuove Perché il concerto di Muti questo è remmo organizzare nei prossimi tre iscrizioni, l’ingresso di nuovi stato: un inchinare la testa ai tanti anni: cerimonie nei principali soci potrà assicurare più o meno giovani che hanno dato Sacrari italiani ed austriaci. all’Istituto una tranquilla Inizieremo dal 2015 ad Asiago. la vita per chi li stava in quel sopravvivenza. Celebreremo quindi la Giornata del momento ad ascoltare; alcuni di Decorato in tre luoghi diversi, riseressi sono morti ignari di aver travando l’omaggio al Milite Ignoto nel mese di marzo mandato il proprio nome. in una data prossima a quella di fondazione Redipuglia è un sacrario che rappresenta qualcodell’Istituto. sa di importante non solo per i Caduti italiani, ma Pochi giorni dopo l'evento di Cima Grappa, si è per tutti i militari, noti e ignoti, inghiottiti dalle trinsvolta la tradizionale parata di Via dei Fori Imperiali cee di una guerra di posizione che non risparmiò in occasione della Festa delle Repubblica, alla quale nessuno. ha preso parte, come negli anni passati, il Labaro Quelle guerra iniziata con l’attentato di Sarajevo, Nazionale. E fin qui niente di strano. La considerazioportò sessanta milioni di soldati al fronte e dieci ne amara è che, senza la completa disponibilità del milioni di uomini morti ammazzati. Trincee, gas, Vice Segretario Generale, Domenico Caccia, e del baionette e cannoni. Mai più! Come auspicato dal Presidente della Federazione di Latina Stefano Presidente della Repubblica nel messaggio “... solo Millozza, il Labaro sarebbe rimasto nella sua teca un Europa davvero unita può metterci al riparo dal presso la Presidenza. ripetersi di simili orrori ...". Nella consueta riunione tra il Ministro della Dove cento anni fa passava la linea del fronte, il Difesa, rappresentato quest’anno dal Sottosegretario Capo dello Stato ha compiuto due giorni di "pellegridi Stato, si è parlato dei contributi alle Associazioni naggio", insieme al Presidente sloveno, a quello croaCombattentistiche e d’Arma. Dopo tante proteste e to, al Presidente del Consiglio Federale austriaco: i solleciti il Governo ha deciso di modificare i criteri di nemici di un secolo fa. Il viaggio è iniziato dal suddivisione dei fondi disponibili, da oggi verrà Sacrario di Redipuglia e si è concluso l’indomani in tenuto conto esclusivamente del numero di soci. terra slovena dove Napolitano ha reso omaggio ai Siamo pertanto tutti moralmente impegnati a cercaCaduti dell’altra parte. re nuove iscrizioni, l’ingresso di nuovi soci potrà assi“... Auguriamoci che la diretta televisiva abbia curare all’Istituto una tranquilla sopravvivenza. fatto conoscere Redipuglia ai molti italiani che ne Rimbocchiamoci le maniche e buon lavoro! ignoravano l’esistenza, non solo come imponente Carlo Maria Magnani cimitero, ma come parco della rimembranza di una ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 IL NASTRO AZZURRO 18.990 14.990 14.990 14.990 14.990 13.350 9.993 6.993 CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA 49.998 49.998 42.063 24.490 2.990 2.798 2.798 3.198 3 LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO” Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”. E-mail: [email protected] Caro Presidente, non conoscevo L'Istituto che lei presiede e neppure la sua origine. A casa di un mio amico, socio del suo Istituto, per puro caso ho avuto tra le mani il n° 2 della rivista "Il Nastro Azzurro" e vi ho letto con molto interesse la ricostruzione storica dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e devo dire che, per la prima volta mi pare, si è squarciato il velo di acquiescente silenzio sulle motivazioni della strage e soprattutto sulle ragioni della condanna inflitta successivamente a Kappler per crimini di guerra. Come spiega Pasquale Campo, l'estensore dell'articolo, i condannati all'esecuzione "... divennero 335 perché Kappler, nella fretta, ne prelevò cinque in più ..." da Regina Coeli e decise di farli ugualmente uccidere poiché, se li avesse rilasciati "... sarebbero stati testimoni scomodi ...". La legge marziale imposta dai tedeschi prevedeva il "Diritto di Rappresaglia", regolarmente contemplato dalla "Convenzione di Ginevra", quindi, se Kappler non avesse fatto ammazzare quei cinque in più, l'Italia sarebbe rimasta a piangere sulla strage, ma non avrebbe potuto processare e condannare l'autore. La domanda che mi pongo, alla luce della vicenda che invece ha visto protagonista Priebke, l'altro "famoso" ufficiale delle SS la cui colpa è stata quella di aver comandato il plotone di esecuzione, è: cosa avrebbe dovuto fare quest'ultimo per evitare la condanna ... rifiutarsi di eseguire l'ordine e farsi uccidere a sua volta? Certo non qualcuno, ma molti diranno che quello era proprio il comportamento che avrebbe dovuto tenere, ma vorrei precisare che, mentre Priebke era tedesco, gli autori dell'attacco di via Rasella, in cui oltre ai 33 soldati altoatesini (non tedeschi, altoatesini, cioè ... italiani), sono morti anche alcuni passanti che non c'entravano niente, erano tutti italianissimi. Questi nostri "connazionali" non solo non si sono costituiti evitando di venire giustiziati e lasciando che la strage si compisse, ma successivamente sono stati anche Decorati di Medaglia al Valore, per cosa? per aver ucciso 33 soldati e alcuni passanti e aver permesso, con la loro latitanza, la strage delle Fosse Ardeatine? Tutta l'azione, poi, non ha dato nessun contributo sul piano militare alla guerra. Roma è rimasta sotto l'occupazione tedesca fino al 5 giugno 1944. La data della Liberazione della città eterna non penso che sarebbe cambiata se il precedente 23 marzo non fosse accaduto nulla a via Rasella. Angelo Cardosi Gent.mo Cardosi intanto mi fa piacere che lei abbia preso contatto con la realtà dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e spero che da questo iniziale contatto possa nascere un rapporto più duraturo tramite la Federazione Provinciale più vicina a lei. La strage delle Fosse Ardeatine è l'emblema della spaccatura sociale che la seconda guerra mondiale ha prodotto in Italia. La divisione del territorio nata l'8 settembre del 1943 ha provocato anche una profonda divisione delle coscienze che ancora oggi non si riesce a sanare. Il giudizio della storia sulla vicenda che ha portato alla Fosse Ardeatine è impietoso, ma soprattutto gravissimo è stato l'atteggiamento nei confronti degli autori materiali dell'azione di via Rasella: nonostante l'evidente inutilità dell'azione a fronte delle sue tragiche conseguenze abbia provocato diversi processi giudiziari nei riguardi degli esecutori, essi ne sono usciti assolti, e ancora oggi, quando qualcuno cerca di usare il normale buon senso indicando in essi l'origine della strage, viene tacciato, come sempre in questi casi, di essere ovviamente ... "fascista". Eppure siamo nella stessa Italia che ha visto eroismi come quello di Salvo D'Acquisto e Raffaele Giudice i quali, in situazioni diverse, ma analoghe, si sono offerti al boia tedesco autoaccusandosi di fatti non commessi per cercare di salvare innocenti dal divenire vittime di eventi di cui non erano assolutamente responsabili. Come sappiamo, Salvo D'Acquisto è riuscito, immolando la propria vita, a salvare gli innocenti già al lavoro per scavare le proprie fosse. Raffaele Giudice, purtroppo, non ha ottenuto altro risultato che aggiungersi all'elenco delle vittime. Ma entrambi sono stati autentici Eroi e per questo hanno ricevuto la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. Riesce difficile accomunare il loro Valor Militare con quello di chi ha compiuto un attacco del tutto inutile, uccidendo 40 persone (33 soldati altoatesini e, secondo il quotidiano "Il Messaggero" del 28 marzo 1944, ben 7 passanti romani), senza ottenere altro risultato che la condanna a morte per rappresaglia di altre 335 persone, e senza anticipare neppure di un minuto la liberazione di Roma. Riesce difficile fare questo paragone anche tenendo conto della successiva latitanza mantenuta nei confronti del tedesco occupante. Ma ciò permette di intravedere il vero motivo per cui la strage delle Fosse Ardeatine ha assunto il ruolo di simbolo di tutte le stragi compiute per rappresaglia dai nazisti in Italia durante il biennio 1943-45 durante il quale la guerra, come con involontariamente terribile premonizione disse Badoglio nel suo infausto proclama dell'8 settembre, è effettivamente "... continuata ..." nel peggiore dei modi: con la nostra Patria spezzata in due, col popolo contrapposto, con l'occupazione da parte dell'ex alleato tedesco che non perdeva occasione di far sentire agli italiani il peso di ciò che considerava essere stato un vile tradimento, con la presenza dei nuovi alleati che non perdevano occasione per dimostrare che assolutamente non si fidavano degli italiani. La ringrazio per la lettera e per essersi avvicinato a "Il Nastro Azzurro". 4 IL NASTRO AZZURRO Caro Direttore, vorrei segnalare lo strano fatto che riguarda il gen. Vincenzo Magliocco, Pio La Torre e l'aeroporto di Comiso: so bene che il fatto è passato in carrozza e che l'argomento può considerarsi di "scarso interesse mediatico" nell'Italia di oggi ma, assieme a pochi altri, ritengo non possa "scomparire nel nulla". Antefatto: da sempre (1939-giorni nostri) l'aeroporto di Comiso (Rg) è stato titolato alla Medaglia d'Oro (più due d'Argento ed una di Bronzo) gen. Vincenzo Magliocco, eroe dell'aviazione morto in Etiopia nel 1936. La titolazione non è stata mutata neppure dopo la "liberazione" e quando lo scalo di Comiso è stato convertito da militare a civile, in varie fasi e date. Nel 2007 la giunta di sinistra di Ragusa ribattezza "Pio La Torre" lo scalo, dedicandolo al segretario regionale del Pci assassinato dalla mafia nel 1982. Ribaltata la situazione al comune di Ragusa il nome Vincenzo Magliocco ritorna ad indicare l'aeroporto di Comiso. Ma, tornata al potere la sinistra, il terzo tempo vede rimesso in sella Pio La Torre. Lo scorso 7 giugno, alla presenza del Presidente del Senato e di altri politici (tutti di appartenenza Pd) viene ufficialmente ribaltata la "nuova" titolazione all'eroe dell'antimafia al posto di quella "vecchia" dedicata a Magliocco. Inoltre, assieme ad una campagna mediatica celebrativa dei meriti civili (che non metto in discussione) di La Torre, si è pure massacrata la figura del generale Magliocco per renderne la memoria perlomeno "indegna" di essere ricordata ulteriormente. Si è scritto (ed a quanto pare pure detto in televisione) che trattavasi di un "gerarca" fascista e pure massacratore di etiopi innocenti in guerra, contrapponendone la (presunta) "brutalità" alla attività "pacifista" di La Torre quando a Comiso stazionavano i Cruise americani. Ad oggi...fine della storia. Governando il Pd (in Italia e Sicilia) la buonanima di La Torre si gode il suo "luogo della memoria" in quel di Comiso. "Degradato" di fatto sul campo (d'aviazione) il generale Magliocco starà forse riflettendo, ovunque si trovi, sulla validità delle motivazioni che lo portarono a sacrificare la vita in una sperduta località dell'Etiopia nel lontanissimo 1936. Grazie per l'attenzione. Vincenzo Mannello Gent. mo Mannello, il fatto che lei segnala potrebbe sembrare, tutto sommato, quasi normale: negli anni nuovi personaggi si affacciano alla ribalta della storia e la società li ricorda intitolando loro luoghi pubblici anche, perché no, al posto di altri personaggi che pure avevano meritato l'onore del pubblico ricordo. Però, in questo caso, più che con l'intitolazione alla figura di Pio La Torre dell'aeroporto di Comiso, sembra che abbiamo a che fare con la sua detitolazione da quella del generale Vincenzo Magliocco, il cui unico demerito è di essere stato si un Eroe pluri Decorato, ma in un periodo storico "sbagliato". Risulta difficile fare confronti, poiché entrambi hanno visto troncare la propria vita in modo cruento però, purtroppo, va rilevato che la scelta di onorare Pio La Torre sostituendolo ad un altro Eroe, Vincenzo Magliocco, finisce col creare le premesse per cui tale onore sia effimero, fasullo e privo della giusta connotazione di sacralità che si deve alle figure che la società vuol ricordare per ciò che esse simboleggiano. Lo stesso fatto che lei si è sentito in dovere di scrivere questa lettera denota quanto non sia stato corretto voler intitolare l'aeroporto di Comiso a Pio La Torre con l'evidenza di volerlo fare a dispetto dell'intitolato precedente, fatto dimostrato dal giochino con cui le giunte di diverso orientamento politico, che si sono succedute al governo della città, hanno continuato a scambiare i due personaggi come fossero due simboli politici appartenenti ai reciproci schieramenti, e non due figure di altissimo profilo sociale nazionale. Il generale Magliocco ha meritato ben quattro Decorazioni al Valor Militare, quindi è un autentico Eroe che ha compiuto atti di Valor Militare in almeno quattro occasioni e nell'ultima ha perso la vita. Non ha assolutamente nessuna rilevanza che tali atti siano stati compiuti nell'impresa d'Etiopia nel 1936. Ormai è necessario finirla con un inutile e sciocco senso di colpa collettivo per un ventennio della nostra storia. Non rendiamo adeguato rispetto ai nostri padri e nonni comportandoci così. Inoltre, la sostituzione di Magliocco con La Torre, semmai sminuisce la figura di quest'ultimo, è sbagliata sul piano sociale, politico e storico, e finisce col defraudare Pio La Torre della sua importanza nella lotta alla mafia, mentre defrauda la popolazione siciliana di uno dei suoi più fulgidi eroi: il generale Vincenzo Magliocco, infangandone la memoria. La domanda legittima a conclusione è: dove andremo a finire se gli eroismi di ieri verranno sottoposti alla censura deformante dell'ideologia e se, per giustificare tale insopportabile censura, si chiama in causa un eroismo più recente, sebbene di altra natura? La strumentalizzazione di Pio La Torre "contro" Vincenzo Magliocco è solo meschina e controproducente. IL MINISTRO DELLA DIFESA ROBERTA PINOTTI CHIEDE AGLI ITALIANI COME VOGLIONO LE FORZE ARMATE Sul sito del Ministero della Difesa, allo scopo di aprire un dibattito sul futuro delle Forze Armate raccogliendo le osservazioni di tutti, cittadini, militari, centri studi, sarà pubblicata la bozza del Libro bianco. Il Ministro della Difesa, sen. Roberta Pinotti, spiega che “... partendo dalle minacce e dai rischi che il nostro Paese dovrà fronteggiare, dagli interessi da tutelare nel contesto internazionale e multipolare, (il Libro Bianco - ndr) dovrà in ultima istanza indicare come adeguare le Forze Armate alle sfide future ...”. Il ministro, assicura, leggerà tutte le mail, “... stara' poi al Governo fare una sintesi ragionata delle tante esigenze e il Parlamento dovrà valutare le scelte del governo al fine di tramutarle in provvedimenti normativi ...”. Le soluzioni tecniche, invece, dovranno essere “... proposte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa ...”. Il Nastro Azzurro attende la pubblicazione della bozza per dare il proprio contributo e avviserà tutti i soci quando l’operazione avrà inizio. IL NASTRO AZZURRO 5 LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA 24 MAGGIO: GEMELLAGGIO CON LA CROCE NERA D’AUSTRIA ulla sommità del massiccio del Grappa sorge il Sacrario Militare costruito nel 1935 che custodisce i resti mortali di 12.615 Caduti italiani, di cui oltre 10.000 ignoti. Il Sacrario è costituito da cinque gironi concentrici degradanti e collegati da un’ampia gradinata centrale che dalla base del monumento porta alla sommità dove sorge il sacello, Santuario della Madonnina del Grappa. Tra il quarto ed il quinto girone c’è la tomba del maresciallo d’Italia Gaetano Giardino, Comandante dell’Armata del Cima Grappa: lo schieschieGrappa. Nel settore nord-est del ramento nei pressi del Sacrario sono conservate le spocippo che ricorda l’iml’imglie di 10.295 Caduti austropresa di Ettore Viola ungarici, quasi tutti ignoti, rinvenute nelle zone circostanti. Alla base del sacrario sorge la tomba del generale Ettore Viola di Cà Tasson, Medaglia d’Oro al Valor Militare e fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro. Questo è lo scenario che ha fatto da sfondo alla cerimonia del 24 maggio che ha sancito il gemellaggio tra la Croce Nera d’Austria ed il nostro Istituto. Le due delegazioni, partite di buon ora da Semonzo, hanno raggiunto Cima Grappa percorrendo la Strada “Cadorna”, una delle maggiori opere militari della zona, costruita nel 1916, che si rivelò di eccezionale importanza strategica per l’organizzazione difensiva e logistica nello schieramento militare dell’intero massiccio. Intorno alla tomba di Ettore Viola si sono disposti la Fanfarina della Federazione di Brescia, i rappresentanti delle Federazioni di Cremona, Rovigo, Padova, Vicenza, Sondrio e Treviso, il Gruppo Storico Amici del Grappa, la vedova dell’Eroe donna Palma Viola, alcuni sindaci del comprensorio ed i vertici del Comitato per le Celebrazioni Storiche nel Nome del Grappa. Dopo la resa degli onori al Labaro Nazionale dell’Istituto ed al vessillo del Feldjägerbattalion N° 9, le Bandiere austriaca ed italiana sono state issate sui pennoni del Sacrario accompagnate dalle note dei due inni nazionali. Il ricordo di tutti i Caduti si è concretizzato con la deposizione di corone di alloro alla tomba del fondatore dell’Istituto ed al Sacrario Austro-Ungarico da parte del Presidente Nazionale della Croce Nera d’Austria, On. Peter Rieser, e del Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro gen. Carlo Maria Magnani. Particolarmente toccante l’omaggio ai nemici di cento anni fa: il corteo che ha percorso la scalinata che portava ad un piccolo altare è stato accompagnato dalle note di “Der gute Kamerad” una struggente canzone tradizionalmente usata per rendere Onore ai Caduti, scritta agli inizi del 1800 di cui riportiamo il testo: S Avevo un camerata, che miglior non puoi trovar. In marcia e in battaglia, di pari passo andava vicino sempre a me, Fischiò una palla a un tratto: è per me oppur per te? Colpito ti ha in fronte, tu giaci ai miei piedi: sei parte di me che muor. Mi tendi ancor la mano, mentre debbo caricar. La man non posso darti, anche in ciel per me rimani, mio buon Camerata. Cima Grappa: il Presidente Nazionale del Nastro Azzurro gen. Carlo Maria Magnani e donna Palma Viola di Ca’ Tasson 6 Sono poi seguiti due interventi commemorativi nei quali sia il gen. Magnani (testo dell'intervento nel riquadro) che l’on. Rieser hanno ricordato l’immane tragedia che sconvolse l’Europa in termini di milioni di morti e di stravolgimento della geografia politica, auspicando che l’Europa IL NASTRO AZZURRO unita sia un deterrente ad evitare in futuro conflitti di quella portata. Approfittando di una giornata particolarmente felice il colonnello Gianni Bellò, già responsabile dei Sacrari del Veneto, ha effettuato un breve inquadramento geografico e storico della zona dalla quota più alta del Sacrario. Dopo una visita al Sacrario ed alla Cappella che custodisce la Madonnina del Grappa, tutti i convenuti si sono poi portati nel paese di San Giovanni ai Colli Alti dove mons. Enzo Busato, Presidente della Federazione di Vicenza ha celebrato una S. Messa a ricordo di tutti i Caduti in una chiesetta ubicata nei pressi di un osservatorio della nostra artiglieria. Il pranzo che è seguito, nonostante le naturali difficoltà dovute alla lingua, è stata l’occasione, in un clima di serena amicizia e di comunità di intenti, per approfondire le reciproche conoscenze ed iniziare a programmare le rievocazioni del maggio 2015, Centenario dell’entrata in guerra dell’Italia. Il tradizionale scambio di doni ha concluso la bellissima giornata. Tutte le varie fasi della giornata sono state impreziosite dagli interventi musicali della Fanfarina di Brescia, che ha riscosso un grande successo sia per l’esecuzione che per la varietà dei brani proposti. IL GENERALE MAGNANI HA DETTO Signor Presidente, Amici È un grande piacere essere qui con voi in questo luogo, per noi simbolo del sacrificio di oltre 12.000 connazionali che per rispondere ad un preciso richiamo della Patria hanno donato la loro vita in un immane conflitto che 100 anni fa ha coinvolto così tanti paesi da essere definito mondiale. Vicino a loro riposano oltre 10.000 nemici di allora, anch’essi animati dallo stesso ideale e quindi meritevoli dello stesso rispetto e dello stesso Onore. La scelta di Cima Grappa per il nostro Istituto non è casuale in quanto coincide con la presenza delle spoglie mortali di Ettore Viola di Ca’ Casson, Medaglia d’Oro al Valor Militare, fondatore nel 1923 dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare. A Ettore Viola scomparso nel 1986 è stato concesso il privilegio di essere sepolto vicino ai suoi Arditi. Sono fermamente convinto del profondo significato di quello che abbiamo appena compiuto: abbiamo reso insieme un doveroso omaggio a tutti i nostri Caduti allo scopo di mantenerne viva la memoria, a premessa di quanto celebreremo tra un anno nel centenario dell’entrata in guerra dell’Italia. Non sarà una festa, perché una guerra non si festeggia, la si ricorda sperando che sia di monito a coloro che hanno il compito di decidere come risolvere le controversie internazionali. Ai soldati il compito di eseguire gli ordini e di pagarne le conseguenze, sia in caso di vittoria che di sconfitta, in termini di vittime, feriti, mutilati. In queste circostanze ed in questi luoghi credo che troppe parole siano inutili e quindi mi avvio alla conclusione non prima di aver ringraziato l’Onorevole Peter Rieser e la Croce Nera d’Austria per la disponibilità evidenziata e per la loro presenza oggi tra noi. Grazie anche al cav. D’Agostino per la preziosa collaborazione offerta al nostro Vice Segretario Generale Domenico Caccia, per l’organizzazione della cerimonia. AZZURRI CHE SI FANNO ONORE RICORDO DI LUIGI CASALVIERI Luigi Casalvieri IL NASTRO AZZURRO La scomparsa del Presidente della Federazione di Latina Luigi CASALVIERI, avvenuta il 21 dicembre 2013, ha avuto vasta eco in tutta Italia. Persone che hanno condiviso con lui il lungo cammino della storia, ma anche di coloro che erano venuti a conoscenza delle sue gesta e delI'eroico perseguire della verità attraverso l'associazionismo militante, hanno voluto far sentire la loro voce e il loro cordoglio. A distanza di alcuni mesi, lo riproponiamo quale esempio: egli non mancava mai di ricordare che la storia la scriviamo noi, attraverso i semplici gesti, gli esempi quotidiani, i comportamenti coerenti con la propria moralità interiore. Valori ai quali il Presidente Casalvieri era particolarmente legato. Ha lasciato un vuoto incolmabile e tanti che lo hanno conosciuto lo ricordano con grande affetto. Tra i suoi gesti recenti, l’invito, tramite il marciatore azzurro Michele Maddalena, che ha esteso il percorso di una delle sue marce fino agli Stati Uniti d’America, un dono per il presidente Barack Obama, il quale ha risposto con un'affettuosa lettera di ringraziamento. 7 153° ANNIVERSARIO DELL’ESERCITO a celebrazione del 153° Anniversario della Costituzione dell'Esercito Italiano ha avuto inizio il 5 maggio 2014 quando, nella mattinata, è stata deposta una corona d’alloro al Sacrario dei Caduti nel cortile d’onore di Palazzo Esercito. Alla Cerimonia, oltre al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. C. A. Claudio Graziano, erano presenti il Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. C. A. Giovan Battista Borrini, e una rappresentanza di ufficiali, sottufficiali, graduati e dipendenti civili della Forza Armata. La sera del 6 maggio presso l'auditorium “Parco della Musica“ di Roma ha avuto luogo un evento musicale, realizzato grazie alla collaborazione tra Esercito Italiano, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e alcuni rappresentanti del Il Ministro della Difesa sen. Roberta Pinotti con i mondo della musica e dello spettacolo, con lo Capi di Stato Maggiore della Difesa e dell’Esercito scopo di contribuire all’AIRC e al finanziamento dei progetti di ricerca sui tumori femminili. Nel concerto, trasmesso in diretta da RAI 5 e sul canazalea”, fiore simbolo della lotta contro i tumori. le satellitare RAI Italia, e presentato da Elisa Isoardi, Le celebrazioni si sono concluse la mattina del 7 brani tradizionali, legati in particolare al centenario maggio con una cerimonia militare presso Palazzo della prima guerra mondiale, pezzi di musica jazz e Esercito in Roma, a cui hanno partecipato, oltre al pop eseguiti dalla Banda dell’Esercito, dal coro Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio dell’Associazione Nazionale Alpini di Roma e dagli artiGraziano, il Ministro della Difesa, senatrice Roberta sti presenti. Pinotti, i Sottosegretari alla Difesa, onorevoli Alfano e “... Il nostro ... sostegno per la ricerca contro il canRossi e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiracro ... - ha dichiarato il generale Graziano - ... un modo glio Luigi Binelli Mantelli. Dopo il ricordo dei Caduti di giusto per essere fra la gente ...". tutte le guerre, la consegna di onorificenze al personaPer il centenario della prima guerra mondiale, l’atle particolarmente distintosi. tore Massimo Reale ha letto una lettera dal fronte, “La storia dell’Esercito”, ha ricordato il generale affiancato sul palco da figuranti con le uniformi Graziano, “è la storia della Nazione e di tutto il popolo dell’Esercito, degli ultimi 100 anni. Si sono esibiti la Italiano ... di vittorie e sconfitte ma sempre di sacrifici, giovane cantante Gabriella Ferrone e Gigi D’Alessio di dedizione, di lealtà e di onore ... basta ricordare il che, oltre a interpretare due brani del suo repertorio, maggiore La Rosa” – Caduto in Afghanistan nel giugno ha eseguito, insieme alla Banda dell’Esercito, “O surda2013 – “che non ha esitato a sacrificare la propria vita to ‘namurato”. Gli ospiti presenti in sala che hanno per proteggere i suoi uomini, il caporal maggiore scelto offerto il loro contributo all’AIRC hanno ricevuto “un’aMarco Millocca, che ... ha sventato un attentato che avrebbe causato una strage e il caporal maggiore capo Andrea Tomasello rimasto gravemente Un momento del concerto ferito in seguito all’esplosione di un ordigno durante un’attività operativa”. La madre del maggiore La Rosa, a lungo abbracciata dal Ministro della Difesa, ha ricevuto la Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa al figlio. La senatrice Pinotti ha poi Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare il caporal maggiore scelto Millocca e di Croce d'Oro il caporal maggiore capo Tomasello. Il generale Graziano ha infine ricordato gli ultimi Caduti in ordine di tempo, il generale Calligaris, il capitano Lozzi e il primo caporal maggiore Tracanna, il personale ferito e convalescente e tutti i familiari che affrontano il dolore con dignità e compostezza, nonché i circa 3000 soldati impegnati all’estero per garantire pace e stabilità internazionale e gli oltre 4000 impegnati in Italia nell’operazione “Strade sicure” e nella “Terra dei fuochi”. L MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE CAPORAL MAGGIORE SCELTO MARCO MILLOCCA “Bersagliere della Transition Support Unit South, impiegato come conduttore in un convoglio, in movimento su rotabile a rischio, con esemplare decisione e prontezza, straordinaria lucidità d’intenti e cosciente sprezzo del pericolo, effettuava d’iniziativa una repentina e ardita manovra dirigendo il proprio mezzo contro un veicolo bomba diretto verso il dispositivo. Con il proprio gesto impediva il progetto stragista preservando così le vite dei propri commilitoni. Fulgido esempio di elette virtù militari”. Kanesk, Distretto di Bala Balouk, Farah (Afghanistan), 27 maggio 2013 8 IL NASTRO AZZURRO CELEBRATO IL 162° ANNIVERSARIO DELLA POLIZIA DI STATO Il Ministro dell’Interno on. Angelino Alfano, accompagnato dal Capo della Polizia Pansa, passa in rassegna il Reparto di Formazione 8 maggio, presso la Scuola Superiore della Polizia di Stato, a Roma è stato celebrato il 162° Anniversario della Fondazione del Corpo della Polizia Italiana. Alla cerimonia erano presenti, oltre al Ministro dell'Interno on. Angelino Alfano e al Capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa, numerose autorità dello Stato, addetti ai lavori, poliziotti, dirigenti, prefetti in servizio ed in quiescenza, rappresentanti dei sindacati di Polizia e numerosi ospiti. Dopo la deposizione della corona di alloro al sacrario ai Caduti, il Ministro Alfano ha fatto il suo ingresso nell’Aula Magna della Scuola, accompagnato dal Capo della Polizia, Pansa. La celebrazione ha avuto inizio con la lettura del messaggio del Capo dello Stato nel quale egli ha sottolineato che la Polizia è un’istituzione sana ed affidabile, da sempre impegnata con dedizione e sacrificio nella difesa delle istituzioni democratiche. L' Il Capo della Polizia, nel suo discorso, ha elogiato il buon operato del personale elencando gli interventi più importanti effettuati durante l’anno trascorso e, ringraziando tutte le componenti della polizia, ha sottolineato in particolare l'attività dei sindacati, considerati il vero ponte tra le istanze degli operatori e l’Amministrazione. Il Ministro, parlando come sempre a braccio, ha fatto immediatamente sentire la sua vicinanza al personale sfiorando con delicatezza e attenzione i noti problemi che il Corpo ha avuto nel recente passato, dimostrandosi sempre difensore incondizionato degli uomini e delle donne della Polizia di Stato. Si è complimentato con orgoglio con il prefetto Pansa per i risultati ottenuti, riferendosi alla nota metafora ottimistica del bicchiere mezzo pieno, ha enumerato con puntigliosa precisione gli sforzi fatti per avere risorse aggiuntive ed ha presentato come imminente l'attività di formazione continua per i poliziotti. Al termine, il Ministro ha consegnato le Medaglie al Merito. Nell'occasione, tutti i presenti hanno rivolto un commosso pensiero ai Caduti, alle loro famiglie ed a chi, seppur ferito, era personalmente presente a ritirare l’onorificenza. Una giornata positiva in un momento di difficoltà e di verifica della Polizia di Stato, il Ministro Alfano e il prefetto Pansa hanno saputo riconoscere che essere un agente di polizia, oggi, significa essere capaci di intercettare con decisione la realtà e di svolgere un ruolo di punta, misurandosi ogni giorno con quell’universo contradditorio di preoccupazioni, slanci umani, paure e pregiudizi che segna la vita singola e collettiva nel nostro paese. SIMPOSIO INTERNAZIONALE SUL VOLO IPERSONICO Si è svolto nei giorni 30 giugno e 1 luglio il primo simposio internazionale “l’Ipersonico: dai 100.000 ai 400.000 piedi” presso l’auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana (A.S.I.) in Roma. L’importante evento scientifico inerente il volo ipersonico è stato organizzato dal Centro Studi Militari Aeronautici (CESMA) sotto il patrocinio dell’Aeronautica Militare, dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Ente Nazionale Assistenza Volo (ENAV). In virtù della numerosa presenza di rappresentanti del mondo scientifico internazionale l’evento si è, in parte, svolto in lingua inglese. Al simposio è intervenuto il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica gen. S. A. Pasquale Preziosa; presenti: il gen. Giovanni Sciandra, Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica di cui il CESMA è organo fondamentamentale per la diffusione della cultura aeronautica, il gen. Nazzareno Cardinali, Direttore del CESMA, il gen. Giuseppe Cornacchia, coordinatore dell’evento. Numerosi esponenti del mondo accademico, della ricerca scientifica, rappresentanti del comparto industriale aerospaziale e del mondo del giornalismo hanno analizzato la complessa sfida del volo ipersonico che non rappresenterà più un sogno ma una possibile realtà in futuro, consentendo di raggiungere una velocità cinque volte quella del suono e che garantirà, ad esempio, di volare da Roma a Tokio in appena due ore. Sono state analizzate le possibili sinergie che un tale progresso scientifico richiede, non solo in ambito europeo ma soprrattutto internazionale, puntando l’accento sulla necessità di una cooperazione pacifica fra gli stati, ribadendo il bisogno di una profonda analisi geostrategica dell’ipersonico a causa delle molteplici implicazioni dello stesso anche sotto il profilo della sicurezza internazionale. L’istituto del Nastro Azzurro è stato rappresentato dal socio della Federazione di Roma Gabriele Gigliotti. IL NASTRO AZZURRO 9 2 GIUGNO: IL RITORNO DELLE FRECCE Il sorvolo delle Frecce Tricolori sull’Altare della Patria entre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi rendevano omaggio all’Altare della Patria, il cielo di Roma era di nuovo salutato dal rombo delle Frecce Tricolori. Grazie a "Fastweb" che ne ha sponsorizzato il volo, la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha potuto di nuovo svolgere il suo ruolo di rappresentanza dell'Italia intera, stendendo il Tricolore più lungo del mondo nel cielo di Roma, pur non gravando sulle finanze della Difesa. Peccato che ciò non sia stato sufficientemente pubblicizzato e ... abbiamo comunque dovuto registrare inutili e infondate polemiche sui costi della manifestazione. Lo scorso anno infatti, la parata si era svolta senza i tradizionali passaggi delle Frecce, giudicati da taluni "troppo costosi" per le casse di uno stato che non sa più come sopperire alla riduzione di introiti fiscali causati dalla crisi. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è giunto alla cerimonia sorridente a piedi, attraversando via del Corso fra le strette di mano dei passanti, una foto e i saluti dei cittadini, augurando «buona festa» alla gente che lo fermava per strada. «Dammi il cinque», è stato il saluto ad un bambino. Anche al termine della cerimonia e della successiva parata militare Renzi è voluto tornare a Palazzo Chigi a piedi. Prima però si è tolto la cravatta e l’ha consegnata a un componente del cerimoniale. Durante il tragitto si è goduto l’applauso e l’affetto di tanti cittadini che gli fanno i complimenti. «Bravo Matteo», gli ha urlato una signora. «Ti vogliamo bene», l’incoraggiamento di alcuni ragazzi, e ancora abbracci e strette di mano. Nel tradizionale messaggio alle Forze Armate, il Capo dello Stato ha affermato: «Stamane, all’Altare della Patria, ho rivolto un deferente pensiero a tutti i militari italiani che hanno sacrificato la vita al ser- M 10 vizio del Paese. Nel 68° Anniversario della Repubblica e a cent’anni dallo scoppio della prima guerra mondiale, ho rinnovato con particolare commozione il mio omaggio al Sacello dell’Ignoto soldato Caduto, con tantissimi altri, in quell’immane tragedia che ha segnato indelebilmente la storia del nostro Paese e dell’Europa. Gli stati europei, che un secolo fa si combattevano con feroce accanimento, oggi sono uniti sotto la stessa bandiera. Nel nome di comuni valori di libertà, giustizia ed eguaglianza, perseguono insieme la prosperità, lungo un irrinunciabile percorso di integrazione economica, politica e istituzionale. Ma anche per l’Europa - ha osservato ancora Napolitano - la pace non è un bene definitivamente acquisito. Lo dimostrano l’acuirsi di gravi focolai di tensione a ridosso dei confini dell’Unione e il necessario, costante impegno della Comunità Internazionale nella gestione delle crisi e nel contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata». In tribuna d’onore erano rappresentate quasi tutte le forze politiche del Parlamento: come lo scorso anno, mancava il Movimento 5 Stelle. I parlamentari grillini hanno infatti deciso di reiterare la loro assenza alle celebrazioni ove sono presenti i militari. Presenti invece i rappresentanti delle principali forze politiche, da Forza Italia al PD, fino alla Lega Nord, rappresentata da Sergio Divina, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il Presidente del Senato, Pietro Grasso, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e al Nuovo Centro Destra. Seduti in prima fila c’erano il Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, quello della Difesa, Roberta Pinotti, e il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il Presidente della Corte Costituzionale IL NASTRO AZZURRO Gaetano Silvestri. Sono stati diversi e spesso divertiti gli scambi di battute con il Capo dello Stato che, rivolgendosi al premier Renzi, sembrava quasi volersi sostituire allo speaker. In via dei Fori Imperiali, hanno sfilato in 3.500 (un centinaio in più dell'anno scorso). I soli mezzi presenti, alcuni veicoli storici e quelli della Protezione civile, oltre ad un altro grande ritorno, i Corazzieri a cavallo. L'anno scorso hanno sfilato a piedi e non erano piaciuti granché al pubblico e neppure ai commentatori. La parata, nonostante il forte contenimento dei costi, è comunque sempre scenografica, grazie soprattutto ai numerosi reparti in uniforme storica, per il centenario della Grande Guerra. Dopo il blocco iniziale, aperto dalla Banda dei Carabinieri e costituito dalle Bandiere di Guerra delle Forze Armate e dai Labari delle Associazioni d'Arma - tra i quali ha sfilato quello dell’Istituto del Nastro Azzurro - gran parte del primo settore era costituito da militari di tutte le Forze Armate, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Croce Rossa tutti nelle uniformi storiche. Una "sfilata nella sfilata" aperta dalla Fanfara della Brigata Sassari in uniforme della prima guerra mondiale e chiusa da un mezzo storico dell'Esercito, uno della Marina e un velivolo dell'Aeronautica. Nel primo settore ha sfilato anche la componente "estera" con le Bandiere e gli stendardi degli organismi internazionali a cui partecipa l'Italia. La parata, durata circa un'ora, ha registrato il transito dei successivi settori così suddivisi: il secondo settore dedicato all'Esercito; il terzo alla Marina e alle Capitanerie di Porto; il quarto all'Aeronautica; il quinto all'Arma dei Carabinieri; il sesto ai corpi militari e ausiliari dello Stato (Gdf, Corpo Militare e infermiere volontarie della CRI, Sovrano Militare Ordine di Malta); il settimo e ultimo ai Corpi Armati e non dello Stato (Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, Servizio Civile Nazionale, Polizia Municipale). Al passaggio del battaglione San Marco, il reggimento di cui fanno parte i due fucilieri di marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, nel corso del terzo settore, mentre lo speaker diceva: “Rivolgiamo il nostro saluto ai due marò”, è scattato l’applauso dalle più alte autorità a tutto il pubblico presente. La Fanfara dei Bersaglieri, come di consueto, ha chiuso la sfilata percorrendo di corsa via dei Fori Imperiali tra l'entusiasmo del pubblico, mentre il cielo di Roma era solcato dal secondo passaggio delle Frecce Tricolori. Ultimo atto, gli onori finali al Presidente della Repubblica Napolitano da parte dei Corazzieri, finalmente di nuovo a cavallo. Nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, davanti ai parlamentari delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, a mezzogiorno si è poi tenuta una videoconferenza con i due marò trattenuti in India alla quale, contrariamente ai rappresentanti di Fratelli d’Italia, che non vi hanno preso parte, i deputati e senatori grillini sono stati invece presenti. Dignità, compostezza, malcelata delusione: «Abbiamo fatto solo il nostro dovere». È la dura presa di posizione di Massimiliano Latorre collegato in videoconferenza dall’ambasciata d’Italia IL NASTRO AZZURRO Il Labaro Nazionale del Nastro Azzurro alla parata del 2 giugno in India a New Delhi con le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. «Abbiamo obbedito agli ordini, e mantenuto la parola che ci era stato chiesto di mantenere». Suona vibrante e alta la voce di Salvatore Girone, nel corso della videoconferenza. Il marò manifesta la «grande emozione» per aver «sentito il passo marciante» dei militari alla parata in via dei Fori Imperiali e aggiunge con tono chiaro, diretto. «Auguro a voi buona Festa della Repubblica, lo auguro agli italiani e a tutti i colleghi militari. Non è bello non essere tra di loro. Dopo due anni siamo di nuovo costretti ad assistere da una webcam. Abbiamo obbedito a degli ordini, abbiamo mantenuto una parola e la continuiamo a mantenere con grande dignità. E siamo ancora qui. Vorremmo che fosse riconosciuta la nostra innocenza, che i Paesi si parlassero ... Il muro contro muro non serve. Continueremo a comportarci con dignità. Ogni militare impegnato in questo momento, americano o inglese, italiano o indiano, deve sentirsi tutelato nei propri diritti”. Un ringraziamento per i tanti attestati di solidarietà ricevuti dalla gente:: «Gli italiani hanno un grande cuore e l’affetto che stiamo ricevendo è una prova diretta. Noi quel che possiamo fare è comportarci da militari, da italiani e soffrire con dignità nell’attesa che questa storia possa avere termine». Poi l’ultimo appello prima della chiusura della video conferenza. «Siamo innocenti e lo gridiamo a gran voce, i due paesi Italia e India sono due paesi democratici e devono dialogare tra loro». I due marò trattenuti in India da oltre due anni 11 200 ANNI FA NASCEVA L’ARMA DEI CARABINIERI La “Carica” del 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo l 13 luglio 2014, l’Arma dei Carabinieri ha compiuto 200 anni dalla sua fondazione. Ma l’evento è stato celebrato, come da trazione, il 5 giugno ricordando l’attribuzione della prima Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Bandiera di Guerra dell’Arma, avvenuta appunto il 5 giugno del 1920, per l’eroica partecipazione dell’Arma al primo conflitto mondiale. Le celebrazioni sono iniziate in mattinata a Roma, presso il Comando Generale dell’Arma, dove il Ministro della Difesa, sen. Roberta Pinotti, e il Comandante Generale dell’Arma, gen. Leonardo Gallitelli, hanno consegnato il “Premio Annuale” a 25 Comandanti di Stazione. Oltre diecimila persone hanno gremito la suggestiva cornice di piazza di Siena, a Roma, per assistere al tradizionale carosello. Un appuntamento che quest’anno ha sottolineato l’importante ricorrenza e ha segnato il ritorno della «festa» tra la gente, dopo la parentesi dello scorso anno quando, per decisione del governo Letta, erano stati aboliti tutti i pubblici festeggiamenti degli anniversari delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia. Presenti alla cerimonia il Capo dello Stato sen. Giorgio Napolitano, i Presidenti di Senato e Camera sen. Pietro Grasso e on. Laura Boldrini, in rosso e nero, il premier Matteo Renzi e il Ministro della Difesa sen. Roberta Pinotti, quello dell’Interno on. Angelino Alfano, il Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, la titolare dell’Istruzione Stefania Giannini, il Capo di Stato Maggiore della Difesa amm. Luigi Binelli Mantelli, il Comandante Generale dell’Arma, gen. Leonardo Gallitelli, il vicepresidente del CSM Michele Vietti, la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi e il sen. Maurizio Gasparri che, cellulare alla mano, ha ripreso i momenti più spettacolari dell’evento. In tribuna, anche Andrea Bocelli che ha cantato “Nessun dorma”. Molto sentita la partecipazione del pubblico, mentre nella storica arena sfilavano i reparti e la Banda dei Carabinieri. Tanti i giovani e i bambini a I festeggiare la Benemerita, tutt'intorno, un tripudio di Bandiere Tricolori, sventolate a tempo con i tamburi e le note della banda, in una Villa Borghese affollatissima. Dopo che il Presidente della Repubblica è passato in rassegna allo schieramento dei reggimenti di formazione, è intervenuto il Ministro della Difesa Roberta Pinotti affermando: ''Militari tra la gente: questo erano Carabinieri 200 anni fa e questo sono ancora oggi''. Poi ha aggiunto che ''tante cose possono cambiare, anche nell'Arma e tante cose sono cambiate e cambieranno, per renderla sempre più efficace ed efficiente ... non deve cambiare la loro natura di militari in servizio di polizia a difesa dello Stato e a tutela della sicurezza dei cittadini''. Il Ministro si è quindi detta certa che in quest'opera riformatrice ''il governo saprà interpretare correttamente la priorità, anche in termini di giuste allocazioni delle risorse pubbliche. ... Le 4590 stazioni dei Carabinieri” sul territorio costituiscono “una rete capillare, e il tessuto connettivo la cui straordinaria valenza non si esaurisce nel pur fondamentale ruolo di contrasto alla criminalità, ma contribuisce in modo decisivo alla tranquillità della popolazione, la cui insicurezza è alimentata, prima ancora che dalle statistiche sui delitti, dalla solitudine e dall’indifferenza”. Sono i presidi dei Carabinieri in tutta Italia “la più concreta e immediata espressione della vicinanza dello Stato al cittadino. Per più di metà della nostra popolazione - ha osservato il Ministro - quello dell’Arma è l’unico presidio di polizia nel territorio di residenza, l’unica presenza dello Stato”. Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha preso la parola il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano rivolgendosi direttamente agli appartenenti all’Arma: «Quello che fate giorno per giorno al servizio dell’Italia e fuori, il prestigio che avete saputo guadagnarvi facendovi conoscere nel mondo e apprezzare per le missioni di pace, è motivo di orgoglio e di sostegno prezioso per 12 IL NASTRO AZZURRO LA MARCIA DELLA FEDELISSIMA Per il bicentenario dell'Arma dei Carabinieri, il noto marciatore azzurro Michele Maddalena ha effettuato la sua ultima performance, la Marcia della Fedelissima, toccando numerose località simbolo della storia dell'Arma dove si sono svolte cerimonie commemorative e le deposizioni di corone d'alloro presso i monumenti che rievocano gesta eroiche di Carabinieri. In particolare sono giunte in redazione segnalazioni, oltre che da parte della Federazione di Latina della quale Maddalena è Socio, anche da quelle di: – Bologna, dove il l maggio, Michele Maddalena ha deposto corone di alloro al monumento a Salvo D'Acquisto MOVM e al cippo eretto in località Pilastro per i tre Carabinieri uccisi dai banditi della "Uno bianca". Presenti ufficiali dell’Arma, il gen. Claudio Rosignoli, Ispettore Regionale ANC, numerosi soci dell'ANC e della Federazione del Nastro Azzurro di Bologna col Presidente cav. rag. Giorgio Bulgarelli, il Vice Presidente ten. Davide Nanni e il Medagliere della Federazione portato da rappreMichele Maddalena a Bologna sentanti della Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna presenti con il loro Presidente gran. Giovanni Bettini; – Potenza, nel cui territorio la marcia ha toccato i cinque comuni che vantano MOVM dei Carabinieri: Lavello, Bella, Potenza, Matera e Francavilla. Michele Maddalena è stato accolto a Lavello, dai soci del Nastro Azzurro e dell’ANC, dal Comandante Provinciale, dal Comandante della Compagnia di Venosa e da quello della locale stazione CC, quindi ha reso omaggio al monumento al carabiniere MOVM Savino Cossidente. Nel successivo incontro col Sindaco e l’Amministrazione è stato scoperto l’artistico ritratto dell’Eroe realizzato dal maestro D’Acunzo con la tecnica delle matite colorate. A Bella, il giorno dopo, omaggio al carabiniere Donato Fezzuoglio morto nel 2006 ad Umbertide (PG) per sventare una rapina; – Messina, dove in via Istria Maddalena ha onorato i Caduti delle Foibe, poi si è recato al monumento alla Batteria Masotto “Battaglia di Adua” sul lungo mare, quindi ha visitato il monumento ai Caduti in Piazza dell’Unità Europea. Dopo l'incontro col Commissario della Provincia dott. Filippo Romano, è stato accolto dal Comandante della Compagnia CC Messina Centro, dai soci ANC e dell’Istituto del Nastro Azzurro al "Monte di pietà", dove ha visitato la mostra del Bicentenario accompagnato dal magg. CC Giovanni Mennella. Il giorno dopo, presente il Comandante Provinciale Col. CC Stefano Spagnol, il marciatore ha deposto un cuscino di fiori tricolore al Monumento al Carabiniere nella piazza d'armi della Caserma “Culqualber” mentre il Presidente della Federazione del Nastro Azzurro, magg. Vincenzo Randazzo, leggeva i nomi dei Carabinieri messinesi Decorati di MOVM e MAVM, fra cui Giovanni Russo, di Gesso, trucidato dai tedeschi il 13 settembre 1943 a Teverola. Il podista, nel suo intervento, ha ricordato i tre giovani Carabinieri che a Fiesole, il 12 agosto 1944, per non far fucilare dieci civili innocenti, si offrirono al plotone d’esecuzione gridando “Viva l’Italia”, e poi ha esortato i presenti a fare una passeggiata in un qualsiasi cimitero di guerra leggendo, non i nomi dei sepolti, ma l’età: "... hanno tutti vent’anni!” La marcia è terminata a Palidoro (RM) dove una cerimonia conclusiva, magistralmente coordinata dal Sig. Gabriele Gigliotti, socio della Federazione di Roma, ha commemorato la fulgida figura di Salvo D'Acquisto MOVM. noi che siamo chiamati a valorizzare in tutte le sue luci l’immagine dell’Italia contro i pregiudizi e i luoghi comuni ricorrenti. ... Siete simbolo della coscienza nazionale". Il Presidente Napolitano ha poi Decorato la Bandiera di Guerra dell’Arma con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e quindi ha consegnato alcune ricompense a Carabinieri che si sono maggiormente distinti nelle attività di servizio. La manifestazione si è chiusa con le spettacolari coreografie dello Storico Carosello Equestre col quale il 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo, “presentato” dalla mascotte, la cagnetta meticcia “Briciola”, ha rievocato la gloriosa “Carica di Pastrengo” del 1848: spettacolo solennizzato dalle note della Banda dell’Arma e delle fanfare della Legione Allievi Carabinieri di Roma e del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo. Scoscianti gli applausi, soprattutto nel finale: l'attesissima "Carica" degli squadroni in divisa storica, eseguita con le sciabole sguainate dai centoquarantacinque cavalieri lanciati al galoppo. L' Arma in festa pure a piazza del Popolo e piazza San Lorenzo in Lucina, dove erano allestite mostre sui mezzi, di ieri e di oggi, e sulle uniformi storiche, nonché presso il Comando Provinciale, con una IL NASTRO AZZURRO mostra fotografica sui Carabinieri negli ultimi cinquant’anni. Bellissime le immagini scattate dai famosi fotoreporter Rino Barillari, Mario Proto e Mario De Renzis. Per la promozione del Bicentenario, è stato adottato un logo commemorativo, applicato sui veicoli in dotazione ai Nuclei Radiomobili: autovetture e motocicli del “pronto intervento 112” hanno così aggiunto alla loro livrea anche il simbolo del prestigioso compleanno. Nelle vetrine alla moda di via Condotti sono comparse uniformi storiche. I festeggiamenti hanno avuto un bellissimo epilogo il 6 giugno, in Piazza San Pietro, quando Papa Francesco, nell'udienza straordinaria per i Carabinieri d'Italia, ha benedetto uomini e donne in divisa, i loro familiari, i carabinieri in pensione e tutti i fedeli accorsi per l'occasione. L'Ordinario Militare, mons. Marcianò, ha celebrato la Santa Messa in Vaticano. Per i Carabinieri e per i loro familiari ed amici, una bellissima occasione di preghiera, di riflessione e di gioia, un intenso momento che Papa Francesco ha dedicato alla Benemerita, benedicendo chi ha scelto di servire in uniforme e ricordando chi di essi non c'è più. 13 PERCHÉ SI CHIAMANO CARABINIERI? FORSE LA LORO STORIA INIZIA DALLA VALLE D'AOSTA? da “FIAMME D’ARGENTO” (anno III° N° 6 - Giugno 1923 pag. 219) testimone quando, nel grado di maggiore, era stato a prima ragione che spinse Vittorio Emanuele I comandante del Battaglione "Cacciatori" nel 1793. ad abolire l’appellativo di gendarme fu la forte Ma quale genesi aveva “la milizia dei Carabinieri avversione che egli nutriva per tutto ciò che gli di Aosta”? Non si esclude che tale organismo poteva ricordasse, sia pure nelle locuzioni, il passato domiessere una sorta di Milizia Provinciale accasermata, nio francese, e l’avere egli scelto l’appellativo di per fare fronte alle sue momentanee funzioni di poliCarabinieri ebbe, oltreché ragioni inerenti all’armazia, presso privati in mento, molti perchè, sui Aosta. Da una nostra quali sarebbe qui troppo ricerca si può sommessalungo insistere. Giova mente asserire che le oriperciò ricordare di sfuggini di questa "Milizia" gita che nel Piemonte possono emergere, conera altra volta esistito un sultando un vecchio corpo militare di polizia testo (cfr. Storia della detto dei Carabinieri: si Monarchia Piemontese" trattava di una milizia volume II° pagina 37 – urbana d’Aosta costituita Ercole Riccotti Barbèra intorno al 1782 sotto editore -1861), dove si Vittorio Amedeo III°. documenta che, nel Ci sembra anche 1548 i valdostani fedeli opportuno ricordare al duca Emanuele quest’altra circostanza: Filiberto (che era stato nell’esercito piemontese, abbandonato da altre ogni Reggimento di milizie piemontesi - ndr), Fanteria aveva una comavevano costituito nella pagnia di Cacciatori, Vittorio Emanuele I di Savoia piana di Verrès una milidetti anche Carabinieri zia di 4.000 uomini (ordiper il loro armamento; e nata su 12 compagnie agli ordini di tre colonnelli) mentre i cacciatori si staccavano dai reggimenti per per difendere il Ducato dall’invasione degli svizzeri formare speciali battaglioni, in tempo di pace avevadel Cantone Vallese che, alleati con le truppe franceno invece un particolare ufficio del quale è chiarasi del maresciallo Brissac, erano intenzionati a invamente espressa la natura in questa ordinanza reale: dere il "Ducato". In tempi seguenti la “milizia di « …ils serviront pour le détachements extraordinaAosta”, cessando le sue funzioni di truppa provinciaries, qui seront accordés pour les rétablissement et le, fu forse incorporata nel reggimento Fanteria mantien de la tranquillité publique, et lors qu’ils ne "Aosta", proprio il reparto di appartenenza del colonseront point comandés à part il feront le services de nello Luigi Ignazio Provana conte di Bussolino. È la Place comme les autres .» quindi probabile che il reggimento, pur conservando A questo punto la "credenza” storica relativa alla “des détachements extraordinaries, qui seront teoria che l’appellativo di Carabiniere derivasse esclusivamente dal fatto che ci si riferisce ad un militare accordés pour les rétablissement et mantien del la armato di carabina lascia qualche dubbio. tranquillité publique” in Valle d'Aosta, era accaserRagionando con il senno di poi, si può ora affermamato, per ragioni strategiche, a Ivrea o in bassa Valle re che era impensabile creare un corpo, a cui si voled'Aosta. va assegnare massimo prestigio, battezzandolo solo Ora l’ultimo quesito riguarda certamente il bacino in funzione del tipo di fucile in dotazione. Appare di reclutamento dei quadri o se le milizie della Valle quindi normale che si siano volute acquisire le tradid'Aosta confluirono in modo naturale, a seguito di zioni di un organismo già esistente che, al tempo, sia un riordinamento delle Forze Armate sarde, nel regera già distinto "nel mantenere la pubblica tranquilgimento Fanteria "Aosta". A questo quesito, allo stato attuale, non si può rispondere con certezza lità". Quindi scartata, per il ben noto antifrancesismo però, consultando l’elenco dei Caduti nelle guerre di di Vittorio Emanuele I°, la parola gendarme, rimaneIndipendenza, si rileva che circa l'80% dei valdostani va la scelta tra Cacciatori e Carabinieri. Caduti erano incorporati nel 5° e 6° Reggimento Quale è stato l’elemento che ha determinato la Fanteria "Aosta". In ultima analisi, sarebbe interesscelta? Perché i secondi (i Carabinieri) ebbero la presante stabilire quanti, dei 27 ufficiali e dei 137 Bassi minenza sui primi (i Cacciatori)? Probabilmente la Uffiziali (Sottufficiali) che nel 1814 facevano parte ragione è molto semplice: il colonnello Luigi Ignazio del personale di primo inquadramento del Corpo, Provana conte di Bussolino, il primo organizzatore erano stati in forza al reggimento "Aosta". Se, come del Corpo, prima di entrare nei Carabinieri, era sembra dalla documentazione, lo sono stati quasi colonnello nel Reggimento Aosta, fu quindi probabiltutti, senza nessuna remora, la Valle d'Aosta può mente una ragione di "campanile" ad accostare il rivendicare il diritto che di avere originato l’appellatinovello Corpo a quella milizia urbana d’Aosta, denovo "Carabinieri". minata Carabinieri d’Aosta, che costituita intorno al Michele Maurino 1782 sotto Vittorio Amedeo III, aveva fatto egregia(Socio della Federazione NA - Valle d’Aosta e mente fronte ai servizi di polizia. Di questa realtà storica, il colonnello Provana ne è stato direttamente Delegato Regionale A.N.C. Valle d'Aosta) L 14 IL NASTRO AZZURRO I CARABINIERI OGGI ra il 13 Luglio 1814, quando a Torino il Re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia istituiva il “Corpo dei Carabinieri Reali”, Corpo che divenne Arma con legge 30 settembre 1873. Da allora i Carabinieri vivono in modo esclusivo lo straordinario legame con il territorio, oggi affidato alle Stazioni e alle Tenenze, cuore della loro organizzazione e tra i simboli più antichi e amati dello Stato italiano. Duecento anni di storia; duecento anni al fianco della nostra Patria; duecento anni di vittime del dovere, Eroi che hanno terminato il loro servizio lasciando la vita terrena con la divisa indosso, lasciando dolore in chi li amava e li ama ancora; duecento anni a garanzia dell'ordine e della sicurezza dei cittadini italiani; duecento anni dove una chiesa, un Palazzo Comunale e una Stazione dei Carabinieri hanno rappresentato lo Stato, hanno fatto l'Italia. Dalle rege patenti del 13 luglio 1814 ad oggi. La Benemerita, originariamente inquadrata nell’Esercito Italiano, il 31 marzo 2000 è stata elevata al rango di Forza Armata autonoma, quarta in ordine di costituzione. Lo Stato Maggiore e Comando Operativo è al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri in viale Romania a Roma. Lo Stato Maggiore è strutturato in 6 reparti a cui si aggiungono il Centro Nazionale Amministrativo e il Centro Nazionale Selezione e Reclutamento. L'unità addestrativa dell'Arma comprende il Comando Scuole, la Scuola Ufficiali, la scuola Marescialli e Brigadieri, la Legione Allievi, l'ISTI (Istituto Superiore di Tecniche Investigative), la Scuola Perfezionamento al Tiro, il Centro Lingue Estere, il Centro Psicologia Applicata per la Formazione e il Centro Sportivo dei Carabinieri. Gli istituti di formazione sono la Scuola Ufficiali, la Scuola Marescialli e Brigadieri e la Legione Allievi che comprende le scuole di Roma, Torino, Reggio Calabria, Campobasso e Iglesias. L'organizzazione territoriale è formata da 5 Comandi Interregionali, 19 Comandi Legione, 102 Comandi Provinciali, 13 Gruppi, 534 Comandi tra Reparti territoriali e Compagnie, 65 Tenenze e 4590 Stazioni Carabinieri. L'Arma dei Carabinieri costituisce l'unico presidio di polizia per il 57% della popolazione. L'Unità Mobile e Speciale comprende il Comando CUMS, il ROS, la Divisione Unità Mobili su due Brigate Mobili, la Divisione Unità Specializzate, il Comando E Tutela Salute NAS, il Comando Tutela Ambiente NOE, il Comando Tutela Patrimonio Culturale TPC, il Comando Tutela Politiche Agricole e Alimentari, il Comando Tutela Lavoro, Il Comando Antifalsificazione Monetaria, il Comando Banca d'Italia, il RACIS Centro Investigazioni Scientifiche, il RAC, il Comando Carabinieri Ministero Affari Esteri MAE ed il COESPU Centro di Eccellenza per le Stability Policy Units. Alla 2a Brigata Mobile appartengono tra l'altro, il reggimento Paracadutisti “Tuscania” e il G.I.S. Gruppo d'Intervento Speciale. I Reparti per esigenze speciali, Interforze e compiti militari sono il Comando Carabinieri Presidenza della Repubblica, che a breve costituirà un unica struttura con il Reggimento Corazzieri, il Comando Carabinieri Camera e il Comando Carabinieri Senato, il Comando Carabinieri Corte Costituzionale, il Comando Carabinieri Corte dei Conti, i Comandi Carabinieri presso i Ministeri, il Reparto Carabinieri Stato Maggiore Difesa, il Comando Carabinieri Polizia Militare presso Stato Maggiore Esercito, il Comando Carabinieri della Marina Militare, il Comando Carabinieri Aereonautica e vari organismi interforze del Ministero Difesa. Presso il Ministero dell’Interno i Carabinieri sono presenti in diversi organismi tra cui la DIA Direzione Investigativa Antimafia, UCIS, DCSA, DCPC, Scuola Perfezionamento Forze di Polizia, Ufficio Coordinamento e Pianificazione Forze di Polizia. L'organico effettivo dell'Arma dei Carabinieri attualmente, carente per circa l'11%, è formato da personale di età media superiore ai 40 anni. Ottima prova ha dato l'inserimento del personale femminile a partire dal 2000. L'Arma dei Carabinieri, in un programma di razionalizzazione, tra il 2011 ed il 2013 ha realizzato un risparmio strutturale di oltre 5 milioni di euro sopprimendo circa 250 enti e reparti. Tra il 2014 ed il 2016, nel prosieguo del programma di razionalizzazione, saranno conseguiti ulteriori risparmi per 35 milioni di euro. In questi anni l'Arma si è posta come obiettivi strategici l'accrescimento della qualità della formazione, il potenziamento della capacità investigativa e il potenziamento tecnologico della componente operativa. Dal 2008 ad oggi l'Arma ha avuto 16 Caduti e 904 feriti gravi in servizio. STRALCI DAL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA “L’Arma dei Carabinieri celebra oggi il bicentenario della fondazione, ... straordinario è stato l’impegno a tutela dei valori fondanti della Nazione e, nei tempi a noi più vicini, in ferma difesa delle istituzioni democratiche dall’attacco del terrorismo. Decisiva è sempre stata la lotta senza quartiere alla pervasiva minaccia della criminalità organizzata e della delinquenza comune. In ogni parte del paese l’Arma ha costituito incrollabile baluardo a garanzia della libertà e della pacifica convivenza civile”. “I Carabinieri hanno costantemente meritato generale apprezzamento anche al di fuori dei confini nazionali ... In questi duecento anni tra l’Arma e il popolo italiano si è sviluppata una speciale relazione di fiducia e di amicizia, alimentata dalla capillare e diffusa presenza delle stazioni, presidi di legalità e insieme luoghi di ascolto e di accoglienza ... “Nel 1814 i fondatori dell’Arma ne definirono ... l’irrinunciabile status militare che è al tempo stesso fattore di efficienza organizzativa ed emblematica sintesi dei valori che ne sostengono l’azione al servizio del paese. Saluto la Bandiera, oggi Decorata con le insegne di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia per rendere onore alle schiere di Carabinieri che hanno attraversato questi due secoli di storia ... a voi tutti, Carabinieri in servizio e in congedo, giungano l’affetto e la gratitudine del popolo italiano e il mio più fervido augurio”. IL NASTRO AZZURRO 15 GIORNATA DELLA MARINA 10 giugno 2014: il Ministro della Difesa sen. Roberta Pinotti a Festa della Marina Militare si celebra il 10 giugno, data in cui si ricorda l'anniversario dell'affondamento della Corazzata austriaca "Szent Istvan" (Santo Stefano), nel 1918. Le giornate celebrative delle Forze Armate, compresa quella della Marina Militare, furono istituite nel 1939. Nel periodo dal 1950 al 1964 la festa fu celebrata il giorno di Santa Barbara (4 dicembre). Dal 1964, la ricorrenza è stata definitivamente riportata al 10 giugno, data in cui si commemora l'impresa coraggiosa dei MAS "15" e "21", che ottennero un risultato di grande importanza, sia sotto il profilo strategico, sia sul piano dell'impatto emotivo nei confronti degli avversari. L'azione avvenne nei pressi della piccola isola di Premuda, in Adriatico, dove la sezione dei due MAS, al comando rispettivamente del Capitano di Corvetta Luigi Rizzo (capo sezione) e del guardiamarina di complemento Giuseppe Aonzo, all'alba del 10 giugno 1918, attaccarono una potente formazione navale austriaca colpendo con quattro siluri la corazzata "Szent Istvan" (Santo Stefano) che affondò. L'azione stroncò sul nascere una pericolosa incursione della flotta austriaca contro il blocco navale organizzato dagli alleati nel Canale d'Otranto per precludere l'accesso all'Adriatico ai sommergibili tedeschi. A Luigi Rizzo, già Decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare per aver forzato sei mesi prima il porto di Trieste affondandovi la Corazzata "Wien", per la spericolata azione di Premuda venne attribuita una seconda Medaglia d'Oro. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Festa della Marina Militare, il 10 giugno 2014 ha ricevuto al Quirinale l'ammiraglio di Squadra Giuseppe De L 16 Giorgi, Capo di Stato Maggiore della Marina, accompagnato da una rappresentanza di allievi degli Istituti di formazione. "I miei auguri vivissimi a lei ammiraglio e a voi tutti come partecipi della tradizionale festa per la ricorrenza della Marina Militare italiana", così il P re s i d e n t e "Abbiamo avuto una conversazione molto interessante con il vostro Capo di Stato Maggiore sui problemi che sono dinanzi alle Forze Armate e quindi anche alla Marina nel nostro Paese ... Crediamo che, mettendo insieme le esperienze, le risorse e i mezzi delle Forze Armate dei 28 Paesi membri dell'Unione Europea, l'Europa veramente potrà ... assicurare con le proprie forze la propria sicurezza ... non potendo più fare affidamento su una permanente funzione supplente ... delle Forze Armate degli Stati Uniti. Dobbiamo procedere anche ad una rassegna attenta della spesa militare ... Ma vorrei cogliere quest'occasione soprattutto per esprimervi ... la mia ammirazione per come la Marina Militare italiana sta dando una prova del tutto senza precedenti, quella cioè dell'Operazione 'Mare nostrum'. Questa operazione ha posto l'Italia all'avanguardia nello sforzo per reagire correttamente all'ondata di disperazione che proviene dall'Africa ... e vediamo la generosità, lo slancio veramente ammirevole con cui i marinai italiani fanno fronte a questa emergenza. Questo è il messaggio che vorrei trasmettervi. Esso riguarda direttamente vostri colleghi più grandi, già impegnati nell'esercitare le loro funzioni, ma è qualcosa che si trasmette anche a voi più giovani ... Molti auguri a voi e molti auguri alla Marina Militare italiana". La celebrazione della Giornata della Marina Militare è continuata con la cerimonia svoltasi presso Palazzo Marina alla presenza del Ministro della Difesa sen. Roberta Pinotti, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e del Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi. Al termine della cerimonia il collegamento in videoconferenza da Nuova Delhi con i due Fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. IL NASTRO AZZURRO 240° ANNIVERSARIO DELLA GUARDIA DI FINANZA n occasione del 240° Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza, il 19 giugno, il Presidente della Repubblica, sen. Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il Comandante Generale del Corpo, gen. Saverio Capolupo, unitamente ad una rappresentanza di Allievi degli Istituti d'Istruzione. Il Capo dello Stato, nel suo intervento, dopo aver rilevato le origini molto antiche della Guardia di Finanza, ha auspicato il rinnovo della "... piena fiducia ... di tutte le istituzioni repubblicane, nel Corpo della Guardia di Finanza ... protagonista di iniziative e indagini essenziali soprattutto contro l'evasione e la frode fiscale e per la moralizzazione della vita pubblica ... In questo spirito rivolgo a voi ... - ha concluso Napolitano - ... gli auguri più sinceri e più cordiali per la vostra carriera e per il contributo che certamente darete ...". Ha preso quindi la parola il Comandante Generale gen. Saverio Capolupo che, dopo aver ringraziato il Presidente per aver voluto ospitare la celebrazione del 240° Anniversario al Quirinale, con "... una rappresentanza di allievi degli istituti di istruzione ..." sottolineando che "... quest’anno ricorre anche il centenario della consegna al Corpo della Bandiera di Guerra ...", ha evidenziato che la celebrazione è volutamente svolta "... in maniera sobria, consapevoli del difficile momento che il Paese sta attraversando...". Il generale Capolupo, dopo aver confermato da parte della GdF "... il massimo impegno ... a contrasto ... delle multiformi minacce della criminalità ..." ha sottolineato che "... il Corpo ha investito sui fattori chiave del proprio patrimonio ..." ma anche che "... ha intrapreso importanti iniziative di razionalizzazione dei costi per fronteggiare i minori stanziamenti di bilancio ...". A conclusione dell'evento, il Presidente Napolitano ha omaggiato i militari della GdF intervenuti di una sua medaglia ricordo. Le celebrazioni sono riprese il 21 giugno quando, alle ore 9, il Comandante Generale e il Presidente dell'A.N.F.I. hanno deposto una corona di alloro al Monumento al Finanziere nel cortile d'onore del palazzo in cui ha sede il Comando Generale. Poco dopo, alle ore 9:30, il Comandante Generale ha deposto una corona di alloro al Sacrario della Guardia di Finanza. Successivamente, alle ore 11, presso la Piazza d'Armi della Caserma "Piave", è iniziata la cerimonia militare alla presenza del Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, il quale, nell'occasione, dopo aver ringraziato per il "... prezioso lavoro, e ..." I IL NASTRO AZZURRO ribadito "... il rapporto di stretta vicinanza e fiducia verso la Guardia di Finanza ..." ha affermato che "... È indispensabile proseguire con determinazione nell’azione di contrasto all’illegalità, alla corruzione, all’inefficiente uso delle risorse pubbliche, agli illeciti sui diversi fronti della criminalità finanziaria ..." e che il fenomeno "... dell’evasione fiscale ... impone una riflessione attenta e un impegno costante da parte delle istituzioni ... non meno temibile, è il fenomeno dell’elusione fiscale ..." quindi "... In un momento in cui molti italiani affrontano una fase di difficoltà, è urgente intervenire per contenere l’elevata pressione fiscale ..." con "... un riordino complessivo del sistema tributario nazionale ... Parallelamente, è necessario ... migliorare il rapporto fisco-contribuente, rendendolo più semplice e trasparente ...". Il Ministro ha concluso osservando che "... L’azione del Corpo contribuisce ... Nel progressivo spostamento da un approccio formale a uno sostanziale nella natura dei controlli ..." al "... risanamento del bilancio dello Stato ..." e "... Al Corpo della Guardia di Finanza spetta un ruolo decisivo ai fini della compiuta realizzazione di un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini ...". Alle ore 18 ha poi avuto luogo la cerimonia in forma solenne di Cambio della Guardia d'Onore al Palazzo del Quirinale tra la Scuola Ispettori e Sovrintendenti e l'Accademia, con breve concerto finale del complesso ridotto della Banda del Corpo. Le celebrazioni sono continuate nel successivo 22 giugno quando, alle ore 18, si è svolto il cambio esterno in forma solenne della Guardia d’Onore al Palazzo del Quirinale assicurato dagli Allievi Ufficiali del 112° Corso "Val Tomorizza III" e dell’11° Corso R.A. "Ercole" - 2° Anno di Accademia. Per l'intero periodo di celebrazioni, cioè dal 20 al 23 giugno, è stata assicurata la Guardia d'Onore all'Altare della Patria dalla Scuola Alpina di Predazzo. 17 IL PREMIO DI STUDIO 2014 DELLA FEDERAZIONE DI NAPOLI INTITOLATO A LUIGI LONGOBARDI M.O.V.M. PRESSO L’ISTITUTO COMPRENSIVO “SILVIO PELLICO” DI LETTERE PROV. DI NAPOLI n Eroe, un uomo che aveva Equipaggi di Marina) di San come fondamento e riferiBartolomeo (La Spezia). Al termimento della sua vita e del ne fu imbarcato sul “Gondar”, suo agire due virtù fondamentali, sommergibile della classe "Adua" essenza dell’umanità: la fedeltà e di cui ne furono costruite 17 l’obbedienza. Un Eroe che nacunità, con il quale compì tutte le que da umili ed onesti genitori missioni a cui il battello era desticontadini, ma tenace nelle decinato, fino all’ultima. sioni, che voleva perseguire quel Il "Gondar" che aveva come "volli sempre volli, fortissimamenmotto “Usque ad Finem” (fino te volli" di alfieriana memoria e alla meta), fu varato il 6 gennaio “volle” uscire dalla sua terra, che 1938. Il 30 settembre 1940 pur amava, per conoscere altre compì la sua ultima missione. realtà, altre culture e trovare altri Mentre era impegnato nel trasfeorizzonti. rimento degli ”Operatori subacAmò il mare, che ammirava quei dei Mezzi Speciali” ad mentre era intento al duro lavoro Alessandria, venne intercettato dei campi e, come tutti gli adoleda aerei nemici ed attinto da scenti, immaginava, ma non riubombe di profondità; dopo 8 sciva a trattenere nelle sue piccodure ore di combattimento spese le mani, l’infinito dei suoi sogni. nel tentativo di sottrarsi al “tiro al Era destinato, come aveva deciso bersaglio”, il sommergibile, irrisuo padre, a rendere fertile e promediabilmente colpito, dovette Luigi Longobardi MOVM duttiva la terra dei suoi avi. Solo forzatamente salire in superficie. in parte lo fece perché contemporaneamente al E qui emersero le eroiche virtù di Luigi lavoro si impegnava nello studio, recandosi nella Longobardi che non pensò a sé stesso ma aiutò non vicina Castellammare di Stabia a frequentai suoi compagni a lanciarsi in mare per salvarsi e, re corsi che gli avrebbero consentito di solcare le solo dopo essersi accertato che non vi fosse più onde del mare azzurro, che non solo vedeva alcuno a bordo, iniziò l’operazione di autoaffonogni giorno ma desiderava, ardentemente, damento del “Gondar” al fine di non farlo cadeessergli “dentro” per assaporare i suoi odori, la re in mano nemica. fragranza, il sapore dell’acqua salata e sentirne il Si lanciò in mare per ultimo, ma una bomba fragore gioioso delle sue onde. scoppiata nelle sue vicinanze gli troncò la vita. Frequentò corsi specialistici di elettricista e, al Un esempio di abnegazione, di senso del Dovere termine degli studi, si arruolò a 18 anni da oltre l’impossibile, di attaccamento al proprio volontario nella Regia Marina e fu inviato alla battello al quale aveva legato il suo destino, delScuola di specializzazione C.R.E.M. (Corpo Reali l’impegno preso con un “Giuramento” espresso: questo è Luigi Longobardi, “esempio” di coerenza fino al sacrificio estremo perché Il Gondar in navigazione in lui era sano e vivo il germe della fratellanza, della solidarietà; "esempio" per la nostra e per le future generazioni perché è su questi modelli che famiglia e scuola possono impostare la loro azione educativa. Occorre che la storia, nella sua accezione più completa, sia la base della formazione, della cultura di qualsiasi individuo perché tramite essa, tramite la conoscenza dei suoi processi evolutivi, possiamo diventare cittadini. La storia s’identifica con la stessa vita dell’uomo che, singolarmente e collettivamente, partecipa alla sua U 18 IL NASTRO AZZURRO costruzione. Costruzione fatta dagli uomini e dalle loro azioni tra cui risplendono gli uomini nobili come il nostro Luigi Longobardi e formano quel maestoso mosaico che è l’umanità. Luigi Longobardi una tessera luminosa di questo fantastico mosaico, esempio non solo per gli abitanti della sua ridente città natale, Lettere, ma per tutti gli uomini che dovranno conservarne perennemente la memoria. È sul suo esempio che si costruisce una civiltà che bandisca la guerra perché essa è sempre strumento nefasto di lutti e macerie fisiche e morali. Ciò affinché il gesto eroico di un “giovane” di soli vent’anni, che anelava alla vita e alla conoscenza, sia semenza produttiva nella mente degli altri giovani. Alla cerimonia in onore di Luigi Longobardi, svoltasi in tre fasi distinte e interconnesse al Monumento, alla deposizione della corona d’alloro presso la Lapide apposta alla muratura del plesso a lui intitolato ed al Premio di Studio a lui dedicato, ha partecipato con slancio e in forma massiccia l’intera cittadinanza e la scolaresca. Erano altresì presenti il sindaco di Lettere, avv. Sebastiano Giordano, con il Gonfalone della ridente cittadina, il Presidente del Nastro Azzurro di Napoli, col. Pasquale Parente, il Labaro ed i Consiglieri Preside architetto Pasquale Campo, maresciallo Pietro Caputo, Segretario – Tesoriere, aiutante Nicola Liccardo, maresciallo Nicola Maraglino, i Sindaci delle cittadine di Casola, Sant’Antonio Abate, Castellammare di Stabia e Agerola, tutti con i Confaloni dei rispettivi comuni. P.C. I TEMI PREMIATI Gli allievi hanno presentato degli elaborati, tutti meritevoli di premiazione, e per tale motivo si è stabilito di suddividere il premio in sei frazioni uguali, proprio nel rispetto dell’impegno e della qualità delle relazioni. Mi associo ai ringraziamenti già formulati dal col. dott. Pasquale Parente, Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Napoli, ed anch’io formulo un ringraziamento al Preside dott. Eliodoro Giordano che, alla mia telefonata esplorativa, con slancio, aderì a questa iniziativa perché, da uomo di cultura e da cittadino ben sa che è tra i giovani che bisogna spargere il seme del ricordo. Ringrazio i professori, che hanno guidato gli allievi nelle ricerche e nella redazione degli elaborati, e vorrei li accompagnassero al ritiro del premio. Ringrazio l’Assessore alla Pubblica Istruzione, avv. Anna Amendola, anch’essa con impeto ha aderito alla nostra proposta e con volizione, intesa nel senso crociano, vera manifestazione della volontà che si estrinseca nell’agire, ha fatto sì che tutto si svolgesse nel migliore dei modi come sta avvenendo. Devo ringraziare il Socio e Sindaco del Nastro Azzurro dott. Antonio Cimmino, che è sempre disponibile, per l’opera d’informazione svolta presso gli allievi della Scuola. Le relazioni: Antonio Spagnoletto 5a A La lirica è espressa in dialetto ed è per noi un pregio sapere che ancora qualcuno ama il nostro dialetto, che è una lingua, e l’adopera per esprimere virtù ed eroismi di uomini illustri come il nostro Luigi Longobardi. Utilizza una continua cadenza che diventa volutamente ossessiva come sono nefasti tutti i ritmi della guerra, e parla di Luigi che è un ragazzo con tanti sogni tra i quali riesce con perseveranza a realizzare quello di essere un marinaio. Un sogno che diventa realtà ma non fu fausta perché, per le sue virtù ed i suoi ideali, non volle abbandonare il sommergibile centrato dalle bombe nemiche, ben sapendo quale triste conseguenza ne sarebbe derivata. La lirica si conclude con “tant gloria stu juaglione che a perz a propria vit pe salva a propria Patria” ed ancora “chist è stat nu grand eroe, ma soprattutto nu grand omme”. Lucia Chiavazzo 5a B Con la lirica l’allieva evidenzia l’amore e l’orgoglio per l’appartenenza alla cittadina che ha espresso “un Eroe della mia terra”. Lucia ha continuato la lirica evidenziando l’adolescenza di Luigi e scopre che egli amava il mare perché tramite esso si sarebbero aperti nuovi orizzonti ed avrebbe potuto avere conoscenza di quanto c’è ed avviene oltre il suo territorio. Ipotizza: ”ho avuto informazioni certe che l’Eroe forse giocava con i sottomarini e forse con gli aerei e poi con la nave ed i suoi cannoni che gli dettero gloria ma anche la morte”. Con rima baciata accenna al nome che gli dette la madre, al monumento che è stato eretto in suo onore e al ricordo che resterà sempre nei loro cuori. Aniello Comentale 5a C – Maestra Florinda Savarese Con pochi versi, Aniello racconta l’intera vita di Luigi Longobardi – ed è un pregio avere una tale capacità di sintesi – e dice che nacque in un paese che affaccia sul mare e questa vasta distesa azzurra lo attrasse fortemente tanto che rinunciò ad essere contadino. Descrive il suo arruolamento nella Marina Militare, della sua aspirazione a vivere sul mare e la destinazione al sommergibile “Gondar”. Narra che ben 50 bombe colpirono il sommergibile ma Luigi non lo abbandonò, come avevano già fatto i suoi compagni di bordo, perché riteneva il battello qualcosa che gli apparteneva e, nel segno della fedeltà, s’inabissò con esso. Maria Cesarano 3a A – Prof.ssa Filomena Benvenuto Con semplicità, l’allieva evidenzia come l’attuale società ed i giovani dimentichino quanto è stato fatto per poter godere della libertà conquistata col sacrificio di tanti uomini che hanno donato la vita. Evidenzia lealtà e giustizia come valori fondamentali della nostra società e ricorda che i giovani sono troppo deboli per non essere coinvolti nei processi di massa, seguono passivamente quanto viene loro indicato senza opporre alcu- IL NASTRO AZZURRO 19 na critica e non ricordano i valori fondamentali. E si domanda: il nostro Eroe si è sacrificato per la nostra Patria donando la vita ma chi di noi sarebbe pronto a compiere un tale gesto? Per tale motivo Luigi Longobardi è un insegnamento ed un riferimento per tutti noi. Dobbiamo tenerlo sempre presente nei nostri percorsi di vita. Aldo Bosco 3a B – Prof.ssa Francesca Falco Aldo pone in evidenza il luogo dove nacque Luigi Longobardi ossia la frazione San Lorenzo. Uomo di grande spessore umano che dona la vita e dà lustro all’intera cittadina natale. Ricorda che nel mondo d’oggi non esistono uomini che offrono la propria vita per gli altri perché ciascuno pensa a se stesso. Ricorda che, sin da bambino, Luigi è stato un esempio per gli altri perché lavorava nei campi e studiava; aveva un carattere gioioso, amava la vita ma era serio e responsabile in ogni sua azione. Dice Aldo che lui muore da campione ed oggi, in TV ne vediamo tanti di supereroi ma sono L’arch. Campo illustra gli elaborati premiati solo finti. Luigi fu un vero Eroe ed ogni buon cittadino dovrà ricordarlo per sempre. Rosalinda Sorrentino 3a C Prof.ssa Annunziata Minieri Nel delineare la vita dell’Eroe manifesta una grande sensibilità alle condizioni del nostro vivere che, soprattutto, tra i giovani è omologazione ed è molto difficile sganciarsi dal gruppo altrimenti si viene derisi. La sua relazione è un inno alla speranza ed inizia con tale invocazione e si conclude allo stesso modo. Evidenzia con tante domande che pone a se stessa come possano esserci uomini che avendo superato il pericolo una prima volta insistono nelle medesime attività ed imprese. Rifugge da queste modalità di essere gregge perché ciascuno potrebbe avere il desiderio d’immedesimarsi in un Eroe e fa riferimento al Nostro, ad un poeta, ma occorre che anche gli altri abbiano la stessa maturità e consapevolezza del mondo che ci circonda altrimenti l’azione resta sterile, anzi è denigrata. Auspica che tutti si possano rispecchiare in uomini come Longobardi che ha sacrificato la vita per essere obbediente e creare un rinnovamento della Società in cui viviamo ed un Mondo migliore. Brava! Perché per la sua età si pone domande che vanno oltre la sua biologica maturità e si chiede “chi sono gli Eroi? e perché ci devono essere?”, e la comprensione dei tanti aspetti della vita, cose che in parte ha appreso a scuola studiando la storia. Come abbiamo visto gli allievi delle terze classi hanno tutti espresso una raccapricciante disistima verso i processi di omologazione, che comunque coinvolgono tutti i giovani e nella mancanza di ideali e valori sentono il bisogno di riferimenti. Credo che tra le agenzie educative preposte a tale compito vi sia in primo piano la famiglia, poi la scuola con i suoi processi educativi culturali e poi la religione. Ho messo la religione dopo le prime due perché potrebbero esserci giovani di altre religioni o non credenti. Ma l’importante è essere orgogliosi di avere nella propria cittadina un così alto Eroe “esempio di fedeltà ed obbedienza” perché sono virtù esemplari che pochi conoscono ed attuano nella loro vita. Sappiate che l’obbedienza è tra le grandi virtù e sempre, quando l’uomo l’ha sentita propria è divenuto protagonista di atti significativi. Siate fieri di annoverare tra i vostri illustri uomini Luigi Longobardi. Lui aveva dei sogni ma le sue mani erano troppo piccole per raccogliere l’infinito dei sogni e poi troppo grandi per raccogliere le gratificazioni della vita anche se ve ne sono per ognuno. Vorrei ancora esprimere un pensiero su chi è l’Eroe; lo chiede Sorrentino nella relazione, ebbene l’Eroe è colui che consapevolmente cosciente effettua in proprio la scelta che potrà anche privarlo del bene supremo della vita donataci da Dio. Abbiamo tanti esempi Salvo D’Acquisto si offrì per sottrarre alla fucilazione 22 ostaggi e possiamo ricordare per similitudine a Luigi Longobardi gli eroi delle Termopili – erano in trecento (gli opliti spartani, in totale erano di più) – che sono anch’essi come Luigi Longobardi esempio di obbedienza e fedeltà, ed opposero una strenua resistenza a forze soverchianti rispetto a essi (l'esercito persiano), che consentì al proprio esercito di salvarsi. Erano consapevoli del gesto che facevano e morirono tutti ed una lapide ricorda il loro eroismo e dice “O straniero annuncia agli Spartani che qui morimmo in obbedienza alle sue Leggi”. Ed ancora devo rispondere all’interrogativo di Sorrentino che chiede: chi sono gli Eroi? Sono uomini che hanno la cosciente consapevolezza di effettuare la giusta scelta. E sono ben diversi dai martiri anche se entrambi meritano l’ingresso nell’iperuranio dove vengono accolte solo le anime elette. Ragazzi rispettate le Istituzioni, siate fieri del vostro Eroe che portate nel cuore, siate attenti ma, a volte, seguite anche l’arcobaleno che se coscienti e consapevoli vi porterà al tesoro nascosto ovvero alle vostre aspettative. Aprite nuovi orizzonti, andate più in alto e più lontano. Gloria ai Caduti di tutte le guerre, onore a Luigi Longobardi. preside architetto Pasquale Campo (Consigliere del Nastro Azzurro - Addetto alla cultura) 20 IL NASTRO AZZURRO LUCA PARMITANO SI RACCONTA e studi sulla lotta all’osteoporosi mediante un’appo“Virtute Siderum Tenus”- con Valore Verso le Stelle sita dieta. - recita il motto dell’Aeronautica Militare che sembra Nel corso della seconda passeggiata extraveicolaproprio ben rappresentare la splendida missione re nello spazio, compiuta il 16 luglio, un avaria all’imcompiuta dal magg. pil. Luca Parmitano, il sesto pianto refrigerante della sua tuta causava la fuoriuastronauta italiano ad essere andato nello spazio scita di acqua nel casco occludendogli il naso e rendopo l’ing. Franco Malerba, il gen. Maurizio Cheli, il dendogli estremamente diffidott. Umberto Guidoni, l’ing. Luca Parmitano cile la respirazione, l'ascolto Paolo Nespoli e il col. Roberto delle comunicazioni e annulVittori, Medaglia d’Oro al lando quasi del tutto la visibiValore Aeronautico. lità. Grazie al suo coraggio e Parmitano è anche l’italiano soprattutto alla sua preparache sino ad ora ha trascorso zione, Parmitano ne è uscito più tempo nello spazio, ben incolume. Egli stesso ha poi 166 giorni, con la missione di commentato i risultati della lunga durata “Volare”, svoltacommissione d’inchiesta della si da maggio a novembre NASA: "... mi hanno detto che 2013, ed il primo nella storia astronautica italiana a comle mie azioni mi hanno salvapiere attività extraveicolari to la vita. Ecco credo che la spaziali. formazione di un pilota sia Classe 1976, è nato a estremamente importante”. Paternò (Catania), si è arruoIl maggiore Parmitano è lato in Aeronautica Militare rientrato a terra nella steppa nel 1995 con il corso del Kazakistan alle ore 03,49 Sparviero IV dell'Accademia italiane dell’11 novembre Aeronautica, laureato in 2013. scienze politiche all’Università Trascorso il necessario Federico II di Napoli con una tempo di riposo e recupero, tesi in diritto internazionale, l’ufficiale ha incominciato il ha ottenuto il brevetto di pilo“Post Flight Tour” di divulgata militare presso la Scuola di zione culturale relativa alla Volo NATO di Sheppard missione compiuta, nel cui (Texas), ha conseguito un ambito si è svolta la confeMaster in Ingegneria del Volo renza, organizzata dal Sperimentale presso l’Istituto Superiore Centro Studi Militari Aeronautici (CESMA), da lui dell’Aeronautica e dello Spazio di Tolosa (Francia) e tenuta il 24 febbraio 2014 presso la casa ha frequentato la scuola francese per piloti sperimendell’Aviatore a Roma. Per l’Istituto del Nastro tatori a Istres divenendo pilota collaudatore speriAzzurro erano presenti all'evento l'autore di questo mentatore. Qualificato su oltre 20 tipi di velivoli, ha articolo e il socio dott. Marco Savarese, accompapiù di 2000 ore di volo. Nel 2007 è stato Decorato gnati dal dott. Francesco Danzi. dal Presidente della Repubblica con la Medaglia L’astronauta ha illustrato le molteplici attività svold’Argento al Valore Aeronautico, perché, invece di te a bordo della stazione spaziale con uno stile eiettarsi, l’11 maggio del 2005, ha saputo ricondursobriamente informale, emozionando i presenti con re a terra il proprio velivolo gravemente danneggiasuggestive immagini della terra vista dallo spazio e tosi mentre era in volo sul Canale della Manica. intrattenendo gradevolmente il folto pubblico con Nel 2009 è stato selezionato per il programma un linguaggio estremamente semplice e comprensiastronauti dall’Agenzia Spaziale Europea e nel 2011, bile. Al termine della conferenza la delegazione designato come tecnico di Bordo (Flight Engineer) dell’Istituto del Nastro Azzurro si è intrattenuta con nella missione di lunga durata “Expedition 36/37” in lui aprendo a possibili incontri futuri. equipaggio col comandante russo Fyodor Yurchikin Di Luca Parmitano si apprezzano il carattere e in e l’astronauta statunitense Karen Nyberg. particolare l'umanità dimostrata dal gesto simbolico Completato l'addestramento presso il centro di aver voluto portare con se nello spazio la cuffia di NASA di Houston (Texas), e la Star City di Mosca, nuoto di Cecilia Camellini, Medaglia d’Oro alle l'Expedition 36/37 è partita alle 22,31 (ora italiana) Paraolimpiadi di Londra nel 2012. del 28 maggio 2013, dal cosmodromo russo, in terL'astronauta italiano è divenuto molto popolare ritorio kazaco, di Baikonour, con la navicella Soyuz anche grazie al blog col quale dallo spazio ha manTMA-09 che ha raggiunto la Stazione Spaziale tenuto i contatti con circa 120.000 follower su Internazionale alle ore 04.17 del 29 maggio. Twitter ed oltre 130.000 fan su Facebook, facendosi L’astronauta italiano, durante la sua permanenapprezzare per le sue considerazioni intrise di za nello spazio, ha condotto con successo oltre 24 profonda sensibilità. Proprio per le sue genuine quasperimentazioni tra cui due importanti ricerche lità umane, Parmitano è stato nominato denominate “ICE” (Italian Combustion Experiment) “Ambasciatore del Semestre Italiano di Presidenza e “Diapason”, inerenti la lotta all’inquinamento dell’Unione Europea”. atmosferico, una ricerca ideata dall’Istituto Motori Gabriele Gigliotti del C.N.R. di Napoli nel campo dei biocombustibili (Socio Federazione di Roma) IL NASTRO AZZURRO 21 UN CONVEGNO MOLTO “NOBILE” omenica 1 giugno: la strada per Lauro, ridente paesotto dell’avellinese, è assolata, deserta. Alle nostre latitudini, infatti, in questo mese si riaprono le case al mare si fanno i primi bagni. La tentazione di un tuffo ristoratore è grande, ma non si può disertare un evento importante. L’appuntamento, quindi, è per le 18.30 nella grande sala comunale dei convegni intitolata a “S. Filippo Neri”; uno dei santi più bizzarri della storia della Chiesa, tanto da essere definito “santo della gioia” o “giullare di Dio”. Il motivo del convegno è davvero singolare: La presentazione di una rara e pregevole pubblicazione nota agli storici come “brogliaccio”: ventisette pagine scritte di pugno dal “nostro” generale Umberto Nobile in occasione del suo temerario viaggio con il dirigibile Norge nel 1926. Siamo in pieno “pionierismo” aviatorio. Il “brogliaccio” è una rarità fra le rarità perché offre, ancor oggi, la sensazione di poter immaginare di vedere chino sulle carte di navigazione il generale Nobile intento ai calcoli della rotta polare, dei consumi, dei venti, dei pesi, dei baricentri, delle derive e di quant’altro coevo alla difficile navigazione polare in un tempo in cui tutto era da disvelare e sperimentare. La grafia minuta del generale, i suoi appunti precisi, i grafici perfetti, le annotazioni puntuali fanno ben comprendere quanta dedizione il trasvolatore ha profuso nella storica impresa che, allora, riscosse l’ammirazione del mondo intero. Rieditare il “brogliaccio” è stata un’impresa nobile ed impegnativa che, certamente, potrà efficacemente contribuire alla conoscenza fra le giovani generazioni di quelle imprese aviatorie che posero l’Italia d’allora al centro degli interessi aviatori e della comunità scientifica del primo novecento. Non è un caso, inoltre, che l’interessante convegno sia stato organizzato in fervido coordinamento fra l’assessore alla cultura del Comune di Lauro, dott.ssa Florisa Siniscalchi, il fondatore del Club Amici di Umberto Nobile, il prof. Antonio Ventre e la Presidenza dell’Associazione “Pionieri dell’Aeronautica” rappre- D sentata, per l’occasione, dal Segretario Generale Pier Luigi Bacchini e dai soci “pionieri” generale Antonio Daniele, Comandante Eugenio De Bellis e generale Giuseppe Lenzi, presente all’evento nella qualità anche, di Consigliere Nazionale dell’ANUA (Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica Mililitare). Tre presenze speciali hanno conferito all’evento particolare significato rievocativo, quella delle signore Lucia, Barbara e Rossella rispettivamente vedova e figlie del colonnello Ovidio Ferrante, scomparso il 27 febbraio 2013 e considerato uno dei maggiori studiosi della vita e delle imprese del nostro trasvolatore polare. Per comprendere appieno l’importanza che a Lauro si annette alla vita dell’illustre cittadino Umberto Nobile, basti considerare che la ridente cittadina della bassa Irpinia non ebbe vita e trascorsi facili. I documenti storici (da Wikipedia 2013) riferiscono che Lauro fu dominio del Principato di Benevento e poi di quello di Salerno e di Capua. I Normanni lo conquistarono nel 1057 con Riccardo I Dregngot, conte di Aversa; fu poi elevata a contea da Ruggero il Normanno per essere donata a Roberto da San Severino attorno al 1115. Rimase poi feudo dei Sanseverino fino al 1212, quando entrò in possesso di Federico II di Svevia, il quale lo donò prima a Pietro di Sangermano e poi a Giovanni di Lauro. Nel 1232 la contea tornò ai Sanseverino e appartenne in seguito a molti principi e conti locali, ed infine agli Orsini, conti di Nola, che la conservarono fino a quando ad Enrico Orsini furono confiscati i beni per aver preso parte alla congiura dei Baroni contro Ferdinando I di Napoli. Nel 1541 Lauro fu venduta per circa 12.000 ducati a Scipione Pignatelli mentre nel 1632 venne acquisita dai marchesi Lancellotti che la tennero fino all'abolizione della feudalità (1806). Nel 1799, l'intero abitato uscì quasi indenne dall'incendio appiccato dalle truppe francesi, giunte nel Vallo per punire la posizione assunta dalla popolazione nei confronti della Repubblica Napoletana. I relatori al convegno 22 IL NASTRO AZZURRO generale Nobile, che ha comUn paese ed un luogo, quinpiuto grandi pionieristiche di, con mille identità per cui l’eimprese aviatorie, e il colonnelsigenza di riconoscersi in un lo Ferrante che ne ha magistral“eroe trasvolatore polare” assumente preservato la memoria. me, per tutta la comunità, uno Prima del termine del conspeciale significato di spirituale vegno si è colta l’occasione per identità prima ancora che stoinsignire con il Diploma e la riografico. Ed è pertanto ben Medaglia dell’Associazione comprensibile che la piccola citPionieri dell’Aeronautica un tadina voglia proiettarsi e connuovo socio: il comandante centrarsi su quanto di più caro Nicola Trifoni, arruolatosi nel e prezioso la Storia le ha donaCorso Urano II dell’Accademia to: l’eroe dei ghiacci Umberto Aeronautica, poi per lunghi Nobile. Ne hanno illustrato la anni pilota presso la gloriosa figura e le imprese, nel corso 46^ Aerobrigata di Pisa, nondel convegno illustri prolusori ché Alfiere della Bandiera di quali il dott. Antonio Bossone, Guerra in occasione dei grandi sindaco di Lauro, l'avv. eventi, il neo Pioniere vanta Pasquale Colucci, presidente un’esperienza di volo ed operadell’Associazione pro-Lauro, il tiva, quale pilota militare prof. Armando Voza, biografo prima, e comandante senior in ufficiale del generale Nobile. Alitalia poi, che, con le sue Ognuno ha tracciato una venticinquemila ore di volo, lo particolarità del profilo umano, pone certamente nell’olimpo sociale, militare, ingegneristico dei piloti dell’aviazione italiadel famoso trasvolatore rievona. E se si considera che il cando atti e fatti consegnati, comandante Trifoni vola ancor ormai, alla storia non sempre Il generale Umberto Nobile oggi quale istruttore di volo sui benevola con quegli ardimenvelivoli jet commerciali, ben si tosi che, come spesso accade, comprende come la benemerenza di “Pioniere del possono anche patire che la sorte sia, qualche volta, Progresso Aeronautico” mai come in quest’occasioavversa. E la tragedia del dirigibile Italia fu sorte ne sia stata conferita a persona certamente meriteavversa. vole. A consegnargli il Diploma, a nome del Due sono stati gli interventi che hanno particolarDirettivo dell’Associazione Pionieri dell’Aeronautica, mente interessato il vasto uditorio: le immagini di un oggi presieduta dal gen. S.A. Antonino Altorio, il temerario “nobile tour 2013” e la presentazione di segretario generale del sodalizio Pier Luigi Bacchini. una “mappa concettuale” sulle imprese del generale. L’appuntamento, per tutti gli amici ed i cultori del Il tour si riferiva ad una coraggiosa impresa realizzanostro trasvolatore è per il 2015, in occasione – si ta da un altro “matto” aviatore, nostro contemporaspera - della inaugurazione del Museo “Umberto neo, il maresciallo dell’Aeronautica Domenico Nobile” che gli abitanti di Lauro tutti desiderano Annicchiarico che, in solitaria a bordo di una potenardentemente realizzare per onorare l’illustre concitte moto, è partito da Lauro il 30 giugno per raggiuntadino. gere la città norvegese di “Vadso” il 10 luglio, dopo generale Giuseppe Lenzi 4424 km e dopo avere sostato nelle località sorvolate da Nobile. Quale migliore omaggio al coraggio del generale poteva esprimersi da un conterraneo del trasvolatore polare? Alle bellissime immagini del viaggio solitario in moto ne sono seguite altre proposte da una giovane e brillante studentessa, la signorina Maria Antonietta Dragone, impegnata – mentre scrivo negli esami di maturità presso il liceo scientifico Enrico Medi di Cicciano. La bravissima Maria Antonietta ha illustrato con puntualità e precisione estreme quale fosse il vasto e variegato panorama culturale e sociale italiano ed europeo nei giorni e nel tempo in cui Nobile preparava e realizzava le sue ardite spedizioni. Gli eventi salienti degli anni 1926 e 1928 sono scorsi in interessanti slides che hanno offerto una plastica visione della realtà del tempo facendo emergere, semmai possibile, quanto ardimentosa e rischiosa fosse l’avventura polare alla luce delle conoscenze tecniche, aeronautiche ed ingegneristiche dell’epoca. Pier Luigi Bacchini, segretario generale dell’Associazione Pionieri dell’Aeronautica e il generale Antonio Daniele, direttore della rivista "Il Nastro Azzurro", in particolare, hanno ricordato la figura del Il colonnello Ovidio Ferrante colonnello Ovidio Ferrante tracciando, dai due rispettivi punti di vista, un importante parallelo tra il IL NASTRO AZZURRO 23 NOTE SULLA R.S.I. opo aver attentamente letto l’articolo “Nasce la Repubblica Sociale Italiana” apparso alle pagg. 24 e 25 del n. 6 (nov.-dic. 2013) de “Il Nastro Azzurro”, periodico nazionale del nostro Istituto, mi sento in dovere di fare alcune precisazioni derivanti dalla mia personale esperienza corroborata da quanto scritto nei tanti volumi trattanti gli avvenimenti di quella tragica epoca vissuta dalla nostra amata Patria. Tenuto conto della situazione drammatica cui era pervenuta la guerra all’inizio del settembre 1943 e delle condizioni sia morali e sia materiali delle truppe del Regio Esercito (ancor prima dello sfacelo della resa senza condizioni che travolse le centinaia di migliaia di nostri combattenti abbandonati colpevolmente senza ordini precisi e tempestivi, in territorio nemico, in mezzo a popolazioni avverse, senza risorse, combattuti da spietati movimenti partigiani e minacciati da agguerriti reparti tedeschi, con le conseguenze che oggi ben conosciamo), ho trovato la seguente definizione dell’8 settembre, che mi è parsa molto precisa, in un racconto scritto dal mio amico alpino Roberto Stocchi: “Quella data fu lo spartiacque fra due momenti storici. Quando sui tumuli ancor freschi si ergevano croci in ricordo di un olocausto glorioso sui vari fronti di guerra, agli Italiani arrivò l’ordine di considerare amico il nemico e nemico l’alleato … Noi combattenti della Divisione Alpina Monterosa ... rappresentammo l’idea romantica propria della giovinezza, ben conscia di vivere una straordinaria e quasi incredibile vicenda senza speranza alcuna di vittoria o timore per le conseguenti persecuzioni ma con l'augurio che, alla pretesa del vincitore di scrivere la sua Storia non solo parziale ma tanto più falsa quanto più utilitaristicamente confezionata, possa un giorno corrispondere il simmetri- D Il Tricolore della RSI 24 co diritto del vinto di dire tutta la sua verità al fine di veder riconosciuta una verità “più vera”. Circa inoltre la natura della R.S.I. (definita “protettorato tedesco”, “stato fantoccio”, etc.) sempre nel racconto dello Stocchi viene ricordato che fra i due Stati, nati dopo l’8 settembre, la legittimità pendeva dalla parte della R.S.I. perché la stessa disponeva di tutti i previsti requisiti costituzionali: territorio, popolazione, autorità. In proposito, avendo vissuto in quegli anni (sono nato il 9 febbraio 1925 e, quindi, nel settembre 1943 mi avvicinavo ai 19 anni), ritengo di dover aggiungere che, anche tenendo conto della graduale diminuzione della estensione territoriale dovuta alla avanzata delle truppe anglo-americane e dei loro alleati od aggregati, i vari Ministeri hanno seguitato a funzionare regolarmente fino alla fine; le scuole e le università erano funzionanti perché funzionante era anche il Provveditorato agli Studi; la Borsa aveva ripreso a funzionare con 80 titoli trattati; seguendo l’iniziativa del Podestà di Milano, Pietro Parini, in tutta la Repubblica vennero aperte le mense collettive; le estrazioni del lotto avvenivano regolarmente; i cinema ed i teatri, sia di prosa e sia della lirica, lavoravano regolarmente; la pubblicità, che troviamo sui giornali dell’epoca, dà la misura di una buona attività di domande ed offerte; la posta, se i bombardamenti ed eventuali sabotaggi lo consentivano, era regolarmente distribuita; riprendeva anche il campionato di calcio; all’inizio di maggio 1944 la R.S.I. rimborsava alla Svizzera la rata (11 Kg. di oro pari a circa 100 milioni di lire) di un prestito di 107 milioni di franchi svizzeri, ottenuto alcuni anni prima, mentre il versamento del saldo, disposto nel febbraio 1945, non poté più venir effettuato per i noti fatti del successivo mese di aprile. Per quanto concerne la R.S.I. ricordo infine che il Supremo Tribunale Militare di Guerra di Milano, con sua sentenza del 1954, ha riconosciuto la Repubblica Sociale Italiana come uno “Stato con le sue legittime Istituzioni”. In definitiva lo stato “Repubblica Sociale Italiana” operò regolarmente, per venti mesi, in tutte le funzioni consentitele dal tempo di guerra. Circa l’organizzazione militare della R.S.I., ritengo che le notizie debbano essere un po’ più ampie e precise. Confermata la costituzione del Ministero delle Forze Armate con a capo il maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani e con Capo di Stato Maggiore Generale il gen. C.A. Gastone Gambara, occorre ricordare che già nell’ottobre '43 fu costituita una commissione militare IL NASTRO AZZURRO Lo schieramento della Divisione alpina “Monterosa” che, concordemente con la Germania, stabilì le modalità esecutive per l’addestramento delle quattro grandi unità “Monterosa” (Alpini), “Italia” (Bersaglieri), “Littorio” (Granatieri) e “San Marco” (Fanteria di Marina). La prima Divisione a rientrare in Italia ed a venir inquadrata nell’Armata Liguria (difesa della costa da La Spezia a Nizza assieme a Unità tedesche, agli ordini di Graziani) è stata la “Monterosa”, forte di un organico di ben 20.000 uomini con un poderoso armamento. Successivamente, quando parte delle truppe tedesche dovette lasciare il fronte francese, il Raggruppamento “Farinacci” si attestò sulle Alpi da Nizza al confine svizzero (con l’integrazione di alcuni reparti tedeschi) impedendo, fino al termine della guerra, che i francesi invadessero le valli italiane. A fine ottobre il grosso della Divisione fu schierato in Garfagnana, con un battaglione della San Marco, e contribuì in maniera determinante, alla fine di dicembre, a quella che fu definita “l’ultima vittoria italiana”, anche se solo in campo tattico, della guerra ed alla quale venne dato il nome di “battaglia di Natale”. La seconda Divisione a rientrare in Italia fu la “San Marco” (15.325 uomini ben equipaggiati ed armati) che fu schierata fra Genova ed Imperia inquadrata nell'Armata Liguria. Successivamente sotto il comando di “Papà Farina” si rafforzò e si dispose a difesa del fronte delle Alpi Marittime distaccando un Battaglione in Garfagnana in appoggio ai Reparti della Monterosa, in sostituzione di un analogo reparto tedesco. La Divisione si arrese dopo i tedeschi, alla mezzanotte del 30 aprile 1945. La “Littorio” (18.000 uomini ben inquadrati ed armati) venne inizialmente schierata lungo la Linea Gotica alle dipendenze del 75° Corpo d'Armata tedesco ma, alle rimostranze del comandante generale Agosti, fu spostata fra il Colle di Tenda ed il Piccolo San Bernardo con due battaglioni della Monterosa resistendo efficacemente ai vari tentativi franco-americani di occupare territori italiani e si arrese il 27 aprile 1945. Ultima delle quattro Grandi Unità a rientrare in Italia fu la Divisione “Italia” che, dato il suo nome, fu denominata 1^ Divisione e poté essere schierata con i suoi 11.000 effettivi in Garfagnana solo nel dicembre '44, dando il cambio alla Monterosa trasferita sul fronte delle Alpi. Confermato quanto scritto nella prima pagina dell’articolo cui ci si riferisce circa l’entità numerica delle Forze Armate della R.S.I. (circa 800.000 unità fra uomini e donne, con IL NASTRO AZZURRO una percentuale di oltre il 43% di volontari), penso sia giusto ricordare che: – nell’aprile del 1944 venne istituzionalizzata una precedente autonoma realtà con la realizzazione del Servizio Ausiliario Femminile “S.A.F.”, splendido esempio di donne in grigioverde; – reparti combatterono in Asia, nel Baltico, nei paesi Balcanici, in Germania, in Austria, etc.; – l’aviazione e la contraerea abbatterono circa 500 aerei nemici; – la resa delle truppe della R.S.I. fu firmata a Ghedì (BS) dal maresciallo Graziani il 30 aprile 1945 presso il Comando del 4° Corpo d'Armata corazzato U.S.A.; – guarnigioni all’estero si arresero solo il 10 maggio 1945; – un piccolo gruppo di Legionari istriani con elementi della X^ MAS combatté contro le orde titine ancora nel mese di giugno 1945; – infine, i Caduti della R.S.I. superarono le 120.000 unità. Circa, per ultimo, l’accenno contenuto a metà della quarta colonna del noto articolo in ordine all’aspetto della bandiera della R.S.I. (... rimase il Tricolore Italiano privo dello scudo sabaudo …) occorre precisare che la Bandiera della Repubblica fu sì il glorioso Tricolore ma con, al centro del bianco, un’aquila nera portante con i suoi artigli un Fascio littorio giallo-oro in orizzontale. Uno dei primi libri che Giampaolo Pansa ha scritto sugli avvenimenti connessi alla guerra civile si intitola, appunto, “I Figli dell’Aquila”. Giuseppe Cigliana Il Servizio Ausiliario Femminile della RSI” 25 902: la nascita, il 19 novembre, al Quirinale ca per la cura dell’encefalite letargica, intitolata quale secondogenita di Vittorio Emanuele tutt’ora alla regina Elena) e culturali (la princiIII ed Elena del Montenegro. 1944: la pessa, valente musicista - nel 1922 a Torre del morte, il 28 agosto, nel campo di concentraLago, aveva incontrato Puccini che le dedicherà mento di Buchenwald come “eine unbekannte la “Turandot”- incoraggerà giovani talenti). Ed frau” (una donna sconosciuta). Fra queste due infine la seconda guerra mondiale: se Filippo è date è trascorsa la vita di Mafalda di Savoia, simcostretto a fissare la sua residenza presso i quarbolo allo stesso tempo dell’ultima stagione felice tieri militari occupati da Hitler, quasi in ostagdell’Europa e della tragedia che travolse il contigio, Mafalda può in Italia spendersi per i feriti di nente con la seconda guerra mondiale. guerra: racconta la crocerossina Vittorina L’infanzia e la fanciullezza vissute fra Villa Paoletti: ”… lo spirito sereno di questa nostra Savoia a Roma e le residenze di famiglia a Principessa infondeva la pace in quanti le stavaRacconigi, Sant’Anna di Valdieri e San Rossore; no intorno … entrava nelle corsie senza farsi l’adolescenza segnata dalle visite ai soldati sul fronte del Carso nella guerra contro l’Austria e nell’assistenza a quelli ricoverati nell’Ospedale Militare istituito dalla madre al Quirinale; le fastose nozze il 23 settembre 1925 a Racconigi con Filippo d’Assia, erede di una delle principali famiglie principesche tedesche; la serena vita matrimoniale, allietata dalla nascita di Maurizio (1926), Enrico (1927), Ottone (1937) ed Elisabetta (1940), fra Villa Polissena (un casale all’interno di Villa Savoia, donato agli sposi dai sovrani e tutt’ora abitato dalla famiglia) (1) e i castelli tedeschi di Kassel, Kronberg e Friedrichshof; i complessi e delicati impegni istituzionali assolti in Italia e in Germania: nel 1933 Filippo è nominato Presidente della regione “Assia Nassau”, si deve spesso scontrare con i capi del partito nazista e successivamente assume il ruolo di intermediario fra Hitler e Mussolini, mentre Mafalda è impegnata in scopi assistenziali (a Kassel sorgerà una cliniIl francobollo commemorativo di Mafalda di Savoia 1 26 IL NASTRO AZZURRO secondo la testimonianza annunciare … era sempre del medico triestino Fausto preoccupata per come ralleMontanari, anch’egli prigiograre i feriti ...”. Organizzerà concerti con cantanti come niero a Buchenwald, Gigli e la Caniglia, assisterà Mafalda fu intenzionalmente con suoi fondi i casi più disaoperata con ritardo per progiati prodigandosi di persovocarne la morte. Il religioso na. boemo Tyl ne salva il corpo Assai legata alla sorella destinato al forno crematoGiovanna, Zarina dei rio e sepolto nel cimitero di Bulgari, alla notizia della Weimar: nell’aprile 1945 malattia che ha colpito il alcuni nostri marinai di consorte Boris, la raggiunge Gaeta liberati dagli alleati, a Sofia appena in tempo per grazie a padre Tyl, che sotto assistere ai funerali del il n. 262 del registro del cimisovrano. Il 9 settembre tero e la dicitura “eine 1943, mentre sta per rientraunbekannte frau” ha annore in Italia, apprende del tato la frase “figlia del Re nostro armistizio con gli d’Italia”, ne individueranno anglosassoni di cui nulla la sepoltura ponendovi una sapeva, alla pari di tutta la croce. Famiglia Reale italiana diveLa notizia della sua scomnuta immediato oggetto parsa sarà poco dopo diffusa della vendetta personale di per radio. La tragica vicenda Hitler. Il dittatore nazista, di Mafalda, anche per l’estreche ha già fatto porre agli ma riservatezza che ha conarresti Filippo d’Assia dal 25 traddistinto il consorte e i luglio per disporne poi la prifigli fortemente segnati dal Monumento a Como a Mafalda di gionia nel lager di suo infelice destino, venne Savoia Flossemburg, ordina la catalla ribalta del grande pubtura di Mafalda. La principesblico solo nel 1982 con una sa, giunta a Roma il 21 settembre dopo innumebiografia curata da Renato Barneschi. Nel 1994, revoli peripezie, ha appena il tempo di abbraccon un convegno pubblico promosso dalla ciare i figli Enrico, Ottone ed Elisabetta, fatti Federazione Monarchica Italiana guidata da rifugiare dalla regina Elena presso mons. Sergio Boschiero, alla presenza dell’allora sindaMontini in Vaticano. L’indomani Mafalda viene co Francesco Rutelli, Roma le rese finalmente attirata in un tranello all’ambasciata germanica omaggio. Sono oltre centocinquanta i siti pube brutalmente arrestata (2). Sarà internata nel blici in Italia che ad oggi portano il nome della campo di concentramento di Buchenwald, che principessa alla quale, nel 1995, le Poste se pur non organizzato per lo sterminio con le Italiane dedicarono un francobollo. camere a gas, avrà il più alto numero di vittime La sua memoria è stata particolarmente coltiper gli stenti e le sevizie inflitte a quanti vi furovata dal figlio Enrico, che ha risieduto fino alla no detenuti. Anche se registrata con il nome fitsua morte a Villa Polissena: uomo di estrema tizio di “frau von Weber” e col divieto di divulgasensibilità, raffinato pittore e valente scenore la sua identità, la notizia della sua presenza si grafo, chi ha avuto il privilegio di conoscerlo sparge nel campo e molti italiani colà rinchiusi la poteva vedere nei suoi nobili tratti il volto della riconoscono e la salutano con affetto. principessa martire e capire come il dolore della Già sofferente per non aver avuto più notizie perdita fosse ancora assai forte. Alla madre del marito e dei figli e assai provata nel fisico, aveva dedicato nel 1992 un suggestivo libro di Mafalda rimane sotto la macerie di una baracca memoria “Il lampadario di cristallo” e una splena seguito di un bombardamento americano di dida pubblicazione fotografica su Villa Buchenwald avvenuto il 24 agosto 1944. La Polissena. principessa, gravemente ferita, è trasferita nella La vita di Mafalda di Savoia appartiene non rudimentale infermeria allocata nel postribolo solo alla memoria dell’Italia, ma a quella del campo di concentramento: nel riconoscere dell’Europa intera, simbolo della tragedia della due soldati italiani, i fratelli Vittorio e Pino guerra che fra le sue prime vittime coglie quelle Rizzo, dirà loro: “... Italiani, io muoio, ricordatepiù indifese. mi di me non come di una principessa, ma come di una vostra sorella italiana ...”. avv. Francesco Atanasio Sottoposta a un lungo intervento di amputa(Presidente della Federazione di Siracusa) zione del braccio sinistro, muore dissanguata: (1) Così chiamato in ricordo di Polissena d’Assia, consorte del re Carlo Emanuele III di Savoia; (2) I nazisti rinchiuderanno le duchesse di Savoia Aosta, Anna (vedova del Vicerè Amedeo) con le due figlie, e Irene, consorte di Aimone, con l’appena nato figlio Amedeo, nel campo di concentramento di Hirschegg, assieme al gen. Giorgio Calvi di Bergolo, consorte di Jolanda di Savoia, figlia primogenita dei sovrani: la sorella Maria con il consorte Luigi di Borbone Parma saranno internati nel lager di Oldenburg. IL NASTRO AZZURRO 27 IL MAGGIORE LUIGI MILANO Prima organizzazione della Resistenza in Piemonte ra i militari sbandati che affluivano in vallata c'era il maggiore degli alpini Luigi Milano, classe 1905, originario di Lanciano (Chieti). Statuario nel fisico, essenziale nel linguaggio, insieme burbero e generoso, il maggiore sembrava uscire dalla più classica iconografia alpina. Le testimonianze di coloro che l'hanno conosciuto come ufficiale dell'esercito prima ancora che come comandante partigiano, sottolineano il suo carattere schietto, refrattario ai formalismi della vita militare, immediato e diretto nel rapporto con i subalterni: «Non credo che Milano abbia mai denunciato qualche soldato al tribunale di guerra. Quando c'erano delle mancanze gravi, che potevano portare alla denuncia, chiamava i responsabili nel suo ufficio, si toglieva la giacca e gli mollava quattro pugni che lasciavano il segno, colosso com'era. Diceva che i soldati vanno trattati cosi, da uomini, e non con la carta bollata. Anche con noi ufficiali era informale: a me si rivolgeva chiamandomi 'Cris' o 'Criscia' e mai tenente Criscuolo». Combattente in Africa Orientale nel 1935-1936, nel 1940 era stato impegnato sul fronte delle Alpi Occidentali, poi mandato nel Montenegro col battaglione "Val Chisone" del 4° Gruppo Alpini “Valle”, dove aveva raggiunto il grado di maggiore. La sua formazione umana e militare era avvenuta negli anni del fascismo e la sua adesione al regime era stata convinta: la realtà della guerra aveva però incrinato le certezze e fatto nascere i primi dubbi. Un episodio dell'estate 1942, raccontato da Nino Criscuolo, futuro comandante partigiano in vallata, è indicativo di una crisi ideologica iniziata già prima del 25 luglio o dell'8 settembre: «In Montenegro io e Sergio De Vitis, che eravamo sottotenenti nel 'Val Chisone', abbiamo fatto domanda per andare volontari in Russia. Allora il maggiore Milano ci ha chiamati a rapporto nella sua tenda, ci ha squadrati da capo a piedi con l'aria beffarda, poi ci ha detto: – Vedo Qui le vostre domande. Ma voi vi sentite temprati o non temprati per combattere in terra di Russia? temprati o non temprati?' Aveva un tono carico di ironia che raggelava e noi siamo rimasti zitti. Allora si è alzato e ha urlato: – Se il destino vi ha assegnato al battaglione Val Chisone, qui dovete restare! E adesso fuori dai coglioni'! Era una dichiarazione grave, perché la richiesta di volontari arrivava dal Ministero della Guerra. Evidentemente Milano aveva già capito allora cose che noi, appena usciti dall'Accademia, non riuscivamo a capire. E così siamo rimasti in Montenegro». Rientrato in Italia nel 1943 con tutti i reparti della divisione “Alpi Graie”, il maggiore Milano era stato assegnato alla zona appenninica tosco-ligure e nel settembre si trovava al comando del battaglione “Val Chisone” nell'entroterra di La Spezia, tra Riccò del Golfo e Bottagna. La notizia dell'armistizio giungeva la mattina del 9 (settembre - ndr), anticipata da lunghe colonne di auto cariche di marinai che gli alpini vedevano muoversi verso l'interno. Di fronte all'emergenza, il maggiore si manteneva lucido. Anziché abbandonare il reparto come tanti altri comandanti del Regio Esercito, convocava gli uffi- T 28 ciali del battaglione spiegando qual era la situazione: «Il comando di reggimento è stato catturato dai tedeschi - ci disse - il comando di divisione anche, il comando di corpo d'armata non esiste più. Da questo momento consideratevi in libertà, chi ha famiglia ed è in grado di raggiungerla lo faccia'. Poi prese la cassa del battaglione e ordinò che fosse distribuita equamente fra tutti gli uomini: non era una gran somma, ma il fatto di distribuirla era significativo in momenti in cui tanti altri cercavano di far sparire il denaro». Alle spiegazioni seguiva un'indicazione di lotta contro i tedeschi, frutto di un piano che non poteva essere stato elaborato in quelle ore convulse, ma che era stato sicuramente meditato nelle settimane precedenti: «Prima di congedarci, Milano disse che la guerra sarebbe continuata contro i tedeschi e che lui sarebbe andato in Piemonte, in val Sangone, per cercare il modo di combattere. Ci lasciò il riferimento di Gino Dalmasso, che aveva un negozio a Torino e che doveva fungere da tramite di collegamento. Insomma, non lasciò il battaglione allo sbando, ma diede indicazioni precise. Nel marasma di quei giorni siamo stati uno dei reparti dove l'armistizio fu vissuto in modo meno traumatico». La decisione di recarsi in val Sangone nasceva da rapporti amicali precedenti alla guerra, quando il battaglione "Val Chisone” si addestrava nelle montagne dell'Orsiera-Rocciavré: il maggiore aveva stretto amicizia con Italo Allais, proprietario ad Avigliana dell'albergo Lago Grande, con il quale aveva mantenuto i contatti durante gli anni del conflitto. Nel momento dello sbandamento generale, le relazioni personali costituivano i soli riferimenti possibili e indirizzavano le scelte degli individui, sostituendosi ai vincoli istituzionali ormai sciolti. Ad Avigliana Luigi Milano arrivava il 12 settembre con i capitani Campanella e Cravetto e con alcuni sottufficiali e soldati del battaglione: in totale una decina di uomini, disarmati (solo gli ufficiali avevano con sé le pistole d'ordinanza) e senza provviste. Nell'albergo trascorrevano due giorni, discutendo sul da farsi. Ricorda Italo Allais: "si parlava insieme perché bisognava decidere qualcosa. Ormai i tedeschi erano dappertutto. Lì non potevano stare a lungo nascosti. Poi tre o quattro soldati hanno deciso di andare a Torino a vedere che cosa succedeva. Erano Alpini, sono andati alla caserma Montegrappa. Quando sono tornati la sera ci hanno detto che i tedeschi li avevano fatti mangiare bene, poi con la divisa da alpini li avevano fatti girare su una camionetta nel centro di Torino perché la gente vedesse che l'esercito stava con loro. Non erano cattivi ragazzi quelli là, ma non capivano le cose come stavano e hanno deciso di tornare in caserma. Invece Milano ha detto di no, che coi tedeschi lui non andava, per nessun motivo”. Nelle discussioni di quei giorni non emergevano considerazioni politiche: né il maggiore Milano, né gli altri uomini avevano gli strumenti necessari. Lo stesso Allais, che conservava memoria del biennio rosso e che negli anni del regime aveva mantenuto un atteggiamento di diffidenza verso il fascismo, IL NASTRO AZZURRO Mausoleo delle vittime della Val Sangone non era legato ai gruppi antifascisti della città. A determinare la scelta resistenziale era un complesso di fattori diversi, in cui si mescolavano lo stato di necessità, la fedeltà al governo Badoglio, l'avversione per i tedeschi e per chi aveva voluto allearsi con loro, l'intuizione che la guerra fosse ormai persa per i nazisti. Il significato politico e morale di ciò che stava per iniziare non era sicuramente chiaro. Milano e i suoi compagni erano consapevoli di quel che rifiutavano, non di quello che volevano: "Ci siamo detti che con i tedeschi non ci stavamo, che nessuno voleva più combattere con loro. Ecco, quello si, quello era proprio sicuro: ed è cominciato così". Frattanto però quel gruppetto di soldati sbandati sperimentava una dimensione nuova, che per vent'anni il fascismo aveva negato: il confronto, la scelta individuale maturata attraverso la discussione, la partecipazione cosciente. Se è vero che la specificità della Resistenza consiste nel suo essere "iniziativa dal basso, nascita e affermazione di un'autonomia delle masse dopo decenni di passività e di dominio dall'alto", il momento stesso della decisione di andare in montagna costituiva la prima esperienza significativa, percepita come tale dagli stessi protagonisti: «Non mi ero mai trovato a parlare così di una cosa che si doveva fare con degli altri». Il 14 settembre il maggiore Milano e i suoi pochi compagni lasciavano Avigliana. Mobilitando la propria rete di rapporti amicali, l'Allais trovava loro una prima sistemazione a Monterossino, presso una venditrice ambulante di scope conosciuta in vallata come 'Tersila' (una donna originale, piena d'energia, che di politica non sapeva niente ma che di fronte a gente con la divisa e a gente senza, stava con chi non l'aveva); l'albergo Lago Grande diventava il riferimento per i futuri contatti con la pianura. Con una precauzione suggeritagli dalla lunga esperienza militare, Milano tagliava in due parti una cartolina che aveva scritto all'Allais dal IL NASTRO AZZURRO Montenegro e ne faceva un mezzo di riconoscimento sicuro: «Mi disse che chi veniva da me con l'altra metà della cartolina era uno mandato da lui, uno fidato. e viceversa. Così potevamo tenere i contatti fra noi e parlare tranquilli». Era l'inizio della Resistenza, in un'atmosfera incerta in cui si intrecciavano il senso della tragedia e il rifiuto dell'occupazione, la paura dell'internamento e la volontà di reagire: «In questo modo - come ha scritto Primo Levi - dopo la lunga ubriacatura di parole, certi della giustezza della nostra scelta, estremamente insicuri dei nostri mezzi, con in cuore assai più disperazione che speranza, e sullo sfondo di un paese disfatto e diviso, siamo scesi in campo per misurarci». Alpini, carristi, finanzieri. Tra la seconda metà di settembre e l'inizio di ottobre altri ufficiali e soldati sceglievano la montagna e raggiungevano la val Sangone. La vicinanza della vallata, la facilità di comunicazione, le prime voci sulla presenza di gruppi organizzati, favorivano la concentrazione di uomini che provenivano da esperienze militari e di guerra differenti. Il 22 ottobre, verso le 21.30, il maggiore Luigi Milano si trovava all'albergo Lago Grande di Avigliana per un incontro con alcuni imprenditori sfollati organizzato dal proprietario e amico Italo Allais per trovare aiuti per i partigiani. Al colloquio è presente anche la fidanzata del maggiore, una ragazza di Moncalieri. Nella serata sono passati dal Lago Grande Eugenio Fassino, che ha parlato col maggiore di una prossima azione in una caserma della Val di Susa, e Aldo Periale, che ha portato dal dinamitificio Nobel-Allemandi dei detonatori per gli attentati alla ferrovia Torino-Modane. All'improvviso, un gran rumore di auto e di uomini armati. Il maggiore ha appena il tempo di nascondersi in cantina, che i tedeschi spalancano la porta. L'interprete italiano chiede subito dove sia il maggiore Milano. Poiché nessuno parla prendono due dei presenti e li portano fuori. Si sentono due spari. I tedeschi continuano nelle ricerche e nelle intimidazioni, portando fuori i presenti a due a due. Restano solo Italo Allais e la moglie, quando anche loro stanno per essere portati fuori, il maggiore apre la porta della cantina e si consegna. Arrestati anche Italo Allais e a Coazze, in piena notte, nella sua abitazione Enrico Valobra. La perquisizione al Lago Grande e la puntata a Coazze, frutto evidente di delazione, ha sortito il suo effetto, decapitando l'organizzazione partigiana della Val Sangone, ma non interrompe i riusciti attacchi ai presidi e depositi tedeschi. Redatto in base a materiale fornito dal gen. Enzio Campanella 29 UN EROE: CARLO FECIA DI COSSATO Marina. Non potendosi trasferire nella sua casa natia, va ai 21° gradi a Napoli a casa di un amico. Gli rifiutarono persino l’insotto zero dei gresso al circolo ufficiali. mari del Nord Il 27 agosto 1944 il comandante Carlo Fecia di ai 40° dei mari caldi Cossato, sparandosi un colpo di pistola alla tempia, si a sud dell’equatore, suicida, unica testimonianza del suo gesto, una toccante il “Tazzoli” affonda lettera che scrisse alla madre (testo nel riquadro - ndr). 18 navi restando in mare per 80 giorni Un gesto per molti incomprensibile, per gli storici consecutivi. Il moderni una follia, ma per altri, l’estremo gesto del Comandante era Comandante quale esempio di fedeltà e di coerenza sempre il primo a senza scendere a compromessi. All’amico che l’ospitava dare l’esempio, per scrisse: “... Agli amici che te ne domanderanno il motivo, stare sveglio mandirai che per continuare a vivere non basta avere affetti, giava pochissimo, successo, denaro, ma occorre qualcos’altro che io non ho dormiva su un'amapiù …”. ca in torretta. Oltre Quel qualcos’altro era l’onore per mantenere fede al alle sue virtù guergiuramento alla Patria e al Re. riere, destavano Le spoglie del Corsaro dell’Atlantico riposano oggi a ammirazione tra il Bologna, e credo sia opportuno ricordarlo perché fu prosuo equipaggio prio Re Umberto II ad occuparsi, a proprie spese, del traanche la sua totale sferimento della salma da Poggioreale a Bologna, dove assenza di odio nei già riposavano altri membri della famiglia Fecia di confronti del nemiCossato (una famiglia Biellese, da sempre molto legata a co. Memorabile è la Casa Savoia); qui venne poi tumulato in una tomba fatnotte di Natale del tagli costruire da Re. Secondo il Rastelli, il Principe 1942, festeggiata Umberto di Savoia fu molto turbato dalla scomparsa del in mare aperto nel Comandante e dall’avere appreso, quando ormai era sottomarino con l’etroppo tardi, che lo stesso Carlo Fecia di Cossato aveva quipaggio e tre marinai di due piroscafi nemici. Il 1º febcercato più volte udienza durante i travagliati giorni pasbraio 1943, i mitraglieri del Tazzoli abbatterono un quasati a Napoli. Tali richieste non vennero mai fatte pervedrimotore inglese che aveva attaccato il sommergibile. nire al Luogotenente del Regno. Il 28 Febbraio 1943 il Comandante Fecia di Cossato viene trasferito al comando dell’avviso scorta “Aliseo”, comm. Augusto Genovese l’equipaggio viene smembrato e il sommergibile, dopo (Federazione di Avellino) lavori di trasformazione, viene affondato il 20 Maggio 1943 durante la sua prima missione di Mamma carissima, trasporto subacqueo. quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatti graL’8 settembre, il Comandante è tra i primi a mantenere il giuramento di fedeltà al Re e la sua vissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile. nave affonderà diverse unità tedesche. Per la Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un sua fedeltà gli si affida il compito di trasferire momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuro. Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in l’”Aliseo”, prima a Palermo e poi a Malta scortando S.A.R. il Principe Aimone di Savoia-Aosta. Si cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi trovava nella base di Taranto quando, nel mag- sono rassegnato solo perché ci é stata presentata come un ordine del gio del 1944, il nuovo governo Bonomi si rifiutò Re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare di giurare fedeltà al Re; la Marina si adeguò alla per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. scelta ministeriale, e Carlo Fecia di Cossato, di Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indefronte alla richiesta dell'ammiraglio Nomis di gnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile Pollone (comandante delle siluranti) di ricono- senza alcun risultato. Da questa constatazione me ne è venuta una scere con giuramento di fedeltà il nuovo profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più Governo del Sud ed uscire in pattugliamento, fu conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, mamma, rimugiil solo a rifiutarsi, dicendo di non riconoscere no su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo come legittimo un governo che non aveva pre- nella mia vita. Da mesi penso ai miei marinai del “Tazzoli” che sono stato giuramento al Re e che pertanto non onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro. Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che avrebbe eseguito gli ordini che venivano da quel governo: “No Ammiraglio, questa volta non dob- ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei biamo obbedire. E domani la mia nave non motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c 'è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri uscirà!” Conoscendo l’ascendente di cui godeva tra e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora. Per questo, mamma, credo gli equipaggi, i burocrati della Marina del Sud, che ci rivedremo un giorno. Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto decidono di allontanarlo dal comando e mandarlo in licenza per tre mesi. In poco tempo profondo e immutato. In questo momento mi sento vicino a tutti voi e vedeva crollare tutti i valori nei quali aveva sem- sono sicuro che non mi condannerete. Carlo pre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia D MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE AL COMANDANTE CARLO FECIA DI COSSATO «Valente e ardito comandante di sommergibile, animato, fin dall’inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Atlantico affondava quattro navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta, un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato, stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee. Successivamente, comandante di torpediniera, alla data dell’armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo attaccando con la sola sua unità sette navi germaniche di armamento prevalente che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema determinazione. Esempio fulgidissimo ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente e di assoluta dedizione al dovere». Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 - 1° febbraio 1943; Alto Tirreno, 9 settembre 1943 30 IL NASTRO AZZURRO STORIA DI UGO GILDO VERONESE Ugo Gildo Veronese ato a Taglio di Po (Ro) il 21 aprile 1921, è figlio di un comandante di rimorchiatore che, invalido dalla prima guerra mondiale, gli trasmise sin da subito la passione per il mare. Ugo, nonostante le difficoltà del tempo, frequentò le scuole fino alla V elementare. A 14 anni cominciò a lavorare nella ditta di famiglia, ma a 16 maturò la passione che lo spinse a frequentare un corso di “Motorista”, per poter governare un giorno transatlantici e piroscafi. Dopo l'esperienza nel porto veneziano, tornò a navigare nei fiumi vicino a casa (Sile, Adige, Po) dove ebbe modo più volte di dimostrare il suo altruismo salvando numerose persone dalla furia delle acque fluviali. Il sogno di governare transatlantici e piroscafi svanì ben presto, quando fu chiamato a svolgere il servizio di leva nella Marina a La Spezia, presso il centro di addestramento di Varignano, dove conseguì il tirocinio di cannoniere puntatore mitragliere. Col trasferimento a San Bartolomeo, avvenuto nel luglio 1937, ha inizio la sua vera vita militare. Nel Novembre del 1941 fu imbarcato sul Regio Cacciatorpediniere "Alfredo Oriani", appena ripristinato dei danneggiamenti subiti nella battaglia di Capo Matapan. La nave operava con altre unità, come scorta ai piroscafi che rifornivano di armi e beni di prima necessità l'esercito impegnato nella campagna libica. Dato il forte contrasto aereonavale avversario, l'operazione era nota come “Battaglia dei Convogli” e si protrasse in Mediterraneo dal 1940 al 1943. Veronese partecipò alla Battaglia di Pantelleria, a seguito della quale, dal suo foglio matricolare risulta che: “È autorizzato a fregiarsi della Croce di Guerra al Valor Militare e autorizzato ad applicare N IL NASTRO AZZURRO al nastrino della guerra in corso 2 stellette”. Nel Giugno 1943, in navigazione di scorta a un convoglio di viveri e munizioni diretto a Tripoli, era sul ponte di coperta quando intravide un aereo silurante: gridando, balzò in piedi e raggiunse la mitragliatrice e cominciò a sparare. Lo scontro fu duro ma riuscì a far deviare il lancio del siluro che finì nel nulla. Il Comandante si congratulò promettendogli una licenza premio che, dato il difficile momento, però non arrivò. A bordo dell'"Oriani" dal 10 Giugno 1940 all'8 Settembre 1943 Ugo Veronese aveva svolto in totale 14 missioni di squadra, 3 caccia antisom di inseguimento sommergibili con lanci di bombe di profondità, 4 trasporti di materiale e persone, 62 scorte a convogli navali, 56 missioni varie, 19 esercitazioni, con un totale di 40.000 miglia percorse. La sera dell'8 Settembre 1943, dopo il proclama dell'Armistizio diffuso via radio dal maresciallo Pietro Badoglio, l'ammiraglio Carlo Bergamini ordinò a tutta la flotta da battaglia italiana, di base a La Spezia, di dirigersi a La Maddalena. La squadra navale era così formata: corazzata Roma (nave ammiraglia), altre due corazzate, sei incrociatori, otto cacciatorpediniere, tra cui l'"Oriani", e quattro torpediniere. Nei pressi dell'Asinara, la squadra fu attaccata da velivoli tedeschi che volavano così alti che fu impossibile colpirli. La Corazzata Roma fu centrata con bombe radio controllate, nei depositi delle munizioni di medio e grosso calibro: la conseguenza fu una grossa deflagrazione che spezzò in due la nave comportando la morte di oltre mille marinai. Nel Maggio del 1944 un'altra missione segreta tra Venezia e Trieste, con lancio di bengala per avvistare piroscafi nemici. Il 25 Novembre 1945 venne congedato col grado di sergente, Decorato di Croce di Guerra al Valor Militare nella battaglia di Pantelleria del 1942, Croce al Merito di Guerra nelle battaglie della Sirte del 1941-42, Croce al Merito di Guerra - acque del Mediterraneo nel 1942-43. Nonostante al congedo gli fosse stato rilasciato un documento dove si certificava la sua precedenza ad ottenere un posto di lavoro statale, non vi fu seguito, quindi tornò alla vita civile lavorando da privato. Ancora oggi, alla sua veneranda età di 93 anni, può raccontare la sua storia ai nipoti che lo coccolano. geom. Graziano Maron (Presidente della Federazione di Rovigo) Il cacciatorpediniere “Oriani” 31 LUGLIO 1914: LA GRANDE GUERRA Q uelle settimane che corsero fra l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e le dichiarazioni di guerra delle massime potenze d’Europa furono una tale preparazione di avvenimenti straordinari, di decisioni enormi, di mutamenti radicali, che si potrebbero rassomigliare all’inizio di una tempesta cosmica, entro la quale, tra fiamme e nembi, si celi il mistero di una nuova età della terra”. Così nel 1930 esordiva la prefazione dell’edizione italiana di “Luglio 1914”, l’ancora attuale saggio con cui Emil Ludwig, allora assai noto scrittore, rievocava i giorni che condussero l’Europa in guerra e che, tradotto in sedici lingue, riscosse vivo successo fra quanti erano ansiosi di conoscere le vere cause di un conflitto che così profondamente ha segnato la storia: muterà radicalmente la carta geopolitica dell’Europa con la sparizione degli imperi austroungarico, tedesco, russo e ottomano (tanto da intaccare gravemente la stessa idea dell’istituzione monarchica), ed un’intera società con i suoi valori e le sue gerarchie sarà rovesciata. Solo leggendo le pagine autobiografiche del “Il mondo di ieri” di Stefan Zweig o di Elisabeth de Gramònt nei “Souvenirs du mònde” possiamo cercare di comprendere la tragedia che vissero quelle generazioni che videro crollare un “mondo” ritenu- to eterno e il cui futuro stava per essere definitivamente ipotecato da ideologie totalitarie come il bolscevismo e il nazionalsocialismo, già all’opera per scatenare un nuovo e più devastante conflitto. Ancora nel 1936, dinanzi alla drammatica eredità della prima guerra mondiale, la scrittrice Rebecca West, assai nota nel mondo anglo-americano, visitando Sarajevo (laddove il terrorista serbo Princip aveva ucciso il 28 giugno 1914 Francesco Ferdinando d’Asburgo e la consorte), poteva affermare: “Non riuscirò mai a capire come sia potuto accadere”. Nei primi anni del XX secolo più di una volta la convivenza fra le nazioni europee era stata messa a repentaglio: nel 1905 con la crisi di Tangeri per il controllo sul Marocco; nel 1908 per l’annessione della Bosnia Erzegovina da parte dell’Austria; nel 1911 con l’incidente di Agadir cui seguivano la guerra italo-turca, la prima guerra (ottobre 1912 aprile 1913) e la seconda guerra balcanica (giugno - luglio 1913). Gli equilibri di forza erano stati alterati soprattutto nei Balcani, perennemente in subbuglio dal primo’800, dove la minaccia slava al multietnico impero asburgico era arrivata al parossismo. Ma sia pur nella rigidità degli accordi formali che contrapponevano la “Triplice Alleanza” di Il delitto di Sarajevo 32 IL NASTRO AZZURRO Austria, Germania e Italia alla “Duplice Intesa” di Francia e Russia, legata con un “Entènte Cordiale” all’Inghilterra per le questioni coloniali d’Oriente, le cancellerie europee erano riuscite a mediare le tensioni insorte con le consuete prassi diplomatiche. Anche dopo il delitto di Sarajevo ricorderà Zweig, allora suddito di Francesco Giuseppe, nemmeno nei territori asburgici ebbe a leggersi “sui volti particolare sdegno e commozione … Né le banche, né le aziende, né i privati mutarono le loro disposizioni: che cosa ci importavano le eterne contese con la Serbia …? L’estate era più bella che mai, noi tutti guardavamo al mondo senza preoccupazione”. Eppure sarà proprio Vienna ad accendere la miccia inviando il 23 luglio 1914 alla Serbia – che aveva di fatto “armato” la mano di Princip – un violentissimo ultimatum (1). Nel suo recente e apprezzato saggio Cristopher Clarks ha rilevato come “… L’enorme rilevanza … della guerra europea che inevitabilmente ne sarebbe conseguita fu intravista dai responsabili della politica austriaca … ma questo elemento non entrò mai a far parte integrante del processo con cui le opzioni venivano valutate … Alla base della reazione austriaca … vi fu un impulso viscerale … una decisione allo stato puro fondata su un comune modo di percepire quello che l’Impero austro-ungarico era e cosa avrebbe dovuto essere se fosse rimasto una grande potenza” (2). Ricevuta la lettera inviatagli da Francesco Giuseppe, dove poteva leggersi che “…la pace duratura sarà possibile soltanto quando la Serbia sia esclusa come potenza politica dai Balcani”, Guglielmo II il 5 luglio confermava all’ambasciatore austriaco Szogyeny che: “… Se si arriva ad una guerra fra l’Austria e la Russia, Vienna può essere persuasa che la Germania … starà al fianco della Monarchia (asburgica - n.d.a.)”. A discolpa del sovrano, le cui volontà erano state recepite senza riserva dal suo governo, va ricordato che il testo dell’ultimatum intimato da Vienna fu comunicato al ministro degli esteri tedesco, Jagow (mentre Guglielmo II era assente dalla capitale perché in navigazione nel Mare del Nord) da Szogyeny quasi a cose fatte: Berlino negligentemente nulla fece per bloccarlo o moderarne i toni (3). Vienna fu reticente anche con il governo italiano: il nostro ministro degli esteri Antonino di San Giuliano, avendone intuito la deriva “bellicista”, si rese però conto dei rischi per la pace europea e agirà per salvarla. Quando il testo dell’ultimatum venne reso noto, gravissimo fu lo sconcerto delle cancellerie europee per i toni quanto mai aggressivi ed umilianti adottati nei confronti della Serbia. Iniziò così a circolare la convinzione che essi fossero dipesi dal governo tedesco allo scopo di provocare una crisi internazionale ed attaccare per primo. Il 25 luglio il governo serbo con “un capolavoro di evasività diplomatica” respinse l’ultimatum nel termine ristretto di due giorni statuito perché la Russia gli aveva garantito appoggi certi. Al termine, infatti, di due consigli dei ministri presieduti dallo IL NASTRO AZZURRO Uno dei tanti incontri Zar Nicola II, questi il 26 luglio autorizzava misure militari (come il richiamo dei riservisti, lo schieramento di truppe di copertura sui fronti minacciati, la dichiarazione dello stato di guerra nei distretti di Varsavia, Vilna e Kiev…) prodromiche a una mobilitazione dell’esercito che avrebbe coinvolto necessariamente anche il confine con la Germania. “Assumendo queste misure … la Russia aggravò la crisi e aumentarono notevolmente le possibilità di una guerra generale … Le mire sugli stretti (turchi - n.d.a.) furono un elemento che contribuì a rafforzare la decisione di opporsi fermamente alla minaccia che gravava sulla Serbia” (4). Il governo russo si faceva coinvolgere dalla prospettiva di una guerra con l’Austria e quindi con la Germania nella speranza di poter finalmente raggiungere, grazie al sostegno di Serbia e Romania, gli stretti e quindi il Mediterraneo (aspirazione storica di quell’Impero, poi fatta propria dall’Unione Sovietica)! Sul governo zarista agì da stimolo l’aperto sostegno concessogli da Poincarè, Presidente della Repubblica francese, nel corso della visita di stato svoltasi a San Pietroburgo il 23 e 24 luglio 1914. Anche per il governo francese, dove era prevalsa la posizione revanscista del ministero degli esteri, la crisi balcanica poteva costituire quel “casus belli” idoneo a provocare la Germania nella sua veste di alleata dell’Impero asburgico e vendicare la sconfitta del 1870! Vienna a sua volta, respinte le proposte di mediazione avanzate dai governi inglese e italiano, il 28 luglio dichiarava guerra alla Serbia dando “ragione” ai settori estremisti della corte russa. Dopo aver dato ordine alla mezzanotte del 29 luglio di procedere a una mobilitazione solo parziale dell’esercito nei distretti di Kiev, Odessa, Mosca e Kazan, lo Zar nel pomeriggio del 30 cedeva alle pressioni del suo ministro degli esteri Sazonov e 33 Il Kaiser Guglielmo II a consulto con Hindemburg ordinava quella generale che costituirà “una delle più gravi decisioni della Crisi di Luglio … e arrivò in un momento in cui il governo tedesco non aveva neppure dichiarato lo stato di pericolo di guerra” (5), che in Germania corrispondeva alla misure adottate dalla Russia già il 26 luglio, mentre l’Austria-Ungheria era ancora ferma a una mobilitazione solo contro la Serbia. Ancora una volta il rinnovato incondizionato sostegno del governo della Repubblica francese a San Pietroburgo ne favoriva le pretese guerrafondaie panslave. Il 31 luglio alle ore 13.00 il Kaiser ordinò lo “Stato di pericolo di guerra” e, al rifiuto russo di revocare la mobilitazione generale, il 1 agosto dichiarò guerra all’impero zarista: questo nonostante i due sovrani si fossero scambiati freneticamente diversi telegrammi, ultima vestigia di una diplomazia diretta oramai al tramonto, per cercare di arginare chi nelle rispettive corti faceva già rullare i tamburi preparandone così il futuro crollo. L’Inghilterra, che nessun impegno formale legava a Francia e Russia, se non delle conversazioni fra i vertici militari, giocherà in questi drammatici frangenti purtroppo un ruolo alquanto ambiguo. Il suo ministro degli esteri, Grey, ancora il 30 luglio incontrando l’ambasciatore austriaco a Londra Mensdorff doveva dirgli: “Due strade opposte mi si consigliano: schierarci incondizionatamente dalla parte di Russia e Francia, il che potrebbe impedire la guerra. Oppure dichiarare l’Inghilterra neutrale ad ogni costo: ma neanche questo potrebbe impedire la guerra”. Mentre i convogli militari partivano in Europa per le frontiere, il governo inglese, cui gli ambienti finanziari della City e l’opinione pubblica (soprattutto l’aristocrazia di ascendenza germanica, fra cui rientrava la Royal Family) avevano sollecitato il mantenimento della neutralità, il 29 luglio approvava per fini precauzionali il concentramento della flotta chiesto da Churchill, primo Lord dell’Ammiragliato, che il 1 agosto ne ordinava la mobilitazione senza l’assenso formale dell’esecutivo. Il 2 agosto il governo, sia pur diviso al suo interno, compiva però dei passi cruciali verso la guerra: Grey fu autorizzato a comunicare all’ambasciatore francese a Londra Cambòn che, se la flotta tedesca avesse attraversato il Mare del Nord o la Manica per attaccare la costa francese, quella britannica ne avrebbe garantito la protezione. Si statuì altresì che una “sostanziale violazione” della neutralità del Belgio da parte della Germania avrebbe “costretto” l’Inghilterra ad “entrare in azione”. Era chiaro che l’assunzione di tale impegno determinava l’imminente discesa in guerra della nazione insulare dato che Berlino aveva chiarito che l’attacco contro la Francia passava per l’invasione del Belgio. La Germania, che il 3 agosto ha dichiarato guerra alla Francia quale alleata della Russia, perché così impone l’Alto Comando inchiodato al famoso piano Schlieffen (battere subito il nemico ad occidente per poi attaccare quello ad oriente), il 4 agosto invadeva il Belgio compiendo il più grossolano errore politico della sua storia e legittimando quanti la riterranno l’unica responsabile dello scatenamento del conflitto: in serata l’Inghilterra le dichiarava guerra. Il perché di questa decisione lo si può trovare nella nota apposta da un alto funzionario del Ministero degli Esteri, Eyre Crowne, già il 25 luglio su un telegramma inviato dall’ambasciatore inglese a San Pietroburgo: ”Se la guerra dovesse arrivare, e l’Inghilterra rimanesse in disparte, una delle due seguenti cose dovrebbe accadere: o la Germania e l’Austria vincono, sconfiggono la Francia, e umiliano la Russia. Quale sarà la posizione di un’Inghilterra senza più amici? Oppure vincono la Francia e la Russia. Quale sarebbe allora il loro atteggiamento verso l’Inghilterra? Cosa succederebbe in India e nel Mediterraneo?”. L’intervento inglese a fianco dell’Intesa costituiva infatti sia un modo per vincolare a sé la Russia negli scacchieri coloniali, di cui nessuno poteva immaginare l’intrinseca debolezza e la pericolosa deriva rivoluzionaria, che per contenere la dirompente crescita economica della Germania. In quell’estate del 1914, fra le grandi potenze solo l’Italia sapeva sottrarsi al fatale meccanismo delle alleanze. Se ancora oggi il dibattito sulle responsabilità della Grande Guerra infiamma la storiografia, certo è che nessuno fra i sovrani, i diplomatici o i capi militari poteva immaginare la svolta “totale” che le operazioni belliche, durate oltre quattro anni, costate un impressionante tributo di vite umane e sterminate risorse e foriere della “morte” di quell’antica e leggendaria Europa, avrebbero imposto agli Stati. avv. Francesco Atanasio (Presidente Federazione di Siracusa) (1) I punti del tutto incompatibili con la sovranità della Serbia erano il 5° e il 6°: in base ai quali essa avrebbe dovuto “accettare la collaborazione” di funzionari austriaci ”per la repressione del movimento sovversivo diretto contro l’integrità della Monarchia” asburgica e che avrebbero “preso parte alle indagini” sul territorio serbo per accertare le complicità nell’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando. (2) C. Clarks, I sonnambuli. Come l’Europa entrò in guerra, 2013, pag. 466. (3) Bernard Von Bulow, già cancelliere dell’Impero dal 1900 al 1909, stigmatizzerà gravemente tale comportamento nelle sue memorie, che costituiscono tutt’oggi una delle opere più consultate sul periodo. (4) C. Clarks, op. cit., pag. 525. (5) Ibidem, pag. 549. 34 IL NASTRO AZZURRO UNO ZAPPATORE PERTINACE uand’ero ragazzino, nell’avito camposanto di Ghedi, notavo sempre un cenotafio a un morto della Grande Guerra. Le ricerche esperite per la tesi di laurea sui ruoli matricolari dei bresciani combattenti in quel conflitto (oltre 50.000 quelli consultati), mi hanno permesso, alfine, di approfondire le vicende di quel Carneade. La strategia di Cadorna, tesa a sfondare sul fronte Giulio, aveva scatenato nel 1915 quattro offensive, fallite a causa delle caratteristiche della guerra di trincea, delle posizioni formidabili, dell’esperienza asburgica e della speculare inesperienza italiana. In circa sei mesi le perdite in quel settore ammontarono a oltre 172.000 uomini, tanto che a fine anno il Regio Esercito si trovò in uno stato di collasso. Fra le provate unità nel settore di Doberdò vi erano il 124° e il 13° Fanteria, nei quali militò il caporale Angelo Tracconaglia da Ghedi, classe 1894, contadino. Molto probabilmente fu tra i più, ossia quelli che non desiderarono la guerra, ma che, o per abitudine alla disciplina o per rassegnazione, si adattarono a farla. Nella sua scarsa corrispondenza sopravvissuta, si notano alcuni leitmotiv dei carteggi dei combattenti. Dopo le prime azioni, subentrò l’assuefazione, e il 16 agosto scriveva: «Ora che son già abbituato nel sentire il tuono di cannoni di nostri nimici, non mi fa più impresione». E della fame, sempre latente per le fatiche improbe affrontate, diceva: «quei pochi soldi che mi avete mandato gli godo, col bere qualche bicchier di vino e col compagnare un pezo di pane e formaggio». Infine, il pensiero costante dei propri cari: «Il conforto del soldato col trovarsi sotto le armi, specialmente in questi momenti; è di ricevere notizie di casa, cioè dei nostri cari genitori, è questo si può dire in generale, e specialmente di me [16-VIII] – Sara una fortuna per me se potrò venire trovarvi. Non potete immaginare il desiderio che ò di venire a trovarvi [13-XI]». Promosso intanto caporal maggiore, a novembre passò in un’unità zappatori, teste d’ariete negli assalti, rafforzatori di trincee e ricoveri nelle tregue. A dicembre, cessate le offensive, fu aggregato alla 1^ Compagnia Zappatori di Fanteria della 14^ Divisione, incaricata della fortificazione delle poche posizioni conquistate, affatto sprovviste di ripari. La prospettiva consolava un po’ Angelo, che rassicurava i genitori: «Abbiamo pure questa bella speranza di Q non andarci più in trincea e nemmeno in prima linea a combattere». Nel nuovo incarico profondeva tutto l’impegno, tanto che del suo ufficiale, il capitano Baricco, sosteneva: «ci sono ben voluto e mi vuol bene che non si puo immaginare io poi faccio altretanto per farmi voler bene». Fino alla grande offensiva d’agosto, nel 1916 il fronte del basso Isonzo fu animato solo da alcune azioni locali, talora molto cruente. Il 15 maggio la 1^ Compagnia (20 uomini fuori combattimento) partecipò al contrattacco del Nizza Cavalleria che respinse unità della 187^ Brigata Imperiale, irrompenti all’Adria Werke (Monfalcone). Invece, il 13 giugno si trovava a q. 93 (già attaccata il 15 maggio), dove Angelo stava eseguendo lavori di rafforzamento. Quel giorno vi fu un altro tentativo avversario – non citato nel bollettino di guerra italiano – in cui Angelo morì per ferite multiple di schegge alla testa. Per la sua pertinacia nel resistere, ebbe la Medaglia d’Argento alla memoria, così motivata: «Incaricato di costruire un trinceramento a brevissima distanza dal nemico, e assalito improvvisamente da forze superiori avanzantesi con lancio di bombe, opponeva un’ostinata resistenza sul posto assegnatogli, impedendo all’avversario di giungere sulla linea di difesa. Ferito, incoraggiava ancora i suoi dipendenti a tener fermo, finché Cadeva colpito a morte». Il cadavere, recuperato poco dopo, fu tumulato a Monfalcone nel cimitero della Brigata “Napoli”. La consegna ai familiari della Medaglia al Valor Militare avvenne nella solenne cerimonia – vero e proprio rito civile – tenutasi nella caserma di via Tartaglia a Brescia il 20 settembre 1917, allora festa nazionale. La madre Giacomina Zanetti, desolata come tante altre, nel 1926 percepiva la pensione di guerra, mentre i resti della sua creatura furono traslati nel paese natio nel 1924. E ancora oggi, quel cenotafio promana i riverberi, come fatale sempre più tenui, della vicenda di questo figlio della terra bresciana, che nulla chiese ma che tutto diede nella grande prova: «Pace e gloria al prode cap. maggiore Tracconaglia Angelo ventiduenne caduto eroicamente sul Carso il 13 giugno 1916 Genitori e fratelli dolenti Q.M.P.». dott. Emanuele Cerutti (Fed.ne Brescia - Sez. Montichiari) Fonti e bibliografia Archivio di Stato di Brescia, Fondo Carteggi e Distretto Militare di Brescia Anagrafe Comune di Ghedi, atti di morte 1916 «La Provincia di Brescia» Ministero della guerra, L’esercito Italiano nella grande guerra (1915-1918) Ass. Naz. Combattenti di Ghedi, Comitato pro monumento Caduti di Ghedi, Biografia dei Caduti per la guerra 1915-18 appartenenti al Comune di Ghedi. IL NASTRO AZZURRO 35 PARLIAMONE ANCORA a cura del gen. Antonio Daniele, direttore responsabile de “Il Nastro Azzurro” E-mail: [email protected] Eg. Gen. Antonio Daniele, ... in questo particolare momento ... l’Unione Europea è messa in discussione per vari motivi: Non avrebbe garantito quella uguaglianza fra i cittadini, almeno sul piano economico né avrebbe sviluppato l’aggregazione fra i popoli ... tanto da sentir parlare di uscita dall’Unione. Già alcuni Paesi non aderiscono alla moneta unica ed altri non aderirono al trattato di Schenghen. ... assistiamo a ... Paesi che, pur non manifestandolo chiaramente, mal sopportano sul proprio territorio cittadini islamici che, a loro parere, potrebbero essere potenziali terroristi. ... non ultimo l’arrivo sul nostro territorio, tramite i “viaggi della speranza”, d’infiltrazioni delinquenziali e terroristiche. È da sottolineare la mancanza di una politica di accoglienza comunitaria che vede in grande difficoltà l’Italia, perché avamposto per lo sbarco dei tanti che “in buona fede” arrivano sulle nostre coste per crearsi un’opportunità di lavoro e ritrovare, “a ragione” la loro dignità. Su quest’ultimo aspetto sono pienamente concorde e favorevole ai migranti perché non dimentico quello che siamo stati. ... i migranti devono essere accolti ma distribuiti in tutti i Paesi dell’Unione. ... Appartenere all’Europa Unita è anche la condivisione di partecipare ad una “Democrazia Comunitaria”, non potendo negare che molti non hanno maturato o non danno l’impressione di aver maturato i principi liberali che permeano tanti Paesi della vecchia Europa. Oggi è legittimo che tanti Paesi, specie quelli provenienti dal ex blocco dell’URSS (Paesi solidi e floridi ridotti all'estremo ancora oggi versano in quello stato) ne facciano parte, ma occorre che ... Paesi, in possesso di materie prime e tecnologie avanzate non premano il piede su quello del vicino in modo da frenargli qualsiasi spinta in avanti. È il caso della Germania che soffoca l’economia di tanti Paesi tra cui l’Italia. E della Germania non possiamo dimenticare che essa sconfitta nella prima guerra mondiale, non appena si riorganizzò, e lo fece in fretta, iniziò una nuova guerra che ha portato a questa nuova Europa. Oggi, ... la guerra viene portata avanti ... schiacciando economicamente l’altro ... Vi è poi l’aspetto delle Banche che determinano l’andamento economico di tanti Paesi e decidono cosa deve farsi. In effetti siamo nelle mani di banchieri e capitalisti che poi sono la stessa cosa. Non ultimo in TV ho ascoltato che alcuni prodotti, pur se nocivi per la salute dell’uomo, se consumati abbondantemente o confezionati con prodotti a volte scadenti, determinano danni: parlo delle patatine fritte che tanto piacciono ai piccoli ... l’elenco è lungo e l’Europa dovrebbe crescere per il “bene comune” se vi fosse un’Etica Comune. Mi fermo. Buon lavoro e Cordiali saluti arch. Pasquale Campo (Federazione di Napoli) Egr. arch. Campo, prima di addentrarmi nel commento della sua lunghissima lettera, mi scuso per averla dovuta ridurre drasticamente. Spero di essere riuscito a mantenere integro il senso ed il significato dei numerosi argomenti che lei, nell’ambito del concetto di Europa Unita, ha voluto toccare. Il tema è vasto e stimolante e però la limitatezza dello spazio a disposizione mi costringe ad essere alquanto schematico nell’esposizione delle opinioni e dei commenti. Per prima cosa vorrei sottolineare che l’uguaglianza di cui tutti i leader politici dell’epoca moderna parlano ed hanno parlato è solo una chimera. Il vero valore che può essere perseguito fino a riuscire a trasformarlo da ideale a realtà è l’equità: nelle regole, nelle situazioni, nei giudizi, nelle retribuzioni, ecc. L’equità è un parametro che stabilisce una corretta giustizia nelle inevitabili ed ineliminabili differenze espresse da ognuno di noi in tutti i campi della vita. Inseguire la chimera dell’uguaglianza invece è inutile e fa nascere speranze pericolose perché sicuramente destinate ad essere disilluse. E questo è il logico motivo per cui chi ha presentato l’Unione Europea come un progetto politico per creare l’uguaglianza (non l’equità) tra i cittadini europei, ha venduto moneta falsa, ha illuso chi voleva crederci, non è riuscito poi a ottenere nulla di lontanamente paragonabile ad una sia pur minima sorta di egualitarismo e ora ne raccoglie le ovvie conseguenze negative, interpretate dall’euroscetticismo imperante non solo nel nostro Paese. Ciò nonostante, l’Europa esercita sempre il suo fascino su tutto il mondo: è stata la culla della civiltà occidentale, nata dal Mediterraneo; è stata il motore dell’economia dell’intero pianeta fino alla seconda guerra mondiale, dopodiché è stata soppiantata in questa funzione dagli Stati Uniti d’America. Ciò è potuto accadere non tanto e non solo perché gli USA hanno messo in campo dopo la guerra la loro potenza economica praticamente intatta, a fronte di un Europa semidistrutta dagli eventi bellici, quanto grazie al fatto che il Vecchio Continente si è trovato spaccato in due a seguito delle decisioni prese di comune accordo dai “Quattro Grandi” a Yalta: in pratica, per “punire” la Germania, è stata punita tutta l’Europa. L’Unione Europea quindi è potuta nascere solo in quella che era l’Europa Occidentale fino al 1991, quando si è sciolto il Patto di Varsavia. Dopo tale grande cambiamento, l’Unione si è potuta estendere anche ai Paesi dell’ex blocco orientale, che però hanno portato con loro il gravissimo ritardo socioeconomico generato da quarant’anni di comunismo. Il forte squilibrio tra l’oriente e l’occidente d’Europa ha posto le premesse per una grande migrazione interna, inizialmente “irregolare”, comunque considerata accettabile. Ma l’Europa ora subisce una pressione migratoria, senza precedenti nella storia moderna, generata dalla differenza abissale tra le condizioni di vita nel continente africano e quelle europee. Tale pressione, se lasciata libera di svilupparsi, non porterà benessere diffuso per i cosid- 36 IL NASTRO AZZURRO detti “migranti”, ma abbasserà e di molto il livello di benessere europeo, raggiunto a prezzo di grandi sacrifici e di forte impegno sociale ed economico dopo le terribili distruzioni dell’ultimo conflitto mondiale. Non si tratta di un concetto astratto, ma di un semplice calcolo tra la disponibilità di risorse, già adesso insufficienti, come evidenziato dal perdurare della crisi economica, e l’ipotizzabile incremento degli utilizzatori di tali risorse. Poco importa se i cosiddetti “migranti” potranno fornire il loro lavoro, dato che in massima parte essi non hanno neppure il minimo di conoscenze tecniche e pratiche per poter tentare di integrarsi nel mondo del lavoro europeo. Quali le conseguenze? Che essi, a totale differenza dei migranti provenienti dall’est Europa, sono solo in grado di svolgere dei “non lavori”. I più fortunati, si fa per dire, riescono a trovare ingaggi stagionali come braccianti agricoli o talvolta manovali nell’edilizia, gli altri vengono indirizzati, quasi sempre sotto il controllo della criminalità organizzata, a quei servizi inutili, ma costosi per la comunità, come i pulitori di parabrezza ai semafori, i venditori di rose nei ristoranti e altri “impieghi” di cui la nostra società farebbe tranquillamente a meno ... guadagnandoci. Da ciò si deduce l’ovvio comportamento europeo che cerca di frenare in ogni modo questo flusso migratorio, ad eccezione dell’Italia, totalmente compresa nella parte del boy scout internazionale, col risultato che l’ondata di migrazione crescente ed inarrestabile dall’Africa si sta convogliando quasi esclusivamente verso il nostro Paese. Nei riguardi del fenomeno, l’opinione pubblica italiana è fortemente divisa: taluni vorrebbero “accogliere” tutti, tal’altri mal sopportano le evidenti conseguenze di una politica confusa e velleitaria secondo la quale non sembra esserci differenza tra i “migranti irregolari” africani e l’emigrazione italiana di mezzo secolo fa verso le Americhe, la Germania, la Svizzera, il Belgio, ecc ... Quella era certamente triste, ma sempre perfettamente rispettosa delle leggi e delle regole di quei paesi dove i nostri emigranti giungevano tutti con regolare visto sul passaporto. La migrazione “irregolare” dei barconi provenienti dal nord Africa è essenzialmente un’attività fuori legge che sta rendendo soldi a palate alle organizzazioni criminali che la gestiscono e l’Italia sta favorendo in tutti i modi tali organizzazioni con una condotta politica a dir poco schizofrenica: da un lato (i consolati italiani in Africa) eccessivamente rigorosa e lenta nell’applicare le regole, dall’altro (le coste di Lampedusa e della Sicilia) assurdamente “buonista” nell’applicare a chi le viola platealmente i controlli di frontiera. Il comportamento italiano che riduce tali controlli ad un pro forma soprattutto nei confronti degli immigrati “irregolari”, è considerato a rischio dall’Europa. Infatti, quando un “viaggiatore” supera la frontiera di un paese europeo qualsiasi, può poi spostarsi in tutta l’Unione, dove le frontiere non esistono più. Un discorso aggiuntivo è necessario per quanto riguarda il comportamento, tipico degli islamici che, emigrando in Europa, non solo si portano dietro la loro tradizione cultuale e religiosa, cosa sacrosanta, ma pretendono anche di soppiantare la nostra, cosa invece assolutamente inaccettabile. Eppure, in nome di un non meglio specificato senso di “uguaglianza”, troviamo europei (soprattutto italiani) pronti a rinunciare alla propria cultura e tradizione in nome di un male interpretato senso di “accoglienza”. Da qui aberrazioni come la diatriba, di qualche anno fa sul crocefisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici, oppure quella da lei citata sul velo si o velo no per le donne. Sui “... potenziali terroristi ...” vorrei spendere solo una considerazione: sono oltre trent’anni che il terrorismo internazionale è di matrice islamica, ne conosciamo bene anche le ragioni ideologiche e politiche; per quale motivo dobbiamo trasecolare se qualcuno ipotizza che, in un flusso massiccio e quasi incontrollato di gente che immigra in maniera, lo sottolineo, irregolare, ci potrebbero essere tentativi di infiltrare clandestinamente dei terroristi? Ecco che alcuni paesi hanno sospeso gli accordi di Shengen verso l’Italia e l’Europa intera non fa mistero della propria diffidenza nei confronti del nostro Paese, glissando sulla nostra richiesta di condividere il “peso” dell’immigrazione. Il problema, secondo me, va visto da una prospettiva completamente ribaltata: chi sbaglia siamo noi, non l’Europa! Per capire meglio la profonda differenza di atteggiamento tra l’Italia e il resto d’Europa, facciamo una semplice considerazione: la traversata dalla Libia all’Italia è lunga circa 300 km, la traversata dello Stretto di Gibilterra è di poco più di 10 chilometri. Ma l’immigrazione in Spagna proveniente dal Marocco è estremamente ridotta. Perché? Semplice: la Marina Spagnola “può” sparare sulle imbarcazioni che violano non autorizzate le acque territoriali iberiche, quella italiana è autorizzata solo a “soccorrere” chi viola le acque territoriali italiane! Per quanto riguarda la Germania, accusata di fare la guerra economica al resto dell’Europa. Potrei rimanere ai fatti affermando che l’Italia ha sottoscritto nel 1992 il Trattato di Maasticht, che prevedeva l’ingresso nell’Euro entro il 2001 a patto che il rapporto Debito/PIL fosse per tutti i paesi pari a non più del 60%. All’epoca della firma tale rapporto per il bilancio italiano era intorno al 90%, ma il nostro governo, invece di approfittare del più lungo periodo di espansione economica della storia per “rientrare” al 60%, ha utilizzato per 10 anni consecutivi solo l’altra norma, quella dello sforamento del 3% in più all’anno (prevista per le situazioni di grave emergenza economica, come l’attuale) per finanziare ... gli sprechi. Ora che il nostro debito è ha superato il 130% del PIL (più del doppio del previsto) si vorrebbe che la Germania, si accolli anche i debiti italiani, greci e spagnoli. Saremmo noi disposti a farlo, a parti invertite? Passando dalla semplice analisi dei fatti all’analisi della situazione complessiva, l’Europa sta scontando l’errore iniziale di aver voluto creare un’unione monetaria senza darsi una vera politica comune. Ora se ne parla, senza indicare una direzione, ma solo ipotizzando correttivi che sembrano più palliativi che la via vera alla soluzione dei problemi europei. La ragione di fondo credo che sia da ricercarsi in quanto scrissi in un mio articolo pubblicato sul n.° 1/2012: “... gli stati europei sono pronti a rinunciare a parti importanti della propria sovranità a favore di un governo sovranazionale? ...” Secondo me, no. Per quanto riguarda i luoghi comuni che si stanno diffondendo sulle banche e i banchieri, forse non ci rendiamo conto che le banche siamo noi. Se una banca fallisce, tutti i “clienti”, cioè tutti quelli che come ognuno di noi, mettono il proprio stipendio, la propria pensione, i proprio risparmi, nel conto corrente, il giorno dopo sono “nullatenenti”. I cambiamenti dovrebbero venire dalla politica. Faccio un esempio: se un cittadino americano chiede un mutuo per l’acquisto della casa, la banca lo concede previa ipoteca sulla casa e ... basta. Se un cittadino italiano chiede il mutuo sulla casa, la banca non si accontenta dell’ipoteca, ma vuole anche un sacco di altre garanzie sulla solvibilità del contraente. Perché? Perché negli USA per far valere il diritto di ipoteca basta una sola seduta dal giudice della contea, in Italia ci vogliono anni, tanti anni. Concludo solo con un cenno al sensazionalismo spicciolo di certe notizie. I controlli sui generi alimentari sono continui, quasi feroci. Se qualcosa non va viene presto individuata, quindi i media, invece di spargere panico, farebbero bene ad evidenziare l’efficacia dei controlli, senza la quale le notiziole sulle confezioni delle patatine non si saprebbero. IL NASTRO AZZURRO 37 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI AREZZO BOLOGNA Le celebrazioni del 25 aprile sono iniziate con la deposizione delle corone d’alloro al monumento, all'ingresso del cimitero urbano, che ricorda i 792 Caduti di Arezzo. Don Carlo Volpi ha poi officiato il rito religioso nella Chiesa di San Bernardo, seguito dalla deposizione delle corone al Sacrario dei Caduti di via dell'Anfiteatro alla presenza delle Autorità Istituzionali. Le celebrazioni sono poi proseguite a Poggio del Sole, davanti alla Prefettura, per la cerimonia dell'alza Bandiera e la deposizione di altre corone d’alloro cui hanno fatto seguito gli interventi del sindaco Giuseppe Fanfani, del Presidente della Provincia Roberto Vasai e del cav. Stefano Mangiavacchi, Presidente della Federazione di Arezzo che ha ricordato il Valore delle Forze Armate nella guerra di Liberazione ed il sacrificio dei militari internati nei campi di prigionia. La Federazione di Bologna ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – il l aprile, il Vice Presidente, ten. Davide Nanni, ha presenziato col Medagliere, presso la Scuola Media "L. C. F. Arini" alla giornata di studio dal titolo "Oggetti e racconti della grande guerra". La Dirigente Scolastica, dott.ssa Massaro, ha ringraziato il Nastro Azzurro ed ha consegnato un attestato di ringraziamento del Ministero dell’Istruzione a nome del ten. Davide Nanni per il suo intervento esperto; – il 6 aprile presso la splendida chiesa del Corpus Domini, si è tenuto un concerto, organizzato dalla Federazione di Bologna in collaborazione con la Sezione UNUCI della città, dal Comune di Monzuno e dalla Corale Aurelio Marchi, con l'Ensemble di Fiati della B a n d a Bignardi, sempre del Comune di Monzuno, per la raccolta di fondi necessari al restauro della Croce di Montevenere , simbolo, in Comune di Monzuno, dei Caduti di tutte le guerre. Dopo la presentazione della serata, da parte del Presidente cav. rag. Giorgio Bulgarelli e prima dell'inizio del concerto, hanno preso la parola il sindaco di Monzuno dott. Marco Mastacchi ed il parroco rev. don Aldo Calanchi, ringraziando il numeroso pubblico per la partecipazione all'evento, ed in particolare la Federazione di Bologna per la lodevole iniziativa; – il 15 aprile, presso la Caserma “Mameli”, sede del Comando Brigata Aeromobile "Friuli", è stata celebrata una S. Messa alla memoria del Comandante dell'Aviazione dell'Esercito, gen. C. A. Giangiacomo Caligaris e del cap. pil. Paolo Lozzi, deceduti in un incidente aereo con un elicottero AB-206. Presenti i familiari dei Caduti, le Autorità Civili e Militari e le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma di Bologna. Per la Federazione, il Presidente cav. rag. Giorgio Bulgarelli ed i Consiglieri gr. uff. Marco Bettoli e ten. Lorenzo Bulgarelli; per il Comitato Dame Patronesse la sig.ra Luciana Tiziani. Il Medagliere dell'Istituto era scortato da rappresentanti dell'Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna. Il gen. B. Antonio Bettelli ha ricordato con grande commozione le figure dei due Caduti. AI termine della S. Messa il gen. Bettelli ha stretto a se i familiari presenti; – il 9 maggio, la Federazione di Bologna, rappresen- Arezzo: celebrazione del 25 aprile ASTI La Federazione ha partecipato al Precetto Pasquale. Asti: Precetto Pasquale BIELLA il Consiglio Direttivo dell'Associazione Nazionale delle Voloire (Reggimento Artiglieria a Cavallo), riunitosi il 5 Maggio 2014, ha nominato Coordinatore dell'Associazione per il Piemonte il Presidente della Federazione di Biella, dott. Tomaso Vialardi di Sandigliano. 38 IL NASTRO AZZURRO tata dal Presidente cav. rag. Giorgio Bulgarelli e dal Vice Presidente ten. Davide Nanni, ha presenziato alla cerimonia svoltasi presso la Caserma “Mameli”, per il 153° Anniversario dell’Istituzione dell'Esercito Italiano. Il Medagliere della Federazione è stato portato da un rappresentante della Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, affiancato dal Vice Presidente ten. Davide Nanni. Ha presieduto il Comandante Militare Esercito Emilia Romagna gen. D. Antonio De Vita (Socio Onorario del Nastro Azzurro) alla presenza di Autorità Civili, Militari e Religiose e delle rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma. BRESCIA Sez. Molinetto Il 2 maggio, la Sezione di Molinetto ha partecipato all’inaugurazione del Monumento “Al Carabiniere” a Gavardo (BS) su invito dell’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Gavardo-Villanuova, presenti il Commissario comm. Annibale Gabusi, Alfiere sig. Giacomo Spranzi, e il socio v. brig. Fausto Bontempi COMO Nel corso del 2013 la Federazione di Como ha organizzato diverse manifestazioni, tra le quali la pubblicazione del libro "Le Medaglie d'Oro al Valore del Territorio Comasco" e, in occasione del trentesimo anniversario della morte dell'ultimo Re d'Italia, Umberto II, un viaggio all’Abazia di Altacomba, in Francia, dove è sepolto, con la partecipazione della Delegazione di Como dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle RR. TT. del Pantheon. La Federazione ha anche partecipato con il Labaro alle seguenti manifestazioni: – 18 gennaio: 144° di Fondazione del Corpo di Polizia Locale; – 26 gennaio: “Dispersi in guerra” organizzata dall'Ass. Naz. Alpini; – l0 febbraio: Giornata del Ricordo per la Venezia Giulia e Dalmazia; – 3 marzo: 60° Anniversario dell'Unione Nazionale Mutilati per Servizio; – 15 marzo: Precetto Pasquale organizzato dalla Guardia di Finanza; – 21 aprile: Commemorazione della Battaglia di Capo Matapan; – 25 aprile: 68° Anniversario della Liberazione; – 5 maggio: Nuova intitolazione dell'Associazione Carabinieri di Como; – 18 maggio: 161° Anniversario di Fondazione della Polizia di Stato; – 25 maggio: Inaugurazione Recupero Batteria di Cordina organizzata dall'Associazione Nazionale Alpini; – 26 maggio: 154° Anniversario della Battaglia di San Fermo; – 2 giugno: Festa della Repubblica; – 9 giugno: Inaugurazione Sezione di Turate dell'Associazione Nazionale Alpini; – 16 giugno: Raduno degli alpini a Cantù; – 15 luglio: 32° Anniversario del sacrificio del brigadiere di P. S. L. Carluccio; – 2 luglio: INTERARMA Interprovinciale della Pace a San Fedele d'Intelvi; – 6 agosto: 68° Anniversario bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki; – 24 settembre: Festa della Guardia di Finanza; IL NASTRO AZZURRO – – 6 ottobre: Corteo INTERARMA; 31 ottobre: Rifacimento lapidi per due Decorati di Medaglie d'Oro di Como; – 2 novembre: Cerimonia dei Caduti; – 4 novembre: Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate; – 9 novembre: Messa in suffragio degli Alpini Caduti; – 21 novembre: Festa della Virgo Fidelis Patrona dell'Arma dei Carabinieri; – 8 dicembre: Corteo Associazione Artiglieri, Genieri e Trasmettitori; – 9 dicembre: 70° Anniversario Battaglia di Montelungo; – 14 dicembre: Festa della B. V. Maria di Loreto Patrona degli Aviatori. Inoltre ha partecipato senza Labaro ai seguenti convegni: – 16 febbraio: INTERARMA; – 15 aprile: INTERARMA; – 20 aprile: INTERARMA; – 18 maggio: INTERARMA; – 28-29 maggio: "Contrabbando a Como" organizzato dalla Guardia di Finanza; – 24 novembre: Assemblea UNUCI; – 6 dicembre: “Operazione Sorriso” organizzata dall’Associazione Nazionale Alpini. LATINA La Federazione di Latina ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – l’8 aprile, ha presenziato, nel porto di Civitavecchia, alla cerimonia di rientro in Patria del 30° Gruppo Navale, guidato dall'amm. D. Paolo Treu. La missione, di cinque mesi, è stata di carattere umanitario e ha visto l'impiego degli equipaggi delle navi Cavour ed Etna. La Federazione pontina, guidata dal Presidente Stefano Millozza e dal Segretario Giuseppe Gaeta, ha portato il caloroso "Bentornati a casa" del Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani, e di tutti gli Azzurri. La visita si è conclusa con lo scambio dei Crest su nave Cavour, il cui Comandante, c. v. Luca Conte, ha voluto personalmente firmare e consegnare alla delegazione di Latina; – nel mese di maggio, la Federazione di Latina ha incontrato insegnanti e studenti del 5° anno, prossimi all’esame di Stato, del plesso scolastico di via Giulio Cesare, per ringraziarli del restauro di un'opera d'arte facente parte del patrimonio artistico culturale del Nastro Azzurro e dell'intera comunità pontina. Il saluto portato dalla vice preside, in sostituzione della Dirigente, prof. ssa Tufo, ha evidenziato le problematiche generali del Liceo. Il prof. Lisi, responsabile del team di lavoro, ha spiegato le varie fasi di ricostruzione dell'opera d'arte e certificato il lavoro eseguito dai giovani restauratori. Il Presidente della Federazione, Stefano Latina: incontro con gli studenti del plesplesso scolastico via Giulio Cesare 39 Millozza, e il Segretario Giuseppe Gaeta, dopo l’incontro con gli artefici del restauro, Gianni Gabrielli e Mirko Cardinali, vincitori tra l'altro del 2° premio al concorso di pittura per il "Bicentenario dell'Arma dei Carabinieri", Greta Cosmin e Amerigo Aceto, anch'essi partecipanti al concorso, hanno elogiato i giovani diplomandi e premiato tutti con Attestati di Benemerenza. MESSINA – La Federazione di Messina ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – il 15 aprile, Precetto Pasquale Interforze: alcuni soci della Federazione e del Comitato delle Dame, ha preso parte, in Cattedrale, alla S. Messa officiata dall’arcivescovo metropolita, mons. Calogero La Piana; – il 25 aprile, ha presenziato nella Piazza dell’Unione Europea di Messina, alla celebrazione del 68° anniversario della Liberazione, durante la quale, come di consueto, sono state deposte corone di alloro al monumento dei Caduti. – Messina: 68° anniversario della Liberazione NAPOLI La Federazione di Napoli ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – ha organizzato una visita a Firenze ed al Carnevale di Viareggio. I partecipanti hanno molto apprezzato le bellezze artistiche del capoluogo toscano e l'interessante sfilata dei carri allegorici che hanno proposto in chiave satirica temi politici e sociali d'attualità. L’organizzazione è stata curata dal m.llo Pietro Caputo, Segretario Tesoriere della Federazione e dal Presidente col. Pasquale Parente. Il preside Pasquale Campo ha illustrato i luoghi ed i monumenti anticipando già durante il viaggio in pullman brevi interven- – – Napoli: gita sociale a Firenze e Viareggio – 40 ti. Tra i partecipanti i coniugi Anna e Rocco Pace, Raffaella e Luigi Valerio, Pietro Milone, i coniugi Mariarosaria e Leonardo Manzo, i coniugi Teresa e Lorenzo Grasso, i coniugi Carmen e Alfredo Morgillo, i coniugi Carolina e Luciano Caputo, l’arch. Salvatore Bianco, la sig.na Annalisa Arvotti, la sig.ra Giuseppina Monaco, il sig. Biagio Di Napoli, le sig.re Maria Femiano e Rosanna Varriale, il m.llo Maraglino, i coniugi Adele e Piero La Noce; ha partecipato con il Labaro alla conferenza del Consigliere preside arch. Pasquale Campo, presso la sede dell’UNUCI di Napoli, sul tema "Le Architetture del Silenzio” ovvero “I Sacrari Militari della 1a e 2a Guerra Mondiale”. Un escursus storico dalla loro nascita fino alla realizzazione delle maestose architetture: da quella del Monte Grappa, a quella di Redipuglia, a Mignano Montelungo ed ai tanti Sacrari d’Italia nonché a quelli in Terra straniera tra cui El Alamein ed a quelli stranieri sul nostro suolo. Erano presenti oltre al Presidente dell’UNUCI gen. C.A. Franco de Vita e diversi Consiglieri, il Presidente della Federazione col. dott. Pasquale Parente, molti Consiglieri, Soci, amici e autorevoli personalità militari e l’on. Gennaro Alfano. Un folto pubblico ha tributato elogi all’oratore. il 12 aprile la Federazione, nell’ambito delle attività socio culturali promosse a favore degli iscritti, ha organizzato una visita alle testimonianze archeologiche, artistiche e scientifiche dei Campi Flegrei aperta dall'illustrazione da parte del Presidente della Federazione col. Pasquale Parente delle attività svolte a favore dei Soci. Sono stati visitati l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, il Castello di Baia edificato da Alfonso d’Aragona, re di Napoli, nel sito dove già sorgeva la villa di Cesare (oggi sede del “Museo Archeologico dei Campi Flegrei”), e la “Solfatara” di Pozzuoli. L’escursione è stata illustrata dal preside Pasquale Campo per la parte artistica, archeologica e naturalistica e dal prof. Vincenzo Illiano per la parte scientifica, inoltre, è stata arricchita dagli interventi della prof.ssa Caterina Di Salvo e del prof. Fortunato Rossi. L’intera organizzazione è stata curata dal Segretario della Federazione m.llo Pietro Caputo, dal preside Campo e dal col. Pasquale Parente; ha partecipato, presso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, alla cerimonia del Giuramento e Battesimo del corso “Rostro 4°”con il Labaro, issato dal s. ten. Luigi Sabella MAVM, storico Alfiere della Federazione, e la scorta dell’aiutante Nicola Liccardo e del m.llo Carlo Giuliano; il 25 aprile, ha partecipato col Labaro, issato dal s. ten. Luigi Sabella MAVM, e il Presidente col. dott. Pasquale Parente, alla cerimonia in onore di Salvo D’Acquisto MOVM, con deposizione della corona d’alloro del Comune di Napoli, rappresentato dal sindaco dott. Luigi De Magistris, presso il Monumento all'Eroe eretto in piazza della Carità e alla commemorazione dei Caduti di tutte le guerre che riposano nel mausoleo di Posillipo; ha partecipato, con Labaro e scorta, a varie cerimonie commemorative svolte a Castellammare di Stabia e Sorrento, curate dal Direttivo dell’Associazione Marinai d’Italia ed in particolare dal dott. Antonio Cimmino, Socio della Federazione e membro del Collegio Sindacale. Alle cerimonie sono intervenuti il Presidente col. dott. Pasquale Parente, il m.llo Pietro Caputo, Consigliere e Segretario della Federazione, il Consigliere Pasquale Campo e diversi Soci. IL NASTRO AZZURRO – l’8 maggio, presso la sede dell’UNUCI, il Preside Pasquale Campo ha tenuto una conferenza sul “Nastro Azzurro” illustrando, tra l’altro, la vita dei due fondatori: la MOVM Ettore Viola e il pittore Maurizio Barricelli, Decorato al Valor Militare. L’excursus ha evidenziato il motivo della nascita dell’Istituto, il suo adeguamento allo svolgersi dei tempi, la sua attuale attività anche di sostegno materiale ai più disagiati e, principalmente, il ricordo di quanti si son distinti con eroiche imprese ed hanno donato anche la vita per la gloria della Patria. Il relatore, tra le tante pregevoli iniziative attuate dall’Istituto, ha sottolineato la costituzione l’Archivio informatico dei Decorati al Valor Militare. Il Preside Campo ha fatto cenno alle principali tematiche affrontate sul periodico “Il Nastro Azzurro”, ha inoltre ricordato la gravità del furto della Medaglia d’Oro di Ettore Viola ed il gesto di alto Valore morale della sig.ra Palma Viola, moglie dell’Eroe, di donare una copia della Medaglia d’Oro al Museo del Vittoriano, sottolineando come sia mancata una semplice parola di ringraziamento da parte del Vice Direttore del Museo. La Conferenza ha riscosso lusinghieri consensi tra cui quelli espressi dal gen. C.A. Franco de Vita Presidente dell’UNUCI e Presidente Onorario della Federazione del “Nastro Azzurro” e dal col. dott. Pasquale Parente, Presidente della Federazione di Napoli, che ha inoltre ringraziato l’UNUCI per il “gemellaggio” di fatto determinatosi tra i due sodalizi. Il conferenziere è stato presentato dal dott. Giovanni Grimaldi, già cadetto della Nunziatella e funzionario emerito delle “ Assicurazioni Generali”, di cui il comandante Giorgio Zanardi è stato Direttore Generale. Il dott. Grimaldi ha letto alcune lettere di elogio inviategli a suo tempo dal comandante Zanardi. Erano presenti varie Associazioni d’Arma e tantissimi Soci del Nastro Azzurro. PALERMO Il 23 aprile, a Catania presso la caserma “Sommaruga”, sede del 68° Reggimento Fanteria “Sicilia”, la Sezione dell'Associazione Arma di Cavalleria "Cavalleggeri di Catania 22°, ha celebrato la festa dell'arma. Presente anche il gruppo ANAC Cavalleggeri di Palermo 30°, con il Consigliere Nazionale 1° cap. Francesco Borgese ed i soci comm. dott. Ugo Frasconà de Figueroa Presidente della Federazione di Palermo del Nastro Azzurro ed il Vice ten. Presidente cav. Francesco Fiore. La messa in onore di San Giorgio è stata officiata nella cappella della caserma alla presenza degli stendardi delle Associazioni di Catania e di Palermo e del Medagliere della Federazione. Il P r e s i d e n t e dell'ANAC di Catania: Catania, don San Stefano Mario GIorgio Coco, accompa- IL NASTRO AZZURRO gnato dalla gentile consorte: duchessa Debora Delia, al termine del rito, ha consegnato un diploma di benemerenza al dott. Ugo Frasconà de Figueroa che a sua volta ha donato allo stendardo dell'ANAC di Catania, una riproduzione della Medaglia d'Argento al Valor Militare concessa allo stendardo del 22° a seguito della battaglia del Semeni, in Albania, nel 1919. La celebrazione si è conclusa a Messina con il saluto all'ANAC locale. POTENZA La Federazione di Potenza ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, è stato ricordato a Calvello il ten. bers. Antonio Cambriglia, Medaglia d’Oro al Valor Militare Caduto nel novembre del 1944, una delle 23 Medaglie d’Oro al Valor Militare della Basilicata. Il ricordo dell’Eroico ufficiale è stato promosso dal dott. Villano, cultore di storia locale, e dal Presidente della locale Federazione del Nastro Azzurro, prof. Rocco Galasso analogamente a quanto il Nastro Azzurro di Potenza ha avviato già dallo scorso anno, commemorando le figure dei Decorati nei vari comuni di origine con la presentazione de “Il ritratto dell’Eroe” ad opera del maestro d’arte Vincenzo d’Acunzo con la tecnica delle matite colorate. La Federazione ha ricordato già le Medaglie d’Oro Orazio Petruccelli (Potenza), Biagio Lammoglia (Maratea), Nicola Stigliani (Potenza) ed Antonio Corrubia (Barile). Antonio Cambriglia, nato a Calvello (PZ) nel 1920, insegnava a Napoli quando fu chiamato alle armi. Sottotenente del 1° reggimento Bersaglieri, aveva combattuto contro i tedeschi nelle Quattro Giornate di Napoli. Promosso tenente, si era arruolato volontario in una unità della V Armata ed aveva partecipato a numerose azioni con gli americani. Caduto in azione nel novembre 1944 in una località imprecisata dell'Italia occupata, fu insignito di Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria; Calvello (PT): commemorazione del ten. Antonio Cambriglia – – alla Festa dell’Arma dei Carabinieri presso il Comando Legione “Basilicata” a Potenza, col Labaro della Federazione Provinciale affiancato dalla sig.ra Tania Pisani, vedova della M.O.V.M. car. Claudio Pezzuto, e dal dott. Orazio Petruccelli, nipote della M.O.V.M. ten. CC Orazio Petruccelli; con la nomina del prof. Rocco Galasso, Consigliere Nazionale e Presidente della Federazione potentina, a Commissario Straordinario della Federazione 41 Provinciale di Matera, riprende, dopo circa trent’anni l’attività del Nastro Azzurro nella “Città dei Sassi” e nel suo territorio provinciale. Ripresa delle attività particolarmente attesa per portare il proprio contributo di ideali e valori alla vigilia delle manifestazioni centenarie della Grande Guerra. Il Commissario ha già recuperato il Labaro della Federazione, conservato negli anni dalla locale A.N.M.I.G.; – Matera: ricostituita la Federazione – – – – il progetto “Azzurro che Valore” è stato presentato il 10 giugno in uno dei luoghi più prestigiosi del capoluogo lucano: la Sala degli Specchi del Comune di Potenza. Il Consigliere Nazionale Rocco Galasso, responsabile del Progetto, ha incontrato la stampa locale per illustrare nei dettagli l’attività di ricerca storica e per mettere in mostra l’interessante opera del Maestro D’Acunzo che ha eseguito artistici ritratti dei calciatori della Nazionale italiana partecipanti alla prima guerra mondiale, Caduti e/o Decorati al Valor Militare. il Consigliere Nazionale Rocco Galasso, Presidente della Federazione Provinciale di Potenza, è intervenuto oggi a Rai Sport 1, rubrica del TG nazionale, per presentare le finalità del Progetto dell’Istituto “Azzurro che Valore” che ricorderà tutti gli sportivi Caduti e Decorati al Valor Militare nel corso della Grande Guerra. L’intervista è avvenuta nel contesto della presentazione del Progetto a Potenza, presso il Teatro Cittadino “F. Stabile”; alla Federazione di Prato da Fiammetta Stegagnini Rosselli Del Turco, ha assistito all’applaudita conferenza che S.E. monsignor Gastone Simoni, Vescovo Emerito di Prato, ha tenuto nella Scuola dei Marescialli e Brigadieri di Firenze, sul tema: "Dalla crisi della speranza alla luce e alla gioia della Fede. L'insegnamento di Papa Benedetto e di Papa Francesco"; il 29 marzo, la Federazione di Prato ha partecipato, col Labaro tenuto dal Vice Presidente cav. Giorgio Lavorini, alla cerimonia svoltasi a Carmignano (PO) per l'Anniversario del sacrificio dei Carabinieri Vittorio Pucci e Giuseppe Verdini, uccisi in servizio il 29 marzo 1921. Alla S. Messa celebrata nella prepositura di San MIchele Arcangelo, conclusasi con la lettura della "Preghiera del Carabiniere" da parte del col. Gabriele Stefanelli, Comandante Provinciale dei Carabinieri, è seguito un corteo che, attraverso le vie di Carmignano, ha raggiunto la Cappella dei Caduti dove è stata deposta una corona d’alloro al suono del "Silenzio"; il Vice Presidente cav. Giorgio Lavorini è stato presente alla cerimonia in onore di Ettore Viola svoltasi il 4 maggio a Cima Grappa; il 10 maggio la Federazione di Prato con la Presidente sig.ra Anna Cecconi, ha organizzato una gita a Roma durante la quale è stato visitato anche il Museo delle Bandiere al Vittoriano. I Soci si sono soffermati sulla teca dedicata al pluri Decorato Ettore Viola. Medagliere di Ettore Viola ROMA La Federazione di Roma ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – il 26 ottobre 2013 su iniziativa del movimento “Rinnovamento nella Tradizione” è stata celebrata Roma: S.Messa per l’anniversario della nascita di Amedeo d’Aosta Potenza: intervistato il Presidente Galasso da RAI sport 1 PRATO La Federazione di Prato ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – il 24 marzo, su invito del PASFA fiorentino, esteso 42 IL NASTRO AZZURRO – nel Pantheon una Santa Messa Solenne, nella forma straordinaria del Rito Romano, per ricordare il centoquindicesimo anniversario della nascita di S.A.R. Amedeo di Savoia Terzo Duca d’Aosta, Viceré d’Etiopia, M.O.V.M. Prima dell’inizio del sacro rito il Presidente di Rinnovamento nella Tradizione e socio del Nastro Azzurro, Giovanni Ruzzier, ha portato ai presenti il saluto delle LL.AA.RR. Amedeo e Silvia di Savoia ringraziando i Principi Ferdinando, Maria Ester ed Ascanio Massimo che, presenti, hanno rappresentato la Real Casa di Savoia, la dott.ssa Anita Garibaldi, il c.v. Ugo d’Atri, Presidente INGORTP, il sig. Gabriele Gigliotti in rappresentanza dell’Istituto del Nastro Azzurro e nipote dell’Azzurro generale Medico Francescantonio Gigliotti, Decorato al V.M. in A.O.I. e legato al ricordo dell’eroico Vicerè; il 30 aprile 2014, nell’Area Sacra del MausoleoOssario Gianicolense, l’Associazione Nazionale Garibaldina, presieduta dalla sig.ra Maria Antonietta Grima Serra, l’Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi", la Società Mutuo Soccorso Reduci Garibaldini e l’Associazione Nazionale “Cacciatori delle Alpi”, presieduta dal pronipote dell'Eroe dei Due Mondi, sig. Giuseppe Garibaldi e l’Associazione "Garibaldini per l'Italia", presieduta dal dott. Paolo Macoratti, hanno ricordato, alla presenza di Autorità civili e militari, Associazioni d’Arma e numerose scolaresche, il 165° anniversario della Battaglia del 1849 che vide vittoriosi i difensori della Repubblica Romana contro le milizie francesi. Tra i combattenti, gli studenti e i professori de “La Sapienza” inquadrati nel Battaglione Universitario Romano. Alcuni studenti dell’Istituto Comprensivo Maria Capozzi hanno deposto una corona mentre il Picchetto Armato, della Brigata "Granatieri di Sardegna", rendeva gli onori militari e la Banda musicale del Municipio XIII di Roma Capitale, diretta dal comm. Pietro Panfili, eseguiva gli inni risorgimentali e di rito. Gli studenti dell’Istituto Comprensivo Parco della Vittoria, Succursale G.G. Belli, hanno intonato l’Inno dello Studente. La Federazione di Roma era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti; dell’Esercito Italiano dal Risorgimento alle missioni internazionali. Un grande applauso ha ricevuto la sig.ra Palma Viola di Cà Tasson quando ha sostato vicino alla foto del fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro, il marito Ettore Viola, Decorato di quella che il Re Umberto II definì la più bella Medaglia Roma: Palma Viola di d’Oro della Grande Ca’ Tasson al Guerra. Tra i presenti, Vittoriano in rappresentanza della Federazione di Roma, la dott.ssa Anna Maria Menotti. ROVIGO La Federazione di Rovigo ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – il 24 aprile il Comitato Beato Giovanni Palatucci di cui fa parte anche il Presidente della Federazione di Rovigo, la sezione dell'A.M.P.S, il Presidente di "Assoarma" Rovigo, con l'Istituto Scolastico "Comprensivo 1" hanno svolto un viaggio d'istruzione a Fiume (oggi Rijeka), dove l'Eroe irpino venne mandato al "confino". La delegazione rodigina è stata accolta dalla responsabile delle locali scuole italiane dott.ssa Gloria Tijan, la quale ha ringraziato per la visita alla Comunità italiana di Fiume, composta da oltre 6000 persone. Dopo i saluti di rito, uno scambio di doni, tra cui il crest del Nastro Azzurro e una visita guidata al centro cittadino, vi è stato l’incontro con gli studenti che hanno posto numerose domande; – il 2 maggio, il Presidente della Federazione di Rovigo, sig. Graziano Maron, ha svolto una visita alla Scuola di Cavalleria di Lecce “Caserma S. Zappalà”, dove è stato ricevuto dal Comandante della Scuola e Ispettore dell’Arma di Cavalleria dell’Esercito, gen. B. Pierfranco Tria, già Comandante del 32° Reggimento Carri di Tauriano (PN). Nell’occasione, oltre a rinverdire i comuni trascorsi in quel di Tauriano, sono stati anche rinsaldare i rapporti tra l’Istituto del Nastro Azzurro e l’Arma di Cavalleria. A seguire, il Presidente Maron ha visitato anche la Caserma “Nacci” dove aveva frequentato il corso A.C.S., Roma: 165° anniveranniversario della battaglia della Repubblica Romana – il 6 maggio, nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano, in occasione del 153° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano, è stata inaugurata una mostra storica organizzata dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. L’esposizione, intitolata "Storie di uomini e di armi”, resterà aperta fino al 12 ottobre e racconta con cimeli, reperti storici, accompagnati da ricostruzioni scenografiche, tabelloni didascalici e proiezioni video, l’evoluzione storica IL NASTRO AZZURRO Lecce: visita del Presidente della Federazione di Rovigo alla Scuola di Cavalleria 43 – incontrandovi il vice comandante dell’attuale 31° Reggimento Carri, col. Gian Battista Serafino al quale ha consegnato un ricordo del Nastro Azzurro; l’11 Maggio si è svolta a Trecenta l'annuale Festa dei Carristi durante la quale è stato celebrato il X Anniversario della costruzione del Monumento. Presenti delegazioni carriste della Toscana, del Trentino, dell'Emilia Romagna e del Veneto. Il Presidente Provinciale carrista Placido Maldi ha ringraziato l'Istituto del Nastro Azzurro con il Presidente Maron, progettista del monumento, e il Presidente Regionale gen. C. A. Pachera, le Associazioni d'Arma dei Bersaglieri, della Cavalleria, dell'Aeronautica, della Fanteria, dei Lagunari, dei Combattenti e Alleati. Fra le Autorità, oltre al Sindaco di Trecenta, Antonio Laruccia, era presente anche il vicepresidente della Provincia di Rovigo Guglielmo Brusco e il Comandante della locale Stazione dei Carabinieri. La Cerimonia religiosa è stata celebrata da don Ferdinando Salvan nella parrocchia di San Giorgio, patrono della Cavalleria, di cui i carristi sono "specialità". La Cerimonia religiosa è iniziata con la benedizione del nuovo Labaro carrista dell'Alto Polesine dedicato al Carrista Aminta Benatti di Calto, Medaglia d'Argento al Valor Militare. Si è poi svolta la sfilata per le vie cittadine, con la banda “col. Luigi Bosi”, e con l'alza Bandiera e la deposizione di una Corona d’alloro al Monumento al Carrista. Il sindaco dei ragazzi ha ringraziato quanti hanno dato la vita per l'Italia e quanti sono attualmente impegnati nelle diverse missioni. SIRACUSA La Federazione di Siracusa ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – commemorazione a Piazza Armerina del gen D. Antonio Cascino M.O.V.M., promossa dalla Delegazione GG.OO.RR.TT. Pantheon di Enna; Piazza Armerina (SR): Commemorazione del gen. Cascino: – – – – 44 anniversario della battaglia di Capo Matapan: deposizione di corona d’alloro alla targa commemorativa in Siracusa promossa dalla Socia sig.ra Lucia Bramante, Presidente della Sezione cittadina dell’Opera Nazionale Caduti senza croce. Santa Messa in memoria dei Caduti del mare in Augusta, promossa dall’Accademia Cattolica della S. Croce di Gerusalemme. precetto pasquale delle Forze Armate nella cattedrale di Siracusa per iniziativa del Comando Marittimo Militare autonomo in Sicilia. 25 aprile: deposizione di corona d’alloro al monumento in Lentini dedicato a Luigi Briganti M.O.V.M. alla presenza della consorte e dei figli, Soci della Sezione. SONDRIO La Federazione di Sondrio ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – ha partecipato alla competizione di tiro presso la base navale di Den Helde (Olanda) con un team composto dai Soci av. sc. Massimiliano Zerbinati; c.le alp. Fabio Bonzagni e ten. Andrea Pellandra, conquistando un buon piazzamento e conseguendo i brevetti di tiro olandesi. – ha collaborato alla realizzazione della Lapide per i Caduti di Nassirya, posata il 14 dicembre con una cerimonia organizzata dall'ANC Sezione di Sondrio (guidata dal Socio s. ten. Filippo Zotti), dal col. Pierluigi Gabrielli (già Comandante Provinciale di Sondrio e Socio Benemerito dell'Istituto), unitamente alla Federazione di Sondrio. La lapide è stata scoperta dal brig. Elvio Marchioni, reduce di Nassiriya. All’evento, aperto dall'Alza Bandiera, hanno partecipato le autorità civili e militari cittadine, l'Ispettore Regionale della Lombardia dell'ANC, gen. Nazzareno Giovannelli, le delegazioni delle Sezioni ANC della Provincia di Sondrio e di tutte le Associazioni d'Arma oltre a studenti delle scuola elementare "Francesco Saverio Quadrio" e delle medie "P. Ligari" di Sondrio. La Fedrazione ha curato la posa della lapide tramite il Socio Dario Bormolini e l'organizzazione della cerimonia commemorativa, partecipandovi poi con il Labaro e con una nutrita delegazione. Il Segretario della Federazione, avv. Federico Vido, rappresentava anche la Sezione di Cagliari dell'Associazione Nazionale Brigata Sassari su delega del Presidente sezionale gen. B. (ris.) Angelo Mura, all'epoca Comandante del 151° Reggimento Fanteria "Sassari" di stanza in Iraq. La grande formella posta a sinistra della lapide coi nomi dei Caduti, è stata incisa su pietra ollare della Val Malenco dall'incisore Fausto de Bernardi su bozzetto realizzato a mano dalla Socia cav. Maristella Ravelli, e rappresenta la scena dell'attentato e quattro volti di uomini dallo sguardo fiero ed orgoglioso che indossano il copricapo dei reparti cui appartenevano i Caduti, sottostante il Tricolore, e trasmettono la gioia di aver dato il proprio contributo per il mantenimento della Pace in un'area così tormentata e l'essere stati protagonisti, pur sacrificando la propria vita, della storia internazionale; Sondrio: Inaugurazione della Lapide ai Caduti di Nassiryia – – ha presenziato con il Presidente, Il Vicepresidente, il Segretario ed il Labaro portato dall’Alfiere Arrigo Mattiussi, alle cerimonie per il “Giorno della Memoria”, in particolare alla consegna delle Medaglie d’Onore ai Soldati Italiani deportati nel corso della seconda guerra mondiale che si è tenuta presso la Prefettura di Sondrio; ha partecipato il 18 gennaio a Morbegno (SO) alla cerimonia commemorativa della battaglia di IL NASTRO AZZURRO – – – – – Warwarowka con l'Alfiere Arrigo Mattiussi unitamente ad altri soci; ha contribuito ad organizzare ed ha presenziato il 2 febbraio 2014 col Labaro, l’Alfiere Mattiussi ed il Socio Santo Bianchini in uniforme, nonchè il Socio Alessandro Negrini alla cerimonia commemorativa del 71° anniversario della Battaglia di Nikolajewka, tenutasi nel convento dei Frati Minori Cappuccini di Colda (SO); ha visto il proprio Sindaco Supplente s.ten. CRI Fausto Giugni, il Socio s.ten. CRI Pierangelo Leoni, il Socio Antonio Cao ed il Socio Giorgio Gobbo richiamati per prestare servizio in occasione dei 66i Campionati Sciistici delle Truppe Alpine; il 2 aprile ha collaborato all'organizzazione della cerimonia commemorativa dei Caduti del Vallone dello Scerscen (SO) presso il Sacrario Militare di Sondrio, ricordando in particolare la figura dell'alpino Andrea Battaglia, Decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare per l'abnegazione e lo spirito di sacrificio con cui nella primavera del 1917 si prodigava per salvare i commilitoni del 5° Reggimento Alpini travolti da una valanga durante un'esercitazione; tra il 5 e il 7 aprile, ha partecipato, con i Soci av. sc. Massimiliano Zerbinati; c.le alp. Fabio Bonzagni e ten. Andrea Pellandra alla competizione di tiro militare organizzata dall'Esercito Svizzero a Berna. ha organizzato il 6 aprile, in collaborazione con il Gruppo Alpini di Aprica il 5° Trofeo di Sci dedicato alla memoria del magg. dott. Gino Azzola C.G.V.M. la figlia del quale era presente. Hanno presenziato il Presidente, il Segretario, l'Alfiere Franco Silva e la Socia Maristella Ravelli, unitamente a Soci della Federazione di Monza e Brianza. Alla competizione hanno partecipato oltre 400 concorrenti. Il Trofeo è stato vinto da Giovanni Masera, nipote del Presidente Onorario della Federazione di Monza e Brianza e figlio di Giuseppe Masera, Socio di tale Federazione, giunto 4°. Sondrio: Trofeo Azzola - Premiazione – – scisti nel 1944. A distanza di tanti anni è ancora vivo il ricordo e ne fa fede la folta partecipazione di Autorità, militari, associazioni, scolaresche e gente comune; il 5 aprile, presso il Sacrario del Martinetto, una folta rappresentanza di militari, ex partigiani, autorità e associazioni si è riunita nel ricordo della fucilazione dei membri del CLN presieduto dal gen. Giuseppe Perotti, avvenuta dopo un sommario processo farsa nell'aprile 1944. Il 9 aprile presso il cippo ricordo eretto dalla Città di Torino, si è svolta una cerimonia commemoativa della battaglia di Monte Marrone, combattuta dagli Alpini inquadrati nelle forze alleate contro i tedeschi. VENEZIA Sez. Mestre La Sezione di Mestre della Federazione di Venezia, ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – il 13 ottobre 2013, ha partecipato alla Festa della Madonna del Don, relativa al ricordo della Campagna di Russia e dei suoi Caduti, nella quale si onora un’icona della Vergine recuperata da un'isba in fiamme e portata in salvo dagli Alpini del Battaglione “Tirano” i quali la consegnarono al cappellano padre Policarpo Crosara che la esponeva sull'altare durante le messe al campo. Alla Cerimonia, presenti le massime Autorità civili e militari, sono state deposte corone d'alloro alla lapide dei Caduti e poi, durante la Santa Messa nella chiesa dei Padri Cappuccini, le sezioni ANA di Bergamo e Gorizia hanno offerto l'olio alle lampade perenni sull'altare della Sacra Icona; – il 4 novembre, presenti il Labaro della Sezione di Mestre, quelli delle Associazioni d'Arma, il Gonfalone della città di Venezia Decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare, il Prefetto dott. Cuttaia, il Sindaco di Venezia avv. Orsoni e le maggiori Autorità civili e militari, è stato celebrato l'Anniversario della Vittoria. Dopo la deposizione di una corona d'alloro alla Lapide dei Caduti, tutti si sono portati in p.zza E. Ferretto (Caduto partigiano) per l'alza Bandiera con gli onori di un picchetto di formazione in armi; – il 20 dicembre 2013, il Labaro, accompagnato dal Presidente di sezione cav. uff. Raimondo Canu (Croce di Guerra al V.M.) e dall'Alfiere cav. uff. lgt. Franco Querin, alla presenza dei Labari dell'Assoarma e delle più alte cariche civili e militari, ha partecipato alla cerimonia per il rientro dalla missione in Kossovo del contingente del 5° Reggimento Artiglieria Terrestre "Superga". TORINO La Federazione di Torino ha organizzato o partecipato alle seguenti cerimonie e attività: – Il 28 marzo presso il santuario di Maria Ausiliatrice i militari di Torino si sono riuniti per la celebrazione del Precetto Pasquale alla presenza delle maggiori Autorità Militari e Civili della Città. Il rito è stato officiato da mons. Santo Marcianò, Ordinario Generale Militare e concelebranti numerosi Cappellani militari in servizio e in quiescenza. Erano presenti anche molte Associazioni Combattentistiche e d'Arma. – Il 2 aprile al Pian del Lot, sulla collina torinese, è stato commemorato l'eccidio effettuato dai nazifa- IL NASTRO AZZURRO Mestre (VE): Festa della Madonna del Don 45 RECENSIONI LA FIONDA DI DAVID di Francesco Greco - IBN Editore - 238 pagine - 17 x 24 cm. - Illustrato B/N ISBN 88-7565-141-8 - Prezzo 25,00 € Libro molto interessante, colma un vuoto nella bibliografia storica: racconta dettagliatamente la nascita e le prime imprese dell'aviazione militare israeliana, compiute proprio durante quella guerra di indipendenza che sancì la nascita del nuovo stato, voluto dal mondo intero ma osteggiato subito nell'area medio orientale. I dettagli dei singoli combattimenti scandiscono la rapidissima evoluzione di un'arma aerea nata semi clandestina e sviluppatasi con rapidità e capacità impressionanti. Lo stile giornalistico è incalzante e invita a proseguire la lettura fino alla fine. La veste grafica è leggera e agevole. MORIRE A NAPOLI di Alberto Lembo - Editore Istituto Nazionale per le Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon - 150 pagg. - 16,5 x 24,5 cm. - ISBN 987-88-9042289-1-3 Prezzo 10,00 € Alberto Lembo, laureato in scienze politiche, giornalista pubblicista, collabora dal 1973 a varie riviste con articoli a sfondo storico. Studioso di storia militare, ha allestito per il Museo Storico della Guerra di Rovereto due importanti mostre su Decorazioni e distintivi militari, curandone i relativi i cataloghi. Altrettanto ricca è la sua attività di conferenziere. Eletto alla Camera dei Deputati nel 1994 (XII legislatura) è stato Presidente della Commissione Agricoltura. Rieletto per la XIII (1996), è stato Presidente del Comitato per la Legislazione. Attualmente è Presidente di un organo consultivo presso il Ministero degli Esteri in materia di onorificenze. È autore del saggio "Mondialismo e resistenza etnica" (1999). Per la Aletti ha pubblicato i romanzi brevi "II Tenente von H." (2010), "Anna Erizzo, Venexiana", "Elena di Leopoli" (2011) e "Stars and Bars" (2012). Per la Editori Veneti ha pubblicato i romanzi "II segreto dei Pisani" (2011) e "Contarina" (2012). Il protagonista del romanzo “Morire a Napoli” è l'Onore Militare. Per l'Onore Militare, la prova più difficile è avvenuta nel momento più nero della nostra storia nazionale: l'8 settembre1943, la morte della Patria, come a ragion, ha scritto Ernesto Galli della Loggia. Nel volume di Alberto Lembo, l'Onore Militare trova 46 la sua incarnazione in Carlo Fecia di Cossato, conte, capitano di fregata. L'evento dell'armistizio e quelli successivi segnano in lui una drammatica crisi dalla quale esce soltanto rinunciando alla vita. Anche l'amore per la donna amata non è sufficiente a fermare la sua decisione. L'AVIAZIONE ITALIANA NELLA GRANDE GUERRA di Basilio Di Martino - Mursia Editore - 664 pagine - 14 x 21 cm. - Illustrato B/N - ISBN 978-88-425-4429-6 - Prezzo 26,00 € Il generale Basilio Di Martino ci ha ormai abituati alla sua notevole capacità di analisi storica e di approfondimento tematico. Questo notevole tomo, denso fino all'inverosimile di informazioni dettagliate su quasi tutti i singoli episodi bellici, ci fa comprendere come è proprio durante la grande guerra che la nuova arma alata, nata da pochissimi anni, è stata impiegata in modo pragmatico e alla costante ricerca di altrettanto nuove tattiche e strategie che poi vedranno proprio in Italia un grande sviluppo dottrinario di cui, per ironia della sorte, si avvantaggeranno molto di più i paesi anglosassoni. La veste grafica è leggera e contribuisce alla lettura. TESTIMONIANZE di tre deportati molisani di Nicolino De Rubertis - Regione Molise e Provincia di Campobasso - Illustrato a colori - 90 pagg. 15 x 21 cm. Distribuito gratuitamente nelle scuole molisane Il libro narra del silenzioso eroismo di 44 nostri ufficiali. Per la Convenzione di Ginevra l'ufficiale prigioniero non deve essere obbligato a lavorare. Quando i nostri si provarono a far rispettare questa norma ai loro carcerieri tedeschi, le sanzioni furono durissime. Il nostro disegno vuoi ricordare il più bello di questi episodi, simile tuttavia a centinaia d'altri. 1214 ufficiali dell'Oflager 83 di Wietzendorf, rifiutarono il 16 febbraio 1945 di essere avviati al lavoro. Trasportati il giorno dopo all'aeroporto di Dedelsdorf e nuovamente rifiutatisi di lavorare, vi ricevettero la visita di un ufficiale della Gestapo che ne scelse 21, per avviarli al campo di punizione di Unterliiss. Ma subito 44 nostri giovani ufficiali si offersero al loro posto: di questi alcuni pagarono con la vita il loro gesto; gli altri furono salvati appena in tempo dagli alleati. L'intento didascalico è evidente e l'obiettivo è la sensibilizzazione ai temi della seconda guerra mondiale per i giovani studenti moltisani. IL NASTRO AZZURRO AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI FED. BARI: socio sostenitore dott. Domenico VASCIAVEO; m.llo magg. Leonardo SPERANZA pluri Decorato FED.BIELLA: socia Franca LUPI PERALDO figlia del s. m. Corrado LUPI M.B.V.M. FED. BOLOGNA: socio Elmo M.A.V.M. FED. CUNEO: nocchiere Marina Militare N.H. Enrico ALBA FED. TORINO: sig.ra Marianna LANZAVECCHIA ved. ten. cpl. alp. prof. Luigi FONTANA MAVM VERONESI Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. CONSIGLI DIRETTIVI Fed. BOLOGNA Presidente: cav. rag. Giorgio BULGARELLI Vice Presidente: ten. Davide NANNI Segretario: dott. Pietro Paolo LENTINI Consiglieri: cav. rag. Ugo BULGARELLI, dott. Guido DALL'OLIO, gen. B. Silvano TOSTI Fed. RIMINI Presidente: gen. C.A. Aleardo Maria CINGOLANI Vice Presidente: dott. Arturo MENGHI SARTORIO Segretario: dott. Valerio NORI Consiglieri: lgt. G.d.F. Giovanni RUZZIER, sig. Valeriano MORONI Fed. LATINA Presidente: Stefano MILLOZZA Segretario: Giuseppe GAETA Consiglieri: Gino VENTRESCA, Tomaso BARUFFALDI, Rosario FRESTA POTENZIAMENTO DEL PERIODICO € € € € € € € € € € € 60 50 50 50 50 40 35 30 30 25 25 Federico Martino Angela Correale Cannone Eugenia Fontana ten. col. Santi Papa Maria Ranocchia in memoria di Lino Zerio Aldo Bozzano gen. Enzio Campanella Luisa Marini Clarelli Daniela Simon Vittorio Menotti Clara Pastore in memoria di Raffaele Pastore e Giampietro Antonio Salvatore € 25 Maria Iovannisci in memoria di Romildo Parente € € € € 25 20 20 20 € € € € € € € € € 20 20 20 20 20 20 20 20 10 Emilia Pasquarelli Alberto Ferrari Maria Tamburello Marina Andreone in memoria di Ernesto De Bellis Salvatore Grisanti Livio Cristiani Concetta Spinazzola Gerardi Eliseo Ricci Giovanni Speranzoni Comune di Pavia Maurizio Cavagnola Oreste Genta Edvige Calvi Ciocca La Presidenza Nazionale e la Direzione de “Il Nastro Azzurro ringraziano per la generosità dei contributi versati ERRATA CORRIGE Sul N.° 2-2014, a pag. 47, nella rubrica "Azzurri nell’azzurro dei cieli": FED. PRATO: Maria Grazia Centauro era "sorella" e non ved. del s.ten. MOVM Giulio Cesare Centauro - 128° Rgt. Fanteria "Firenze" Sul n. 3 (maggio/giugno 2014) a pag. 47, nella rubrica “Errata corrige”: necessita ulteriore completamento della rettifica relativa alla notizia riguardante il sergente Adolfo Della Mea poiché era stato Decorato di M.A.V.M. e non di M.O.V.M. come erroneamente pubblicato. IL NASTRO AZZURRO 47