Alberto Vipraio Tiberi - 4a T serale 2013/14
APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
LE FONDAZIONI
Sono quella parte strutturale del fabbricato a cui é affidato il compito di trasferire i carichi del fabbricato al
terreno.
Incominciamo con una sostanziale descrizione del terreno e descriviamo due principali tipi di esso: la roccia
compatta e i terreni sciolti.
La Roccia Compatta
Proviene direttamente dal raffreddamento e solidificazione del magma. È un materiale lapideo più o meno
compatto (può presentare delle fessurazioni). La ritroviamo esposta ampiamente nelle montagne ma
presente anche in determinate zone delle colline. Rappresenta un terreno molto adatto per sostenere i
carichi delle fondazioni.
I Terreni Sciolti
Sono terreni costituiti da frammenti di roccia compatta che si è fessurata e sgretolata. La distribuzione di
questi terreni, considerando la loro granulometria, avviene in modo ordinato per azione del trasporto delle
acque. Particelle aventi la stessa granulometria si depositano in un'unica zona in quanto l'acqua, per effetto
dei fiumi, li trasporta più o meno distante in considerazione del loro peso e della potenza di trasporto fluviale
determinata dalla differenza di velocità dei fiumi.
Classificazione dei Terreni In base alla Granulometria
 Ghiaie - diametro superiore ai 5 mm;
 Sabbie - diametro compreso tra 5 mm e 0,5 mm:
 Limi - diametro compreso tra 0,5 mm e 0,01 mm:
 Argille - diametro compreso tra 0,01 mm e dimensioni di micron.
Il comportamento di questi terreni viene suddiviso in due grosse categorie, quello delle sabbie e quello delle
argille. La resa dei limi è collocabile tra di esse, a seconda che siano limi più sabbiosi oppure più argillosi. Il
comportamento delle ghiaie è similare a quello delle sabbie.
Le sabbie sono terreni permeabili e non coesivi.
Le argille, al contrario, sono terreni impermeabili e coesivi. La loro impermeabilità è determinata dal fatto che
le particelle, essendo molto piccole, aderiscono maggiormente tra di loro impedendo il passaggio dell'acqua
di scolo.
Vediamo ora la reazione di questi due terreni sottoposti allo scarico di risultanze di pressione su di essi.
 Le sabbie e la ghiaia hanno una risultanza di portanza maggiore a quello delle argille, inoltre la loro
deformazione è istantanea al momento di applicazione della portanza.
 Le argille, al contrario, essendo costituita da particelle molto fini ed essendo imbevute d'acqua che
ha difficoltà a tracimare, sottoposte ad una risultanza di pressione, tendono a cedere l'acqua con
un'azione prolungata nel tempo. Ciò determina un cedimento del terreno protratto nel tempo. Altra
caratteristica dell'argilla è la cosiddetta “memoria tensionale”, argille precedentemente sottoposte a
pressione mantengono una caratteristica di compattezza maggiore rispetto ad argille che non hanno
subito un carico. L'argilla compattata viene definita “argilla consolidata”.
Le fondazioni si suddividono in superficiali e profonde.
Fondazioni Superficiali.
Se andiamo a posare le nostra fondamenta su un piano roccioso consolidato abbiamo sicuramente meno
problemi che a posarle sul ciglio di un crinale, eventuali fratture della roccia potrebbero determinare una
frana. Maggiori problematiche sono presenti nelle fondazioni posate su terreni sciolti perché hanno minore
capacità di resistere ai carichi verticali. Le problematiche maggiormente riscontrabile solo un eccessivo
cedimento, si può determinare un'inclinazione della costruzione o, nel peggiore delle situazioni, una rottura
della stessa struttura.
Nel caso di fondazioni su terreni sciolti, per eseguire un'idonea progettazione delle stesse, si deve allargare
il piano d'appoggio della costruzione proporzionalmente alla scarsità di resistenza del terreno. Più i carichi
sono alti e minore è la resistenza del terreno, maggiori devono essere le dimensioni delle fondamenta.
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Fondazioni a presa diretta, ossia realizzate dall'alto.
I Plinti di Fondazione sono delle basi di appoggio su cui vanno a scaricare i carichi verticali.
I Plinti sono più o meno grandi a seconda della compattezza del terreno.
Fondazione a Plinto
Fondazione a Trave Rovescia
Platea di Fondazione (è come un solaio rovesciato).
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Molto frequente è la situazione in cui la costruzione posa a monte su uno strato compattato di roccia mentre
a valle posa su uno strato di terreno sciolto. Questa è una delle condizioni problematiche più serie, si
possono presentare nel tempo delle fessurazioni delle pareti o cedimenti totali ( inclinazioni dell'edificio) se è
costruito in cemento armato.
Fondazioni Profonde
Nel caso in cui una fondazione superficiale non è in grado di sostenere
dei carichi o una costruzione particolarmente elevata necessita di
stabilità di rende necessario distribuire i carichi in profondità. Scendendo
nella profondità del terreno troviamo degli strati via via sempre più
compatti capaci di supportare una capacità portante superiore.
Possiamo trovarci in due distinte situazioni: nel primo caso arriviamo allo
strato compattato della roccia, nel secondo la roccia compattata e così
profonda e non riusciamo ad interessarla ma la compattezza del terreno
è così elevata che è in grado di assicurarci un'elevata portanza dei
carichi in superficie.
Per raggiungere quelle profondità del terreno ho bisogno di praticare
delle Trivellazioni per poter posizionare dei pali di fondazione.
Classificazione dei Pali di Fondazione:
Pali Trivellati
Dopo aver praticato una trivellazione del terreno si estrae lo strumento, si posiziona un'armatura e si
riempie con una colata di calcestruzzo in modo da ottenere un palo in cemento armato. Nel caso si
trovasse, durante la trivellazione, una
formazione rocciosa vedremo avanti come
affrontare questa problematica.
Se necessita un grande foro per un grande
diametro di palo e ci si trova in presenza di
terreno sciolto, si può utilizzare una normale
trivella ad elica. Quando il terreno è compatto,
presenza di argille compattate, l’elica della
trivella scende fino alla profondità desiderata e
man mano che procede nel suo percorso, con
le spirali, permette la fuoriuscita del terreno
rimosso; in caso di terreno sabbioso
l'espulsione del terreno trivellato non sarà
possibile per continua caduta nella cavità
prodotta, per ovviare a questa problematica,
prima di iniziare la trivellazione, si inserisce
nel terreno, tramite grandi vibratori, un tubo
guida della dimensione necessaria (120 - 160
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- 200 cm). Quando il tubo guida è completamente infossato, la trivella, procedendo nello scavo,
permette la fuoriuscita del terreno dall'interno del tubo. Svuotata la cavità si posizionano le armature e,
mentre viene effettuata la colata di calcestruzzo, il tubo guida viene rimosso. Possono riscontrarsi
problematiche, in caso di cavità, per tracimazione del calcestruzzo ancora non solidificato.
Durante l'operazione di posizionamento del tubo con metodo vibrante, trovandosi nella situazione di
riscontrare una formazione rocciosa compatta, non si riuscirà più a procedere nel posizionamento del
tubo. In questo caso ci si può avvalere della percussione di uno strumento con una punta a croce che
viene calata e ripetutamente percossa sulla roccia per provocarne la frantumazione. I detriti verranno
successivamente rimossi dall'elica procedendo nello scavo.
Tecnica del “Micro Palo”
Sono pali dal diametro di 30
cm con una portata di 25-30
tonnellate, anche detti “Micro
Pali”. È una tecnica molto
vantaggiosa quando si affronta
il problema delle rocce
compatte perché non
comporta il rivestimento con
tubo della cavità creata per
l'infissione allo stesso. Negli
ultimi anni la quasi totalità
delle imprese si è attrezzata
con i macchinari necessari a
questa tecnica agevolando le
stesse nella lavorazione.
La punta battente penetra nel
terreno sorretta da un'asta cava all'interno dove viene insufflata aria ad alta pressione che permette la
percussione e il procedere della punta. L'aria insufflata porta in superficie i detriti facendoli procedere
nella camera cava creata. A seconda della profondità di scavo, man mano che si procede nello
stesso, verranno aggiunte parti di asta a meno che, trovandosi nella situazione di procedere con uno
scavo di grande lunghezza si adoperino macchinari dotati di torri portanti aste di 20 m raccordabili.
Quando lo scavo è ultimato si estraggono le aste raccordate, al cui capo è collegato il martello
battente, essendo problematico effettuare una colata per una tale lunghezza di scavo (potrebbero
crearsi zone di vuoto dove non avviene il riempimento di calcestruzzo o difficoltà nella procedura
dell'armatura) viene collocato per tutta la lunghezza dello scavo un tubo forato d'acciaio del diametro
di 22 - 30 cm dalla cui sommità viene introdotto a pressione il calcestruzzo. Il riempimento dello scavo
con calcestruzzo avviene quindi dal basso verso l'alto e quando questo fuoriesce in superficie
abbiamo la sicurezza di aver riempito completamente il tubo forato d'acciaio e la cavità del terreno che
costituisce la camera d'aria, il tubo quindi sarà parte unica dell'armatura stessa. La lunghezza del tubo
è di 10 - 12 m, può essere giuntato ad un altro o saldato ma la saldatura deve essere di tipo
professionale poiché, oltre non permettere la fuoriuscita di calcestruzzo, deve costituire la capacità
portante dell'armatura e la saldatura deve essere collocata nella parte più distale della superficie dove
i carichi diventano minori. La nuova normativa impone la certificazione di prove di carico sui pali
realizzati.
Alla sommità del palo che fuoriesce dal terreno verranno saldati dei raccordi o piastre o a cui verranno
fissate le armature delle strutture superiori.
Pali infissi
Sono pali realizzati al di fuori dell'ambiente sotterraneo e posizionati, tramite percussioni, nella cavità
stessa. Possono essere in acciaio o in calcestruzzo (una volta venivano utilizzati pali in legno). Hanno
una portata approssimativa di 100 tonnellate.
La tecnica di infissione può essere tramite Manlio, una massa battente che percuote la sommità del
palo. Deve essere accuratamente valutata la capacità battente sul palo in modo che una potenza non
efficace non permette il procedere del palo ed una potenza troppo elevata determina la rottura del
palo stesso. A questa problematica si è posto rimedio con l'utilizzo dei Vibro-Infissori, che permettono
una percussione non elevata ma ad una frequenza rapida (1/2 secondo). Uno svantaggio del VibroInfissore è rappresentato dall’elevata vibrazione che si trasmette nel terreno durante il suo utilizzo,
infatti non è utilizzabile nei pressi di edifici antichi o instabili o nei centri urbani. Di identica importanza
è il calcolo e il controllo dell'inclinazione dell'infissione.
Una categoria a sé stante è rappresentata da:
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Pali con punta a perdere
Palo di non grande diametro costituito da tubo forato chiuso in punta da un tappo con punta
(appuntita) a perdere. Viene infisso con percussione, arrivati alla profondità voluta vengono calate le
armature, si scollega il tappo che rimarrà infisso in profondità e nel contempo si effettuerà la gettata e
si sfilerà il tubo. È una tecnica in crescente utilizzo perché non esosa.
Pali CFA
Sono pali di grande diametro, raggiungono fino a 1 m
di diametro, il cui uso si sta affermando negli ultimi
tempi. Vengono utilizzati in terreni sciolti e vengono
definiti “Pali ad Elica”. Vengono infissi con macchine
aventi la torre con una filettatura lunga quanto la
lunghezza dell’asta filettata che praticherà il foro nel
terreno. Lo sforzo per la penetrazione dell'asta filettata
viene annullato dalla resistenza dell'elica della torre
mentre lo sforzo per la fuoriuscita dell'asta viene
annullato dalla resistenza del macchinario sulla
superficie. L'asta filettata che pratica il foro nel terreno
é cava all'interno e quando viene stilata dal terreno
(dopo numerosi escursioni) permette la gettata del calcestruzzo che fuoriesce a pressione dalla sua
punta. Il calcestruzzo che viene utilizzato in questa tecnica è di particolare tipo poiché ha
un'essicazione più lenta in modo da permettere di posizionamento dell'armatura nella cavità già
riempita di esso.
Pali varianti dei CFA
Come i precedenti utilizzano lo stesso metodo “ad elica” ma con la possibilità di posizionare
simultaneamente un rivestimento capace di passare oltre eventuali trovanti o masse di calcestruzzo.
Concetto di Portata dei Pali
Il meccanismo di portata dei pali è doppio perché con un palo infisso nel terreno ho due forze che si
oppongono: una laterale, che si sviluppa per attrito (come se tenessimo un tubo per tutta la sua
lunghezza impedendone lo scorrimento verso il basso), l’atra alla base per resistenza del terreno (si
può essere tratti in inganno dalla minima dimensione della base del palo ma dobbiamo tenere in
considerazione che andando in profondità la compattezza del terreno aumenta notevolmente rispetto
la superficie, infatti il terreno che incontra la punta del palo può essere rappresentato da un cuneo di
materiale molto compatto che
impossibilitato a spostarsi in
altra direzione aumenta la
proprio resistenza alla tensione,
la resistenza aumenta man
mano che scendiamo in
profondità).
Paratie in Tirantato
Differente dai pali di fondazione, che
sono interessati dalle forze verticali, è
il discorso che interessa tutte le opere
di scavi in profondità e le opere di
sostentamento dei muri laterali. Si è
fatto sempre più frequente la
problematica di costruire dei box o
locali interrati vicino ad edifici
preesistenti o di futura realizzazione,
con la relativa considerazione della
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spinta del terreno sui muri perimetrali.
La pratica più frequentemente utilizzo è quella della Paratia in
Tirantato. Si tratta della realizzazione di un Setto che viene
posto ad un’altezza inferiore rispetto alla base dello scavo
che si vuole realizzare per l’opera. Le tecniche per la
realizzazione del Setto sono:
Paratia in Diaframmi
È una tecnica molto vantaggiosa. Si tratta di un Setto di
cemento armato, dalla larghezza che va da 40 a 100
cm, realizzato in un terreno sufficientemente sciolto. Lo
scavo per la realizzazione del diaframma è stato risolto
con l’utilizzo di escavatrici a cucchiaio dette “Benne” (le
cui dimensioni sono 250 cm per la larghezza del
diaframma che si vuole realizzare). Si realizzano
inizialmente due cordoli superficiali che serviranno da
guida all’operatore della Benna e al cucchiaio, in
seguito lo scavo viene riempito con “acqua sporca”
(fango “Bentonitico”) che ha la funzione di formare una
pellicola che rende impermeabile le pareti dello scavo,
inoltre il fango applica alle pareti dello scavo una pressione idrostatica che compensa la pressione del
terreno che spingerebbe le pareti portandole a
crollare. Quando lo scavo è completamente
realizzato si posiziona la gabbia di armatura
direttamente nel fango e quando questo è
completamente collocato si procede con la
gettata del calcestruzzo procedendo dal basso
dello scavo per risalita, tramite una sonda che
viene immersa fino alla base dello scavo.
Procedendo con la gettata il fango che risale in
superficie e viene trattenuto dai cordoli guida
viene aspirato e filtrato per essere riutilizzato
per ulteriori realizzazioni di diaframmi. Questa
tecnica che utilizza il fango Bentonitico può
essere anche impiegata per la realizzazione di
pali dove non si voglia usare pareti di
rivestimento, ma è di minore impiego perché il
fango deve essere considerato come rifiuto speciale e quindi soggetto a particolari e dispendiose
procedure di smaltimento.
Avendo realizzato i Diaframmi si procede con la
realizzazione della base dello scavo. La base non potrà mai
andare fino al limite inferiore del Diaframma perché
annullerebbe la stabilità della forza di contenzione delle
pareti.
Per consolidare le pareti realizzate si utilizza il metodo dei
Tiranti
è un elemento che si realizza orizzontale o con
un’inclinazione di 20-30° con la stessa macchina che
viene utilizzata per la creazione dei micro pali con
una punta più piccola, 12-16 cm. La profondità di
perforazione è di 15-20 m. All’interno di questo foro
vengono infilati alcuni fili di acciaio dallo spessore di
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1,2 cm che sono allineati grazie a
distanziatori. Viene anche
posizionato un tubicino di polietilene
che servirà all’iniezione di boiacca
di cemento (impasto di cemento ed
acqua senza inerte). Quando le
barre d’acciaio e la sonda sono
posizionati si applica un cappuccio
di che percorre circa 2/3 della
lunghezza totale delle barre e si
incomincia ad iniettare la boiacca nella parte finale della perforazione. Si otterrà un bulbo di boiacca in
pressione che ancora le barre alla parte finale della traforazione. Applicando una piastra alla parete e
facendo uscire da essa le barre d’acciaio, queste potranno essere poste in trazione dopo essere state
avvitate a bulloni o blocchi regolabili con una tensione di 10-15 tonnellate, assicurando la parete di
diaframma alla parte di terreno pieno.
Paratia alla Berlinese
Si differenzia dalla tecnica
dei Tiranti perché per
assicurare la tenuta
vengono costruiti dei pali,
infatti è più indicata
quando si lavora su terreni
meno sciolti. Vengono
costruiti alla distanza di 23 a m. e quando sono tutti
collocati si assicurano tra
di loro con delle putrelle
metalliche alle quali si
potranno collocare dei
tiranti.
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Murature
Si distinguono le murature di tipo:
di Tamponamento, a cui sono affidate le funzioni di creare una barriera meccanica verso l'esterno (una
barriera meccanica deve possedere la caratteristica di resistenza alla distruzione, all'intrusione, ad
impatti o demolizioni), una resistenza acustica e una resistenza termica. I materiali che assolvono a
queste resistenze sono di diverso tipo proprio per la funzione richiesta.
Per quanto riguarda la resistenza meccanica vediamo che il problema è stato risolto con l'utilizzo delle
murature in mattoni che offrono un elevato grado di resistenza alla rottura.
L'isolamento termico è una tematica che è mutata molto negli anni a causa della comparsa di nuovi
materiali ed al variare delle normative. Si è passati da contemplare l'isolamento con una barriera
costituita da materiale posto tra due pareti di mattoni al rivestimento completo “a cappotto” esterno
dell'intera struttura. Per costruzioni multiabitative, recentemente, si osserva anche l'isolamento tra le
singole unità abitative. L'isolamento acustico non è stato sufficientemente contemplato in passato,
quando ci si è resi conto che il rumore costituiva fonte di disagio, la tecnologia si è adoperata ad
ideare sistemi di controllo e riduzione dell'inquinamento acustico.
Portanti, sono le strutture alle quali, oltre che le funzioni delle strutture di tamponamento, sono affidate le
funzioni di portanza e sostegno della costruzione. Il calcolo dei fattori di portanza e di sostegno non
sono da applicare alla muratura di tamponamento tranne che nelle costruzioni di zona sismica o per
edifici adibiti a ricovero strategico.
Un'ulteriore classificazione delle strutture riguarda i materiali utilizzati:
Murature in Laterizio
Sono sicuramente quelle più utilizzate, vedono l'utilizzo di mattoni pieni, semipieni e forati. La distinzione tra
di essi dipende dalla percentuale di foratura (calcolo, nella sezione, della percentuale della parte forata e di
quella piena).
Si definiscono Pieni i mattoni la cui percentuale di foratura è inferiore al
15% della superficie totale (superficie forata/superficie totale). Tra il 15 e
il 45% si definisce Semipieno, tra il 45 e il 55% si definisce Forato. Non
sono ammesse superfici di foratura superiore al 55%. Questi laterizi, se
posizionati in piedi, possono essere utilizzate come portanti. Dalla
tipologia di mattone pieno, di antica fattura, si è passati via via all'utilizzo
dei mattoni forati che assicurano una minore ma sufficiente resistenza
all'impatto ed un miglior isolamento termico e minore costo associato
con ad una buona facilità di posa nell'opera edilizia.
Per quanto riguarda le murature portanti, attualmente il mattone più
utilizzato è il mattone semipieno (percentuale di foratura inferiore a
45%). La larghezza normale e di 12 cm, la lunghezza è solitamente pari
al doppio della larghezza (24-25 cm) in modo da poter riposizionare a
doppia testa. L'altezza, considerando che maggiore è e più procede
velocemente l'opera di edificazione è pari a 15 cm a livello nominale
(ogni produttore cerca di diminuire le dimensioni del mattone al fine di
risparmiare sulla quantità di argilla da utilizzare in fase di produzione). Il
laterizio d'argilla deriva dalla cottura di terra d'argilla a 1000° dopo una
lavorazione ad impasto con acqua e successiva pressatura, trafilatura e
taglio.
Le varie dimensioni e forme dei laterizi dipendono sia dall'impiego che
dalla zona di produzione. Attualmente i più utilizzati sono quelli di tipo
portante (impiegati con la foratura posizionata verticalmente) denominati
27 fori o Doppio UNI a causa della doppia altezza (tre fori-12 cm, nove
fori-24 cm, altezza 15 cm).
È ancora utilizzato l'impiego del mattone pieno per uso
quasi esclusivamente decorativo “a vista” con effetti
particolari quali sfumature di colore, antichizzazioni,
eccetera.
Per le murature di tamponamento vengono utilizzati
mattoni a fori orizzontali, le dimissioni sono differenti da
quelli portanti (due fori - 8/10 cm, tre fori -15 cm,
lunghezza 30 cm), più leggeri e più lunghi per velocizzare
l'opera. Avendo due fori laterali, quando nel loro spessore
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devono ospitare il passaggio di impianti elettrici o idrici oppure se dovranno sostenere le staffe per reggere
pesi importanti, sarà opportuno utilizzare per tamponamenti laterizi da tre fori -12 cm.
Con le ultime normative in ambito edilizio si è definito che le pareti portanti devono essere costituite da
spessore di almeno 25 cm, 1/20 dell'altezza, per questo motivo vengono posizionate doppie file di mattoni e,
in certi punti, mattoni posti trasversali per tutta la lunghezza, in modo da costituire una profondità di 25 cm.
Esistono altresì laterizi dalla larghezza di 20, 25, 30 cm con altezza di 20 cm ma sono pesanti e la posa
richiede un impegno maggiore di forze e tempo da parte dei muratori.
Laterizi alveolari (Poroton)
È un laterizio che viene prodotto con la stessa modalità
ma con la differenza che all'interno dell'impasto presenta
la presenza di palline di polistirolo o di altro materiale
alleggerito come l'argilla espansa. Durante la fase di
cottura del laterizio il polistirolo sublima, passando dallo
stato solido allo stato gassoso e di conseguenza
fuoriesce dando vita ad un laterizio pieno di piccole cavità
colme di aria con alte caratteristiche isolanti. Questo tipo
di laterizio alleggerito è stato concepito per contrastare la
caduta di preferenza dei laterizi classici a favore di nuovi
prodotti entrati in produzione negli ultimi anni.
Calcestruzzo Cellulare (Gasbeton)
È un calcestruzzo ottenuto da un inerte molto fine e arricchito,
durante la fase di impasto, con sostanze che sviluppano gas nella
fase di essiccazione dell'inerte. Questi blocchi di calcestruzzo
presentano una porosità elevata è un peso molto ridotto. Sono
dimensionabili a piacere perché possono essere segati molto
facilmente anche con una sega da legno. L’ improvviso e largo
utilizzo che iniziò dalla sua produzione, che risale ad una ventina
danni fa, fece notare con il passare degli anni alcuni difetti tra i
quali un progressivo ritiro della massa dei blocchetti ed una
deformazione con fessurazione delle pareti dovuta al ritiro dei
blocchi ed alla rasatura ridotta dei muri che non permette di
assorbire le modifiche del Gasbeton sottostante. Questi
inconvenienti hanno determinato una progressiva diminuzione d'uso anche perché le buone caratteristiche di
isolante termico vengono annullate dalla controindicazioni per l’impiego in ambienti umidi.
Cartongesso
Viene impiegato esclusivamente nella muratura di tamponamento.
È una tecnica di muratura che ha preso ampiamente il sopravvento
su altre metodiche in questi ultimi anni perché presenta
caratteristiche di grande facilità di messa in opera e non richiede
intonacatura (quindi evitando di sporcare e rovinare ulteriormente
gli ambienti) e di operare dopo la posa della pavimentazione. Gli
svantaggi sono rappresentati da una minore resistenza meccanica,
problema a cui si è ovviato
con l'uso di doppi fogli o con
fogli più spessi. La posa
avviene con l'iniziale
realizzazione di una piccola
struttura metallica dallo spessore di 6 cm costituita da un lamierino
d'acciaio sottile (con degli incavi che permette il passaggio di impianti)
assemblati con rivetti.
Su di essa vengono fissati pannelli di cartongesso dalle dimensioni di
1,5 m per 3 m. Questi pannelli sono costituiti da due fogli di carta che
contengono tra di loro uno strato di gesso dalla spessore totale di 1
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
cm. Il taglio di questi pannelli è un'operazione molto semplice da eseguire, basta incidere con un taglierino
uno degli strati dei fogli di cartone e fare pressione nel verso posto per determinare la rottura precisa del
pannello. I pannelli vengono fissati alla struttura tramite viti autofilettanti. Le giunture tra i pannelli e le viti
vengono coperte da speciali retine che si incollano sopra e che vengono in seguito stuccate.
Isolamento “a cappotto”
L'isolamento termico
degli edifici non viene
più posizionato tra i due
strati di laterizi che
costituiscono la struttura
portante anche perché
come abbiamo visto, i
due mattoni sono stati
sostituiti da un
blocchetto unico di
laterizio da 25-30 cm.
La metodica utilizzata
quasi sempre nelle
attuali edificazioni e
quella “a cappotto” ossia
collocata all'esterno
della struttura stessa.
I vantaggi sono
molteplici perché
essendo collocate
all'esterno della struttura non determina interruzioni di continuità alla barriera isolante contro gli effetti (nelle
precedenti metodiche edili il nodo di intersezione dei solari costituiva un ponte termico con l'esterno che
trasmetteva la temperatura dall'esterno ed era spesso sede di comparsa di muffe e condensa all'interno dei
locali). Le positive esperienze, ormai trentennali, hanno confermato le indicazioni di questo isolante e lo
hanno confermato come metodo elettivo per isolare gli edifici anche a fronte delle più recenti normative in
campo di isolamento delle strutture e di risparmio energetico. I pannelli isolanti vengono applicati con colle o
tasselli specifici e sopra all'isolamento viene collocata una particolare rasatura dallo spessore di 0,5 cm
previa applicazione di una rete. Nei rivestimenti a vista, con mattoni a pietre, questa metodica non può
essere applicata, viene utilizzato l'isolamento interno o quello tramite pareti ventilate (doppia parete costituita
da muratura e rivestimento esterno con isolante collocato tra di essi, preferibilmente staccato dalla
rivestimento esterno in modo da permettere il passaggio di aria tra i due strati, questo circolo d'aria permette
la difesa da
condensa in muffe e
un effetto ombra
all'esposizione del
calore, il vantaggio
estivo di isolamento
dal calore deve
essere bloccato in
inverno per non
disperdere la
temperatura interna).
Trattasi di metodica
dispendiosa.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Schema del Nodo di inserzione del solaio nella struttura
portante
Lo spessore del pavimento può essere maggiore di 15 cm in
caso di pavimento radiante.
Il calcestruzzo magro che costituisce il Sottofondo è un
calcestruzzo di pessima qualità, ossia è costituito da sabbione a
granulometria costante impastato molto asciutto con poco
cemento. Si riesce a lavorare e livellare molto bene.
Nella posa del pavimento si collocano gli impianti, tranne quelli
dell’impianto radiante, nello strato dell’isolante separati dal
sottofondo da un feltro o nylon.
L’impianto radiante a pavimento è costituito da una serpentina
L’impianto radiante a pavimento è costituito da una serpentina di piccoli tubi collocati
molto ravvicinati che passano nel sottofondo, in questo caso il sottofondo deve
possedere caratteristiche specifiche differenti dal comune sottofondo di calcestruzzo
scadente. La serpentina non presenta giunture lungo tutto il percorso interrato ma i
collegamenti sono collocati in una scatola murata a muro. Il principio del riscaldamento a
pavimento consiste nell’irradiazione dal basso verso l’alto e, al contrario del normale
impianto a termosifoni, necessita di un circolo d’acqua a temperatura molto inferiore (35°
al massimo) utilizzando delle caldaie a bassa condensazione, rispetto a quella dei
comuni irradiatori.
Il minore spessore del Parapetto non comporta una diminuzione del ponte termico
grazie all’isolamento “a cappotto”.
Il davanzale esterno, normalmente di materiale lapideo, non è comunicante con quello
interno per non avere un ponte termico con l’esterno. Normalmente vengono separati da
materiali isolanti su cui vengono fissati i telai fissi degli infissi che sono di vari materiali. Il
telaio fisso sostiene il telaio mobile dove è applicato il vetro. In entrambi i telai troviamo
le battute che contribuiscono alla creazione delle camere d’aria che isolano
termicamente l’ambiente interno da quello esterno.
Gli architravi sono dei laterizi lunghi, cavi all’interno, dove vengono posizionati dei
tondini da cemento armato, servono a sostenere i laterizi posizionati sopra la finestra.
Di importanza fondamentale è la considerazione della
tenuta stagna degli ambienti e del ricambio d’aria degli
stessi.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Sezione d’interrato e intercapedine
Per creare una situazione di assenza di umidità nelle
fondamenta dobbiamo anteporre tra il muro di
contenimento del terreno e i muri portanti
dell’edificio e dei vani interrati una camera dove
possa circolare aria. La dimensione degli intercapedini
non è così importante, un intercapedine di 20-30 cm.
assicura già un circolo d’aria sufficiente anche se
dimensioni maggiori possono garantire ispezioni
adeguate.
L’entrata e l’uscita dell’aria avviene tramite fori
diametralmente opposti (nord-sud, est-ovest).
Aperture di 30x30 cm. Sono sufficienti a garantire un
adeguato circolo d’aria.
Sopra all’intercapedine, a chiusura, troviamo una soletta di
spessore inferiore e posta più in basso di quella del piano
terra; viene posta più bassa a prevenzione di allagamenti
dall’esterno, questa soletta viene pavimentata e
costituisce solitamente un marciapiede.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
CRITERI DI PROGETTAZIONE DI CASA DI CIVILE ABITAZIONE
Premessa
Il problema principale del progettista è quello di conoscere l'attività viene svolta all'interno dell'edificio da
progettare in modo da sviluppare un progetto conforme all'utilizzo che viene svolto in esso. Viene fatta
un'analisi accurata delle azioni svolte e, tramite queste osservazioni, il progetto si sviluppa in base ad esse.
Questa procedura è molto importante nell'ambito della progettazione degli ambienti di lavoro ma assume
notevole rilievo anche per la progettazione delle abitazioni civili.
Il Flusso Produttivo
È l'osservazione del percorso del prodotto. Solitamente nelle attività produttive vediamo che il prodotto
transita in un percorso che va dall'immagazzinamento delle materie prime, o dei semilavorati, alla fase di
lavorazione, al confezionamento del prodotto finito per arrivare al suo immagazzinamento.
Anche per quanto riguarda la cucina, vediamo che in essa si deve contemplare un flusso produttivo. La
materia prima, gli alimenti, vengono conservati nel frigorifero o nella dispensa. Passano alla fase di
lavorazione, dal lavandino per il lavaggio, al fornello per la cottura. Vengono successivamente confezionati e
conservati nel frigorifero o consumati.
Iniziamo ora ad osservare i vari ambienti di un'abitazione civile, osserveremo in seguito eventuali
incompatibilità tra le zone e affinità che le accumulano e collegano.
Dobbiamo distinguere le caratteristiche delle zone dell'abitazione:
 la preparazione di cibi (cucina);
 la consumazione di cibi (pranzo);
 zona relax (soggiorno);
 ambienti dell'igiene (bagno);
 ambienti del riposo (camere da letto).
Cucina
Consideriamo di avere una parete attrezzata con tutti gli elettrodomestici che ci occorrono. Solitamente la
profondità delle pareti attrezzate è di 60 cm e moduli che le compongono variano di larghezza tra i 60-45-30
cm. Dobbiamo considerare il flusso di produzione. Il magazzino delle materie prime è il frigorifero che può
essere concepito anche a tutta colonna per una maggiore quantità di stoccaggio degli alimenti.
Nelle vicinanze del frigo è opportuno avere un altro spazio per la conservazione delle materie prime che
vanno conservate a temperatura ambiente, anche se dobbiamo considerare che nella cucina devono essere
presenti i materiali di immediato consumo e, di conseguenza, le scorte vere e proprie vanno immagazzinate
nella dispensa o cantina. Questa piccola dispensa potrebbe essere collocata al di sotto della zona di lavoro
(piano) adiacente al frigorifero. La comodità del piano di lavoro richiederebbe l'ampiezza maggiore possibile,
ma per le caratteristiche delle dimensioni disponibili nelle attuali abitazioni, ci si deve accontentare
solitamente di un modulo da 60 cm.
Il lavandino, dove è adibita la fase di lavaggio degli alimenti e degli strumenti, con il suo piano gocciolatoio
collegato, assolve anche la funzione di piano d'appoggio. Le dimensioni vanno da 90 a 120 cm.
La funzionalità consiglierebbe di contemplare, dopo lavandino, un altro modulo di 60 cm con funzione di
piano di lavoro.
Seguono i fornelli per la cottura, ve ne sono di infinite conformazioni e ampiezze. Consideriamo le classiche
quattro piastre di cottura collocabili nel modulo da 60 cm.
Proviamo ad ipotizzare un ulteriore modulo, con funzione di piano di lavoro, ma di dimensioni di 45 cm.
Vediamo che un modulo di questo tipo arriva alla lunghezza di 405 cm e dobbiamo considerarla una cucina
più che ottimale per un'abitazione di quattro persone (due camere da letto). Nel caso che l'unità abitativa
fosse concepita per sole due persone possiamo ridurre la quantità dei piani di lavoro e, di conseguenza,
concepire un modulo più contenuto.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Dobbiamo considerare che i moduli delle cucine componibili permettono di collocare gli elettrodomestici a
nostro piacere e che i pensili, da collocare sospesi sopra il piano di lavoro, ampliano le zone di stoccaggio
dei materiali.
Per quanto riguarda il calcolo dell'area di manovra da considerare nella zona del modulo della cucina
dobbiamo calcolare che se una persona è impegnata alla preparazione dei cibi deve rimanere alle sue spalle
lo spazio sufficiente per il passaggio di un'altra persona. Ciò determina la necessità di una zona di transito di
almeno 100-120 cm. Nel caso che il modulo cucina sia concepito esclusivamente come angolo cottura
necessita di una zona di transito maggiore.
Se collochiamo il modulo su due pareti ad angolo dobbiamo considerare la lunghezza del piano distribuita
sul lato verso la persona, questo perché la disposizione ad angolo comporta uno scarso utilizzo del modulo
che viene collocato nell'angolo stesso, nonostante i progettisti dei moduli cucina abbiano cercato di sfruttare
l'angolo nel miglior modo possibile. Risulta più conformante la distribuzione del modulo cucina su due pareti
opposte.
Pranzo
È il locale adibito alla consumazione dei cibi. Un tavolo da quattro posti sarebbe sufficiente per una famiglia
composta da quattro persone ma questa soluzione potrebbe essere idonea quando il tavolo a quattro posti è
collocato nella cucina e, in caso di ospiti, si possa usufruire di una zona pranzo con un tavolo più ampio. Se
l'abitazione è formulata per quattro persone, il tavolo della zona pranzo deve avere la possibilità di ospitare
8-10 persone.
Considerando un tavolo da otto persone, ogni commensale necessita di uno spazio di 60 cm (70 cm
sarebbero ottimali considerandoli necessari per i posti laterali). Nel caso considerassimo un tavolo da 10
persone, ai 2 m aggiungiamo ulteriori 60 cm. La larghezza del tavolo è ipotizzabile di 90-100 cm. Altra
possibilità ci viene offerta dal tavolo rotondo che pone tutti i commensali ad uguale campo visivo e di
dialogo, la circonferenza del tavolo rotondo viene calcolata considerando sempre 60 cm per ogni
commensale, per cui un tavolo da 10 posti deve essere di 6 m di circonferenza per un raggio di 95,54 cm.
Nella zona pranzo dobbiamo collocare un mobile adibito alla conservazione dei piatti, delle posate e delle
tovaglie. Ogni commensale deve avere la possibilità di alzarsi dal tavolo agevolmente, dobbiamo ipotizzare
una zona di transito dal tavolo nei confronti del muro o del mobile di almeno 110 cm.
Le dimensioni ottimali della zona pranzo, calcolando le dimensioni del tavolo, del mobile e delle zone di
transito, sono di 4 m per 4 m. Aumentando uno dei due lati vediamo perfettamente collocabile un tavolo da
10 commensali.
Soggiorno
In esso vengono svolte le attività di relax e creative. In questa zona vengono solitamente contemplati un
divano, una poltrona, un tavolino ed un televisore. La postazione per il computer, vista la tecnologia che ha
ovviato alla portabilità dei pc, ha fatto riconsiderare la collocazione possibile in tutta l'abitazione.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Le dimensioni del divano sono notevoli, vanno
da 110 cm a sedute più ampie con una
lunghezza di circa 280 cm per un divano da tre
posti. Al fianco del divano va collocata la
poltrona e, in fronte ad essi, la televisione. La
finestra deve essere collocata in modo che la
luce proveniente da essa non interferisca sullo
schermo televisivo.
Le dimensioni ottimali della zona soggiorno sono
di 400 cm per 400 cm ma, se per esigenze di
spazio non possiamo usufruire di zona pranzo e
zona soggiorno separate, uno spazio comune di
400 cm per 600 cm può assolvere il compito
delle due zone unite.
Bagno
Il bagno è un locale particolarmente difficile da
progettare visto il numero di attrezzature da
collocare. La normativa prevede che tutti i locali
abbiano una superficie di ventilazione pari ad 1/8
della superficie calpestabile. Gli unici locali che
possono usufruire di una ventilazione forzata
(con ventole di aspirazione) sono i locali igienici.
La progettazione del bagno può venire con i servizi igienici in linea o con i servizi igienici contrapposti.
Servizi igienici in linea
È un servizio igienico distribuito in lunghezza dove da un lato troviamo una porta di accesso e dal lato
opposto la finestra. In questa tipologia abbiamo tutti i servizi disposti sul lato lungo del locale in modo da
contenere la larghezza della stanza. Le dimensioni dei sanitari variano
molto a seconda dello spazio che si ha per la loro collocazione, vedremo in
seguito dimensioni dei sanitari considerate medie. La profondità media dei
lavabi e dei wc e bidet è di 60 cm mentre per le vasche e docce è di 70-80
cm.
Con i sanitari in linea non necessitiamo di una grande zona di transito, ma
deve essere di almeno 70 cm.
Il lavabo è mediamente largo 60 cm e non può essere collocato partendo
dall'angolo ma dobbiamo anteporre un margine di spazio che dia, per
esempio, la possibilità di aprire agevolmente la porta. Per quanto riguarda la
porta di accesso le dimensioni di questa sono state aumentate da 70 a 80
cm per adeguare le dimensioni alle normative che prevedono l'utilizzo degli
spazi per le persone disabili (barriere architettoniche).
La parte di parete che deve ospitare il wc e il bidet deve essere lunga 140
cm, considerando una larghezza media dei sanitari di 40 cm e lo spazio che
li separa tra di loro e tra i restanti sanitari di 20 cm. Vediamo che, per le
dimensioni contenute dei locali, in determinati territori, le dimensioni dei
sanitari e degli spazi di separazione vengono ridotti sino ad occupare una
parte di parete ridotta a 110 cm.
Le dimensioni della vasca media sono di 180 cm di lunghezza ma possono
variare in base alle esigenze, vediamo di dimensioni maggiori quelle con
idromassaggio o di forme particolari. Le docce occupano uno spazio di 80 x
80 cm ma una loro maggiore dimensione (pianta rettangolare) porta ad
avere una zona di riparo all'apertura del flusso d'acqua.
Se non viene collocata una vasca ma viene considerata la doccia si riesce a
trovare lo spazio per la sistemazione di una lavatrice.
Questa tipologia di disposizione non risulta particolarmente gradevole
perché in un'area di circa 6,60 m² troviamo i servizi collocati come in un
lungo corridoio.
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Servizi igienici contrapposti
I sanitari non sono disposti su un'unica parete ma sono disposti su
due pareti determinando un performante stato del locale.
Contempliamo sempre la porta di accesso su una parete e sulla
parete opposta la finestra. Le possibilità di disposizione dei sanitari
sono molteplici, possiamo ad esempio ipotizzare la disposizione su
una parete del lavabo e della vasca o doccia (lo spazio rimanente,
nel caso di collocazione di doccia può prevedere l'utilizzo della
lavatrice o di un mobile di dimensioni contenute). La lunghezza di
questa parete, considerando la dimensione della vasca di 180 cm e
un adeguato spazio di parete per il lavabo di 100 cm, determina
un'ottimale lunghezza di 280 cm. Sulla parete opposta possiamo
collocare il wc e il bidet. Lo spazio di transito tra i sanitari collocati
sulle due pareti può essere considerato di minore ampiezza che nel
bagno con servizi in linea o per gli altri locali perché gli impianti,
essendo di bassa altezza, vanno considerati per il passaggio delle
gambe. Si ritiene sufficiente uno spazio di transito di 60 cm. Abbiamo
definito le dimensioni ottimali di un bagno a servizi contrapposti in
280 x 200 cm con
una superficie di
5,60 m². Notiamo
che ad una minore superficie occupata corrisponde una
migliore disposizione dei servizi igienici rispetto il bagno con
i servizi in linea.
Nella possibilità di avere i doppi servizi dobbiamo ipotizzare
nel bagno principale l'utilizzo della vasca e nel bagno più
piccolo l'impiego della doccia. È buona norma, nel caso di
dimensioni molto contenute nel secondo servizio, contenere
l'utilizzo dei servizi eliminando la doccia e mantenendo il
lavabo e le tazze piuttosto che rinunciare alla comodità del
doppio bagno.
Camera matrimoniale
Consideriamo per la camera matrimoniale un arredamento
classico con letto, comodini, mobile cassettiera e armadio
anche se le nuove concezioni di progettazione di ambienti
sono evolute nella predisposizione di camere adibite all'uso
di cabina armadio. Le dimensioni dell'armadio sono di 60
cm di profondità per una lunghezza che varia a seconda del
numero di ante (in media un armadio di 5-6 ante è lungo
300 cm).
Considerando che le
dimensioni medie di
un letto sono 200 cm
per 170-180 cm, calcoliamo che lo spazio di transito attorno ad esso,
confinante con il muro e gli altri mobili deve essere di circa 100 cm.
Desiderando un transito tra letto e cassettiera di almeno 100 cm
possiamo diminuire lo spazio dal lato del muro a 90 cm. Le
dimensioni ottimali della camera da letto, a parere dei progettisti, sono
di 420 x 370 cm con circa 15 m² di ampiezza.
Camera singola
Non vi è una particolare indicazione nel disporre gli arredi della
camera singola. Possiamo trovare il letto singolo, la scrivania con
poltrona (che deve essere posta nelle vicinanze del punto luce della
finestra) ed un armadio dalle dimensioni più contenute rispetto quello
di una camera matrimoniale. Le dimensioni di una camera singola
devono essere contenute almeno in 400 x 300 cm, considerando che
dimensioni maggiori danno modo di sfruttare al meglio la parte
ricreativa destinata ai bambini. Le possibilità di arredo sono molteplici,
dobbiamo cercare di evitare di addossare il letto singolo alla parete e
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
nello stesso modo di lasciare uno spazio di transito sufficiente per non rendere angusta la camera.
Ripostiglio (o dispensa)
Le funzioni del ripostiglio e della dispensa sono differenti, è buona norma non immagazzinare alimentari con
prodotti per la pulizia o scarpiere. Il ripostiglio, che può essere di dimensioni molto contenute, deve
contenere detergenti per la pulizia, scope e scarpe. Il locale dispensa dovrebbe essere adiacente alla cucina
per la comodità del transito degli alimenti. Vediamo nelle costruzioni indipendenti la localizzazione della
dispensa frequentemente nell'interrato, dove la temperatura è minore (ma non da frigo) per un'ottimale
conservazione delle verdure e dei vini, come nelle cantine. I più esigenti riescono a climatizzare il locale
dispensa con particolari motori frigo da collocare in essa.
Criterio di collocazione dei locali
possiamo suddividere i locali nelle categorie di zona giorno e zona notte (cucina, pranzo, soggiorno e
dispensa fanno parte della zona giorno mentre le camere, servizi igienici e ripostiglio fanno parte della zona
notte). Sarebbe opportuno che in un'abitazione queste due zone fossero distinte anche se non è sempre
possibile mettere in pratica questa logica. Il principio che suggerisce questa suddivisione è che chi ha
un'attività, anche rumorosa, non possa recare disturbo a chi risiede nella zona notte per riposare.
Vediamo, quando possibile, suddividere le zone anche per i livelli. Un'abitazione suddivisa su più livelli
comporta l'utilizzo di una scala di collegamento fra i piani, una scala deve essere progettata adempiendo i
criteri delle normative che riguardano, ciò determina la certificazione di abitabilità. In caso di presenza
nell'abitazione su più livelli di portatori di handicap deve essere tenuta in considerazione la possibilità di
inserire una piattaforma di elevazione (la quale deve sottostare ad osservanze meno restrittive rispetto
quelle degli ascensori).
Per quanto riguarda la zona giorno abbiamo visto che i tre locali che la costituiscono (cucina, pranzo e
soggiorno) possono essere concepiti in diverso modo. Le esigenze familiari e i dettami degli usi nei vari anni
hanno modificato la suddivisione di questi locali passando da locali suddivisi a locali comuni, come la
concezione del locale tinello, angolo cottura, adiacente alla zona pranzo, che comprendeva pranzo e
soggiorno, negli anni ’80. Questa tipologia di suddivisione è attualmente andata in disuso, oggigiorno si
preferisce concepire insieme la zona cottura e pranzo e lasciare suddivisa la zona soggiorno. È sottinteso
2
che la situazione ottimale da adottare è sempre vincolata dalla quantità di m di cui si può usufruire.
La zona giorno solitamente è distribuita in linea con cucina seguita da pranzo e soggiorno. La configurazione
tipica della zona notte vede le due camere da letto affiancate ma disposte diversamente in modo da avere
una zona accessoria di comunicazione e che permetta l'accesso ai servizi.
La disposizione dei locali rispetto ai punti cardinali è condizionata dalle tecniche di costruzione che erano
adottate nei tempi passati; le più antiche costruzioni, che possiamo ancora ammirare, sono le chiese che
venivano progettate e realizzate nei punti che erano ritenuti ottimali: nelle valli, in posizione rialzata, a campo
aperto con vista completa sulla vallata e a ridosso dei venti. La possibilità di poter riscaldare a nostro
piacimento le abitazioni ha in parte ovviato determinante esigenze costruttive una volta imprescindibili, come
quella dell'esposizione ai venti ma rimangono fondamentali quelle della vista e dell'esposizione rispetto ai
punti cardinali. Nel caso della nostra regione abbiamo la coincidenza dei fattori di vista e dell'esposizione a
sud (punto cardinale maggiormente esposto all'irraggiamento solare e al riscaldamento naturale), viene
quindi logico disporre la zona giorno a sud. E più problematica la situazione di disposizione di costruzioni in
regioni come nella costa nord della Sicilia e della Sardegna, dove l'esposizione a sud (quella con il maggior
irraggiamento solare) non corrisponde con l'esposizione a miglior vista si è rivolta a nord. In queste situazioni
si cerca di ovviare al problema con delle soluzioni di disposizione dei locali “a ponte” o con “doppio affaccio”.
Caratteristiche delle costruzioni rispetto le normative urbanistiche
L'urbanistica è una disciplina che si occupa della programmazione del territorio e, in genere, viene redatta
dall'amministrazione comunale che programma lo sviluppo del territorio (si decide quali saranno le zone
residenziali, industriali, agricole e così via). Il PUC, Piano Urbanistico Comunale, che ha sostituito il PRG,
Piano Regolatore Generale, divide il territorio comunale in tante zone e per ogni zona elenca in una tabella
gli sviluppi e interventi possibili. Per ogni zona residenziale, a seconda della tipologia sia centrale o
periferica, la tabella descrive la possibilità e la tipologia dell'eventuale edificazione. Le dimensioni degli edifici
da edificare sono messi in rapporto con il terreno che hanno a disposizione e come questo si presenta.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Per Indice di Edificabilità intendiamo il rapporto tra la volumetria realizzabile (m³ realizzabili/m² del terreno) e
la superficie del terreno. Gli indici, o parametri urbanistici edilizi, variano da 0,2 a 3. Se abbiamo un indice di
edificabilità pari a 1 significa che su un terreno di 1000 m² possiamo edificare 1000 m³, se l'indice è 0,5 su
un terreno di 1000 m² possiamo edificare 500 m³.
Per Indice di Copertura intendiamo la superficie copribile rapportata alla superficie del lotto del terreno
disponibile. Gli indici di copertura variano da 0,1 a 0,5. Se abbiamo un indice 0,1 significa che su un terreno
di 1000 m² possiamo coprire 100 m². Solitamente gli indici di copertura vengono considerati espressamente
per gli edifici produttivi.
Per Altezza Massima del fabbricato, che normalmente viene intesa dal “piano campagna” all'altezza di
grondra, ogni piano regolatore a una definizione a sé stante. È opportuno informarsi presso ogni
amministrazione comunale riguardo la specifica caratteristica. Può essere specificato anche il numero dei
piani.
Per Distanza dal Confine si intende la distanza che deve avere la costruzione dal confine del terreno,
solitamente è di 5 m.
Per Distanza tra Fabbricati si intende la distanza che deve avere la costruzione da un altro fabbricato,
generalmente è di 10 m.
La Distanza da Strade.
Nei piani regolatori possono essere specificate le Zone Pubbliche (per parcheggi pubblici, aree verdi
pubbliche, eccetera).
Con i parametri urbanistici riusciamo facilmente ad individuare le caratteristiche che deve avere il nostro
edificio (sono già sufficienti la volumetria e l'altezza massima).
La Programmazione Urbanistica viene fatta a più livelli, il livello di riferimento è quello comunale che riguarda
tutto il territorio del comune, la sua gestazione è molto lunga e spesso prevede vicissitudini della giunta e
manovre da essa venisse in atto. Esiste poi la Programmazione Territoriale che è una programmazione
sovracomunale ideata dagli enti che sono al di sopra del comune (le province, le regioni e lo Stato), in
questo caso si parla di Piani Regolatori Territoriali quello ideato dalla nostra regione si chiama Piano
Regolatore Paesistico e comprende tutto il territorio della regione, è denominato PTCP (Piano Territoriale
Coordinamento Paesistico). Siccome il PTCP è particolarmente rivolto all'aspetto paesistico della regione, e
in elaborazione un piano regolatore territoriale della regione che includa tutti gli aspetti (agricoltura, industria,
eccetera). Esistono anche i piani sotto comunali, i Piani Particolareggiati, che, secondo la legge del 1942
che ha regolamentato i piani urbanistici, devono essere conformi ai piani regolatori superiori. La
Programmazione Urbanistica a livello comunale può, a volte, non entrare nel dettaglio qualora
l'amministrazione comunale ritenga che per determinate aree comunali occorra di un ulteriore studio
approfondito.
Calcolo dei volumi
Il volume di un fabbricato può essere inteso per certi piani regolatori con il volume emergente dal suolo dalla
situazione preesistente del fabbricato, tetto compreso, per altri piani regolatori può essere considerata solo
la parte abitabile (la zona residenziale escludendo ciò che è seminterrato e sottotetto).
Nel caso che per volume si intenda solo quello della zona residenziale, il volume del fabbricato è dato dal
prodotto della superficie lorda di piano (la superficie esterna al filo delle murature) per l'altezza di piano
(altezza tra estradosso del piano di calpestio e estradosso del solaio soprastante).
Per quanto riguarda l'altezza, alcuni piani regolatori indicano il numero di piani realizzabili altri l'altezza
effettiva. Una normativa regionale diceva che per altezza si intende il punto medio tra il punto più alto della
copertura e l'ultimo solaio abitabile. Nelle case di civile abitazione lo spazio utile di altezza dei locali è di 2,70
m con solette di 30-35 cm (20 cm strutturali + 15 cm di pavimento).
Scale
Le scale, normalmente, vanno rappresentate in pianta ed in sezione. Pensando ad una scala a doppia
rampa, quando la vedo in sezione, vedrò due pianerottoli e due rampe (una che arriva ad un pianerottolo e
l'altra che parte dall'altro pianerottolo) e il pianerottolo intermedio. Con una freccia si indica il verso di salita
delle scale. Posso disegnare la sezione della scala tracciando la proiezione dei gradini. È fondamentale
conoscere la quota dell’estradosso inferiore e dell'estradosso superiore, questa altezza si chiama interpiano
ed è la differenza di quota tra due piani. Il gradino viene distinto in pedata (dove poggia il piede) e alzata
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
(fronte dove viene bloccato l'avanzamento del piede). Una scala comoda da affrontare dovrebbe avere
un'alzata di circa 16 cm e una pedata di circa 30 cm (2A+P = circa 63 cm). Calcolando un'altezza della
soletta di 40 cm ed un'altezza di interpiano di 270 cm, avremo un interpiano finale di 310 cm. Se dividiamo
310 cm per numero ipotizzato di 18 alzate otterremo l'altezza di ogni singolo alzata di 17,22 cm che è
un'altezza fattibile, avremo quindi 9 alzate e 8 gradini per ogni rampa.
Per disegnare la scala prendo l'altezza di interpiano, la divido per 16 (che è l’altezza ideale in cm dell’alzata
di ogni gradino) e il numero (possibilmente pari) deve essere un numero anche decimale; l’abilità del
muratore riuscirà, con lo spessore occupato dalla malta per il fissaggio del gradino, ad eliminare qualsiasi
disparità di misura e rendere omogenea la percorribilità della scala stessa .
La ringhiera da porre a protezione della scala deve avere un’altezza di 100 cm.
Dividiamo la quota dell'interpiano per due e trovo la quota del pianerottolo intermedio.
Rappresentazione grafica di scale
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Rappresentazione di studio di pedate ed alzate di una scala



supponiamo l’interpiano di 310 cm (270 cm altezza vano + 40 cm spessore soletta e pavimento);
dividiamo l'altezza dell'interpiano per l'altezza delle alzate (310 cm/17 cm = 18,23, consideriamo 18
o 20 alzate che sono entrambi numeri interi);
dividiamo l'altezza dell'interpiano per il numero delle alzate (310 cm/18 = 17,22, possiamo avere 18
alzate da 17,22 cm);
oppure



dividiamo l'altezza dell'interpiano per il numero delle alzate (310 cm/20 = 15,50, possiamo avere 20
alzate da 15,50 cm);
la pedata deve essere sempre di 30 cm;
verificare il rapporto 2a + p = 63 dove 2a è il doppio dell'altezza dell'alzata e p è la pedata.
Proporzione della sezione di una scala
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Esercitazione:
Realizzazione di progetto di casa unifamiliare che abbia i seguenti locali:
piano terra





cucina e pranzo;
soggiorno;
doppi servizi;
camera matrimoniale;
camera singola.
piano seminterrato



autorimessa (due automobili);
cantina;
lavanderia.
Piano sottotetto

locali di sgombero non abitabili.
Riferimenti


























L’appezzamento di terreno sul quale deve sorgere la costruzione a forma rettangolare di 50 x 30 m,
posto in leggera pendenza. La strada statale ampia 6 m, che scorre lungo il lato di 30 m, è a quota
0/0 m. Il lato opposto di 30 m è a quota 4/0 m. La pendenza è pari a 4/50 = 0.08 (8%).
Il punto cardinale nord è localizzato lungo il lato nell'apprezzamento pari a cinque e il punto di miglior
visuale corrisponde al lato opposto di 50 m.
Indice di edificabilità non superiore a 0,3, che determina:
50 m x 30 m = 1500 m² apprezzamento terreno
1500 m² apprezzamento terreno x 0,3 indice di edificabilità = 450 m³ (volume residenziale)
altezza massima = 7,50 m (distanza tra estradosso piano abitativo e punto medio solaio)
pendenza tetto 30 - 45%
muri esterni 30 cm
isolamento a cappotto 10 cm
tramezze 10 cm
tramezze di sostegno o da passaggio impianti 20 cm
scala interna 100 cm di passo (comprensiva di 5 cm spessore ringhiera)
locale caldaia nessun progetto antiincendio (se inferiore alle 30000 calorie)
distanza dal confine = 5 m
distanza da altri fabbricati = 10 m
zona di sosta per auto pre-entrata cancello
Serramenti 1,20 x 1,40 m
Porte 80 x 2,10 m
Uscita sul tetto con linee vita
Pianta planimetrica sistemazione esterna scala 1:200 (A3 – 50 cm + 10 strada)
Aree veicolari
Aree pedonali
Vista dall’alto con sagome marciapiedi
Quote altimetriche terreni e accesso rimessa e abitazione
Pianta seminterrato
Pianta piano terra
Piano sottotetto
Sezione del fabbricato e del terreno (possibilmente comprensive di scale)
Prospetti sui quattro lati del fabbricato
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
COPERTURE
Per coperture intendiamo l'elemento terminale, posto in alto, che dividono dall'esterno gli edifici. Questa
barriera deve svolgere la sua funzione nei confronti del calore e del freddo, del rumore e, principalmente
dall'acqua.
Le coperture si dividono in due principali categorie: piane e a falda.
Nella copertura a falda la superficie di copertura è inclinata e discontinua mentre nella copertura piana la
superficie di copertura è continua. Nella copertura a falda vengono impiegati degli elementi (coppi o tegole)
che, sebbene non garantiscano l'impermeabilità dell'acqua, vengono collocati in un determinato modo
finalizzato a permettere lo scorrimento della pioggia su di essi e l'impossibilità dell'infiltrazione di acqua tra
un elemento e l'altro dall'alto verso il basso. Nella copertura piana il rivestimento impermeabile copre l'intera
superficie del tetto.
Elementi in laterizio
 Coppi ed embrici
 Tegole (portoghesi, marsigliesi e finto coppo)
 elementi in cemento (tegole, finto coppo, finta ardesia)
Coperture in pietra
 Ardesia
 Lose
Coperture in lamiera
 Ondulata
 Grecata
Coperture in materiali plastici PVC
 Ondulata
 Grecata
 finto coppo
Elementi in Fibrocemento
 lastre piane
 lastre ondulate
Gli elementi in laterizio sono tutti elementi stampati perché la loro forma non è ottenibile da trafilatura. Gli
antichi manufatti sono ancora visibili sulle vecchie cascine e testimoniano la loro produzione a mano, la loro
presenza fino ai nostri giorni è possibile per il fatto che una volta venivano impiegate argille molto
selezionate in grado di garantire un'elevata duratura.
Il Coppo, la cui forma è una porzione di un tronco di cono, i cui lati sono uno più stretto che va ad infilarsi in
quello più largo in modo da creare un canale dove può scorrere l'acqua piovana. La struttura che regge i
coppi è costituita da listelli di legno sufficientemente resistenti, dallo spessore di 7x7 cm, posizionati
verticalmente a distanza di 14-15 cm. I coppi vengono incastrati tra un listello e l'altro e l'unico inconveniente
è rappresentato dalla possibilità che questi possano scivolare verso il basso determinando degli spazi di
infiltrazione di acqua verso il colmo del tetto. Sono frequenti i casi di crolli di strutture abbandonate dove si è
verificata un'iniziale infiltrazione di acqua dal colmo del tetto che ha determinato la marcescenza delle
strutture in legno sottostanti.
Nei tempi dell'età romana vediamo che erano più utilizzati gli Embrici che anziché avere una struttura curva
come i coppi erano piatti.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Nel secolo scorso si sviluppò la tecnica di stampa dei laterizi e da queste nuove lavorazioni nacque la tegola
Marsigliese (40x33 cm) sagomata, ma tendenzialmente piana, con incastri e sovrapposizioni laterali. La
tegola superiore viene sovrapposta a quella inferiore e le sovrapposizioni laterali garantiscono l'ottimale
tenuta all'infiltrazione dell'acqua. I vantaggi delle tegola marsigliese sono che è più leggera del coppo, più
economica, più veloce da posizionare e che non tende a scivolare verso il basso perché con il suo gradino
superiore si aggancia alla struttura di telaio che viene collocata orizzontalmente anziché verticalmente come
nel coppo.
Per venire incontro ai gusti estetici che non favorivano tanto la tegola Marsigliese, essendo abituati alla
tipologia in Coppo, si è ideata La tegola Portoghese che presenta una parte piana, come la Marsigliese, che
viene coperta dalla parte curva ispirata alle linee del Coppo.
Le tegole in cemento differiscono da quelle in laterizio esclusivamente per il materiale con cui vengono
costruite, infatti mantengono identiche tipologie di struttura. Possono garantire un'elevata impermeabilità
anche grazie all'impiego, all'interno del materiale costituente, di particelle in fibra idrorepellenti.
La qualità dei calcestruzzi prodotti in questi ultimi anni si è notevolmente raffinata grazie all'utilizzo di fibre e
additivi. In passato le fibre maggiormente usate erano rappresentate da quelle dell’Eternit e dopo il bando di
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
questo vennero sostituite con quelle derivanti dal poliestere, sebbene non rispondessero pienamente alla
qualità meccanica del precedente. L'aumento della caratteristica di resistenza del calcestruzzo arricchito da
fibre deriva dal fatto che le fibre impastate nel cemento si dispongono allineate in tutte le direzioni e ciò
determina un aumento della resistenza nella trazione e nella compressione. Vengono largamente impiegate
per le strutture sottili in cemento poiché ne aumentano la resistenza.
Coperture in pietra
Sono coperture di riferimento storico, particolarmente quelle in ardesia. L'ardesia, pietra lavorata a spacco, ci
dà la possibilità di avere lastre di copertura di dimensioni 40x30 cm con uno spessore contenuto di 8 mm.
Viene posata a triplo strato, ossia la lunghezza della lastra viene suddivisa per tre e questa misura è la
distanza a cui devono essere posti in travetti di sostegno. Ogni lastra viene posta a cavallo delle due
sottostanti in modo che il lato superiore di ogni fila di lastre corrisponde ad un travetto. La posa classica è
quella a malta di calce che permette la calpestabilità ma è possibile anche posare le lastre con gli appositi
sostegni che con il loro uncino, sostenuto dal travetto, agganciano la base delle stesse.
Altre pietre che vengono utilizzate sono le Lose, lastre di pietra come la Luserna, di forma quadrata e
lavorate a spacco ma su spessore maggiore (3 cm). Vengono posate a 45° a malta di calce e sono tipiche
delle zone alpine
Ardesia
Lose Luserna
Lastre d’Ardesia posizionate con malta
Lastre d’Ardesia posizionate con ganci
Copertura a lastre
La copertura del tetto a falde con lastre viene adottata quando si riesce ad impiegare dei manufatti realizzati
con spessori contenuti. Le lastre possono essere costituite da lamiere (lastre di acciaio, rame e alluminio) o
fibrocemento (poliestere). Il rame, essendo molto costoso, viene impiegato esclusivamente per coperture di
edifici di importanza architettonica (chiese e monumenti). Per tutti gli altri edifici e per le strutture industriali
vengono impiegate coperture in acciaio (non inox ma zincanto) grecate o ondulate. Il vantaggio della posa di
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lastre per la copertura dei tetti è che con queste posso posarle con un angolo di inclinazione più ampio, che
va dalla verticalità assoluta fino ad un 8%.
Coperture piane
Le coperture piane sono caratterizzate dalla copertura continua di una membrana impermeabile che ricopre
integralmente il tetto.
Membrane bituminose
Il sistema più utilizzato è quello delle membrane bituminose, il cui
bitume è generato da una distillazione secondaria del petrolio con
caratteristiche di diffusione molto basse (100° C). Materiale molto
denso e viscoso garantisce perfettamente l'impermeabilità.
Dalla posa del bitume tramite spalmatura si è passati alla posa di
guaine pronte che vengono saldate tra di loro dopo essere state
spalmate di bitume liquido e scaldate con fiamma diretta. Questa
tecnica garantisce l'impermeabilità della guaina bituminosa
sebbene questa non sia saldata direttamente al tetto e quindi non
sottoposta a deformazione dello stesso, infatti si è notato che il
bitume spalmato direttamente può andare incontro a fessurazione
se il tetto sottostante va incontro a deformazione. Le guaine bituminose possono essere costituite da uno
strato di lana di roccia o di fibre di poliestere. Le impermeabilizzazioni ideali sono costituite da una doppia
posa di guaine, dopo la posa e saldatura del primo strato di guaine viene posizionato un secondo strato.
Membrana in PVC
Si utilizzano membrane in PVC prodotte
industrialmente dallo spessore di 1 cm. Questi
fogli vengono uniti con metodo di
riscaldamento a phon anziché a fiamma. La
problematica è rappresentata dalla posa su
punti particolarmente problematici come
spigoli e scalini.
Impermeabilizzazione con Tecnica della Vasca Bianca
Questa tecnica viene utilizzata quando abbiamo un getto pieno di calcestruzzo
che viene addizionato di additivi impermeabilizzanti. La granulometria
dell'impasto è accurata e calibrata in modo da non ottenere spazi vuoti tra le
particelle. La tecnica si realizzano ponendo un tubo permeabile alla fine della
realizzazione di una lastra in calcestruzzo, con la gettata di nuovo
calcestruzzo per la seconda lastra adiacente alla prima avremmo la presenza
del vuoto determinato dal tubo permeabile. In questo spazio vuoto e nelle
fessure che si propagano da esso tra le due lastre di calcestruzzo, verrà
insufflata una resina che salderà le lastre di calcestruzzo nel vuoto creato dal
tubo e dalle fessure delle due lastre.
Pendenza del tetto a falda
Il tetto a falda deve avere una particolare pendenza che dipende dal tipo di
copertura che viene adottata. Di tutti i tipi di coperture trattate finora, nessuna
di queste viene impiegata con una pendenza di falda inferiore al 30%. Le
tendenze più facili da riscontrare sono quelle che vanno dal 40 al 60%, la
pendenza è determinata dal rapporto tra il dislivello e la distanza.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Linea di gronda dei tetti
La linea del tetto è quella parte del tetto che sbalza
verso l'esterno per proteggere il fabbricato. Ci sono
delle tipologie di edilizia che non prevedono questo
sbalzo ma è bene che questo cornicione ci sia in
quanto svolge la funzione di protezione per tutto il
fabbricato. In caso di eventi atmosferici avversi la
facciata del fabbricato si bagnerà ugualmente ma se
riusciamo ad evitare il 60% delle possibilità possiamo
notare il vantaggio. Lo sbalzo del tetto crea anche un
effetto di vortice d'aria che tende ad allontanare la
pioggia dell'edificio. Abbiamo due tipologie di linee di
gronda: per la struttura del tetto in legno e per la
struttura del tetto in calcestruzzo.
Struttura in calcestruzzo
Anche per il tetto in calcestruzzo necessitiamo della posa di una coibentazione che consiste in un materiale
non troppo morbido come la lana di vetro, ma che resista alla compressione come il Polistirene. Il telaio che
regge la coibentazione andrà fissato, tramite chiodi o viti passanti alla struttura in calcestruzzo. Altra tecnica
di isolamento è quella di fissare alla struttura in calcestruzzo dei listelli posti verticalmente e tra di questi
collocare i pannelli isolanti, sopra questo primo strato viene fissata una seconda griglia di listelli orizzontali
tra i quali verranno posti nuovi pannelli isolanti. Questo doppio strato isolante garantisce il massimo potere di
coibentazione e la disposizione orizzontale dei listelli superiori fornisce un ancoraggio per altri listelli da porre
verticalmente che serviranno da supporto per una nuova griglia orizzontale verranno ancorate le tegole di
copertura. Questa sovrapposizione finale di listelli permette un’areazione dello spazio sotto tegola. Il
beneficio del passaggio dell'aria sotto tegola è evidente con lo scambio d'aria calda d'estate e la possibilità
che la tegola si ghiacci completamente d'inverno (è meglio che una tegola si ghiacci in toto piuttosto che solo
nello strato esterno perché questa differenza di stato può portare ad infiltrazioni di acqua scongelata
all'interno dell'edificio). Gli studi che hanno convalidato l'utilità del tetto ventilato hanno portato alla
sperimentazione di coperture con colmi rialzati che permettono la fuoriuscita dell'aria circolante sotto le
tegole ma gli effetti non sono sempre stati positivi a causa delle infiltrazioni d'acqua, per ovviare a questo
problema sono state ideate delle tegole ventilate le quali presentano una accentuata convessità, protetta da
rete antiintrusione per i volatili e roditori che permette l'uscita di aria.
È buona norma porre tra gli strati esterni dei listelli di legno (quello verticale e quello orizzontale) un telo
impermeabile traspirante in modo che, nel caso una tegola non garantisca la discesa dell'acqua ma
determini un'infiltrazione, il telo convogli con il suo percorso ad onda verticale l'acqua infiltrata verso la
grondaia.
Il listello di legno che è più vicino alla grondaia deve essere di spessore doppio o supportato da uno
spessore in modo che la tegola terminale bordo non beccheggi ma rimanga sollevata nella giusta misura per
convogliare le acque nella grondaia.
Il canale di gronda (grondaia) va posto in diretto scarico delle tegole e possibilmente anche del telo
impermeabile. Viene fissato con degli elementi appositi costituiti da piattine di rame (cicogne) al di sotto dei
travetti porta tegole, nel loro incavo viene collocata la grondaia e il gancio esterno viene messo in tensione
con il listello porta tegola tramite un filo di ferro. Un'attenta regolazione della pendenza della grondaia verso
il pluviale permette l'ottimale scarico d'acqua senza ristagni all'interno della gronda con possibili danni
provocati da vegetazioni e marcescenze.
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Struttura portante della copertura
Esistono tre tipi di strutture portanti della copertura:
 tetti in cemento armato (o latero cemento);
 tetti in legno;
 tetti in acciaio.
Sino a una decina di anni fa i tetti più utilizzati erano quelli in cemento armato, attualmente sono più
proposte in edilizia i tetti in legno e in acciaio.
Per capire la struttura di questi tetti dovremo analizzarli facendo di essi una sezione.
Tetto in cemento armato
Possiamo trovare strutture portanti ai lati e pilastro centrale al colmo del tetto o pilastri ai lati e al centro del
colmo del tetto. La sporgenza di gronda può variare dai 50 ai 70 cm ed è costituita da calcestruzzo pieno
mentre le falde del tetto possono contenere materiale di alleggerimento come le pignatte in laterizio.
Sopra le falde del tetto verrà posta la coibentazione e sopra di essa il listelli di legno che leggeranno la
copertura. Abbiamo già visto precedentemente da cosa è costituita la copertura del tetto, nello schema
possiamo visualizzare gli spessori dei vari componenti. Lo schema di isolamento è identico per tutti i tipi di
strutture portanti delle coperture ma consideriamo che l'isolamento di un tetto può essere non considerato se
si decide di coibentare l'edificio alla base del solaio del tetto.
Tipologie di tetti a falda
Abbiamo, sostanzialmente, due tipologie:
- il tetto a capanna;
- il tetto a padiglione.
Il tetto a capanna è composto da due falde allineate lungo l'asse
sulla cui sommità si trova il colmo del tetto. Le gronde sono
allineate lungo il lato esterno del tetto e raccolgono l'acqua che
scende lungo le tegole. È il tetto più semplice da realizzare. Ci
permette agevolmente di risolvere le problematiche che insorgono
quando il colmo del tetto non è in asse e di conseguenza abbiamo
due linee di gronda ad altezza differente. Il colmo “disassato” è una
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
soluzione che viene ricercata
quando vogliamo aumentare
l'altezza del sottotetto in un
determinata zona dello stesso o
quando la zona di appoggio del
colmo non si trova collocata al
centro dell'edificio.
Il tetto a capanna è il più
semplice da realizzare ed è
quello che da meno
problematiche perché non ha
discontinuità nella copertura.
Sono tipiche le costruzioni rurali,
sviluppate in progressione “a
celle”, che mantengono la
struttura del tetto a capanna.
Le case padronali differivano da
quelle rurali in quanto più curate
esteticamente e più articolate e,
di conseguenza, richiedevano
una struttura di copertura più
elaborata.
Il tetto a padiglione è più
complesso da realizzare e
richiede un minimo di progettazione. Da ogni angolo dei padiglioni si proietta una retta a 45° fino che non va
ad intersecarsi con il colmo del tetto. Le linee di gronda devono essere collocate lungo tutti i lati del tetto,
poiché l'acqua scivola sulle tegole verso ogni lato. Sopra ogni displuvio inclinato deve essere collocato un
colmo di protezione che ripari la tegola sezionata trasversalmente.
Più complicata è la situazione in cui sono presenti degli impluvi che, anziché allontanare l'acqua come i
displuvi, la raccolgono e la convogliano verso la linea di gronda. Fondamentale è la cura della posa delle
tegole e l'isolamento nei punti di raccordo tra le diverse falde.
Rappresentazione grafica di un tetto a padiglione:
- immaginiamo il tetto, visto dall'alto, costituito da due rettangoli;
- tracciamo le bisettrici del primo rettangolo e disegniamo la copertura;
- tracciamo le bisettrici del secondo rettangolo e disegniamo la copertura;
- raccordiamo le linee dei colmi di entrambi i tetti;
- consideriamo la pendenza delle falde che trasferiranno l'acqua piovana nelle linee di gronda che scorrono
lungo tutto il perimetro del tetto a differenza del tetto a capanna dove le linee di gronda corrono solo lungo le
due falde inclinate.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
La copertura a padiglione può essere costituita anche da più elementi, come nelle tipiche case padronali
d'epoca. Per la loro rappresentazione grafica si procede come nel tetto a padiglione a due elementi. Per
ogni rettangolo si tracciano le bisettrici e trovata la linea di colmo la si raccorda con le linee di colmo degli
altri elementi. Bisogna porre particolare attenzione ad individuare i displuvi e gli impluvi poiché sono questi
che caratterizzeranno la fisionomia del tetto.
Il tetto a padiglione è una tipologia di costruzione di tetto che si è man mano abbandonata, vuoi per la
difficoltà di realizzazione e per i rischi legati alle possibili infiltrazioni di acqua oltre che per la minore
realizzazione di edifici particolarmente elaborati come le case d'epoca. Il tetto a capanna ha mantenuto una
frequente edificazione anche in virtù del fatto che essendo costituito anche da due pareti perpendicolari al
pavimento, permette un migliore sfruttamento degli spazi (con il colmo disassato si riesce a sfruttare
ulteriormente l'altezza dei solari).
Altra soluzione è quella di lavorare sulla pendenza delle falde, una di queste (in particolar modo quella
orientata a nord) rimane intera, l'altra può essere suddivisa in due parti che assumono differente pendenza,
o porzionate in più parti con differente pendenza ma unite da muri perimetrali.
Camini, Abbaini e Lucernari
Rappresentano entrambi discontinuità delle falde del tetto ma sono elementi molto importanti e da
considerare. Il camino va collocato in corrispondenza della proiezione della sua fonte di utilizzo. Il suo
percorso deve essere obbligatoriamente verticale e senza deviazioni. La miglior posizione di sbocco sul
tetto è rappresentata da quella situata sul colmo per il motivo che, non essendo mai sottovento per
diminuzione del flusso d'aria causato dal riparo di una falda, avremo un valido tiraggio della canna fumaria.
Altro vantaggio è rappresentato dal supporto che la canna
fumaria può offrire alla tenuta del colmo. Una parte del
cammino da considerare approfonditamente è rappresentata
dalla scossalina, si tratta di una protezione in lamiera che
riveste la base del camino stesso. Questa membrana di metallo
si estende, dalla base del camino, alle tegole perimetrali che
circondano esso. Se il camino è collocato sul colmo del tetto la
scossalina va a ricoprire le prime tegole perimetrali in modo
che l'acqua piovana scivoli dalle pareti del camino sopra le
tegole stesse e da esse inizi il suo tragitto in pendenza. Se il
camino non è collocato sul colmo ma lungo una falda laterale,
la scossalina osserverà una differente collocazione: al monte
del camino la lamiera si infila sotto le ultime tegole, ai lati del
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
camino e dal lato inferiore la scossalina sarà appoggiata al
di sopra delle tegole. Questa differenza di posizionamento
fa facilmente intuire la necessità di non permettere
infiltrazioni di acqua dal lato a monte e garantire un
ottimale deflusso delle acque al di sopra delle tegole a
valle.
Per lucernario si intende una finestratura costituita da una
lastra di vetro, che può essere anche basculante, collocata
lungo la falda del tetto. Molte ditte si sono specializzate
nella produzione di questi particolari infissi e, oggigiorno,
sono in grado di offrire una vasta gamma di soluzioni che
comprendano l'oscurazione o la schermatura dalla luce troppo intensa o l'uso di vetri atermici.
L'abbaino è collocato lungo la
falda del tetto come il lucernario
ma anziché presentare una
finestratura lungo di essa,
l'infisso è collocato parallelo alle
pareti dell'edificio e inserito in
una struttura in muratura che si
estroflette dalla falda stessa del
tetto. Il sistema di copertura
dell’abbaino è collocato sopra di
esso con il concetto del tetto a
padiglione. La praticità della
finestra verticale dell'abbaino è
notevolmente superiore rispetto quella del lucernaio perché permette l'apertura dei vetri e l’affaccio come
una finestra normale.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Tetto in legno
Differisce dalla struttura in cemento
armato per la presenza di una trave
di legno al posto della falda in
cemento armato (o falda in cemento
armato integrata da pignatte in
laterizio). Un aspetto da non
tralasciare è quello rappresentato dal
fatto che una struttura in cemento
armato non è suscettibile a problemi
di umidità (può al limite presentare
problemi di intonaco dopo un certo
periodo di sollecitazione all'umido)
mentre un tetto costituito da travi in
legno, a causa della delicatezza del
legno nei confronti dell'umidità,
necessita sopra di esso e tra la
copertura del posizionamento di un
telo impermeabile traspirante che
prevenga infiltrazione di acqua. La
struttura in legno mentre costituita da
travi disposte orizzontalmente
chiamate Terzere. Sulle Terzere
vengono collocati in listelli verticali e
su di essi viene inchiodato il tavolato.
Il Dormiente è una parte di trave di
legno che è infossata nella struttura
portante e serve a collegare il muro
con il travetto che supporta la
struttura della copertura.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI
Tetti leggeri in acciaio zincato
Sono tetti fatti a traliccio, economicamente molto vantaggiosi. La loro struttura è costituita da tondi in acciaio
disposti a V collegati da membrane leggere anch’esse in acciaio zincato. Hanno vari spessori che vanno da
20 a 40 cm e vengono fissati su tralicci che svolgono la funzione dei listelli. Vengono utilizzati per i tetti dove
il vano sottotetto non è abitato visto che la loro struttura rimane a vista (a meno che il sottotetto non venga
rivestito). Sulla superficie esterna sono già predisposti con una profilatura ad L per ospitare il listello che sarà
da ancoraggio per la tegola. Eventualmente, anziché posizionare il listello si posizionano le tavole e su di
esse applicare in coibente prima della copertura in tegole.
Tecniche di coibentazione dei tetti
Vediamo che abbiamo varie metodiche da applicare nella coibentazione delle falde dei tetti. Queste variano
a seconda dell'impiego dei materiali che vogliamo utilizzare e del costo che interessa questi.
 Il primo metodo consiste nel porre sopra la struttura, sia che sia in calcestruzzo o legno o acciaio, un
pannello continuo di coibente di materiale resistente alla compressione (come il Polistirene che è da
preferire alla Lana di roccia) dallo spessore di 10 cm. Se non è possibile disporre di un foglio
continuo di coibente possiamo utilizzare un doppio strato dallo spessore singolo di 5 cm, avendo
l'accortezza di porre le giunture in modo sfalsato. Sopra di esso verranno inchiodati o fissati
verticalmente con viti passanti alla struttura del tetto (passando quindi attraverso l'isolante) dei listelli
dalle dimensioni 7x5 centimetri. Questi listelli in direzione orizzontale, oltre che tenere fermi i pannelli
di coibente serviranno da supporto per gli altri listelli dallo spessore di 5 cm per lato, posizionati ad
un passo di 33 cm l'uno dall'altro e che svolgeranno la funzione di ancoraggio delle tegole. Il doppio
strato di listelli permette un flusso d'aria circolante che garantisce un ricambio ottimale per
l’areazione della copertura.
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APPUNTI DI TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI


Il secondo metodo viene impiegato quando non si dispone di isolante resistente alla compressione.
Vengono collocati verticalmente, in costa, dei listelli di legno dalle dimensioni di 15x6 cm ad una
distanza di 80-100 cm. Tra un listello dell'altro verrà posizionato, a misura, il coibente. Sopra questo
primo strato di listelli verrà inchiodato un secondo strato di listelli da porre orizzontalmente che
serviranno da ancoraggio per le tegole.
Nel terzo metodo, che è il più costoso ma da la massima sicurezza ed efficacia in fatto di
coibentazione, vediamo un primo strato di listelli dalle dimensioni di 5x5 centimetri, posizionati
orizzontalmente, attraverso i quali vengono posti i pannelli di coibente. Viene sovrapposto un altro
strato di listelli di dimensioni maggiori, 9x5 centimetri, da posizionare verticalmente e in costa, che
verranno inchiodati agli listelli inferiori. Anche tra questi listelli viene posto un nuovo strato di
coibente che risulta collocato in direzione opposta rispetto il primo. Sul secondo strato di listelli, che
emerge dal coibente qualche cm e che quindi garantisce il flusso d'aria, verranno posizionati
orizzontalmente altri listelli, di 5x5 cm ad un passo di 33 cm, che serviranno da ancoraggio delle
tegole.
Tipologie di coibente
 Polistirene (materiale estroso simile al polistirolo ma di minore degradazione);
 Lane di roccia o di vetro (senza particolari controindicazioni ma facilmente comprimibili);
 Fibre di legno (fibre naturali di legno, biocompatibili, trattate in modo opportuno, attualmente molto in
uso);
 Sughero (materiale isolante pregiato, biocompatibile, che non dà esalazioni ma costoso).
Elementi speciali
Tutte le coperture hanno la necessità di ospitare degli elementi speciali come abbaini, camini, esattori, ecc.
Tutti questi elementi costituiscono una discontinuità della copertura. Per ovviare a questa problematica è
indispensabile rivestire di elementi come i camini con una Scossalina in metallo. Per permettere l'ottimale
deflusso dell'acqua la Scossalina, che procede alla base dell'elemento con un lembo proiettato all'esterno,
deve essere montata a monte del cammino con il lembo sotto le tegole e a valle con il lembo sopra le tegole.
Il lavoro dei lattonieri, coloro che costruiscono le scossaline e le altre protezioni per gli elementi del tetto,
assumono fondamentale importanza per la tenuta delle infiltrazioni dei tetti quando gli elementi devono
essere posizionati in particolari punti a rischio quali i pluvi e gli impluvi.
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