Descrizione del Progetto - Dipartimento di Storia Culture Civiltà

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Descrizione del Progetto:
Fare famiglia da soli. L'esperienza monastica come riscrittura dello logiche identitarie e
aggregative nella storia. Comparazioni interculturali e interdisciplinari.
Se tematiche come quella della famiglia e delle forme di aggregazione ascetico-monastiche sono
oggi oggetto di studio da parte di specialisti di varie discipline, il concetto di 'famiglia monastica' è
invece pressoché inesplorato.
In un momento storico in cui l'istituto della famiglia è ripetutamente messo in discussione' e in cui
ci si interroga sempre più spesso sulla coesistenza nel mondo di ambienti religiosi anche distanti, è
nostra convinzione che questo concetto possa fornire innovative e stimolanti chiavi di lettura al
fenomeno del monachesimo e dell'ascetismo, favorendo anche un ripensamento dei fondamenti del
concetto stesso di famiglia, dei suoi vincoli, dei suoi limiti e delle sue aperture.
Dalla griglia concettuale presentata muove la scelta di orientare la ricerca su due filoni portanti,
strettamente correlati: da una parte è necessario studiare come un dato nucleo di persone religiose
accetta una determinata organizzazione di cariche e ruoli, una serie di norme comportamentali e
schemi relazionali che gli forniscono una precisa identità e lo isolano dal resto della società [ottica
introversa); dall'altra bisogna individuare le modalità con cui questa collettività, una volta che ha
maturato l'idea identitaria interagisce, dialoga e si scontra con il mondo ircostante (ottica
estroversa).
Questi i due aspetti principali di un'analisi che vuole essere il più ampia possibile, con il duplice
intento di valorizzare la diversità e di evidenziare gli eventuali tratti comuni che sottendono l'attività
dei gruppi monastici, tematiche che ci sembrano di grande attualità alla luce della componente
multietnica e multiculturale della società contemporanea e che, da un punto di vista strettamente
scientifico, permettono di riesaminare concetualizzazioni spesso ambigue e riduttive.
Il monachesimo è un fenomeno di lungo periodo trasversale a numerose tradizioni religiose: alcune
religioni, exempli grafia il buddhismo, hanno una solida e documentata tradizione asceticomonastica, mentre di altre -come l'isiam -è nota la presenza di pratiche ascetiche, ma poco noti sono
i risultati di indagini a tal proposito.
Tratto comune di molte tradizioni religiose è lo scontro tra la scelta monastica e il ruolo sociale di
chi compie tale scelta, in particolare il fatto di essere parte di una famiglia, poiché il modello
monastico insidia il modello familiare (e viceversa) e impone una definizione dei confini di quello
che potremmo chiamare il "campo monastico", che si definisce attraverso le poste in gioco e gli
interessi specifici del campo stesso.
Perché un campo funzioni, bisogna che ci siano poste in gioco e persone disposte a giocare, dotate
dell'habitus che è necessario per conoscere e riconoscere le leggi immanenti del gioco, le sue poste
(Bourdieu 1980).
Poiché il campo è una realtà fluida per eccellenza, i cui confini sono perennemente oggetto di lotta
nel campo stesso, l'esistenza di un campo si può riconoscere solo empiricamente: i limiti del campo
si situano nel punto in cui cessano gli effetti del campo. Chi sceglie la vita monastica entra
nell'orbita di un campo religioso definito e al contempo rinnega, abbandona, ma non dimentica i
legami familiari che costruiscono il 'campo familiare', entrando in conflitto con essi e rientrando, in
diversi modi e in diversi tempi, in relazione con essi. La costruzione/decostruzione dei legami
familiari appare centrale per la definizione di gruppo monastico, come è forse chiaro nel caso del
monachesimo cristiano.
La scelta della vita monastica è abitualmente - e talvolta automaticamente - considerata
conseguenza naturale del netto rifiuto di alcune consuetudini sociali: possesso di beni privati,
istituto del matrimonio e preservazione dei legami familiari. Pericopi bibliche come Gn 12,1 («Esci
dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre») e Mt 19,21 («Se vuoi essere perfetto,
va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro un cielo; poi vieni e seguimi») sono
certamente fra le più care alla letteratura di ambito monastico cristiano e seguirle alla lettera diventa
un dovere imprescindibile per coloro che desiderano veramente fregiarsi del nome di monaco.
Abbandonare patria, famiglia, ricchezza e ogni forma di consorzio umano che non sia quello
del monastero paiono quasi un rito di iniziazione per essere ammessi al ristretto gruppo dei
perfetti. In Cina, il termine stesso impiegato per indicare l'entrata in un ordine monastico non lascia
dubbi circa la forza di questo rifiuto: chujia (sanscrito: pravrajita], parola di origine buddhista
presto adottata anche in ambienti taoisti, significa letteralmente "lasciare la casa/famiglia" e
sottolinea la necessità per l'aspirante Buddha o 'immortale' di rescindere ogni legame con la
famiglia di origine sia sul piano affettivo sia su quello economico, rinunciando agli obblighi e ai
privilegi derivanti dall'appartenenza a uno specifico clan familiare o status sociale. Com'è noto, la
società esterna, per contro, tese a non accettare questa scelta, che sottraeva il monaco all'esercizio
della più nobili delle virtù confuciane: la pietà filiale.
Ma la Cina non è l'unico esempio di società in cui si può notare un malcelato fastidio nei confronti
del ritiro dal mondo dei religiosi. Ad esempio, il già menzionato termine sanscrito pravrajita (lett.
"colui che ha proceduto oltre", che si è cioè mosso dalla domiciliazione all'assenza di domicilio)
sembrerebbe essere usato inizialmente in India per riferirsi alla scelta di una vita errante e solo in
seguito per designare gli asceti che entravano a far parte di una qualche forma di comunità religiosa;
nel contesto di questo nostro progetto, è interessante rilevare come le sue prime occorrenze si
trovino prevalentemente in fonti appartenenti alla letteratura brahmanica normativa [dharmasutra o
dharmasastra), che aveva interessi nella codifica e nel contenimento di coloro che, a tutti gli effetti,
"andavano" (vrq/'-J "via da" {pra-}.
Tuttavia, nonostante la ripetuta insistenza, in fonti letterarie di diversa tradizione, sulla necessità
dell'abbandono del mondo, una serie di indizi relativi alle diverse forme di aggregazione monastica
storicamente documentate lascia intravedere una certa discrepanza fra quanto auspicato e quanto
messo in atto. Accanto alla tradizionale esortazione a recidere ogni legame con la società mondana,
si intravede una netta attenuazione della radicalità del messaggio in vista di uno stile di vita
certamente casto e ritirato, ma non del tutto separato da un contesto domestico e familiare, o
comunque sociale.
Il nodo tematico del rapporto monachesimo/monasteri e famiglie investe sia la questione di membri
della stessa famiglia che entrano in monastero (sorelle e fratelli ma anche mariti e mogli), sia la
rilettura del monastero come famiglia, sia i legami dei monaci con la loro famiglia di provenienza o
con le famiglie esterne in genere, in un'ottica di conflitto o cooperazione: uno degli elementi che
intervengono nella definizione del campo monastico e dei suoi confini è proprio la famiglia, nella
sua forma spiritualizzata e come struttura sociale.
Al centro del nostro interesse dunque famiglia e monachesimo, il loro rapporto di Streben, tensione
permanente e irrisolta, che è possibile cogliere nelle dinamiche di formazione del concetto e delle
pratiche di famiglia monastica. Influenzata da ordinamenti diversi, frutto di un'interazione
economica, di un ordinamento di rapporti di dipendenza della proprietà, della successione, delle
relazioni tra i sessi, delle generazioni, la famiglia è il prodotto di una 'costruzione' sociale, quindi di
scelte e di interventi a livello comunitario (in relazione al gruppo) e a livello personale (in relazione
al singolo individuo).
Il processo di 'costruzione' implica sia un'attività fattiva, in termini di produzione e di
modellizzazione, sia un ritorno in senso passivo di tale attività. La struttura famiglia, cioè, una volta
che ha preso forma, è vincolata agli attori sociali che l'hanno pensata e costruita e al contesto dove
si è formata.
Ciò significa riconoscere la pressione che la struttura-famiglia esercita su se stessa giocando un
ruolo importante nelle dinamiche di mantenimento e di auto-riproduzione. Parlare di 'costruzione'
implica riconoscere la famiglia come 'situazione concreta', collocata in un periodo storico e facente
parte di un contesto culturale ed economico definito: è evidente come tale concetto dinamico sia
applicabile anche al gruppo monastico. Famiglia (monastica), quindi, come stato di fatto sociale,
economico, politico, culturale e giuridico3.
Analizzare il concetto di 'famiglia' significa, come sottolinea Herrmann, confrontarsi con "forme di
vita, esperienze di vita e interpretazioni della vita", vale a dire con la prassi e con la sua
modellizzazione. Se da una parte le forme di vita e le esperienze nascono da interpretazioni o si
basano, più o meno implicitamente, su di esse, dall'altra le modellano di continuo. La famiglia è un
modello interpretativo del reale che, una volta assunto, è vissuto e trasmesso. Il processo di
trasmissione implica, nel contesto familiare, un ruolo centrale. In questo caso trasmettere significa
non solo consegnare alle generazioni successive il modello familiare nella sua interezza, ma anche
tutti quei singoli elementi che lo compongono e che costituiscono la vita quotidiana.
In breve, se la famiglia è stata definita, e ci pare funzioni, come "co-residing individuals associated
by marriage and/or by kinship"4, da concepire entro il sistema ampio della parentela, definito da
Hanson "an abstraction relating to thè network of relationships based upon birth (either real or
fictive) and marriage"5, la scelta di vita monastica porta l'uomo a lasciare una famiglia per entrare in
un'altra famiglia. Questo progetto di ricerca intende indagare, da una parte, la persona religiosa, in
quanto forza individuale, all'interno dell'inglobante famiglia monastica (la quotidianità, le pratiche,
le aspirazioni); dall'altra il gruppo monastico nel suo insieme, cercando di individuare le forze
interpersonali che entrano in gioco per la sua costruzione e per il suo mantenimento.
I tratti caratteristici della famiglia monastica sono la maturazione da parte dei soggetti di una
specifica idea di gruppo/collettività, l'acquisizione di un elevato senso di appartenenza, la
formazione di legami di solidarietà, l'organizzazione di una struttura di rapporti esterni e interni: in
tal modo essa fornisce delle risposte alle richieste socio-culturali dei suoi componenti. Si tratta di
capire, attraverso l'indagine di comunità, quali elementi portino determinati gruppi, anche molto
lontani fra loro, a percepirsi e a rappresentarsi come famiglia monastica. Da non dimenticare
l'eventuale componente conflittuale che, come nella costruzione di ogni gruppo, seppur a volte
velata, emerge anche in questo caso e getta luce sull'attività costruttiva stessa. In questo rapporto
complesso del gruppo con il singolo e viceversa, laddove è il primo soggetto, la famiglia, ad offrire
la spinta per creare un soggetto meta-individuale in grado di vincere la sfida del tempo che il
singolo individuo è destinato a perdere6, vogliamo partire e concentrarci proprio sull'uomo e sulla
donna che hanno scelto la vita monastica, prendendo in considerazione anche alcuni casi in cui
l'appartenenza a una famiglia è espressa non nella forma palese della vita nel monastero, ma da un
più generale senso di appartenenza ad un ordine, un lignaggio, un gruppo monastico che non
necessariamente condivide uno spazio fisico (si pensi al caso degli anacoreti cristiani del deserto, ai
ritirati nella selva della tradizione induista o a certi casi di eremiti taoisti).
In questo senso, reputando che l'evoluzione delle famiglie religiose sia elemento capitale di processi
storici che hanno segnato e segnano la storia dell'umanità, vi sono alcune linee guida che
permettono di studiare la famiglia monastica :
1 La conversione come passaggio dei membri di una famiglia (religiosa) ad una famiglia
monastica.
In particolare è interessante la dinamica del "guru pattern": un monaco carismatico abbandona una
comunità monastica, si ritira a vivere da recluso, si trova circondato da discepoli e costituisce con
loro il
cuore di una nuova famiglia monastica. Verrebbe indagata la questione teorica della "conversione"
da un
punto di vista storico-interpretativo e l'applicazione pratica della categoria.
2 L'idea che l'adesione alla famiglia monastica non sia naturale/culturale/sociale ma dipenda dalla
risoluzione dell'individuo e da una personale esigenza religiosa salvifica.
3 Le credenze/articoli di fede/regole: le proposizioni, scritte o orali, che i membri accettano e
che in principio determinano o i membri della famiglia monastica o la necessità di entrare in una
nuova famiglia.
1 I rituali d'entrata, che separano chi è dentro e chi resta fuori.
2 Le pratiche quotidiane che i membri della famiglia svolgono.
3 I rapporti con l'esterno e la loro regolamentazione; i confini - reali e simbolici - dell'identità
della
famiglia.
I risultati attesi dal progetto sono primariamente di ordine scientifico: in termini di avanzamento
della ricerca auspichiamo innanzitutto di favorire l'elaborazione di nuove prospettive sui fenomeni
aggregativi e le strategie comunitarie (di cui il monachesimo è una variante] e un riesame dei
fondamenti stessi del concetto di famiglia; in seconda istanza intendiamo aprire nuove prospettive
di indagine sulla società, sul concetto di "persona" (religiosa] e sul ruolo del "religioso" in contesti
attuali, stimolando anche un ampliamento delle relazioni interdisciplinari, un conseguente
ripensamento disciplinare dei campi del sapere coinvolti e un rinvigorimento delle relazioni
internazionali.
Allo stesso tempo, è nostra convinzione che questo studio possa avere anche una concreta ricaduta
sulla società multiculturale e multi religiosa che ci circonda. Quanto alle eventuali potenzialità
applicative, quindi, crediamo che la riflessione sulla famiglia monastica e sui rapporti che essa
intrattiene con le famiglie esterne possa risultare utile sia in termini di educazione alla cittadinanza
sia di consulenza e stimolo per l'elaborazione di nuove politiche sociali. Lo studio della famiglia
monastica come espressione comunitaria si porrà così come una lente per la lettura delle dinamiche
comunitarie e sociali in cui siamo immersi. Si cercherà di capite che tipo di capitale sociale
scaturisca da tali forme aggregative e come sia gestito .
La prospettiva metodologica proposta consisterebbe, quindi, nell'affiancare due tipi di fonti: da
una parte la ricerca sul campo di stampo etnografico (con raccolta di fonti orali] ed etnopragmatico
per una analisi contestualizzata dei livelli comunicativi - morfosintattici, retorici, prossemici,
cinesici'; dall'altra l'utilizzo sistematico delle fonti scritte, questo anche per la prospettiva diacronica
che si intende mantenere. Come già auspicava Viazzo un decennio fa, questo permette di aprire un
fruttuoso dialogo non solo fra discipline diverse, ma anche fra approcci metodologici che ancora
oggi sono mantenuti troppo spesso separati. Bisogna riconoscere la necessità di coniugare il
materiale di archivi locali e religiosi con l'esperienza sul campo.
La tematica proposta, grazie alla solida base di ricerca alle spalle, permetterebbe una
sperimentazione concreta e fruttuosa del connubio, con risultati concreti fin dalla prima
pubblicazione miscellanea che si intende produrre.
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'Remotti F., 2008, Contro natura. Una kttera al Papa, Roma-Bari, Laterza
Brown P, 2002, II corpo eia società. Uomini, donne e astinenza sessuale nei primi secoli cristiani,Torino, Einaudi.
3
Herrmann U., 2002, «Famiglia», in C. Wulf (a cura di), Cosmo, corpo, cultura: enciclopedia antropologica, Milano,
Mondadori
4
Nathan G., 2000, The Family in ÌMte Antiquity. The Rise of Christianity and thè Endurance ofTradition, New York-London,
Routledge.
5
Hanson K.C., 1994, «Kinship», in Biblica! Theology Buììetìn, 24, pp. 183-194.
6
Filoramo G., 2005, «Fondamento 'mistico' dell'autorità e costruzione della comunità monastica: il caso
pacomiano», \n Annali di storia dell'esegesi, XX/l,pp. 37-55. "NorthJ.A., 2003, «Réflexions autour des
communautés religieuses du monde gréco-romain» in S. C. Mimouni - N. Belayche (a cura di), 1-a formattati des
communautés religieuses dans le monde gréco-romain, Turnhout, Brepols.
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