- ComunicAzione

annuncio pubblicitario
n7 - 09/2014
numero speciale
I N N O VA T I VA
I colori del bene
e del male
Rilevante, informativo,
avvincente
Più treddì per tutti
ComunicAttori:
Gavino Sanna
Sommario
i creativi
del passato
4
8
10
Il bianco e nero
I valori forti hanno bisogno
di un contrasto evidente
Come generare contenuti
per il web
16
20
24
Gavino Sanna
Direct Marketing performante
I colori del bene e del male
Più treddì per tutti
Nozioni basilari
sulla 3d motion graphics
Il cono per
proteggere
il trucco
da agenti
esterni
Focus Rilevante, informativo, avvincente
ComunicAttori
Tips
ComunicAzione
è un progetto editoriale di Tangherlini srl
Direttore Editoriale: Mirco Tangherlini
Direttore Responsabile: Riccardo Silvi
Iscrizione nel registro dei giornali e periodici N°14/12 del 2 Luglio 2012
Redazione: Via Caduti del Lavoro, 2 - 60131 Ancona - 071.2802604
visita il sito di ComunicAzione a questo indirizzo:
www.comunicazionemagazine.com
Design
TURN OFF
TURN ON
Editoriale
Luce, con un “CLACK”
TURN è il primo sistema illuminotecnico modulare ad aggancio
magnetico. Da oggi potrai comporre qualunque soluzione
luminosa con un semplice CLACK!
Sempre più spesso, per i nostri momenti di vita, abbiamo bisogno
del giusto grado di illuminazione.
La luce, al giusto grado di penetrazione, gioca un ruolo
fondamentale per creare l’atmosfera perfetta.
Mentre si lavora, o in compagnia di amici.
Guardando un film o leggendo un libro.
Ogni momento merita la giusta quantità e qualità di luce.
I moduli grazie a delle potenti calamite si dispongono in maniera
precisa e ordinata, mentre l’asse di rotazione interno permette di
illuminare l’ambiente a 360°.
design: Amin Farah
Ancora un numero di
“ComunicAzione” che “racconta”
la continua mutazione della nostra
agenzia.
Esce a ridosso di un
cambiamento radicale della nostra
struttura che aggiunge nuove
competenze e lascia al passato
metodi obsoleti di comunicare.
La nostra immagine è cambiata
radicalmente;
scompare il logo “Tangherlini”:
abbiamo dato spazio al marchio;
scompare il colore:
tutti i nostri strumenti di
comunicazione ora sono in
bianco e nero (non a caso questo
numero del magazine è quasi tutto
stampato in nero su bianco).
Come l’acqua di un torrente
si adatta al proprio letto e ne
erode le forme, così la scelta di
cambiamento è avvenuta per
adeguarsi alle nuove esigenze
del mercato che pretende risposte
veloci, strategie mirate, rispetto
dei budget e innovazione continua
degli strumenti di comunicazione.
Ma parliamo della nostra rivista,
sulle pagine di questo numero
argomentiamo la nostra scelta
di cambiamento cromatico e
analizziamo il bianco nero, due
“colori non colori”, spesso non
considerati come si dovrebbe.
È stata inserita una nuova
rubrica in cui racconteremo le
storie dei grandi “attori” della
comunicazione mondiale, il primo
personaggio di cui ci siamo
occupati è Gavino Sanna.
Vorrei segnalare un articolo
davvero esaustivo sul web
marketing redatto dalla nostra
nuova collaboratrice Roberta
Rogante e sul design di Amin
Farah, anche lui nostro nuovo
partner per ciò che concerne il
design e le nuove tecnologie.
Infine non perdetevi la pagina
con i “Tips”, questa volta troverete
4 consigli per realizzare un Direct
Marketing performante.
Spero che ancora una volta
le energie profuse dalla nostra
agenzia per la realizzazione di
questo piccolo magazine incontri
i vostri favori e possano fornirvi
spunti per soddisfare le vostre
curiosità professionali.
Per suggerimenti e critiche
potete comunque scrivere alla mia
email:
[email protected]
5
I colori
del bene
e del male
Io credo che sarebbe meglio
promettere meno ed essere credibili
che promettere tanto e non essere
creduti
di Mirco Tangherlini
“
Il nero è anche il colore
che comunica raffinatezza
e porta con sè un recondito
significato di sensualità.
Il bianco rappresenta,
invece, la purezza
”
Il bianco e il nero sono i colori
base della stampa: il nero, assieme
al giallo, al cyan e al magenta,
è anche uno dei colori della
quadricromia mentre il bianco è il
colore della carta su cui stampare.
Il nero assorbe assorbe “quasi”
tutte le radiazioni dello spettro
cromatico, mentre il bianco non ne
assorbe “quasi” nessuna.
L’effetto ottico ottenuto con
l’utilizzo del nero su bianco (o
del bianco su nero), in quanto
dipendente solo dal tratto, offre
al creativo infinite possibilità e, a
causa del forte contrasto, risulterà
sempre ben visibile.
Ma il bianco e il nero sono
anche due colori diametralmente
opposti. Il nero rappresenta la
notte e, in occidente è il colore
legato al lutto e alla morte.
Anche la paura del buio e la
claustrofobia all’oscurità possono
essere associate al nero.
La stessa magia a volte viene
definita nera per indicarne la forma
più cupa e maligna.
Ma il nero è anche il colore
che comunica raffinatezza e porta
con sè un recondito significato di
sensualità.
Il bianco rappresenta
invece la purezza ed è il colore
tradizionalmente associato alla
verginità: per questo il vestito da
sposa è bianco.
Indica innocenza e sincerità
ed è comunemente considerato il
colore del bene in contrapposizione
al nero, considerato
iconograficamente come il colore
del male.
In guerra il bianco è il colore
della resa (bandiera bianca) e della
vigliaccheria: nel passato infatti i
codardi venivano indicati con una
piuma bianca.
Ma il bianco ha anche
connotazioni di sterilità, di pulizia
clinica e di freddo.
A seconda del suo utilizzo
potremmo avere diverse
interpretazioni concettuali:
immaginiamo la differenza tra la
desolazione di una raffica di neve
bianca e gelida sospinta dal vento
e la delicatezza aggraziata di un
bianco e leggero fiocco di neve.
Il bianco può rappresentare
anche semplicità, minimalismo e
sobria eleganza.
Tra il bianco e il nero esiste
però una “zona grigia”.
La stessa parola “grigio” ha
connotazioni di apatia e tristezza:
un cielo grigio e nuvoloso, il
grigiore della depressione, il
completo grigio dei grigi uomini
d’affari.
Tuttavia negli anni ’80 il grigio si
ha avuto un’ampia diffusione nella
moda, negli imballaggi eleganti e
nel design d’avanguardia.
6
ComunicAzione 7
Marketing del b/n
Dal punto di vista della
comunicazione, le confezioni
(packaging) che utilizzano il colore
nero hanno un aspetto raffinato e
attraente e sono quindi adatte a
prodotti di ottima qualità, diretti a
consumatori sensibili e trasmettono
un’immagine elegante e sobria.
Il nero, da solo o accostato a
colori sensuali come il porpora,
possono comunicare un significato
recondito di passionalità.
Il grigio sta invece a indicare
la durevolezza e l’affidabilità di un
prodotto che possiede, oltre a una
discreta raffinatezza, un valore
pratico, e ha un ruolo importante
nel design “stradale” e nella moda
e, per la sua intrinseca neutralità
viene utilizzato per il design in
cui l’uso del colore deve apparire
minimalista.
Il bianco, a seconda di come
viene rappresentato, può essere
indice di pulizia e purezza,
raffinatezza e stile ma anche
di efficenza pratica; usando il
bianco in associazione ad altri
colori, il designer può “caricare”
il messaggio di sincerità e
innocenza.
Questa tinta è anche molto
efficace come colore secondario,
sia per conferire visibilità e
impatto a un’immagine che per
rappresentarne lo sfondo.
Storia del b/n
Nel corso degli anni il nero
ha avuto diversi momenti di
grande popolarità, in particolare
nell’Art Déco degli anni ’20 e,
più recentemente negli anni ’60
(optical) e ’80.
Anche il bianco ha goduto la
stessa popolarità del nero nel
medesimo periodo e, insieme al
grigio, questi due colori sono stati
utilizzati per rappresentare uno
stile sofisticato.
Terminologia b/n
L’ambivalenza del nero è
riscontrabile anche a livello
lessicale. In molte lingue antiche
se ne designa uno opaco, di
valenza negativa, e uno brillante di
valenza positiva.
Questa duplicità valoriale è
presente sia nel vocabolario latino
(ater e niger) sia in quello vecchio
inglese (swart e black).
Per il bianco, dal punto di vista
lessicale, in greco leucos, indicava
quello chiaro e dunque umano,
mentre arg si usava per il bianco
lucente e quindi divino; il latino
distingueva, invece, candidus,
che etimologicamente significa
infiammare, quindi rimanda all’idea
di splendore, da albus che si
traduce con pallore, decolorazione,
chiarezza.
7
Il significato
del BIANCO
Il significato
del NERO
Il bianco indica innocenza, purezza
e stile. È associato alla fede ed è un
colore sempre positivo. È un colore estivo poichè riflette il
100% dei raggi solari ed è composto
dalla somma di tutti i colori.
Come il nero è sempre attuale
e viene spesso utilizzato nel
design per la sua caratteristica di
neutralità.
In grafica le parti bianche hanno
l’obiettivo di rendere il progetto più
chiaro e ordinato.
Vestire di bianco indica storicamente
ricchezza oltre all’appartenenza ad
una classe sociale elevata; nessuno
infatti vestirebbe di bianco per
svolgere lavori umili.
I dottori vestono un camice bianco
ed è provato che un messaggio
promozionale recitato da un attore
che veste un camice di questo colore
ha un’efficacia incredibilmente
maggiore , e questo anche se il
pubblico è consapevole del fatto che
a parlare non un vero dottore.
Nella cultura asiatica il bianco è
invece associato al lutto.
Il nero è un colore sobrio e raffinato,
simboleggia autorità, potere e
rispetto.
Queste ultime due caratteristiche
possono essere associate a
diversi temi ampliando lo spettro
comunicativo del nero, specie in
funzione dei colori che, di volta in
volta, gli vengono accostati.
Il colore nero, nella moda, è noto per
far apparire le persone più magre.
Talvolta il nero può denotare anche
sottomissione: il colore del vestito
dei preti, ad esempio, denota la
loro sottomissione a Dio e alcuni
psicologi suggeriscono che le
donne vestite di nero accettano più
facilmente di essere sottoposte agli
uomini.
Nell’immaginario collettivo il nero è
anche il colore della notte e quindi è
spesso associato al male.
Una confezione nera, in
comunicazione, giustifica
generalmente un prezzo più alto
e un pacchetto nero apparirà più
pesante di uno bianco.
Nella cultura occidentale il nero è il
colore del lutto.
I colori del bene e del male
Il rumore bianco, in acustica,
è un suono contenente tutte le
frequenze udibili, e viene chiamato
“bianco” per analogia con il colore
bianco che contiene tutte le
frequenze visibili.
Il bianco è anche il colore di uno
dei due giocatori in vari giochi
da tavolo di strategia, come gli
scacchi, e la dama.
Nelle tribù Masai del Kenya e in
Tanzania, il nero è associato alle
nuvole che portano la pioggia,
diventando un simbolo di vita e
prosperità.
Il nero spesso simboleggia
ambiguità, segretezza, e ciò che
non si conosce.
Il nastro bianco è vestito dai
movimenti che denunciano le
violenze contro le donne.
È anche il segno di femministe
ed è stato il simbolo della pace in
Quebec, all’inizio del 2003, come
opposizione popolare alla guerra
in Iraq.
Il nero è il colore della palla
numero 8 nel gioco del biliardo.
Nel gioco denominato “Palla 8”,
questa è l’ultima che deve essere
imbucata, ma se accidentalmente
cade in una buca, determina la
sconfitta istantanea.
Nell’automobilismo, una bandiera
nera segnala che un certo pilota
deve ritirarsi dalla corsa.
Al pronto soccorso il codice
di accesso bianco significa
nessuna urgenza, tempo
di attesa indefinito.
In politica il bianco è il colore
ufficiale dei partiti con ideali
che si rifanno alla Democrazia
cristiana, tant’è che questa veniva
soprannonimata “La Balena
bianca”.
Nel ciclismo la maglia nera era il
simbolo dell’ultimo classificato al
Giro d’Italia.
Nell’antica Cina, il nero, simbolo
del Nord e dell’Acqua, era uno
dei cinque colori principali. Non
c’è alcun significato negativo o
positivo.
Focus
di Mirco Tangherlini
I valori forti
hanno bisogno
di un contrasto
evidente
A volte, si comincia a sentire
stretta l’immagine che ci
rappresenta, quello che viene
percepito dal target non è
sempre ciò che vorremmo.
Anche la nostra agenzia ha
affrontato da settembre 2014
questo giro di boa.
Ad una ristrutturazione
interna che ci ha portato a
fornire nuove competenze
e nuovi servizi è seguita
inevitabilmente una rivisitazione
della nostra immagine.
Il marchio è diventato più
importante del nome.
I risultati raggiunti in questi
anni ci hanno permesso di fare
questo importante passo.
Abbiamo dapprima “pulito”
ulteriormente i nostri strumenti
di comunicazione con il gusto
minimalista che da sempre ci
contraddistingue, poi ci siamo
chiesti che colore usare.
Un’attenta analisi su come
si posizionano i nostri colleghi
ci ha fatto riflettere sull’aspetto
cromatico che ci avrebbe
identificato.
Abbiamo trovato gialli, verdi
accesi, rossi, arancio o toni
desaturati, spenti, ma sempre
“colorati”.
Nessuno di questi colori
rifletteva il nostro stile di
comunicare: asciutto, senza
fronzoli, che va diritto al
raggiungimento dell’obiettivo
dei nostri clienti.
Quindi quale migliore cromia
se non il semplice bianco e nero.
Senza grigi, a nostro parere,
una buona comunicazione
non conosce mezze misure,
una valida strategia di marketing
deve avere il giusto contrasto
per distinguersi dalla massa
dei competitors.
Un leader non segue ma si
lascia seguire e per fare questo
ha bisogno di tratti e toni decisi.
Una volta sposata questa
decisione tutta l’immagine
coordinata ha preso forma in
breve tempo (come sempre una
ricerca condotta nel modo giusto
semplifica il lavoro dei creativi),
e siamo davvero soddisfatti del
risultato.
Il contrasto e la forma
minimal del nostro marchio
rende la nostra nuova immagine
facilmente memorizzabile,
più incisiva, elegante e visibile.
ComunicAzione 7
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11
Rilevante
informativo
avvincente
di Roberta Rogante
Nella progettazione di una
strategia di comunicazione
web è davvero indispensabile
tenere in considerazione due
aspetti fondamentali che aiutino
la diffusione dei contenuti e del
brand:
a scrivere dei contenuti
esclusivamente ottimizati per la
seo, senza tener conto di una
strategia social che ne aiuti la
condivisione, può rendere il
prodotto del nostro lavoro privo di
awareness.
1
Tra tutti i social oggi a
disposizione (ce ne sono
davvero moltissimi e risulta
difficile e sbagliato utilizzarli
tutti contemporaneamente),
sicuramene Google+, prima di tutti
gli altri, risulta la piattaforma che
può aiutare l’indicizzazione.
Essendo realizzato proprio da
Google, permette maggiore spazio
di manovra in una strategia di
posizionamento in quanto viene
preferito dal motore di ricerca
proprietario.
il piano di comunicazione
social
2
la sua interazione con
l’aspetto seo.
Entrambe le strategie devono
essere sviluppate in modo
sinergico per essere certi di poter
amplificare l’efficacia
(e di conseguenza ottenere i
risultati previsti) dei contenuti
prodotti.
Lavorare quotidianamente
alla creazione di contenuti
finalizzati alla condivisione social
può rappresentare una buona
pratica, ma è molto importante
non sottovalutare mai il potenziale
pubblico che si potrebbe
raggiungere affiancando a questa
pratica una mirata ed efficace
strategia seo.
Allo stesso modo, limitarsi
Nonostante questo vantaggio
evidente, Google+ è ancora
sottovalutato e poco utilizzato.
Sicuramente un contenuto
condiviso nel social del grande
motore di ricerca, verrà indicizzato
più facilmente rispetto ai contenuti
pubblicati su Facebook o social più
utilizzati.
Ciò chiaramente non significa
che progettare una strategia su altri
social non possa risultare efficace,
Engagement
È l’indicatore di quanto gli utenti
sono stati coinvolti (ingaggiati),
con i contenuti pubblicati, ovvero
quanto hanno partecipato alle
discussioni. Se sfruttato nella
manera giusta può portare dei
vantaggi sia nel breve periodo,
(acquisto), che nel lungo periodo,
(fidelizzazione del cliente).
Esistono molti modi per calcolare
matematicamente l’engagement
effettivo, il più comune è “like +
share + commenti / fan x 100”.
anzi, relativamente agli obiettivi
che si vogliono raggiungere è bene
scegliere con oculatezza e dopo
un’attenta analisi quali strumenti
social utilizzare tenendo sempre
in considerazione che lo scopo
primario è quello di raggiungere
il potenziale cliente o utente sia
singolarmente che per gruppi di
appartenenza (tutti i fans di un
cantante, tutti gli appassionati di
motori, ecc.).
Chiunque abbia sfogliato
un manuale di “seo strategy” o
visitato uno dei tantissimi blog che
trattano dell’argomento, avrà ormai
capito che il contenuto è il re
della seo.
Ma quali caratteristiche
dovrebbe avere un contenuto
valido per essere ritenuto tale?
Ecco tre punti che sono davvero
fondamentali per ottenere risultati
certi e duraturi:
12
Seo
In Italiano può essere tradotto
in “ottimizzazione per i motori
di ricerca”, in Inglese è “Search
Engine Optimization”.
Sono tutte le attività attuate per
aiutare un sito web a posizionarsi
nei motori di ricerca.
L’obiettivo principale è quello
di rendere il sito più visibile e
facilmente raggiungibile dall’utente.
Semplificando, il lavoro si basa
sulle parole chiave, sui contenuti di
valore e sull’ottimizzazione dei link.
13
Awareness
Link building
Mettere in pratica queste tre
regole non è sempre facile, ma
gli sforzi profusi per inserire tutti
gli ingredienti necessari verranno
premiati dagli utenti con accessi,
numero di fans e, cosa più
importante, vendite.
l’appartenenza
ad un gruppo sociale,
Non va mai sottovalutato,
inoltre, che il web è uno
strumento che permette di
ridurre virtualmente le distanze
tra aziende e potenziali clienti
e consente a tutti gli utenti di
esprimere un giudizio sui tuoi
prodotti, quindi l’obiettivo primario
diventa necessariamente quello
di instaurare rapporti diretti con
i follower (utenti che scelgono di
seguire i contenuti che vengono
pubblicati).
l’interazione
con altre persone,
1
2
3
deve essere rilevante
deve essere informativo
deve essere avvincente
evita di distrarre i tuoi clienti
con contenuti che possono
risultare lontani dal tuo
business ma cerca di essere
sempre aggiornato sugli
argomenti che gravitano
attorno al mercato relativo ai
tuoi prodotti o servizi.
In questo modo non rischierai
di perdere lettori interessati e,
se pubblicherai con costanza
post utili, manterrai sempre
viva la loro attenzione;
il cliente non ha bisogno di sentirsi
dire che il tuo prodotto
è il migliore del mercato, vuole
avere informazioni utili per
scegliere e decidere che il tuo
prodotto è davvero il migliore, ma,
soprattutto, deve capire che con il
tuo prodotto potrà risolvere i suoi
problemi e migliorare il suo stile di
vita;
ogni contenuto, come una
“pozione magica”, va realizzato
con le giuste dosi che
permetteranno di coinvolgere,
convincere, attirare l’attenzione
ed essere memorabile.
Intesa come riconoscibilità
del marchio con lo scopo di
aumentarne le vendite.
È un termine legato a tutte le
comunicazioni pubblicitarie che
hanno l’obiettivo di influenzare
le reazioni dei clienti quando si
trovano a scegliere un prodotto.
Riconoscere un brand, percepirlo
come vicino al proprio mondo e
ricordarlo nel momento della scelta,
è sicuramente frutto di una buona
strategia .
Tutto ciò si traduce in engagement,
ovvero riuscire a catturare
l’interesse al fine di rendere
partecipe e appassionato ogni
possibile utente, senza mai
perdere di vista l’obiettivo iniziale
che si vuole raggiungere.
Chiaramente esistono, a
riguardo, opinioni contrastanti
ma è possibile evidenziare alcuni
aspetti sociali, alla base di questo
tipo di dinamica, che risultano
incontrovertibili e che devono
essere presi in considerazione:
Tutti quei procedimenti dediti
a costruire link di valore legati ad
un sito web.
Praticamente ogni attività che mira
a stimolare gli utenti a linkare un
sito; non si tratta di fare spam ma di
rendere il sito più autorevole su un
determinato argomento.
Sicuramente è meglio avere pochi
link ma buoni, che molti ma distanti
dal proprio business o addirittura
“dannosi”.
la realizzazione
o il compimento
di un’attività,
lo scambio sociale,
la mancanza
di costrizioni.
I nuovi strumenti di
comunicazione, basati sulle
caratteristiche sociali accennate,
hanno spinto sempre più gli utenti
a diventare virtualmente “socially
engaged”, facilitando la diffusione
di link e di contenuti prodotti dalle
aziende.
Proprio per questo la
condivisione, soprattutto nei blog
e siti personali, svolge un ruolo
molto importante a vantaggio della
seo e della strategia di linkbuilding,
ovvero di tutti quei procedimenti
che sono finalizzati ad ottenere link
di valore al proprio sito e portare
valore aggiunto.
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ComunicAzione7
17
Più treddì
per tutti
di Amin Farah
che cos’e
La 3d Motion graphics (grafica
tridimensionale in movimento)
consiste nell’utilizzo di un software
3d per realizzare animazioni da
utilizzare nella comunicazione
visiva e rappresenta una
componente essenziale in gran
parte degli spot pubblicitari,
presentare un prodotto o
semplicemente visualizzare dei
dati in modo coinvolgente.
Questa tecnologia è
caratterizzata dalla messa in
movimento di materiale grafico,
dalla possibilità di generare effetti
di luce, distorsione, traslazione,
trasformazione, dalla possibilità
di creare l’illusione 3D in spazi
immaginari e fantastici e dalla
capacità di gestire suoni e musiche
proprio come i film che guardiamo
abitualmente, raccontando
una storia e trasmettendo un
messaggio su più livelli, dal visivo
all’emotivo-emozionale, da quello
cinetico-spaziale a quello uditivo
Quando parliamo di messa
in movimento di elementi
tridimensionali, di solito parliamo
di animazione 3D, ed è importante
sottolineare che inizialmente la
motion graphic si occupava di
muovere grafiche bidimensionali,
mentre oggi manifesta molti punti
di tangenza con l’animazione 3D.
Permette l’elaborazione
di movimenti di camera
tridimensionali e utilizza grafiche
tridimensionali al suo interno.
Detto questo prima di analizzare
ulteriormente questo strumento è
giusto affermare che non esiste
una definizione universalmente
accettata per il termine “motiongraphic”, trattandosi di una
terminologia sviluppatasi negli
ultimi quindici anni di pari passo
con le nuove possibilità legate
alla potenza dell’elaborazione
computerizzata.
Bene sottolinea Silvia Bordini
nel suo Arte Elettronica (Giunti
2004): “una quantità di neologismi
si sono inseguiti e intrecciati nel
tentativo di dare una definizione
alle articolazioni di un linguaggio
nuovo e in continua metamorfosi”,
e il linguaggio della motion graphic,
bisogna sottolinearlo, si evolve con
una rapidità impressionante.
A questo aspetto, prettamente
commerciale, possiamo affiancarne
un nuovo aspetto: quello artistico.
La motion graphic, può essere
infatti vista come un processo
fortemente artistico di creazione,
18
ComunicAzione7
19
Più treddì per tutti
“
È statisticamente provato che l’utente che si imbatte in un video,
tende a memorizzarlo molto più facilmente di un’immagine o di un testo.
Grazie a movimento e suoni, può coinvolgere ed emozionare maggiormente
lo spettatore, che desidererà condividere questa esperienza con amici e
conoscenti, postandolo sui social network o con il semplice e sempre efficace
passaparola.
”
distruzione, generazione, messa
in movimento, di elementi creati al
computer.
In questo senso, ogni volta che
parliamo di motion graphic non
possiamo astenerci dal trattare
videoperformance, videosculture,
video-poesia, arte multimediale,
interattiva, virtuale, digitale, web
art, net art e così via.
Tuttavia la motion graphic
commerciale resterà in mano alle
grandi agenzie specializzate in
materia ancora per poco.
Le potenzialità dei nuovi
computer e il costo dei software,
oggi davvero alla portata di tutti
permetterà anche a piccole
imprese al cui interno operano dei
3d motion designer, di generare
prodotti dalla professionalità
ineccepibile.
chi e’ il 3d motion
designer?
Il 3d Motion Designer è colui
che si occupa della grafica in
movimento, quindi tutto ciò che
riguarda animazioni, transizioni tra
oggetti grafici, titolazioni e molto
altro...
Il 3D Motion Designer non deve
necessariamente realizzare l’intero
impianto grafico del progetto di
animazione, ma può limitarsi ad
un aspetto tecnico-realizzativo.
Chiunque, invece, abbia anche
competenze di direzione artistica
e Graphic Design può completare
il suo profilo professionale
trasformandolo in eccellenza.
Il 3D Motion Designer è colui
che anima e dà vita a progetti
come: sigle televisive, titolazioni
cinematografiche, infografiche
animate, intro video per siti internet
o video games, presentazioni,
spot, logo animation, ecc.
Per rendere giustizia alle varie
competenze è importante capire
che chi lavora solo con materiale
video (riprese) non è un 3D Motion
Designer ma un montatore che,
pur mantenendo una elevata
professionalità, è una cosa molto
diversa.
Il 3D Motion Designer lavora
con elementi grafici (icone, loghi,
disegni, foto) e clip video ma deve
anche dimostrare padronanza sia
con software 2D che con quelli 3D.
Alcuni dei software più usati da
un 3D Motion Designer sono:
per il 2D
guarda il video “the happyness factory”
After Effects, Premier, Photoshop,
Illustrator
per il 3D
Cinema 4D , MODO , 3D Studio,
Maya, Blender, Lightwave.
Oltre ad avere un’ottima
padronanza con le animazioni e
il mondo dei video, il 3D Motion
Designer deve, per forza di cose,
conoscere la gestione dei file audio.
In ogni progetto video la musica
è molto importante, quindi è
fondamentale saper utilizzare ed
elaborare file audio; questo non vuol
dire che il 3D Motion Designer deve
essere un compositore di musica, ma
sarà utile avere alcune competenze
sui file audio (effetti sonori, musiche,
loop) in modo da poter essere
autonomo in progetti in cui la figura
di un vero e proprio Sound Designer
non è prevista.
Oggi questa figura è, soprattutto
per le Agenzie di comunicazione,
sempre più importante: molto della
comunicazione visiva (grazie anche
ad una rete sempre più veloce) si
sta spostando sulla creazione di
contenuti mutimediali.
i vantaggi evidenti
È possibile riprodurre qualsiasi
tipo di location, da quelle tradizionali
a quelle più surreali senza doversi
spostare dalla propria scrivania;
è possibile ottenere una
visualizzazione realistica del prodotto
ancor prima che questo venga
realizzato;
si possono cambiare rapidamente
composizioni, finiture e colori;
vengono eliminate tutte le voci di
spesa come l’affitto della location, il
costo del trasporto degli allestimenti e
il noleggio delle attrezzature di scena;
il non utilizzo di ambientazioni
e prodotti reali porta con sé
una valenza ecologica da non
sottovatutare.
Come esempio segnaliamo il
progetto Ecoshoot, che unisce la
praticità del render all’ecologicità
della computer grafica
visita il sito Ecoshoot
Essendo puramente virtuale,
si può “archiviare” il file del set
cinematografico, o parti di esso,
per poterlo riutilizzare in qualsiasi
momento, anche a distanza di
molto tempo e per lavori diversi.
le applicazioni
commerciali
Immagini ambientate e still life
di prodotto per: cucine, salotti,
camere, bagni, outdoor, contract,
prodotti meccanici, macchine
industriali, nautica, medicale;
creazione di location virtuali
in cui ambientare modelli 3D dei
vostri prodotti o fotoinserire quelli
già fotografati;
video presentazione del
prodotto;
video simulazione dell’utilizzo
e delle fasi di assemblaggio del
prodotto.
the happyness factory
Uno degli esempi più famosi
in cui la 3d motion graphic è stata
fondamentale è la campagna
di marketing del 2006 della
Coca-Cola “Happiness Factory”,
un mondo fantastico che vive
all’interno di un distributore
automatico di Coca-Cola.
Con una strategia di
comunicazione assolutamente
innovativa mirata al coinvolgimento
del pubblico con modalità sempre
nuove e sorprendenti, Coca-Cola
non comunica più con la pubblicità
“classica”, realizza cortometraggi.
“Happiness Factory diventa
così una vera e propria saga,
arrivata per ora la suo secondo
episodio:la forza comunicativa di
questa campagna è straordinaria,
ed è stato possibile declinarla su
ogni mezzo di comunicazione in
modo completamente integrato”
- ha dichiarato Cristina Santucci,
Direttore Marketing di Coca-Cola
Italia “In Happiness Factory, la mitica
bottiglia contour e la magia di
Coca-Cola si uniscono per dar vita
ad un memorabile spot, dandoci
modo di esprimere in maniera
davvero originale i valori del
marchio”
Dal suo lancio nel 2006,
“Happiness Factory “ è diventata
la campagna di maggior successo
della The Coca-Cola Company.
Trasmesso in oltre 100 paesi, il
primo episodio ha infatti già vinto
numerosi premi, come il Leone
d’Argento agli advertising awards
di Cannes nel 2007, il “Grand Prix
Gold Prize” agli Epica Awards del
2006 e pù recentemente è stato
nominato per un “Emmy” negli Stati
Uniti come miglior campagna in
prima serata.
ComunicAttori
20
21
Gavino Sanna
“La grande idea arriva quando arriva.
Il resto è pubblicità”
di Riccardo Silvi
È stato il più importante (e
premiato) pubblicitario italiano.
Ora fa vino. Anche se è astemio.
A domanda diretta si è giustificato
dicendo, senza troppi problemi,
“Se è per questo ho fatto pure le
campagne pubblicitarie per tante
auto. E non ho la patente. Anche
se non mi intendo di vino, ci metto
di mio la puntigliosità e la severità,
come in tutto quello che faccio”.
Gavino Sanna, sardo di Porto
Torres, è il primo protagonista di
“ComunicAttori”, un nuovo spazio
su “Comunicazione” dedicato
alle grandi firme creative della
comunicazione italiana e non solo.
Sanna è senza ombra di dubbio
il più importante ed influente
pubblicitario italiano, protagonista
dell’era della comunicazione
commerciale post-Carosello e
l’unico ad aver conquistato una
vastissima notorietà internazionale.
Sua è la firma su spot televisivi che
hanno fatto la storia del piccolo
schermo italiano, prime fra tutte le
pubblicità Barilla. Ma ha lavorato
fra gli altri anche per Coca Cola,
Exxon, Revlon, Bic, Birra Wurher
e molti altri. È stato il precursore di
una comunicazione lontana dagli
schemi tradizionali di Carosello,
una pubblicità dal forte carattere
commerciale ma mai creativa fine
a se stessa.
Parlando di Carosello, Sanna
è stato sempre molto chiaro:
“Quei vent’anni di Carosello
e psudopubblicità hanno mortificato
la figura del pubblicitario: uno
stadio primitivo di réclame che
ha impedito lo slancio creativo
piuttosto che una concezione
moderna dell’advertising. Il
pubblicitario si limitava a informare
dell’esistenza di un prodotto ma
non era in grado, o non era messo
nelle condizioni, di costruire
l’immagine di quel prodotto. Nel
1977, decaduta la formula di
Carosello, sono state gettate le
basi per una nuova professionalità,
per un nuovo concetto di pubblicità,
che oggi non parla soltanto di
prodotti ma anche di immagini e di
filosofia aziendale.”
Una presa di distanza dal
mondo tutto italiano di Carosello
che nasce da un animo curioso e
non convenzionale, ma sempre
caratterizzato per umiltà e rispetto.
“Per riuscire a fare ciò che ho fatto
mi sono preoccupato di capire le
persone, di rispettarle e soprattutto
di non bluffare mai. Non ho mai
guardato qualcuno dall’alto in
basso perché non capiva i miei
spot. Ho sempre pensato che se
qualcuno non capisce i miei spot,
sono io che non sono stato capace
di farmi capire. Se io non riesco
a convincere una persona che la
Pasta Barilla è migliore della Pasta
Puddu è un problema mio.”
Fuori dagli schemi, Sanna non
ha mai nascosto la sua passione
per la scuola americana di
pubblicità, definendo gli Stati Uniti
come la culla della seconda era
della pubblicità. Ha lavorato per
oltre 10 anni a New York, accanto
ad artisti e professionisti del calibro
di Andy Warhol. Ma la sua scintilla
creativa è partita, per sua stessa
ammissione, dal più italiano dei
pubblicitari: Armando Testa.
“Forse tutto accadde durante
il mio primo viaggio sul tram 33
partendo dalla stazione Centrale
di Milano per scendere a piazzale
Biancamano, a poca distanza
dal mio ufficio. In quel segmento
terminale fui colpito dall’impatto
con una cosa meravigliosa e
geniale. Era un manifesto del Punt
e Mes disegnato da Armando
Testa.”
Nonostante i tanti successi
e premi ricevuti nel corso della
sua carriera, Sanna si è sempre
contraddistinto per uno stile
concreto, pragmatico e mai
eccessivo.
“Il pubblicitario ricorda quel
commesso viaggiatore che, anche
se molto bravo, non può essere
migliore del prodotto che vende,
perché non può “miracolare” un
prodotto scadente.”
“Sono orgoglioso di essere
ComunicAttori
Gavino Sanna
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È veramente sorprendente
quanto la maggior parte della
pubblicità che vediamo oggi
manchi di un’idea di base. Le
grandi idee di vendita sono
innovative, persino rivoluzionarie.
Sono capaci di battere il mercato.
Portano la gente a vedere il
tuo prodotto sotto una luce
completamente nuova. Le grandi
idee di vendita possono creare
nuovi mercati dal nulla come per
esempio il concetto di vendere
la Volkswagen come un brutto
ma efficiente mezzo di trasporto,
il posizionamento Avis come
il numero due, l’assunzione
della mitologia del cow-boy per
Marlboro.
Ho l’impressione che molte
grandi idee come queste siano
venute da qualcosa che lo scrittore
Edward De Bono chiama “lateral
thinking”, e che è l’aldilà di mettere
da parte i pensieri logici e ordinati
per pensare a un prodotto, e alla
sua opportunità, in un nuovo ed
eccentrico modo. Il risultato è che
tu qualche volta vedi le cose come
mai le avevi viste prima. È così
che può nascere la grande idea.
Se siamo veramente fortunati, una
grande idea di vendita forse ci
potrà accadere di averla uno o due
volte durante la nostra carriera.
Dovrebbe avere cioè una certa
importanza per la gente che si
vuole raggiungere. L’intero soggetto
della rilevanza in pubblicità è più
importante oggi che mai. I giorni
in cui la pubblicità era destinata a
raggiungere un grandissimo numero
di persone stanno gradualmente
volgendo al termine. Il tempo in cui
si poteva raggiungere praticamente
tutti con un telecomunicato è
pressoché finito. Gli spettatori
vanno frammentandosi; il mezzo
evidenzia una maggior selettività;
la nostra cosiddetta “target
audience” sta diventando sempre
più piccola o meglio definita. Mentre
oggi riusciamo ad identificare la
nostra audience in modo sempre
più preciso, abbiamo bisogno di
essere sicuri che il messaggio
di vendita inviatole sia molto
incisivo e significativo. Esempi di
pubblicità irrilevante ci assalgono
continuamente, e da più parti, in
un’escalation vertiginosa. Pubblicità
di sigarette che non parla che di
percentuali di nicotina e catrame
a gente che è solo interessata al
piacere, al sapore o all’evasione.
Poi tutta la réclame per i personal
computer, gran parte di quella per
auto che cerca di vendere dello
snob appel a persone affamate
di informazioni che dovranno poi
aiutarle a decidere. Probabilmente
voi avere visto dei commercial
che vi sono apparsi interessanti e
divertenti ma di cui non ricordate il
nome del prodotto. Potrei suggerirvi
che quando la pubblicità è ricordata
ma il prodotto è dimenticato,
probabilmente è perché il messaggio
è irrilevante. La pubblicità che
funziona non è solo ricordata, ma ha
grandi significati per chi ascolta.
Quando io parlo di credibilità in
pubblicità non sto parlando della fede
che i nostri spettatori hanno nella
chiesa, nella famiglia e nei leader
politici. Parlo di un’accettazione
generale e di una mancanza di rigetto
per il nostro messaggio. In questi
tempi in cui tutti gli spettatori nutrono
un certo scetticismo a proposito
di tutto, è molto importante non
sfidarli con affermazioni incredibili
anche se questi enunciati sono
sostanzialmente veritieri. Io credo
che sarebbe meglio promettere meno
ed essere credibili che promettere
tanto e non essere creduti. Il cimitero
del marketing è pieno di prodotti
che hanno avuto buona pubblicità
ma che, ahimè, ha illustrato
smisuratamente le loro virtù.
Mi chiedo spesso se
l’esecuzione di un annuncio sia
innovativa o semplicemente una
copia dell’idea di qualche altro.
Questo è un assunto
estremamente difficile con il quale
convivere. I clienti, come abbiamo
notato prima, si sentono a proprio
agio al cospetto di cose che già
conoscono. Qualche volta (e Dio
li castighi!) persino presidenti di
agenzie, amministratori delegati
e direttori creativi, si sentono più
a loro agio con qualche cosa che
hanno già visto. Istintivamente
tutti tendiamo verso il familiare e
la voce amica, piuttosto che verso
cose strane e, forse, minacciose.
Suppongo che questa sia la
ragione per cui tutta la pubblicità,
in ogni categoria, tende ad
assomigliarsi.
Bill Bernbach ha detto che
l’essenza di una pubblicità di
impatto è dire le cose che non
sono mai state dette prima. Ecco
perché la pubblicità che assomiglia
alle altre è sprecata: sacrifica
la sorpresa dei consumatori a
beneficio del confort dei clienti.
Il problema più grande
nel trovare idee innovative è
distinguere le intuizioni veramente
rivoluzionarie da quelle solamente
pazze. Qui solo il vostro giudizio
e il vostro gusto possono esservi
d’aiuto. Io definirei le innovazioni
pubblicitarie con questo assioma:
“La creatività deve essere
innovativa per essere nuova,
ma non così nuova da essere
incomprensibile.”
Molta pubblicità di successo
non ha una vendita logica, ma
emotiva.
La differenza tra una vendita
emotiva e una vendita logica è la
differenza tra la fisicità del prodotto
e i benefici dello stesso.
La fisicità di un prodotto è il
prodotto visto attraverso gli occhi
di chi lo fabbrica, mentre il suo
beneficio emotivo è il prodotto visto
con gli occhi del consumatore.
Quindi perché dovremmo
sentire la necessità di cambiare la
pubblicità per mantenerla attuale?
Essere contemporanei non
vuole dire essere tendenziosi.
La pubblicità di tendenza è
vista più come un cliché della
pubblicità fuori moda. Ma come
può un creativo distinguere tra
un’esecuzione che è un furto
dall’ultimo film o dalle canzoni più
gettonate? In pubblicità niente è
più pericoloso degli entusiasmi
passeggeri. I creativi sono molto
sensibili alle mode pubblicitarie,
sopratutto alle mode create
dagli stessi addetti ai lavori.
Bisogna stare molto attenti a non
confondere i capricci del momento
con la rivoluzione.
La missione di un pubblicitario
è quella di rilevare nel più breve
tempo possibile i cambiamenti
di comportamento del pubblico.
La pubblicità non dovrebbe mai
provocarli.
Dovremmo tenerci costantemente
in contatto con la folla in modo da
capire veramente come le persone
vedono e che cosa pensano della
pubblicità, del prodotto e dei servizi
dei nostri clienti. Abbiamo bisogno
di sapere se le nostre idee, le
nostre esecuzioni pubblicitarie,
corrispondono ai loro bisogni e ai
loro desideri. E in questo caso la
nostra pubblicità avrà la dote di
contemporaneità, e non dovremmo
sforzarci di essere in perfetta
sintonia con la moda.
Un’idea di vendita
considerato papà della pubblicità
dei buoni sentimenti. Io non ho
capito cosa vuol dire pubblicità
creativa: il nostro lavoro è prendere
per mano il consumatore e portarlo
all’acquisto. Penso che ci sia
confusione sul nostro mestiere.
Oggi guardo la pubblicità in tv e, in
generale, la trovo senza anima e
senza valori. Non parla a nessuno
e ci sono solo effetti speciali.”
E accanto a questa
pragmaticità, una sincera umiltà.
“Vi garantisco che per arrivare in
paradiso, cioè al primo piano della
Young & Rubicam in piazza Duse
a Milano, io prendo l’ascensore o
salgo le scale a piedi.
E con i piedi per terra.” Chiave
di interpretazione dei lavori di
Gavino Sanna e della sua “filosofia
comunicativa” sono comunque
i suoi “cinque standard”. Punti
chiave e di riferimento per chi
fa questo mestiere, pubblicati
all’interno del libro “Le uova di
Woody Allen.
Guida arbitraria ai misteri e ai
piaceri della pubblicità”.
guarda il video “dove c’è Barilla c’è casa”
Pubblicità rilevante
Annunci credibili
“
Io credo che sarebbe meglio
promettere meno ed essere credibili
che promettere tanto e non essere
creduti
”
In cerca di distinzione
Pubblicità persuasiva
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Tips
i creativi
del passato
4 consigli per realizzare un Direct Mail che vende
Un bravo copywriting crea
immagini emozionanti nella
mente del lettore. Ecco alcuni
trucchi semplici per realizzare dei
messaggi che vendono.
1
Rendi il testo facile da leggere.
Quando l’utente capisce che gli
stiamo vendendo qualcosa si mette
in difesa e per catturare la sua
attenzione, il tuo messaggio deve
essere interessante e facile da
leggere.
Mantieni dei paragrafi brevi.
Non utilizzare frasi contorte.
Adopera elenchi puntati.
Ripeti il valore principale in modi
diversi.
Guida la lettura con sottotitoli che
raccontano una storia.
2
Utilizza immagini e parole
magiche. Utilizza immagini di
come il lettore si sentirà con quella
bella macchina nuova, durante una
vacanza di lusso. Offri immagini
specifiche, ma non così specifiche
da non essere adatte alle fantasie
del target.
Due parole hanno dimostrato di
vendere meglio di altre: libero,
nuovo. Usale dove possibile.
Comunica al lettore come la sua
vita sarà migliorata con il prodotto.
3
Racconta una storia.
Scrivere lunghi e noiosi testi di
vendita può essere uno spreco di
tempo.
Per avere successo, il vostro
pezzo di vendita deve catturare e
mantenere l’interesse del lettore.
Una tecnica per scrivere un testo
di vendita interessante è quello
raccontare “una storia.” Potrebbe
essere la storia della persona
che ha sviluppato il prodotto. O la
storia di qualcuno che ha usato
il prodotto e la cui vita è stata
cambiata di conseguenza. L’idea
è che il lettore si identificherà
con la persona della storia e
diventi abbastanza coinvolto da
continuare a leggere per scoprire
cosa è successo, e arriva alla
conclusione: “Sono proprio come
il personaggio della storia e non
c’è ragione che non possa avere
la stessa esperienza con questo
prodotto.”
4
Falli indovinare.
Aggiungendo degli “intrighi” nel
messaggio, si aiuta il lettore a
sentirsi in dovere di proseguire
nella lettura, chiedendosi quale
rivelazione verrà fatta più avanti.
Il vostro compito è quello di
interessare il lettore e tenerlo attivo
attraverso la storia fino alla fine.
Non vogliamo perdere la sua
attenzione lungo la strada.
Un metodo è quello di accennare a
quello che sta per essere rivelato,
in modo che il lettore continui a
seguire la “scia di briciole.”
Ad esempio, se vuoi fare in modo
che il lettore passi attraverso una
parte relativamente noiosa del
testo, lo puoi tenere coinvolto
dicendo:
“Ti racconterò del mio successo
in un minuto, ma prima, devo darti
alcune informazioni di base in
modo da poter capire meglio quello
che sto per dirti”.
Un’altra tecnica è quella di
strutturare il pezzo attorno a una
serie di sottotitoli. L’uso corretto dei
sottotitoli è simile ad una “scia di
briciole” e coinvolge piacevolmente
il lettore a lungo.
Infatti prima di sedersi a leggere
tutto il testo, lui probabilmente
leggerà i sottotitoli accattivanti che,
da soli,dovrebbero essere in grado
di raccontare una storia.
Se questa storia gli sembrerà
curiosa e utile ai suoi bisogni sarà
più motivato a leggere l’intero
pezzo.
Ogni numero di ComunicAzione
è il frutto di un continuo lavoro di squadra,
tutto il nostro team contribuisce
attivamente alla sua realizzazione
Mirco Tangherlini
[email protected]
brains shaker / supervisor
Riccardo Silvi
[email protected]
account executive
Valentina Lucido
[email protected]
art director
Roberta Rogante
[email protected]
responsabile marketing
social media strategist
Marco Giacchetti
[email protected]
graphic designer / scraper developer
Stefano Gagliardini
[email protected]
3d artist / web developer / scraper
developer
Amin Farah
[email protected]
design art director
Diego Gualdoni
[email protected]
seo specialist
Cinzia Mancinelli
[email protected]
amministrazione
Gli occhiali TV
1960
Fatti un magazine tutto tuo
Hai mai pensato a quanto sarebbe utile
per la tua Azienda un magazine interno
per promuovere le ultime novità e per
coinvolgere il target con notizie interessanti
sul mercato di cui fai parte?
Fino a qualche anno fa questa soluzione
era un sogno destinato a pochi. Oggi con
le nuove tecnologie e senza bisogno di
andare in stampa ti offriamo la possibilità
di dare vita al tuo magazine digitale. Con
la cadenza che vorrai, realizzeremo la
tua rivista e, se lo riterrai opportuno, ci
occuperemo di generare tutti i contenuti. La
nostra esperienza, maturata collaborando
con le più note testate giornalistiche
italiane, ci permette di fornirti una grafica
coinvolgente e unica, creando per te uno
strumento che, nel tempo, si rivelerà utile a
raggiungere gli obiettivi migliori.
Chiamaci per conoscere tempi e costi di
realizzazione, rimarrai stupito.
è un marchio esclusivo di Tangherlini Comunicazione Innovativa
via Caduti del Lavoro, 2 - 60131 Ancona - 0712802604 - 0712832374 - www.tangherlini.it
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