Lezione 6

annuncio pubblicitario
FINANZA AZIENDALE
Lezione n. 6
“Il
Il mercato dei capitali fra consumo
personale e investimento aziendale”
1
SCOPO DELLA LEZIONE
• Introdurre
t odu e il concetto
co cetto d
di COS
COSTO
O DEL TEMPO
O cche
eè
alla base di tutta la teoria della finanza.
• Illustrare come la p
presenza di un mercato
organizzato dei capitali consente di
“spersonalizzare” il costo del tempo rendendolo
univoco
i
per ttutti
tti glili operatori
t i ((c.d.
d LEGGE DEL
PREZZO UNICO)
• L
L’univocità
univocità del costo del tempo CREA
BENESSERE nel sistema in quanto consente:
– (i) ai consumatori di adattare al meglio le scelte di
consumo fra presente e futuro;
– (ii) alle imprese, di produrre una ricchezza maggiore
2
1. Cenni introduttivi al concetto di
capitale
“capitale”
• Ripartiamo dall’equazione
dall equazione di bilancio in
chiave finanziaria (impieghi=fonti) e
osserviamo che:
– il capitale è costituito dagli assets in place (attivi)
– il capitale è rappresentato da “titoli” (contratti e
di itti rappresentati
diritti
t ti aii passivi)
i i)
• la consegna fisica di un titolo rappresentativo
di un bene
b
è meno costosa
t
d ll consegna
della
fisica del bene stesso, quindi……
….. è più facile scambiare titoli e tenere i beni
fisicamente fermi
3
1. Cenni introduttivi al concetto di
capitale - segue
“capitale”
•
Il concetto di bene che occorre avere in mente deve essere
molto ampio e comprende:
– i beni materiali
– i beni immateriali
– le disponibilità future (in funzione della loro effettiva disponibilità)
Il mercato finanziario interessa tanto le imprese quanto i consumatori (specie
per quanto riguarda la distribuzione nel tempo delle disponibilità future)
•
Il concetto di capitale che la finanza assume alla base della
propria
p
p teoria è q
quindi molto ampio
p in q
quanto include:
– capitale in forme comuni (beni e servizi)
– capitale in forme meno comuni. Ad esempio l’investimento di tempo
nello studiare in università consente accrescere la p
probabilità di
disporre di maggiori redditi in futuro.
Nel mercato finanziario dovrebbe essere possibile scambiare titoli
rappresentativi di tutte le forme di capitali; naturalmente è più agevole lo
scambio relativo a forme standard di capitale
4
2. Necessità di un mercato dei capitali
• p
principio
c p o fondamentale
o da e ta e de
del mercato
e cato de
dei cap
capitali:
ta
– risolto con i titoli il problema dello SPOSTAMENTO FISICO
del capitale……
– è necessario disporre di un mezzo di SPOSTAMENTO
NEL TEMPO del capitale
Es. Ho 10 buoni mensa da sfruttare il p
prossimo mese ma non ho
buoni mensa per questo mese: come risolvo il problema del pranzo?
• Lo spostamento nel tempo presuppone il concetto di
OBBLIGAZIONE: per disporre oggi di beni devo
impegnare la disponibilità di beni che avrò domani
Es. Prometto (mi obbligo) a consegnare due buoni mensa da sfruttare
il prossimo mese in cambio di un buono mensa per questo mese
5
2. Necessità di un mercato dei capitali segue
•
Il concetto di obbligazione crea:
– un vantaggio per chi si impegna (ottengo i buoni per pranzare oggi)
– una privazione immediata per una delle parti (chi mi da i buoni mensa)
•
Due conseguenze
– remunerare la privazione (tasso di interesse)
– definire giuridicamente il rapporto (forma di impegno)
•
Il “peso”
“
” della
d ll privazione
i
i
dipende
di
d sia
i d
dall’affidabilità
ll’ ffid bili à d
della
ll promessa
futura (avrò veramente i buoni fra un mese?) sia dallo stato di colui
che si priva (quanta fame ha? Quanti altri buoni ha?). Conclusione
importante:
ANCHE IN UN MONDO DI ASSOLUTE CERTEZZE ESISTE UN TASSO
DI INTERESSE
•
Per quanto riguarda la definizione giuridica essa deve garantire
l’impegno futuro. Poiché esso rappresenta capitale dovrà anche
preservazione ((Es. vendibilità della p
promessa))
concorrere alla sua p
6
3. Principi di funzionamento del mercato
• Il mercato p
procede p
per scambi di
impegni/obbligazioni, spesso incorporati in titoli.
– La cedibilità di questi titoli è una componente fondamentale
perché rende possibile smobilizzare il capitale
capitale.
– Gli scambi possono essere agevolati dalla presenza di
TITOLI AL PORTATORE.
• E’ meglio organizzare il mercato per scambi
biunivoci (fra due persone) o attraverso un baricentro
(stanza di compensazione)?
• La seconda soluzione appare
pp
la migliore
g
in q
quanto:
– RIDUCE I COSTI (5 operatori biunivoci creano 10
operazioni; 5 operatori con un baricentro creano 5
p
)
operazioni)
– rende il MERCATO ANONIMO (le scelte sono più razionali)
7
3. Principi di funzionamento del mercato segue
•
Il mercato è in equilibrio quando il prezzo che in esso viene
praticato mette tutti d’accordo (domanda=offerta). È questa la
situazione di MARKET CLEARING.
•
La forza del market clearing consiste nel formulare un tasso di
interesse di equilibrio uguale per tutti (UNICO PREZZO).
•
Supponiamo che sul mercato il tasso sia del 10%
– chi si soddisfa di un rendimento minore è portato ad investire di più
– chi vorrebbe un rendimento maggiore attende momenti migliori
– chi era pronto a pagare tassi più alti verrà integralmente
soddisfatto
– chi poteva pagare solo tassi più bassi rimane in attesa.
•
Il market clearing presuppone quindi che QUALCUNO possa
RIMANERE FUORI dal mercato (in particolare gli operatori che
8
non sono pronti per scambiare a quelle condizioni).
4. Economia delle scelte di consumo
Immaginiamo di essere in un mondo di assoluta
certezza (le promesse sono affidabili)
•
Come posso aumentare i consumi di oggi?
– Anticipando redditi di domani
– Pagando un interesse a chi decide di privarsi di consumi oggi.
•
Come posso aumentare i consumi di domani?
– Investendo redditi di oggi
– Introitando un interesse.
•
Ci sono quindi
i di due
d soluzioni
l i i limite
li it
– consumo solo oggi (spendo tutto il reddito di oggi e di domani)
– consumo solo domani (investo tutto il reddito di oggi)
all’interno delle quali si posizioneranno le soluzioni effettive dei
singoli in funzione delle loro preferenze personali.
9
4. Economia delle scelte di consumo segue
10
4. Economia delle scelte di consumo segue
• Una variazione dei tassi di interesse modifica la
convenienza relativa dell’impiego di risorse di oggi e
dell’impegno
p g di risorse di domani. Ciò in q
quanto si
modifica la ragione di scambio fra oggi e domani
imposta dall’equilibrio dei mercati.
• Qui
Q occorre chiarire che se le decisioni sono già
g state
prese con “vecchi” tassi di interesse il loro valore
cambia in q
quanto l’impegno
p g assunto in p
passato è
vincolante anche per il presente (nel quale lo stesso
impegno potrebbe essere assunto a condizioni più o
meno vantaggiose).
11
4. Economia delle scelte di consumo segue
12
5. Conseguenze sull’equilibrio del
mercato
t
• Il mercato appena
pp
descritto è detto p
perfetto. Infatti:
–
–
–
–
il prezzo è unico e gli operatori sono price takers.
costi di negoziazioni nulli
totale disponibilità di informazioni
elevato numero di contraenti
• Queste ipotesi sono poco realistiche ma le utilizziamo
ugualmente perché:
– nella realtà i mercati possono giungere a situazioni molto
vicine a quelle del mercato perfetto quando sono efficienti
– p
per chi opera
p
sui mercati è importante
p
capire
p se i
cambiamenti siano dovuti a fenomeni strutturali
(cambiamenti che ci sarebbero anche in un mercato
perfetto) oppure sono conseguenza dei meccanismi di
funzionamento dei mercati (in un mercato perfetto questi
13
cambiamenti non ci sarebbero)
5. Conseguenze sull’equilibrio del
mercato - segue
• E’ opportuno
pp
osservare che una importante
p
conseguenza del concetto di prezzo unico è la
impossibilità di effettuare arbitraggi.
Chi deborda
d b d dalle
d ll condizioni
di i i di equilibrio
ilib i verrebbe
bb
immediatamente mandato fuori dal mercato per
assenza ((o p
per eccesso)) di controparti.
p
• La realtà dei mercati offre opportunità di arbitraggio
ma si tratta di possibilità molto limitate (c.d. finestre di
arbitraggio) perché:
– hanno durata limitata (solitamente non più di 2/3 minuti)
– richiedono capitali molto ingenti (qualche milione di euro) per
generare rendimenti capaci di coprire i costi necessari per
attivare un arbitraggio
arbitraggio.
14
6. Applicazione
pp
agli
g individui
• Chi sa trovare “buoni affari” p
può ottenere g
grandi
vantaggi dalla presenza di un mercato finanziario
dato che:
– godrà del rendimento dei “buoni
buoni affari
affari”
– pagherà solamente il tasso di mercato (univoco)
ovvero: CREERÀ NUOVA RICCHEZZA spendibile.
p
• La CONDIZIONE PER DEFINIRE UN “BUON
AFFARE” è quindi che:
– il tasso di rendimento dell’affare sia…..
……superiore
superiore al tasso di interesse sul mercato
si tratta di una condizione fondamentale per la
finanza aziendale
15
6. Applicazione
pp
agli
g individui - segue
g
• Le logiche finanziarie sono molto più
stringenti
ti
ti di quelle
ll economiche.
i h
• Non si chiede ad un affare di produrre
ricchezza,
i h
b
bensìì di produrre
d
una ricchezza
i h
superiore ad un livello minimo.
Es. un investimento produce un rendimento
d ll’8% quando
dell’8%
d sull mercato
t fifinanziario
i i il
tasso è del 10%. Questo investimento…
– produce
d
utile
til (8%>0%)
– distrugge ricchezza (per investire all’8% si rinuncia
ad investire al 10%)
– di conseguenza nessuno lo finanzierà
16
6. Applicazione
pp
agli
g individui - segue
g
17
6. Applicazione
pp
agli
g individui - segue
g
“Se
Se l’affare
l affare è buono il capitale si trova!”
trova!
• Q
Quando
d sii h
hanno “b
“buonii affari”
ff i” ffra lle manii il
mercato (perfetto) offre sempre la possibilità
di fi
finanziarli;
i li
• così anche chi dispone di poche risorse potrà
fare “buoni affari” (impegnando le risorse
derivanti da questi buoni affari).
• Naturalmente il valore creato resta a favore di
chi ha trovato il “buon affare”.
18
6. Applicazione
pp
agli
g individui - segue
g
19
6. Applicazione
pp
agli
g individui - segue
g
20
7. Applicazione
pp
alle imprese
p
• Le imprese, diversamente dagli individui, non
dispongono di risorse proprie (anche il capitale di
rischio è conferito da terzi).
– Per esse, quindi, disporre di “buoni
buoni affari”
affari è
fondamentale per poter convincere i mercati dei
capitali a dar loro risorse finanziarie.
• Il valore che l’impresa crea cercando “buoni affari” va
a vantaggio dell’impresa
dell impresa stessa e quindi della sua
proprietà.
– La soluzione g
grafica di una decisione di
investimento di una impresa è quindi identica a
quella di un investitore consumatore con la
differenza di essere in parte traslata su quadranti
negativi degli assi cartesiani.
21
7. Applicazione
pp
alle imprese
p
- segue
g
22
7. Applicazione
pp
alle imprese
p
- segue
g
• La parte del grafico che cade nel quadrante positivo
rappresenta la nuova ricchezza creata che
che, grazie al
mercato finanziario, è immediatamente spendibile
((VAN, Valore Attuale Netto).
)
• Un problema che può sorgere è: se l’impresa ha
di
diversi
i proprietari
i
i chi
hi garantisce
i
che
h tuttii saranno
convinti che gli affari selezionati dal management
siano buoni?
• La risposta è: il mercato finanziario. Infatti:
– darà la possibilità all’impresa di raccogliere il capitale
necessario da terze parti non impiegando quello dei contrari
alla decisione (che quindi saranno esclusi)
– darà la possibilità agli azionisti di mobilizzare la ricchezza
prodotta dalle decisioni dell’impresa qualora avessero
23
preferenze temporali non compatibili.
Parole chiave della lezione
•
•
•
•
•
Costo del tempo
M
Mercato
t finanziario
fi
i i
Equilibrio del consumatore
Definizione di “buon
buon affare”
affare
Decisioni di investimento
24
Scarica