N Speciale atale 2012 Natale in 2D di Andrea Vaccaro P rima che san Francesco ideasse il presepe in 3 dimensioni - ovvero quello con la capannuccia e le statuine che normalmente adorniamo, in questo periodo, in un angolo della nostra sala – già esisteva una forma di presepe in 2D, come possiamo definire, con terminologia moderna, l’icona della natività di Cristo. Nelle diverse versioni che di questa icona vengono proposte (la più famosa è quella di Andrej Rublev), compaiono già molti elementi che ritroviamo poi nel nostro tradizionale presepe. Al centro, in dimensioni da protagonista, nei pressi di una grotta sta, distesa, la Madre di Dio, la Theotokos. Ella significa, qui, l’Incarnazione e il culmine della deificazione dell’uomo. Recita una preghiera ortodossa dei Vespri di Natale: “Che cosa possiamo offrire a te, o Cristo, a te che sei venuto sulla terra come uomo a causa nostra? Ogni creatura ti rende grazia: gli angeli ti offrono il loro canto; i cieli ti offrono la stella; i Magi ti offrono i loro doni; i pastori, la loro meraviglia; la terra, una grotta; il deserto, la mangiatoia; e noi cosa possiamo offrirti? ti offriamo una Madre vergine”. Dall’iconografia del V secolo, la Madre di Dio compare distesa, prima era seduta su una sedia intrecciata con foglie di palme, simbolo della miracolosa nascita indolore. La posizione distesa viene poi preferita per meglio sottolineare la naturalità del parto, un parto reale, per questo anche doloroso e provante, pur restando i tratti del volto estremamente sereni e quieti. Il lenzuolo sotto il suo corpo è rosso ornato d’oro.Vi sono disegnate tre stelle o tre croci d’oro che rimandano alla triplice verginità di Maria. Dietro di lei si apre la grotta, ove è riposta la mangiatoia con il bambino in fasce e, ai lati, il bue e l’asinello. La mangiatoia, che in latino si dice, appunto, “praesepe”, secondo una leggenda sarebbe stata costruita in precedenza e senza nessun presagio dal falegname Giuseppe. La grotta è il simbolo della kenosi, ma anche della futura discesa agli inferi. I due animali, come è noto, non sono menzionati nei vangeli canonici, ma sono citati nel cosiddetto vangelo dello pseudo-Matteo, in adempimento delle parole di Isaia 1, 3: “Il bue riconobbe il suo padrone e l’asino la mangiatoia del suo Signore”. Anche un versetto del profeto Abacuc (3,3) recita:“Ti farai conoscere in mezzo a due animali”. Per Gregorio di Nissa, il bue rappresenta il popolo dei giudei e l’asino quello dei gentili. Fuori vi sono i pastori in adorazione. Più in basso, in formato ridotto, compaiono altri due quadretti: san Giuseppe, avvicinato da un misterioso personaggio e due donne che preparano l’acqua per un bagno. San Giuseppe è ritratto assai anziano, in accordo con altri testi apocrifi, quali il Protovangelo di Giacomo, lo pseudo-Matteo e la Storia di Giuseppe, il falegname. Questa è l’unica apparizione iconografica di Giuseppe. La posizione nell’icona e la sua stessa postura indicano una certa estraneità alla scena, senza dubbio sottolineano una dimensione appartata. E’ pensieroso e Nella terra di “Tu scendi dalle stelle” È tra i paesi arroccati sulle montagne del Sannio che sant’Alfonso de’ Liguori compose il suo celebre canto natalizio, le cui note trasmettono anche oggi il senso più vero della festa. E il consumismo può attendere I Rublev, l’icona della Natività ricurvo.Vicino c’è il personaggio interlocutore, molto probabilmente il diavolo che insuffla in Giuseppe il dubbio che, per qualche momento, fece meditare a Giuseppe di “licenziare in segreto” Maria (Matteo 1, 19). Si appoggia su un bastone. Un testo apocrifo racconta del diavolo che parlando a Giuseppe provoca:“Come questo bastone non può produrre foglie, così una vergine non può partorire. E il bastone fiorì”. Sull’altro lato della parte bassa c’è la scena forse più enigmatica. Due donne che versano dell’acqua in una piccola tinozza. Secondo Clemente Alessandrino sono le due levatrici testimoni della verginità di Maria. Hanno anche un nome conosciuto: Salome e Maia. La più anziana immerge la mano nell’acqua come per verificarne la temperatura. La bacinella assomiglia ad un fonte battesimale. La direzione dello sguardo della Madre è verso di loro. Il concilio di Trento ha interdetto l’ipotesi che vi fossero donne ad aiutare Maria nel parto. Nella parte alta, gli elementi più notevoli sono il gruppo dei magi, la piccola schiera degli angeli, la stella. Fu san Leone, nel V secolo, a fissare il numero dei re magi. In precedenza il loro numero variava: per Epifanio di Salamina erano quindici, per Agostino dodici. E’ il vangelo dell’infanzia armeno a indicarne l’identità: Melchiorre, re di Persia, Baldassarre, re d’India, Gaspare, re d’Arabia. La stella cometa è presente sin dagli inizi. Il riferimento principale è a Isaia 60, 1-3: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. Anche un versetto dei Numeri (24, 17) dice: “Una stella spunta da Giacobbe”. Per Origene essa è una cometa, per Giovanni Crisostomo una forza invisibile che aveva solo l’apparenza di una stella, per Teodoro Studita è un angelo, seguendo in questo modo il vangelo siriaco dell’infanzia: “Come segno vedrete una stella più brillante di tutte; non è una stella, ma un angelo di Dio”. L’icona della natività è, così, quasi un presepe in 2D. Un Natale in 2D suona quasi più sobrio. E ha un pregio ben maggiore: fa percepire una realtà oltre quella che vediamo, invisibile, trascendente, più reale. nsieme all’Umbria francescana e a Greccio, il paese scelto dal Poverello di Assisi per realizzare il primo presepe, c’è un altro luogo in Italia dove il Natale è davvero speciale. È il Sannio, con le sue montagne e valli imbiancate dalla neve, e tanti paesi e piccole città dove, per alcuni aspetti, il tempo sembra essersi fermato. Qui, infatti, e precisamante nella cittadina di Sant’Agata dei Goti, il vescovo Alfonso Maria de’ Liguori compose i suoi canti a Gesù Bambino, il più famoso dei quali è senza dubbio “Tu scendi dalle stelle”. Ovunque nel mondo, basta che qualcuno ne intoni la prima strofa o soltanto ne evochi la melodia, come fanno gli zampognari in giro per le strade, e ci si trova immersi nel mistero della Natività. Ma se, per una volta almeno, hai la fortuna di ascoltare quelle note nei luoghi dove furono composte, ti sembra davvero di “entrare” nel Presepe. “È anche grazie alle parole scritte da sant’Alfonso che la mangiatoia di Betlemme, con la fantasia, la collochiamo non in una capanna della riarsa Palestina ma in una grotta come quelle che si aprono sul fianco delle nostre montagne” spiega don Franco Iannotta, parroco della chiesa barocca dell’Annunziata, restituita all’antico splendore da sapienti lavori di restauro e nel cui archivio sono stati ritrovati alcuni spartiti originali composti dal Santo, che personalmente la elesse parrocchia nel 1764.Tra questi anche un’inedito,“Fermarono cieli la loro armonia” che, con “Tu scendi dalle stelle” e “Quando nascette ninno” forma una straordinaria trilogia natalizia. Ogni paese, ogni parrocchia della zona, del resto, può vantare un ricordo del Santo che fu vescovo di questa chiesa dal 1762 al 1775. A Moiano, Arpaia, Airola, Durazzano, monumenti e statue ricordano la sua sagoma curva e lo descrivono com’era: povero tra i poveri, senza fibbie lucenti e pennacchi. Nelle chiese di San Nicola Magno di Luzzano, di San Pietro di Romagnano e nella suburbana di S. Angelo in Munculanis, inoltre, sono tanti i segni del suo passaggio. Così, quando su questi monti scende la neve, ti sembra di scorgerlo in lontananza, mentre sul dorso di una mula compie le sue visite pastorali, andando di parrocchia in parrocchia, per annunciare al suo popolo la salvezza portata da un Bambino. Non è un caso se nella vicina Cerreto Sannita, che dal 1986 con Sant’Agata e l’antica Telese è fusa in un’unica diocesi, si tiene “Presepiarte” rinomata mostra delle ceramiche natalizie: un altro modo per non dimenticare il messaggio del Bambino Gesù, riprodotto in modo davvero suggestivo da mani abili di maestri ceramisti. In un altro paese, Frasso Telesino, è venerato un “Bambinello” appartenuto allo stesso sant’Alfonso. È il “Bambino Divino” che trema “al freddo e al gelo” i cui brividi ci fanno capire quanto a Creatore del mondo “costà l’averci amato”. È più facile, davanti a questo Bambino, cogliere nel più tradizionale canto natalizio un messaggio preciso, l’indicazione di come deve essere vissuto il Natale: “caro eletto Pargoletto recita la seconda strofa quanto questa povertà più m’innamora, giacché ti fece amor povero ancora”. R. II Racconto Il IlRacconto “Credo che quella sua, sia stata la felice...” di Giorgio Cinotti A lla vecchia scuola, detta (da un antico carcere) “Le Stinche” il ragazzino si distraeva spesso in classe, con gli occhi rivolti ad una delle alte finestrelle dove dal suo banco, lui e la parte più alta del campanile del Duomo si guardavano e si erano presi anche in confidenza, quasi complici nella intesa. “Dài, suona!” insisteva lui. Erano gli anni in cui d’in cima al campanile ululava anche la sirena, che avrebbe mandati via tutti, dall’aula al “rifugio-antiaerei”, dove si sarebbe fatto caciara. Cosa poteva significare d’altro al ragazzino quella torre antica mezza ingentilita alla Pisana e su basamento longobardo?’ un vecchio arnese della simbologia al tempo delle lance, spade e corazze, o un Re a testa coronata (con la faccia corrucciata) a dominar la piazza. Essa svettava ancor più che altissima, vista dal fondo di Ripa del sale, e questa sua figura, così imponente. restava fissa nella cognizione di tutti, come fosse il capoccia della città. Perciò di essa tutti si sentivano sudditi simile a bandiera che ci dominasse tutti, col suo padroneggiare visivo la piazza. Ma un giorno che successe? Accadde un giorno fra i tanti del suo girovagare, che trovò aperto il portoncino alla base del campanile, (che forse era stato forzato) e dopo aver sostato un po’ davanti a quel buio e stretto passaggio che gli si offriva, entrò .... A tentoni più avanti trovò spazio finché inciampò in un gradino, e cominciò a salire, superando alla cieca i primi tre piani della torre, quelli bui, senza aperture sull’esterno, proprio il tratto di torre longobarda, salendo con una certa ansia, nell’insicurezza di dove il cunicolo finisse. Continuò comunque a salire…. Sulla scia di questi ricordi, qualche volta ancora oggi l’ex alunno si domanda se l’avventura di quell’essersi un giorno introdotto da scolaretto zitto e cheto nel campanile, gli significhi oggi nell’immaginario (irrazionale e animistico), una prova di iniziazione alla vita, o una premonizione sul futuro della sua lunga esistenza, o, semplicemente, il suo io fattosi Pinocchio nel ventre della balena. Età, quella di III elementare, che fa mescola di fantasia e giocosità al trantran del quotidiano. In realtà, in modo oscuro, il ragazzino (altro che giocosità) subiva inconsciamente quel tempo primitivo e brutale, di privazioni, tensioni feroci e speranze. Trovarsi in quell’età scolare però, è come essere in un limbo della crescita in tutto e per tutto si è dipendenti, e al tempo stesso si è autonomi quanto basta, e avulsi, così come si pensa siano gli Angeli, immersi in un mondo proprio di ore dilatate e cieli azzurri, e spazi più grandi di quanto poi in realtà essi siano. Nell’addolcimento inevitabile del ricordo è da credere che quella sua (ormai antica) fanciullezza sia stata la felice e inconsapevole età, in cui tutti i suoi giorni, mai uguali, erano pieni. Neppure la povertà lo turbava. Abitava nel rione più povero d’una città piccola e povera, viveva coi suoi in due stanze sub-affittate. I negozi e le case quasi tutte sprangate, imposte chiuse, vie silenziose, che gran parte degli abitanti si erano sistemati altrove per la eventualità delle “incursioni” aeree delle “Superfortezze” i grandi aerei argentei che in compatte formazioni di volo solcavano ogni giorno il cielo, indisturbate e innumerevoli, specie il giorno in cui assistette per ore stupito al loro passaggio a guardare il cielo che ne era stracolmo, e l’amico Venanzio era più che sicuro nel dire che quel gran sorvolo “è stato il 25, l’ultima domenica di aprile, ne saranno passati centomila di superfortezze in formazioni a delta, tutti nella stessa direzione”. Nell’Ottobre toccò anche alla sua città, a sperimentare cosa fosse un bombardamento aereo, che colse quasi tutti nel sonno. Insomma il ‘43 trascorse tra scoppi e polvere, e inebriato dal potere del’armi, la polvere da sparo prese a ricavarla da proiettili inesplosi, quando trovò, vicino all’abside della vecchia chiesa sconsacrata, un camion di munizioni andato distrutto dal fuoco. Qui, (temerario) preso con le due mani il proiettile, batteva la punta dell’ogiva a terra, per spolettarlo, ed estraeva dal bossolo dei bei fasci di “lasagne”. Marcello suo amico invece, (beato lui) coi panetti di dinamite (n’aveva trafugata una cassa) si divertiva a far saltare le ceppe nei boschi a lui vicini, e le donne in paese a quegli scoppi, chiedevano tra di loro: “ma che è stato?” Cercava anche una Lugher “P38” della quale si era innamorato a prima vista, e ogni occasione per rubarla ai tedeschi, ma si sarebbe accontentato anche di meno. Così per via d’un bando in cui s’intimava a tutti di consegnare qualsiasi tipo di armi, di questa ferraglia a “Le stanze” ce n’era un ammasso enorme. Mentre era intento a scegliersi una pistola fra le tante vecchie a tamburo, un ragazzo sparò con una di quelle, e l’arma andò in pezzi.... Ma poi pian piano, con gli anni, il cerchio magico della sua fanciullezza si frantumò e, la crescita del proprio essere gli diede maggior consapevolezza del vivere, e gli rese amarissimi-missimi i giorni. Non volle più saperne di scuola “perditempo” né di “strizzacervelli”, poi la morte del papà, e poi il licenziamento dal lavoro (ragazzo di fabbrica), tutto l’insieme accentuò le inquietudini dell’età evolutiva, con il rifiuto della “tutela” materna, e poi, una serie di altri conflitti lo condusse in Questura dove un piedipiatti-ispettore, (verace piedi piatti, camminava come un anziano cameriere) misurandogli un ceffone sul viso lo minacciò di internamento in “Casa di Correzione”. Sentendosi sempre più stretto nelle ganasce d’un tritacarne istituzionale, si risolse impaurito d’andarsene dallo squallore della sua casa, ma dove? Aveva conosciuto un giovaneardente prete al “Tempio” che teneva (cosa grande, per la città, ma passata sotto silenzio dalle autorità e dalla massa bovina dei cittadini), i ragazzi, per sottrarli a situazioni scabrose dei loro ambienti a “balera”, e così egli si mise con ansia a cercarlo, aspettando che questi uscisse dalla sua “Casa”, dal portone del Monteoliveto: “Accompagnami” disse il giovane prete-ardente al ragazzo, e lui strada facendo, gli raccontò il suo caso. … Nel salire verso i piani successivi quelli con le bifore cominciò a vederne il chiarore, e continuando la salita, ora poteva vedere, attraverso le grandi aperture la piazza, e la luce che finalmente lo inondava gli dava nuovo slancio di proseguire, così che, da questi due piani poté orientarsi coi campanili che spiccavano dal manto bruno dei tetti delle case, e “leggere” la sua città. Infine giunse agli altri tre piani, quelli più belli, di loggette formate dai piccoli archi e colonnette tornite, che oggi egli vuoi credere gli significassero, il bello, la pienezza di vita, la creatività e il compimento delle aspirazioni. Il suo clandestino scorrere i piani d’un campanile, che fu certo una ragazzata, e le allusioni che oggi qui egli assegna a questa, sono una idealizzazione del campanile, e come tale essa non richiede alcuna argomentazione razionale. Dire che quella ragazzata gli leggesse l’allegoria del suo corso di vita, equivale solo ad affermare che il progetto del proprio futuro è per ognuno ispirato dai propri ricordi. “La luce finalmente lo inondava e gli” ...si diceva nel racconto: Ad una certa data alla “Casa del Ragazzo” (cosa grande, passata sotto un silenzio assordante) egli espresse il desiderio di riprendere a studiare, e fu esaudito (in quegli anni in cui la “scuola dell’obbligo” era una utopica chimera), da Don Italo Taddei, che per la città colmò un gran vuoto strutturale, “casa” strenuamente da lui voluta, creata, e sostenuta con la Carità del pistoiese, (nel solidale, forte legante sociale di quegli anni) che lo ospitò, assieme ad uno stuolo di ragazzi disagiati come lui, in Via Bindi, dove dando fiducia ai ragazzi-tutti si realizzò e si dette vita a tutt’altra cosa del “collegio” comunemente inteso. Le Poesie Soltanto allora sarà Natale Sarebbe Natale se non avessimo sul cuore il peso nero dell’urlo di dolore dei crocifissi di fame. Sarebbe Natale se non avessimo sul cuore il gemito dei bambini che, denutriti, lentamente muoiono o che deturpati e feriti soffrono come nella Striscia di Gaza. Muoiono i bambini senza sapere perché tanto è più grande di loro quel dolore che nessuno vuole ascoltare, tanto il pianto disperato dei piccoli è soffocato dall’indifferenza del mondo… Viviamo in quest’aria falsa, ammorbata inquinata dall’egoismo. Viviamo in questo mondo che non ricorda cosa sia l’amore che non riesce ad aprire il suo cuore per quelli che invocano. Quanta umanità indifesa ci guarda con i suoi occhi sperduti che non hanno mai conosciuto la bellezza dell’affettuosa carezza dei fratelli che mai rispondono al suo grido “Fratello, Fratello!! perché non mi senti?” “Guardami, guardami!! sono come te, come te cammino per le strade della vita” “Ho tanta fame di amici, ho tanta fame di amare e di essere amato” “Aiutami ad abbracciare con te la vita” “Non chiudere gli occhi davanti al mio sogno che un giorno tu mi prenda per mano” “Gridalo, gridalo ai potenti di strappare insieme a me le spine del mio cammino” “Ho tanta fame, fratello della tua tenerezza” “Ho tanta fame di guarire il mondo senza più guerre insieme a te” “Ho tanta fame di sperare che sorga dal buio luminosa l’alba di una terra nuova, chiara e limpida e scintillante di amore come la stella sulla grotta”. Allora soltanto sarà Natale Anna Tassitano Per Natale l ’amore Mi è venuta fame per questo Natale: ho prenotato un abbraccio sincero in una notte d’amore per redimere le mie troppe rinunce. Per riempire finalmente quel vuoto che si ruba ogni giorno i miei preziosi respiri. Simone Magli III Era notte fredda Era notte fredda nella grotta ed a quel Divin Vagito splendette la luce subito accorsero poveri pastori Era nato il Bambino Fratelli del mondo È Natale Liberiamoci dalle miserie Quel Vagito Divino Ritorna a folgorare d’amore Forte Profondo È il richiamo alla pace dei cuori Natale La Stella Ero bambina e il giorno di Natale o dell’Epifania giungeva il grosso pacco tanto atteso ed era gioia nella casa mia. Ed apparve uno splendor di stella a rischiarar la notte, ad illuminar le genti. Oh quante primavere son passate e la bambina non esiste più. adesso i miei capelli sono bianchi ed i miei passi son pesanti e stanchi. Apparve e fu segno eterno, ristoro santo a sfiduciate menti. E sarà per tutti Un solenne Natale Giovanni Burchietti Non abbiate paura A Papa Giovanni Paolo II Ti sei caricato tutto il dolore del mondo trascinando il tuo vecchio corpo malato. Fosti bambino, ragazzo povero e vivo, gli occhi curiosi di vita. Poi giovane, le tue forti mani operaie, a stringere altre mani operaie. Bianca, sottile figura di luce volavi come colomba nei cieli della Terra. Come fiamma accendesti le genti del mondo di fraterna speranza. Di fede. D’amore. Bianchi poveri neri ricchi tutti fratelli con canti di festa bambini. Limpida come acqua di sorgente dal cielo ci giunge la tua voce. Non abbiate paura. Giuseppe Cantavenere Natale Brilla nella notte ancora una luce non si stanca di illuminare le nostre attese pesanti. Come vorrei giungere con cuor leggero sospinto solo dal desiderio senza gingilli in mano per i tuoi doni freschi. Come vorrei che si udisse un boato e in pertugio, dalle pareti che ci separano accogliere la nostra essenza nel calore di una comunione vera. Non darmi un presepe perfetto o una celebrazione barocca, degli auguri formali. Stringere fuori dal torpore dell’abitudine la vertigine della speranza nel cielo illuminato sentire per incanto lo scampanellio dei pastori e lo stupore dei semplici. Sentire di ricominciare con cuore rinnovato perché è cavo il cuore, levigato da mani di falegname Vorrei accoglierti nel mio piccolo spazio indigente e affamato del tuo amore. Massimiliano Filippelli Ma in fondo al cuore che restò fanciullo ha vita ancor la gioia dell’attesa di un dono natalizio, o una sorpresa. Ristoro che nasce dal generoso grembo di si alta Madre d’inarrivato amor. Ma all’orecchio del cuor giunge un vagito… Guardo il presepe e subito ho capito: il Bimbo posto nella mangiatoia piange e mi chiede un briciolo di gioia. Di si alto esempio di fedeltà infinita a ciò che promise il celeste Signor. Cuori sospesi Roberto Luconi Cuori sospesi nelle ore del crepuscolo, nel soffio costante del vento. Pensieri freddi cresciuti senza stelle e senza luna fra alberi muti. Tra i fiori i dell’anima un sottile soffio di dolore. Cuori sospesi come vele in attesa del respiro azzurro del cielo attraverso i ponti della vita. Germoglia il silenzio malinconia struggente che diventa luce e appende tenerezza al cuore.. Bere le gioie e i dolori e abbracciare le radici del tempo, veli strappati dal flusso dei ricordi. Cuori sospesi danzano disperdono coriandoli d’emozioni. I sogni ti volano accanto pulviscolo le sillabe di ieri, fuggono profondi respiri. Cuori sospesi vestono la notte. e nascondono il cielo Brivido di luna sull’acqua Silenzi intrisi di speranze. La luna muove le sue braccia Oggi è già domani. Cangiano i pensieri,profumo di memorie graffi e carezze, nebbie di rose galleggiano insieme nella barca della vita. Cuori sospesi volano liberi riempiono il cielo di colori si accendono parole come stelle unite dal filo dell’amore. Cade l’ultimo petalo di una rosa sul finire dell’ultima preghiera, resta sospeso il sipario della vita. Lalla Calderoni Dicembre In un simile dicembre screziato di gelo d’invasioni e coltelli si raduni la vita avanzata. Perchè quel poco d’ascolto e d’umiltà resista e vegli sul presepe della terra. Lauto sarà il dono se tra le dita esiguo Grazia Frisina Allor… fuggano i sogni e le meschinità!! O non è Lui la mia felicità?! Il dono che arricchisce il viver mio: l’essere amata, sposa del mio Dio?! La vita è grazia, è poesia e canto, vita beata per la Misericordia che mi ha tanto amata. Non desidero altro, ho il soprapiù! Ma a Te, Signore, io che posso dare? Come Ti potrei ricompensare? lo non ho nulla che possa riscaldare la Tua gelida culla. In me c’è freddo, vuoto, mali, oscurità… Niente c’è in me se non il desiderio che mi sembra ardentissimo e sincero di darti gioia, di farti riposare, di essere “uno” con il Tuo volere cercando unicamente il Tuo piacere. Quello che scegli Tu lo voglio anch’io Perché è gloria Tua e il bene mio. Ma… è desiderio… e non realtà! Perdonami, Gesù, abbi pietà! Guardo il presepe: il Bimbo più non piange e riposa sul cuore della Mamma scaldandosi al tepor di quella fiamma. Nella Sbaragli (Suor Maria Amata) Che io veda Che io veda, Signore! Che io veda l’ombra della tua presenza nel cielo fiorito di stelle, nei campi vestiti di spighe, nel verso gratuito dell’usignolo: per adorarti. Che io veda in ogni figlio dell’uomo il volto sofferente del Figlio tuo, per amarti. Che io veda riflesso nel mio cuore il tuo amore misericordioso: per confidare sempre in te. don Aldo Pacini Il Racconto I Libri IV BENEDETTO XVI CARLO MARIA MARTINI SYLVIA HEINLEIN Rizzoli, 2012, euro 17,00 Rizzoli, 2012, euro 15,00 San Paolo Rag., 2012, euro 13,50 L’infanzia di Gesù «Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola “sala d’ingresso” ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano, all’inizio dei loro Vangeli, sull’infanzia di Gesù. Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede due passi. Da una parte, bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento storico è la componente storica dell’esegesi. Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: è vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato con il presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione. Con ciò la serietà della ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata. Mi sono dato premura di entrare in questo senso in dialogo con i testi. Con ciò sono ben consapevole che questo colloquio nell’intreccio tra passato, presente e futuro non potrà mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla grandezza del testo biblico. Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù.» Benedetto XVI Giordano Frosini Dio il cosmo l’uomo: exitus-reditus Edb, 2011, euro 34,00 Da Dio tutto proviene e a lui tutto ritorna. Un libro che contiene tutta la teologia cattolica in forma approfondita e sufficientemente facile e leggibile. Il testo è aggiornato con gli approfondimenti che un cristiano di oggi deve conoscere per illuminare la propria coscienza e divenire capace di comunicare agli altri la sua vera fede. La nuova evangelizzazione, alla quale la chiesa è chiamata nel nostro tempo, esige da tutti uno sforzo per allinearsi all’attuale coscienza della comunità cristiana e prendere così parte attiva all’evangelizzazione che interessa tutti i cristiani, in particolare coloro che svolgono il ministero della Parola: sacerdoti e catechisti. Ci sono capitoli nuovi da esplorare, come quello della molteplicità delle religioni: sono tutti uguali?, come non di rado si tende a pensare, oppure la figura di Cristo va vista ancora come quella dell’unico salvatore e l’ultimo e definitivo interprete del pensiero di Dio? Anzi Dio egli stesso? Nessuno può ignorare temi come questi, che libri di grande diffusione trattano in maniera superficiale e anticristiana. Per chi ha seguito l’opera di don Frosini questo libro si presenta come la sintesi ultima del suo pensiero teologico. Siamo in attesa di una prossima uscita del libro “Un nuovo mondo è possibile: la vocazione ‘rivoluzionaria’ del politico cristiano”, quanto mai attuale in questo momento di confusione e di una necessaria unione sui temi fondamentali della politica da parte della comunità cristiana. Parlate con il cuore “Viene il tempo in cui l’età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose terrene e prepararsi al prossimo avvento del Regno.” Con queste parole il cardinale Carlo Maria Martini prende congedo dalle pagine del “Corriere della Sera” e dai suoi lettori, che in questi ultimi tre anni lo hanno seguito con affetto e ammirazione. Il cardinale, come Cristo, rifugge il pulpito e si cala in mezzo alla folla. La ascolta, ne interpreta le paure e le angosce. Non solo spettatore, dunque, ma anche coraggioso esegeta della quotidianità. E anche quando le domande si fanno scomode e dirette non manca di reagire con garbo, forte del sostegno delle Sacre Scritture. Perché il dolore fisico? Perché la morte di un bambino senza peccati? Come sopravvivere alla tragedia della malattia? Come reagire all’apparente disinteresse del mondo religioso per la crisi economica attuale? In queste pagine si trovano alcune tra le risposte più toccanti e commoventi che il cardinale ha restituito a coloro che lo hanno interrogato. Pareri, opinioni, consigli, spesso anche soluzioni ai quesiti più delicati che soffocano l’animo umano, impedendogli di raggiungere la piena consapevolezza di Dio. Riflessioni che hanno contribuito ad aprire uno spazio di intesa, un percorso comune in cui la Fede abbraccia e pure sostiene la realtà del quotidiano. Con umiltà fraterna il pastore tende la mano e una parola di conforto a coloro che con fiducia si affidano alla sua voce. Ne scaturisce un dialogo con i credenti intimo e intenso condotto con la consueta semplicità e immediatezza a cui ci ha abituati nella sua lunga attività pastorale. Testi: GIUSEPPE CAFFULLI Disegni: TERESA LONGONI La notte degli angeli Ed. terrasanta, 2012, euro 16,50 “Papà, ma davvero c’è stata una notte in cui tutto il cielo fu una festa di angeli?”. La semplice domanda di una bambina al suo papà diventa l’occasione per ripercorrere la storia di Maria e Giuseppe, da Nazaret fino alla notte di Betlemme, con gli occhi degli angeli che hanno portato il lieto annuncio della venuta di Dio in mezzo agli uomini. In fuga con la zia Zia Ubalda è piccola e tonda. Sembra un simpatico elfo grassoccio e veste sempre di rosa. Per Sara è la persona più simpatica e allegra del mondo. Ogni mercoledì va a trovarla. Ma la mamma di Sara pensa che tutto questo sia una perdita di tempo e, quando decide di trasferire zia Ubalda altrove, Sara non ci sta. G.K. CHESTERTON Uomovivo Morganti, 2010, euro 15,00 Uomovivo è uno dei più straordinari complessi e affascinanti romanzi della letteratura inglese. Scritto da Gibert Key Chesterton nel 1912, narra la storia del debordante, incredibile e affascinante Innocent Smith, che in un caldo pomeriggio estivo irrompe sulla scena sospinto da un vento turbinoso. Non annunciato, egli plana nel suo vestito verde da vacanziere, con il suo panama, la sua borsa gialla e il suo ombrello, trasformandosi in una forza capace di scuotere la tranquilla esistenza dei cinque annoiati e tristi ospiti di Casa Beacon, l’anonima pensione della taciturna signora Duke, sulle colline sopra Londra. Innocent Smith spiazza tutti, e si presenta subito agli occhi dei presenti con comportamenti irrazionali, paradossali e incomprensibili, quindi ‘pericolosi’ per chiunque viva prigioniero della mediocrità, del razionalismo e dei luoghi comuni. Per questo motivo egli subisce un bizzarro ‘processo casalingo’, dove le orribili accuse a suo carico sono quelle di tentato omicidio, omicidio, furto con scasso e bigamia. Lui accetta supinamente la parte del colpevole e si lascia docilmente processare in silenzio, ma alla fine saranno proprio queste sue stranezze a farlo assolvere. Dopo un’incredibile serie di spassosissimi colpi di scena, sarà il suo avvocato a smontare tutte le accuse, svelando il senso stesso del suo nome – Uomovivo – e della sua meravigliosa esistenza. MICHAEL NORTHROP In trappola San Paolo, 2012, euro 17,90 Il giorno in cui la tormenta ebbe inizio, nessuno sapeva che avrebbe nevicato per una settimana. Per chi ci si fosse trovato in mezzo, sarebbe diventato non solo questione di stare al caldo, ma di rimanere in vita. Scotty e i suoi amici Pete e Jason sono tra gli ultimi sette ragazzi rimasti al loro liceo in attesa di essere portati via. Ben presto si rendono conto che nessuno arriverà a prenderli. Eppure, al principio, non sembra così male passare la notte a scuola, soprattutto quando ci sono Krista e Julie su cui fare colpo. Ma poi l’elettricità viene a mancare, i tubi congelano, il tetto scricchiola. Mentre i giorni passano, i mucchi di neve si fanno sempre più alti. Nelle aule vuote crescono il freddo, il buio e la paura. Scotty è costretto a prendere una drammatica decisione ...