Le monarchie nazionali nel Trecento Mentre l'Italia si caratterizzava per la frammentazione in numerosi stati a carattere regionale, l'impero tedesco decadeva e l'istituzione del Chiesa era in crisi, in Europa si venivano rafforzando le monarchie a carattere nazionale: l'Inghilterra, la Francia, la Spagna. La monarchia inglese Già nell'XI secolo, la monarchia inglese aveva preso la strada della centralizzazione: il territorio era stato diviso in contee, dove operavano gli sceriffi, funzionari regi che si occupavano della giustizia e di far rispettare gli ordini del sovrano. Alla centralizzazione si accompagnò l'importante azione di coinvolgimento dei grandi feudatari laici ed ecclesiastici nel governo e nell'amministrazione del paese. L'Inghilterra possedeva in quel periodo vaste zone in territorio continentale, soprattutto in Francia, feudi acquisiti da tempo che considerava propaggini di suolo britannico oltre la Manica. A causa del possesso di questi territori, di cui la monarchia francese intendeva riappropriarsi, il re Giovanni Senza Terra (1199-1216), sovrano inviso ai signori del regno per il suo eccessivo fiscalismo, dovette affrontare una guerra con la Francia, che vide l'Inghilterra sconfitta, perdere i feudi posseduti in suolo francese. I baroni inglesi seppero sfruttare a loro vantaggio la situazione è strapparono al re, il cui prestigio era profondamente scosso, una serie di concessioni, diritti e privilegi, che confluirono nel 1215 nella Magna Charta Libertatum. La Carta sanciva le libertà dei nobili, della Chiesa e delle città e stabiliva che il sovrano, prima di emanare disposizioni di carattere fiscale, era obbligato a ottenere l'approvazione del Grande consiglio del regno, che nel 1242 prese il nome di Parlamento dei Lords. Nel corso del XIII secolo, si impose in Inghilterra l'idea dell'esistenza di una comunità del regno, composta da re e baroni, che di comune accordo elaboravano le leggi, le facevano applicare e si impegnavano a rispettarle . Il re era quindi sottoposto alla legge, non poteva abrogarla o modificarla con un atto unilaterale. Successivamente la monarchia costituzionale inglese si perfezionò, con l'ampliamento delle garanzie che limitavano il potere regio e con la contemporanea presa di importanza della borghesia commerciale. Le istituzioni rappresentative inglesi si perfezionarono e ampliarono con il passare del tempo: nel 1339 fu creata la Camera dei Comuni, che affiancò i rappresentanti del basso clero, della piccola nobiltà, della borghesia. Il Parlamento si allargò alle principali forze sociali e aumentò la partecipazione dei cittadini all'elaborazione della legge. Gli avvenimenti più significativi della successiva storia inglese furono: -le Provvisioni di Oxford (1258), nuova carta costituzionale, concessa da Enrico III, che limitava maggiormente, rispetto alla Magna Charta, i poteri e i privilegi regali; -l'istituzione del Parlamento (1295), successivamente diviso in una Camera Alta o dei Lords (rappresentanti della nobiltà e del clero), e Camera Bassa o dei Comuni (rappresentanti della borghesia) con funzioni di controllo politico; -fondazione, da parte di Enrico IV di Lancaster della Società dei Mercanti e Avventurieri (1406), e primo sviluppo delle attività commerciali e industriali; -la guerra dei Cento Anni (1337-1453) porterà a un notevole indebolimento dell'Inghilterra. La monarchia francese Il rafforzamento della monarchia francese aveva ricevuto un notevole impulso ad opera di Filippo II detto Augusto (1180-1223). All'inizio del suo governo i territori controllati dalla monarchia avevano un'estensione modesta rispetto a quello dei feudatari e, soprattutto, dei possedimenti della monarchia inglese. L'obiettivo principale di Filippo fu quindi il recupero di questi territori: egli riuscì a raggiungerlo assoggettando i feudi e sconfiggendo le forze del re d'Inghilterra Giovanni Senza Terra (1214). L'episodio ebbe importanti ripercussioni: da quel momento il re di Francia mantenne una superiorità incontrastata sui grandi feudatari del regno e il suo prestigio toccò un livello per questi ultimi irraggiungibile. Alla corte cominciarono anche in seguito ad accedere i borghesi, persone che si affermavano come professionisti dell'amministrazione, della giustizia, delle finanze, legate alla corona non da vincoli di fedeltà ma da rapporti economici. Il rafforzamento della monarchia francese proseguì sotto Luigi IX (1226-1270), detto il Santo perché fu canonizzato pochi anni dopo la morte. Luigi IX perfezionò e specializzò gli organismi centrali dello stato: -il Consiglio del re, composto da vassalli e borghesi, che assisteva il sovrano in campo politico -la Corte dei Conti, cui spettavano compiti di carattere finanziario -il Parlamento con la funzione di corte suprema per la giurisdizione amministrativa. Il nuovo stato centralizzato aveva costi di gestione elevatissimi, che richiedevano nuove risorse finanziarie. Fu il crescente bisogno di mezzi che spinse il re Filippo IV (1285-1314), detto il Bello, a un passo grave, che scavalcava l'autorità della Chiesa: l'imposizione di tasse agli ecclesiastici senza il preventivo assenso del Pontefice (1296). La reazione di papa Bonifacio VIII fu immediata, invitò gli ecclesiastici a opporsi alla richiesta. Si aprì a questo punto un conflitto che ricordava le tradizionali lotte tra Impero e Papato. Il re convocò per la prima volta nella storia gli Stati Generali (1302), un'assemblea di cui facevano parte i nobili, il clero e la borghesia. Gli Stati Generali decretarono che il potere del sovrano discendeva direttamente da Dio, senza alcuna mediazione del papa e decisero di sottoporre il pontefice a un giudizio di fronte a un concilio. La popolazione e il clero approvarono la delibera degli Stati Generali e si determinò così un fatto nuovo: l'autorità papale veniva contrastata da un intero popolo. Filippo il Bello agì immediatamente per impedire al papa di utilizzare la sua arma più potente, la scomunica: uno dei consiglieri sorprese il pontefice nella sua residenza di Anagni e lo catturò (1303). Bonifacio VIII non sopravvisse all'umiliazione e poco dopo morì. Il re di Francia aveva così trionfato nello scontro. L'episodio diede inizio a una nuova politica papale: i pontefici cercarono l'appoggio della monarchia francese e cominciò il periodo definito della cattività avignonese, che vide il culmine della crisi dell'istituzione della Chiesa. La Guerra dei Cento anni (1337-1453) Estintosi con i figli di Filippo il Bello il ramo diretto della dinastia dei Capetingi, la Francia dovette affrontare la crisi della Guerra dei Cento anni, determinata dalle pressioni dinastiche del re d'Inghilterra e dai contrasti economici fra le due nazioni, che miravano entrambe al controllo dell'industria tessile fiamminga. La Guerra dei Cento anni si sviluppò in fasi alterne: -in un primo periodo (1337-1375), la Francia dapprima subì, a opera degli Inglesi, numerose sconfitte, mentre contemporaneamente doveva affrontare gravi problemi interni come la rivolta della Jacquerie, una sollevazione dei contadini contro i soprusi feudali. Successivamente però, con Carlo V il Saggio (1364-1380), vennero recuperati tutti i territori perduti e fu concluso con l'Inghilterra un armistizio; -in un secondo periodo (1415-1453) la Francia riprese le ostilità, subì dapprima gravi sconfitte e fu costretta alla pace di Troyes (1420), con la quale dovette cedere gran parte del territorio francese, mentre il re d'Inghilterra assumeva il titolo di re di Francia. Ma durante il regno di Carlo VII (1422-1461), il paese fu risollevato dall'ardore di Giovanna d'Arco, la Pulzella d'Orleans, che si proclamava inviata da Dio per la liberazione del proprio a popolo. L'azione di Giovanna d'Arco risvegliò il sentimento nazionale francese e, nonostante la sua cattura da parte degli Inglesi e la condanna al rogo (1431), i Francesi si riorganizzarono e rovesciarono le sorti della guerra, riconquistando tutti i territori perduti, a eccezione di Calais (1453). Il principale effetto della guerra dei Cento anni, in Francia, fu il rafforzamento del potere monarchico, cui fu attribuito il merito della cacciata degli Inglesi. Si formò, così, col sovrano Carlo VII, la monarchia assoluta, che vide l'alleanza del re con la borghesia e la limitazione dell'importanza degli Stati Generali. Luigi XI e l'unificazione politica della Francia Con Luigi XI (1461-1483), figlio di Carlo VII, il processo di affermazione della monarchia assoluta e di unificazione della Francia fu ultimato, attraverso le seguenti fasi: -affermazione sulla nobiltà feudale ribelle e possesso della Borgogna. La grande nobiltà feudale, per contrastare la monarchia, si era associata in una lega, la Lega del Bene Pubblico, capeggiata da Carlo il Temerario, duca di Borgogna e conte di Fiandra. Luigi XI, dopo alterne vicende, riuscì ad affermarsi sull'avversario, sconfitto e ucciso dagli Svizzeri, nella battaglia di Nancy (1477), e poté impadronirsi della Borgogna. -annessione dell'Angiò e della Provenza. Con l'acquisizione di queste regioni, Luigi XI portò a termine l'unificazione della Francia, che poté godere di un lungo periodo di stabilità politica e di pace. La monarchia inglese La guerra delle Due Rose (1455-1485) Dopo la guerra dei Cento Anni, un altro conflitto sconvolse, per lungo tempo, la vita dell'Inghilterra, la guerra delle Due Rose, causata dalle contese avvenute per motivi dinastici fra le due Case di York (che aveva come simbolo una rosa bianca) e di Lancaster (che aveva come simbolo una rosa rossa). Dopo una iniziale prevalenza degli York, la contesa si concluse con l'eliminazione di quasi tutti i contendenti, e con l'ascesa al trono di Enrico Tudor, discendente dei Lancaster, vincitore della Battaglia di Bosworth (1485). Enrico VII Tudor (1485-1509) La situazione dell'Inghilterra, dall'avvento al trono di Enrico VII al termine della guerra delle Due Rose, era disastrosa: la nobiltà feudale era quasi scomparsa dopo la lunga lotta civile, la borghesia era stremata e aspirava alla pace. Non fu difficile quindi, per Enrico VII, instaurare la monarchia assoluta, convocando sempre meno il Parlamento e restaurando gli antichi privilegi feudali. Durante il regno di Enrico VII la situazione economica e sociale inglese migliorò: la borghesia fu favorita, le finanze riorganizzate, l'economia trasformata con il passaggio dalle attività agricole a quelle industriali (tessili) e commerciali; si sviluppò inoltre un'intensa attività marittima. La Spagna Dopo la vittoria cristiana a Las Navas de Tolosa (1212), gli Arabi, nella penisola iberica, vennero ridotti al solo Regno di Granada, mentre si erano formati i regni di Castiglia, di Aragona e di Portogallo e il piccolo regno di Navarra. Un avvenimento importante per la storia della Spagna fu l'unificazione dei regni di Castiglia e Aragona, avvenuta tramite il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona (1469). Il nuovo Stato, forte e potente, poté muovere guerra al regno arabo di Granada e sconfiggerlo, eliminando completamente la dominazione musulmana sulla penisola (1492). La Spagna assunse a questo punto un ruolo di grande potenza europea e vi si affermò la monarchia assoluta che, come già era successo in Francia e Inghilterra, si appoggiava alla borghesia. Furono esautorate sempre più le Cortes (o Stati Generali) e la corona si avvalse del potere del Tribunale dell'Inquisizione a fini politici, perseguitando in modo particolare Ebrei e Mori, oltre a tutti coloro che si rendessero sospetti per eresia o azioni contro lo Stato. La persecuzione e la cacciata degli Ebrei e dei Mori ebbe effetti negativi sull'economia spagnola, in quanto la privò dell'apporto di abili agricoltori quali erano i Mori e di esperti commercianti quali gli Ebrei. Il regno di Navarra, indipendente, ebbe per un certo periodo una storia slegata da quella spagnola, ma fu poi incorporato nel territorio della Spagna nel 1512. Vita autonoma ebbe invece il regno del Portogallo, che si distinse nell'arte della navigazione e promosse grandi scoperte geografiche, formando un esteso impero coloniale che gli diede ricchezza e potenza. Gli Stati dell'Europa centrale e orientale Nel corso dei secoli XIV e XV il processo di rafforzamento delle monarchie nazionali (o comunque di ampie dimensioni), non interessò soltanto la Francia, l'Inghilterra e la Spagna, ma anche, sia pure in misura minore, diversi regni dell'Europa orientale, sorti attorno al mille, mentre nello stesso periodo, in Italia e in Germania si formarono Stati al massimo di dimensione regionale. Qui infatti gli imperatori tedeschi, anziché rafforzarsi, avevano perduto progressivamente il loro potere a vantaggio dei governi autonomi dei liberi comuni e dei più potenti signori. L'impero germanico Gli ultimi imperatori che avevano goduto di un potere effettivo erano stati Federico I e Federico II. Dalla metà del Duecento il titolo imperiale ebbe un valore poco più che onorifico. L'imperatore era eletto dai feudatari tedeschi, i reali detentori del potere in Germania, che avrebbe dovuto essere il nucleo principale dell'impero e invece era divisa in un centinaio di Stati, alcuni di dimensione regionale, altri più piccoli. Dal 1437, però gli imperatori furono scelti all'interno della dinastia degli Asburgo, che si stavano allora affermando come una delle maggiori potenze europee, grazie ai loro vasti domini in Europa centrale, in particolare in Austria. Questo fatto restituì un certo prestigio alla carica imperiale, che però non riacquistò una reale autorità sovranazionale. Divenuta di fatto ereditaria la carica imperiale con gli Asburgo, l'Austria acquisì sempre maggiore importanza e divenne, per molti secoli, il centro di gravitazione dell'impero. Agli imperatori Alberto II e Federico III, successe Massimiliano I (1493-1519), che portò l'impero a una nuova grandezza, ampliandolo territorialmente. Egli, tramite il matrimonio con Maria di Borgogna, nel 1477, ancor prima di diventare imperatore, aveva acquisito le Fiandre e successivamente, tramite un'abile politica matrimoniale, mirò ad affermare i diritti degli Asburgo sulla Boemia e sull'Ungheria. Boemia - Nel secolo XIV, la Boemia conobbe un periodo di prosperità con la dinastia di Lussemburgo, in particolare con Carlo IV di Boemia (1348-1378). Nel secolo XV la vita della Boemia fu travagliata da lotte religiose e rivendicazioni nazionalistiche contro gli Asburgo, che portano alla temporanea esistenza di uno Stato boemo indipendente (1457-1471). Successivamente, dopo alterne vicende, la Boemia tornò sotto il dominio degli Asburgo (1526). Ungheria - Nel secolo XIV l'Ungheria visse un periodo di prosperità sotto la dinastia degli Angiò di Napoli; successivamente passò alla Casa di Lussemburgo a seguito di una politica matrimoniale e, infine, sotto il governo degli Asburgo. Si rese poi indipendente per opera di Giovanni Hunyadi a cui successe il figlio Mattia Corvino (1458-1490), che fece dell'Ungheria un importante centro politico e culturale. Dopo varie vicende anche l'Ungheria ritornò, nel 1526, sotto il dominio degli Asburgo, mentre una parte del suo territorio rimase per più di un secolo nelle mani dei Turchi. Svizzera - La Svizzera nacque nel 1291 dall'unione politica (confederazione) degli abitanti dei cantoni (regioni) di Unterwalden, Uri, Schwyz, a cui si unirono successivamente altre regioni. I confederati riuscirono a difendersi dalle mire espansionistiche di principati che li circondavano (principalmente Asburgo e Savoia) e a ottenere una sostanziale autonomia pur dichiarandosi sottomessi all'impero. Grazie a un forte esercito la Confederazione svizzera riuscì ad allargare il territorio e a mantenersi autonoma. Polonia - La Polonia, dove rispetto alle altre aree orientali l'economia era più vivace, conobbe un periodo di benessere con il re Casimiro III, detto il Grande (1333-1370). Dopo una breve Unione al regno d'Ungheria con la dinastia degli Jagelloni (1386-1572), per circa due secoli la Polonia fu la massima potenza dell'est. Russia - La Russia ebbe origine dal ducato di Moscovia, un piccolo stato sorto intorno al borgo di Mosca. Grazie all'intraprendenza dei suoi duchi, la Moscovia ampliò il proprio territorio e ottenne sempre maggiore autonomia dai Mongoli dell'Orda d'Oro, cui era soggetta. Nel corso del XV secolo, grazie all'appoggio della Chiesa russa, riuscì ad assumere il controllo dell'intera Russia; nel 1480 Ivan III, detto il Grande (1462-1505) riuscì a sottrarre il territorio al controllo dell'Orda d'Oro e nel 1492 si proclamò zar di tutte le Russie. Egli instaurò un potere assoluto e miro a fare della Russia una grande forza politica. Le città anseatiche e il nord europeo Mentre l'impero era in decadenza e perdeva gradualmente la sua autorità, numerose città libere della Germania settentrionale, legate da interessi economici affini, si associarono fra loro, formando leghe di città libere o Hanse, fra cui la principale fu la Lega Anseatica. Essa, con capitale Lubecca, giunse a comprendere fino a novanta città, fra cui Amburgo, Brema, Danzica, Stettino, Colonia e Gottinga. La Lega Anseatica svolse un'intensa attività marinara e mercantile e, per oltre due secoli (XIV e XV), ebbe il primato nelle attività commerciali nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, dove come avversarie aveva le Fiandre, i Paesi Bassi e gli Stati scandinavi. La Lega decadde e scomparve quasi completamente nel XVII secolo. A nord i deboli Stati scandinavi, Svezia, Norvegia e Danimarca, minacciati dalle città tedesche del Baltico, si unirono nel 1397, per iniziativa della regina Margherita. L'unione durò per oltre un secolo e consentì di contrastare gli interessi della Lega Anseatica. Solo all'inizio del XVI secolo, nel 1523, la Svezia riacquistò l'autonomia. La crisi e la caduta di Bisanzio All'inizio del XIV secolo, l'impero bizantino era profondamente indebolito. Il suo territorio era ormai limitato alla sola capitale, l'economia era in crisi, la sicurezza dello Stato era minacciata dall'Occidente, dai Turchi e dalle popolazioni dei Balcani. Separatisi dall'impero, i popoli balcanici avevano dato vita a nuove entità politiche, fra le quali emergeva il regno della grande Serbia. Contemporaneamente all'inarrestabile declino dell'impero d'Oriente, in Asia si espandevano i Turchi del principato ottomano, così chiamato dal suo fondatore Othman, vissuto tra il XIII è il XIV secolo. Popolo forte e bellicoso, originario dell'Asia centro-settentrionale, i Turchi professavano la religione musulmana, avevano come scopo principale la guerra santa, la guerra di conquista per portare a tutti i popoli la religione islamica. Essi disponevano di uno Stato che godeva di una salda organizzazione politica e militare ed espansero rapidamente i confini del loro territorio. Iniziarono la penetrazione in Europa conquistando la penisola di Gallipoli e sconfiggendo i Serbi nella battaglia di Kossovo del 1389. All'inizio del secolo XV i Turchi subirono la dominazione dei Tartari, da cui si liberarono ben presto riorganizzando il loro Stato e riprendendo l'espansione verso occidente, occupando entro un breve periodo la penisola balcanica. La pressione sul debole impero bizantino si fece allora insostenibile e il 29 maggio 1453, dopo quasi due mesi di assedio, gli Ottomani, guidati da Maometto II, costrinsero Bisanzio alla resa. L'impero bizantino era definitivamente finito: la sua capitale cambiò il proprio nome in Istanbul e divenne il centro dell'impero turco. L'avanzata turca proseguì e l'impero estese il suo dominio fino alla Bosnia e all'Adriatico, non risparmiando, sia pur per brevi puntate, il Friuli e l'Italia meridionale. Le conseguenze del dominio turco furono gravi sia dal punto di vista politico che economico e ne risentirono in particolare l'Austria, minacciata nel suo stesso territorio, Genova e Venezia, che subirono consistenti danni nella loro attività commerciale.