COMUNE DI UDINE CRITERI ARCHITETTONICI PER LA VALUTAZIONE DELLE OPERE EDILIZIE (ART. 53 DEL REGOLAMENTO EDILIZIO) architetto Maria Alberta Manzon architetto Annamaria Brovedani Udine, febbraio 2004 architetto Giorgio Dri INDICE 1. PREMESSA pag. 1 2. PRIME VALUTAZIONI pag. 2 3. QUESTIONI DI METODO pag. 6 4. ZONE BOa DI INTERESSE AMBIENTALE pag. 8 1. Sistemi insediativi dei borghi pag. 9 2. Le indicazioni del PRGC pag. 11 3. Criteri di progetto ed esame delle trasformazioni pag. 13 4. Ampliamenti e sostituzioni pag. 16 5. Interventi contemporanei di nuova costruzione pag. 17 6. Composizione delle facciate 1. Percorso di valutazione pag. pag . 18 19 7. Schede degli elementi architettonici più significativi SCHEDA 1 - Abbaino SCHEDA 2 - Altana SCHEDA 3 - Canna fumaria - Comignolo SCHEDA 4 - Copertura SCHEDA 5 - Cornice delle aperture SCHEDA 6 - Inferriata SCHEDA 7 - Loggia SCHEDA 8 - Modanatura - Marcapiano SCHEDA 9 - Muro di recinzione SCHEDA 10 - Poggiolo - Ballatoio SCHEDA 11 - Portone - Portone carrabile SCHEDA 12 - Scuro, scuretto SCHEDA 13 - Serramento - finestra SCHEDA 14 - Sporto di gronda SCHEDA 15 - Zoccolatura pag. 22 5. ZONE EDIFICABILI BO - BI pag. 38 6. ZONE PRODUTTIVE D E ZONE COMMERCIALI H pag. 40 7. ZONE AGRICOLE E pag. 44 8. ZONE E SPAZI PER ATTREZZATURE PUBBLICHE pag. 47 9. ZONE DEL CENTRO CITTA’ pag. 49 pag. 50 1. Zone A 10. ZONE A1 - RESTAURO (E ASSIMILATE) pag. 52 pag. 52 11. ZONE A2 - CONSERVAZIONE TIPOLOGICA (E ASSIMILATE) pag. 68 1. Schede degli elementi architettonici più significativi SCHEDA 1 - Abbaino SCHEDA 2 - Altana SCHEDA 3 - Canna fumaria - Comignolo SCHEDA 4 - Copertura SCHEDA 5 - Cornice delle aperture SCHEDA 6 - Inferriata SCHEDA 7 - Loggia SCHEDA 8 - Modanatura - Marcapiano SCHEDA 9 - Muro di recinzione SCHEDA 10 - Poggiolo SCHEDA 11 - Portone - Portone carrabile SCHEDA 12 - Scuro, scuretto SCHEDA 13 - Serramento - finestra SCHEDA 14 - Sporto di gronda SCHEDA 15 - Zoccolatura 1. Composizione delle facciate 1. Percorso di valutazione 2. Formazione di vetrine 3. Portoni di accesso agli spazi interni 4. Altri elementi di caratterizzazione pag. pag. pag. pag. pag. 72 72 77 82 83 2. Schede degli elementi architettonici più significativi SCHEDA 1 - Abbaino SCHEDA 2 - Altana SCHEDA 3 - Canna fumaria - Comignolo SCHEDA 4 - Copertura SCHEDA 5 - Cornice delle aperture SCHEDA 6 - Inferriata SCHEDA 7 - Loggia SCHEDA 8 - Modanatura - Marcapiano SCHEDA 9 - Muro di recinzione SCHEDA 10 - Poggiolo - Ballatoio SCHEDA 11 - Portone - Portone carrabile SCHEDA 12 - Scuro, scuretto SCHEDA 13 - Serramento - finestra SCHEDA 14 - Sporto di gronda SCHEDA 15 - Zoccolatura pag. 85 12. ZONE A3 - RISTRUTTURAZIONE pag. 101 13. ZONE A4 - DEMOLIZIONE CON RICOSTRUZIONE pag. 103 14. ZONE A6 - AREE EDIFICABILI pag. 106 15. ZONE B - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA pag. 107 1. PREMESSA L’incarico del Comune di Udine è finalizzato alla proposizione di criteri, da vagliare successivamente da parte dell’Amministrazione Comunale, dei suoi uffici e dei suoi organi consultivi, riferiti alle singole zone urbanistiche del Piano regolatore e dei Piani particolareggiati. L’incarico fa emergere due considerazioni: a) la prima, che i criteri devono avere carattere di flessibilità (e di alternatività di soluzioni), in modo da consentire poi alla Amministrazione Comunale di compiere le proprie scelte. Questo vale in particolare per le zone A1, A2 e BOa, per le quali sono richiesti più particolari costruttivi per i diversi elementi architettonici. Il carattere esemplificativo dei criteri appare quanto mai opportuno, al fine di non favorire soluzioni ripetitive, e quindi banalizzanti: si intende invece incoraggiare la ricerca (da parte dei progettisti) del particolare più consono rispetto all’edificio ed al contesto; b) la seconda, che i criteri devono avere contenuti diversi e integrativi delle prescrizioni contenute negli strumenti urbanistici. Però l’incarico stesso, chiedendo pure la loro proposizione riferita alle singole zone omogenee (indicate all’art. 1 del disciplinare d’incarico), prevede anche l’espressione di criteri di tipo urbanistico e non solo edilizio. Inoltre nelle zone di nuovo insediamento, quali le zone produttive D e le zone commerciali H, ma anche nelle zone residenziali BOa (dove l’edificazione è funzionalmente connessa alla coltivazione del suolo), l’espressione di indirizzi di tipo urbanistico può apparire, in molti casi, particolarmente opportuna. Nello svolgimento dell’incarico si è consolidata l’ipotesi che i criteri abbiano carattere prevalentemente urbanistico nelle zone non ancora insediate o di recente insediamento e che i gradi di libertà di intervento urbanistico siano più ridotti nelle zone già insediate, e molto limitati nelle zone di più antico insediamento, fino a suggerire l’espressione di modalità di intervento a carattere quasi esclusivamente conservativo, sotto il profilo urbanistico, nelle parti storiche. 1 2. PRIME VALUTAZIONI Se è fondamentale, per una città, che venga definito il ruolo che il centro storico deve assicurare all’interno del complesso delle funzioni urbane, ciò vale particolarmente per Udine, che si è venuta componendo non solo per ampliamenti successivi intorno ai primi insediamenti nella zona del colle del Castello, ma anche per successive aggregazioni dei nuclei esterni di impianto e origine agricola. Questa doppia “anima” è tuttora presente, così che da un lato è ben riconoscibile il centro urbano storico, con la sua persistente - anche se compromessa - vitalità, dall’altro si percepisce la separatezza che manifestano i centri frazionali nei quali è ancora presente una architettura spontanea di qualità. Il tema vero è se vada assecondato un processo di indifferenziazione di ruoli, e quindi di immagini, o se debbano invece venire assicurate, dopo essere state riconosciute, identità specifiche, e quindi tra loro differenti, che concorrano però alla costruzione della città nel suo complesso. Se questa seconda ipotesi è quella da percorrere, allora dovrà essere conservata la possibilità di “leggere” formalmente le parti di Città di Udine, curandone le modalità di intervento in modo da garantire questa lettura. Per il centro urbano storico, compreso all’interno dei viali di circonvallazione, ciò richiede però anche di non rendere conflittuali i nuovi interventi per dimensioni, forma urbana, coperture, mentre materiali e tipologie edilizie possono - forse devono - avere le caratteristiche delle tecniche e delle tecnologie contemporanee. Non va poi dimenticato che la Città è composta: da edifici e da spazi tra edifici, entrambi concorrenti alla qualità complessiva dell’insediamento. Il ruolo dell’Amministrazione Comunale può essere quello di impegnarsi in quelle iniziative che non accadrebbero da sole e, se non accadessero, renderebbero impossibile o inadeguato lo sviluppo delle operazioni. Le iniziative private, più che controllate, dovrebbero essere guidate e soprattutto sollecitate - in via “diretta”: con prove concrete di risanamento e incentivi, - in via “indiretta”: mettendo a disposizione modelli, metodi, informazioni sulle tecnologie, con regolamenti comprensibili, ragionevoli e flessibili. Un altro tema centrale nel dibattito sul destino della città storiche ruota attorno alla finalità degli interventi di recupero del patrimonio edilizio. Ad eccezione che negli edifici di valore artistico o documentale si può affermare che la non corrispondenza tra la tipologia e le esigenze d’uso non possono essere ricom2 poste se non convertendo la prima. Non è immaginabile infatti che gli utenti debbano adattarsi ai tipi e non viceversa: come se l’organizzazione originaria degli edifici e degli alloggi fosse più importante dei modi di vita quali oggi sono. Va però verificata la praticabilità di una mediazione tra esigenze delle funzioni contemporanee e le finalità di conservazione che gli strumenti urbanistici prevedono per le diverse zone del tessuto edificato, al fine di non sostituire alla Città storica (con i suoi valori) un suo fac-simile. La cura dei dettagli è, a questo fine, estremamente importante così come la scelta dei materiali, la precisazione delle lavorazioni e delle finiture e la definizione dei colori. Non meno delicata è l’attenzione da porre nei confronti dell’insediamento di manufatti e impianti negli edifici (antenne, contatori, armadietti, etc.). Tali strutture non sono sempre di facile inquadramento in norme generali, a causa della rapida evoluzione delle tecnologie e della loro disparità. A tale titolo di esempio, si considerino gli armadietti dei contatori (energia elettrica, gas, telefono, etc.) di forma, materiali e collocazione diverse, perchè fanno capo ad enti di gestione diversi, che non sono raccordati tra loro, e quindi tanto meno resi compatibili con le esigenze di una corretta considerazione progettuale. In linea generale si può proporre di sfumarne l’evidenza con un collocazione “defilata” e con il trattamento delle superfici visibili coerente con quello delle facciate. Certamente un approccio diverso va rivolto alle aggregazioni più antiche (Grazzano, Villalta, Pracchiuso, etc.), che hanno subito nel tempo trasformazioni molto significative, per le nuove funzioni esercitate e per il carattere commerciale che Udine ha assunto nel suo complesso, rispetto a quelle rigorose del restauro che deve qualificare il nucleo originario e gli edifici più significativi della sua storia. I borghi agricoli esterni (quelli dei quadranti Nord ed Est prevalentemente), che conservano tuttora funzioni agricole, vanno salvaguardati, non solo sotto il profilo funzionale/edilizio, ma anche nei rapporti con la campagna coltivata, attraverso la proposizione di criteri non solo di carattere edilizio, ma anche urbanistico. A differenza dei borghi frazionali, che nel PRGC hanno in generale la classificazione BOa, motivata, secondo la normativa di zona, dalla presenza di “caratteristiche ambientali dei vecchi nuclei edilizi” (con rari casi di edilizia rimarchevole per qualità architettoniche singolari o d’epoca), e quindi in qualche misura omogenei all’interno di ogni borgo, all’interno della circonvallazione la Città è organizzata “per parti”, a seconda degli ampliamenti avvenuti in successive epoche storiche, che la caratterizzano con architetture dell’epoca. A questo proposito va notato come la Città di Udine 3 abbia saputo esprimersi con elevate qualità architettoniche anche nel secolo ventesimo (si vedano i quartieri Liberty, ad esempio), mantenendo anche, per lo più, caratteristiche omogenee nelle addizioni urbane che si sono succedute. Notevoli eccezioni, a questo proposito, sono date da: - gli interventi edilizi di tipo condominiale realizzati nel secondo dopoguerra in varie aree della Città, vuoi come sostituzione di edifici precedenti, vuoi come riempimento di spazi liberi (orti, braide, parchi), talvolta anche con un ridisegno urbanistico di un ambito consistente; - il ridisegno urbano di via Ungheria, attuato con il piano di ricostruzione a seguito degli eventi bellici, che ha lasciato ai margini brandelli di città storica, con i quali nessun dialogo è stato costruito e che anche per questo hanno registrato un degrado fortissimo, costituendo delle zone di disattrazione insediativa. Un caso particolare - assai diverso dai precedenti - è costituito da via Mercatovecchio, che ha subito complessivamente una consistente trasformazione, con il risultato di sostituire la Città storica, la sua ricchezza di funzioni e di varietà architettoniche, con un’altra idonea ad ospitare le funzioni centrali, ma organizzata secondo criteri e forme omogenee. Questa operazione, proprio per essere avvenuta in epoca storica (Otto-Novecento), appare oggi coerente nel suo assetto modificato ed assorbita nel panorama della Città, ma non consente più di documentare la sua storia e di mostrare le architetture e le forme artistiche di quella storia. Relativamente al mantenimento delle caratteristiche d’epoca nelle varie parti urbane del nucleo centrale di Udine, si possono elaborare due considerazioni: a) la prima è che l’organicità delle architetture (e della morfologia urbana) nelle varie parti di Città sia un valore storico da conservare, al fine di non compromettere la lettura e la interpretazione della Città stessa e della sua evoluzione; b) la seconda è che anche nei periodi più recenti si sono avuti insediamenti di qualità. Si può dunque ragionevolmente pensare che si debba incentivare la realizzazione di architetture contemporanee di qualità nelle zone di nuova edificazione, in modo da garantire alla Città la possibilità di esprimere e di documentare non solo le epoche storiche della sua costruzione, ma anche quelle odierne, cercando comunque di mantenere il suo alto livello. Nell’importante dibattito che si sviluppa spesso sulla opportunità che pure le architetture della contemporaneità siano rappresentate in Udine, si può forse ragionevolmente proporre che questa caratterizzazione “per parti” della Città venga mantenuta, compiendo scelte del tipo: 4 • nelle parti storiche, con forte caratterizzazione architettonica, si possano realizzare nuovi interventi solo di sostituzione di edifici accidentalmente distrutti; • il recupero privilegi le logiche, le tipologie e i materiali del contesto, senza disconoscere però la possibilità di sperimentare tecnologie contemporanee, soprattutto laddove quelle antiche non siano opportune o praticabili; • casi puntuali di nuova edilizia siano autorizzati con una procedura particolare che ne verifichi puntualmente la validità, con un corretto inserimento volumetrico, e con forme e materiali attuali che ne consentano l’immediata identificazione come tali, ma che non alterino gli equilibri dell’ambiente circostante. La nuova edificazione può invece venire agevolata come sostituzione di edifici incongrui sotto il profilo architettonico/edilizio e di impianto urbano. In prima approssimazione si possono ipotizzare due distinti approcci progettuali: • che sia sufficiente la sostituzione dell’involucro (o almeno delle facciate visibili dagli spazi pubblici), senza rinnovo totale dell’edificio, ove motivi economici e frazionamento della proprietà non consentano simili soluzioni di sostituzione con correlato contenimento volumetrico; • che sia possibile intervenire sulle destinazioni d’uso, proponendo destinazioni di più alto valore commerciale, tali da rendere più praticabile la riduzione del volume complessivo. 5 3. QUESTIONI DI METODO Lo studio è rivolto ad individuare le peculiarità costruttive che caratterizzano la qualità delle varie zone della Città di Udine. Gli esempi dei singoli elementi, peraltro in numero limitato, non vanno pertanto intesi come un abaco, ma come un approccio alla conoscenza che, non potendo esaurire (né, peraltro, appare possibile) all’interno di uno studio come il presente tutte le possibili variazioni architettoniche che le varie epoche e le varie situazioni insediative hanno saputo inventare, segnala all’attenzione della Commissione edilizia in primis e dei progettisti poi, la necessità di un percorso di indagine preliminare rispetto all’elaborazione del progetto e alla sua valutazione. Non soloquesto però: la conoscenza delle regole della composizione architettonica e della configurazione dei dettagli dovrebbe diventare patrimonio comune dei cittadini; in questo percorso si esprimono infatti la cultura ed i valori sociali del patrimonio edilizio ed ambientale di un insediamento e di un territorio. All’interno di questo processo si colloca anche la consapevolezza che il cittadino non è estraneo alla costruzione della forma urbana e della sua storia, e quindi della sua evoluzione, conservazione, innovazione. Ha detto Renzo Piano: «Perché sono così belle le nostre città? Non perché sono state costruite in modo ordinato, ma perché erano immerse in culture, da quella del muratore a quella dell’architetto, disciplinate e al tempo stesso libere dentro il loro mondo. Basta pensare al tema grandioso della manutenzione continua, in cui tutto si rinnovava, ma all’interno di una logica armoniosa, che nessuno aveva imposto e che stava nella dimensione e nella proporzione naturale delle cose». Queste segnalazioni hanno una qualche organicità solo per le zone del Piano regolatore o dei Piani particolareggiati che designano ambiti che sono omogenei nella realtà, quali le zone BOa. Meno rappresentative sono le schede per le zone A2, perché il PPCC classifica con questa denominazione contesti insediativi di matrice e di caratteristiche molto diverse (nuclei rurali inglobati e trasformati quali borgo San Lazzaro, zone della borghesia urbana quali via Aquileia, espansioni del periodo eclettico-storicista in via Asquini, Girardini, etc.). Ciò però non è rilevante, in quanto le schede intendono, come già detto, solo contribuire a comprendere le logiche che hanno guidato la fattura (o l’elaborazione) dei singoli elementi costruttivi: i disegni e le foto servono solo a darne testimonianza. Si ribadisce che gli esempi servono a documentare l’espressione dei criteri individuati. 6 Non sono dunque i disegni e le foto dei modelli a cui rifarsi e la scarsità di misure indicate è finalizzata a non farli diventare dei fac-simile da utilizare come tali. Si è infatti inteso sottolineare che è importante che i progetti di intervento si pongano il problema delle modalità del loro inserimento nelle varie zone e che, a tal fine, individuino dei criteri, che nello studio sono parzialmente espressi, per le caratteristiche più evidenti: essi saranno corretti, perfezionati, integrati con l’esperienza e utilizzando i contributi di approrofondimento che i vari interventi progettuali metteranno a fuoco. Per il trattamento del “nuovo” ci si deve regolare a seconda dei modi di essere del contesto. Ad esempio un edificio in vetro e acciaio, risultato di una progettazione di qualità, attenta alla composizione architettonica, all’articolazione delle sue parti e al colore: • può essere correttamente inserito nelle zone centrali della Città (come nell’esempio dell’architetto Gino Valle in via Mercatovecchio), anche come risoluzione di momenti di discontinuità del fronte edificato; • è di difficile inserimento in una cortina edilizia della architettura rurale caratterizzata, per motivi climatici, o di sicurezza, o dall’impiego delle tecnologie tradizionali, dalla prevalenza verso gli spazi pubblici di murature piene con pochi fori e di limitate dimensioni. Verso i cortili di queste zone rurali, invece, si può ipotizzare un impiego anche di vetro e acciaio a chiusura degli spazi tradizionalmente aperti (fienili, depositi, logge, porticati, etc.), anche con demolizione parziale di murature, per migliorare la vivibilità dei locali interni o per conseguire un risparmio energetico con serre captanti o altre forme di tecnologie alternative. Analoga importanza è da attribuire alle modalità dell’inserimento urbanistico, per gestire l’attuazione delle trasformazioni urbane, conservando la leggibilità della trama del contesto storico, anche nella realizzazione di interventi di architettura contemporanea. 7 4. ZONE BOa DI INTERESSE AMBIENTALE Se si condivide l’idea che è il contesto dei luoghi (contesto inteso in una accezione larga, comprendente geografia, ma anche cultura, pratica del lavoro, memoria, capacità costruttiva) che determina l’aspetto degli spazi edificati, allora certamente è nelle zone BOa che questo legame si rivela appieno. Gli stessi muri di recinzione (che rimarcano le braide coltivate) realizzati con i sassi del Torre e del Cormor esprimono un rapporto, tuttora vivo, tra risorse locali, maestria di messa in opera ed esigenze della popolazione: è una cultura locale che si rappresenta visivamente e matericamente attraverso le forme stesse degli insediamenti. Il Piano regolatore di Udine riconosce pertanto correttamente le parti storiche più significative dei borghi frazionali come zone BOa, caratterizzate prevalentemente dall’esercizio, tuttora parzialmente in atto, delle funzioni agricole. Queste zone sono state spesso alterate con interventi edilizi parziali, non coerenti con il contesto, che si rivelano pesanti, anche se di modesta entità, rispetto alla relativa semplicità dei modelli tradizionali. Le situazioni insediative conservano però tuttora un notevole valore d’ambiente, legato a pochi fattori tipologici e morfologici che, proprio per il loro numero contenuto e per le poche varianti presenti, vanno rispettati se se ne vuole mantenere il valore storico-documentale. La varietà delle combinazioni di questi pochi elementi determina però una ricchezza di soluzioni, sia spaziali che volumetriche, che qualifica in modo singolare le architetture e le forme insediative. Le alterazioni subite dagli edifici negli ultimi decenni non sono in generale irreversibili, anche perché legate a motivi di minuta funzionalità. Specifici interventi di ripristino possono ricondurli ad un recupero coerente, unito peraltro alla necessità di dare risposta alle esigenze contemporanee, non solo in termini di spazi, ma anche di salubrità, di contenimento energetico, di impianti in regola con le normative sulla sicurezza, sull’handicap, e così via. Va anche notato come non sempre le caratteristiche edilizie e le funzioni prevalenti siano ovunque le stesse. Ne è un esempio Cussignacco, ma anche Rizzi e Paderno, che hanno assunto nel tempo caratteri prevalentemente urbani, cui corrispondono tipi edilizi anch’essi non più rurali, malgrado tuttora siano presenti insediamenti di tipo agricolo. Le strutture agricole sparse non erano molto presenti sul territorio agricolo udinese, proprio per la diffusa presenza di insediamenti accentrati, che costituiscono insieme 8 la base operativa dell’attività agricola ed anche l’area centrale di riferimento, con la Chiesa, le attività di servizio (commerciali, scolastiche, etc.), più o meno consistenti, secondo la popolazione presente. Per rispettare la volontà di risanamento urbanistico ed edilizio espressa dal PRGC, va tenuto conto di queste funzioni, che è opportuno apprezzare e valorizzare, proprio al fine di conservare l’identità dei borghi frazionali anche attraverso il loro ruolo. Si dovrebbe inoltre, per questi ambiti, rispettare il rapporto tra insediamenti agricoli e fondi di competenza, non interrompendo un collegamento funzionale che storicamente era dato e che spesso è appunto conservato, proprio per mantenere quella finalità di “conservazione delle caratteristiche ambientali” che il PRGC indica e che a questo legame produttivo fa necessariamente riferimento. Una notazione particolare va fatta per i parcheggi che, seppure in alcuni casi siano previsti nelle planimetrie della zonizzazione urbanistica, però spesso mancano soprattutto come presenza, leggera e diffusa, che in queste zone sarebbe invece opportuna. Per conseguire questo risultato potrebbe essere incentivata la formazione di spazi destinati alla sosta, a scomputo di oneri di urbanizzazione, laddove viene richiesta la edificazione ex novo. 4. 1 Sistemi insediativi dei borghi Le zone BOa dei borghi di edilizia spontanea (alcuni dei quali in passato dotati di autonomia amministrativa) sono molte, a testimonianza della attenzione che il PRGC ha avuto nei confronti di queste situazioni insediative e del valore che ha ad esse riconosciuto. La consistenza della zona BOa è dell’ordine di diverse decine di ettari. Le indicazioni normative del PRGC, che propongono la salvaguardia delle caratteristiche ambientali presenti, pur tuttavia prevedono l’edificazione di nuove costruzioni e la sostituzione di quelle esistenti, con un indice di fabbricabilità fondiaria di 2 mc/mq. Se l’interesse ad interventi di edificazione in queste zone, attualmente presente in alcune frazioni, dovesse estendersi a tutte, si potrebbe verificare un incremento di abitanti tale da richiedere una correlata previsione di servizi. Analizzando le caratteristiche costruttive degli edifici presenti nei vari insediamenti, finalizzate alla elaborazione dei criteri, si sono tratte alcune considerazioni di carattere generale su questi insediamenti, sui loro assetti e sulle loro qualità ambientali. La prima valutazione riguarda la loro stretta correlazione con il disegno del territorio 9 COMUNE DI UDINE DIPARTIMENTO SVILUPPO TERRITORIALE E QUALITÀ AMBIENTALE PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE IDENTIFICAZIONE DELLE AREE E DEGLI IMMOBILI ASSOGGETTATI A REGIME DI SALVAGUARDIA ai sensi e per gli effetti dell'articolo 35, 2° comma della L.R. 52/91 e successive modifiche ed integrazioni Ambiti tutelati dal PRGC Sottozona BOa Territorio comunale professionista incaricato arch. Emilio Savonitto gruppo di lavoro arch. Amanda Burelli - arch. Paola Pellegrini consulenti prof. dott. Diana Barillari - arch. Renato Bosa dott. Gabriella Bucco - arch. Enzo Pascolo elaborazioni grafiche Isabella Giacomini scala 1:35.000 data ottobre 2003 Planimetria con la distribuzione delle zone BOa di interesse ambientale (colore blu) nel territorio comunale (rielaborazione della cartografia prodotta dall'arch. Savonitto, incaricato dall'Amministrazione comunale di Udine, per la redazione della direttiva di salvaguardia e valorizzazione dell'architettura del Novecento e del patrimonio edilizio rurale spontaneo). agricolo, che a sua volta rimanda alla centuriazione romana. Gli insediamenti seguono questa logica, paralleli od ortogonali come sono rispetto alla viabilità che disegna la trama principale di servizio del territorio agricolo. Gli edifici sono disposti a cortina lungo questa trama viaria e non l’hanno in generale strutturata ulteriormente. Le costruzioni hanno sì occupato le aree più interne, ma attraverso la formazione di cortili e di servitù di transito. Gli edifici più recenti hanno prolungato gli insediamenti lungo la viabilità esistente, alterando però il contesto insediativo, perché costituti da costruzioni isolate e spesso “sgranate”. Seppure in situazione generale di degrado, sono le zone BOa di più antico insediamento le uniche che segnalano una qualche “centralità”. Il risanamento e la ristrutturazione vanno quindi agevolate per conservare la identità dei luoghi, ma è opportuno agevolare insieme anche il mantenimento, e magari la incentivazione, delle funzioni di servizio presenti (spesso ristorazione, attività commerciali di vicinato). Il PRGC prevede, in alcuni casi, la saldatura tra le varie zone sgranate di nuovo insediamento ed il loro inspessimento, attraverso la formazione di servizi ed aree verdi: operazione condivisibile, ma che va praticata con l’attuazione delle previsioni. Altro carattere molto significativo di questi borghi è l’“impressione” di continuità che essi esprimono: continuità delle cortine edilizie, prolungata dai muri di recinzione lungo le strade. Questo carattere di continuità dovrebbe essere ripreso sia nei nuovi interventi che nel ripristino degli edifici esistenti anche con l’uso di muri di recinzione o di siepi alte. Se le recinzioni con muri in sasso sono di difficile riproposizione (soprattutto per motivi economici), possono essere utili, a questo fine, anche muri intonacati purché semplici e non artefatti con finte pietre o altri materiali non compatibili con quelli della tradizione. 4. 2 Le indicazioni del PRGC Nei primi quattro commi dell’articolo 27, che disciplina la sottozona BOa, le norme di attuazione del PRGC prevedono la conservazione delle caratteristiche ambientali dei vecchi nuclei edilizi, mediante interventi di risanamento edilizio ed urbanistico. Ai commi quattro e cinque sono date specifiche prescrizioni relative al mantenimento od al recupero della organizzazione spaziale originaria. Si devono però in proposito compiere alcune riflessioni, perchè nel PRGC ci sono alcune contraddizioni. a) Sotto il profilo azzonativo: 11 - in alcuni casi la perimetrazione della zona BOa è particolarmente stretta e non permette di realizzare gli ampliamenti consentiti, in armonia con le strutture insediative esistenti, in modo che ne risulti un naturale e organico ampliamento; - in altri casi, nella frazione di Laipacco in particolare, le aree libere sono particolarmente ampie e consentono edificazioni consistenti, che, ovviamente, con difficoltà possono essere collegate alla “organizzazione spaziale originaria”. È da notare come in esse, a differenza di quanto prrevisto per altre zone di insediamento di analoga dimensione, non sia prevista la realizzazione tramite piano attuativo. Alla luce della consistenza di alcune iniziative edilizie realizzate o in atto in queste zone, ciò può avere un forte impatto negativo, oltre che sulla morfologia degli insediamenti, anche sullo standard di parcheggi pubblici, creando disequilibri nelle frazioni interessate. b) Sotto il profilo normativo: - dopo aver enunciato alcuni criteri di tutela della struttura urbanistica ed edilizia originaria si consentono nuove costruzioni su aree rese libere anche con demolizione. Va anche rilevato come tra i parametri di utilizzo vi sia l’indice di visuale libera, che induce a realizzare costruzioni isolate, laddove le caratteristiche di insieme indicano invece per lo più cortine edilizie continue o edifici ad “L” o a “U”, con cortili interni spesso di uso comune. Fermo restando il limite posto al presente lavoro, di non interferenza con le indicazioni degli strumenti urbanistici vigenti, si ritiene però di evidenziare alcuni elementi che si ritengono utili a specificare quelle indicazioni di carattere urbanistico che l’incarico prevede e che la norma stessa della zona BOa nella sua parte introdutttiva e di finalità esprime: - l’opportunità che all’interno della zona vengano di fatto mantenute le caratteristiche originarie che sono principalmente: la contiguità e la coerenza con la campagna coltivata, la lettura dei sistemi produttivi, ove presenti, da abilitare anche per funzioni agricole che usino mezzi di produzione contemporanei; - il mantenimento di una zona di transizione tra questa e le altre zone insediate del territorio; 12 - la conservazione delle tipologie costruttive che connotano questi sistemi insediativi; - la valorizzazione delle prospettive di arrivo in questi borghi, specie dove la visione del campanile, l’andamento delle recinzioni, le forme architettoniche di bordo servono a connotare e a far riconoscere un insediamento rispetto all’altro. Rimane irrisolto il tema del corretto ampliamento dei sistemi in linea, già organizzati per più unità insediative, laddove la zona viene perimetrata sul corpo di fabbrica e non sul lotto di pertinenza, per la stretta delimitazione che la sottozona BOa presenta in alcuni casi: la soluzione può essere trovata solamente con una modifica del PRGC. 4. 3 Criteri di progetto ed esame delle trasformazioni Si ritiene opportuno articolare i criteri nei seguente modo: 1. valutazioni in merito alla situazione morfologica esistente, per individuare: a) i criteri che soddisfino i primi quattro commi dell’art. 27, relativi al “recupero della struttura urbanistica ed edilizia originaria nei peculiari caratteri funzionali e costruttivi” per i casi di intervento, siano essi di ampliamento e/o di sostituzione all’interno dei borghi consolidati; 13 Criteri di intervento per il risanamento urbanistico STATO DI FATTO PROGETTO DI INTERVENTO 1: 1.000 D DELIMITAZIONE DELL’UNITA˙ INSEDIATIVA DI RIFERIMENTO D COMPLETAMENTO DELLE CORTINE EDILIZIE, CON LA REALIZZAZIONE DI NUOVI VOLUMI: EDIFICIO A DESTINAZIONE RESIDENZIALE EDIFICIO A DESTINAZIONE ACCESSORIA ALLA RESIDENZA O RURALE CORTILE A USO PRIVATO O PROMISCUO SUPERFICIE COLTIVATA (ORTI O COLTURE AGRARIE) A DESTINAZIONE RESIDENZIALE ALLINEATI AD ALTRI EDIFICI SUL FRONTE STRADA A DESTINAZIONE RESIDENZIALE O ACCESSORIA ALLINEATI AD ALTRI EDIFICI SUL RETRO DEI CORTILI RISTRUTTURAZIONE DEI VOLUMI ESISTENTI, CON LA RIUTILIZZAZIONE DI EDIFICI ACCESSORI O RURALI: PER NUOVA DESTINAZIONE RESIDENZIALE CON IL MANTENIMENTO DEI PARAMETRI (SUPERFICIE, VOLUME) ATTUALI INGRESSO EDIFICAZIONE DELLE AREE LIBERE, CON LA NUOVA REALIZZAZIONE DI VOLUMI RESIDENZIALI: SOTTOPORTICO CARRABILE (ANDRONE) ORTOGONALI AL FRONTE STRADA, CON UNA LOGICA INSEDIATIVA “CONTEMPORANEA” CHE INTERPRETI IL MODELLO DI COSTRUZIONE DEI BORGHI RURALI O DELLE FRAZIONI PERIFERICHE MURO DI RECINZIONE UNITA˙ DI INTERVENTO D DEMOLIZIONE DI VOLUMI ESISTENTI NON COERENTI CON IL CONTESTO CORTILE A USO PRIVATO O PROMISCUO SOTTOPORTICO CARRABILE (ANDRONE) MURO DI RECINZIONE Riferimenti urbanistico-edilizi per il progetto STATO DI FATTO ANALISI DELL’EDIFICIO IN PROGETTO NEI SUOI RAPPORTI CON IL CONTESTO EDIFICATO E AMBIENTALE FACCIATA SUL FRONTE PRINCIPALE “DI PREGIO”, DA TUTELARE FACCIATA SUL FRONTE PRINCIPALE ALTERATA, DA RICOMPORRE CORPO EDILIZIO DI SERVIZIO AGGIUNTO ALTERAZIONE DELL’EDIFICIO ORIGINARIO ENTRO IL VOLUME ESISTENTE PROGETTO DI INTERVENTO 1: 500 INTERVENTI PREVISTI SULL’EDIFICIO IN PROGETTO NUOVO VOLUME A DUE PIANI, CON TIPOLOGIA EDILIZIA TRADIZIONALE D DEMOLIZIONE DI VOLUMI NON COERENTI CON IL FABBRICATO E CON IL CONTESTO EDIFICATO RIPRISTINO DELLA PORZIONE DI FACCIATA ALTERATA TETTO A FALDE (CON NUMERO DEI PIANI) TETTO PIANO (CON NUMERO DEI PIANI) INTERVENTI PREVISTI SULL’AREA IN PROGETTO SOTTOPORTICO CARRABILE (ANDRONE) MURO DI RECINZIONE CORTILE A USO PRIVATO O PROMISCUO CARATTERISTICHE E USI DEGLI SPAZI PUBBLICI LUOGO DI RELAZIONI URBANE CON ELEMENTI DI ARREDO DI PREGIO (PIAZZETTA) LUOGO DI RELAZIONI URBANE (SLARGO STRADALE) ESEMPLARI ARBOREI DI INTERESSE AMBIENTALE CANALE DI CONNESSIONE URBANA E LOCALE (VIABILITA˙ VEICOLARE) RIQUALIFICAZIONE DEL CORTILE INTERNO, CON NUOVE PAVIMENTAZIONI DRENANTI POSTI MACCHINA ALBERATI, CON PAVIMENTAZIONE DRENANTE b) i criteri che, sempre nel rispetto degli indirizzi dell’art. 27, possono essere applicati nella realizzazione di nuovi interventi, 2. messa a fuoco delle particolarità costruttive degli edifici, per consentire la conservazione delle caratteristiche dei borghi, come riconosciuti dal PRGC. Questi criteri assumono ora una particolare importanza, alla luce del concretarsi di numerose iniziative di ristrutturazione, ma soprattutto di nuova costruzione, che attualmente interessano questi insediamenti. 4. 4 Ampliamenti e sostituzioni Si ritiene importante che gli ampliamenti e le sostituzioni seguano gli indirizzi insediativi preesistenti, confermando le cortine e le corti, secondo gli orientamenti che sono poi quelli del frazionamento del terreno agricolo. Negli schemi grafici seguenti si ipotizzano situazioni, che sono peraltro nella realtà molto diffuse, e si evidenziano le azioni di ripulitura delle corti interne e le modalità secondo le quali è possibile integrare i volumi esistenti da conservare con quelli necessari alle esigenze manifestate dagli abitanti. Tra le caratteristiche della tipologia insediativa quelle che appaiono particolarmente significative sono la cortina continua, in parte appoggiata al fronte strada ed in parte arretrata sull’area di pertinenza, che aveva, ed ha, funzioni prevalentemente residenziali e le costruzioni a “L” sulle corti interne, prevalentemente di servizio. Altre caratteristiche sono: - tetto a capanna, salvo gli elementi di testata che possono essere a padiglione; - portoni, importanti nei confronti della tessitura delle facciate, che immettono su androni o che si aprono nelle murature in sasso che recintano la braida coltivata; - ballatoi sul fronte interno; - nessun balcone o ballatoio sul fronte strada; - assenza di altana o di abbaino; - finestre verticali organizzate su un sistema compositivo molto semplice; - recinzioni in muri di sasso o in siepi, che costituiscono un collegamento visivamente importante di delimitazione degli spazi pubblici rispetto a quelli privati. Sulle zone retrostanti (secondo il modello consolidato dei sistemi insediativi agricoli friulani) risultano collocate le strutture di servizio, che assumono spesso una forma ad “L” formata per successive aggregazioni, in diretta connessione con i campi coltivati. Questo rapporto è talmente consolidato, che non esistono quasi mai viottolo o carra- 16 reccia che si interpongano tra i sistemi costruiti ed il terreno agricolo. E’ interessante notare come, a differenza delle facciate molto semplici degli affacci sugli spazi pubblici, nelle corti interne vi sia una grande varietà di forme e di elementi architettonici che configurano volumi molto articolati che possono diventare gradevoli per utilizzi contemporanei. Per questo si ritiene opportuno il ripristino e anche l’ampliamento delle tettoie, fienili e depositi attrezzi, per il loro riutilizzo con funzioni residenziali e di servizio alla residenza. 4. 5 Interventi contemporanei di nuova costruzione In queste zone va privilegiato l’utilizzo di forme semplici verso gli spazi pubblici. Le parti interne invece potranno essere più articolate, sia nei volumi che nelle facciate, interpretando gli elementi e le caratteristiche della tradizione (ballatoi, porticati e logge pilastrate, ampi fori dei fienili, etc.) pur utilizzando anche materiali e tecnologie attuali. La facciata potrà essere arricchita da portoni carrai, utili anche a dare accesso ai garage posti macchina interni, che potranno così essere armonicamente inseriti nel contesto, come avveniva un tempo per il deposito dei carri agricoli. Questi depositi hanno forme che si prestano in modo convincente ad una loro utilizzazione per questo scopo,perchè consentono di reinterpretare le caratteristiche costruttive locali. 17 Altri criteri da praticare possono essere: - collocazione degli edifici con il medesimo orientamento di quelli esistenti e, possibilmente, in contiguità con gli stessi, allungando le cortine o le forme ad “L” o a corte chiusa che li caratterizzano; - conferire pure ai nuovi insediamenti le caratteristiche di continuum edilizio attraverso anche la costruzione di muri di recinzione (e di recupero di quelli eventualmente presenti) da realizzarsi preferibilmente in sasso, ma anche con murature intonacate, o, ove non possibile, con siepi; - il numero dei piani (normalmente 2 piani abitabili più soffitta) non superiore a quello degli edifici esistenti. Non sono da valutare positivamente edifici ad un piano, che sono in evidente contrasto con le tipologie insediate, a meno che non siano annessi di servizio o volumi sul tipo dei “focolari”; - è auspicabile la realizzazione di logge in quanto si possono caratterizzare con le forme delle tettoie dei fienili e dei depositi attrezzi. Dopo tanti anni di disattenzione nei confronti dell’edilizia storica minore, c’è ora un forte interesse al recupero che va agevolato ed incentivato. Contemporaneamente però si manifesta anche una diffusa tendenza alla riproposizione delle forme della tradizione sulle nuove costruzioni, che va invece contrastata per evitare la costruzione di fac-simili, che confondono la lettura della Città. Se le forme e le dimensioni degli edifici nuovi sono da correlare a quelle degli insediamenti storici originali cui si affiancano, per i motivi sopra indicati i particolari costruttivi, i materiali e le tecnologie non possono che essere quelli della contemporaneità. 4. 6 Composizione delle facciate La composizione delle facciate coinvolge un significativo numero di elementi architettonico-edilizi, oggetto di singole analisi nelle schede dedicate. È però utile anticipare alcune considerazioni in ordine alle modalità secondo le quali i singoli elementi architettonici si compongono sulle facciate e, quindi, sulle cortine edificate così dei borghi rurali periferici, come negli altri contesti. Queste modalità si esprimono con canoni e regole (più evidenti negli edifici storici, più sfumate in quelli più recenti) che caratterizzano ogni epoca e ogni situazione insediativa. Si propongono alcuni temi ed una ipotesi di percorso di valutazione. 18 4. 6. 1 Percorso di valutazione In una sequenza logica, le analisi utili allo studio delle facciate dovrebbero prendere in esame i seguenti temi. 1. Il ritmo determinato dai vari edifici posti lungo la cortina interessata dall’intervento, ritmo dato dalla dimensione delle facciate in valore assoluto e nei loro rapporti larghezza/altezza. Rilevante è pure la prospettiva di insieme della cortina; non meno importante, ma di più difficili inquadramento e controllo, è il valore materico delle facciate della cortina. 2. La scansione delle forature, loro rapporti dimensionali (ai vari piani), loro tipi di cornice e di chiusura (serramenti, etc.), 3. Gli elementi di caratterizzazione delle facciate (texture, marcapiani, etc.). 4. La forma e dimensioni degli sporti di gronda. TEMA 1. Va preliminarmente sottolineato che ci sono degli equilibri che derivano da proporzioni corrette dei volumi dei singoli edifici di un ambito. Le altezze possono variare entro limiti abbastanza ristretti (mediamente non più di un piano; molto diverse sono invece le altezze relative alle strutture produttive agricole tra di loro e con la residenza, anche se comunque comprese negli stessi limiti massimi): altezze più elevate sono percepite come una anomalia del profilo del contesto e danno luogo ad effetti di disturbo. Le larghezze, come determinate dai lotti storici, possono anche avere variazioni maggiori, ora assorbite nell’insediamento. Eventuali accorpamenti di lotti debbono essere considerati, nella progettazione, in modo da determinare equilibri compatibili. Tra le caratteristiche vanno indicati alcuni elementi, quali: - assenza di porticati; - disposizione planimetrica degli edifici che seguono l’andamento delle partizioni 19 T E M A 1 agricole e che sono quindi collocati in modo parallelo od ortogonale alla viabilità, a sua volta ordinata sull’andamento del frazionamento dei fondi; - massimo utilizzo dei fondi, con l’allineamento a filo strada che va spesso a costituire una cortina continua; - formazione di recinzioni in muratura in sasso, che separa i lotti dagli spazi pubblici ed anche dagli altri spazi privati, e che spesso costituisce una prosecuzione della cortina edificata, realizzando un effetto di continuità lungo la viabilità, con specifici valori di caratterizzazione degli ambienti costruiti. TEMA 2. Nelle facciate delle costruzioni tradizionali va rilevata la netta prevalenza dei pieni rispetto ai vuoti delle forature, anche per esigenze statiche. Circa il ritmo di scansione delle forature, si può notare come in questa zona i lotti siano generalmente ampi, legati alle esigenze produttive agricole. Le facciate delle residenze hanno finestre con interasse costante, dal momento che non sono collocate per rispondere a criteri compositivi, ma per soddisfare esigenze funzionali, che si ripetono come i corrispondenti elementi architettonici. Le forature ai vari piani sono in genere collocate in asse; tuttavia la presenza di variazioni rispetto a questo canone, va apprezzata e rispettata, salvo che essa derivi da interventi impropri, che vanno rimossi. 20 T E M A 2 Le facciate degli edifici che ospitano le attività produttive sono meno classificabili perchè più varie sia per dimensione che per disposizione e forma dei fori: ciò si spiega con la varietà delle funzioni agricole esercitate (stalla, fienile, cantina, deposito attrezzi, etc.). Questa semplicità compositiva non appare banale, perché la presenza delle murature “faccia a vista” conferisce una ricchezza di texture che non fa percepire la monotonia del ritmo delle facciate e della loro successione. L’intonacatura di queste murature le impoverisce e le mortifica rendendole “povere”. La foto esemplifica un efficace esempio di come il trattamento superficiale della facciata determini una notevole differenza qualitativa tra edifici di disegno analogo: texture “faccia a vista” nella costruzione originaria e intonaco di recente applicazione. Altri interventi di trasformazione, presenti in questa zona, sono dovuti alla modifica delle forature, con alterazione dei rapporti storici e del tipo di oscuramento (avvolgibili), la sostituzione con il cemento armato degli architravi in legno delle finestre e dei portoni, che ha “sporcato” la texture di contorno, senza un disegno preciso. TEMA 3. La semplicità costruttiva - come detto - riduce al minimo gli elementi di disegno della facciata che non siano strettamente funzionali. Sono spesso assenti anche le cornici delle finestre. Zoccolature sono presenti negli edifici più recenti e intonacati oppure in quelli rappresentativi di un ruolo o di una più elevata capacità economica, tanto che, in rari casi, possono essere assimilati a quelli delle aree urbane. A volte la tessitura stessa della muratura determina partizioni compositive attraverso l’uso di materiali diversi (ad esempio, corsi o inserti di mattoni intercalati sulla muratura in pietra). Appare dunque importante evitare che gli edifici conservati nella texture originale vengano alterati intonacandoli. Nei casi nei quali ciò fosse già avvenuto, si dovrà valutare la possibilità di rimuovere l’intonaco, riportando alla luce la trama originale. Nei casi ove ciò non sia praticabile, è opportuno un qualche interven- 21 T E M A 3 to di miglioramento della facciata, che sottolinei le forature con cornici costituite da semplici fasce di intonaco, secondo quanto viene indicato nella specifica scheda. Sulla facciata rivolta verso la corte interna, i ballatoi, elementi funzionali alla residenza ed all’attività produttiva agricola, arricchiscono invece di molto la sua composizione. TEMA 4. Gli sporti di gronda sono più contenuti verso gli spazi pubblici ed invece molto ampi sulle corti interne, in corrispondenza ed a protezione dei ballatoi. La sostituzione della struttura del tetto in legno con solai in laterocemento impoverisce (così come l’intonacatura) l’aspetto dell’edificio. Se ne deduce che i tetti in legno sono da conservare o, se deteriorati, da sostituire con materiali identici. Nei casi di già avvenuta sostituzione con laterocemento, si deve tendere, in occasione di ristrutturazioni, al ripristino del tetto in legno. 4. 7 Schede degli elementi architettonici più significativi Le schede contengono le informazioni sulla presenza nel tessuto urbano degli elementi architettonici più significativi e individuano i criteri che sottendono le modalità costruttive e le regole di impiego che li contraddistinguono. Nella progettazione i relativi particolari costruttivi dovranno essere scelti in relazione alla specifica situazione di intervento. La ridotta precisazione dei parametri dimensionali degli elementi schedati si collega alla scelta di non definirli come esemplificativi ma solamente come testimonianza e analisi delle logiche che li contraddistinguono. Essi infatti, come più volte detto, non devono costituire un “catalogo”, ma essere invece scelti e progettati in relazione alla specifica situazione. 22 T E M A 4 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Abbaino ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. BO.a (Luminarie) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Struttura posta sulla falda del tetto di un edificio, realizzata al fine di consentire l’apertura di una finestra per dare luce e aria al sottotetto. Nell’edilizia rurale periferica gli abbaini sono molto scarsamente rappresentati. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Gli abbaini non fanno parte del contesto ambientale di questa zona e pertanto non è opportuno che venga consentita la realizzazione di nuovi. Qualora presenti, vanno restaurati e conservati. La documentazione fotografica illustra un raro abbaino presente nell’edilizia rurale; la significatività dell’immagine e peraltro limitata dall’inopportuna presenza di serramenti in alluminio, di persiane avvolgibili, di portefinestre, etc. scheda n. 1 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Altana ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. BO.a (Altane) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Terrazzo coperto o a cielo libero rialzato sopra il tetto di un edificio. Nell’edilizia rurale periferica le altane sono assenti. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le norme di attuazione del Piano regolatore, intese a salvaguardare i valori di ambiente di questa zona, rendono non praticabile la proposizione delle altane. scheda n. 2 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Canna fumaria - Comignolo (Nape) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Canna fumaria: condotto che serve per allontanare e disperdere verso l’alto i fumi del camino, costituito - in origine - da un vano creato nello spessore della muratura e, più recentemente, da elementi prefabbricati (laterizio, vibrocemento, acciaio, etc) addossati alla muratura. Comignolo: fumaiolo del camino, sporgente sopra la copertura di un edificio. Nell’edilizia rurale periferica i comignoli sono in genere di grande semplicità e le canne fumarie sono spesso esterne, perchè realizzate successivamente alla costruzione dell’edificio. Talvolta le canne fumarie iniziano all’altezza del primo piano e si raccordano con mensole sagomate al muro di facciata. Di grande interesse sono i focolari esterni, coperti da tettucci poligonali, che si raccordano con la canna fumaria. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Nella progettazione dei comignoli vanno ripresi i modi semplici di costruzione di quelli tradizionali. Vanno dunque mantenuti modesti nelle forme e nelle dimensioni, al fine di non determinare un rapporto non equilibrato tra copertura e comignoli. Ciò vale soprattutto in relazione alla constatazione che le esigenze attuali (ed anche il riutilizzo per usi residenziali delle strutture agricole) ne rendono necessari di nuovi, in numero di gran lunga superiore a quelli presistenti. Gli spioventi del cappello di copertura del comignolo vanno disposti parallelamente alle falde del tetto sottostante, con uguale inclinazione. Particolare attenzione va posta al restauro dei focolari, che appaiono (soprattutto quando realizzati sul fronte strada) molto significativi delle caratteristiche ambientali di questa zona. Le canne fumarie è opportuno che non vengano inserite come elemento sporgente sulle facciate esterne degli edifici. scheda n. 3 COMIGNOLO A CAPANNA CON CORNICI E TIMPANI (1: 20) Materiale: le cornici e i timpani sono realizzati con fasce alternate di pianelle di cotto, a vista, e di muratura intonacata con varie modanature. I sostegni del cappello sono realizzati in muratura, con o senza intonacatura agli angoli, e in pianelle di cotto, a vista, nelle parti centrali. COMIGNOLO A QUATTRO FALDE (1: 20) Materiale: le cornici del comignolo sono realizzate in due strati sovapposti di pianelle di cotto, a vista. Se realizzate in muratura intonacata devono rispettare le stesse dimensioni (limitate) in altezza. I sostegni del cappello sono realizzati in muratura intonacata agli angoli e in pianelle di cotto, a vista, nelle parti centrali. COMIGNOLO DI DISEGNO “MODERNO” Materiale: lastre di rame, con alette sui quattro lati. Il comignolo ha la stessa sezione della torretta emergente sul tetto. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Copertura ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. BO.a (Cuviert) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Insieme delle strutture portanti e degli altri elementi costruttivi usati per completare la sommità di un edificio, al fine di proteggerlo dalle precipitazioni atmosferiche. Nell’edilizia rurale periferica il tipo delle coperture, per lo più a capanna, con presenza limitata di tetti a padiglione, costituisce un elemento importante per la conservazione di questi contesti insediativi. Merita particolare considerazione la complessità delle co- perture che deriva dalla varietà dei manufatti edilizi, determinata dalla presenza, accanto alle residenze, di strutture produttive legate all’attività agricola (ricovero degli attrezzi, allevamento degli animali). Si può affermare che, nella semplicità degli elementi costitutivi, la varietà di altezze, di forme e dimensioni degli edifici produce (soprattutto nelle corti interne) un insieme costruito interessante, anche se a volte alterato, che qualifica il contesto ambientale. Più semplici sono le coperture sulle facciate fronteggianti gli spazi pubblici. Le presenze di focolari uniti al corpo principale degli edifici, con i tettucci a padiglione, sono da salvaguardare, restaurandoli, perché ogni intervento modificativo, seppur lieve, altera i semplici equilibri che conformano le particolarità di questi luoghi. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Poichè in questa zona va conservato soprattutto il valore d’ambiente, è evidente come le modalità costruttive delle coperture debbano essere ricondotte a quelle tradizionali. L’impiego del legno condiziona infatti le tecniche costruttive, le forme e le dimensioni; si possono comunque applicare moderni indirizzi tecnologici da giustificare puntualmente in sede di progetto (ad esempio strutture accoppiate in ferro e legno) per esigenze specifiche (statiche, di restauro, etc.). Per impostare una corretta progettazione delle coperture in queste zone, è necessario rilevare come gli edifici storici siano stati per lo più edificati a cortina, in forma parallela od ortogonale alla viabilità, che è ordinata secondo il disegno della centuriazione. Le costruzioni, e le loro coperture, risultano dunque inserite nel disegno del territorio agricolo che, seppure con le modifiche che il tempo ha impresso, fa ancora leggere il sistema di organizzazione del territorio romano. L’aggregazione di nuovi edifici di servizio si è in modo naturale organizzata sulla braida, divenuta poi corte, con una successione di costruzioni che ha determinato quel sistema complesso di superfici edificate e spazi liberi che tuttora si rileva. I tetti in queste zone non mostrano, se non accidentalmente, la presenza di abbaini e certamente non vi sono presenti altane. Gli uni e le altre non sono da proporre. scheda n. 4 Le questioni più importanti, che vanno considerate per gli interventi sugli edifici di queste zone e nei loro ampliamenti, appaiono le seguenti: - innanzitutto la opportunità che ogni intervento riguardi (o almeno consideri) l’insieme di edifici che prospetta su una medesima corte, dal momento che la morfologia di questi insediamenti è piuttosto complessa, per la presenza di più corpi di fabbrica, di uso e dimensioni varie, collocati in successione anche su più corti servite da un passaggio carrabile comune. L’indicazione delle coperture esistenti può infatti diventare utile indirizzo per gli interventi da compiere, anche con l’ottica di riutilizzare le tettoie di ricovero attrezzi, quali posti auto, centrali termiche, locali di servizio, etc.; - orientamento delle falde con linee di colmo parallele alla strada, negli edifici di facciata, e perpendicolare alla medesima nei corpi a “L”; - struttura portante del tetto, in linea di massima, in legno: gli sporti di gronda, con le loro caratteristiche indicate nell’apposita scheda, sono determinanti per la conformazione del tetto e dell’edificio nel suo complesso; - copertura tradizionale in coppi, che è opportuno mantenere perché essenziale alla conservazione di quell’ambiente che il PRGC intende conservare; - lucernari limitati. L’esigenza che viene spesso rappresentata di proteggere gli ingressi va certamente contrastata sul fronte strada (per rispettare i caratteri di essenzialità della facciata), mentre su gli affacci interni può essere consentita se viene organicamente inserita nel disegno complessivo dell’edificio e, ancor meglio, se sfrutta gli spazi coperti degli annessi rustici. In ogni caso, trattandosi di un elemento non ricorrente nell’architettura tradizionale, la progettazione dovrà avvalersi di soluzioni “contemporanee”, con materiali e tecnologie adeguate. In alcune frazioni la zona rurale si estende anche ad aree inedificate: qui la progettazione di nuove costruzioni va attentamente curata, al fine di evitare che le vere zone BOa ne risultino compresse, marginalizzate, e che l’effetto complessivo si presenti non come tutela di un contesto di valore ambientale, ma come zona residenziale di nuovo impianto, non diversa da quelle che si formano nelle zone di espansione. Innanzittutto è importante che le nuove costruzioni conservino gli orientamenti tradizionali e che quindi si organizzino sulle direzioni del territorio agricolo, con forme e ingombri di tipo analogo. Questione particolare, da valutare, è invece quella relativa alla previsione di suggerire l’uso dei materiali e delle forme costruttive tradizionali (proponendo quindi per le nuove costruzioni una forma mimetica), o se invece preferire l’uso di tecniche e tecnologie contemporanee, che ne evidenzino l’epoca di costruzione (fermi restando i principi di orientamento e di ingombro). Va ricordato, a questo proposito, come sia spesso la texture in pietrame e cotto del sistema di costruzione delle murature antiche (ora non più realizzabile) un motivo di interesse importante per questi ambienti. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Cornice delle aperture (Ricuadri) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Contorno delle aperture composto da architrave, davanzale o soglia e stipiti laterali, che sporgono dal filo dell’edificio. Generalmente il riquadro è costituito da elementi in pietra naturale (o artificiale) squadrata, di sezione rettangolare, con semplici lavorazioni superficiali o da fasce d’intonaco. Nell’edilizia rurale periferica il riquadro delle aperture è realizzato con materiali semplici (intona- co, legno, mattoni, pietra con semplici lavorazioni); molte volte è limitato alla presenza di uno o due degli elementi costitutivi, talvolta da nessuno. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI, CON SCHEMI ORIENTATIVI I contorni esistenti, da rilevare attraverso una adeguata documentazione grafica o fotografica dello stato di fatto, sono in linea di massima da conservare o da ripristinare. Le eventuali esigenze di modifica delle dimensioni dei fori, da motivare, possono essere realizzate con la riproposizione dei rapporti base/altezza originari, o della tradizione locale, entro un disegno coerente di composizione della facciata e con la riutilizzazione - anche formale - degli elementi originari senza alterare le superfici murarie esistenti. Questo criterio va seguito nelle realizzazioni di nuove forature, negli ampliamenti volumetrici o nei nuovi edifici. La presenza di varietà di cornici sulla medesima facciata può essere motivo di interesse, alla luce della relativa semplicità degli apparati costruttivi, e suggerisce una preferenza di conservazione delle stesse, pur non escludendo la loro unificazione materica formale sul tipo più significativo. Come raccomandazione generale va detto che è importante che vengano rimosse le alterazioni introdotte da interventi edilizi poco rispettosi del fabbricato, per ricomporre le forme e ripristinare le modalità costruttive originarie. scheda n. 5 CORNICE CON ARCHITRAVE DI LEGNO O PIETRA E DAVANZALE DI PIETRA SU FACCIATA NON INTONACATA (1: 40) Materiale: trave di legno e lastra di pietra, entrambe di recupero o di nuova fattura; lo spessore degli elementi deve essere significativo. Lavorazione: i nuovi materiali devono introdurre dissonanze la tessitura della muratura stente, neppure sotto l’aspetto matico. non con esicro- CORNICE CON FASCE DI INTONACO SU FACCIATA INTONACATA E NON INTONACATA (1: 40 / 20) Materiale: intonaco sporgente dalla muratura, ridossato al contorno del foro. Lavorazione: il colore delle fasce va differenziato rispetto alla facciata, senza introdurre stridenti contrasti cromatici. CORNICE CON ELEMENTI DI PIETRA NATURALE O ARTIFICIALE (1: 40 / 20) Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di altre pietre della tradizione locale, senza nserti o decorazioni. Lavorazione: bocciardatura poco percepibile o senza cordellina. ATTACCO DELLA CORNICE SULLA MURATURA ESTERNA La muratura in corrispondenza della cornice deve essere arretrata di 1,5 cm circa. È ammesso pure l’arretramento circostante la cornice per una larghezza di 2-3 cm. Le soluzioni con il filo esterno della muratura allineato o sporgente rispetto alla cornice non sono coerenti con la tradizione locale e non sono quindi da proporre. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Inferriata ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. BO.a (Fereade) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Grata di ferro posta a protezione delle finestre realizzata con barre di varie forme ed elementi decorativi. Talvolta l’inferriata può proteggere anche porte, cancelli, etc. Nelle zone rurali le inferriate tradizionali sono di semplice disegno e fattura; spesso sono collocate a protezione delle finestre delle stalle, anche se di piccole dimensioni. Le inferriate sono molto apesso presenti al piano terra degli edifi- ci a filo strada. Talvolta le grate sono applicate non all’interno del foro ma all’esterno della muratura, per consentire l’applicazione di scuretti a libro. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Si ritiene che i caratteri ambientali della zona, che lo strumento urbanistico intende conservare, suggeriscano di limitare i disegni di assemblaggio delle sbarre e le forme di ancoraggio alle murature a quelli tradizionalmente usati. Forme attuali d’inferriate sono consentite, purché di disegno semplice, privilegiando la funzionalità della struttura, nel rispetto del valore tradizionalmente loro assegnato. Questi criteri sono da seguire anche nelle nuove costruzioni su aree inedificate, per tener conto delle finalità di conservazione ambientale che il piano esprime. Nelle cortine a filo strada sono sconsigliate le inferriate sporgenti rispetto alla facciata. scheda n. 6 INFERRIATA A MAGLIA QUADRATA FISSATA SUI QUATTRO LATI DEL FORO (1: 40 / 2) Materiale: profili di ferro generalmente prodotti non industrialmente e assemblati senza saldature. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. INFERRIATA A LOSANGHE FISSATA GENERALMENTE SUI LATI VERTICALI DEL FORO (1: 40 / 2) Materiale: profili di ferro assemblati generalmente con fascette e chiodature e non con saldature. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. INFERRIATA DI DISEGNO “MODERNO” A LAME ACCOPPIATE FISSATA GENERALMENTE SUI QUATTROLATI DEL FORO Materiale: profili di ferro o di ottone, assemblati con chiodature. Il colore di questa inferiata di composizione “moderna”, può prescindere dall’aspetto cromatico tradizionale. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Loggia ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. BO.a (Loze, Lobie) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Parte di edificio ricavata entro il suo perimetro, comunicante direttamente con l’esterno su uno o più lati. Le logge sono praticamente assenti nelle zone rurali, dove la semplicità e la modestia delle costruzioni, e della vita rurale, non consentivano la realizzazione di spazi di questo tipo. Sono invece presenti altre strutture usualmente adibite a ricovero attrezzi, fienili, etc. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le mutate condizioni di vita consentono oggi, anche nelle zone rurali periferiche, di dare risposta alle esigenze attuali delle famiglie, che chiedono di avere a disposizione spazi coperti per gli usi estivi e di tempo libero. Si ravvisa, nella flessibilità e varietà delle corti presenti negli insediamenti rurali, la possibilità di cogliere più opportunità: - rendere questa zona più attraente sotto il profilo insediativo residenziale, anche attraverso il riutilizzo delle strutture di servizio legate alla conduzione agricola, nelle quali realizzare - oltre alle residenze - porticati, logge, autorimesse; - risanare i contesti insediativi rurali dove, nella trasformazione della pratica dell’agricoltura, hanno perso funzione (e quindi manutenzione) molte delle strutture produttive antiche; - attuare una conservazione dei valori ambientali corretta, recuperando le antiche strutture, seppure con usi diversi. È però necessario che i risanamenti interessino almeno l’ambito della corte, per prevedere un ridisegno degli spazi interni, con l’eliminazione delle superfetazioni e delle aggiunte di piccoli volumi (quelli, ad esempio, del piccolissimo allevamento familiare). Poiché non si tratta di costruire nuovi volumi, ma di assegnare nuove funzioni alle strutture esistenti, sono queste ultime a determinare forma e dimensioni di porticati e logge, anche nel caso di una loro proposizione ex novo. Oltre a quanto evidenziato nelle schede di tipo urbanistico qui vengono illustrate alcune linee di intervento che esprimono nuove possibilità operative. Non va comunque dimenticato come gli elementi compositivi, le finiture e i materiali usati, debbano essere in accordo con quelli storici tradizionali, accordo che può essere anche realizzato con forme e materiali moderni (purchè discreti e leggeri), che si inseriscano in modo delicato in questo contesto insediativo fatto di pochi elementi: sono questi ultimi che debbono mantenere la dominanza e la rappresentatività, pena la stessa sopravvivenza dei caratteri ambientali e di contesto. scheda n. 7 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Modanatura - Marcapiano (Marcheplan) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Modanature e marcapiani sono usati per definire delle campiture di composizione del disegno della facciata, per legare singoli elementi (i davanzali delle finestre, le copertine dei poggioli, gli architravi delle finestre). Le modanature, sottolineano e disegnano gli sporti di linda (cornicioni) e danno rilievo al marcapiano. Nelle zone rurali periferiche sono presenti solamente in alcuni edifici, di maggior pregio e prestigio. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Qualora negli edifici siano presenti elementi architettonici particolari (modanature, marcapiani, cornicioni, lesene, etc.), che costituiscono un disegno di facciata, essi vanno mantenuti e la facciata non può essere intonacata, neppure parzialmente. La proposizione di modanature, marcapiani, cornicioni, lesene, etc. negli edifici esistenti, o di nuova costruzione, va attentamente meditata per non alterare il carattere ambientale della zona (che lo strumento urbanistico intende conservare) e comunque va progettata secondo le regole tradizionali. scheda n. 8 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Muro di recinzione (Muraje) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE I muri realizzati in pietrame e ciottolame a vista talvolta sono stati intonacati con finitura superficiale grezza. Sono sormontati da copertine in ciottoli di pezzatura più grande (inseriti nella muratura), in coppi o in lastre di pietra naturale o artificiale o di calcestruzzo. Spesso le recinzioni sono costituite da siepi. I muri di recinzione costituiscono un elemento importante nella conformazione dei caratteri che qua- lificano i valori ambientali delle zone rurali periferiche. Essi infatti si pongono come elemento di continuità con le cortine edificate a filo strada, perché delimitano gli spazi pubblici da quelli privati. Sulle recinzioni spesso si aprono portoni carrabili di servizio, chiusi da cancelli in ferro o in legno: in questo caso il portone è protetto da un tettuccio con struttura portante in legno e copertura in coppi. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Proprio per il carattere di continuità che assicurano ai contesti insediativi e per il valore ambientale che rappresentano, i muri di recinzione vanno salvaguardati e restaurati. L’ipotesi di fare nuove aperture sui muri esistenti va attentamente valutata e gli interventi vanno realizzati con molta cautela, soprattutto riproponendo in termini esatti (materiali, forme, altezze) gli attacchi dei portoni alla muratura, perché si ritiene che si debba praticare il principio del rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali alterazioni. I criteri principali da seguire nel ripristino sono: - rinnovare gli elementi deteriorati in pietra con altri degli stessi tipi di pietra e di lavorazione; - restaurare i cancelli o, se irrecuperabili, realizzare di nuovi riproducendo materiali e forme di quelli preesistenti. Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, nella riparazione si dovranno rispettare i rapporti desumibili da quelli dei portoni presenti nella zona: questi nuovi portoni potranno essere anche realizzati con materiali e tecniche contemporanee, purché appunto la loro dimensione e le logiche compositive rispettino le proporzioni ed i rapporti di quelle storiche. I muri in pietrame o ciottolame a vista non vanno intonacati, nemmeno parzialmente. Possano essere proposte nuove recinzioni, con forme e materiali attuali (quali muri di semplice fattura ed intonacati con superficie grezza), accompagnati quindi da portoni e cancelli coerentemente progettati. Per le zone di nuova edificazione, oltre a quanto detto sopra, si suggerisce l’uso di: - siepi e barriere vegetali; - reti di semplice fattura e senza muretto di sostegno, soprattutto come nuove divisioni tra le proprietà. scheda n. 9 MURO DI RECINZIONE CON SOMMITÀ IN COPPI (1: 40) Materiale: muratura lasciata a vista, disposta a mosaico o a corsi orizzontali, con prevalente impiego di pietra di medio-grande pezzatura. La copertura è realizzata con ciottoli disposti a capanna con sovrastante tegole curve. MURO DI RECINZIONE CON COPERTINA IN GROSSI CIOTTOLI (1: 40) Materiale: muratura lasciata a vista, disposta a mosaico o a corsi orizzontali, con prevalente impiego di pietra di grande pezzatura. La copertura è realizzata con pietre di grande dimensione, scelte fra quelle a sezione triangolare. MURO DI RECINZIONE CON COPERTINA IN PIETRA SQUADRATA (1: 40) Materiale: muratura lasciata a vista, disposta a mosaico o a corsi orizzontali, con prevalente impiego di pietra di grande pezzatura. La copertura è realizzata con pietra artificiale a due spioventi o con sagomature analoghe. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Poggiolo - Ballatoio (Pujûl) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Il poggiolo indica una struttura a sbalzo rispetto alla facciata dell’edificio. Il ballatoio indica un poggiolo esteso in lunghezza, che dà accesso a più stanze dello stesso piano. Nelle zone rurali periferiche i ballatoi sono molto presenti, correlati alla semplicità della organnizzazione distributiva. La scala infatti è spesso esterna e collega uno o due ballatoi sui quali si aprono le stanze superiori. Spesso i poggioli e i ballatoi vengono usati per l’essicatura dei prodotti agricoli. Sulle facciate sul fronte strada non sono mai presenti né poggioli né ballatoi, che sono sempre collocati sui cortili interni. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le caratteristiche costruttive degli edifici in questa zona sono in genere elementari e rispondono ad esigenze di funzionalità, di semplicità di esecuzione e di contenimento dei costi. I ballatoi sono realizzati in legno, sia come struttura portante che come parapetto. Sporgono di circa un metro dal filo del muro. L’assenza di queste strutture sulle facciate verso la strada è un’altra caratteristica da conservare, sia negli interventi sugli edifici esistenti sia su quelli di nuova costruzione. Varianti rispetto al disegno base dei poggioli-ballatoi sono date dall’essere agganciate alla copertura da montanti in legno e dagli elementi di parapetto in doghe verticali od orizzontali. Le tavole in legno del pavimento sono solo accostate (e non incastrate), per evitare il ristagno dell’acqua ed il conseguente infradiciamento del legno. Talvolta i ballatoi e i poggioli sono stati sostituiti con strutture a sbalzo in cemento armato e ringhiere in ferro, con nessuna attenzione verso gli aspetti ambientali, e banalizzando le stesse facciate su cui insistono. Negli interventi di risanamento delle costruzioni esistenti, e nel loro ampliamento, si dovrà tenere conto delle caratteristiche tradizionali sopra indicate. In particolare si dovranno rimuovere le alterazioni per riportare i disegni e i materiali alle forme dell’edilizia storica. Gli stessi criteri sarà opportuno vengano seguiti anche nelle nuove costruzioni delle aree inedificate. Si ritiene inoltre opportuno suggerire che proprio le nuove costruzioni ripropongano le articolazioni dei volumi e degli aggetti sui cortili, a ripetizione dei sistemi storici di organizzazione delle costruzioni e degli ampliamenti edilizi sulle aree interne. scheda n. 10 POGGIOLO - BALLATOIO CON PARAPETTO A MONTANTI VERTICALI (1: 40) Materiale: elementi di legno opportunamente lavorati e trattati con vernici trasparenti per lasciare a vista le venature. POGGIOLO - BALLATOIO CON MONTANTI AGGANCIATI AL TETTO (1: 40) Materiale: elementi di legno opportunamente lavorati e trattati con vernici trasparenti per lasciare a vista le venature. POGGIOLO - BALLATOIO CON PARAPETTO A DOGHE ORIZZONTALI (1: 40) Materiale: elementi di legno opportunamente lavorati e trattati con vernici trasparenti per lasciare a vista le venature. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Portone - Portone carrabile (Puarton) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Porta di notevoli dimensioni che chiude l’entrata principale, anche per i veicoli, in un edificio. Nel portone può essere ricavata un’apertura per consentire il passaggio delle persone senza aprire del tutto un’anta del serramento. I portoni caratterizzano le facciate delle schiere continue delle zone rurali periferiche. I fori presentano usualmente forme ad arco ribassato policentrico, talvolta con architrave a vista. Le loro ampie dimensioni, direttamente correlate allo svolgimento delle funzioni produttive agricole nei cortili interni, consentono oggi un facile passaggio delle automobili e quindi un recupero a fini residenziali anche delle costruzioni poste all’interno, ospitanti funzioni non più attuali. La costruzione dei portoni è molto semplice: a due ante, in doppio strato di tavole, con l’eventuale portoncino pedonale inserito in una delle due ante. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Proprio per l’importanza che i portoni presentano nella conservazione dell’ambiente rurale, è necessario che gli interventi che li riguardano siano oggetto di attenzione. In particolare si ritiene che si debba praticare il principio del rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali alterazioni. Può quindi essere praticata la riapertura dei portoni eventualmente chiusi nel corso del tempo, ripristinandoli in base alle tracce che possono essere riscontrate nelle murature (da documentare, con fotografie). Altri criteri da seguire nel ripristino sono i seguenti: - ricomporrre gli elementi deteriorati delle cornici in pietra con altri dello stesso materiale e lavorazione, evitando la sostituzione con altro tipo di pietra o con altre caratteristiche; - conservare la sporgenza della cornice rispetto all’intonaco o alla superficie muraria; - prestare attenzione alla zoccolatura, nel rispetto dei caratteri indicati nella apposita scheda. Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, o venga progettato uno nuovo, nel disegno dei portoni si dovranno rispettare i rapporti (altezza/larghezza) desumibili da quelli rilevabili negli edifici presenti nella cortina edilizia del contesto. I nuovi portoni potranno essere realizzati con materiali e tecniche contemporanee, purché appunto le loro dimensioni, e le logiche compositive della facciata, rispettino le proporzioni ed i rapporti di quelle storiche, essendo importante mantenere i ritmi di percezione delle forature e delle articolazioni delle cortine stradali. In quest’ultimo caso è da preferire l’uso dell’architrave (in pietra o in ferro, con legno a vista in caso di murature non intonacate), anziché quello dell’arco ribassato. scheda n. 11 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Scuro, scuretto ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. (Scûr, Scuret) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Ciascuno dei battenti applicati all’interno o all’esterno delle finestre per impedire, una volta chiusi, che entri la luce nelle stanze. Sono realizzati in legno, con varie tipologie costruttive di chiusura (ad anta, a libro, scorrevole, etc.). Nelle zone rurali periferiche gli scuretti, così come le altre componenti della edificazione, sono di fattura semplice e danno luogo a situazioni particolari, da valutare con attenzione per non alterare l’immagine generale dell’insediamento. Al piano terra sono spesso sostituiti da inferriate. All’ultimo piano sono talvolta presenti scuretti con foro rettangolare nella parte superiore: appaiono significativi nel contesto ambientale come “memoria” dello storico allevamento dei bachi da seta, ma sono oggi difficilmente proponibili. Meritano comunque una attenzione particolare laddove presenti. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI È opportuno suggerire la conservazione dei disegni storici, con alcune avvertenze: - usare preferibilmente il legno: altri materiali contrastano con la conservazione dei valori ambientali che lo strumento urbanistico impone di mantenere e che sono affidati ad elementi semplici, sui quali anche leggere modifiche si palesano come rilevanti; - la soluzione preferibile è quella storica ad elementi sovrapposti incrociati, con doghe orizzontali (dimensione minima cm 15) e tavole verticali, in numero massimo di tre per anta; sono ammissibili anche scuretti a libro; - qualora i colori della finestra e dello scuretto siano diversi, essi vanno accordati anche come tonalità; - applicare cerniere di forma tradizionale e di colore non contrastante con la pittura dello scuretto; - sono da escludere gli scuretti scorrevoli o le persiane avvolgibili. scheda n. 12 SCURI AD ANTA CON ELEMENTI SOVRAPPOSTI INCROCIATI (1: 40) Materiale: legno. Lavorazione: le doghe orizzontali (interne) devono avere una larghezza superiore a 15 cm; quelle verticali (esterne) devono essere in numero massimo di tre. Generalmente gli scuri sono dipinti con colori scuri, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature.. SCURI AD ANTA CON SPECCHIATURE (1: 40) Materiale: legno con lavorazioni di tipo tradizionale. Generalmente gli scuri sono dipinti con colori scuri, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti. SCURI A LIBRO CON SOLI ELEMENTI VERTICALI (1: 40) Materiale: legno. Generalmente gli scuri sono dipinti con colori scuri, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti. SCURI AD ANTA DI DISEGNO MODERNO (1: 40) Materiale: legno. Il disegno moderno degli scuretti ammette il ricorso ad altri materiali. Generalmente gli scuri sono dipinti con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. Serramento-finestra (Balcon) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Struttura che serve per chiudere le aperture praticate nei muri degli edifici per far entrare aria e luce (finestre) o per il transito delle persone (porte). Nelle zone rurali periferiche i serramenti-finestra, così come le altre componenti dell’edificio, sono di fattura semplice. Va però tenuto presente che la varietà di funzioni (legate alla residenza, alla produzione e conservazione dei prodotti agricoli, all’allevamento del bestiame) danno luogo a situazioni particolari, con forme, dimensionni e finiture anche assai differenti, che in linea generale è bene conservare come “memoria” e qualificazione dell’insediamento. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI È opportuno suggerire la conservazione dei disegni tradizionali dei serramenti-finestra, con alcune avvertenze: - usare preferibilmente il legno (altri materiali contrastano con la conservazione dei valori ambientali, i quali sono affidati ad elementi semplici, sui quali anche leggere modifiche si palesano come rilevanti). Solo in casi particolari, e motivatamente, potranno essere utilizzati altri materiali (orientativamente si indicano il pvc e il ferro), purché forme, colori, sezioni e finiture, siano compatibili con le caratteristiche ambientali del contesto; - prevedere serramenti ad anta unica, che risolvono le esigenze di illuminazione interna, quando le forature sono piuttosto piccole; - i problemi legati alle attuali esigenze tecniche di costruzione delle finestre, che richiedono una maggiore dimensione dei profili costitutivi, suggeriscono di porre una particolare attenzione all’attacco del serramento alla muratura, limitando al massimo la sporgenza della parte fissa rispetto alla cornice; - realizzare la finestra e lo scuretto con il medesimo materiale; - qualora i colori della finestra e dello scuretto siano diversi, essi vanno accordati anche come tonalità. scheda n. 13 FINESTRA A SVILUPPO VERTICALE A DUE ANTE CON PIÙ TRAVERSE (1: 40) Materiale: legno; eventualmente possono essere utilizzati altri materiali, conservando tuttavia le caratteristiche dei serramenti originari, evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari. FINESTRA A SVILUPPO VERTICALE AD UNICA ANTA (1: 40) Materiale: legno. Il disegno “moderno” della finestra ammette il ricorso ad altri materiali purché siano conservate le caratteristiche dei serramenti originari, evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. FINESTRA A SVILUPPO VERTICALE A DUE ANTE (1: 40) Materiale: legno. Il disegno “moderno” della finestra ammette il ricorso ad altri materiali purché siano conservate le caratteristiche dei serramenti originarievitando comunque il formarsi di strutture riflettenti. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. FINESTRA PRESSOCHÈ QUADRATA A DUE ANTE (1: 40) Materiale: legno. Il disegno “moderno” della finestra ammette il ricorso ad altri materiali purchè siano conservate le caratteristiche dei serramenti originarievitando comunque il formarsi di strutture riflettenti. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Sporto di gronda ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. (Linde) BO.a DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Sporgenza a sbalzo della copertura, rispetto alle pareti di un edificio, per proteggere le parti sottostanti. La struttura visibile degli sporti di gronda segnala le modalità costruttive della copertura, in quanto essa è realizzata prolungando gli elementi portanti oltre le facciate. Nell’edilizia tradizionale sulla struttura di sostegno sono collocati dei correnti che reggono le pianelle di cotto (o, più raramente, le tavole), che fanno da piano di posa delle tegole curve (coppi). Strutture più complesse, con arcarecci o travi sovrapposte, sono correlate ad una maggiore distanza tra i puntoni e ad una maggiore profondità dello sporto. Tali strutture non sono molto presenti nelle zone rurali periferiche. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Gli sporti di gronda costituiscono un elemento particolare dell’aspetto ambientale dei borghi rurali e vanno pertanto mantenuti nelle loro caratteristiche. Negli interventi edilizi di rifacimento dei tetti è opportuna pertanto la loro riproposizione nei termini tradizionali. Nei casi particolari di avvenuto rifacimento delle coperture originarie, con strutture di copertura in laterocemento o altre tecniche costruttive non tradizionali, dovranno essere riproposti i sistemi originari di copertura, non appena l’occasione di interventi sull’edificio interessato li rendano proponibili. Le grondaiee (e i pluviali) dovranno riprendere le forme tradizionali (semicircolari e circolari), con diametri proporzionati alle esigenze e allo sporto di gronda. Le lamiere impiegate dovranno essere del tipo non riflettente. scheda n. 14 SPORTI DI GRONDA DI MEDIA SPORGENZA (1: 40) Materiale: elementi di legno. Il puntone è sovrastato da arcarecci, correntini di legno e pianelle di cotto, a vista (il lato maggiore è parallelo alla facciata). La sporgenza può variare fino a 1,50 metri. SPORTI DI GRONDA CON PIANELLE (1: 40) Materiale: elementi di legno. Il puntone è sovrastato da correntini di legno e da pianelle di cotto a vista (il lato maggiore è ortogonale alla facciata). La sporgenza è sull’ordine di 1,00 metro. SPORTI DI GRONDA CON TAVOLATO (1: 40) Materiale: elementi di legno. Il puntone è sovrastato dal solo tavolato di legno, a vista. La sporgenza è sull’ordine di 1,00 metro. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Zoccolatura ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C. BO.a (Imbassament) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Fascia decorativa che si svolge lungo la parte inferiore delle pareti esterne di un edificio, con funzione prevalentemente protettiva, ottenuta con l’applicazione di appositi materiali. La zoccolatura è piuttosto rara nell’edilizia rurale e spontanea. Può essere realizzata con diversi materiali (intonaco variamente lavorato, pietra, etc.) e avere diverse altezze, che sono usualmente determinate dal disegno della facciata. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona le zoccolature sono generalmente poco diffuse, tranne i casi di ambiti che hanno assunto funzioni centrali, dove la presenza di strutture non residenziali (negozi, servizi, etc.) ha suggerito l’opportunità di salvaguardare la base dell’edificio. Le tipologie più frequenti sono quelle in intonaco o con ghiaino spruzzato. Quando viene impiegata la pietra, dovrà essere usato il medesimo tipo di pietra delle cornici del portone.L’altezza deve essere pari al basamento del portone o del portoncino di ingresso. È molto importante che vengano accuratamente progettati i raccordi della zoccolatura con gli elementi dei portoni e dei portoncini, che sono essenziali per garantire la qualità dell’intervento. Sono da evitare altezze delle zoccolature estese sino al livello dei davanzali del piano terra. Negli edifici con murature in pietrame a vista, sarebbe preferibile non applicare zoccolature: se necessario, l’intonaco lisciato è quello che meglio si adatta. Sono assolutamente da evitare le zoccolature (così come il rivestimento degli angoli degli edifici) in pannelli prefabbricati con pietra a vista. scheda n. 15 Nelle zone che hanno assunto funzioni centrali possono essere ammessi gli intonaci lavorati (con fasce, a rilievo, bugnati, etc.), purché siano correttamente inseriti nell’edificio e nel disegno delle facciate intonacate, in una composizione equilibrata, salvaguardando comunque il carattere dell’edificio stesso. Tra le cautele da osservare va sottolineata quella relativa al rispetto della prevalenza (ottenuta con l’arretramento della superficie intonacata rispetto alle componenti lapidee) degli elementi in pietra (basamenti, cornici, etc.). In particolare nella lavorazione dell’intonaco a fasce il nuovo disegno va correttamente raccordato con gli elementi in pietra presenti, con le forature, etc., diversamente da quanto documentato nella foto. ZOCCOLATURA CON GHIAINO SPRUZZATO (1: 40) Materiale: intonaco spruzzato, con finitura rustica. Nella fascia della zoccolatura possono essere ben inserite le bocchette di areazione del vuoto sanitario ricavato sotto il piano di calpestio del piano terra. 5. ZONE EDIFICABILI BO - BI Le zone BO e BI caratterizzano le parti del territorio comunale di più recente, e di futura, edificazione dove spesso la disomogeneità volumetrica e funzionale può ingenerare impressione di disordine insediativo. Anche queste zone dovrebbero invece comunicare coerenza e continuità rispetto ai volumi e alle altezze. Ciò può essere conseguito con disposizioni adeguate del Piano regolatore circa le altezze e l’articolazione delle masse. Si possono però conseguire fin d’ora alcuni risultati migliorativi con la adozione di criteri di inserimento delle nuove costruzioni e di riqualificazione insediativa in occasione di interventi di rinnovo e/o di ampliamento dell’edilizia esistente. Una prima valutazione va riferita all’integrazione dell’edificazione (nuova o da rinnovare) nel contesto esistente, che va adeguatamente riconosciuto e valutato in un ambito congruo. Richiedere quindi una appropriata documentazione fotografica (anche del contesto) e l’esplicazione delle linee direttrici del progetto può risultare utile per migliorare i ritmi e le cadenze del costruito. Dovrebbero essere evitati i bruschi “cambi di scala” (condominio accanto ad una serie di villette) e l’interferenza delle destinazioni d’uso (al fine di rispettare, ad esempio, gli standard specifici della residenza da un lato e le esigenze di funzionalità di grandi strutture commerciali dall’altro). Tutto ciò non deve apparire come una limitazione delle libertà progettuali delle singole iniziative, ma deve invece limitare la ricerca dell’originalità fine a se stessa nell’intento di conseguire un equilibrato inserimento nel tessuto urbano di riferimento. Importante appare pure la individuazione di possibili punti focali di prospettiva, che possono essere dati da un campanile, da una costruzione storica significativa, oppure dalla visione dell’arco montano così presente sulla pianura udinese. Le stesse foto sopra suggerite possono essere utili anche a tal fine. 38 La progettazione dovrebbe aver cura di salvaguardare questi elementi di riferimento paesaggistico, e talvolta di identità locale, che consentono di integrare il prospetto nell’ambiente. I muri di recinzione in sasso costituiscono da sempre un elemento importante nel panorama del territorio udinese. La loro conservazione, così come la proposizione di recinzioni in muratura intonacata o realizzata con siepi consistenti, possono ancora consentire di delimitare gli spazi pubblici e di conferire carattere di continuità formale agli insediamenti. Anche il mantenimento e/o la riproposizione di filari di gelsi o di salici può essere di notevole aiuto, perché essi sottolineano, con piante autoctone di rilievo ambientale, le partizioni del territorio, che la più recente agricoltura intensiva tende ad annullare creando disorientamento e inidentità del paesaggio. Essi possono anche delimitare e connotare le piste ciclabili i cui tracciati potrebbero utilizzare le antiche carrarecce. 39 6. ZONE PRODUTTIVE D E ZONE COMMERCIALI H La qualità formale di queste zone (non costante nel territorio comunale) dipende molto dalle regole che sono date alle zone stesse dagli strumenti urbanistici, in particolare da quelli attuativi. Si è rilevato come appaiano particolarmente ben organizzate le aree edificate all’interno della “Zona Annonaria Udinese”, dove l’allineamento dei corpi di fabbrica, l’impianto di essenze arboree, le recinzioni in generale ben calibrate e spesso sottolineate da siepi ed alberi, conferiscono all’intero comparto piacevolezza ed anche facile riconoscibilità alle imprese ivi collocate. Non appaiono necessarie molte indicazioni ulteriori per la ZAU se non il suggerimento di conservare quelle presenti nella strumentazione urbanistica e di tener conto di alcune raccomandazioni che gli insediamenti propongono, quali: - evidenziare l’accesso principale con adeguate sottolineature architettoniche, che danno riconoscibilità al singolo insediamento, ma che conferiscono anche all’insieme una particolarità all’interno delle regole date; 40 - organizzare unitariamente gli elementi di recinzione e gli impianti tecnologici di servizio e gli armadi delle reti tecnologiche di urbanizzazione (o almeno schermare e dare loro un aspetto finito); - progettare le costruzioni accessorie e di servizio unitariamente come elemento del complesso insediato; - apprezzare che anche gli edifici da insediare presentino qualità architettonica, qualità che spesso contraddistingue molti di quelli già insediati; - mantenere la permeabilità del suolo, con pavimentazioni drenanti. Molto diverse sono le considerazioni da esprimere relativamente alle zone D e H lungo viale Tricesimo che, a differenza della ZAU, evidenziano la spontaneità degli insediamenti, non guidati da una organizzazione unitaria complessiva. Anche in questo caso, però, le notazioni non possono che essere prevalentemente di tipo urbanistico, perché urbanistiche sono le cause della disorganicità della zona. 41 A questo proposito la prima riflessione riguarda la commistione esistente (nella realtà dei fatti e nel piano regolatore) tra zone produttive D, zone commerciali H e zone residenziali (BOe): nelle zone H (a concessione diretta) è possibile insediare edifici con un rapporto di copertura pari a 0,50 ed un’altezza di 12 m, che corrisponde ad un indice di fabbricabilità di 6 mc/mq. Nelle zone residenziali BOe l’indice è invece di 1,20 mc/mq, con un evidente disequilibrio di scala tra zone di fatto limitrofe. La normativa del PRGC, dunque: a) tende ad estendere il divario visivo esistente tra grandi edifici (destinati al commercio) e residenze con volumi molto più modesti e, spesso, allineate a filo strada; b) accentua una commistione che appare poco opportuna sia nei confronti dell’edilizia residenziale (che è disturbata dal traffico di accesso ai servizi terziari, oltre che da quello già intenso di viale Tricesimo), che degli esercizi commerciali, la cui visibilità è spesso nascosta dagli allineamenti a filo strada di quelle costruzioni di tipo residenziale. Ciò vale sia in merito alla difficoltà di organizzare un traffico sicuro, reso anche più problematico dalla incertezza di individuare la ditta o la situazione cercata (commerciale o produttiva), ma anche nell’assicurare un corretto smaltimento delle acque. Si notano, infatti, in alcuni casi, sistemi di protezione dalle acque di ruscellamento alle- 42 stiti dai singoli, per fronteggiare allagamenti provocati alle costruzioni meno recenti e di tipo residenziale da una generalizzata impermeabilizzazione del suolo. Non si può che prendere atto della situazione esistente di compresenza tra attività di servizio e residenza. Un’azione opportuna potrebbe essere quella di integrare le indicazioni degli strumenti urbanistici, per suggerire quelle precauzioni che possono apportare qualche miglioramento dei sistemi insediati. A prescindere dalle iniziative che il Comune di Udine intenderà adottare sotto il profilo viabilistico, si possono indicare alcuni indirizzi: • promuovere una qualche forma di continuità tra gli insediamenti di vario genere, per migliorare l’impatto visivo, anche con l’impianto di siepi o alberature; • promuovere una organizzazione degli spazi di sosta, in relazione alle necessità e ai modi dell’accesso; • schermare questi spazi di sosta rispetto agli insediamenti di tipo residenziale, per attuare qualche forma di abbattimento del rumore e dell’inquinamento; • dare visibilità ai vari complessi commerciali accentuando architettonicamente, come nella ZAU, il punto di accesso; • valutare se non sia opportuno disincentivare nuova residenza ed incentivare invece la trasformazione di quella esistente verso funzioni di servizio (bar, ristoranti, edicole, etc.); • una notazione particolare va fatta per la frazione di Paderno, che è inserita in tale contesto e che trova con difficoltà una sua organizzazione identitaria, compressa com’è tra questa vivacità commerciale e una tranquilla e residenziale vita di borgo, tra le quali c’è poco di comune. Va rilevato, tra l’altro, come per Paderno (come per Rizzi e per Cussignacco) il PRGC, sempre attento a porre delle “Zone Agricole di rispetto, E7” tra le zone BOa e le altre previsioni, qui non abbia trovato gli spazi per operare una analoga precauzione, anche a testimonianza del diverso ruolo, molto più urbano, che le BOa di Paderno, di Rizzi e di Cussignacco rivestono rispetto alle medesime zone delle altre realtà cittadine. 43 7. ZONE AGRICOLE E Una prima riflessione che si può avanzare è relativa al fatto che queste zone non solo costituiscono una risorsa produttiva e ambientale, ma rappresentano anche un valore di posizione per la collettività. Ne discendono alcune considerazioni: a) la prima, che vanno salvaguardate da usi impropri e che, qualora necessarie, le relative costruzioni vengano collocate non nell’area centrale, ma in quelle marginali, proprio per conservare al massimo l’integrità areale delle zone agricole; b) la seconda, che gli interventi da ammettere debbano inserirsi organicamente nel territorio mantenendo l’orientamento delle partizioni. Questa valutazione va attentamente correlata alle necessità funzionali della produzione agricola. Sembra di poter rilevare che, per la maggior parte di esse, vi è tuttora un collegamento funzionale con gli insediamenti storici di carattere agricolo, che conservano in buona misura caratteristiche legate alla produzione, da salvaguardare; c) la terza, è data dal fatto che tradizionalmente gli insediamenti agricoli erano organizzati in borghi, molti dei quali ancora vitali: ad essi è corretto garantire la possibilità di assicurare adeguati di livelli di qualità residenziale (abitazioni e servizi) e di adattarsi alle moderne forme di produzione dell’agricoltura. I criteri urbanistici, che la Commissione Edilizia potrebbe tenere presenti nella applicazione delle norme del PRGC, potrebbero discendere dalle seguenti considerazioni. Il territorio agricolo circostante Udine, seppure in larga misura occupato dalle espansioni edilizie e dai grandi servizi che sostengono le funzioni sociali ed economiche della Città, è ancora strutturato secondo geometrie antiche: esse non solo testimoniano la storia, ma sono anche il sostegno di funzioni strutturali molto importanti, quali la viabilità e lo smaltimento delle acque o la continuità di aree-rifugio per la fauna (costituite da siepi ed alberature), che ne disegnano la percezione e conformano il paesaggio della campagna udinese. L’ampio anfiteatro delle montagne, a Nord, fa da cornice al territorio di pianura, e configura un paesaggio molto caratterizzato, che qualifica all’immediatezza, e con ampio respiro, la specificità udinese. È da queste considerazioni che si possono trarre alcune valutazioni utili ad individuare quei criteri urbanistici che al presente studio vengono richiesti: • è importante che i nuovi insediamenti si collochino sul territorio assecondando il disegno presente, non solo con gli edifici ma anche con le recinzioni, che è preferibile 44 vengano realizzate (o sottolineate) con muri, siepi ed alberature, proprio per incrementare il disegno e non costituire elementi di disomogeneità. Si considera particolarmente importante questa attenzione nel caso degli allevamenti di animali, per i quali il PRGC indica con precisione le distanze da tenere dai confini di zona e dalle strutture esistenti, ma che sarebbe opportuno anche allontanare dal ciglio stradale non solo in funzione visiva ma anche olfattiva; • le costruzioni vengano allontanate dal ciglio della strada, per evitare che i loro volumi interrompano la visibilità lontana, soprattutto quando esse si frappongono con la visuale verso l’arco montano o la configurazione caratteristica dei borghi o altri elementi di qualità del paesaggio; 45 • le strutture aziendali, che debbono dare risposte funzionali alle necessità produttive (si considerino in particolare allevamenti e serre, ma anche i capannoni di deposito dei mezzi di produzione e dei rifiuti), possono essere adeguatamente inserite nel contesto agricolo con la schermatura di alberature e siepi, come del resto è sempre avvenuto. Per quanto concerne invece criteri di tipo architettonico, diverse sono le considerazioni da effettuare per gli edifici da destinare alla residenza rurale e per quelli delle strutture della produzione (allevamenti, serre, impianti di deposito e di conservazione e simili). Per gli ampliamenti e le ristrutturazioni delle costruzioni residenziali esistenti (con i limiti e le indicazioni già fornite dalle norme del PRGC), possono essere utilizzate le indicazioni date per le zone BOa, vista la stretta contiguità tra gli ambiti destinati allo svolgimento dell’attività agricola e i borghi rurali. Per i nuovi alloggi rurali in zona agricola, appare corretto porsi l’obiettivo che utilizzino i moderni criteri costruttivi e le forme architettoniche della contemporaneità, fermi restando peraltro i criteri della semplicità che hanno da sempre caratterizzato queste costruzioni. Per quanto concerne invece le strutture della produzione, esse non possono che rispondere alle esigenze tecniche funzionali. 46 8. ZONE E SPAZI PER ATTREZZATURE PUBBLICHE La qualità delle attrezzature pubbliche in Città è piuttosto elevata, segno di una attenzione progettuale prima e di una manutenzione accurata poi che provengono da oculate scelte da parte della Amministrazione Comunale. Questa ricerca della qualità fa parte della cultura della Città e il confronto con questi esempi non può che stimolare un analogo futuro comportamento di amministratori, funzionari e progettisti. Solo di alcuni aspetti si ritiene quindi opportuno sottolineare l’importanza. Le nuove architetture dovrebbero avere configurazioni planivolumetriche coerenti con quelle degli edifici di contorno e articolarsi per parti dimensionalmente compatibili. Le loro coperture, in quanto assumono rilevante importanza e propongono un forte impatto nelle visioni dall’alto, dovrebbero essere realizzate con i materiali della tradizione (tegole curve in cotto) o con quelli usualmente impiegati per le costruzioni di carattere pubblico (piombo, rame o zinco). Le regole compositive delle facciate e le soluzioni di dettaglio, anche e soprattutto se di architettura contemporanea, dovrebbero interpretare le logiche che hanno guidato la costruzione della Città storica. Una attenzione particolare dovrebbe invece essere riservata alla cura dell’organizzazione degli spazi pubblici di arredo, della viabilità e del tessuto connettivo, operando con la medesima cura riservata al Centro Città anche nelle zone esterne di periferia e nei borghi delle frazioni. Gli spazi riservati ai cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti, le isole nelle quali collocare magari ripristinandone il funzionamento idrico - le fontanelle pubbliche, così come la scelta e la posa dei pali di illuminazione, vanno progettati in maniera adeguata rispettando le caratteristiche storiche e ambientali dei luoghi. Analoga attenzione va posta a quegli elementi di arredo urbano che favoriscono la vita di relazione della comunità, alla luce della sempre minore vita- 47 lità degli spazi collettivi e delle occasioni di incontro. Va sottolineata l’opportunità di un coordinamento progettuale tra i vari elementi funzionali e/o di arredo che la Amministrazione Comunale colloca negli spazi pubblici (pali della illuminazione pubblica, cestini dei rifiuti, alberature, cartelli stradali, portali di supporto degli apparecchi semaforici, etc.) per evitare l’impressione che ci si trovi davanti a un catalogo di manufatti, piuttosto che a oggetti per soddisfare determinate esigenze funzionali. Nel progettare le opere in modo che possano essere raggiunte e utilizzate dai portatori di handicap (e anche dagli anziani, dai genitori con bimbi in carrozzina, da persone infortunate), sono da tenere presenti - ad esempio - le seguenti priorità: - il percorso pedonale va privilegiato rispetto agli altri e quindi va mantenuto nella sua orizzontalità, anche nei pressi degli accessi carrai (siano questi ultimi a flettersi e non viceversa); - nessun ostacolo va posto al suo regolare andamento (anche i cestini dei rifiuti a volte possono costituire ostacolo); - la semplicità del disegno planimetrico è utile alla comprensione del percorso e dei segnali e/o arredi. Più in generale è opportuno che vengano adottati dei criteri progettuali che, nel rispetto delle norme che regolano quel determinato settore di intervento, possano contribuire a migliorare la fruizione degli spazi e degli edifici pubblici. 48 9. ZONE DEL CENTRO CITTA’ Le esperienze maturate e una nuova consapevolezza del ruolo che la Città storica riveste inducono oggi ad individuare formulazioni di pianificazione particolareggiata urbana molto diverse da quelle che hanno guidato i progetti e i piani negli anni Settanta ed Ottanta, periodo di maturazione dello strumento attuativo del Centro Città di Udine (PPCC). L’importanza di riportare funzioni e vitalità nelle parti consolidate del tessuto urbano sono ascrivibili ad una serie di valutazioni quali: • il rinnovato interesse al recupero dell’edilizia storica ed alla sua valorizzazione a fini residenziali; • la capacità di intervento economico correlata ad una più consistente disponibilità finanziaria; • la specializzazione, acquisita anche con la esperienza della ricostruzione post sismica del 1976, ad eseguire interventi di recupero edilizio da parte delle imprese edili; • il prolungamento delle aspettative di vita della popolazione e la necessità di soddisfare le esigenze di servizi entro un raggio di pendolarità urbana. Tutte queste considerazioni fanno si che la pianificazione del Centro Città non possa essere affidata a norme astratte, mutuate dalle regole generali solitamente riservate alle aree di espansione urbana e valevoli per un lungo periodo, ma a progetti correlati alle effettive esigenze di residenza e di servizi degli utenti ed alle capacità economiche di investimento. Si sono, ad esempio, dimostrate inefficaci le previsioni volte a contrastare la terziarizzazione del centro storico affidate all’obbligo di riservare quote di residenza negli interventi. Ciò infatti si è scontrato con l’esigenza di sicurezza degli istituti bancari o con l’esigenza della Città di essere vitale, con la presenza continua di attività commerciali e di relazione ai piani terra. Più utile, a questo proposito, potrebbe essere proprio una “pianificazione continua” basata su regole semplici e condivise, facilmente adattabile entro un quadro di riferimento complessivo, che gestiscano i fattori di conflittualità di queste compresenze. Ciò potrebbe contrastare alcuni effetti recenti di impoverimento della vitalità urbana (delle strutture edificate e dei suoi abitanti), quali: • la occupazione dei piani terra della Città da parte degli istituti bancari, che sono 49 enormemente aumentati negli ultimi anni e che avevano la disponibilità economica per acquisire i palazzi di valore del Centro storico; • la perdita di ruolo del settore commerciale tradizionale (a seguito dell’affermazione della grande distribuzione che si è collocata nelle zone extra urbane). In base a queste valutazioni si può anche ritenere che le zone classificate di conservazione tipologica (A2) non possano essere tutte governate con uguali normative, ma vadano differenziate a seconda della loro origine storica, delle loro caratteristiche, delle loro attitudini urbane. L’impalcato di conoscenza analitica che il PPCC ha approntato può consentire oggi di procedere con progetti di piano attuativo più mirati e calibrati secondo le necessità e opportunità degli abitanti e della Città. La stessa dimensione areale del PPCC, riferita al territorio interno ai viali di circonvallazione (ultima cerchia murata), induce processi progettuali che non possono che essere lenti e quindi tempisticamente non efficaci. La disciplina urbanistica che si è affermata negli ultimi anni riconosce questa “pesantezza” e consente di individuare altri percorsi che, ad esempio, potrebbero consistere in un documento di indirizzi generali e in più piani di dettaglio relativi ad ambiti correlabili a finalità urbanistiche puntuali, ma anche di risposta ad esigenze reali, per proporre soluzioni condivise con le proprietà e gli operatori economici. 9. 1 Zone A Ambiti più contenuti di pianificazione attuativa, guidati peraltro da strategie definite per l’intero Centro Città, consentono anche di approfondire alcuni altri temi, particolarmente significativi per le zone di interesse storico-artistico. Le zone A presentano infatti complessità di analisi, che va riferita anche al loro essere caratterizzate diversamente secondo l’epoca storica e, in controluce, anche del “censo” di chi le ha edificate. Questa, ed altre questioni incontrate nel corso del lavoro, quali il mantenimento delle prospettive e la salvaguardia dell’integrità dei percorsi, ad esempio, contengono approfondimenti tecnici da concretare con una pianificazione particolareggiata, tale da riuscire ad indirizzare la progettazione affinché di tutte queste attenzioni si tenga conto nella programmazione e realizzazione degli interventi. Va sottolineato come non sia compito del presente studio compiere un’analisi puntuale dei criteri costruttivi e formali che hanno caratterizzato le diverse epoche storiche, 50 né sarebbe corretto formulare un abaco di soluzioni standard adottabili. Ci sono però dei criteri, messi a fuoco nel corso del lavoro, che si ritiene utile rendere espressi. Il primo e fondamentale è quello della coerenza dell’intervento rispetto all’edificio ed al contesto, sia in fase di progettazione, sia in fase di valutazione comunale. Un secondo criterio (che si è ritenuto utile rappresentare con esempi e con foto) è stato quello dell’apprezzamento delle visuali e, in primis, della visuale dal Castello. Si tratta, infatti, di una singolarità specifica della Città di Udine, non solo perché le sue origini e la sua storia sono strettamente correlate al Colle ed ai manufatti che vi si trovano, ma anche perché è da questi luoghi e manufatti (soprattutto dalla “specola”) che si gode un invidiabile panorama della Città. Un ulteriore criterio, da praticare prevalentemente però in sede di pianificazione urbanistica, è dato dalla opportunità di valorizzare le acque (rogge “di Udine” e “di Palma”), che testimoniano la storia della Città e dei modi con i quali le è stato garantito l’approvvigionamento idrico fin dal periodo medioevale, ma che le conferiscono anche ricchezza di vedute e di particolarità negli insediamenti che vi prospettano. 51 10. ZONE A1 - RESTAURO (E ASSIMILATE) Sono quelle per le quali il Piano Particolareggiato del Centro Città e gli altri piani attuativi compresi al suo interno consentono di compiere solamente operazioni di restauro. I criteri per l’intervento edilizio in queste zone assumono, alla luce delle possibilità operative stabilite dalla normativa e tenendo conto del valore architettonico-artistico degli edifici ivi presenti, il carattere di “indirizzo” generale, limitandosi a fornire valutazioni specifiche che integrano quanto contenuto nei relativi piani particolareggiati. In questo senso l’approccio progettuale deve essere particolarmente attento: è importante - ad esempio - che il rilievo dello stato di fatto sia molto puntuale ed adeguatamente corredato da molte fotografie, a evidente testimonianza di ogni particolare costruttivo, di decoro, di eventuali superfetazioni e trasformazioni. Ma non solo: anche la indagine storica sulla costruzione deve essere condotta con finalità di documentazione della correlazione tra tipologia, funzioni svolte, materiali impiegati, etc. 10. 1 Schede degli elementi architettonici più significativi Le schede allegate riportano, per gli elementi architettonici più significativi, le informazioni sulla loro presenza nel tessuto urbano e individuano i criteri che sottendono le modalità costruttive e le regole di impiego che li contraddistinguono. Contengono anche gli indirizzi per una attenta considerazione nella progettazione e, soprattutto, per un corretto inserimento nella fase realizzativa degli inteventi. Ma si ribadisce che è nella fase progettuale che i particolari costruttivi dovranno essere scelti in relazione alla specifica situazione di intervento. La ridotta precisazione dei parametri dimensionali degli elementi schedati si collega alla scelta di non definirli esemplificativi ma solamente come testimonianza e analisi delle logiche che li contraddistinguono. Essi infatti, come già detto, non devono costituire un “catalogo”, ma essere invece scelti e progettati in relazione alla specifica situazione. 52 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Abbaino ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.1 (Luminarie) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Struttura posta sulla falda del tetto di un edificio, realizzata al fine di consentire l’apertura di una finestra per dare luce e aria al sottotetto. Nella realtà locale l’abbaino è formato da un volume emergente di limitata estensione e di semplice fattura. È spesso presente nelle zone classificate di restauro conservativo e assimilate. Non si ravvisa però opportuna la formazione di nuovi abbaini negli edifici nei quali sono consentite solamente operazioni di restauro. Fra l’altro un inadeguato controllo dei volumi sulla copertura compromette anche l’immagine della Città storica che si percepisce con visioni dall’alto. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le foto di abbaini sono indicative non per la loro costruzione ex novo, ma quale informazione di carattere generale, stante che in questa zona non si ritiene opportuno proporne di nuovi. Particolare struttura di abbaino binato sulla copertura del Palazzo Municipale di Udine. scheda n. 1 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Altana ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.1 (Altane) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Terrazzo coperto o a cielo libero rialzato sopra il tetto di un edificio. L’altana è elemento architettonico caratteristico dei palazzi storici, dove può assumere la forma di loggiato, appariscente per dimensioni e soprattutto per eleganza di architettura. Nelle aree di maggior valore storico-architettonico della Città, nelle quali si deve operare secondo i criteri del restauro, non è opportuno che vengano realizzate nuove altane, mentre va ovviamente consentito il restauro di quelle esistenti, tenendo come regola di intervento il criterio della leggerezza della struttura. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Negli interventi sulle altane esistenti è naturalmente ammessa la sostituzione delle parti deteriorati, secondo le tecniche del restauro. È importante ripristinare le eventuali alterazioni introdotte: le indicazioni date per le zone di conservazione tipologica “A2” possono essere utili riferimenti tecnici per la progettazione e per le valutazioni della Commissione Edilizia. scheda n. 2 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Canna fumaria - Comignolo (Nape) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Canna fumaria: condotto che serve per allontanare e disperdere verso l’alto i fumi del camino, costituito - in origine - da un vano creato nello spessore della muratura e, più recentemente, da elementi prefabbricati (laterizio, vibrocemento, acciaio, etc.) inseriti nella muratura. Comignolo: fumaiolo del camino, sporgente sopra la copertura di un edificio. I comignoli sono elementi essenziali della copertura e quindi nelle costruzioni importanti soggette a conservazione e restauro assumono particolare rilievo, sia come numero che come importanza architettonica. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Negli interventi sulle canne fumarie e sui comignoli esistenti è naturalmente ammessa la sostituzione delle parti deteriorate, secondo le tecniche del restauro. Qualora esigenze tecniche rendano necessari nuovi comignoli, essi vanno riproposti nelle forme e con materiali analoghi con quelli esistenti; vanno collocati sulla copertura in modo coerente con l’organizzazione architettonica dell’intero edificio, valutandone quindi anche gli effetti sulle facciate. Le canne fumarie in ognni caso vanno inserite entro le murature. scheda n. 3 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Copertura ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.1 (Cuviert) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Insieme delle strutture portanti e degli altri elementi costruttivi usati per completare la sommità di un edificio, al fine di proteggerlo delle precipitazioni atmosferiche. Le coperture assumono, nella Città di Udine, una particolare rilevanza in quanto visibili da molti luoghi, alcuni dei quali di particolare interesse anche sotto il profilo panoramico, quali il Castello. Va tenuto presente che le coperture sono un importante elemento di caratterizzazione delle strade e di altri luoghi, pubblici e privati. Vanno dunque trattate con particolare attenzione non solo nelle aree centrali, perché è la Città intera ad essere espressiva in questo senso, in modo particolare tutto l’insediamento all’interno dell’anello circolatorio urbano. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e ripristinate le strutture di copertura originarie, tradizionali. Si ritiene comunque utile sottolineare come la copertura derivi le particolarità costruttive da forma e dimensione dell’edificio e dalla sua posizione lungo le cortine edilizie o nei corpi interni, fatti questi significativi della qualità dell’edificio e del contesto edificato. Nelle foto si nota come le sovrastrutture dei tetti siano numerose e compromettano la percezione dei volumi della Città. Tutto ciò, accanto alla constatazione che in queste zone si deve operare con la metodica del restauro, dovrebbe sconsigliare la costruzione di nuovi abbaini, altane, terrazze, etc. Il restauro dei manufatti esistenti, se alterati, dovrebbe seguire dei criteri di inserimento, che si propongono nelle schede relative. scheda n. 4 Altri elementi importanti, da tenere in considerazione, sono quelle relativi a: - presenza di sovrastrutture, quali abbaini, altane, logge e torrette di copertura. I volumi dei tetti si devono poter leggere chiaramente, perché evidenziano la dimensione e l’andamento dei singoli edifici. Le sovrastrutture del tetto debbono essere leggere, di ingombro modesto ed interessare una superficie molto inferiore a quella complessiva della copertura, per non alterare la leggibilità dei corpi costruiti; - materiali utilizzati: la protezione dei tetti è usualmente in “coppi”, tranne i casi di coperture religiose e pubbliche particolari, ricoperte in lastre (di piombo, rame, etc.). Utilizzare altri materiali comporta inevitabilmente la modifica della texture delle coperture e quindi la percezione che se ne ricava; - colore delle coperture (che dipende dal materiale usato): il colore rossastro del cotto, o quello argenteo (ad esempio del Municipio), compongono una tavolozza che aiuta a comprendere i ruoli degli edifici sottostanti; - presenza di aperture sul tetto (lucernai). Si ritiene che, soprattutto nelle zone di restauro conservativo, esse debbano essere assolutamente limitate, di numero e di dimensione, e in ogni caso rispondere ad alcuni requisiti quali la posizione ordinata sull’orditura del tetto (dal quale non devono sporgere), il colore amalgamato con quello del manto di copertura, il vetro non riflettente. Per la installazione di accessori la progettazione si deve preoccupare di contenere i volumi (extra corsa) entro le falde di copertura o limitarne al massimo la visibilità. La soluzione può essere trovata collocando l’ascensore nelle parti centrali dell’edificio, in corrispondenza della massima altezza della copertura, e utilizzando impianti di moderna concezione, che riducono al minimo l’altezza del volume tecnico. Comunque, qualora necessario, la parte emergente dal tetto è preferibile che si connoti come impianto tecnologico, evitando forme mimetiche. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Cornice delle aperture A.1 (Ricuadri) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Contorno delle aperture composto da architrave, davanzale o soglia e stipiti laterali, che sporgono dal filo dell’edificio. Generalmente il riquadro è costituito da elementi in pietra naturale squadrata di sezione rettangolare, con semplici lavorazioni superficiali. Nelle architetture di maggior pregio (di origine storica o recenti) le cornici sono formate da modanature, variamente sagomate. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI, CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e ripristinate le cornici originarie, che sono quelle tradizionali. Modificazioni possono essere apportate solo per restituire loro i caratteri originari, ove compromessi. ATTACCO DELLA CORNICE SULLA MURATURA ESTERNA La muratura in corrispondenza della cornice deve essere arretrata di 1,5 cm circa. E’ ammesso pure l’arretramento circostante la cornice per una larghezza di 2-3 cm. scheda n. 5 Le soluzioni con il filo esterno della muratura allineato o sporgente rispetto alla cornice non sono coerenti con la tradizione locale e non sono quindi da proporre. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Inferriata ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.1 (Fereade) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Grata di ferro realizzata con barre di varie forme ed elementi decorativi, posta a protezione delle finestre. Talvolta l’inferiata può proteggere anche porte, cancelli, etc. Può essere applicata all’esterno della muratura (con un rigonfiamento verso l’esterno nella parte inferiore): in tal caso si definisce “inginocchiata”. Nelle zone soggette a conservazione e restauro le grate sono molto presenti ed usualmente formate da barre robuste solidamente fissate alla pietra o alla muratura. Proteggono le finestre del piano terreno, o anche del mezzanino, e contribuiscono, con la loro imponenza, al disegno importante delle facciata. Anche negli edifici più rappresentativi hanno disegni semplici. Sono però molto curate l’esecuzione dei dettagli di intreccio e le modalità di ancoraggio alle cornici in pietra. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e ripristinate le inferriate originarie, che sono quelle tradizionali. Modificazioni possono essere apportate solo per restituire all’edificio i caratteri originari, ove compromessi. INFERRIATA A MAGLIA QUADRATA FISSATA SUI QUATTRO LATI DEL FORO (1: 40) Materiale: profili di ferro prodotti non industrialmente e assemblati senza saldature, con lavorazioni tradizionali. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. INFERRIATA A MAGLIA ROMBOIDALE FISSATA AI LATI DEL FORO TRAMITE UNA CORNICE (1: 40) Materiale: profili di ferro prodotti non industrialmente e assemblati senza saldature, con lavorazioni tradizionali. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. scheda n. 6 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Loggia ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.1 (Loze, Lobie) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Parte di edificio ricavata entro il suo perimetro, comunicante direttamente con l’esterno su uno o più lati. In origine designavano le gallerie a colonnati o arcate intorno ai cortili dei conventi e dei palazzi pubblici, destinati a uso civico o a mercato coperto. Sono un elemento architettonico molto presente nelle zone centrali della Città di Udine, anche con esempi monumentali (quali la Loggia del Lionello). Sono spesso presenti all’ultimo piano degli edifici od anche, sotto forma di torrette, sulle coperture: costituiscono una delle variabili che caratterizzano i volumi visti dall’alto, anche in relazione ai contrasti di luce che talvolta esse disegnano. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Si ritiene opportuno suggerire il restauro delle logge esistenti, seguendo i criteri indicati per gli elementi architettonici che le compongono. Non si ravvisa però opportuna la formazione di nuove logge: le coperture dei tetti della zona più centrale appaiono già molto occupate da varie strutture, tanto da compromettere, in alcuni casi, la loro stessa leggibilità. Anche la copertura delle altane esistenti è una pratica da sconsigliare, perché altera sostanzialmente i caratteri di leggerezza che contraddistinguono queste strutture scheda n. 7 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Modanatura - Marcapiano (Marcheplan) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Elemento sagomato di una membratura architettonica, costituita da superfici piane a spigoli vivi (listello, dentello, etc.) o da superfici curve concave o convesse (tondino, ovolo, guscio, gola, toro, scozia, etc.). Le modanature e i marcapiani sono usati per definire delle campiture di composizione del disegno della facciata, per legare singoli elementi quali i davanzali delle finestre. Negli edifici storici sono molto pre- senti e seguono sempre una logica di sottolineatura degli elementi compositivi della facciata (ad esempio la modanatura dei davanzali è in continuità con quella della copertina della balaustra dei poggioli). I marcapiani in particolare sottolineano molto spesso il passaggio fra il trattamento esterno del piano terreno (bugnato, rivestimento in pietra, etc.) e quello dei piani superiori. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e ripristinate le modanature e i marcapiani originari, che sono quelli tradizionali. scheda n. 8 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Muro di recinzione (Muraje) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Parchi e giardini degli edifici di maggiore importanza sono dotati di recinzioni importanti, realizzate in pietrame a vista o intonaco. Esistono anche casi di recinzioni trasparenti, realizzate in ferro, agganciate spesso su murature in pietra squadrata. Le recinzione sono in genere molto alte (più di due metri) e si raccordano con le zoccolature dei palazzi. È importante la loro salvaguardia, non solo perché costitui-scono testimonianza di modalità costruttive, ma anche perché risultano utili alla delimitazione e alla sottolineatura degli spazi pubblici. Costituiscono inoltre testimonianza dell’articolazione dei lotti urbani del periodo di riferimento. Sulle recinzioni quasi sempre si aprono portoni carrabili di servizio, chiusi da cancelli in ferro. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenuti e ripristinati i muri di recinzione originari, che sono quelli tradizionali. I cancelli vanno possibilmente restaurati o, se irrecuperabili, realizzati ex-novo, impiegando materiali e forme coerenti con quelli preesistenti. scheda n. 9 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Poggiolo ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.1 (Pujûl) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE I poggioli sono un elemento architettonico spesso usato nella composizione delle facciate della zona centrale della Città, soprattutto al piano nobile, dove danno risalto alle stanze principali di rappresentanza (saloni). Si compongono con gli altri elementi architettonici (portoni e finestre, modanature, cornicioni, zoccolature, etc.) per configurare aspetti monumentali di facciata. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenuti e ripristinati i poggioli originari, che sono quelli tradizionali. scheda n. 10 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Portone - Portone carrabile (Puarton) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Porta di notevoli dimensioni, che serve come entrata principale, anche per i veicoli, in un edificio; imponente nella facciata principale è spesso arricchita da elementi decorativi di vario genere. Nel portone può essere ricavato un portoncino per consentire il passaggio delle persone senza aprire tutta l’anta. I portoni sono un elemento importante delle facciate degli edifici assoggettati a conservazione e restauro e quindi dell’aspetto della Città. Il loro disegno si integra molto spesso con quello delle finestre dei piani superiori, con i marcapiani, le zoccolature e gli altri elementi della facciata. I portoni sono realizzati in legno, con robusto telaio, e quasi sempre presentano un ricco repertorio di specchiature,, motivi decorativi, fusioni di metallo, etc. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenuti e ripristinati i portoni originari, che sono quelli tradizionali. scheda n. 11 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Scuro, scuretto ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. (Scûr, Scuret) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Ciascuno dei battenti applicati all’interno o all’esterno delle finestre per impedire, una volta chiusi, che entri la luce nelle stanze. Sono realizzati in legno, con varie tipologie costruttive di chiusura (ad anta, a libro, scorrevole). Nelle zone centrali della Città gli scuretti, come le altre componenti della facciata, sono di fattura piuttosto complessa, spesso legati alle dimensioni importanti delle forature, soprattutto in corrispondenza del piano nobile. Sono più o meno elaborati ed usualmente a due o a tre specchiature, in relazione alle dimensioni delle finestre, che variano a seconda del piano e delle funzioni che vi si svolgono. Gli specchi inferiori possono essere mobili (con cerniere superiori) e/o dotati di gelosie. Il legno è generalmente dipinto a colori scuri. Al piano terreno gli scuri sono spesso assenti, sostituiti da inferriate. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenuti e ripristinati gli scuretti originari, che sono quelli tradizionali. Alcune avvertenze possono essere suggerite: - usare esclusivamente il legno; - i colori devono essere quelli storici; - prestare particolare attenzione all’uso della ferramenta, che deve essere al massimo recuperata e, ove non possibile, riproposta con soluzioni identiche. scheda n. 12 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Serramento-finestra (Balcon) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Struttura che serve per chiudere le aperture lasciate nei muri degli edifici per far entrare aria e luce (finestre) o il transito delle persone (porte). Negli edifici assoggettati a conservazione e restauro i serramenti sottolineano la significatività (talora la monumentalità) delle forature. Appare allora importante che questa rilevanza delle finestre venga confermata e che il restauro dell’immobile ne rispetti, insieme con la forma, il significato. I serramenti possono presentare dimensioni molto diverse (di forma modesta - spesso quadrata - al piano terreno, monumentali al piano nobile, più piccole nei piani superiori), in relazione al ruolo dei locali disposti ai vari piani, che testimoniano le funzioni delle stanze cui danno luce. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare con le tecniche del restauro. Sono però spesso necessari interventi di sostituzione per ripristinare le parti degradate. Poiché i serramenti sono realizzati in legno va tenuta presente una cura non solamente negli interventi di sostituzione, ma anche nelle più frequenti opere di manutenzione. A questo proposito è da rilevare che talvolta le finestre sono state trasformate in epoca recente. In questi casi, si ravvisa l’opportunità di una loro valutazione per verificare l’attendibilità storica delle forme e finiture. scheda n. 13 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Sporto di gronda ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. (Linde) A.1 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Sporgenza a sbalzo della copertura rispetto alle pareti di un edificio, per proteggere le parti sottostanti. La loro struttura visibile segnala le modalità costruttive della copertura, perchè gli sporti di gronda sono realizzati prolungando gli elementi della copertura oltre le facciate. Negli esempi tradizionali, sulla struttura di sostegno sono collocati i correnti che sostengono le piastrelle in cotto, che fanno da piano di posa dei coppi. Strutture più complesse, con arcarecci, sono correlate ad una maggiore distanza tra i puntoni. Nella Città di Udine gli sporti di gronda si caratterizzano soprattutto per la dimensione rilevante della sporgenza, che spesso richiede il rafforzamento, con un barbacane, del puntone di sostegno. Talvolta sono presenti cornicioni variamente sagomati, che si inquadrano nel disegno complessivo della facciata. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le foto ed i disegni proposti costituiscono solo documentazione perchè in queste zone si deve operare con le modalità del restauro. Modificazioni possono essere apportate solo per restituire agli sporti di gronda i caratteri originari ove compromessi. Le loro caratteristiche sono prevalentemente legate ai seguenti elementi: - elaborazione decorativa delle testate delle travi che sono disegnate con modanature anche ricche; - vibrabilità dei colori, determinata dal contrasto più o meno accentuato tra il legno scuro della struttura portante e il cotto delle pianelle (talvolta decorate). scheda n. 14 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Zoccolatura ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. (Imbassament) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Fascia decorativa che si svolge lungo la parte inferiore delle pareti esterne di un edificio, con funzione prevalentemente protettiva. Può essere realizzata con diversi materiali (intonaco variamente lavorato, pietra, etc.) e avere diverse altezze, che sono usualmente determinate dal disegno della facciata e in particolare: - dai conci d’imposta degli stipiti dei portoni o da quelli di imposta dell’arco; - dal basamento del portoncino d’ingresso. È presente nelle architetture urbane. Negli episodi edilizi di maggior pregio la zoccolatura assume rilievo attraverso l’impiego di materiali nobili (pietra). In questi casi essa viene raccordata con i conci dei portoni (o portoncini) e, qualora più alta, con il marcapiano o anche con i davanzali del primo piano. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute le zoccolature esistenti. Le zoccolature sono molto diffuse, spesso in conci di pietra, accuratamente lavorati ed anche di altezza significativa. Negli edifici più importanti assumono il significato di una base monumentale. Il disegno della zoccolatura entra profondamente nella composizione della facciata; i raccordi sono sempre accurati; le regole costruttive sono molto definite ma anche varie: questa varietà è motivo di grande interesse. scheda n. 15 A.1 11. ZONE A2 - CONSERVAZIONE TIPOLOGICA (E ASSIMILATE) Queste zone costituiscono la maggior parte del tessuto urbano di Udine. Le campiture di colore blu, che identificano le zone A2, evidenziano la loro prevalenza rispetto alle altre classificazioni. Significativa pure è la diffusione delle campiture di colore rosso che segnalano le aree soggette a demolizione e ricostruzione, a ristrutturazione edilizia e a ristrutturazione urbanistica. La planimetria documenta l’ambito di Borgo Poscolle; nelle altre parti della Città la prevalenza delle zone A2 è ancora più evidente. 68 Il contesto che le zone A2 conformano è essenziale per l’identità stessa della Città. Va dunque particolarmente approfondita la questione della “conservazione tipologica” che i piani particolareggiati, e il PPCC in particolare, prevedono per esse, anche alla luce della definizione di “ristrutturazione con carattere di conservazione tipologica” introdotta di recente nel Regolamento Edilizio del Comune di Udine. Va preliminarmente ricordato che la categoria di intevento della “conservazione tipologica” è contenuta nella legge regionale 52 del 19 novembre 1991, che ha inteso integrare e precisare la definizione data dalla legge 457 del 5 agosto 1978. Nel testo originario della LR 52 la “conservazione tipologica” è così configurata: «Si configura quale intervento di conservazione tipologica l’insieme sistematico di opere riguardanti un intero organismo edilizio o parti significative dello stesso appartenente a complessi urbanistici di interesse storico-culturale o documentale, ivi compresi quelli di matrice industriale, finalizzato ad assicurarne la funzionalità, la conservazione ed il ripristino degli elementi architettonici e tipologici previsti dalla normativa urbanistica generale o particolareggiata. Tale intervento comprende il consolidamento, il risanamento, il ripristino ed il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio.» Nella relazione della LR si precisa che: «…vengono definiti gli interventi di conservazione tipologica essendo presente nel piano urbanistico regionale l’esigenza di una particolare tutela per complessi urbanistici di valore storico-culturale e documentale» (3.6 CAPO II - Interventi aventi rilevanza edilizia, 2° comma, ultima frase). Nella quarta circolare esplicativa della medesima legge, il significato della “conservazione tipologica” viene così precisato: «La diversità di applicazione degli artt. 69 (interventi di restauro) e 70 (interventi di conservazione tipologica) è derivata dal fatto che il primo si riferisce a quel tipo di opere inerenti ai singoli edifici di particolare valore storico-artistico, mentre il secondo è rivolto ad interventi da realizzarsi su complessi edilizi di interesse storico-culturale o documentale». Dalla lettura del testo della legge, della relazione e della circolare, si può correttamente interpretare come la definizione di “conservazione tipologica” si riferisca a parti di città e sia orientata a mantenerne la testimonianza per fattori storici, culturali 69 o documentali. Non è dunque la conservazione dei tipi edilizi che con questa categoria di intervento va praticata, ma la conservazione dei “tipi urbani”, cioè di quelle caratteristiche insediative che configurano parti di città. Nella classificazione di zone A2 è pertanto importante che vengano identificati i caratteri che definiscono la singolarità propria di ogni parte di Città. Le zone A2 corrispondono in generale all’assorbimento dei borghi esterni, man mano inclusi nella Città che si veniva sviluppando. Le caratteristiche iniziali si sono in parte mantenute, pur nei successivi interventi che sono stati fatti per migliorare, ampliare e sostituire gli edifici preesistenti. Oggi si notano delle differenze tra via Anton Lazzaro Moro e via Gemona, ad esempio, che hanno caratteri specifici, non riassumibili in questo studio per i motivi che sono stati sopra indicati, ma che è giusto evidenziare per porli all’attenzione di chi avrà modo di operarvi. Si ritiene essenziale che, per ogni parte di Città che esprime un contesto significativo di conservazione tipologica, si individuino i caratteri che la configura, che sono articolabili a più livelli: a) di contesto urbanistico, relativo ai modi compositivi delle cortine, delle corti e degli edifici interni. La norma del PPCC, che non consente modifiche volumetriche, ma solo l’eliminazione delle superfetazioni, senza recupero in forma congrua del loro volume, può produrre alterazioni più rilevanti del puro aumento volumetrico perché: • l’abbassamento della quota del solaio del primo piano (per conseguire l’abitabilità del sottotetto attraverso i successivi abbassamenti della quota di imposta dei solai), interferisce pesantemente sulla facciata, alterando pure il disegno dell’arco dell’androne, che è uno degli elementi qualificanti delle cortine; • la realizzazione di nuovi abbaini di dimensioni incongrue rispetto all’edificio altera le proporzioni e il disegno delle facciate; • favorisce il mantenimento di superfetazioni incongrue, i cui volumi potrebbero meglio essere recuperati con ampliamenti organici, proposti nella logica storica di accrescimento delle costruzioni, se la normativa lo consentisse; b) di caratteri dell’edilizia della zona. Come si è storicamente definito nella maggior parte dei casi, gli elementi che configurano una zona sia negli edifici di cortina che in quelli interni sono pochi, riassumibili in: • andamento dei tetti, con colmo parallelo alla strada nell’edificazione sul fronte stra70 da; • scarsa presenza di abbaini che, qualora presenti, hanno sempre dimensioni molto limitate; • camini anche imponenti ma in numero limitato; • edifici di altezza corrispondente per lo più a due piani abitabili più soffitta; • portoni di accesso alla corte interna. L’arco di ingresso è normalmente ribassato e il solaio della androna è in travi di legno lasciate a vista; • presenza di ballatoi prevalentemente sulle corti interne; • muri di divisione tra le corti molto alti, realizzati in muratura; • composizione delle facciate che risponde a regole semplici, sintetizzabili in: - una finestra sopra l’arco di ingresso; - le finestre del piano terra in genere quadrangolari con davanzale piuttosto alto (talvolta poi trasformati in vetrine o in finestre verticali, con l’abbassamento del davanzale); - finestre dei vari piani in asse: al primo piano più alte che larghe, quadrangolari nel piano soffitta; - portoncini d’entrata più larghi delle finestre e generalmente in asse con i fori dei piani superiori; c) degli elementi di finitura, che assumono grande rilevanza ai fini della conservazione tipologica documentale, in relazione alla essenzialità e riconoscibilità della composizione e del numero limitato dei materiali usati. In ogni cortina, ad esempio, la presenza o meno delle cornici in pietra delle finestre testimonia non solo il tipo di edilizia ma anche il censo dei suoi abitanti e conferma quindi la specificità urbana (del luogo, della strada, del borgo). Gli elementi principali da prendere in considerazione in ogni intervento edilizio sono dunque: • gli sporti di gronda del tetto. La struttura portante, in legno, può assumere diverse configurazioni (come viene meglio illustrato nelle schede allegate), ma è sempre relazionata alla funzione che svolge; • le cornici delle finestre, che possono essere in pietra naturale o artificiale, in intonaco (fasce sporgenti), oppure con spalle in muratura architrave in legno o pietra (con o senza volta di scarico in mattoni) e davanzale in intonaco o pietra o mattoni, mostrando comunque un carattere di edificazione urbana. 71 11. 1 Composizione delle facciate La composizione delle facciate coinvolge un significativo numero di elementi architettonico-edilizi, che vengono qui trattati nel loro insieme, con considerazioni di carattere generale. Questa scelta di lavoro serve a inquadrare le analisi che verranno di seguito proposte in merito ai singoli elementi che caratterizzano i fronti edificati della Città storica. Si ritiene infatti importante che esse rispondano a dei criteri unitari, tenendo presente che ogni epoca e ogni situazione rispondono a canoni ed a regole proprie. 11. 1. 1 Percorso di valutazione In una sequenza logica, le analisi utili allo studio delle facciate dovrebbero prendere in esame i seguenti temi. A. Il ritmo determinato dai vari edifici posti lungo la cortina interessata dall’intervento, ritmo dato dalla dimensione delle facciate in valore assoluto e nei loro rapporti larghezza/altezza. Rilevante è pure la prospettiva di insieme della cortina, nelle sue componenti di allineamento rettilineo o di andamento in curva, di disposizione orizzontale o su piani inclinati. Non meno importante, ma di più difficile inquadramento e controllo, è il valore cromatico/materico delle facciate della cortina, che contraddistingue in prima istanza, più di ogni altro elemento, l’immagine della facciata. 72 B. La scansione delle forature, loro rapporti dimensionali (ai vari piani), loro tipi di cornice e di chiusura (serramenti, etc.). Stato di fatto Progetto Ai fini della illustrazione del tema, è esemplare il disegno di facciata tratto da un progetto di trasformazione presentato nel 1812 su un edificio di via Vittorio Veneto. Il forte ritmo di scansione delle forature si appiattisce nel disegno di progetto (che tra l’altro regolarizza, impoverendole, le forature esistenti). C. Gli elementi di caratterizzazione delle facciate (zoccolature, marcapiani, modanature, etc.). D. La forma e dimensioni degli sporti di gronda e l’eventuale presenza di cornicioni. TEMA A. Va preliminarmente sottolineato che nella Città storica ci sono degli equilibri che derivano da proporzioni corrette dei volumi dei singoli edifici di un ambito. Le altezze possono variare entro limiti abbastanza ristretti (mediamente non più di un piano): altezze più elevate sono percepite come una anomalia del profilo urbano e danno luogo ad effetti di disturbo. Le larghezze, come determinate dai lotti storici, possono anche avere variazioni maggiori, che però sono storicamente assorbite nel73 T E M A A l’insediamento in quanto legate a funzioni particolari, espresse con soluzioni architettoniche coerenti e leggibili nel contesto della Città. Eventuali accorpamenti di lotti debbono essere considerati, nella progettazione, in modo da determinare equilibri compatibili. I disegni riprodotti rivestono interesse perchè testimoniano gli effetti della “riforma napoleonica” degli inizi dell’Ottocento. Il progetto è corretto sotto il profilo volumetrico, ma non come ricomposizione della facciata, avendo annullato la ricchezza di forature e di decorazione plastiche preesistenti. Stato di fatto dei primi dell’Ottocento Progetto dei primi dell’Ottocento, effettivamente realizzato Stato di fatto attuale, che documenta la sostanziale “tenuta” dell’architettura storica TEMA B. Nelle facciate delle costruzioni tradizionali va rilevata la netta prevalenza dei pieni rispetto ai vuoti delle forature, anche per esigenze statiche. Circa il ritmo di scansione delle forature, si può notare come generalmente sui lotti più stretti le finestre, generalmente due,siano distanziate fra di loro e vicine ai muri di T E M A B 74 confine, mentre nelle facciate di maggiore larghezza ci siano spesso dei ritmi determinati dall’avvicinamento di alcune forature rispetto ad altre, tanto da far assumere alla facciata stessa un disegno più vario. Le forature ai vari piani sono generalmente allineate sulla verticale, tuttavia la presenza di variazioni rispetto a questo canone, va apprezzata e rispettata, salvo che essa derivi da interventi impropri, che vanno rimossi. Finestre con particolare evidenza architettonica sono presenti in alcune parti della Città. TEMA C. Forme di arricchimento del disegno della facciata sono presenti negli edifici di maggior prestigio o di particolari epoche storiche (liberty). T E M A C 75 Solo alcuni di questi elementi svolgono una precisa funzione (zoccolature e copertine dei parapetti, ad esempio): tutti insieme però contribuiscono alla composizione e alla decorazione della facciata. Per inciso va detto che sono meno presenti nelle parti di Città che costituiscono trasformazione ed inglobamento di originari borghi rurali. Nella Città si nota la presenza di modanature in facciate che in origine ne erano chiaramente prive: spesso, in tali situazioni, non sono rispettate le regole compositive alle quali viene fatto riferimento. Ad esempio, l’apposizione di marcapiani in edifici su lotti stretti, o che presentano dei portici con archi, è assolutamente da evitare. TEMA D. Gli sporti di gronda si caratterizzano per la dimensione elevata della sporgenza e per la conseguente elaborata struttura, arricchita dai contrasti tra i materiali (legno e cotto) e dalla lavorazione decorativa delle testate. Di conseguenza assumono un ruolo molto forte nella composizione delle facciate e conferiscono qualità ed identità agli stessi spazi urbani. 76 6 T E M A D 11. 1. 2 Formazione di vetrine Particolare attenzione, nella composizione delle facciate, va riservata alle vetrine, sia per le richieste di trasformazione in esercizi commerciali dei piani terra, sia per il rinnovo delle attività già insediate. Frequente, e quasi mai correlata alle forme edilizie tradizionali, è poi la sostituzione delle vetrine/negozi con la formula commerciale del franchising, che sovrappone un arredamento standard alla specificità dei fabbricati interessati dall’intervento. La vitalità della Città odierna è molto affidata al commercio e le attività commerciali hanno necessità di esposizione e di visibilità che non possono sempre essere soddisfatte nel rigoroso mantenimento delle forature esistenti. Le trasformazioni possono anche diventare necessarie, ma sono naturalmente da praticare tenendo conto dei criteri che hanno guidato la composizione dell’intera facciata. Le linee di indirizzo praticabili per la realizzazione delle vetrine, valide pure come intervento su quelle esistenti, sono sostanzialmente tre: a) conservazione delle forature. Comporta il rigoroso mantenimento dell’esistente (od il recupero dei fori originari in caso di alterazioni sopravvenute). I casi di applicazione possono essere o quelli in cui la facciata abbia particolare interesse o quando ci si avvalga proprio di quelle forme per esaltare la qualità degli oggetti da esporre; b) modifiche contenute delle forature. Esse si collocano all’interno delle regole compositive della facciata. Questo tipo di intervento non va praticato in modo diffuso, perché rischia di mortificare l’ambiente urbano con la ripetitività. 77 L’esempio documentato a fianco mostra un progetto di intervento molto rigoroso e correlato alle dimensioni dei fabbricati nei quali si colloca. La relativa libertà compositiva delle vetrine (non riferita direttamente ai fori dei piani superiori) segue delle regole di scansione degli spazi espositivi e di disegno dimensionate sulla larghezza delle facciate, con un apparato decorativo che accentua e caratterizza l’insieme. Nell’edificio con il fronte maggiore il ritmo è dato da (vg+p+vg) x 2 volte, dove vg è la larghezza della vetrina grande e p è quella della porta di ingresso. Nell’altro edificio, di larghezza inferiore, il ritmo è dato da (vp+vg+p) x 2 volte, dove vp è la larghezza della vetrina piccola. L’esempio è mututato da una zona A1 di restauro, ma è applicabile anche alle zone A2 di conservazione tipologica. È interessante notare come al momento delle sua realizazione la proposta esprimesse forme e tecnologie contemporanee. Oggi queste vetrine si apprezzano per il loro felice inserimento nella facciata e la loro qualità architettonica. Gli schemi seguenti esemplificano alcune soluzioni di intervento. La posizione delle forature è condizionata da quelle delle finestre dei piani superiori: ciò non significa necessariamente riproporre al piano terra un numero uguale di fori. In caso di prevalenza di parti vuote al piano terrra, questa va compensata con un adeguato trattamento superficiale (rivestimento in pietra, formazione di intonaco bugnato, apposizione di marcapiani, etc.) L’applicazione di elementi architettonici alle vetrine (zoccolature, cornici, etc.) va correlata con gli analoghi elementi esistenti sulla facciata, senza peraltro usare gli stessi materiali. In questi casi sono preferibili soluzioni reversibili, perché le esigenze espositive cambiano con rapidità. 78 Le facciate di questi edifici, essendo di ridotte dimensioni, reggono con difficoltà interventi rilevanti. Gli schemi indicati fanno corrispondere le forature del piano terra a quelle dei piani superiori, conservando la lettura unitaria del fronte edificato; inoltre, la ridotta larghezza della facciata difficilmente consente l’inserimento di marcapiani, di solito volti a sottolineare partizioni orizzontali della facciata. Questi schemi, ovviamente, non esauriscono le possibilità progettuali anche di aperture di diversa dimensione e strutturazione. Le cornici di tipo tradizionale sono da realizzare con lo stesso materiale e tipologia di quelle dei fori superiori. Sono ammessi bordi-cornice delle vetrine in ferro, legno o altri materiali dell’architettura contemporanea, con forme e lavorazioni adeguate. 79 c) grande libertà di intervento. Sono interventi che possono esprimere la presenza della Città contemporanea e la capacità della Città antica di conservare la propria forza e identità anche in presenza di nuovi interventi, così come storicamente è sempre avvenuto, anche se va considerato che un tempo il numero contenuto delle trasformazioni ha reso più facile l’assorbimento delle modificazioni. Certamente, in questo caso, la soluzione progettuale va approfondita e documentata con tutti i particolari costruttivi disegnati in scala adeguata. Negli elaborati di progetto vanno indicate le modalità di ricomposizione della facciata nella sua interezza, i motivi che hanno suggerito la scelta dei materiali e dei colori, anche contemporanei, congruenti con i caratteri dell’edificio. Se il progetto prevede un’ampia foratura essa dovrà essere disegnata in modo che non venga letta come un “vuoto”. 80 L’ampiezza del fronte dell’edificio ammette la possibilità di realizzare un marcapiano (e l’eventuale particolare trattamento superficiale della muratura al piano terra) qualora si intenda trasformare i fori esistenti invetrine. La grande libertà di intervento richiede notevole approfondimento progettuale, che deve trovare regole proprie, ma correlate all’intero prospetto. Le fotografie documentano esempi da evitare: la vetrina infatti viene letta come un “vuoto” di forte impatto negativo sulla facciata. In ciascuno dei casi di intervento sulle vetrine, quale che sia l’indirizzo che verrà praticato, una maggiore libertà compositiva può essere ammesssa per le vetrine aperte all’interno dei portici, in quanto la facciata si caratterizza soprattutto per il disegno del piano terra porticato. Va sottoposta a grande attenzione l’apposizione di insegne, anche facendo attenzione alla conservazione di quelle che evidenziano un valore di carattere storico, che va preservato. 81 11. 1. 3 Portoni di accesso agli spazi interni Rilevante nei confronti della composizione della facciata è l’inserimento di nuovi accessi carrabili per il collegamento con gli spazi interni, da realizzare in funzione della dotazione di posti auto, necessari in numero sempre maggiore. La tipologia delle costruzioni esistenti è spesso caratterizzata dalla presenza di portoni ed in questo caso quindi il problema non si pone. Quando invece nell’edificio su cui si interviene non c’è un’ingresso carrabile la progettazione dell’accesso agli spazi interni va approfondita e motivata. Complessivamente le situazioni che si possono presentare in relazione all’apertura di nuovi transiti, sono di seguito riassunte. CASO A: ricavare, se possibile, l’accesso dal retro (talvolta le parti retrostanti la cortina sul fronte strada sono inedificate), anche in considerazione che l’alterazione che così si produce è limitata. CASO B: l’intervento su uno o più edifici contermini di una cortina nella quale esiste già un portone. Il progetto deve organizzare gli spazi interni in modo da utilizzare l’accesso esistente senza realizzarne nuovi. Anche nel caso di interventi e proprietà diversi, questa possibilità va esplorata dai proprietari ed incentivata dal Comune, per limitare interventi consistenti sulle facciate. CASO C: se non esiste alcun passaggio di accesso, sarà possibile inserirne uno nuovo rispettando le regole compositive e le dimensioni prevalenti nella cortina edificata della zona. Vanno comunque scoraggiati i nuovi portoni che, portando ad un cortile di limitata estensione, non garantiscono un numero adeguato di posti auto. Il progetto va preceduto comunque da una ricerca documentale e in loco, per la individuazione di eventuali aperture carrabili, successivamente murate; in tal caso la soluzione deve privilegiare il ripristino del passaggio storico, subordinando ad esso l’organizzazione degli spazi interni. Tracce di un arco in muratura poi trasformato in porta e in finestra e permanenza di una “chiave di volta” sulla facciata a testimonianza di presenza di aperture carrabili. 82 11. 1. 4 Altri elementi di caratterizzazione Un elemento importante è dato dai tipi di intonaco e dal colore delle facciate, che vanno accordati con la tavolozza cromatica presente nella Città e con l’immagine dell’edificio desumibile dalla sua storia, Il colore della facciata va riferito all’edificio nella sua interezza e non alle diverse proprietà Particolare attenzione va riservata alla ricerca di eventuali affreschi storici, che spesso sopravvivono sotto le intonacature più recenti e che, riportati alla luce con adeguati restauri, conferiscono immagini ricche anche delle facciate che si presentano con un aspetto modesto. Molto spesso, accanto agli affreschi, sopravvivono tracce delle trasformazioni che l’edificio ha subìto nell’arco delle sua vita, in particolare quelle delle antiche forature alterate dalla “riforma napoleonica” degli inizi dell’Ottocento. 83 In questi casi è importante che le tracce rimangano visibili, non solo perchè sono quasi sempre di interesse artistico, ma anche perchè consentono di leggere con facilità la storia dell’edificio e rendono quindi più interessante la visione della Città e visibile la ricchezza della sua storia. La messa in evidenza di lacerti va dunque valutata positivamente nei casi in cui essa segue una logica di evidenziazione di fatti storici: non deve essere invece casuale od eseguita per lasciare in vista una qualche porzione della muratura originaria dell’edificio che, se rilevante come texture, può solo essere riportata alla luce nella sua interezza o, quanto meno, con una porzione significativa e logica rispetto all’intera facciata ed alla sua struttura portante. Sono parimenti da conservare altre testimonianze della storia della Città: - scritte relative agli antichi numeri civici (le cifre nere, dipinte nel 1801, in occasione del reperimento di alloggi per militari; le cifre rosse dipinte una cinquantina di anni dopo; le cifre azzurre apposte a seguito del primo censimento della popolazione del 1871 o le cifre rosse, entrambe impresse su piastrelle di ceramica); - scritte particolari, riferite a notazioni storiche o ad insegne commerciali d’epoca, comunque rappresentate (dipinte sulle facciate, evidenziate in insegne di ferro, etc.). 84 11. 2 Schede degli elementi architettonici più significativi Le schede contengono le informazioni sulla presenza nel tessuto urbano degli elementi architettonici più significativi e individuano i criteri che sottendono le modalità costruttive e le regole di impiego che li contraddistinguono. Nella progettazione i relativi particolari costruttivi dovranno essere scelti in relazione alla specifica situazione di intervento. La ridotta precisazione dei parametri dimensionali degli elementi schedati si collega alla scelta di non definirli esemplificativi ma solamente come testimonianza e analisi delle logiche che li contraddistinguono. Essi infatti non devono costituire un “catalogo”, ma essere invece scelti e progettati in relazione alla specifica situazione. 85 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Abbaino ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.2 (Luminarie) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Struttura posta sulla falda del tetto di un edificio, realizzata al fine di consentire l’apertura di una finestra per dare luce e aria al sottotetto. Nella realtà locale l’abbaino è formato da un volume emergente di limitata estensione e di semplice fattura. È largamente diffuso nell’edilizia storica della Città. Questa circostanza è direttamente relazionata alla necessità di dare luce ed aria ai sottotetti che, nelle zone centrali più densamente edificate, hanno funzioni di servizio e di complemento della residenza. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Appare importante che la eventuale realizzazione di nuovi abbaini in questa zona, seppure da non vietare perché sono da sempre elemento caratterizzante il contesto edificato centrale, venga praticata seguendo le logiche costruttive tradizionali di queste strutture. Gli esempi presenti nella Città di Udine evidenziano alcune regole caratteristiche degli abbaini. Sono di dimensioni limitate, determinate dall’interasse delle travi del tetto; non raggiungono il colmo del tetto e sono arretrati dalla muratura perimetrale; il tettuccio di copertura sporge poco lateralmente e, in genere, un po’ di più sul fronte. Nella ricostruzione o nella nuova costruzione degli abbaini queste semplici regole vanno rispettate. Dovrà essere contrastata la tendenza, manifestata in alcune situazioni, a realizzare abbaini sproporzionati sia rispetto alla loro dimensione usuale, sia rispetto al tetto dell’edificio interessato. Va fatta attenzione alla loro densità sulle co-perture per non alterare la percezione e la configurazione urbana. La finestrina deve essere di taglio tradizionale. È opportuno che la struttura portante e le pareti di tamponamento vengano realizzate in legno, perché il suo “colore“ meglio si integra con quello del cotto del manto di copertura. abbassamento dal colmo del tetto arretramento dalla muratura perimetrale ABBAINO TRADIZIONALE (1:50) scheda n. 1 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Altana ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.2 (Altane) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Terrazzo coperto o a cielo libero rialzato sopra il tetto di un edificio. L’altana è elemento architettonico caratteristico dei palazzi storici, dove può assumere la forma di loggiato, appariscente per dimensioni e soprattutto per eleganza di architettura. Sui tetti della Città storica sono presenti numerosi esempi di altane. Insieme agli abbaini ed alle logge (che in alcuni casi sono altane coperte) arricchiscono il paesaggio delle coperture con una connotazione architettonica tipica degli insediamenti urbani di matrice veneta. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI È importante che le nuove costruzioni di altane seguano alcuni criteri guida, utili a mantenere quell’aspetto aereo e leggero che le caratterizza. Gli elementi costruttivi più significativi sono: - il pavimento dell’altana realizzato in legno o in grigliato di acciaio dipinto; - il pavimento appoggiato su una intelaiatura di travetti in legno e/o ferro, sostenuta da pilastri in ferro o muratura. La collocazione dell’altana su murature continue conferisce infatti alla struttura una pesantezza tale da snaturarne il caratteristico aspetto leggero; - ringhiera formata con elementi verticali in ferro, senza ornamenti. L’altana non deve costituire copertura piana del tetto, del quale può coprire solo una parte ridotta; va collocata in posizione possibilmente arretrata rispetto ai fronti facciata, senza raggiungere il colmo del tetto, e deve avere coloriture, di tutti i componenti, tali da amalgamarsi con quelle della copertura. L’elemento di collegamento verticale non va collocato vicino alla facciata. Deve sopravanzare di poco il colmo del tetto, essere il più possibile modesto (come dimensioni e come effetto visivo) ed essere realizzato con materiali trasparenti (non riflettenti), eccetto la copertura. abbassamento dal colmo del tetto L’altana non deve essere coperta. superficie limitata arretramento dalla a una porzione muratura perimetrale della copertura scheda n. 2 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Canna fumaria - Comignolo (Nape) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Canna fumaria: condotto che serve per allontanare e disperdere verso l’alto i fumi del camino, costituito - in origine - da un vano creato nello spessore della muratura e, più recentemente, da elementi prefabbricati (laterizio, vibrocemento, acciaio, etc.) inseriti nella muratura. Comignolo: fumaiolo del camino, sporgente sopra la copertura di un edificio. I comignoli sono elementi essenziali della copertura e quindi assumono rilievo anche come denotazione dell’importanza dell’edificio sottostante. La varietà di edifici, compresi all’interno della zona di conservazione tipologica, dà luogo ad una varietà di comignoli, da quelli più semplici presenti nelle costruzioni dei borghi già rurali, a forme più importanti degli edifici di maggior pregio. I comignoli degli edifici del periodo eclettico-storicista assumono forme più elaborate ed eleganti, di buon gusto. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le esigenze attuali esigono la costruzione di comignoli in numero molto maggiore di quanto si verificasse un tempo. Essendo un elemento architettonico che dà rilievo alla copertura, si è notata una tendenza alla loro monumentalizzazione che, unita al maggior numero di unità, altera gli equilibri logici tra copertura e camini. Si ritiene pertanto utile suggerire che: - per ogni copertura i camini siano di disegno uguale, o almeno riconducibile ad un’unica forma costruttiva; - le dimensioni vengano mantenute nell’ambito dei camini storici; - la loro colorazione avvenga in modo ordinato sul tetto. scheda n. 3 COMIGNOLO A CAPANNA CON CORNICI E TIMPANI (1: 20) Materiale: le cornici e i timpani sono realizzati con fasce alternate di pianelle di cotto, a vista, e di muratura intonacata con varie modanature. I sostegni del cappello sono realizzati in muratura, con o senza intonacatura agli angoli, e in pianelle di cotto, a vista, nelle parti centrali. COMIGNOLI A QUATTRO FALDE (1: 20) Materiale: le cornici del comignolo sono realizzate in due strati sovapposti di pianelle di cotto, a vista. Se realizzate in muratura intonacata devono rispettare le stesse dimensioni (limitate) in altezza. I sostegni del cappello sono realizzati in muratura intonacata agli angoli e in pianelle di cotto, a vista, nelle parti centrali. COMIGNOLI DI DISEGNO “MODERNO” Materiale: lastra di rame o zinco sagomata e fissata alla torretta con piedini dello stesso materiale. Motivo di applicazione è la leggerezza della struttura, adatta a zone sismiche. Materiale: mattoni a faccia vista con cappello in calcestruzzo gettato fuori opera. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Copertura ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.2 (Cuviert) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Insieme delle strutture portanti e degli altri elementi costruttivi usati per completare la sommità di un edificio, al fine di proteggerlo delle precipitazioni atmosferiche. Le coperture assumono, nella Città di Udine, una particolare rilevanza in quanto visibili da molti luoghi, alcuni dei quali di particolare interesse anche sotto il profilo panoramico, quali il Castello. Va tenuto presente che le coperture sono un importante elemento di caratterizzazione delle strade e di altri luoghi, pubblici e privati. Vanno dunque trattate con particolare attenzione non solo nelle aree centrali, perché è la Città in-tera ad essere espressiva in que-sto senso, in modo particolare tutto l’insediamento all’interno dell’anello circolatorio urbano. - colore delle coperture (che dipende dal materiale usato): il colore rossastro del cotto delle coperture, o quello argenteo (ad esempio del Municipio), compongono una tavolozza che aiuta a comprendere i ruoli degli edifici sottostanti. Poichè in questa zona sono classificati per lo più edifici di carattere privato, la copertura va realizzata in cotto; - la presenza di aperture sul tetto (lucernai). Si ritiene che essi debbano essere limitati, di numero e di dimensione, e in ogni caso rispondere ad alcuni requisiti quali la posizione ordinata sull’orditura del tetto (dal quale non devono sporgere), il colore amalgamato con quello del manto di copertura, il vetro non riflettente. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Trattandosi di zone nelle quali si deve operare con i criteri della conservazione tipologica (con edifici spesso in condizioni molto deteriorate), è scontato che oltre alla ricostruzione, conseguente alla rimozione di alterazioni e superfetazioni, si possa prevedere che le coperture siano sostituite, anche totalmente. La conservazione tipologica peraltro suggerisce il ripristino delle forme originarie, anche nella ricostruzione delle interruzioni di cortina distrutte o demolite per eventi straordinari. È utile pertanto fornire indicazioni che non riguardino le modalità esecutive delle coperture, in quanto sia quelle in legno che quelle da realizzare con le moderne tecniche (ammissibili con adeguate motivazioni), sono ampiamente conosciute e derivano le loro particolarità costruttive dalla forma e dimensione dell’edificio e dalla sua posizione lungo le cortine edilizie o nei corpi interni. Invece è opportuno esprimersi in merito all’orientamento delle falde: esso deve mantenere le linee di colmo parallele alla strada, negli edifici di cortina, e prevalentemente perpendicolari alla medesima nei corpi interni, che costituiscono le ali della costruzione. È essenziale che l’andamento delle coperture e le loro eventuali specificità (anche con riferimento agli edifici contermini a quello di intervento) risultino nell’esame del contesto edificato, che deve accompagnare il progetto, per poter raccordare le previsioni con l’intorno. Altri elementi importanti, da tenere in considerazione, sono quelli relativi a: - presenza di sovrastrutture (quali abbaini, altane, logge e torrette di copertura). I volumi dei tetti si devono poter leggere chiaramente, perché evidenziano la dimensione e l’andamento dei singoli edifici; le sovrastrutture del tetto debbono essere leggere, di ingombro molto modesto, per non alterare la leggibilità dei corpi costruiti; - materiali utilizzati. La protezione dei tetti nella Città di Udine è usualmente in “coppi”, tranne i casi di coperture pubbliche, ricoperte in lastre (di piombo o rame). L’impiego di altri materiali modifica la texture delle coperture e quindi la percezione che se ne ricava. La prescrizione della copertura in coppi incentiva il riutilizzo di di quelli esistenti, almeno per la maggior parte degli elementi visibili. In casi di necessità i coppi potrebbero essere sostituiti da tegole portoghesi, sempre in cotto; scheda n. 4 Per la installazione di accessori la progettazione si deve preoccupare di contenere i volumi (extra corsa) entro le falde di copertura o limitarne al massimo la visibilità. La soluzione può essere trovata collocando l’ascensore nelle parti centrali dell’edificio, in corrispondenza della massima altezza della copertura, e utilizzando impianti di moderna concezione, che riducono al minimo l’altezza del volume tecnico. Comunque, qualora necessario, la parte emergente dal tetto è preferibile che si connoti come impianto tecnologico, evitando forme mimetiche. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Cornice delle aperture (Ricuadri) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Contorno delle aperture composto da architrave, davanzale o soglia e stipiti laterali, che sporgono dal filo dell’edificio. Generalmente il riquadro è costituito da elementi di pietra naturale (o artificiale) squadrata di sezione rettangolare, con semplici lavorazioni superficiali o da fasce d’intonaco. Nelle architetture di maggior pregio (di origine storica o recenti) le cornici sono formate da modana- ture, variamente sagomate. In alcune architetture novecentesche singolari (ex fabbricati produttivi, attrezzature pubbliche, etc.) i contorni possono essere realizzati con elementi laterizi, con sagomatura e assemblaggio particolari. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI, CON SCHEMI ORIENTATIVI I contorni esistenti, da rilevare attraverso una adeguata documentazione grafica o fotografica dello stato di fatto, sono in linea di massima da conservare o da ripristinare. Le eventuali esigenze di modifica delle dimensioni dei fori, da motivare, possono essere realizzate con la riproposizione dei rapporti base/altezza originari, o della tradizione locale, entro un disegno coerente di composizione della facciata e con la riutilizzazione - anche formale - degli elementi originari senza alterare il rapporto sostanziale fra pieni e vuoti, ed i loro ritmi, delle superfici murarie. Questo criterio va seguito anche nelle realizzazioni di nuove forature. È motivo di interesse la varietà di cornici (e di dimensioni) delle forature di facciata, per lo più diverse da piano a piano, perchè sono rappresentative delle funzioni svolte all’interno dell’edificio. Particolare attenzione va prestata alla previsione di cornici in un edificio che ne era privo per renderlo più significativo: è il contesto della strada che può fornire un indirizzo in proposito, perchè interventi generalizzati di questo genere, in una cortina che ne era priva, possono alterare i caratteri complessivi dell’insediamento. scheda n. 5 CORNICE CON CAPPELLO (1: 40 / 20) Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di pietra bianca tipo calcareo, o (talvolta) di arenaria, o (nelle architetture novecentesche) di pietra artificiale. Lavorazione: leggera levigatura mantenendo l’opacità di finitura. CORNICE CON ELEMENTI DI PIETRA NATURALE O ARTIFICIALE (1: 40 / 20) Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di pietra bianca tipo calcareo, o (nelle architetture novecentesche) di pietra artificiale. Lavorazione: bocciardatura appena percepibile o senza cordellina senza inserti od ornamenti. CORNICE CON PROFILO SMUSSATO (1: 40 / 20) Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di pietra bianca tipo calcareo, o (nelle architetture novecentesche) di pietra artificiale. ATTACCO DELLA CORNICE SULLA MURATURA ESTERNA La muratura in corrispondenza della cornice deve essere arretrata di 1,5 cm circa. E’ ammesso pure l’arretramento circostante la cornice per una larghezza di 2-3 cm. Le soluzioni con il filo esterno della muratura allineato o sporgente rispetto alla cornice non sono coerenti con la tradizione locale e non sono quindi da proporre. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Inferriata ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.2 (Fereade) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Grata di ferro realizzata con barre di varie forme ed elementi decorativi, posta a protezione delle finestre. Talvolta l’inferriata può proteggere anche porte, cancelli, etc. Quasi sempre sono poste a protezione delle finestre, dei piani terra. Sono presenti anche grate applicate all’esterno della muratura ovvero nella forma inginocchiata (con un rigonfiamento verso l’ sterno nella parte inferiore). Le inferriate sono frequenti nelle zone di conservazione tipologica, dove molte finestre non erano chiuse da scuretti. Nelle architetture di maggior pregio (di origine storica o più recenti) le grate possono assumere forme, ottenute con lavorazioni artistiche del metallo, che privilegiano l’aspetto decorativo. Questo carattere è particolarmente presente nelle architetture del periodo eclettico-storicista. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI È importante che negli interventi sugli edifici esistenti si rispettino le modalità costruttive tradizionali delle inferiate, particolarmente efficaci nei casi nei quali siano infisse direttamente nella pietra della cornice. Le esigenze tecniche che le inferriate devono rispettare, non consentono che limitate variazioni rispetto al sistema di ancoraggio. Alcune di queste modalità esecutive sono indicate negli schemi allegati. Particolarmente importante è la cura del disegno della inferiata: le forme tradizionali, nella loro semplicità, forniscono soluzioni numerose, perché variano con il variare delle modalità costruttive. Per le inferriate possono essere proposte forme moderne, che abbiano disegno e fattura semplici e che rispettino le logiche costruttive tradizionali. Esse possono anzi venir suggerite negli interventi su edifici che hanno subìto nel tempo alterazioni e che possano ritrovare un conveniente aspetto di facciata con una nuova architettura. scheda n. 6 INFERRIATA A MAGLIA QUADRATA (1: 40) Materiale: profili di ferro prodotti e assemblati meccanicamente. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. INFERRIATA A LAME PIATTE INTRECCIATE (1: 40 / 2) Materiale: profili di ferro assemblati con chiodature e fissati ai quattro lati del foro con una cornice. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. INFERRIATA A DISEGNO MODERNO Materiale: profili di ferro generalmente assemblati, con fascette e chiodature e non con saldature. Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Loggia ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.2 (Loze, Lobie) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Parte di edificio ricavata entro il suo perimetro, comunicante direttamente con l’esterno su uno o più lati. In origine designavano le gallerie a colonnati o arcate intorno ai cortili dei conventi e dei palazzi pubblici, destinati a uso civico o a mercato coperto. Sono un elemento architettonico molto presente nel centro storico della Città di Udine. Si trovano all’ultimo piano degli edifici od anche, sotto forma di torrette, sulle coperture, come altane coperte. Costituiscono una delle variabili che danno specificità i volumi visti dall’alto, anche in relazione ai contrasti di luce che talvolta esse disegnano. Sono molto diffuse nelle architetture del periodo eclettico-storicista. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI In generale è da evitare la costruzione di nuove logge. Si ritiene invece praticabile, verso le corti interne, la formazione di loggiati all’ultimo piano degli edifici esistenti. È possibile pure la nuova realizzazione di loggette interne, a più piani, a filo della costruzione, o come ampliamento dei poggioli, che non possono che avere una sporgenza minima. scheda n. 7 La realizzazione di loggette è utile alla riqualificazione delle corti interne, sulle quali si affacciano i muri ciechi delle proprietà confinanti: in questo caso le logge possono costituire un elemento architettonico di miglioramento sia della qualità abitativa sia degli spazi e delle facciate interne. Nel cortile interno sono presenti (talvolta di recente costruzione) dei volumi accessori alla residenza non coerenti, addossati ai muri ciechi a confine delle proprietà. PROPOSTA DI MIGLIORAMENTO DEL CORTILE INTERNO (1: 500) I volumi accessori potrebbero essere sostituiti da loggette aperte, a due o tre piani (di altezza comunque determinata dai muri esistenti sulle proprietà adiacenti), per rispondere ad esigenze di funzionalità residenziale e di qualità architettonica. L’operazione, che solitamente non comporta aumenti di superficie coperta o di volume, potrebbe essere favorita anche con la previsione di una minima deroga da questi parametri. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Modanatura - Marcapiano (Marcheplan) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Elemento sagomato di una membratura architettonica, costituita da superfici piane a spigoli vivi (listello, dentello, ecc.) o da superfici curve concave o convesse (tondino, ovolo, guscio, gola, toro, scozia, etc.). Le modanature e i marcapiani sono usate per definire delle campiture di composizione del disegno della facciata, per legare singoli elementi quali i davanzali delle finestre, le coper- tine dei poggioli, gli architravi delle finestre. Negli edifici della Città storica sono molto presenti e seguono sempre una logica di sottolineatu- ra degli elementi compositivi della facciata: ad esempio la modanatura dei davanzali è in continuità con quella della copertina della balaustra dei poggioli. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Negli edifici compresi in questa zona che ne sono privi non è opportuno aggiungere modanature, perché verrebbe alterato l’ambiente storico. Una diversa considerazione può essere espressa nelle parti della Città che presentano questo elemento architettonico, avendo cura di proporlo nelle forme presenti negli edifici del contesto e riferite al momento storico dell’edificio in progetto Negli edifici nuovi, possono essere utilizzate anche con forme e materiali attuali. È importante però che seguano alcune regole compositive e siano motivate in relazione ad una logica compositiva della facciata. In ogni caso appaiono improponibili i marcapiani su edifici con facciate molto strette, in particolare in presenza di portoni e portici con archi. scheda n. 8 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Muro di recinzione (Muraje) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Molto spesso le zone classificate di conservazione tipologica trovano origine da vecchi borghi rurali inglobati nella città. Mentre sui fronti strada le cortine edilizie sono continue, il perimetro dalle corti e la chiusura delle braide sono delimitati da alti muri di recinzione, sui quali si aprono cancelli. I muri sono realizzati in pietrame e ciottolame a vista, a volte intonacato con intonaco grezzo. Esempi interessanti di recinzione sono quelli del periodo ecletticostoricista, che predilige soluzioni trasparenti, realizzate in ferro e posate su murature in pietra squadrata o intonacate, raccordate con le zoccolature dei palazzi, qualora gli edifici siano allineati sul fronte strada. I muri di recinzione costituiscono un elemento importante di disegno della Città e sono pertanto da salvaguardare. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI L’apertura di nuovi varchi sulle recinzioni hanno spesso determinato alterazioni pesanti, che è invece opportuno evitare nell’interesse della conservazione degli aspetti urbani che le recinzioni rivestono. Questa necessità va quindi attentamente misurata e gli interventi realizzati con molta cautela, soprattutto riproponendo in termini esatti (come materiali, forme e altezze) gli attacchi di portoni e portoncini alla muratura, perché si ritiene che si debba praticare il principio del rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali alterazioni. Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, si dovranno rispettare i rapporti desumibili da quelli dei varchi presenti nel limitrofo contesto: i nuovi portoni potranno essere anche realizzati con materiali e tecniche contemporanee, purché appunto la loro dimensione, e le logiche compositive rispettino le proporzioni ed i rapporti di quelle storiche. I muri in pietrame a vista non devono essere intonacati, nemmeno parzialmente. Si ritiene peraltro che possano anche essere proposte nuove recinzioni, con forme e materiali attuali (quali muri di semplice fattura ed intonacati), accompagnati quindi da portoni e cancelli coerentemente progettati. scheda n. 9 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Poggiolo - Ballatoio A.2 (Pujûl) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Il poggiolo indica una struttura a sbalzo rispetto alla facciata dell’edificio. Il ballatoio indica un poggiolo esteso in lunghezza, che dà accesso a più stanze dello stesso piano. E’ presente in un tipo di edilizia popolare (casa a ballatoio). Le diverse caratteristiche che si rilevano nelle zone di conservazione tipologica, e che contraddistinguono le varie parti della Citta, si riflettono anche sulla pre- senza, sui tipi, sulle forme e sui materiali dei poggioli e/o ballatoi. La presenza di ballatoi è più evidente nelle costruzioni che conservano le caratteristiche rurali di origine, o in quelle dell’edilizia popolare del primo Novecento. In quest’ultimo caso sono costituite da strutture in cemento armato e protette da una ringhiera in ferro, talvolta raccordata con montantini a quelle del piano superiore/inferiore. Questi esempi sono generalmente presenti sul cortile interno. Negli edifici di maggior qualità costruttiva, sulla facciata sono presenti anche i poggioli (realizzati in pietra naturale o artificiale): essi danno importanza e disegno all’intera costruzione. Esemplificazioni significative si registrano nell’architettura del periodo ecletticostoricista. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Sulle facciate fronteggianti gli spazi pubblici è importante che si intervenga con i criteri del restauro, e nei casi di ripristino di elementi alterati si tenga conto delle forme, materiali e modalità costruttive presenti nel contesto. Nuovi poggioli nelle corti interne possono essere proposti secondo le modalità costruttive tipiche della zona nella quale gli edifici sono collocati oppure come esempi contemporanei di poggioli in ferro. Nelle corti interne si suggerisce che, per dare risposta alle esigenze di questo genere di spazi che le famiglie oggi richiedono, al posto dei ballatoi si realizzino delle logge facendo riferimento alle considerazioni epresse nelle apposite schede. scheda n. 10 POGGIOLO-BALLATOIO CON SOTTILE SOLETTA IN CEMENTO ARMATO E RINGHIERA IN FERRO (1: 40 / 5) Materiale: cemento armato per la soletta (di spessore limitato, sull’ordine di 10 cm) e ferro pre gli elementi di sostegno e del parapetto. Le parti metalliche sono dipinte con colori scuri, anche con l’impiego di smalti ferromicacei. POGGIOLO DI DISEGNO “MODERNO” Materiale: la struttura portante e il parapetto sono realizzati con profili metallici, mentre il pavimento è in tavole di legno. Le parti metalliche sono dipinte con colori scuri, anche con l’impiego di smalti ferromicacei; le tavole sono trattate con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Portone - Portone carrabile (Puarton) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Porta di notevoli dimensioni, che serve come entrata principale, anche per i veicoli, in un edificio; imponente nella facciata principale è spesso arricchita da elementi decorativi di vario genere. Nel portone può essere ricavato un portoncino per consentire il passaggio delle persone senza aprire tutta l’anta. Sono un elemento costitutivo delle facciate della maggior parte delle zone di conservazione tipologica e quindi dell’aspetto della Città. I portoni presentano sostanzial- mente i seguenti tipi: - portoni di dimensioni più modeste, nei casi di presenza di altri accessi carrabili di servizio; - portoni con larghezze maggiori, con forma ad arco più o meno ribassato od anche con architrave, più frequenti sugli edifici ospitanti originariamente funzioni di carattere agricolo. I serramenti sono in legno con robusto telaio; talvolta la chiusura degli androni è realizzata con cancelli in ferro o legno, anche di disegno contemporaneo. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Proprio per l’importanza che i portoni presentano nella composizione della facciata, e quindi nella definizione dei caratteri tipologici della zona, è necessario che gli interventi che li riguardano siano oggetto di attenzione. In particolare si ritiene che si debba praticare il principio del rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali alterazioni. Può invece essere praticata la riapertura di quelli eventualmente chiusi nel corso del tempo, ripristinandoli in base alle tracce che possono essere riscontrate nelle murature (da documentare, con fotografie). Altri criteri da seguire nel ripristino sono i seguenti: - ripristino degli elementi deteriorati dei conci in pietra con altri che abbiano lo stesso colore e lavorazione, evitando la sostituzione con altro tipo di pietra o di finitura; - conservare la sporgenza della cornice rispetto alla superficie murario; - prestare attenzione alla zoccolatura, nel rispetto dei caratteri indicati nella apposita scheda. I portoni vanno possibilmente restaurati o, se irrecuperabili, realizzati riproducendo materiali e forme di quelli preesistenti. In quest’ultimo caso alcune specchiature potranno essere sostituite con sportelli vetrati, però protetti verso la strada da inferriate, in modo da dare luce, conservando però l’effetto di chiusura del portone verso gli spazi pubblici. Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, si dovranno rispettare i rapporti desumibili da quelli dei portoni degli edifici presenti nella via: i nuovi serramenti potranno essere realizzati anche con materiali e tecniche contemporanee, purché appunto la loro dimensione, e le logiche compositive della facciata, rispettino le proporzioni ed i rapporti di quelle storiche, essendo importante mantenere i ritmi di percezione delle forature e delle articolazioni delle cortine stradali. scheda n. 11 ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Scuro, scuretto ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. (Scûr, Scuret) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Ciascuno dei battenti applicati all’interno o all’esterno delle finestre per impedire, una volta chiusi, che entri la luce nelle stanze. Sono realizzati in legno, con varie tipologie costruttive di chiusura (ad anta, a libro, scorrevole, etc.). Gli scuretti, come le altre componenti della facciata, sono di fattura semplice o complessa. Possono essere a doghe incrociate o a libro. Usualmente però sono a due o a tre specchiature, in relazione alle dimensioni delle finestre, che variano a seconda del piano e delle funzioni che vi si svolgono. Gli specchi inferiori possono essere mobili (con cerniere superiori) e/o dotati di gelosie. Il legno è generalmente dipinto con colori scuri. Al piano terreno gli scuri sono spesso assenti e sostituiti da inferriate. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Nelle zone soggette a conservazione tipologica non è tanto necessario il restauro dello scuretto (spesso gravemente deteriorato), quanto il suo rifacimento con modalità consone ai tipi storici. È opportuno che si tenga conto della necessità di una valutazione critica dello stato di fatto per verificare l’attendibilità storica delle forme, perché spesso gli scuretti sono stati sostituiti, in epoca recente, con forme non corrette. Gli scuretti vanno realizzati in legno. Solo in casi particolari, e motivatamente, potranno essere utilizzati altri materiali purché forma, colore, sezioni, siano compatibili con le caratteristiche storiche del contesto. Altri suggerimenti che si ritengono utili sono i seguenti: - prestare attenzione al rapporto tra scuretto, serramento ed altri elementi di facciata; - prestare attenzione alle coloriture, per le quali vanno ripresi i colori tradizionali; - qualora i colori della finestra e dello scuretto siano diversi, essi vanno accordati anche come tonalità; - applicare cerniere di forma tradizionale e di colori non contrastanti con quelli dello scuretto - sono da escludere scuretti scorrevoli o persiane avvolgibili. scheda n. 12 SCURI AD ANTA CON SPECCHIATURE ELABORATE (1: 40) Materiale: esclusivamente legno, con lavorazione e assemblaggio degli elementi costitutivi di tipo tradizionale. Le coloriture esistenti, e comunque quelle tradizionali, vanno confermate. SCURI AD ANTA CON SPECCHIATURE SEMPLICI (1: 40) Materiale: legno con lavorazioni di tipo tradizionale. Generalmente gli scuri sono dipinti con colori scuri, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature.. SCURI AD ANTA CON ELEMENTI INCROCIATI (1: 40) Materiale: legno. Lavorazione: le doghe orizzontali (interne) devono avere una larghezza superiore a 15 cm; quelle verticali (esterne) devono essere in numero massimo di tre. Generalmente gli scuri sono dipinti con colori scuri, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. Serramento - finestra (Balcon) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Denominazione generica delle strutture che servono per chiudere le aperture lasciate nei muri degli edifici per il transito delle persone (porte) o per far entrare aria e luce (finestre). Queste zone sono state individuate in molte parti del territorio comunale, che si qualificavano storicamente in modo molto diverso e che quindi esprimono modalità costruttive diverse. Anche le finestre presentano delle diversità, legate alle funzioni delle stanze cui danno luce ed, ovviamente, alla dimensione e forma del foro. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Nelle zone soggette a conservazione tipologica non è tanto necessario il restauro del serramento (spesso gravemente deteriorato) quanto il suo rifacimento con modalità consone ai tipi storici. È però opportuno che si tenga conto della necessità di una valutazione critica dello stato di fatto, per verificare l’attendibilità storica delle forme, perché spesso le finestre sono state sostituite, in epoca recente, con forme non corrette. Spesso presentano situazioni di forature piuttosto piccole: in questi casi l’applicazione di finestre ad anta unica può migliorare l’illuminazione interna. I serramenti vanno realizzati in legno. Solo in casi particolari, e motivatamente, potranno essere utilizzati altri materiali purché forma, colore, sezioni, e finiture siano compatibili con le caratteristiche storiche del contesto. Le esigenze tecniche di costruzione delle finestre richiedono una maggiore dimensione degli elementi costitutivi. Si ritiene utile suggerire una particolare attenzione all’attacco del serramento alla muratura, limitando al massimo la sporgenza della parte fissa rispetto alla cornice. Altri suggerimenti che si ritengono utili sono i seguenti: - prestare attenzione al rapporto tra serramento interno e cornici, oscuri ed altri elementi di facciata; - prestare attenzione alle coloriture, per le quali vanno ripresi i colori tradizionali; - la finestra e lo scuretto siano realizzati con il medesimo materiale; - qualora i colori della finestra e dello scuretto siano diversi, essi vanno accordati anche come tonalità. scheda n. 13 FINESTRA A DUE ANTE CON TRAVERSE (1: 40) Materiale: legno. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari. FINESTRA A DUE ANTE CON SOPRALUCE AD ARCO FISSO O ANCHE AD ANTA UNICA (1: 40) Materiale: legno. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari. FINESTRA A PRESSOCHÈ QUADRATA A DUE ANTE CON TRAVERSA (1: 40) Materiale: legno. Il disegno “moderno” della finestra ammette il ricorso ad altri materiali purché siano conservate le caratteristiche dei serramenti originari, evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. FINESTRA PRESSOCHÈ QUADRATA AD UNICA ANTA (1: 40) Materiale: legno. Il disegno “moderno” della finestra ammette il ricorso ad altri materiali purché siano conservate le caratteristiche dei serramenti originari, evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti. Generalmente la finestra è dipinta con colori chiari, ma sono accettabili anche le pitture con vernici trasparenti, per lasciare a vista le venature. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Sporto di gronda ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. A.2 (Linde) DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Sporgenza a sbalzo della copertura rispetto alle pareti di un edificio. La loro struttura visibile segnala le modalità costruttive della copertura, perchè gli sporti di gronda sono realizzati prolungando gli elementi della copertura oltre le facciate. Negli esempi tradizionali sulla struttura di sostegno sono collocati dei correnti che reggono le pianelle in cotto o, più raramente, delle tavole, che fanno da piano di posa dei coppi. Strutture più complesse, con arcarecci, sono cor- relate ad una maggior distanza tra i puntoni. Ad Udine si caratterizzano per la dimensione elevata della sporgenza, che spesso richiede il rafforzamento, con barbacane, del puntone di sostegno. Le loro caratterizzazioni sono prevalentemente legate a: - elaborazione decorativa delle testate, che sono disegnate con modanature anche ricche; - vibratibilità dei colori, determinata dal contrasto più o meno accentuato tra il legno scuro della struttura portante e il cotto delle pianelle. Nelle zone di conservazione tipologica, gli sporti di linda sono spesso sostituiti da cornicioni variamente sagomati, che si inquadrano nel disegno complessivo della facciata. Particolare risalto viene loro assegnato negli edifici del periodo eclettico-storicista, dove (oltre ad essere raccordati agli altri elementi compositivi della facciata), vengono spesso sottolineati da disegni e decori. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Gli sporti gronda costituiscono un elemento particolare dell’aspetto urbano di Udine: la loro presenza conferisce qualità e identità agli spazi pubblici delle strade e delle piazze. Se ne propone pertanto il restauro o, nei casi di necessità di rifacimento della copertura, la riproposizione. Nei casi particolari di avvenuta sostituzione dei tetti tradizionali con strutture di copertura in laterocemento, dovranno essere riproposti i sistemi tradizionali di copertura non appena l’occasione di interventi sull’edificio interessato li rendano proponibili. Gli sporti di gronda possono essere proposti con forme che abbiano disegno e fattura semplice e che rispettino le logiche costruttive tradizionali. Essi possono anzi venir suggeriti negli interventi su edifici che hanno subito nel tempo alterazioni che possono ritrovare un conveniente assetto con una nuova architettura. scheda n. 14 SPORTI DI GRONDA CON GRANDE SPORGENZA (1: 40) Materiale: elementi di legno. Il puntone è accoppiato ad un barbacane di rinforzo, sovrastato da arcarecci, correntini e pianelle (di cotto). La sporgenza è sull’ordine di 1,50 metri. SPORTI DI GRONDA CON PIANELLE (1: 40) Materiale: elementi di legno. Il puntone è sovrastato da correntini di legno e da pianelle di cotto a vista (il lato maggiore è ortogonale alla facciata). La sporgenza è sull’ordine di 1,00 metro. SPORTI DI GRONDA CON TAVOLATO (1: 40) Materiale: elementi di legno. Il puntone è sovrastato dal solo tavolato di legno, a vista. La sporgenza è sull’ordine di 1,00 metro. ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO Zoccolatura ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C. (Imbassament) A.2 DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE Fascia decorativa ottenuta con l’applicazione di appositi materiali, che si svolge lungo la parte inferiore delle pareti esterne di un edificio, con funzione prevalentemente protettiva. È usualmente presente nelle architetture urbane. Realizzata in pietra naturale o artificiale, oppure in intonaco variamente lavorato, costituisce un motivo architettonico che viene opportunamente raccordato con i conci dei portoni. Può avere diverse altezze, che sono usualmente determinate dal disegno della facciata e in particolare: - dai conci d’imposta degli stipiti dei portoni o da quelli di imposta dell’arco; - dal basamento del portoncino d’ingresso. CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI Le zoccolature sono molto diffuse, spesso in pietra (naturale o artificiale) o con intonaco sprizzato accuratamente lavorata ed anche di altezze significative. Talvolta il basamento è stato o deve essere modificato in seguito all’introduzione di aperture ad uso commerciale: in questo caso la zoccolatura va ridisegnata e portata all’altezza del marcapiano, a sua volta spesso aggiunto come finitura dell’intervento. L’altezza deve essere pari al basamento del portone o portoncino di ingresso. È molto importante che vengano accuratamente progettati i raccordi tra gli elementi dei portoni e portoncini, che sono essenziali per garantire la qualità dell’intervento. In particolare l’altezza della zoccolatura deve coincidere con quella del basamento del portone o portoncino; qualora sulla stessa facciata ci siano basamenti di altezze diverse, ci si dovrà allineare sulla minore. Si è notato come storicamente prevalga l’uso della pietra di pezzatura diversa, con la dimensione maggiore nel senso della larghezza, mentre molti interventi recenti utilizzano rapporti inversi e usano lastre tutte uguali. Il risultato estetico è talmente diverso che si ritiene di dover indicare il sistema antico come quello da utilizzare. Molta attenzione va prestata alla finitura superficiale della pietra e, in particolare, è da evitare la presenza di una cordellina che, se già presente nelle pietre esistenti, dovrà essere poco marcata. scheda n. 15 BASAMENTO CON LASTRE DI DIVERSE PEZZATURE, RACCORDATE AL BASAMENTO DI PORTONI O PORTONCINI (1: 50) BASAMENTO CON LASTRE TUTTE UGUALI DI LIMITATA LARGHEZZA (1: 50) Il basamento ottenuto con lastre di pietra, di nuova fattura, tutte uguali, di limitata larghezza non è coerente con la tradizione locale. Da evitare pure il non allineamento della zoccolatura con il basamento di portoni o portoncini e l’applicazione di bocchette di aereazione sporgenti, in materiale plastico. La zoccolatura è talvolta asssente, come nel caso di portali carrabili con basamento tondeggiante. 12. ZONE A3 - RISTRUTTURAZIONE Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica zone di ristrutturazione una serie limitata di immobili con caratteristiche insediative e architettoniche assai diverse fra loro, così che appare difficile individuare criteri utili per tutti gli interventi da attuare. Inoltre il lungo tempo trascorso dal momento della elaborazione del PPCC, e le successive modifiche delle definizioni che ne disciplinano la gestione, più volte aggiornate con una progressiva introduzione di ipotesi operative non presenti all’epoca della sua stesura, hanno fatto assumere alle regole per gli interventi di ristrutturazione contenuti anche diversi da quelli originari. È importante quindi che le previsioni del PPCC vengano aggiornate, sostituendo a quelle “regole generali”, che definivano un tipo di intervento e una procedura, delle previsioni progettuali di contenuto urbanistico particolareggiato, tali da poter conseguire quei risultati di miglioramento puntuale che il Piano intendeva conseguire. Un nuovo piano particolareggiato potrebbe inoltre impostare in maniera diversa l’analisi e il conseguente progetto, valutando criticamente l’evoluzione metodologica della prassi urbanistica sul tema delle ristrutturazioni e le realizzazioni attuate in Città, introducendo pure e dando loro un efficace coordinamento quelle nuove discipline sulla gestione energetica dell’edificazione, sull’impiego di materiali “virtuosi” dal punto di vista ecologico, biologico, etc. 101 Piano Particolareggiato del comparto n. 1 4 * * 1 2 * * 3 * * Piano Particolareggiato Borgo Grazzano 1 2 3 4 CASTELLO PALAZZO MUNICIPALE DUOMO ELLISSE DI GIARDIN GRANDE EDIFICI VINCOLATI DALLA SOPRINTENDENZA * EDIFICI VINCOLATI CON L'ADOZIONE DELLA DIRETTIVA DI SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE DELL'ARCHITETTURA DEL NOVECENTO Planimetria con la distribuzione delle zone A3 - Ristrutturazione (colore rosso) e delle zone A4 - Demolizione con ricostruzione (colore verde) nell'ambito del Piano Particolareggiato del Centro Città (rielaborazione della cartografia del PPCC) 13. ZONE A4 - DEMOLIZIONE CON RICOSTRUZIONE Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica zone di demolizione con costruzione quelle per le quali ha riscontrato una sostanziale incoerenza rispetto al tessuto storico tradizionale. Fra le A4 si ritrovano - ad esempio - gli edifici di cortina di via Muratti e di via Cernazai, o quelli puntuali di via Mercatovecchio e di via San Francesco. Alcuni di questi, tra l’altro, sono opere molto apprezzate (“Talmone” di via Mercatovecchio) di importanti architetti friulani, realizzate nell’arco di tutto il Novecento. Forse il criterio che ha guidato la classificazione è stato di tipo “storicista”, anche se però appare contraddetto dalle diverse attribuzioni riferite ad opere dello stesso progettista. La relazione del PPCC non aiuta a comprendere le finalità perseguite con questa scelta progettuale. La normativa poi consente, come interventi possibili, la “demolizione e ricostruzione” nel rispetto - come regola generale - delle prescrizioni planivolumetriche del Piano e - come eccezione - della sagoma dell’edificio esistente. Alla luce di questo sintetico esame si ritiene di poter esprimere alcune considerazioni. Innanzitutto non si condivide l’impostazione del ripristino della sagoma dell’edificio preesistente che, proprio se da demolire, richiede una previsione di piano attuativo con contenuti specifici planivolumetrici, riferiti a quel contesto e al rapporto con le caratteristiche architettoniche degli edifici limitrofi. La disposizione planimetrica dei corpi di fabbrica (che ricuciano il sistema insediativo storico), le altezze e le coperture, tra l’altro, appaiono elementi essenziali nel guidare la progettazione di tali interventi. Inoltre caratteristiche costruttive attuali, se di elevata qualità, e cura dei dettagli possono essere utilizzate per connotare l’epoca contemporanea. La delicatezza del tema, che qui viene ripreso con quanto rilevabile dal PPCC ma che coinvolge scelte fondamentali di gestione della Città, richiede quindi soluzioni non determinate in base a criteri generali, ma elaborate progettualmente con tutti gli approfondimenti necessari. Tra l’altro qualunque proposta dovrebbe essere recepita con nuove previsioni di piano particolareggiato. Si presentano però nelle zone A4 alcuni aspetti di problematicità risolvibili da subito. È il caso degli edifici relativi alle sostituzioni edilizie, operate soprattutto nel secondo dopoguerra, che hanno costituito delle rilevanti alterazioni formali sia sotto il profilo 103 delle altezze che sotto quello della continuità delle fronti storiche, rispetto alle quali hanno realizzato degli arretramenti. L’attuazione delle previsioni del piano particolareggiato, oltre che difficile è anche di dubbia utilità, laddove il PPCC non contenga prescrizioni “di allineamenti e di altezze diverse dall’esistente”, perché in tal caso va mantenuta nella ricostruzione la sagoma dell’edificio esistente, anche se incongrua. Gli interventi si presentano però anche difficilmente praticabili per motivi economici e per la frammentazione della proprietà, che rendono gravoso anche il solo ridisegno delle facciate e delle strutture di copertura, che spesso non si inseriscono nel panorama urbano. Tanto più difficile è proporre una ricostruzione con altezze inferiori, anche se la modifica delle destinazioni (con usi più redditizi) potrebbe consentire una diminuzione dei volumi e un ridisegno complessivo. In alcuni casi, l’alterazione può essere mitigata anche promuovendola con incentivi. Si può ad esempio cercare di recuperare la continuità delle cortine, interrottte da arretramenti, con interventi progettuali che: a) ricompongano il filo dell’edificato sul fronte strada; b) sfumino l’effetto delle altezze, talvolta anche di più di sei/sette piani, che disturbano l’impressione di continuità dell’edificazione urbana. In alcuni casi i due obiettivi possono essere perseguiti con lo stesso intervento, laddove l’arretramento rispetto al filo strada consente la formazione di un diaframma visivo, che insieme ricomponga la continuità della cortina e interrompa la visuale dell’edificio di altezza eccessiva. L’acquisizione di nuovi spazi per uso privato, quali possono essere l’ampliamento dei negozi al piano terra e/o la formazione di logge ai 104 piani superiori, può infatti costituire incentivo alla realizzazione dell’intervento migliorativo. Per i casi più vistosi l’Amministrazione Comunale potrebbe promuovere dei “concorsi di idee” assieme ai proprietari, o anche di propria iniziativa, perseguendo così la finalità di una partecipazione dei cittadini al miglioramento dell’immagine urbana. Le tecnologie contemporanee facilitano queste operazioni e potrebbero anzi costituire l’occasione per la formazione di esempi di architettura moderna di grande qualità. Spesso le zone di demolizione con ricostruzione presentano caratteristiche analoghe a quelle delle zone B di ristrutturazione edilizia, tanto che le considerazioni espresse per le une valgono anche per le altre. Nella rivisitazione del PPCC, che ha già esaurito il suo arco di validità, sarebbe opportuno che le due zone venissero riesaminate, anche con l’obiettivo di unificarle in una nuova categoria di intervento, più articolata e attenta alle specificità delle situazioni che rappresentano. 105 14. ZONE A6 - AREE EDIFICABILI Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica aree edificabili alcuni ambiti da destinare per lo più ad attrezzature di carattere pubblico o privato: la maggior parte di esse è stata già realizzata. Date le funzioni e le dimensioni di questi interventi si possono esprimere delle raccomandazioni relativamente ad alcune attenzioni da prestare nella progettazione degli stessi: • che le nuove architetture abbiano configurazioni planivolumetriche coerenti con quelle degli edifici di contorno e si articolino per parti dimensionalmente compatibili; • che le loro coperture, in quanto assumono rilevante importanza e propongono un forte impatto nelle visioni dall’alto, siano realizzate con i materiali della tradizione (tegole curve in cotto) o con quelli usualmente impiegati per le costruzioni di carattere pubblico (piombo, rame o zinco); • che le regole compositive delle facciate e le soluzioni di dettaglio, anche e soprattutto se di architettura contemporanea, interpretino le logiche che hanno guidato la costruzione della Città storica. 106 15. ZONE B - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica zone B di ristrutturazione edilizia quelle ove ha riscontrato le più pesanti alterazioni e discontinuità del tessuto storico della Città. Molto spesso si tratta di edifici di tipo condominiale, con un’altezza “fuoriscala” rispetto all’edificazione di contorno, e con coperture che - per forma, colore e composizione - colpiscono negativamente la visione dall’alto. Proprio questi edifici sono caratterizzati da una elevata frammentazione della proprietà, e quindi un’ipotesi di demolizione e soprattutto di ricostruzione con volumi più modesti, come sarebbe opportuno, appare irrealizzabile. In ordine ai problemi sinteticamente richiamati che connotano tali zone, si ritiene di poter esprimere alcune considerazioni. Consentire una radicale mutazione della destinazione d’uso degli edifici, in modo da innescare - con il maggior valore delle nuove proposte - un processo di rinnovo edilizio che consenta di ridurre il volume complessivo (diminuendo così anche le altezze) e di migliorare la qualità architettonica. Una simile operazione potrebbe essere ipotizzata in alcuni casi significativi, valutando preliminarmente la fattibilità - non solamente teorica - dell’iniziativa, con gli operatori interessati. Senza attendere l’efficacia di quanto detto, indicare come poter integrare le coperture (in occasione delle manutenzioni periodiche che vengono realizzate e di rinnovo degli impianti tecnologici, magari sollecitando l’esecuzione delle stesse con particolari agevolazioni, che facciano capo all’iniziativa dell’Amministrazione Comunale) nel panorama della Città. Consentire che, sempre in occasione dei citati interventi manutentivi o di straordinari rinnovi delle finiture delle facciate, si sperimentino progetti di architettura contemporanea di qualità, che possano riscattare l’attuale modesta immagine di questi edifici. Spesso le zone B di ristrutturazione edilizia presentano le stesse caratteristiche delle zone assoggettate a demolizione e ricostruzione, tanto che le considerazioni espresse per le une valgono anche per le altre. Nella rivisitazione del PPCC, che ha già esaurito il suo arco di validità, sarebbe opportuno - come già detto - che le due zone venissero riesaminate. 107