Andamento dell’economia uruguayana nel 2007 Quadro generale ed evoluzione macroeconomica Anche per il 2007 i dati macroeconomici dell’Uruguay sono stati positivi ed indicano che la marcia verso il totale recupero dalla crisi del 2002 prosegue spedita, aiutata da una favorevole congiuntura regionale ed internazionale. Il PIL corrispondente al periodo gennaio-dicembre del 2007 è cresciuto del 7,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; il suo ammontare totale, 23.101 milioni di dollari USA (circa 7000 USD pro capite), è superiore al valore massimo raggiunto nel 1998 (22.371 milioni USD), quando iniziò una lunga fase di recessione. In leggero aumento l’inflazione (8,5% rispetto al 6,4% del 2006), mentre la cosiddetta “inflazione in dollari”si apposta a poco più del 10%. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione medio si è attestato intorno al 9,7% (e il mese con minor disoccupazione è stato dicembre, con 7,7%). L’indice medio dei salari nominali è aumentato del 13,2% nel 2007 e il salario reale medio è cresciuto del 4,7% nell’anno. Il buon andamento dell’economia uruguayana si riflette anche nell’incremento del consumo finale (+7,2%), particolarmente di quello del settore privato (+7,8%), e nella riduzione dei tassi di povertà e indigenza della popolazione. Struttura dell’economia Settore reale Settore fiscale - Struttura del PIL - Produzione e impiego - Conti finanziari del settore pubblico Settore monetario e di cambio - Principali indicatori monetari Settore esterno - Bilancia dei pagamenti - IDE Settore reale Struttura del PIL Il buon andamento del settore dei trasporti, di quello manifatturiero e dell’indotto del settore turistico, ha permesso di ritoccare la crescita della produzione 2007 di oltre 2 punti percentuali rispetto alle previsioni governative (+5,25%). L’investimento del settore privato è cresciuto del 6,7%, mentre la formazione di capitale fisso al lordo delle spese è aumentata del 5,8%. In sintesi i 3 assi principali della realtà economica locale continuano ad essere le tradizionali “3 P”: Puerto (porto, per la logistica), Pradera (prateria, per l’allevamento) e Playa (spiaggia, per il turismo). In dettaglio per settore: Agro-pastorizia: il settore è cresciuto del 2,8% nel 2007, risultato che riflette l’incremento della produzione agricola (soia, frumento, mais) e la flessione dell’allevamento (che ha visto una forte contrazione della macellazione bovina e della produzione di latte dall’anno precedente). Industria manifatturiera: tradizionalmente una delle maggiori componenti del PIL. L’industria manifatturiera è cresciuta dell’8% nel 2007; spiccano, all’interno di un quadro generalmente positivo, alimenti, bevande e tabacco, chimica, prodotti metallici, carta, legno, macchinari e attrezzature. Componenti elettrici, gas e acqua: rispetto al 2006, il settore è cresciuto dell’11,5% soprattutto grazie al forte incremento registrato nella produzione d’energia idroelettrica (favorito da un 2007 meno secco dell’anno precedente). Costruzione: moderato incremento (+2,5%) del settore che aveva fatto registrare un boom nel 2006. In particolare é pesata la contrazione della costruzione pubblica (fine delle opere per la nuova centrale elettrica di San José), mentre l’attività privata continua a concentrarsi nei dipartimenti di Maldonado e Rio Negro. Commercio, ristorazione e settore alberghiero: il settore ha registrato un aumento del 10,9%; tale incremento è dovuto soprattutto all’ottimo andamento delle transazioni commerciali, in particolare beni intermedi e di consumo. Rispetto al 2006 migliora l’attività di ristorazione e del settore alberghiero (forte incremento della domanda); si registra, infatti, un aumento della spesa media per turista in alimenti e alloggio, grazie anche al maggiore tempo di permanenza media dei turisti, sebbene ne sia diminuito il numero complessivo. Trasporti e comunicazioni: il settore ha registrato nel 2007 una crescita del 12,3%, dovuta all’aumento dell’attività portuaria e al boom della telefonia cellulare. Servizi pubblici (attività sociali, culturali e d’intrattenimento) e privati (attività finanziarie, assicurative ed immobiliari): la crescita è del 5,6%. Prodotto interno lordo per classe d’attività economica Variazione Incidenza sul PIL 2006-2007 totale (%) (%) Agricoltura e pastorizia 2,8 0,3 Industria manifatturiera* 8,0 1,5 Elettricità, acqua e gas 11,5 0,4 Costruzioni 2,5 0,1 Commercio, ristorazione, alberghi 10,9 1,4 Trasporti e comunicazioni 12,3 1,6 Servizi pubblici (attività sociali, culturali e intrattenimento) e 5,6 2,0 privati (attività finanziarie, assicurative, immobiliari) Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia *Prodotti alimentari, delle bevande e del tabacco; Industrie tessili, dell’abbigliamento e conciarie; Cartiere e tipografie; Industria chimica; Produzione di minerali non metalliferi; Produzione di metalli; Prodotti metallici, macchinari e impianti; Altre industrie manifatturiere. Produzione e impiego Nel periodo gennaio-dicembre 2007 il PIL dell’Uruguay ha fatto registrare un tasso di crescita sostenuto (+7,4%); al contempo, la disoccupazione, calcolata con un nuovo metodo da gennaio 2006, è in continua diminuzione (da 11,4% del 2006 a 9,7% del 2007), mentre si è confermata la ripresa dei salari reali dopo la crisi del 2002 (+4,7% nel 2007). PIL reale e componenti, tasso di crescita (%) 2005 2006 2007 PIL reale 6,6 7,0 7,4 Formazione di capitale fisso (al lordo delle spese) 23,8 32,0 5,8 Consumo totale 2,4 8,6 8,6 Esportazioni di beni 16,6 15,7 12,8 Importazioni di beni 24,6 23,1 17,0 Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay, Ministerio de Economía y Finanzas – Elaborazione Ambasciata d’Italia Mercato del lavoro 2005 2006 2007 Indice di disoccupazione (%) 12,2 11,4 9,7 Salari nominali (%) 9,6 10,3 13,2 Salari reali (%) 4,5 3,7 4,7 Fonte: Istituto Nazionale di Statistica – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia Tasso d’occupazione ripartito per classi d’attività ( 2005-2007) Impiego (%) 2005 2006 2007 Manifattura, elettricità gas e acqua 15,3 14,7 14,7 Costruzioni 6,4 6,2 6,7 Commercio, riparazioni, hotel e ristorazione 22,5 21,8 21,5 Trasporti, stoccaggio e comunicazioni 5,5 5,3 5,5 Servizi finanziari e immobiliari 7,4 7,2 7,6 Pubblica Amministrazione e Difesa; programmi sociali obbligatori 7,6 7,3 6,3 Insegnamento 5,8 5,7 5,7 Servizi sociali e sanità 7,0 6,7 6,6 Agricoltura, silvicoltura, allevamento, attività estrattive 8,1 10,9 10,9 Fonte: Istituto Nazionale di Statistica – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia Settore fiscale e finanziario La responsabilità della politica fiscale spetta al Ministero dell’Economia e delle Finanze; l’attenzione al mantenimento dell’equilibrio fiscale è un elemento caratterizzante dell’attuale governo, anche in considerazione dell’alto rapporto debito/PIL. Una politica fiscale restrittiva e la riforma del sistema tributario nazionale, con l’introduzione dell’“Impuesto al Patrimonio Personal”, stanno portando da un lato, alla graduale riduzione del rapporto debito/PIL (nel 2007 al 71,3%, mentre a fine 2004 era superiore al 100%), e dall’altro a contenere allo 0,4% il deficit globale del settore pubblico. La spesa pubblica nel 2007 è stata di 9.285 milioni di USD. Il debito estero lordo, soprattutto grazie al deprezzamento del dollaro, si è ridotto passando dai 10.558 milioni di USD del 2006 ai 9.308 milioni di USD a fine 2007: l’emissione di buoni del tesoro per finanziarlo ha ottenuto un riscontro positivo sul mercato finanziario internazionale. Conti finanziari del settore pubblico 2006 2007 Saldo Settore Pubblico (mln USD) - 4.564 - 2.376 Saldo Settore Pubblico Non Finanziario - 1.039 2.038 Saldo Primario (escludendo interessi, % rispetto al PIL) 3,8 3,4 Debito pubblico (mln USD) 13.709 16.321 Governo centrale 11.278 12.774 Altro 2.431 3.556 Debito/PIL(%) 71,0 71,3 Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia Settore monetario e di cambio La conduzione della politica monetaria e di cambio spetta alla Banca Centrale dell’Uruguay (BCU), attualmente al centro di un progetto di riforma teso ad aumentarne l’indipendenza dall’esecutivo e a darle un ruolo di supervisore istituzionale del sistema finanziario. La BCU segue dalla metà del 2002 una politica monetaria volta al contenimento dell’inflazione, che ha registrato per il 2007 un tasso medio dell’8,5%. Le riserve della Banca Centrale sono state pari a 4.121 milioni di USD (dicembre 2007), il livello più alto di sempre per il Paese, ben 9 volte il valore minimo fatto registrare nel marzo 2003. Il peso Uruguayano nel 2007 ha conservato un cambio medio di 23,46 sul dollaro statunitense, valore leggermente diminuito rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno precedente (24,05). Il “rischio Paese” ha chiuso il 2007 a quota 218 punti, in lieve rialzo rispetto alla media mensile minima di maggio 2007 (127 punti), ma ben lontano dallo “storico” livello toccato dall’indice del luglio 2002 (3099 punti). Principali indicatori monetari Offerta monetaria (Variazione %) 2006 2007 M1* 12,9 25,7 M2** 14,8 22,4 Deposito in moneta nazionale settore privato 18,1 36,0 Deposito in moneta straniera sett. pubblico 7,5 0,5 Tassi d’interesse passivi (media annuale) Moneta nazionale (a 3 mesi) 2,0 2,4 Valuta estera (a 3 mesi) 2,1 2,3 Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia * denaro circolante + depositi in moneta nazionale ** denaro circolante + depositi in moneta nazionale + depositi di risparmio in moneta nazionale Tipo di cambio 2006 2007 Pesos/USD (media annuale) 24,0 23,4 Variazione nominale (%) 3,4 - 2,5 Variazione in termini reali (%) - 1,1 - 3,5 Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia Settore esterno Il 2007 è stato segnato dall’aumento sia delle esportazioni uruguayane (+12,8%) sia delle importazioni (+17%); secondo i dati della BCU, il saldo negativo della bilancia dei pagamenti per il 2007 è stato pari a –763, 3 milioni di USD. In particolare gli alti prezzi internazionali di alcune commodities (lana, carne, cereali) ha giovato all' export uruguayano: le esportazioni dei beni summenzionati sono infatti diminuite in termini di volume ma triplicate come vendite. Bilancia dei pagamenti BILANCIA DEI PAGAMENTI (PARTITE CORRENTI + 2005 2006 2007 CONTO CAPITALE) 620,3 - 15,4 1.005,4 TOTALE (in milioni di USD) 42,3 - 369,2 - 185,7 1) BILANCIA DELLE PARTITE CORRENTI A. Bilancia commerciale 5.085,4 5.799,4 6.715,2 Esportazioni (FOB) Beni 3.774,1 4.407,1 4.953,4 Servizi 1.311,3 1.392,2 1.761,8 4.692,7 5.853,7 6.946,2 Importazioni (FOB) Beni 3.753,3 4.867,0 5.697,3 Servizi 939,5 986,7 1.248,9 - 494,2 - 441,2 - 341,5 B. Rendite nette 143,8 126,3 134,2 C. Trasferimenti 752,1 432,8 1.225,0 2) BILANCIA DEI MOVIMENTI IN CONTO CAPITALE - 174,1 - 79,0 - 33,9 ERRORI E OMISSIONI Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia. I dati presentati dalla BCU, in questa tabella, includono i carichi di combustibile per navi e aerei. L’Uruguay ha importato nel 2007 principalmente beni intermedi ed energia, mentre nell’export è stato molto rilevante l’apporto del settore dell’agropastorizia, che si é beneficiato dell’aumento dei prezzi sui mercati internazionali. IMPORTAZIONI Destinazione economica Beni intermedi Energia Beni di consumo Beni di capitale % totale ESPORTAZIONI (Dati non disponibili) sul Settore % sul totale 44,6 20,9 21,5 13,0 Beni intermedi Energia Beni di consumo Beni di capitale Per quanto riguarda la provenienza delle merci, nel 2007 l’Uruguay ha continuato ad importare beni in particolar modo dai paesi del Mercosur. Leggeri incrementi dall’anno precedente sono stati fatti registrare anche nelle importazioni da Europa e paesi Nafta, mentre per le esportazioni è stata riconfermata nel 2007 la “regola dei quattro quarti”, per la quale circa ¼ dell’export uruguayano si dirige verso i partner Mercosur, un altro verso l’area Nafta, un altro verso l’Europa, ed infine un quarto verso il resto del mondo. Il Mercosur come principale fonte dei beni importati: blocchi regionali dai quali importa l’Uruguay (2006-2007). Paese d’origine Europa Mercosur NAFTA Resto del mondo Totale Milioni di USD 2006 513,5 2.182,2 405,1 1.674,1 4.774,8 Incidenza 2006 10,7% 45,7% 8,4% 35,1% 100,0% Milioni di USD 2007 804,7 2.560,6 519,4 1.703,9 5.588,6 Incidenza 2007 14,3% 45,8% 9,2% 30,4% 100,0% La “regola dei quattro quarti”: blocchi regionali verso cui esporta l’Uruguay (2006-2007). Destinazione Europa Mercosur NAFTA Resto del mondo Totale Milioni di USD 2006 998,2 942,2 698,9 886,3 3.952,3 Incidenza 2006 25,26% 23,84% 17,6% 33,3% 100,0% Milioni di USD 2007 1.079,1 1.246,6 772,7 1.397,6 4.496,0 Incidenza 2007 24,0% 27,7% 17,19% 31,1% 100,0% Investimenti diretti esteri I dati sugli investimenti diretti esteri in Uruguay sono pochi, imprecisi e di difficile reperimento. Solo di recente la Banca Centrale ha pubblicato uno studio specifico a riguardo relativo al periodo 2001-2005, mentre normalmente la registrazione dei dati non viene effettuata in base al Paese d’origine, poiché non ci sono differenze di natura legale fra imprese locali e straniere (legge n. 16.906 del gennaio 1998). Sulla base delle informazioni disponibili, si può affermare che gli IDE si concentrano principalmente nei settori della forestazione, dell’industria manifatturiera specializzata e dei servizi (finanziari, logistica, turismo e ristoranti), che attraggono gran parte dell’interesse europeo, ridestatosi dopo la crisi del 2002. L’UE sembra essere il primo investitore in Uruguay, seguita da USA e Paesi del Mercosur: questi ultimi, i cui investimenti sono spesso “occulti” per ragioni fiscali, privilegiano l’immobiliare e la soia (Argentina), o il riso e la carne (Brasile). I dati ufficiali indicano che nel 2007 gli IDE hanno raggiunto gli 879,2 milioni di USD, valore simile a quello fatto registrare nel 2005 (847,3 milioni di USD), ma decisamente inferiore a quello del 2006 (1398,8 milioni di USD, pari al 7% del PIL), anche a causa dell’effetto “sgonfiamento” prodotto dall’ultimazione della cartiera finlandese Botnia, principale investimento straniero presente attualmente nel paese. E’ da sottolineare, in ogni caso, il particolare attivismo del Brasile nel flusso di IDE del 2007. L’Uruguay (secondo dati Cepal 2007) si trova all’undicesimo posto in America Latina per investimenti attratti, con un rapporto IDE/PIL del 5%. Da notare che nel quinquennio 1996-2000, il dato non raggiungeva l’1%. È comunque prevedibile che gli investimenti esteri nel Paese aumentino negli anni a venire, visto che il Ministero dell’Economia e delle Finanze uruguayano ritiene necessario, per garantire la continuità della crescita economica, il miglioramento del “business environment”: a tale scopo è stata creata nel dicembre 2006 una commissione speciale (“Unidad de Apoyo al Desarrollo y la Inversión en el Sector Privado”) per facilitare gli investimenti, anche con la riduzione dei costi amministrativi. Investimenti diretti esteri in Uruguay sul totale degli IDE verso l’America Latina Dati in mln USD 2005 2006 2007 847,0 1.374 879,0 IDE in Uruguay 71,3 72,4 105,9 IDE in America Latina 1,1 1,89 0,83 % IDE Uruguay/A.Latina Fonte: Rapporti Cepal su IDE in America Latina, anni 2006, 2007 e 2008 Nel 2007 sì e`registrata una lieve flessione negli investimenti del Paese all’estero e allo stesso tempo un considerevole incremento degli investimenti esteri nel paese. dati in mln USD 2006 2007 158,8 156,4 Investimenti all’estero Investimenti nel Paese 2.843,7 4.189,4 Fonte: Banca Centrale dell’Uruguay – Elaborazione dati Ambasciata d’Italia Difficoltà e punti di forza dell’investimento in Uruguay Vantaggi Difficoltà Stabilità politica Sistema bancario vulnerabile Libertà finanziaria e di cambio Non regolamentazione di alcuni settori dell’economia Quadro legale definito Procedure burocratiche lunghe No corruzione Monopoli pubblici in alcuni settori Apertura economica, governo favorevole agli Scarso sviluppo delle infrastrutture IDE Buon livello di risorse umane Mercato locale ridotto Accesso ai mercati degli altri Paesi Mercosur Elevata conflittualità sindacale Prospettive Le previsioni sull’economia uruguayana elaborate dall’Economist Intelligent Unit (EIU) per l´anno 2008 vedono un PIL in crescita del 3,8% e un surplus primario del 4% del PIL. L’inflazione, che doveva scendere al 4,4% nel 2008 secondo le previsioni pluriennali del governo formulate nel 2005, sará rivista al rialzo. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, che su richiesta uruguayana continua semestralmente a monitorare l’economia del Paese e a “suggerire” eventuali misure di politica economica, nel breve periodo bisognerá inoltre prestare attenzione alla riforma della Banca Centrale e in particolar modo agli effetti derivanti dalla riforma tributaria, che ha previsto: l’introduzione dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, la riduzione progressiva delle aliquote dell’IVA (dal 23% fino al 20% e dal 14% al 10%) e dell’imposta sui redditi da attività imprenditoriali (dal 30% al 25%), l’abolizione di altre quindici tasse, una tassa del 7% sulla distribuzione dei dividendi con la contestuale eliminazione della tassa istantanea per il loro trasferimento all’estero e regimi fiscali semplificati per le piccole e medie imprese ed i contribuenti del settore dell’agropastorizia. Il buon posizionamento sui mercati internazionali (sia finanziari che commerciali), sembra dare ragione alle previsioni dell’organismo internazionale. Da un lato l’Uruguay sta riuscendo a collocare parte del proprio debito pubblico sui mercati internazionali, che manifestano cosí la ritrovata fiducia nell’economia uruguayana; dall’altro, il Paese, favorito congiunturalmente dall’alto prezzo internazionale delle commodities, sta tentando di diversificare i mercati di sbocco delle proprie merci, rafforzando i rapporti con Usa (Accordo TIFA del Gennaio 2007), Unione Europea e Mercosur, in quanto blocco capace di negoziare con altre entità regionali. La sfida che deve affrontare il governo è duplice: alla necessità di consolidare la crescita mantenendo la stabilità macroeconomica ed il rigore fiscale, si aggiunge, infatti, l’urgenza di combattere l’emergenza sociale, esplosa con la crisi del 2002 e non del tutto rientrata malgrado il Plan Nacional de Emergencia Social (che ha coinvolto fino alla fine del 2007 79 mila famiglie povere del Paese, pari al 10% della popolazione totale) e le politiche tese alla riduzione della disoccupazione ed al graduale recupero del potere d’acquisto dei salari. In quest’ottica si muove tuttora il piano di spesa finanziaria dell’attuale governo, basato sul concetto di “responsabilità fiscale”, che dà la priorità al recupero dei salari dei dipendenti pubblici e alla spesa pubblica in istruzione, sanità, sicurezza ed infrastrutture, considerando al contempo come obiettivi irrinunciabili la riduzione del deficit fiscale e la diminuzione in 5 anni del rapporto debito/PIL dal 71% al 60%.