Giovanni 16,16-33 Una gioia rieducata Tristezza e gioia. Questo episodio del vangelo si svolge tra tristezza e gioia, una tristezza cui segue la gioia, una tristezza condita di gioia. E’ un finale molto intenso in cui il dolore di perdere un caro è seguito dalla gioia di rivederlo. Anche noi oggi viviamo tra questi due sentimenti. Da un lato gioiamo per il dono che ci ha dato di avere in questi anni Sam e Kimberly tra noi, ma siamo anche tristi per il fatto che la pagina della loro vita tra noi si chiude e se ne apre un’altra lontano da noi. Ci consola che saranno vicini al Signore, ovunque andranno. E’ anche motivo di grande gioia riavere tra noi Reid e le bimbe: un grande onore che ci riempie il cuore. Ovviamente, siamo profondamente addolorati per la mancanza di Kyra tra noi, anche se siamo consolati dal sapere che lei è alla presenza del Signore e che lo stesso Signore è con Reid e con tutti noi. Tristezza e gioia sono i due binari entro cui la vita si svolge. Questo è quello che il nostro testo ci dice. E’ l’ultimo giorno che Gesù sta con i suoi discepoli prima di morire. E in queste ore intense, li vuole educare alla vita e al futuro. Per essere discepoli, dovranno amarsi come Gesù li ha amati (cap. 13). Questa è educazione alla vita cristiana. Per essere discepoli dovranno coltivare una relazione intima col Signore per portare frutto e stare in piedi portando i pesi della vita (cap. 15). In quanto discepoli, dovranno affrontare molto ostilità e difficoltà nel mondo (cap. 16). Non saranno mai soli, tuttavia. Dio gioca come una squadra. Gesù, che è stato inviato dal Padre, tornerà al Padre. Con loro e in loro verrà lo Spirito Santo, inviato dal Padre e dal Figlio (capp. 14-16). I discepoli potranno amarsi perché lo Spirito sarà con loro. Potranno portare frutto perché lo Spirito li guiderà. Potranno resistere alle difficoltà perché lo Spirito opererà nel mondo. In questo episodio, Gesù ritorna sul tema della gioia. Possiamo dire che i discepoli devono essere rieducati alla gioia. Sanno cosa sia la gioia, ma la loro cognizione di gioia è malata, è mal riposta, è sballata: deve essere corretta, riformata, ri-orientata. La stessa cosa accade a noi. Tutti pensiamo di sapere cosa sia la gioia e dove cercarla. Ma in realtà andiamo a cercarla in posti sbagliati per soddisfare esigenze sbagliate. Abbiamo bisogno della rieducazione alla gioia da parte di Gesù. Ecco tre medicine per la nostra gioia che hanno il potere di guarirla, sanarla e rilanciarla in salute. 1. Gioia perché Dio l’ha inaugurata Mentre Gesù parla, i discepoli sono nella tristezza perché hanno capito che Gesù li sta per lasciare. Ma poi gioiranno quando rivedranno Gesù risorto. Un poco saranno tristi, ma tra un altro poco gioiranno. Questo schema riproduce l’andamento della vita. Tristezza e gioia si susseguono nella vita, alternandosi, mischiandosi e inseguendosi l’un l’altra. Ma c’è anche una direzione di fondo. Pur nell’alternanza, la gioia di Dio è quella che prevarrà. Con la venuta di Gesù nel mondo, Dio ha inaugurato il tempo della gioia per chi crede in Lui. Per dare gioia, Gesù Cristo ha dovuto soffrire e morire per chi crede. Per donare gioia agli altri, Lui ha dato la sua vita per gli altri. Per dare il via al tempo della gioia, Gesù ha dovuto passare dal dolore della croce. Se oggi possiamo sperimentare la gioia di Dio è perché Lui ha pagato per il prezzo per riceverla. La gioia per noi è un dono, ma per Dio ha avuto un costo: la vita del Signore Gesù al nostro posto. Dopo la sua morte, i discepoli l’avrebbero rivisto dopo la resurrezione e questo avrebbe riempito il loro cuore di gioia. Noi oggi lo vediamo con gli occhi della fede e questo ci dà gioia. Un giorno lo vedremo faccia a faccia e questo ci riempirà di gioia piena. Nella gioia cristiana, c’è sempre un finale di speranza, un crescendo: la vittoria finale di Dio sul male riempie di gioia. Rimangono tempi di tristezza, come quelli che viviamo, ma la direzione è segnata in modo definitivo. La gioia di Dio oggi inaugurata vincerà e sarà così pervasiva che toglierà ogni lacrima, ogni dolore, ogni tristezza. Il dolore del parto lascerà spazio alla gioia della comunione piena. Per chi cerca la propria gioia in modo testardo altrove, rimarrà sempre dentro un labirinto di tristezza. Dove cerchi la tua gioia? 2. Gioia perché Dio ascolta e ama Gesù associa la gioia alla sua resurrezione e alla sua vita. Se la tua gioia non sa gustare la resurrezione di Gesù in attesa di vederlo di persona, sarà una gioia sviata. Gesù dice anche che sarà per loro motivo di gioia il fatto di poter parlare con un Dio che ascolta le loro preghiere e che risponde loro (23-24). Dà gioia sapere di non essere soli, anche nei momenti di tristezza e di difficoltà. Riempie di gioia di sapersi in comunione con un Dio personale che è interessato a noi. Non ci è detto che Dio farà quello che vogliamo noi. Non sarà la lampada di Aladino nel realizzare i nostri desideri. Questo significa invertire i ruoli: Lui rimane Dio e noi creature dipendenti da Lui. Lui sarà un Dio amorevole che ascolta con pazienza e dona con generosità. La gioia è completa quando si può parlare con un Dio amorevole (24). La nostra gioia è rieducata quando possiamo esprimere i nostri bisogni a Dio nel nome di Gesù. Gesù non è presente fisicamente tra noi, ma per mezzo dello Spirito, il Padre ascolta e risponde. Cosa c’è di più gioioso di questa comunione d’amore con Dio? Alla ricerca della gioia, noi ci rivolgiamo a chi illude di darcela o risponde peggiorando la situazione. Dio invece ascolta perché ama e risponde perché ama. Tu sarai veramente felice se parlerai con Dio e se saprai filtrare le tue richieste nel nome di Gesù, sottomettendoti a Lui e imparando a ricercare la sua volontà per te. 3. Gioia perché Dio dà pace La gioia degli amici di Gesù deve essere guarita e rieducata per essere la gioia di Dio. Deve trovare una nuova prospettiva nella resurrezione di Gesù che anticipa il nuovo mondo. Deve scoprire la libertà dei figli di Dio di parlare con un Dio che ama. Dio non solo ascolta le preghiere e risponde nella sua volontà. Si impegna a fare qualcos’altro. Come abbiamo visto, la gioia e la tristezza si mescoleranno nella nostra vita. Ebbene, nei giorni della tristezza, del dolore e della prova, Dio darà la sua pace (33). Nel mondo troverete di tutto e di più, ma il luogo di pace e di ristoro sarà la comunione con Dio. Nei giorni del lutto, la pace di Dio riempirà la vita e consolerà. Nei giorni dei cambiamenti, la pace di Dio darà stabilità. Nei giorni degli imprevisti inquietanti, la pace di Dio consolerà. Nei giorni che ci avvicineranno alla morte, la pace di Dio darà speranza a chi crede. Ecco si perché si può gioire sempre. La pace di Dio riempie i cuori e le vite. Questa pace è un dono di Dio. Per darcela Gesù ha pagato con la sua vita affinché chiunque crede in Lui viva con coraggio, con amore, portando frutto e sperimentando la gioia di Dio.