Bonaventura da Bagnoregio De reductione artium ad theologiam Lettura di Alessandro Ghisalberti Letture di nuovi classici in Ambrosiana © Ambrosiana, 2017, fabio trazza Logo: elaborazione ft da un particolare del Codice Bibbia Ambrosiana, B 32 inf. 1, per rappresentare: le Letture comuni tra ebrei, cristiani, musulmani; il rimando alla convivenza nella perfezione, tipica di un globo che raccoglie elementi diversi come cieli, sole, luna, stelle; e, infine, la provenienza millenaria per la riproposta nel III millennio. Lignum vitae: L’Albero della Vita, del 1305-1310, è un dipinto a tempera e oro su tavola, 248x151 cm, di Pacino di Buonaguida, conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze, inv. n. 8459, proveniente dal convento delle Clarisse di Monticelli, Firenze. Attribuzione di Richard Offner, A critical and historical corpus of Florentine painting, Sect. 2., voll. I-II, Firenze 1930. Letture di Nuovi Classici per il III Millennio Fede, Logos, Ethos 2016–2017 V Ciclo Biblioteca Ambrosiana, Milano Ciascun incontro prevede la lettura di un Classico – scelto da un Comitato Scientifico generalmente tra Autori delle Tradizioni ebraica, cristiana e islamica dal IX al XIII secolo – e il commento da parte di un esperto, con l’intervento di un moderatore che incoraggerà e faciliterà la più ampia discussione tra il pubblico. La serie di 9 incontri nel 2015/2016 ha cadenza mensile. Lunedì 3 aprile 2017 De reductione artium ad theologiam di Bonaventura da Bagnoregio Lettura di Alessandro Ghisalberti modera Massimo Campanini presenta e conclude Cosimo Nicolini Coen In Ambrosiana il confronto è vivo e vitale sia tra le religioni abramitiche, sia con quanti sanno che la fede e la conoscenza vanno sempre alimentate, perché sono doni che l’uomo coltiva e che non possiede mai. Bisogna continuamente rimettersi in cammino per apprendere di nuovo. E non solo il nuovo, ma quanto di più primordiale possa esistere. Il dialogo e il confronto con il pubblico – dinanzi alla città e per la città – non è mai generico, perché fondato sui riscontri testuali dei Classici proposti, e reso attuale attraverso le loro pagine più nutrienti e gustose. L’accesso alle fonti è garantito sempre da una lettura critica, mediata dall’esperienza accademica. Cercando di comprendere e di rispondere con rigore etico alle domande e alle sfide della vita di uomini impegnati nel passato e nel presente, si intravede, oltre i limiti del dubbio e del ragionevole, la prospettiva metafisica, senza la quale i problemi da affrontare e le sfide del fanatismo potrebbero risultare insuperabili. 1 Letture di Nuovi Classici per il III Millennio. Fede, Logos, Ethos 2016–2017 V Ciclo Comitato Scientifico Giampiero Alberti, Davide Assael, Carmela Baffioni, Elena Lea Bartolini De Angeli, Gino Battaglia, Gianfranco Bottoni, Paolo Branca, Franco Buzzi, Vermondo Brugnatelli, Massimo Campanini, Edoardo Canetta, Myrna Chayo, Donatella Dolcini, Chiara Ferrero, Michela Beatrice Ferri, Pier Francesco Fumagalli, Alessandro Ghisalberti, Giulio Giorello, Giuseppe Laras, Paolo Magnone, Claudia Milani, Raffaella Mortara, Paolo Nicelli, Abd al-Wahid Pallavicini, Yahya Pallavicini, Gioachino Pistone, Roberto Pontremoli, Roberto Mario Radice, Paolo Sciunnach, Luisa Secchi Tarugi, Claudio Stercal, Fabio Trazza, ‘Abd al-Sabur Turrini Ente promotore Veneranda Biblioteca Ambrosiana con la collaborazione di Centro Studi Camito-Semitici, CO.RE.IS. Comunità Religiosa Islamica Italiana, Fondazione Maimonide, ISA-Interreligious Studies Academy Istituto Studi Umanistici F. Petrarca, Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Milano, UCID Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Milano Veneranda Biblioteca Ambrosiana Milano, Piazza Pio XI, 2 MM 1 Cordusio - MM 3 Duomo +39.02.806921 www.ambrosiana.it per la possibilità di riascoltare la registrazione delle Letture [email protected] per registrarsi, prenotare i Libretti di Sala con il testo di ogni Lettura, seguirne il programma ed avere la possibilità di esprimere il proprio commento, formulare domande e ricevere risposte 2 Bonaventura De reductione Alessandro Ghisalberti, già professore ordinario di Storia della filosofia medievale e Filosofia teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è Membro Effettivo dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere; autorevole esponente degli Incontri con la Città della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e garante scientifico nei comitati scientifici delle Letture Filosofiche e delle Letture dei Nuovi Classici, svolte mensilmente in Ambrosiana, dedica le sue ricerche ad approfondire — i rapporti tra la razionalità filosofica e la rivelazione cristiana; l’ncidenza della concezione del predicato d’esistenza nella critica heideggeriana dell’ontoteologia; alla rilettura di Tommaso d’Aquino e Giovanni Duns Scoto [RIVISTA DI FILOSOFIA NEO-SCOLASTICA - 2015 - 1 - 2 ] — Ildegarda di Bingen, visioni di speranza [VITA E PENSIERO - 2013 - 2] — Agostino, il suicidio e la ricerca della felicità [VITA E PENSIERO - 2012 - 4] — Mondo Uomo Dio. Le ragioni della metafisica nel dibattito filosofico contemporaneo [Vita e Pensiero | anno: 2010 | pagine: 392] — La mistica cristiana continua ad affascinare [VITA E PENSIERO - 2010 - 6] — Fra speranza e attesa ritorna Gioacchino da Fiore [VITA E PENSIERO - 2009 - 2] — La concezione della “philosophia perennis” nell’opera di Sofia Vanni Rovighi [RIVISTA DI FILOSOFIA NEO-SCOLASTICA - 2008 - 4-Supp.] — Pensieri dal Medioevo per l’incontro di civiltà [VITA E PENSIERO - 2007 - 4] — Globalizzazione: a lezione dai monaci medievali [VITA E PENSIERO - 2005 - 5] — Anima e corpo in Tommaso d’Aquino [RIVISTADIFILOSOFIANEO-SCOLASTICA-2005-2] — Il pensiero filosofico e teologico di Dante Alighieri [VITA E PENSIERO | anno: 2001 | pagine: 266] — Guglielmo di Ockham [VITA E PENSIERO | anno: 1996 | pagine: 312] 3 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana Alessandro Ghisalberti (nella foto) legge e commenta passi da De reductione artium ad theologiam di Bonaventura da Bagnoregio modera Massimo Campanini Presentazione e conclusione di Cosimo Nicolini Coen Ambrosiana, 3 aprile 2017 4 Bonaventura De reductione SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO De reductione artium ad theologiam La riconduzione delle arti alla teologia Biblioteca Ambrosiana 3 aprile 2017 Introduzione di Alessandro Ghisalberti Il significato di reductio nell’opera bonaventuriana non è né facilmente circoscrivibile, né univoco; la “riduzione” o “riconduzione” esprime anzitutto la tendenza della metafisica a ricondurre le cause particolari al loro fondamento ultimo: la “riduzione delle arti”, ossia delle diverse discipline scientifiche, conosce un primo livello, nel quale ogni singola scienza va posta, secondo un preciso ordine, per essere ricondotta al livello superiore. Segue l’istanza superiore, che ricostruisce la presenza dell’impronta del creatore nelle cose conosciute dalle scienze, avvalendosi delle conoscenze degli archetipi presenti nella mente creatrice e donati attraverso la rivelazione. Tutte le arti vanno “ricondotte” alla teologia nel senso che, passandone in rassegna i fondamenti epistemologici, si può vedere come il dinamismo specifico di ogni disciplina contenga le basi, le premesse necessarie, per attivare un rinvio ad una conoscenza superiore, che è quella delle idee di Dio; ad essa l’uomo partecipa originariamente attraverso il radicamento nel suo intelletto dell’illuminazione divina, cui si aggiunge il potenziamento offerto dalla la Sacra Scrittura, che è manifestazione della luce e del pensiero di Dio incarnatosi nel linguaggio scritto della rivelazione biblica. E’ dunque manifesto anzitutto che la “reductio” non è il momento iniziale della struttura fondativa della costituzione della realtà e dei saperi che la esprimono, conoscono o interpretano: la “reductio” è il compito che si impone allo speculativo, perché questi entra in connessione con un sapere anteriore circa la manifestatività della totalità, sia nella formula dell’essere universale della realtà, sia nella forma della illuminazione costituita dalla prerogativa di Dio di essere “pater luminum”, di essere cioè descrivibile come la luce immateriale o spirituale creatrice e diffusiva per sovrabbondanza di natura nelle molteplici luci degli esseri. L’originario è l’UnoPadre (l’origine), che, in quanto connotabile come luce sostanziale 5 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana include il mondo archetipico delle idee e diventa l’intrinseca congiunzione delle proprietà detenute dal semantema essere con il semantema luce, ponendosi come costituivo inizio assoluto di ogni attività emanativa o creativa, esemplaristica o illuminativa, risolutiva o “riduttiva”. Imprescindibile dunque la lettura della istanza triadica del neoplatonismo, che ha la movenza da ciò che si schiude originariamente, si espande nell’universo e detiene l’istanza del ritorno, di cui la “reductio” è il paradigma noetico più forte, mentre l’Itinerarium mentis in Deum è quello più consono all’intelletto umano per come opera nella condizione di viator: integrato con le categorie aristoteliche, la lettura dell’intelletto individua maggiore facilità nella risalita dalle orme, vestigia, immagini sensibili alle realtà intelligibili e metaintelligibili. La dialettica triadica del neoplatonismo costituisce pertanto l’imprescindibile radicamento metafisico e teologico della “reductio”, su cui si fonda la necessità/ possibilità di ricondurre tutti i saperi al livello fondativo. Questa dialettica oltre che premessa, è insieme la molla del cammino che si compie dal basso, perchè il reditus che mobilita la risalita dalle singole arti al loro lume originario è una istanza succedanea all’exitus. Questo processo non importa costrizione, non induce violenza repressiva, non intende comprimere; vuole piuttosto rintracciare un percorso in base al quale sono individuati gli elementi per passare da un livello primario ad un livello superiore, dove Bonaventura mostra che ogni grado di sapere contiene al proprio interno delle istanze che non possono essere pienamente comprese se non si “riconducono” al sapere in sé, quello della sapienza-luce prima che si effonde da Dio e dal Verbo creatore e rivelatore. Recepiamo l’importante acquisizione della storiografia più recente, secondo cui Bonaventura non assume la luce come principio metafisico della realtà, ossia non è corretto parlare del suo pensiero come “metafisica della luce”. Per Bonaventura a luce è sempre fisica, e quando applica il termine luce a Dio (o all’essere), o parla di “lumi” come tramiti del divino nel cosmo, il Dottore Serafico precisa che si fa sempre un uso metaforico del termine luce: la luce fisica e quella divina sono realtà di livello completamente diverso (Bonaventura non riprende la teoria della luce di Grossatesta): “Ad illud quod obicitur, quod lux principalius convenit naturae spirituali, dicendum quod verum est quantum ad proprietatem vocabuli, non est tamen verum quantum ad usum communem. Nominata enim luce, nisi 6 Bonaventura De reductione determinetur per antecedentia et subsequentia, lucem intelligimus corporalem, per quam tamen perducimur ad intelligendum etiam spiritualem, quia cognitio nostra incipit a sensu” (San Bonaventura, In Sent. II, dist. XIII, art. , q. 1, ad 3). Espressioni come luce divina, illuminazione, lumi spirituali sono puramente metaforiche, originate dal fatto che per l’uomo, nell’attuale condizione, la luce è un veicolo imprescindibile di conoscenza (Cfr. V. C. Bigi, La dottrina della luce in San Bonaventura, riedito in Id., Scritti francescani, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2017, pp. 86-108) Alessandro Ghisalberti 7 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana BONAVENTURA DA BAGNOREGIO De reductione artium ad theologiam, nn. 1-7 Proponiamo la lettura dei primi 7 paragrafi della Riconduzione delle arti alla teologia di San Bonaventura (1217-1274), al secolo Giovanni Fidanza, francescano, nella traduzione italiana di Silvana Martignoni, tratta dal volume: Itinerario della mente in Dio. Riconduzione delle arti alla teologia tr. it. di Silvana Martignoni e Orlando Todisco, Città Nuova, Roma L’opuscolo, datato quasi all’unanimità tra il 1255 e il 1257, difende la tesi secondo cui tutte le conoscenze sono originate da una sola luce fontale, Dio stesso, e a loro volta sono ordinate alla conoscenza della Scrittura. Ogni conoscenza è un lume che illumina colui che conosce riguardo a quelle forme che ne sono l’oggetto. Si parte da Dio come fonte di luce dalla quale hanno origine tutte le altre luci, cioè tutte le conoscenze umane, e si prosegue distinguendole l’una dall’altra in base al loro oggetto. San Bonaventura ne annovera quattro, a loro volta ricche di suddivisioni, in ordine di importanza crescente: l’arte meccanica (che illumina riguardo alle forme prodotte dall’uomo), la conoscenza sensibile (sulle forme naturali), la conoscenza filosofica (sulle verità intelligibili), la Sacra Scrittura (sulla verità che salva). A.G. 8 Bonaventura De reductione 1. Ogni cosa eccellente e ogni dono perfetto vengono dall’alto, perché discendono dal Padre della luce [Gc 1,17], scrive Giacomo nel primo capitolo della sua Lettera. Queste parole si riferiscono alla fonte di ogni illuminazione e, nello stesso tempo, fanno capire che da quella sorgente di luce si diffondono copiosamente molteplici luci. Anche se, poi, ogni illuminazione della conoscenza è interiore, possiamo tuttavia ragionevolmente proporre una distinzione, dicendo che c’è una luce esterna, quella cioè dell’arte meccanica; una luce inferiore, cioè quella della conoscenza sensibile; una luce interiore, cioè quella della conoscenza filosofica; una luce superiore, cioè quella della grazia e della Sacra Scrittura. La prima ci illumina circa le forme prodotte dall’uomo, la seconda riguardo a quelle naturali, la terza sulla verità dell’intelletto, la quarta ed ultima riguardo alla verità salvifica 2. La prima luce, dunque, che illumina riguardo alle forme prodotte dall’uomo, che sono come a noi esterne e inventate per supplire alle manchevolezze del corpo, è detta luce dell’arte meccanica [1]. Essendo questa, in qualche modo, ancella e lontana dalla conoscenza filosofica, si può, a ragione, definire esterna. Questa luce è di sette specie in relazione alle sette arti meccaniche che Ugo fissa nel Didascalicon; esse sono: il lanificio, l’armatura, l’agricoltura, la caccia, la navigazione, la medicina, e l’arte dei giochi e degli spettacoli [2]. – L’idoneità della classificazione si può spiegare in questo modo: ogni arte meccanica è finalizzata a dare o un sollievo o un vantaggio, vale a dire o a liberare dalla pena o dal bisogno; o, ancora, a recare giovamento o diletto, secondo quanto afferma Orazio: «I poeti vogliono giovare o divertire». E anche: «Ottiene il consenso di tutti chi unisce l’utile al dolce» [3]. Se l’arte ha per scopo il sollievo e il diletto si hanno gli spettacoli 9 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana che costituiscono l’arte del divertimento la quale comprende ogni tipo di divertimento: canti, musica strumentale, recitazione, pantomime. – Se invece è finalizzata al vantaggio o all’utilità dell’uomo in relazione ai suoi bisogni esterni, ciò può riguardare il coprirlo, il nutrirlo o il procurargli entrambe le cose. – Se si tratta di coprirlo, si può usare materia morbida e leggera, e allora si ha 1’arte della lana; o materia dura e solida, e si ha l’arte della costruzione o arte fabbrile, che comprende la fabbricazione di ogni strumento costruito in ferro o in qualsiasi altro metallo o in pietra o in legno. Il giovamento del cibo, inoltre, può essere duplice dal momento che ci nutriamo o di vegetali o di animali. Dei primi si occupa l’agricoltura, dei secondi la caccia. – In altre parole, se pensiamo al giovamento del cibo, questo può realizzarsi in maniera duplice: o producendo e moltiplicando gli alimenti, e allora si ha l’agricoltura; o preparandoli in molteplici modi, e allora si ha la caccia, che comprende ogni varietà di preparazione di cibi, bevande, leccornie, il che è compito di pasticceri, cuochi, osti. Si usa, per tutto questo, il termine che ne designa una sola parte, e ciò per la sua preminenza e nobiltà. Se poi ci si riferisce a quanto può aiutare l’uno e l’altro, ciò può consistere o nel provvedere a ciò che manca, ed ecco la navigazione, che comprende ogni commercio di prodotti che servono a coprire o a nutrire; oppure nel rimuovere un impedimento o un danno, ed ecco la medicina, che consiste sia nella preparazione di elettuari, pozioni, unguenti, sia nella cura di ferite, sia nell’amputazione di membra, cosa, quest’ultima, che spetta alla chirurgia. – L’arte dello spettacolo è unica. E così è chiaro come la classificazione sia completa. 3. La seconda luce, che ci permette di apprendere le forme naturali, è quella della conoscenza sensibile. A ragione è detta inferiore, perché la conoscenza sensibile comincia da ciò che è inferiore e si realizza con l’aiuto della luce corporea. 10 Bonaventura De reductione Questa luce si divide in cinque parti in corrispondenza con i cinque sensi. – Che il numero di questi sia completo Agostino lo stabilisce così nel terzo libro del commento sulla Genesi [4], sulla base della natura della luce degli elementi: la luce, ossia il lume che ci permette di distinguere le cose corporee, o è nella perfezione delle sue proprietà e con una certa quale purezza, ed allora è il senso della vista; o si mescola all’aria, ed è l’udito; o al vapore, ed allora è l’olfatto; o al liquido, ed è il gusto; o alla grossezza della terra, ed è il tatto. Infatti, il fluido sensibile possiede la natura della luce, per cui agisce sui nervi, la cui natura è luminosa e trasparente, e cresce in questi cinque sensi secondo la sua maggiore o minore purezza. Pertanto, dal momento che nel mondo esistono cinque corpi semplici, e cioè i quattro elementi e la quinta essenza, l’uomo è dotato di cinque sensi, ad essi corrispondenti, finalizzati alla percezione di tutte le forme corporee, poiché non si dà alcuna conoscenza se non in virtù di una qualche somiglianza o convenienza fra l’organo e il suo oggetto, proprio in quanto il senso è una natura ben definita. – Vi è un altro modo per capire la completezza del numero dei sensi, ma Agostino approva questo sopra esposto, e – ci sembra – a ragione, dal momento che a realizzare questa completezza concorre simultaneamente tutto quanto corrisponde da parte dell’organo di senso, del mezzo e dell’oggetto. 4. La terza luce, che ci illumina per farci penetrare le verità intelligibili, è quella della conoscenza filosofica; essa è detta interiore, perché ricerca le cause interiori e nascoste, servendosi dei principi delle scienze e della verità naturale insiti nell’uomo per natura. Questa luce si divide in tre parti: razionale, naturale e morale [5]. - L’esattezza di questa tripartizione si può comprendere in questo modo: vi è una verità dei discorsi, una verità delle cose e una verità dei comportamenti. La parte razionale considera la verità dei discorsi, quella naturale la verità delle cose, quella morale la verità dei comportamenti. – In 11 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana altri termini: come nel sommo Dio si deve considerare la causa efficiente, la causa formale o esemplare, e quella finale, poiché egli «è causa dell’esistere, ragione dell’intendere, norma del vivere» [6], così accade nell’illuminazione della filosofia. Essa, infatti, illumina per farci conoscere le cause dell’essere, in quanto fisica; le ragioni dell’intendere, in quanto logica; e la norma del vivere, in quanto filosofia morale o pratica. – Vi è, ancora, un terzo modo per dividere: tenendo conto che la luce della conoscenza filosofica illumina la capacita stessa intellettiva. Questo, infatti, può avvenire in tre modi: o in quanto essa guida la potenza motiva, e si ha la filosofia morale; o in quanto guida se stessa, e si ha la filosofia naturale; o in quanto guida la potenza interpretativa, e si ha la filosofia del discorso, in modo che l’uomo sia illuminato, rispettivamente, riguardo alla verità della vita, della conoscenza e della dottrina. Inoltre, dal momento che nel discorso vi sono tre modi per esprimere ciò che ognuno ha in sé, vale a dire o per far conoscere il concetto della propria mente, o per stimolare gli altri ad accettarlo il più possibile, o per indurre all’amore o all’odio, così la filosofia del discorso, o razionale, si divide in: grammatica, logica e retorica. La prima serve ad esprimere, la seconda ad insegnare, la terza a muovere gli animi. La prima riguarda la ragione come capacità di apprendere; la seconda, di giudicare; la terza, di muovere l’animo. E poiché la ragione apprende grazie ad un discorso corretto, giudica grazie a quello vero, muove l’animo grazie ad un discorso elegante; ne deriva che questa triplice scienza tiene in considerazione, nel discorso, queste tre proprietà. Inoltre, siccome nel giudizio il nostro intelletto deve essere guidato secondo le ragioni formali, e queste possono essere considerate o in rapporto alla materia, e in tal caso sono dette ragioni formali, o in rapporto all’anima, e allora si dicono intellettuali, o in relazione alla sapienza divina e allora si dicono ideali, ne segue che la filosofia naturale si divide in fisica propriamente detta, matematica 12 Bonaventura De reductione e metafisica. La fisica considera la generazione e la corruzione delle cose secondo le loro proprietà naturali e le ragioni seminali. La matematica considera le forme suscettibili di astrazione secondo le forme intelligibili. La metafisica riguarda la conoscenza di tutti gli enti che essa riconduce all’unico primo principio dal quale sono usciti secondo le ragioni ideali, ossia a Dio quale principio, fine, modello, ancorché fra i metafisici, riguardo a queste ragioni ideali, siano nate non poche discussioni. Infine, ciò che regola la potenza motiva deve essere considerato da tre punti di vista, cioè rispetto alla vita individuale, alla famiglia e alla moltitudine delle persone governate; pertanto la filosofia morale si divide in tre parti: monastica, economica, politica, le quali si distinguono secondo i tre modi anzidetti, come indicano gli stessi termini [7]. 5. Il quarto lume che illumina riguardo alla verità che salva è quello della Sacra Scrittura. Esso è detto superiore perché conduce alle realtà più elevate, rendendo manifeste le verità che oltrepassano la ragione, e anche perché non è frutto di una nostra scoperta, ma ci viene rivelato discendendo dal Padre della luce [Gc 1, 17]. Questo lume è uno quanto al senso letterale ma triplice quanto al senso mistico e spirituale. Infatti, in tutti i libri della Sacra Scrittura, oltre al senso letterale, espresso dalle parole stesse, si può ritrovare un triplice senso spirituale, e precisamente: un senso allegorico, che ci insegna ciò che dobbiamo credere della Divinità e dell’umanità; un senso morale che ci insegna come dobbiamo vivere; un senso anagogico, che ci insegna in che modo dobbiamo aderire a Dio. Pertanto, tutta la Sacra Scrittura ci dà questi tre insegnamenti: l’eterna generazione e l’incarnazione di Cristo, la regola del vivere e l’unione di Dio e dell’anima. Il primo insegnamento riguarda la fede, il secondo il comportamento, il terzo il fine di entrambi. Al primo devono dedicarsi con faticoso sforzo i dottori, al secondo i predicatori, al terzo i contemplativi. Agostino 13 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana insegna soprattutto il primo, Gregorio il secondo, Dionigi il terzo. – Anselmo segue Agostino, Bernardo segue Gregorio, Riccardo segue Dionigi; poiché Anselmo è maestro nell’argomentazione, Bernardo nella predicazione, Riccardo nella contemplazione. Ugo poi eccelle in tutte queste cose. 6. Da quanto si è detto risulta che, quantunque ad una prima suddivisione la luce che scende dall’alto sia quadruplice, tuttavia le sue differenziazioni sono sei, e precisamente: la luce della Sacra Scrittura, la luce della conoscenza sensibile, la luce dell’arte meccanica, la luce della filosofia razionale, quella della filosofia naturale e quella della filosofia morale. In questa vita, perciò, sono presenti sei illuminazioni; ma esse hanno il loro crepuscolo perché ogni scienza sarà distrutta [1 Cor 13, 8], e, per questo, ad esse succederà il settimo giorno, quello del riposo che non conosce crepuscolo, vale a dire l’illuminazione della gloria. 7. Molto opportunamente, pertanto, queste sei illuminazioni si possono ricondurre alle sei formazioni, ovvero illuminazioni, con cui è stato creato il mondo, in modo che la conoscenza della Sacra Scrittura corrisponda alla prima opera di formazione, cioè alla luce; e così di seguito secondo l’ordine esposto. – E come tutte avevano origine da una sola luce, così tutte queste conoscenze sono ordinate alla conoscenza della Sacra Scrittura, in essa sono contenute, in essa trovano il loro compimento e mediante essa si ordinano all’eterna illuminazione. Ne segue che ogni nostra conoscenza deve avere il proprio punto finale nella conoscenza della Sacra Scrittura, specialmente nel suo senso anagogico, per mezzo del quale l’illuminazione si fa risalire a Dio, dal quale ha avuto origine. E, perciò, qui il cerchio si chiude, si completa il numero sei e, per questo, trova il suo punto fermo. 14 Bonaventura De reductione Appendice Bonaventura da Bagnoregio (dalla scheda del Manuale di Filosofia Medievale on-line dell’Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia) Vita e opere. Giovanni (nome di battesimo di Bonaventura) da Fidanza, nato intorno al 1217 a Bagnoregio, nell’Italia centrale, oblato nel convento dei francescani di Bagnoregio a 17 o 23 anni, fu poi a Parigi negli anni 1235-1243, studente alla Facoltà delle Arti; nel 1243 entrò effettivamente nell’ordine francescano, e forse iniziò gli studi in teologia sotto la guida di Alessandro di Hales. Nel 1248 iniziò a commentare la Scrittura come baccelliere biblico e nel 1250-1252, come baccelliere sentenziario, scrisse il commento alle Sentenze. Alla fine del 1253 o ai primi anni del 1254 divenne maestro reggente nell’Università di Parigi. Dal 1257 divenne ministro generale dell’ordine francescano da lui interamente riorganizzato. Nel 1273 fu nominato arcivescovo di Albano e cardinale. Bonaventura morì durante il Concilio di Lione del 1274. Lo scritto fondamentale del Doctor seraphicus è senza dubbio il Commentarius in quattuor libros Sententiarum, composto a partire dal 1248, durante il suo insegnamento parigino. Il suo capolavoro mistico è l’Itinerarium mentis in Deum (1259). Altri scritti di notevole importanza sono il De scientia Christi, le Quaestiones disputatae, il Breviloquium, le Collationes in Hexaëmeron. Bonaventura scrisse inoltre molti opuscoli mistici, sermoni e scritti relativi al suo operato all’interno dell’ordine francescano. Mentre negli scritti teologici Bonaventura accoglie come punto di partenza il pensiero di Agostino per riassumere tutta la tradizione scolastica, negli opuscoli mistici egli trova ispirazione nella mistica di Bernardo, nei Vittorini (Ugo e Riccardo di San Vittore). La scienza e la necessità dell’illuminazione della fede. Per il Doctor seraphicus, rispetto alle verità di fede, è maggiore l’adesione alla verità che si ottiene attraverso la fede. Infatti, rispetto alle altre verità, la fede possiede una certezza di adesione maggiore rispetto alla certezza di speculazione della scienza. L’adesione implica un affectus, mentre la speculazione il puro intellectus. La certezza della scienza è un puro fatto teoretico, indubitabile relativamente al campo in cui resta costretta; non esige l’adesione che è senza dubbio l’impegno personale del fedele. Fede e scienza, o fede e opinione possono tuttavia coesistere. Il fedele può possedere non solo l’adesione alle proprie verità di fede, ma può anche sostenerle attraverso molte ragioni probabili. In tal modo la scienza coadiuva la fede, che tuttavia non esclude la scienza perché è da molti punti di vista superiore ad essa: si può infatti dimostrare indubitabilmente che Dio esiste ed è uno; ma scrutare l’essenza divina accettando la sua coesistenza con la pluralità delle persone, necessita l’illuminazione della fede. La fede implica l’impegno dell’essere umano nei confronti della verità. La conoscenza. Alla questione, se ogni conoscenza derivi dai sensi, il Doctor seraphicus risponde di no: l’anima conosce se stessa e tutto ciò che è al suo interno senza l’aiuto dei sensi esterni; tuttavia l’anima non può fornire la conoscenza intera. Quest’ultima deve provenire, per la maggior parte, dall’esterno, veicolata dai sensi. Tutto ciò costituisce una forte concessione all’aristotelismo. In particolare sembra di poter affermare che 15 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana Bonaventura dell’aristotelismo assume specialmente il linguaggio: nei commenti alla Scrittura e alle Sentenze il francescano non si sottrae alla generale influenza dell’aristotelismo; tuttavia, pur accettandone la terminologia e i concetti fondamentali, come atto e potenza, forma e materia, sostanza e accidente, ne legge le dottrine all’interno di una prospettiva agostiniana che ne modifica anche profondamente il significato. Dai sensi, infatti, non può che pervenire il materiale della conoscenza: le species (le similitudini delle cose, quasi pitture delle cose stesse) e i termini oggettivi da cui la conoscenza risulta. In realtà l’anima è stata creata nuda (In Sententiarum), priva delle species. In questo, per Bonaventura, ha ragione Aristotele, che affermava che l’anima è una tabula rasa. Ma la conoscenza, sebbene necessiti dell’ausilio dei sensi, è condizionata e fondata su quei principi che sono indipendenti dai sensi, innati ed infusi direttamente da Dio. Affermando questa linea fondante della conoscenza, il Doctor seraphicus riprende in modo completo la tesi fondamentale dell’agostinismo. La certezza della conoscenza è garantita all’anima umana da un lumen directivum, da una directio naturalis. Tale lumen proviene direttamente da Dio. Nel De scientia Christi il francescano afferma a chiare lettere, basandosi sulle parole e l’autorità di Agostino, che la mente, nella sua conoscenza certa deve essere guidata da norme immutabili ed eterne, non da una sua disposizione (habitus). Il nostro intelletto risulta quindi congiunto con la Verità eterna. Attraverso l’analisi dell’Itinerarium è possibile stabilire quali siano le condizioni a priori della conoscenza umana. Il mondo esterno entra nell’anima attraverso i sensi, producendo nell’essere umano l’apprendimento, il giudizio e il diletto. Nell’anima entrano tuttavia non le sostanze stesse delle cose, bensì le species, cioè le immagini delle cose. Il giudizio astrae la specie sensibile, portandola dai sensi all’intelletto. Già l’atto del giudizio implica l’illuminazione divina: infatti il giudizio è l’atto della ragione che astrae dal luogo e dal mutamento. Quindi il giudizio è eterno, e ciò che è eterno è Dio stesso. Le species astratte dal giudizio sono l’oggetto dell’attività intellettuale, che si esplica in tre momenti: la percezione dei termini, delle proposizioni e delle illazioni. La percezione dei termini procede la successiva definizione di un termine con il ricorso ad un termine superiore, cioè più esteso, fino ad arrivare a termini supremi per estensione. Il termine più esteso è quello di essere. L’essere può essere anche imperfetto; ma poiché, secondo quanto afferma Averroè, la negazione non può intendersi se non in base all’affermazione, possiamo comprendere l’imperfezione dell’essere solo in relazione all’Essere completissimo, attualissimo e purissimo. Così funzionano anche gli altri due tipi di comprensione: la nostra mente, per natura mutevole, non potrebbe comprendere la verità immutabile delle proposizioni, se non per illuminazione di una luce immutabile, né potrebbe, senza questa luce, formulare delle illazioni in cui le conclusioni discendono direttamente dalle premesse. L’intelletto è subordinato alla volontà per una iniziale spinta al bene detta sinderesi. Nell’Itinerarium la sinderesi è l’apex mentis ed è fatta coincidere con l’ultimo grado dell’ascesa a Dio, che precede di poco il rapimento finale. Metafisica e teologia. Bonaventura accoglie il principio dell’ilemorfismo universale da Avicebron e dall’aristotelismo ebraico. Una materia deve essere attribuita non solo agli esseri corporei, ma anche a quelli spirituali. L’essere spirituale risulta quindi non essere affatto semplice: è composto di potenza ed atto, traducibili con materia e forma. La materia spirituale non è soggetta, come quella delle cose corporee, alla privazione e alla corruzione: non è estesa, non è quantitativa, generabile o corruttibile. Essa è pura 16 Bonaventura De reductione potenza e costituisce, con la materia corporea, un’unica materia omogenea. Questa dottrina diventa uno dei capisaldi dell’agostinismo francescano. Ogni essere creato è quindi costituito di materia e forma. Ma quale sarà la sua individuazione? Non dipenderà da un principio esterno, ma dall’unione e dalla communicatio tra la materia e la forma. La materia è per il Doctor seraphicus potenza non solo passiva, ma anche attiva, capace di trarre da sé le forme. La potenza attiva della materia è la ratio seminalis. La luce è la prima forma di tutti i corpi, a questa forma si aggiunge l’informatio specialis di ciascun esistente attraverso le successive forme che costituiscono gli esseri nella loro concretezza. Secondo Bonaventura la natura interessa come luogo della manifestazione di Dio. È questa la tesi dell’esemplarismo, che indaga il mondo creato per ritrovarvi le orme di Dio. In questo senso la natura, l’insieme delle creature, può costituire una delle “vie” della dimostrazione dell’esistenza di Dio: non però l’unica né la privilegiata. Nella Quaestio disputata de mysterio Trinitatis, che risale agli anni 1253-57 (gli anni dell’insegnamento parigino) Bonaventura si chiede se l’esistenza di Dio sia una verità indubitabile e risponde di sì, seguendo una “triplice via”: sostiene infatti che (1) è una verità naturalmente impressa in ogni intelligenza; (2) è proclamata da ogni creatura; (3) è verissima e certissima in se stessa. Nella prima e nella terza via l’esistenza di Dio è in verità, più che dimostrata, mostrata intuitivamente, seguendo un percorso per molti aspetti vicino a quello di Anselmo d’Aosta, il cui Proslogion è richiamato più di una volta. La seconda via si sviluppa secondo dieci argomenti, di cui a mo’ di esempio ricordiamo il primo: se c’è un ente che viene dopo, c’è un ente che viene prima; ma il primo relativo rinvia a un primo assoluto, che è Dio; nelle creature c’è un prima e un dopo, dunque c’è un primo principio. Itinerarium mistico. L’Itinerarium vuol essere una guida per ascendere alla contemplazione di Dio attraverso i gradini scanditi dal carattere di vestigium e di imago Dei della realtà, rispettivamente infraumana e umana, per compiere poi il balzo oltre l’umano (supra nos). È stato già detto come, relativamente all’Itinerarium e agli opuscoli mistici, i veri punti di riferimento siano Bernardo e i Vittorini. Al pari di Ugo di San Vittore, Bonaventura ravvisa tre occhi o facoltà della mente umana: il primo occhio è rivolto alle cose esterne ed è la sensibilità; il secondo è lo spirito, rivolto a se stesso; l’ultimo, rivolto al disopra di sé, è la mente. Ognuna di queste facoltà può scorgere Dio per speculum, cioè attraverso l’immagine di Dio riflessa negli enti creati, o in speculo, cioè attraverso la traccia che l’essere di Dio lascia nelle cose stesse. Le facoltà determinano sei potenze dell’anima. Seguendo il cisterciense Isacco della Stella, Bonaventura enumera le sei potenze: il senso, l’immaginazione, la ragione, l’intelletto, l’intelligenza, l’apex mentis o scintilla della sinderesi. Ad ognuna di queste potenze dell’anima corrisponde uno dei sei gradi dell’ascesa dell’anima a Dio. Nel primo le cose sono considerate nel loro ordine, nella loro bellezza e nella loro origine divina. Il secondo grado coincide nella considerazione delle cose nell’anima umana che ne apprende le species e le purifica, astraendole dalle condizioni sensibili, attraverso il giudizio. Nel terzo grado si contempla l’immagine di Dio nella memoria, intelletto e volontà, poteri naturali dell’anima. Nel quarto si contempla Dio nell’anima umana illuminata e perfezionata dalle tre virtù teologali. Nel quinto Dio è contemplato nel suo primo attributo, l’essere. Nel sesto Dio è contemplato nella sua massima potenza, il bene, per il quale si diffonde nelle tre persone della Trinità. Al termine di questa fase “attiva” di ascesa a Dio, l’anima completa e perfeziona la sua 17 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana ascesa mistica attraverso l’attuazione di una sorta di trascendenza radicale rispetto alle cose e a se stessa, e tramite l’abbandono di tutte le operazioni intellettuali per porre tutto l’affetto in Dio. Questa è la condizione di estasi (excessus mentis), descritta da Bonaventura con le parole dello ps. Dionigi: una sorta di docta ignorantia, un momento non più intellettuale, ma unione vivente dell’uomo con Dio, attraverso la quale l’uomo è ammesso a penetrare l’essenza del suo Creatore. (EC) Bibliografia: Edizioni Bonaventura de Balneoregio Opera omnia, ed. Collegium S. Bonaventurae, Quaracchi, Ad Claras Aquas 1889-1902 Traduzioni italiane Bonaventura Itinerario della mente in Dio e Riduzione delle arti alla teologia, a cura di S. Martignoni, Pàtron, Bologna 1972 Bonaventura La sapienza cristiana. Le collationes in Hexaëmeron a cura di V.C. Bigi, Jaca Book, Milano 1984 Bonaventura Il principio della conoscenza e il maestro interiore, a cura di G. Muzio, Libreria Salesiana, Roma 1966 Bonaventura Itinerario dell’anima a Dio. Breviloquio. Riconduzione delle arti alla teologia, a cura di L. Mauro, Rusconi, Milano 1985 Bonaventura, La conoscenza in Cristo, a cura di L. Mauro, Lief, Vicenza 1987 Studi Bonaventuriana, Miscellanea in onore di J.G. Bougerol, a cura di F. Chavero Blanco, Antonianum, Roma 1998 V.C. Bigi, Studi sul pensiero di s. Bonaventura, Porziuncola, Assisi 1988 V. C. Bigi, Scritti francescani, Edizioni Biblioteca francescana, Milano 2017. J.G. Bougerol, Introduction à saint Bonaventure, Vrin, Paris 1988 Etienne Gilson, La filosofia di san Bonaventura, a cura di C. Marabelli, Jaca Book, Milano 1995 Letterio Mauro, Bonaventura da Bagnoregio. Dalla «Philosophia» alla «Contemplatio», Accademia ligure di scienze e lettere, Genova 1976 Sofia Vanni Rovighi, San Bonaventura, Vita e Pensiero, Milano 1974 Risorse on-line http://www.katolsk.no/biografi/bonavent.htm http://www.geocities.com/cnalin21205/stanze/bonaventur.htm http://www.soc-dante-alighieri.it/10-pubblicazioni/hochfeiler/paradiso/person/bonavent.htm http://www.franciscan-archive.org/bonaventura/opera/bonpq1-1.html http://hiphi.ubbcluj.ro/fam/texte/bonaventura/itinerarium.htm http://www.ccel.org/php/disp.php3?authorID=schaff&bookID=encyc02&page=221 http://users.skynet.be/histcult/hulde03.htm http://hiphi.ubbcluj.ro/fam/texte/bonaventura/de_reductione_artium.htm http://www.franciscan-archive.org/bonaventura/ 18 Bonaventura De reductione Note e appunti per possibili domande ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ 19 Letture de I Nuovi Classici Ambrosiana ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ ____________________________________________________ 20 Finito di stampare il 3 aprile 2017 in redazione e-news della Veneranda Biblioteca Ambrosiana [email protected] 2016–17 lunedì h. 18-20 Programma 26.09.2016 Yehudah Ha-Lewi Lettori Il Re dei Kazari Davide Assael modera Claudia Milani Abu ‛Abd 14.11.2016 Al-Rahman Al-Sulami Il Libro della Cavalleria Yahya Pallavicini 12.12.2016 Anonimo Milindapañha Paolo Magnone Incontri conclusi Fede Logos Etos modera Paolo Sciunnach modera Donatella Dolcini da ‛Abd al-Sabur Turrini.. Dialogo tra Luisa Secchi Tarugi 23.01.2017 Pietro Abelardo un filosofo, un giudeo modera Davide Assael e un cristiano Massimo Campanini Libro modera ‛Abd al-Sabur delle direttive 20.02.2017 Avicenna Turrini e dei rilievi 20.03.2017 ► Levy Le guerre Ben Ghershom del Signore Incontri conclusi Bonaventura 03.04..2017 da Bagnoregio De reductione artium ad theologiam 08.05.2017 Ibn ‛Arabi Il libro della estinzione nella contemplazione 05.06..2017 Ibn Gabirol Incontri conclusi La corona regale Paolo Sciunnach modera Giacomo Petrarca da Claudia Milani.. Alessandro Ghisalberti modera Massimo Campanini Paolo Nicelli modera Chiara Ferrero Elena Lea Bartolini De Angeli modera Edoardo Canetta da Cosimo Nicolini Coen.. ◄