www.gliamicidellamusica.net Pubblicato il 21 Maggio 2013 Il Teatro Lirico di Cagliari ha aperto la stagione 2013 con la penultima opera di Verdi Otello fu... servizio di Lanfranco Visconti CAGLIARI - Il 2 Maggio scorso l' Otello di Giuseppe Verdi, su libretto di Arrigo Boito dalla tragedia omonima di William Shakespeare, ha inaugurato la stagione lirica e di balletto e la collaterale edizione del XIII° Festival di Sant'Efisio del teatro Comunale di Cagliari. Una stagione attesa da tempo dai tanti appassionati del melodramma del capoluogo sardo (e non solo) che finalmente - dopo tanti rinvii - è stata varata e presentata in aprile alla stampa, con piena soddisfazione di tutti. Si è trattato dunque di un atteso e doveroso omaggio al Cigno di Bussetto in occasione del bicentenario della sua nascita. Per dovere di cronaca gli altri titoli in cartellone saranno: Macb eth ancora di Verdi, L'amico Fritz di Pietro Mascagni, I Shardana di Ennio Porrino, Così fan tutte di W. Amadeus Mozart e Pagliacci di Ruggiero Leoncavallo abbinato al balletto Red Giselle . L'allestimento di Otello era quello (peraltro già osteggiato da critica e pubblico) dello scorso gennaio della Fondazione liricosinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari e si è avvalso della simbolistica e antinaturalistica regia di Eimuntas Nekrosius, eclettico artista lituano, ben noto al nostro pubblico per avere curato nel 2008 l'allestimento di La Leggenda della città invisib ile di Kitez e di Fevronjia di Nikolaj Rimskij-Korsakov. Abbiamo assistito ad una regia criptica, a tratti sconcertante e ricca di allegorie, simbolismi in bianco e nero che, soprattutto nei primi tre atti, ha messo in secondo piano Verdi, la sua musica e naturalmente il libretto di Boito, una regia che obbligava i protagonisti e le masse corali a gestualità astratte e visionarie, a movimenti lenti e senza senso, costringendo il pubblico della prima, disorientato e annoiato, a scervellarsi non poco per capirne gli intendimenti e i sottointendimenti... Solo nel quarto atto avveniva per incanto un certo riscatto dove il simbolismo delle due ali (inutilmente ricorrenti nel secondo atto) che portano alla morte Desdemona, evidenziava una certa corrispondenza nella storia che viene raccontata; ali che si mutano alla fine dell'opera in una sorta di tomba e che si chiudono lentamente e pietosamente sui due sposi. Le scene di Marius Nekrosius, essenziali, moderne, quasi sempre buie e insignificanti nonché in totale disaccordo con il contesto storico e sociale della vicenda, ostacolavano non poco il movimento dei cantanti spesso disorientati e in difficoltà sul palcoscenico. La scena - per così dire madre - era quasi sempre dominata da una grande pedana circolare, una sorta di ruota del destino, dalla quale è impossibile scendere dopo esserci saliti e dove la vita è messa costantemente in gioco. Anche i costumi di Nadezda Gultiajeva risultavano sostanzialmente moderni ma di mediocre fattura. Scritturati (per le parti dei protagonisti principali) due diversi cast artistici; la presente nota riferisce sulle performances di entrambi. Per quanto riguarda il primo cast (recite 2, 8, 10 maggio) abbiamo potuto apprezzare l'intensa e vibrante Desdemona di Cinzia Forte, accorata e partecipe e in possesso di una linea di canto di prim'ordine, che è stata capace di arrivare al cuore degli spettatori soprattutto nell'esecuzione della "Canzone del salice" e della successiva e applaudita "Ave Maria" dove ha trasmesso tutta la sofferenza e la commozione del ruolo. Paolo Gavanelli si è rivelato uno Jago intenso e dalle convincenti qualità vocali e interpretative, insinuante, perfido e mellifluo (dove richiesto) grazie ad una tecnica consolidata e a una professionalità di rilievo. Ottimo vocalmente e scenicamente il Cassio di Cristiano Cremonini, tenore dal timbro accattivante e dalla linea di canto eccelsa. Apprezzabile la prova di Giovanna Lanza, una Emilia dalla voce ampia, brunita e scenicamente composta. Qualche perplessità ha destato invece la prova, nel ruolo del titolo, del tenore lituano Kristian Benedikt, dalla voce opaca, spesso forzata e non adeguatamente appoggiata negli acuti e nei gravi e dal quale ci si attendeva - soprattutto nei primi due atti - maggiore aderenza stilistica all'arduo personaggio e alla parola cantata; un certo riscatto avveniva peraltro nel terzo atto e ne quarto, dove l'impegno sotto il profilo scenico non gli è mancato. Completavano egregiamente il cast: Mirko Guadagnini (Rodrigo) e le ottime voci gravi di Ziyan Atfeh (Lodovico), di Francesco Cardinale (Montano) e Alessandro Perucca (Araldo). Eccellente, per linearità di intenti musicali e gestualità ampia e chiara, la direzione del maestro Giampaolo Bisanti che sul podio di un'ispirata orchestra del Lirico di Cagliari, accompagna sapientemente i cantanti, gestendo l'equilibro tra buca e palcoscenico. Ottima, in tutte le sue sezioni, la prova del Coro che, egregiamente istruito dal maestro Marco Faelli, ha mostrato un' aderente e efficace partecipazione scenica. Da non dimenticare, infine, la buona prova del Coro delle voci bianche del Conservatorio Statale di musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina" di Cagliari, preparato da Enrico Di Maria. Meritati consensi finali per Bisanti, la Forte, Gavanelli e tutti gli altri componenti della compagnia di canto; isolati dissensi all'indirizzo di Benedikt e disapprovazioni per la regia di Nekrosius e il suo staff, i quali, vista la mala parata, non hanno avuto il coraggio (secondo noi) di presentarsi né singolarmente né assieme agli altri protagonisti alla ribalta. Per concludere, qualche doverosa considerazione sulle applaudite performances dei protagonisti principali del secondo cast (recite 3, 7, 9 maggio): Francesco Anile, (gradito ritorno il suo dopo una esaltante prova in Cavalleria rusticana nel 2009) in possesso di una imponente voce di tenore lirico drammatico capace di correre in teatro, si è saputo destreggiare nel complesso ruolo di Otello con abilità e incisività facendosi apprezzare per perfetta aderenza stilistica e scenica al personaggio del moro al quale ha saputo intelligentemente restituirne una misurata drammaticità e anche una adeguata dimensione umana. Al suo fianco ha destato una positiva impressione la Desdemona di Serena Daolio, dotata di bellissima voce di soprano lirico puro, impareggiabile nell'arte del bel canto e nella capacità di proporre in scena le passioni e i sentimenti della sposa di Otello. Vocalmente apprezzabile, infine, la prova del baritono Marco Di Felice, rivelatosi un convincente interprete del ruolo di Jago al quale ha saputo restituire un' equilibrata malvagità e un' intensa incisività. Crediti fotografici: Priamo Tolu per il Teatro Lirico di Cagliari Nella miniatura in alto: il tenore Kristian Benedikt Al centro: Paolo Gavanelli (Jago) e Cinzia Forte (Desdemona) In basso: istantanee sull'Otello disegnato dal regista Marius Nekrosius