UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA

La clonazione umana
Magistero ai catechisti
Darfo - 29 novembre 2000
1.
La storia
1.1.
La pecora dolly
Il 27 febbraio 1997 in un piccolo angolo della Scozia,
nei pressi d'Edimburgo, nasceva la pecora Dolly,
grazie all'intervento tecnico degli scienziati scozzesi
Jan Wilmut e K.H.S. Campbell. L'eccezionale notizia
ha fatto in breve il giro del mondo, perché la nascita
del mammifero era dovuta non ad una scissione
gemellare, ma ad una vera e propria clonazione. Era
avvenuta, in altre parole, una riproduzione asessuata
e agamica volta a produrre individui biologicamente
uguali all'individuo adulto, fornitore del patrimonio
genetico nucleare. Questo intervento era ritenuto
fino a quel momento impossibile: si pensava che il
DNA delle cellule somatiche degli animali superiori, avendo ormai subito l'imprinting della
differenziazione, non potesse più recuperare la totipotenzialità originale e,
conseguentemente, la capacità di guidare lo sviluppo di un nuovo individuo.
Dopo questo evento altri ne sono seguiti: all'Università dell'Oregon sono nate due scimmiette
per clonazione e, analogamente, in Australia recentemente sono nate alcune centinaia di
bovini, sempre per clonazione.
1.2. La clonazione dell’uomo
Aperta questa strada, perché non applicare queste conoscenze scientifiche all'uomo?
Ci ha pensato uno scienziato americano, Richard Sheed, il quale nel dicembre 1997
annunciò al mondo di voler clonare l'essere umano. Attualmente, Sheed partecipa a Tokyo
ad un programma di sviluppo di tecnologia genetica, che gli dovrebbe consentire di riprodurre
un essere umano. Tra l'altro, egli ha annunciato il proposito di clonare se stesso e la moglie.
Tentativi analoghi risultano essere fatti in un Ospedale di Seul, dove la clonazione è stata
eseguita prelevando da una donna un ovulo, cui è stato tolto il nucleo e sostituito con quello
di una cellula somatica della regione mammaria. Così stimolata, la cellula uovo si è riprodotta
dando avvio ad un clone, un individuo con un patrimonio genetico in tutto identico a quello da
cui il materiale cellulare è stato tratto. L'esperimento è stato interrotto quando l'embrione era
formato soltanto da quattro cellule.
2.
I dati biologici presupposti per il giudizio etico
2.1.
Che cosa è la clonazione?
Si deve riconoscere che la difficoltà del giudizio etico dipende spesso dalla mancata o
inadeguata chiarificazione terminologico-concettuale della clonazione. Di qui il primo passo
da compiere: precisare il più possibile il contenuto e il significato di ciò che viene chiamato
clonazione.
Ora il termine clone è utilizzato in modo generico per indicare un insieme di frammenti di
DNA, cellule o interi organismi, che derivano da un unico progenitore di cui risultano copie
identiche. Clonare significa, allora, riprodurre o frammenti di DNA e linee cellulari o, in modo
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asessuato, organismi pluricellulari geneticamente identici. La clonazione, infine, è il risultato
dell'atto del clonare.
Come si può notare, occorre distinguere accuratamente tra clonazione di frammenti di DNA e
di linee cellulari e la produzione di organismi pluricellulari identici: la prima è già utilizzata in
campo biomedico, mediante la produzione di farmaci (es. insulina umana o ormone della
crescita) o nella terapia di alcune malattie; la seconda è più complessa e prevede due
tecniche:
Fissione gemellare
La cosiddetta "fissione gemellare" (embryosplitting) che consiste nella divisione delle cellule
embrionali nelle prime fasi di sviluppo - entro i 14
giorni dalla fecondazione - in due o più embrioni.
Infatti, le cellule embrionali, una volta divise,
sono in grado, a motivo della loro totipotenzialità,
di svilupparsi in modo indipendente una dall'altra
per produrre embrioni con lo stesso patrimonio
genetico. Con la tecnica della fissione gemellare.
I gemelli così ottenuti potrebbero essere trasferiti
nelle vie genitali della madre simultaneamente o
anche in modo differito: l'essere gemelli identici
potrebbe assicurare la condivisione dello stesso
ovulo, ma non dello stesso utero, non dello
stesso tempo.
Alcuni giustificano il ricorso alla fissione
gemellare per almeno due motivi: si eviterebbe
di prelevare dalla donna diversi ovociti da
fecondare al fine di avere più embrioni da
trasferire nelle vie genitali ed aumentare così la
percentuale di successo della fecondazione in
vitro: sarebbe, infatti, sufficiente fecondare solo la metà degli ovociti che verrebbero
successivamente moltiplicati. Ancora il ricorso alla fissione gemellare sarebbe giustificato
dall'intenzione di ottenere due embrioni geneticamente identici, in modo da poter eseguire su
uno di loro la diagnosi pre-impiantatoria, tecnica di per sé a rischio per il nascituro
trasferendo solo la copia se sana in utero. E' evidente la finalità eugenetica.
Clonazione con nucleo-transfer
La seconda tecnica, quella che può essere definita come vera e propria clonazione, ha
permesso la nascita di Dolly. L'esperimento è avvenuto mediante il cosiddetto nucleotransfer, cioè mediante l'inserimento del nucleo, proveniente da una cellula dell'individuo che
si intende replicare, in una cellula uovo non fecondata o già fecondata (embrione
unicellulare), dopo aver eliminato o inattivato il nucleo esistente. Questa tecnica prevede due
momenti: nel primo, la cellula uovo o l'embrione unicellulare è enucleato; nel secondo la
cellula di cui si vuole trasferire il nucleo è fusa con il suddetto uovo o embrione unicellulare,
mediante uno shock elettrico, che serve anche da attivatore della divisione dell'embrione
artificiale. Una volta che l'embrione ha iniziato lo sviluppo in vitro viene trasferito nell'utero
materno. I primi tentativi di nucleo transfer sono stati effettuati utilizzando il nucleo di cellule
di embrioni allo stadio iniziale (fase della totipotenza). Lo stadio più avanzato ancora
dimostrato idoneo per la procedura era tutt’al più quello di blastocisti, di cui si utilizzavano
cellule della massa cellulare interna. Oltre non si poteva andare dal momento che nel corso
del successivo sviluppo ogni cellula si specializza secondo il programma contenuto nel
genoma e il nucleo sembra perdere progressivamente la capacità di coordinare le attività
della cellula uovo in cui è stato introdotto. Di questa difficoltà era consapevole Jaques
Testart: "questa difficoltà si potrebbe superare se si potesse riprogrammare alcuni nuclei cui
insegnare nuovamente a usare il complesso di informazioni che contengono".
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L'esperimento di Edimburgo è stato il
tentativo di superare tale ostacolo,
utilizzando come cellule donatrici del
nucleo cellulare provenienti non solo da
embrioni unicellulari, ma anche da
embrioni di 26 giorni e da ghiandola
mammaria di una pecora di 6 anni giunta
all'ultimo trimestre di gravidanza. Sono
state quindi utilizzate in linea teorica cellule
non più totipotenti, ma provenienti dalla
ghiandola mammaria, così da portare dopo
277 tentativi di nucleo-transfer e 29
embrioni trasferiti in utero, alla nascita
dell'agnellino Dolly. Come è stato possibile
superare questa barriera? Come si è
riusciti differenziare una cellula già
differenziata, facendola ritornare allo stato
immaturo e totipotente? Questa domanda
fondamentale non ha ancora trovato una
risposta adeguata, perché i ricercatori non
hanno offerto la verifica scientifica al loro
esperimento e, pertanto, da un punto di
vista scientifico occorre rilevare che la
perdita della totipotenzialità della cellula è il
vero ostacolo alla clonazione.
Quali sono le caratteristiche dell'embrione
ottenuto con la tecnica del "nucleotransfer"?
Nell'individuo clonato si assiste ad una
discordanza tra il materiale nucleare e
quello mitocondriale: il nucleo proviene
dalla cellula donatrice mentre il materiale
mitocondriale dalla cellula uovo ricevente. Il ruolo della cellula uovo ricevente dovrà essere
quello di riprogrammare il nucleo introdotto e dare il contributo degli organelli intracellulari - i
mitocondri - allo sviluppo dell'organismo futuro.
In particolare, la clonazione di animali sarebbe considerata utile per:
1. avere un allevamento dei migliori animali esistenti in una sola generazione; certamente si
correrebbe il rischio che, eliminando la varietà della specie, non si potrebbe più
selezionare la razza, la quale risulterebbe tutta uguale. Per questo a fianco di allevamenti
da produzione dovrebbero sempre esistere allevamenti da selezioni dove verrebbero
prodotti gli animali più adatti per essere clonati.
2. preservare le specie di animali in pericolo o in via di estinzione;
3. produrre cloni di animali transgenici ovvero di animali in cui è stato inserito artificialmente
un gene della stessa o di un'altra specie, utilizzati per lo studio di patologie indotte o per
la produzione di fattori della coagulazione o che troverebbero impiego anche nella
trapiantologia
4. disporre di organismi geneticamente identici per studiare l'eziologia di alcune malattie,
che colpiscono anche l'uomo o per studiare il meccanismo cellulare di interazione tra
citoplasma e nucleo o nucleo e mitocondri, allo scopo di individuare le possibilità di
intervento su determinate malattie.
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3.
Considerazioni etiche
3.1.
La clonazione animale
È necessario ora passare dai dati scientifici circa la clonazione al giudizio etico. Da quanto
precede occorre, come è ovvio, distinguere accuratamente tra clonazione di animali e
clonazione di esseri umani.
Da un punto di vista etico la clonazione animale viene considerata in genere accettabile, fatte
salve alcune condizioni:
a. la clonazione animale e vegetale deve essere finalizzata al benessere dell'uomo e
dell'ambiente in cui egli vive
b. tali sperimentazioni non devono far soffrire gli animali in modo ingiustificato e
sproporzionato rispetto al bene da realizzare
c. le procedure devono essere sottoposte alla valutazione e all'eventuale approvazione
da parte di Comitati di etica ad hoc, a garanzia del rispetto delle norme di sicurezza
sanitaria e di rispetto dell'animale
d. non si deve creare squilibrio nell'ecosistema, annullando la biodiversità
Sono condizioni che non devono per nulla sminuire l'eccezionalità dell'intervento: la
riproduzione sessuata è per gli esseri viventi il modo naturale di riprodursi: per sconvolgere
l'ordine della natura ci deve essere un motivo più che grave.
3.1.
La clonazione umana
Ci chiediamo, anzitutto: se la clonazione, risolti i problemi scientifici, potesse essere trasferita
sull'uomo quale dovrebbe essere lo scopo di una tale procedura? In altre parole, perché
clonare l'uomo?
Per una risposta richiamiamo nuovamente la distinzione tra le tecniche di clonazione sopra
riferite. Non intendiamo soffermarci né sulla fissione gemellare, la quale rientra per certi versi
nella valutazione morale delle tecniche di fecondazione umana, né sull'impiego delle tecniche
per clonare linee cellulari o tessuti: questo impiego non pone particolari interrogativi etici, a
condizione che alla base di tale produzione non vi sia un embrione clonato.
La valutazione morale riguarda invece l'applicazione sull'uomo del cosiddetto nucleo-transfer,
la tecnica finora utilizzata in campo animale.
Possibili scopi
Al riguardo è importante ricordare gli scopi individuati per questa tecnica:
1. la produzione di embrioni non affetti da patologie di origine mitocondriale: a tal fine, si
prevede il trasferimento del nucleo di un embrione unicellulare in una cellula uovo
denucleata e donata da una donna diversa dalla madre;
2. la produzione di embrioni non affetti da patologie ereditarie, in presenza di genitori
entrambi portatori dello stesso gene patogeno
3. la possibilità di riproduzione dove non c’è disponibilità di gameti maschili
Accanto a queste ragioni scientifiche ne possono venire addotte diverse altre, umanamente
accattivanti: replicare individui di gran genio o di grande bellezza per migliorare la specie;
replicare individui sani per evitare il rischio di malattie ereditarie; fornire una grande quantità
di soggetti geneticamente identici a scopo di studi scientifici; procurare un figlio ad una
coppia sterile; procurare a qualcuno un figlio con un genotipo di propria scelta, con una
celebrità che si ammira, di un caro estinto, di se stessi; determinare il sesso dei figli che
verranno (il sesso di un clone è lo stesso della persona da cui proviene il nucleo trapiantato);
produrre una serie di soggetti identici per assolvere speciali in tempo di guerra e di pace (non
escluso lo spionaggio); produrre copie embrionali di ogni persona da tenere congelate
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qualora siano necessarie come riserva di organi per trapianti sul gemello geneticamente
uguale; per battere russi e cinesi, in modo da non avere lacune nel campo della clonazione!
4.
Giudizio morale
Analizziamo le argomentazioni addotte dalla Pontificia Accademia Pro Vita1 per un giudizio
decisamente e fortemente negativo.
 "La clonazione umana rientra nel progetto dell'eugenismo e quindi è esposta a tutte le
osservazioni etiche e giuridiche che lo hanno ampiamente condannato...
 Costituisce una radicale manipolazione della costitutiva relazionalità e complementarietà
che è all'origine della procreazione umana, sia nel suo aspetto biologico sia in quello
propriamente personalistico. Tende infatti a rendere la bisessualità un puro residuo
funzionale, legato al fatto che occorre utilizzare un ovulo privato del suo nucleo per dar
luogo all'embrione-clone e richiede per ora un nucleo femminile perché venga portato a
termine il suo sviluppo. In questo modo si attuano tutte le tecniche che si possono
sperimentare in zootecnia, riducendo il significato specifico della riproduzione umana ...
 Avviene una strumentalizzazione radicale della donna ridotta ad alcune delle sue funzioni
puramente biologiche (prestatrice di ovuli e di utero) e si apre la prospettiva di ricerca
verso la possibilità di costruire uteri artificiali, ultimo passo per la costruzione "in
laboratorio" dell'essere umano.
 Nel processo di clonazione vengono invertite le relazioni fondamentali della persona
umana: la filiazione, la consanguineità, la parentela, la genitorialità. Una donna può
essere sorella gemella di sua madre, mancare del padre biologico ed essere figlia di suo
nonno. Già con la FIVET è stata introdotta la confusione della parentalità, ma nella
clonazione si verifica la rottura radicale di tali vincoli
 Come in ogni attività artificiale si "mima" e si "imita" quanto avviene in natura, ma solo al
prezzo di misconoscere l'eccedenza dell'uomo rispetto alla sua componente biologica,
per di più ridotta a quelle modalità riproduttive che hanno caratterizzato solo gli organismi
più semplici e meno evoluti dal punto di vista biologico.
 Si coltiva l'idea che alcuni uomini possono avere un dominio totale sull'esistenza altrui al
punto di programmarne l'identità biologica - selezionata in nome di criteri arbitrari o
puramente strumentali - la quale, pur non esaurendo l'identità personale dell'uomo, che è
caratterizzata dallo spirito, ne è parte costitutiva.
 La clonazione umana va giudicata negativamente anche in relazione alla dignità della
persona clonata che verrà al mondo in virtù del suo essere "copia" (anche se solo copia
biologica) di un altro essere: questa pratica pone le condizioni per una radicale
sofferenza del clonato, la cui identità psichica rischia di essere compromessa dalla
presenza reale o anche solo virtuale del suo "altro".
 Se il progetto della clonazione umana intende arrestarsi "prima" dell'impianto in utero,
cercando di sottrarsi almeno ad alcune delle conseguenze che abbiamo finora segnalato,
esso si presenta ugualmente ingiusto da un punto di vista morale. Infatti, la proibizione
della clonazione limitata al fatto di impedire la nascita di un bambino clonato
permetterebbe in ogni modo la clonazione dell'embrione-feto, implicherebbe la
sperimentazione su embrioni e feti ed esigerebbe la loro soppressione prima della
nascita, rivelando un processo strumentale e crudele nei confronti dell'essere umano...
Cercando di formulare un giudizio etico più globale si può dire che la clonazione umana entra
in diretta e grave contraddizione con i dati antropologici strutturali e fondamentali dell'essere
umano, e quindi costituisce oggettivamente - al di là delle intenzioni e finalità soggettive - una
violazione dell'identità e della dignità della persona. Per la clonazione si devono ripetere tutte
le obiezioni morali che sono da farsi alla fecondazione artificiale, obiezioni che si fanno più
acute e specifiche. Infatti, la clonazione contraddice i seguenti dati antropologici (che
costituiscono insieme i valori, le esigenze, i diritti e le responsabilità della persona):
1
Cf. Pontificia Academia pro Vita, Riflessioni sulla clonazione (Città del Vaticano 1997)
5




la dimensione sessuale dell'essere umano - che peraltro non è tanto nella linea dell'avere
quanto in quella dell'essere -: in quanto la clonazione è riproduzione asessuale e
agamica, la dimensione sessuale è totalmente esclusa e lo è nel momento sorgivo e
costitutivo del nuovo essere umano;
la conseguente relazionalità della persona viene sconvolta, rivoluzionata nelle sue
direzioni elementari, quali la paternità, maternità, filiazione, fraternità, altri gradi di
parentela, con tutte le ricadute negative o problematiche sia psicologiche che sociali;
l'unicità e l'irripetibilità della persona viene intaccata dal fatto che il clonato è "copia" del
suo "genitore": è vero quanto scrive la Pontificia Academia pro Vita, cioè "che nell'ipotesi
che la clonazione si volesse estendere alla specie umana, da questa replicazione della
struttura corporea non ne deriva necessariamente una perfetta identità della persona,
intesa nella sua realtà sia ontologica che piscologica. L'anima spirituale, costitutivo
essenziale di ogni soggetto appartenente alla specie umana, che è creata direttamente
da Dio, non può né essere generata dai genitori, né essere prodotta dalla fecondazione
artificiale né clonata. Inoltre, lo sviluppo psicologico, la cultura e l'ambiente portano
sempre a personalità diverse; fatto ben noto anche tra i gemelli la cui rassomiglianza non
significa identità. L'immaginario popolare o l'alone di onnipotenza che accompagna la
clonazione sono almeno da ridimensionare"; ma è pur vero che l'unicità e irripetibilità
della persona affondano nello stesso dato biologico;
l'uguaglianza o parità di tutti gli esseri umani tra loro viene negata dalla clonazione: certo,
tra gli uomini ci sono tante, troppe ineguaglianze, e spesso causate proprio dall'intervento
libero dell'uomo stesso. Si tratta però di ineguaglianze che riguardano l'"avere" della
persona, mentre con la clonazione l'ineguaglianza tocca la persona nel suo stesso
"essere". Il clonato, infatti, si trova ad essere "scelto" non per quello che "è" -come
dovrebbe essere sempre il sorgere di una nuova vita, in quando "donazione"- ma in
obbedienza alle intenzioni, ai gusti, agli arbitri del "genitore".
Conclusione
"Il fatto è che l'uomo è faber per sua natura. Sta a noi, a tutti noi, farlo essere sapiens senza
smettere di essere faber" (E. Boncinelli).
L'enciclica Evangelium vitae sollecita ad avere uno "sguardo contemplativo" sull'uomo e sul
mondo: «È lo sguardo di chi vede la vita nella sua profondità, cogliendone le dimensioni di
gratuità, di bellezza, di provocazione alla libertà e alla responsabilità. E' lo sguardo di chi non
pretende di impossessarsi della realtà, ma l'accoglie come un dono, scoprendo in ogni cosa il
riflesso del Creatore e in ogni persona la sua immagine vivente» (n. 83).
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