La nostra grande finzione
La vera leggenda dei Fratelli Merendoni
La storia della famiglia Merendoni è un omaggio al mondo dei
burattini e dei burattinai, un teatro
dove la finzione è pienamente
al servizio della meraviglia, e
per questo ancora capace di far
sognare con un ritaglio di legno
o di cartone, una stoffa colorata,
un pupazzo di cartapesta, i trucchi
più vecchi del mondo.
Questa storia e i relativi aneddoti
raccontano l’epopea dei celebri
burattinai che vengono pian piano, ma inesorabilmente, fagocitati dalla finzione, tanto che da
manovratori si ritrovano ad essere
manovrati dalla finzione stessa.
II
Il ritrovamento. Torino 2012
Queste due teste non finite di burattini di cartapesta sono state subito riconosciute come il frutto di uno degli ultimi stage che William Merendoni fece
in Italia. William è, insieme a suo fratello Jacob, sono gli ultimi rappresentanti di una famiglia di burattinai che
hanno fatto la storia di questa nobile
e antica arte.
Spunti di riflessione:
Conoscere ci aiuta a riconoscere le
cose vere da quelle false? Quando
non so, di chi mi posso fidare?
I Conti Merendoni. Bologna 1750
Tutto ebbe inizio a Bologna nella seconda metà del settecento, quando i
conti Merendoni erano tra le più rinomate famiglie aristocratiche della città.
Il conte Tito aveva due figli: il primogenito Ascanio, destinato a ereditare il
titolo di conte, e il secondogenito Serse, che come cadetto era invece destinato alla carriera militare. Quest’ultimo però, più che essere attratto dalle
uniformi e dalle armi, fin da bambino restava incantato davanti a qualsiasi
forma di spettacolo gli capitasse di vedere per le strade di Bologna.
Spunti di riflessione:
Perché è bello ascoltare storie? È bello anche se non sono vere?
III
Bologna è un palcoscenico. I primi spettacoli del giovane Serse
In quegli anni passeggiando per Bologna ci si imbatteva spesso in eventi e
spettacoli: dal gran teatro aulico, alle più popolari commedie dell’arte sino
ai più modesti mangiafuoco e spettacoli di burattini.
Tutto ciò fece crescere nel giovane la passione per il teatro e iniziò a costruirsi piccoli burattini fatti di cartapesta con i quali recitare, fino a montare
una piccola baracca nella piazza Maggiore. Molti sostengono che questo
dipinto di anonimo bolognese ritragga proprio Serse con la sua piccola baracca in piazza San Petronio, quando prese a esibirsi regolarmente per la
gioia di tutti i bolognesi, grandi e piccini...
“Piazza Maggiore con cantastorie e burattini”
Collezioni d’arte e di storia della Fondazione
Cassa di Risparmio in Bologna
Spunti di riflessione:
Perché una città, un paese, una comunità hanno bisogno oltre che di un
municipio o una chiesa, anche di un teatro? Quanti tipi, forme di teatro
conosciamo? Abbiamo bisogno di un pubblico per recitare?
IV
Il recitar burattinando
Serse ebbe subito successo, anche perché riuscì a introdurre nei suoi spettacoli una grande novità: era l’unico in tutta la città a recitare insieme ai suoi
burattini. Agli spettatori piaceva tantissimo vedere un attore in carne ed ossa
dialogare con i burattini di cartapesta e stoffa. Talmente grande fu
il successo di questi spettacoli che
quando si faceva il nome dei Merendoni, la gente più che al conte
Tito subito pensava al burattinaio
Serse.
Aneddoto: la favola del
mitico Orfeo
Il giovane Serse, dentro la sua
baracca, dava voce ai burattini
per raccontare la favola del
mitico Orfeo che scende all’inferno. Quando, giunto che fu il
momento dell’entrata in scena
del demonio Caronte fra le
fiamme infernali, si avvide che
- beffa tra le beffe - il burattino
del demone era dannatamente introvabile: scomparso. Da
grande uomo di teatro, Serse
non fece attendere gran tempo
il suo pubblico ed entrò in scena
sé medesimo a vestire di carne
ed ossa il terribile Caronte. Tale
fu la meraviglia e lo stupore che gli spettatori, trattennero il fiato fino
alla fine della scena, prima di far esplodere in applausi e acclamazioni
la loro gioia per la spettacolare sorpresa. Da quel giorno Serse non
smise più di recitare con i suoi burattini, mostrandosi personaggio egli
stesso non men vero che quelli di cartapesta.
Spunti di riflessione:
Che differenza c’è fra un attore in carne ed ossa e un burattino?
V
Il discacciamento
Questo per il buon nome dell’aristocratica famiglia iniziò ad essere un problema. Il Conte invitò il figlio ad abbandonare i suoi burattini suggerendogli
di iniziare ad appassionarsi alle uniformi e alle armi in vista della sua futura
brillante carriera militare. Serse rispose che lui non avrebbe mai impugnato
un’arma in vita sua e che la sua unica passione in quel momento era quella
di raccontare storie con i suoi personaggi di cartapesta.
A questo punto l’invito del padre divenne una minaccia: se avesse ancora
recitato in piazza, l’avrebbe disconosciuto, diseredato e cacciato via di casa.
Serse non ci pensò molto: prese baracca e burattini e partì per la sua nuova
avventura. Si narra che il conte Tito, pentito per le conseguenze della sua
severità, iniziò ad aiutare con offerte di denaro le piccole compagnie di burattini della zona e che questo abbia dato linfa e vigore alla grande tradizione di quest’arte in quel territorio.
Spunti di riflessione:
L’inizio della storia della famiglia Merendoni può portare a riflettere
sulla differenza tra “fare veramente il soldato ” e “giocare a fingere di
essere un soldato”.
Il ritorno di Serse a Bologna. Milano Giugno 1796
Sembra che, mentre Serse stava recitando in una piccola piazza di Milano,
sentì urlare: “Viva Napoleone!”. Il giovane Merendoni cercò conferme di
quella voce in una piccola e maleodorante osteria dove venne a sapere che
Bonaparte era entrato con la sua armata a Bologna proclamando la nuova
Repubblica. In quel periodo il nome di Napoleone si accompagnava a parole come libertà e uguaglianza. Serse senza esitare ritornò così dopo anni
nella sua città e si arruolò subito nella guardia civica cittadina.
Spunti di riflessione:
Serse prima di credere alla notizia si mette in cerca di conferme della
veridicità. Come fai a sapere a se la storia che ti stanno raccontando è
vera o inventata? In TV o nei telegiornali dicono sempre la verità?
VI
La vendetta
Il suo ritorno a Bologna fece molto scalpore. Si narra che fu lui stesso a
suggerire di utilizzare il palazzo Merendoni come sede del nuovo Comando
Generale della neonata Guardia Nazionale e che addirittura fu ancora lui a
presentarsi davanti a suo padre per eseguire l’esproprio cacciandolo di fatto
dalla propria casa, proprio come pochi anni prima il padre aveva fatto con
lui. Sembra che, a chi gli facesse notare che forse tutto ciò sarebbe stata una
punizione troppo severa, lui avrebbe risposto: “Ma come, non era il suo sogno
che io mi arruolassi nell’esercito? Sarà felicissimo di vedermi in uniforme!”.
Qualche anno dopo un pittore rimasto anonimo immortalò questo leggendario incontro tra Serse e il padre nel drammatico momento della cacciata.
“L’imbianchino di Bologna” Biblioteca comunale dell’Archiginnasio
VII
Gli effetti pirotecnici
La sua esperienza nella guardia nazionale si rivelò fondamentale anche per
quanto riguarda il suo mestiere di burattinaio. Quando chiese ai generali
francesi il permesso di utilizzare lo spazio dei nuovi giardini pubblici per
ricominciare a fare i suoi spettacoli, questi glielo concessero a condizione
di inserire nel suo repertorio la narrazione delle più importanti vittorie di
Napoleone. Usando la poca polvere da sparo in sua dotazione, riuscì ad
inventare alcuni effetti speciali, come spari a salve, colpi di cannone, effetti
fumo, così da far sembrare il suo teatrino un vero campo di battaglia. Questi
effetti ebbero talmente successo che venne invitato più volte a replicare i suoi
spettacoli in Francia, soprattutto con lo scopo di tenere alto il morale delle
truppe francesi. Fu proprio durante una di queste tournées oltralpe che nel
1815 Serse incontrò Jeanne a Lione. Da lei ebbe due figli, Vanja e Luca,
che fin da giovanissimi impararono il mestiere del padre accompagnandolo
durante tutta la sua lunga carriera, fino a formare una vera e propria Compagnia. Pian piano la
prassi di terminare gli
spettacoli con i fuochi
pirotecnici diventò il
marchio di fabbrica degli spettacoli della famiglia Merendoni. Nel
1852 il vecchio Serse
spirò e Luca e Vanja
presero in mano le sorti
della Compagnia.
Spunti di riflessione:
Serse è invitato dai suoi generali a mettere in scena narrazioni delle
battaglie vinte da Napoleone. Quando giochi a far finta deve sembrare
sempre vero? In quanti modi siamo capaci di far finta di morire?
VIII
La censura - Monza 1900
Fu proprio l’inizio del nuovo secolo a portare un grande cambiamento
alla ormai ben avviata compagnia dei Merendoni. Il 29 luglio del 1900, nel
Archivio storico Fondazione Corriere della Sera
IX
parco della Villa Reale di Monza, venne assassinato con un colpo di pistola
il Re Umberto I. Questo episodio, proprio perché avvenuto in un parco in
mezzo a tanta gente, colpì molto l’opinione pubblica, tanto che le guardie
civiche vietarono l’utilizzo di effetti pirici durante gli spettacoli, in special
modo gli spari a salve. Le guardie temevano che lo sparo improvviso potesse provocare il panico tra i frequentatori del parco. Ai due fratelli questo
sembrò una vera e propria censura. Per loro era ormai inconcepibile uno
spettacolo dei Merendoni senza effetti speciali. Pur di non rinunciare alla
grande tradizione della famiglia decisero dunque di trasferirsi in Francia e
da allora non fecero più ritorno in Italia.
Spunti di riflessione:
Un gioco o uno scherzo sono sempre leciti, anche quando provocano
effetti spiacevoli?
X
A Parigi. Jardin du Luxemburg 1901
Essendo già noti a Parigi, non fecero molta fatica a farsi concedere uno
spazio tra i più ambiti dei giardini Luxemburg, proprio nel centro della Ville
Lumière.
Qui conobbero Franz Moser, musicista bohémienne che iniziò ad accompagnar i loro spettacoli dal vivo con musiche originali e spesso improvvisate al momento. Recitazione, musica dal vivo e effetti pirotecnici: tutti ingredienti che rendevano gli spettacoli dei fratelli Merendoni unici nel loro
genere e molto apprezzati da grandi e piccini. Nel 1905 morì Vanja e la
compagnia finì nelle mani dei due figli maschi Serse II e Tito II che a loro
volta ebbero altri due figli che chiamarono William e Jacob, in onore dei
fratelli Grimm.
XI
I popcorn. Parigi 1908
Fu nel 1908 che si presentò ai due fratelli Mr. Charles Cretors, un ingegnere statunitense che propose ai due burattinai di acquistare la sua ultima
invenzione: una macchina ambulante a vapore per preparare i popcorn.
Secondo lui avere la possibilità di vendere prima dello spettacolo e durante
l’intervallo questo prodotto avrebbe portato alle casse della compagnia importanti entrate vista la grande affluenza di pubblico. L’ingegnere fu molto
convincente e i fratelli decisero di acquistare la macchina. Dopo qualche
anno ricevettero l’invito da parte di Mr. Charles di trasferirsi in Canada,
dove avrebbero trovato un vero e
proprio Teatro Stabile con il triplo
della capienza e dove la vendita dei
popcorn avrebbe sicuramente reso
molto di più, visto il grande successo popolare che questo alimento stava riscuotendo oltreoceano.
Questo li convinse a lasciare Parigi per intraprendere questa nuova
avventura americana.
Spunti di riflessione:
Quanti casi conosciamo in cui il cibo e la finzione, quest’ultima intesa
come immagini, personaggi o giochi, sono strettamente collegati?
XII
L’America. Québec 1914
Il teatro, una magnifica barca-teatro in riva al San Lorenzo, era effettivamente molto più grande e capiente, e questo spinse i due fratelli a costruire
scene e burattini più grandi e a rendere tutto più spettacolare.
In cambio l’ingegnere Charles chiedeva solo di poter pubblicizzare nell’intervallo la sua nuova versione della macchina dei popcorn per uso domestico.
XIII
Merendoni’s Firework. 1935
Dopo qualche anno anche gli effetti pirotecnici finali diventarono sempre
più spettacolari e questo portò alcuni organizzatori di eventi e manifestazioni a chiedere ai Merendoni se quei fuochi fossero in vendita. L’ingegnere
li convinse a intraprendere anche questa attività e così Tito II e Serse II,
XIV
insieme ai figli William e Jacob iniziarono a produrre e vendere i loro fuochi
d’artificio.
Verso gli anni cinquanta la gestione degli affari del Gran Teatro dei F.lli
Merendoni passò completamente nelle mani di William e Jacob.
I cereali “M and Morning” 1952
Ormai divenuti soci, l’ingegner Charles propose ai due fratelli di mettere
in commercio tutta una serie di prodotti a base di cereali che avesse come
logo la Emme del Gran Teatro dei Fratelli Merendoni, e dove all’interno
di ogni scatola i bambini potevano trovare in regalo un piccolo burattino
chiamato Cheeky brother o Fratellino Birichino. Per pubblicizzare i cereali,
Charles chiese di inserire negli spettacoli il personaggio di Cheeky. I Merendoni accettarono, ma con gran sorpresa scoprirono che ogni qualvolta
appariva il Fratellino Birichino i bambini andavano in tripudio sventolando
ognuno il proprio pupazzetto. Pian piano Cheeky divenne il protagonista
del loro show.
Spunti di riflessione:
Quando compri dei cereali o dei biscotti cosa ti fa scegliere una scatola
piuttosto che un’altra? Quando guardi la televisione guardi anche le
pubblicità? Ti piacciono?
XV
Teatro e sponsor
Gli affari ormai andavano a gonfie vele e per anni la vendita dei cornflakes, la fabbrica di fuochi d’artificio e le campagne pubblicitarie, come
quella della Shell che li portò a girare e a farsi conoscere in tutti gli Stati
Uniti, impegnarono a tempo pieno i due fratelli.
William sentiva che le loro favole e i loro personaggi non servivano più
a divertire e a far sognare gli spettatori, ma solo a vendere quei maledetti
popcorn, i cereali e i fuochi d’artificio. A William questo iniziò a pesare
molto. Propose quindi al fratello Jacob di abbandonare tutto ciò che era
vendita e pubblicità, per tornare ad occuparsi dei loro burattini. I momenti
di tensione tra i due fratelli si fecero sempre più frequenti.
Spunti di riflessione:
Conoscete personaggi di fantasia utilizzati come immagine per vendere
oggetti vari?
XVI
L’incendio. Québec 1961
Fu il destino infine a decidere per tutti due: probabilmente un piccolo incendio o una scintilla fece esplodere il magazzino dove, oltre le scene e i
burattini, i fratelli tenevano i fuochi d’artificio che ormai vendevano in tutto
il nord America. Tutta la loro antica collezione di scenari e burattini venne
distrutta.
XVII
Williams non volle più saperne di ricostruire tutto per ricominciare e partì
per l’Europa dove, quasi in maniera anonima, entrò far parte di alcune piccole compagnie di teatro di strada. La cosa che amava di più era organizzare
dei laboratori dove insegnava ai giovani a costruire burattini e a recitarci
insieme come faceva il capostipite Serse.
Jacob invece restò in Canada e aprì una drogheria specializzata in vendita
di prodotti tipici italiani.
Questa foto è falsa
Jacob il giorno della sua ultima intervista dichiarò: “Io non ho mai fatto
il burattinaio. Tutta questa storia sulla nostra famiglia messa in giro da mio
fratello William è solo una sua fantasia, una menzogna.” William ha in
seguito dichiarato che questa foto è falsa.
XVIII
Spunti di riflessione:
Ad un certo punto dell’esperienza bisogna svelare che William, suo fratello e la famiglia dei Merendoni non esistono, sono personaggi inventati. È una storia inventata, ma è un inganno, una bugia da esplorare e
interrogare per ragionare su cosa è finto e cosa è falso. Quali bugie si
dicono per approfittare della buona fede degli altri e quali a fin di bene?
Si ringrazia: Collezione d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna per la gentile concessione di “Piazza Maggiore con
cantastorie e burattini”; Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna per la concessione di “L’imbianchino di Bologna”; Archivio storico
Fondazione Corriere della Sera per la riproduzione della Domenica del
Corriere del 5 Agosto 1900.
XIX