LAW AND THE HUMANITIES A Direttore Vittorio Capuzza LAW AND THE HUMANITIES La norma giuridica vuole trasformare nella forma più equa i sentimenti in idee, orientando verso una ragion d’essere; essa rimane una scelta (del legislatore) e un’applicazione (del giudice): sono parole convenzionali ed efficaci, che freddano le emozioni e si declinano come scienza, affermandosi come qualificatori (F. Cordero, Fiabe d’entropia). La letteratura come entra in questa vicenda giuridica dapprima di scelta e poi di espressione di ciò che è stato valutato come il meglio? Compito della letteratura (come dell’arte in genere) è scoprire, svelare e leggere i limiti dell’uomo verso il mistero della vita: questa coscienza della propria condizione, che passa all’uomo attraverso il bello e il piacevole, è capace di dire a chi compie scelte e limitazioni tanto nella società quanto per se stesso, ciò che è importante in quel frammento di storia. Sicché, l’arte può meglio di tutto cogliere la differenza necessaria e denunciare un male, fissare al giudizio il carattere ontologico, cioè metafisico e non cronologico; da questa valutazione, può detrarre poi le conseguenze anche il legislatore nella scelta secondo il metro giuridico-scientifico, ovvero il giudice in sentenza, attraverso la porta dei principi dell’ordinamento. La parola è nel diritto come per la letteratura lo strumento della scelta e dell’individuazione del meglio. Nella prospettiva delle considerazioni teoretiche ora tratteggiate, questa Collana editoriale dedicata alla dualità Diritto e Letteratura, intende offrire, attraverso gli studi analitici e opportunamente selezionati che ospita, le visuali elaborate da diverse angolature del contatto fra il mondo giuridico e quello letterario, con i reciproci scambi e influssi, non mancando eventualmente di dedicare l’attenzione, oltre alla prosa e alla poesia, anche alle diverse forme di arte attraverso le quali sussista il colloquio con il concetto del diritto. A tal fine, affiancata, come novità, dalla Rivista cartacea intitolata Agathergòs (parola che indica il “compiere belle azioni o belle opere”), la Collana si caratterizza principalmente per: pubblicare Opere nuove e Atti di Convegni individuati alla luce del tema attinente al settore; ospitare, opportunamente tradotte, le Opere di rilievo scritte in materia da Autori stranieri; rendere edite o ripubblicare Opere “storiche” che abbiano in un certo senso preannunciato la dualità Diritto-Letteratura, scritte da Autori appartenenti alla più classica tradizione. Vittorio Capuzza Vittorio Capuzza Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge Studi leopardiani su una fonte inedita dello Zibaldone (–): l’Essai di Félicité de Lamennais Copyright © MMXI ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ISBN –––– I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: novembre Perché il moderno, il nuovo, non è mai, o ben difficilmente romantico; e l’antico, il vecchio, al contrario? Perché quasi tutti i piaceri dell’immaginazione e del sentimento consistono in rimembranza. Che è come dire che stanno nel passato anzi che nel presente. (.ottobre.. Firenze) Zibaldone, p. . Indice Premessa metodologica . Diritto e letteratura. Il ruolo della letteratura nella ‘ricerca di senso’ del diritto, – . Indicazione bibliografica e del metodo seguito nella ricerca, – . Significato, . Capitolo I Giacomo Leopardi e il diritto Le fonti a disposizione nella Biblioteca del conte Monaldo .. Aspetti introduttivi, – .. Il diritto come espressione del “sistema della natura”, – .. Il Codice universale, – .. Primi cenni all’idea della Monarchia assoluta e costituzionale, – .. Giudizi di Leopardi sullo studio delle norme giuridiche, – .. Prime considerazioni sulla riflessione di Giacomo Leopardi intorno alla legge naturale, – .. Le fonti di diritto nella biblioteca di Casa Leopardi, . Capitolo II Leopardi e il sentimento della durata nel cammino di una civiltà: le prime riflessioni sulla società e sulla legge La lettura dei due articoli di Lodovico Di Breme Capitolo III L’evoluzione della meditazione del Leopardi negli anni – Natura, ragione, società e legge nella dialettica leopardiana .. La matrice: natura e ragione, – .. L’accidentalità della civiltà moderna, – .. La legge e la società come espressione della ragione. Il ruolo delle regole naturali, – .. La ragione naturale e la ragione umana: la rottura e la riparazione. Il diritto come tentativo, – .. Leopardi e la parola: l’innesto del linguaggio nella natura per la comprensione di una civiltà, – .. Un punto d’incontro fra Leopardi e Manzoni nell’idea del diritto, – ... L’assioma leopardiano: il ragionevole come esattezza e il naturale come luogo della felicità perduta, – ... Il diritto come rimedio, . Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge Capitolo IV Lamennais e i Leopardi Capitolo V Il “luogo” della dialettica di Giacomo Leopardi con l’Essai sur l’indifférence: lo Zibaldone Capitolo VI I brani del Lamennais esplicati secondo le indicazioni di Giacomo Leopardi .. L’edizione del Lamennais alla quale Leopardi operò i rinvii, – .. Annotazioni dello Zibaldone ed esplicazione dei testi del Lamennais, – ... , – ... , – ... , – ... , – ... , . Capitolo VII Analisi delle fonti .. Il terreno d’incontro tra Leopardi e Lamennais: la relatività della legge naturale e del concetto di giustizia, – .. Le date e le fonti nello Zibaldone che legano Giacomo Leopardi al Lamennais, – .. Quadro della bibliografia riguardante gli studi sul rapporto Leopardi e Lamennais, – .. II contenuti leopardiani alla luce delle fonti del Lamennais, – ... Le pagine – Zib.: l’opinione dominante e la legge come scelta del sistema di ragione, – ... Le pagine – Zib.: l’ingresso della natura del sistema di ragione, – ... Infelicità, male nell’ordine, relatività della ragione (Società, leggi umane), contrapposte alla felicità, tranquillità dell’ordine e universalità della natura. Il corretto uso della ragione nella filologia e nella poesia, – ... I rapporti fra società moderna e società primordiale: la barbarie e il mito. La legge come sistema che esprime la barbarie, – ... L’azione riempitiva della natura e l’esperienza, – ... Le pagine – Zib.: doveri e morale come concetti relativi. Negazione della legge naturale, – ... Le pagine – Zib.: gli errori come “diverse opinioni”. La convenienza, – ... Il fatto e il valore, – ... Le pagine – e – Zib.: società, legge ed egoismo nei due “trattati” del Leopardi. Le due civiltà nel tempo, – ... Raffronti conclusivi con il pensiero di T. Hobbes, . Indice Capitolo VIII Leopardi e il mito di Protagora Lettura ontologica del cammino dell’umanità nel trattato leopardiano sulla società e sulle leggi (Zibaldone, –) .. Il mito platonico e la Storia del genere umano, – .. Società larga e società ristretta. Natura e ragione: endiadi, antitesi e ritorno al duale antico. L’immagine leopardiana della spada, – .. Leopardi e il moderno neogiusnaturalismo: il sussulto della natura, . Capitolo IX La relatività della giustizia: un’ ulteriore fonte inedita nello Zibaldone .. Le conferme nella ricerca leopardiana: il brano di Aristotele sulla giustizia, stampato nella giuntina del Vettori, . Capitolo X Il “ritorno” come superamento della ragione e della legge umana .. Significato dell’ultrafilosofia in opposizione alla verità ragionata, – .. Pirronismo, – .. Influenza dal pensiero di Seneca, – .. La norma giuridica dopo la corruzione e prima dell’ultrafilosofia. Un giusnaturalismo leopardiano di ritorno e le differenze con lo storicismo, . Capitolo XI Monaldo Leopardi e il diritto .. Monaldo Leopardi: al di là degli stereotipi, – .. Caratteristiche del pensiero di Monaldo e liberalità nei suoi impegni amministrativi, – .. Monaldo Leopardi, giurista, – .. L’Aequitas nel medioevo del diritto canonico: punto di arrivo culturale e fondamento nel pensiero d’occidente, – ... Prime riflessioni, – ... L’aequitas alto medievale come sintesi della tradizione romana e delle correnti ellenico–cristiane: il concetto di ius naturale ed i suoi riflessi fino al XIX secolo, – ... Il punto d’arrivo di un cammino: la lettura del Calasso, – .. Il diritto e l’ausilio ai bisognosi, – .. Silenzio della legge, . Capitolo XII Monaldo Leopardi e la Causa Celebre .. Partecipazione di Monaldo al foro: i pareri nella Causa Celebre Cesarini Sforza–Torlonia, – .. Contenuti dei tre pareri. Il raro testo Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge dell’Appendice all’Appendice della Causa Celebre, . B Premessa metodologica . Diritto e letteratura. Il ruolo della letteratura nella ‘ricerca di senso’ del diritto Esiste una letteratura del diritto che accompagna da sempre il necessario tecnicismo della disciplina normativa. Quella letteratura è formata dalle riflessioni e dalle speculazioni dottrinali elaborate nei diversi momenti della storia e della cronaca giuridica, alla ricerca dei significati e dei fini connessi al tema secolare della giustizia. In questi ultimi anni è maturata sempre di più un’altra convinzione che investe ormai in modo indiscusso il mondo dei giuristi e dei filosofi del diritto: ci si domanda cosa possa offrire la letteratura, intesa nella sua autonoma forma d’arte, al diritto. Nella risoluzione della summa quaestio sta la giustificazione del lavoro di ricerca che ho svolto in questi anni. Alla domanda preliminare, pertanto, ho creduto di trovare altrettanta generale e fondante risposta, percorrendo la direzione che qui di seguito indico. La speculazione teoretica non necessariamente deve produrre un’utilità materiale. Il buono non si conferma sempre e solo nel vantaggioso. In una civiltà ormai dominata dal progresso irreversibile della tecnica, operare la ricerca umanistica spesso significa lavorare ai margini, operare inutilmente, perdere il tempo e chiudersi a un miglior futuro per se stessi. La sensazione del paradossale si raggiunge poi se si pretende di mettere in relazione materie che si prestano alla scientificità e al tecnicismo, come lo è il diritto, con “l’altro mondo” delle lettere. Eppure, a ben vedere, tecnica e cultura non sono categorie assolutamente in contrapposizione, ma sono insiemi intersecanti, e in quell’incontro il loro settore diventa omogeneo. Il diritto è espressione di visioni che hanno la pretesa — la maggior parte delle volte “corretta” — di fondare il binario su cui scorrere Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge (cioè far evolvere) la società degli uomini, garantirgli una grammatica “giusta” per rapportarsi al mondo assunto dalle norme giuridiche. E questo ha di affascinante il diritto: che, pur mantenendo una natura pratica e tecnica, si differenzia dalle scienze che presuppongono la ricerca del fatto, il quale, se trovato e confermato, determina l’irreversibilità del progresso. Poiché il diritto cerca “il giusto”, la proporzione, può anche segnare un cammino progressivo per il tempo, ma involutivo per il contenuto. In questo senso, allora il diritto presuppone una ricerca che Francesco D’Agostino ha definito “ricerca di senso”: per metafora, essa indica la presa di posizione nei confronti del mondo, il possedere meglio qualcosa che del mondo possediamo (ri–cercare). Tale ricerca, propria delle materie umanistiche, è logica di senso, è il recupero del fascino del frammento nell’attenzione rivolta a ciò che portiamo in primo piano dalla visuale di sfondo, che è sempre più ampia. Attraverso quel frammento la ricerca di senso porta alla percezione della totalità. In questo ‘assumere il mondo’ sta anche la vera natura del diritto nella sua “ri–cerca”. E quale materia, se non la letteratura, può fornire al diritto un metodo, i contenuti, le singole visuali da porre in primo piano dallo sfondo esistenziale del mondo rispetto a quel momento, a quell’epoca? Il diritto evolve attraverso la lettura che compie dell’esperienza: in questa lettura del mondo una delle voci più chiare è quella della letteratura. La ricerca di senso è il metodo per questa evoluzione dall’esperienza. Più in generale, fra le opposte visioni dell’esistenza e dello scibile umano, fra i dualismi dei giudizi sta, appunto, la lettura dell’esperienza, che è un indubbio fondamento del viver nostro. Da un lato, l’esperienza legata all’uomo può rappresentare quella “feconda bassezza” di cui parla Kant nei Prolegomeni a ogni metafisica futura. D’altra parte, invece, l’esperienza può servire come conoscenza e bagaglio di cui servirsi per meglio riuscire, con i propri intenti utilitaristici, nelle future situazioni analoghe, per meglio orientarsi fra “le doppie verità”. Nel diritto questa lettura in due sensi poggianti su piani distinti, assume una valenza che trovo centrale per la vita stessa dell’uomo. L’esperienza del vissuto, se elaborata in modo responsabile e consapevole, se cioè viene accettata dalla storia nei suoi più complessi Premessa metodologica aspetti e nei suoi multiformi volti, ora terribili ora limpidi, entra a far parte delle strutture culturali della società. Nella cultura Gustavo Zagrebelsky riconosce che “il dover essere e l’essere, le aspirazioni morali e la realtà effettuale, trovano la sintesi”. Elaborate così, le valenze dell’esperienza divengono principi, portati a livello esponenziale dalle strutture culturali di una società; in tal senso, sul piano del diritto, la dottrina dei principi sfonda la cinta muraria innalzata dal positivismo giuridico, penetrando all’interno dell’ordinamento giuridico che, pertanto, non si potrà più risolvere nella mera autoreferenzialità, nella cosiddetta completezza, nell’artificialità del meccanicismo logico–deduttivo. In altri termini ancora, l’art. nelle preleggi al codice civile non basterebbe più all’ordinamento giuridico vitalizzato dalla dottrina dei principi. La vera quaestio risiede nell’analisi dei contenuti dei principi, infatti intorno al loro quid si sono sviluppate diversissime posizioni ermeneutiche. Se letti dal versante che qui ho inteso assumere, i principi dell’ordinamento non sono né norme imperfette né frammenti di norme, ma al contrario come già autorevolmente sostenuto, essi sono “norme aperte”, che si esprimono “in concetti, intesi con concezioni che stanno fuori, o prima dei concetti”. Compare nei principi qualcosa che è fuori da loro, che appartiene alla cultura sociale e a tutte le forme di manifestazione di quest’ultima. Zagrebelsky riconosce che senza i principi le norme del diritto non potrebbero funzionare; è qui che risiede allora il problema sia della formazione delle norme giuridiche, sia dell’interpretazione del diritto, cosiddetto vivente, ad opera dei giudici. Infatti, “l’altro fuori da sé” può essere veicolato nel diritto già nella fase di formazione delle leggi, le quali sono “la cristallizzazione e il precipitato chimico delle forze politiche; quello che si deposita in fondo all’alambicco in cui ribollono e si urtano le correnti politiche”. Altresì, specie per quei principi espressi dalle norme giuridiche positive, nelle valutazioni del giudice si concretizzerà quel ruolo dina. G. Z, Intorno alla legge. Il diritto come dimensione del vivere comune, Torino , p. . . R. D, Taking Rights Seriously, trad. It. I diritti presi sul serio, Bologna , pp. e ss.; sul tema, cfr. anche Z, op. cit., pp. e ss. . P. C, La crisi della giustizia, in La crisi del diritto, a cura della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, Padova , p. . Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge mico delle concezioni che danno un senso e una direzione ai principi dell’ordinamento, all’applicazione concreta della giustizia fra le parti convenute. Quindi, tornando al rapporto fra principi e concezioni, si può affermare che nelle concezioni che stanno fuori o prima dei concetti che esprimono i principi dell’ordinamento, sta la complessità dell’eredità dell’esperienza (cultura), nella quale indubbiamente sono presenti anche la letteratura e la storia. In questo senso la letteratura “entra” nel diritto attraverso la porta dei principi che hanno in loro proprio quella parte vitale e potremmo dire “storica” animata dalle strutture culturali della società, alla luce della propria esperienza. . Indicazione bibliografica e del metodo seguito nella ricerca La ricerca che ho svolto, per quanto riguarda Giacomo Leopardi, è delimitata nel periodo temporale che va dal al , nei mesi, cioè, nei quali il giovane recanatese ha dialogato con il Lamennais nelle pagine dello Zibaldone. Per l’edizione dell’Essai sur l’indifférence en matière de religion, nella traduzione del Bigoni e per l’edizione giuntina di Aristotele con il commento del Vettori, entrambe oggetto della presente ricerca, ho lavorato sull’edizione della Biblioteca privata di Casa Leopardi, cioè sugli stessi libri che lesse Giacomo Leopardi e con riferimento ai quali compì le annotazioni nel suo Zibaldone. La Biblioteca Leopardi ha una consistenza generale di circa . volumi (stampe e mss). La Biblioteca storica dei conti Leopardi è in gran parte frutto della ricerca di Monaldo Leopardi, padre del poeta, che acquistò libri nelle fiere vicine, in occasioni varie e approfittando della soppressione di molte congregazioni religiose fra il e il . La Biblioteca si accrebbe anche grazie alle continue donazioni di parenti ed amici e agli acquisti fatti dai discendenti di Monaldo. Per quanto riguarda gli schedari, ve ne sono due: uno riferito al catalogo manoscritto delle stampe per autore; e l’altro al catalogo manoscritto dei mss (che non è consultabile). Sono conservati tutta la serie a stampa e voll. mss de “La Voce della Ragione”, fondata da Monaldo Leopardi e ho consultato diversi di quei volumi. Premessa metodologica Alla biblioteca storica è annesso un archivio che conserva documenti antichi a partire dal XIII sec. riguardanti la storia locale, quella della famiglia e quant’altro è stato ritenuto degno di conservazione. Per l’edizione della Causa celebre e delle sue Appendici, scritte da Monaldo Leopardi, ho lavorato sul testo conservato nella Biblioteca del Centro Nazionale di Studi Leopardiani in Recanati. Per i testi delle Opere di Giacomo Leopardi ho fatto riferimento alle seguenti edizioni, che quindi valgono come fonti per le citazioni nel presente lavoro: a) Giacomo Leopardi, Tutte le poesie e tutte le prose, a cura di Lucio Felici e Emanuele Trevi, Roma ; b) Giacomo Leopardi, Zibaldone, Premessa di Emanuele Trevi, Indici filologici di Marco Dondero, Indice tematico e analitico di Marco Dondero e Wanda Marra, Roma ; c) Giacomo Leopardi, Canti, Introduzione e note di Franco Brioschi, Rizzoli Milano , Milano , (poi anche Fabbri Milano ); d) Giacomo Leopardi, Pensieri, a cura di Marilena Salvarezza, Collana diretta da Angela Campana, Milano ; e) Giacomo Leopardi, Canti, a cura di Giuseppe e Domenico De Robertis, Milano ; f) Giacomo Leopardi, Tutte le opere, con introduzione e a cura di Walter Binni, con la collaborazione di Enrico Ghidetti, Milano ; g) Giacomo Leopardi, Canti (Canti, Argomenti e Abbozzi, Memorie, Puerili, Prose e poesie varie), a cura di Lucio Felici, Roma ; h) Zibaldone, in www.leopardi.it, Vita e Opere, Centro Nazionale degli Studi Leopardiani in Recanati. *** . Fonti: sito di Casa Leopardi, in www.giacomoleopardi.it; M. L, Della formazione ed accrescimento di questa Biblioteca, in Guida di Recanati, a cura di V. Spezioli, Recanati , pp. –; E. D P, Catalogo della Biblioteca Leopardi in Recanati, in “Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le provincie delle Marche” (), pp. –; C. F, Recanati. Memorie, Recanati ; Annuario delle biblioteche italiane, a cura di E. Apollonj, III, Roma , p. ; F. F, Intellettuali ed istituzioni culturali a Recanati dal XIII al XX secolo, “Il casanostra” (–), pp. –; Catalogo delle biblioteche d’Italia. Marche, Roma , p. . Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge Un commosso pensiero va a due anime elette, che da non molto hanno lasciato questo mondo: alla contessa Anna Leopardi e all’on. prof. Franco Foschi. La contessa Anna, con la cortesia e l’ospitalità mostratami per anni, mi ha consentito lo studio nella Biblioteca di Casa Leopardi e sui testi che furono di Giacomo; il prof. Foschi mi ha sostenuto e consentito di collaborare per anni nel Centro Nazionale di Studi Leopardiani, che dirigeva. Con Loro si è spenta qui in terra una luce ed è terminato il contatto diretto con due maestri di umanità e di cultura. Con vivissima riconoscenza il mio primo ringraziamento è al prof. Francesco D’Agostino, maestro e guida insostituibile, fonte inesauribile di idee e riferimento certo. Il mio grazie sincero è anche al prof. Fabio Macioce per l’attenzione riservatami, i consigli e i suggerimenti. Grazie alla dott.ssa Angela Votrico per la Sua vicinanza. Un vivissimo ringraziamento desidero, altresì, porgerlo sia alla sig.ra Carmela Magri, di Casa Leopardi, per avermi accompagnato nei testi nella Biblioteca di Monaldo, sia all’amico prof. Ermanno Carini, Bibliotecario del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, per la disponibilità consueta e per l’amicizia dimostrata da anni. . Significato Alla scuola del prof. Francesco D’Agostino, cui mi onoro di appartenere e di essermi formato, ho imparato e gustato la verità secondo cui la filosofia non ha indicatori, cioè non può indicare il proprio oggetto, come invece possono chiaramente fare le scienze e la storiografia; essa, perciò, non è nemmeno ipotetica. Il discorso filosofico non è in grado di formulare direttamente il concetto; non avendo oggetto, continuamente allude a qualcosa che va al di là dell’esperienza, offrendo così il senso di identità all’uomo che si entusiasma. La filosofia usa lo stesso oggetto delle scienze (perché si fa filosofia partendo sempre dalle cose), ma per elaborare un pensiero allusivo. Sicchè, ogni scienza si porta dietro la filosofia di se stessa: sussiste il diritto, che si presenta come dimensione oggettuale, circoscritta, ristretta e individuata; ma la filosofia del diritto parte da quella scienza giuridica per verificare a cosa essa rimanda allusivamente, facendo sorgere nel Premessa metodologica tempo parole che pretendono di rinviare allusivamente, così come succede quando pronunciamo, ad esempio, la parola giustizia. Ora, questa capacità di rinviare allusivamente diviene fortissima se si considera che anche la poesia si costruisce intorno alla metafora, a quel modo di procedere nella immaginazione del mondo che appare più vero del discorso non allusivo. Giacomo Leopardi comprese questa endiadi fra filosofia e poesia, unite nell’invito a pensare allusivamente. Così si può comprendere appieno il pensiero che lucidamente Leopardi annota il ottobre alla pagina dello Zibaldone: “Quindi si veda quanto sia difficile a trovare un vero e perfetto filosofo. Si può dire che questa qualità è la più rara e strana che si possa concepire, e che appena ne sorge uno ogni dieci secoli, seppur uno n’è mai sorto. (Qui riflettete quanto [] il sistema delle cose favorisca il preteso perfezionamento dell’uomo mediante la perfezione della ragione e della filosofia.) È del tutto indispensabile che un tal uomo sia sommo e perfetto poeta; ma non già per ragionar da poeta; anzi per esaminare da freddissimo ragionatore e calcolatore ciò che il solo ardentissimo poeta può conoscere. Il filosofo non è perfetto, s’egli non è che filosofo, e se impiega la sua vita e se stesso al solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro ritrovamento del vero, che è pur l’unico e puro fine del perfetto filosofo. La ragione ha bisogno dell’immaginazione e delle illusioni ch’ella distrugge; il vero del falso; il sostanziale dell’apparente; l’insensibilità la più perfetta della sensibilità la più viva; il ghiaccio del fuoco; la pazienza dell’impazienza; l’impotenza della somma potenza; il piccolissimo del grandissimo; la geometria e l’algebra, della poesia. ec. Tutto ciò conferma quello che altrove [] ho detto della necessità dell’immaginazione al gran filosofo”. Se poesia e filosofia appartengono all’uomo e sono la risposta perché l’uomo possa nel tempo conoscere la natura ontologica della propria esistenza anche nella coesistenza, è vero che esse si rivolgono sempre all’uomo in prima persona, appartenendo, infatti, quella ricerca allusiva più all’ordine delle passioni (all’entusiasmo, quanto a dire “Teoria del piacere” leopardiana) che a quello della ragione. In quest’ottica ho tentato di leggere il grande Leopardi, avvicinandomi a Lui più che per farlo parlare — perchè avrei altrimenti ricercato storicamente la sua filosofia —, per riconoscere nelle sue parole quanto Giacomo Leopardi, Monaldo e l’idea della legge entusiasma me, limitandomi a trovare in Leopardi le stesse tematiche di cui allusivamente vado alla ricerca. Vittorio Capuzza