PREDISPOSIZIONE DI UNO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE RELATIVO AGLI INTERVENTI DI DIFESA DELLA COSTA IN AREE PROTETTE, PER LA RICOSTRUZIONE E LA DIFESA DEL LITORALE COSTIERO TRA CAPO PORTIERE E TORRE PAOLA NELLA PROVINCIA DI LATINA ATTIVITA’ A1: Caratterizzazione ambientale (analisi dei dati bibliografici relativamente ai principali parametri ambientali) ISPRA Novembre 2008 Responsabile del Programma: Luisa Nicoletti Hanno collaborato per l’ISPRA: • • • • • • • • • • Matteo Conti Antonia Di Maio Loretta Lattanzi Barbara La Porta Paola La Valle Daniela Paganelli Elena Pallottini Alfredo Pazzini Raffaele Proietti Monica Targusi INDICE PREMESSA 1 INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO 3 Bibliografia 1. MORFOLOGIA COSTIERA Bibliografia 2. HABITAT DUNALE Bibliografia 3. ASPETTI SEDIMENTOLOGICI E MINERALOGICI 10 12 16 17 19 20 Caratteristiche chimiche (metalli e contaminanti organici) nei sedimenti superficiali 24 Bibliografia 35 4. FITOPLANCTON E STATO TROFICO DELLE ACQUE COSTIERE Bibliografia 5. POPOLAMENTI BENTONICI Introduzione 5.1 Distribuzione delle biocenosi bentoniche Bibliografia 6. PRATERIE DI POSIDONIA OCEANICA Introduzione 6.1 Posidonia oceanica e altre Fanerogame marine Bibliografia 7. POPOLAMENTI ITTICI DEMERSALI Introduzione 37 41 42 42 45 48 50 50 53 54 56 56 7.1 Distribuzione dei popolamenti ittici demersali 58 7.2 Attività di pesca 60 7.3 Piccola pesca costiera 63 Bibliografia 64 8. CARATTERISTICHE FISICO-CHIMICHE E DINAMICHE DELLA COLONNA D’ACQUA 67 8.1 Caratteristiche meteomarine e di circolazione generale 67 8.2 Correnti 80 8.2.1 Correnti a scala locale 82 8.2.2 Particellato sospeso 88 8.3 Riepilogo delle caratteristiche meteo marine ed idrodinamiche Bibliografia 9. AREE PROTETTE E ALTRI USI LEGITTIMI DEL MARE Introduzione 9.1 Aree protette 97 99 100 100 103 9.1.1 Parco Nazionale del Circeo 103 9.1.2 Siti Rete Natura 2000 104 9.2 Altri usi legittimi del mare Bibliografia 118 120 PREMESSA L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), già ICRAM, nell’ambito della Convenzione di Ricerca per la salvaguardia del tratto di costa della Provincia di Latina compreso tra Capo Portiere e Torre Paola (prot. ICRAM n. 6413/08 del 20 giugno 2008), è stato incaricato di predisporre uno “Studio Preliminare Ambientale relativo agli interventi di difesa della costa in aree protette, per la ricostruzione e la difesa del litorale compreso tra Capo Portiere e Torre Paola nella Provincia di Latina”. Tale convenzione prevede l’esecuzione di diverse attività che hanno per oggetto l’individuazione delle criticità ambientali e la valutazione della fattibilità di diversi scenari di intervento di difesa costiera. Queste attività sono articolate in diversi studi di seguito descritti: Caratterizzazione ambientale: raccolta ed analisi critica dei dati bibliografici relativamente ai principali parametri ambientali (ATTIVITA’ A1); Campagne operative in mare per la verifica dei molluschi bivalvi di interesse commerciale presenti sulla fascia costiera (ATTIVITA’ A2); Caratterizzazione dell’apparato dunale (ATTIVITA’ B); Climatologia e morfologia, dinamica litoranea, completa di simulazione degli scenari evolutivi con diverse tipologie di intervento e valutazione economica comparativa (ATTIVITA’ C1 e C2); Predisposizione di documentazione per lo Studio Preliminare Ambientale (SPA) (ATTIVITA’ C3). Nella presente relazione si riportano la raccolta e l’analisi dei dati disponibili in letteratura, sia tecnica sia scientifica, al fine di avere un quadro il più completo ed aggiornato possibile delle caratteristiche ambientali dell’area d’indagine (ATTIVITA’ A1). Questo studio permette di inquadrare esaurientemente l’area oggetto di indagine, fornendo un quadro il più completo possibile delle conoscenze attualmente disponibili relativamente all’ambiente marino. In particolare, vengono analizzati i dati relativi ai seguenti parametri ambientali: Morfologia costiera; Habitat dunale; Aspetti sedimentologici e mineralogici; Fitoplancton e stato trofico delle acque costiere; 1 Popolamenti bentonici; Praterie di Posidonia oceanica ; Popolamenti ittici demersali; Caratteristiche fisico-chimiche e dinamiche della colonna d’acqua; Aree protette e altri usi legittimi del mare. 2 INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO L’area oggetto di studio comprende il tratto di costa laziale che si estende per circa 24 km tra le località di Capo Portiere (Latina) e Torre Paola (Sabaudia), nel Mar Tirreno centrale. Al fine di inquadrare in modo esaustivo il tratto di costa interessato, la ricerca bibliografica è stata estesa all’unità fisiografica, compresa tra Capo d’Anzio ed il promontorio del Circeo, che include al suo interno il tratto di costa oggetto di questo studio. Nell’area indagata la fascia costiera è caratterizzata da un’ampia piana costiera, debolmente ondulata, nella quale si distinguono cordoni dunari recenti e una lunga e stretta depressione che accoglie i quattro laghi costieri di Fogliano, Monaci, Caprolace e Sabaudia. Proseguendo verso l’interno, dopo una stretta fascia di raccordo, si incontra la Pianura Pontina, estesa per circa 700 km² fino ai piedi dei Monti Lepini. Essa presenta una morfologia piatta, con quote che raggiungono i 35 m al di sopra del livello del mare in prossimità del promontorio del Monte Circeo e che vanno diminuendo verso NO, raggiungendo localmente un’elevazione negativa (Bono, 1985). Dal punto di vista morfologico, la Pianura Pontina si può suddividere in tre unità (figura 1): la prima unità, localizzata ai piedi dei massicci calcarei (Monti Lepini e Ausoni) e vulcanici (Vulcano Laziale), si presenta come un’area pianeggiante e intensamente coltivata, costituita da depositi quaternari recenti. Da segnalare come, prima delle ultime opere di bonifica avvenute tra il 1926 e il 1935, essa presentava un’idrografia caratteristica, dovuta alla modesta pendenza e allo sbarramento costituito dalle dune e dai cordoni litoranei che impedivano il defluire delle acque verso mare (Boni et al., 1980). Proseguendo verso la costa, la seconda unità è rappresentata dalla “Duna Antica” o “Duna Rossa”, che si estende per circa 50 km da Nettuno al promontorio del Monte Circeo, interessando un areale di circa 250 km². Essa è costituita da una serie di cordoni sabbiosi di origine eolica, di lunghezza media variabile dai 6 ai 7 km, i cui assi corrono paralleli alla linea di riva e che presentano quote maggiori rispetto a quelle della duna recente, raggiungendo i 20-40 m circa di altitudine (Caraci, 1968; Carrara, 1995). La terza unità è infine rappresentata dalla serie di cordoni dunali recenti, separati dalla Duna Antica dai quattro laghi costieri di Fogliano, dei Monaci, di Caprolace e di Sabaudia che, con la loro estensione longitudinale, coprono un tratto di litorale di circa 22 km (La Monica e Raffi, 1996). I loro bacini presentano un andamento parallelo alla costa ed hanno una profondità media che aumenta da NO verso SE, passando da circa 1 m nei Laghi di Fogliano e dei Monaci a circa 4,5 m nel Lago di Sabaudia. Fatta eccezione per il Lago dei Monaci, essi sono collegati al mare tramite 3 canali che consentono uno scambio continuo fra le acque marine e quelle lacustri, che sono salmastre con salinità variabile da punto a punto e in relazione alle stagioni (Bono, 1985). 4 Sebbene la loro conformazione originaria sia stata profondamente modificata dalle opere di bonifica condotte negli anni trenta del secolo scorso, la loro morfologia rispecchia (ancora oggi) i processi evolutivi che li hanno originati e legati all’azione di sbarramento operata dai cordoni dunari, presenti lungo ampi tratti di questo litorale. Figura 1 - Caratteristiche geologiche dell’area di studio (modificato da Almagià, 1975). La spiaggia antistante le dune costiere presenta una graduale variazione di orientamento da NO-SE a NNO-SSE. Il litorale risulta quindi esposto ai mari di Mezzogiorno (S), Libeccio (SO) e Ponente (O). Inoltre, il settore più settentrionale, non protetto dal promontorio del Monte Circeo, è esposto anche ai mari provenienti da SE, mentre quello più meridionale, non protetto dal promontorio di Capo d’Anzio e da Torre Astura, risulta esposto anche ai mari provenienti da NO (Giovagnotti et al., 1980). Il litorale è caratterizzato dalla presenza di una spiaggia sabbiosa i cui sedimenti hanno dimensioni medie che rientrano prevalentemente nella classe delle sabbie fini (La Monica e Raffi, 1996). L’andamento della linea di riva non è rettilineo ma presenta, per la maggior parte del suo sviluppo, un andamento cuspidato, documentato anche in letteratura, ascrivibile alla presenza di sand waves 5 (Giovagnotti et al., 1980; Pallottini, 2005), ondulazioni ritmiche della linea di riva caratterizzate da visibili horns ed embayments (figura 2 a, b). La loro genesi è per lo più imputabile all’azione delle correnti agenti lungo riva e sono caratterizzate da una certa mobilità (Pruszak et al., 2008). Le sand waves presenti in questo tratto di litorale, documentate almeno a partire dalla fine degli anni 70, sono caratterizzate da un’ampiezza molto variabile, che va da pochi metri a diverse decine di metri, e mostrano una migrazione nel tempo testimoniando una vivace dinamica litoranea (Giovagnotti et al., 1980; Pallottini, 2005) (figura 2 a, b). Figura 2 - a) schema relativo alla morfologia delle cuspidi (modificato da www.seafriends.org); b) cuspidi rilevate nell’area antistante il lago di Fogliano, sulle immagini relative all’anno 2005. La continuità del litorale è interrotta, in alcuni tratti, dalla presenza dei canali di bonifica e degli emissari dei laghi costieri. Dal punto di vista idrografico, analogamente al resto della costa del Lazio meridionale, i corsi d’acqua che contribuiscono al ripascimento delle spiagge tramite l’apporto di materiali grossolani sono limitati e modesti, sia a causa della litologia dei rilievi drenati, costituita in prevalenza da carbonati, sia dalla presenza, tra i rilievi e il litorale, di pianure soggette a estese opere di bonifica. L’unico fiume di una certa entità che sfocia in questo tratto di litorale è il Fiume Astura, che ha origine nei pressi di Carroceto, si sviluppa per 51 km, ha un bacino imbrifero di 269 km² e una portata media, calcolata per il 1990, di 1,44 m³/s (Paolocci e Siniscalchi, 1996). Per quanto riguarda la piattaforma continentale interna, quella che si estende tra Capo d’Anzio e Monte Circeo è caratterizzata da un crescente aumento di pendenza procedendo da NO a SE e in alcuni tratti da un andamento delle isobate molto articolato. In particolare, al traverso del tratto costiero tra Torre Astura e Torre di Foce Verde, tra 10 e 40 m di profondità, i fondali perdono la 6 loro omogeneità divenendo fortemente articolati e presentando delle forme positive. Alcune di tali forme corrispondono a culminazioni del substrato, che hanno costituito la base di appoggio per la crescita di posidonieti e biocostruzioni (ICRAM, 2002). Per ciò che concerne l’assetto sismostratigrafico e morfologico, nel settore oggetto di studio, la sequenza deposizionale post-glaciale sembra essere per gran parte costituita dall’attuale sedimentazione pelitica di piattaforma. Tuttavia, in alcune aree ristrette, tra la superficie di erosione würmiana e la coltre pelitica superficiale, sono presenti dei corpi sedimentari probabilmente sabbiosi depostisi durante la trasgressione versiliana (Chiocci e La Monica, 1996). Nella fascia batimetrica compresa tra 60 e 110 m di profondità, sono stati rilevati due corpi sedimentari con facies acustica caratteristica. Entrambi sono subaffioranti sul fondo del mare o ricoperti da un’esile copertura pelitica, presentano spessori sino a circa 16 m e sono localizzati in prossimità di alti morfologici dovuti alla risalita dell’unità tettonizzata. La loro facies acustica (poco trasparente), la loro posizione stratigrafica (tra la superficie d’erosione würmiana e la coltre pelitica attuale), la loro localizzazione (in prossimità di probabili paleopromontori) li fanno interpretare come cunei sedimentari, probabilmente di natura sabbiosa, depostisi durante le prime fasi della risalita del livello del mare in zone protette per la sedimentazione. Tra Foce Verde e Sabaudia, è stato rilevato un altro deposito, posizionato tra 20 e 80 m di profondità, con caratteristiche acustiche e geometriche che lo fanno attribuire a paleocordoni litorali sottoposti ad una forte erosione postdeposizionale oppure a depositi di probabile origine fluviale con litologie anche molto eterogenee (ICRAM, 2002). Infine, questo settore di piattaforma è caratterizzato da estese aree con spessori esigui o nulli di pelite, coincidenti con le zone in cui sono affioranti (o subaffioranti) sul fondo del mare l’unità tettonizzata e le testate di strato della serie clinostratificata (Chiocci, 1996; Chiocci e La Monica, 1999). Altri minimi sono invece dovuti alle ondulazioni delle superfici di base, connesse a corpi sabbiosi relitti. La mancanza di grossi spessori è da attribuire ad una forte sottoalimentazione della piattaforma anche nell’attuale fase di alto stazionamento dovuta alla mancanza di grossi corsi d’acqua in grado di rifornire notevoli quantità di sedimenti ed alla presenza della Pianura Pontina, che ha rappresentato una trappola (ICRAM, 2002). Nelle figure 3 a, b vengono infine riportati due stralci delle tavole n. 158 (LATINA) e n. 159-170 (TERRACINA – FROSINONE) dell’Atlante delle Spiagge Italiane (CNR, 1985), in cui sono riassunte informazioni relative alla pendenza dei fondali, al trasporto sedimentario lungo costa, alle caratteristiche granulometriche e mineralogiche dei sedimenti, all’ubicazione delle opere e alla tendenza evolutiva del litorale aggiornata al 1977. 7 a) Figura 3a - Stralcio della tavola 158 (LATINA) tratta dall’Atlante delle Spiagge Italiane (CNR, 1985). Vengono riportate la pendenza dei fondali, il trasporto sedimentario lungo costa, le caratteristiche granulometriche e mineralogiche dei sedimenti, l’ubicazione delle opere e la tendenza evolutiva del litorale al 1977. 8 b) Figura 3b - Stralcio della tavola 159-170 (TERRACINA – FROSINONE) tratta dall’Atlante delle Spiagge Italiane (CNR, 1985). Vengono riportate la pendenza dei fondali, il trasporto sedimentario lungo costa, le caratteristiche granulometriche e mineralogiche dei sedimenti, l’ubicazione delle opere e la tendenza evolutiva del litorale al 1977. 9 BIBLIOGRAFIA Almagià R. (1975) – Lazio. Collana: “Le Regioni d’Italia”, 757 pp. UTET, Torino. Boni C., Bono P., Calderoni G., Lombardi S., Turi B. (1980) - Indagine idrogeologica e geochimica sui rapporti tra ciclo carsico e circuito idrotermale nella Pianura Pontina (Lazio meridionale). Geologia applicata e idrogeologia, Bari - XV: 206-220. Bono P. (1985) - Seminario informativo sui risultati del progetto “laghi costieri”. Terracina 30-31 Gennaio 1985. Latina, Arti grafiche Archimio ed.: 163 pp. C.N.R. (1985) - Atlante delle spiagge italiane. Progetto finalizzato “Conservazione del Suolo”, sottoprogetto “Dinamica dei litorali”, Consiglio Nazionale delle Ricerche, S.E.L.C.A., Firenze. Caraci I. (1968) - Le variazioni della linea di costa laziale tra Torre Astura e il Circeo. Boll. Soc. Geogr. It., Roma, S.9, IX: 31-66. Carrara C. (1995) - Elementi di geologia regionale. In: “Lazio meridionale - Sintesi delle ricerche geologiche multidisciplinari”. ENEA: 22-33. Chiocci F.L., La Monica G.B. (1996) - Analisi sismostratigrafica della piattaforma continentale. In: Il Mare del Lazio (1996) Elementi di oceanografia fisica e chimica, biologia e geologia marina, clima meteomarino, dinamica dei sedimenti ed apporti continentale. Regione Lazio. Tip. Borgia. Roma: 40-61. Chiocci F.L., La Monica G.B. (1999) - Individuazione e caratterizzazione dei depositi sabbiosi presenti sulla piattaforma continentale della Regione Lazio e valutazione di un loro utilizzo ai fini del ripascimento dei litorali in erosione. Rapporto Finale della I Fase. Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dip.to Sc. Della Terra – Assessorato Opere e Reti di Servizio e Mobilità. Giovagnotti C., Rondelli F., Pascoletti M.T. (1980) - Caratteristiche geomorfologiche e sedimentologiche delle formazioni quaternarie del litorale laziale tra T.re Astura e il M. Circeo. In: Estratto degli Annuali della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugina. XXXIV – Nota I “Geologia, morfologia e dinamica del litorale”: 173-235. Guza R.T., Inman D.L. (1975) - Edge waves and beach cusps. Journal of Geophysics Research, 80: 2997-3012. ICRAM (2002) - Studio per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale Fase A Caratterizzazione della piattaforma continentale laziale (Sintesi dei dati di letteratura scientifica e tecnica). Per conto della Regione Lazio: 140 pp.Komar P.D. (1971) - Nearshore cell circulation of the formation of giant cusps. Geol. Soc. Amer. Bull., 82: 2643-2650. 10 Komar P.D. (1998) - Beach processes and sedimentation. (2nd edn.), Prentice Hall, Upper Saddle River, NJ: 544 pp. La Monica G.B., Raffi R. (1996) - Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna. In: Tip. Borgia (Ed.) - Il mare del Lazio - “Elementi di oceanografia fisica e chimica, biologia e geologia marina, clima meteomarino, dinamica dei sedimenti e apporti continentali”, Roma, 1996: 62-86. Pallottini E. (2005) - Analisi morfo-sedimentologica del tratto di litorale compreso tra Anzio e Gaeta (Lazio meridionale) ai fini di una valutazione della vulnerabilita’ per erosione. Tesi di Laurea inedita, “Sapienza” Università di Roma - Dipartimento di Scienze della Terra: 86 pp. Paolocci P., Siniscalchi C. (1996) - Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua In: Tip. Borgia (Ed.) - Il mare del Lazio - elementi di oceanografia fisica e chimica, biologia e geologia marina, clima meteomarino, dinamica dei sedimenti e apporti continentali, Roma, 1996: 262-281. Pruszak Z., RóŜyński G., Szmytkiewicz P. (2008) - Megascale rhythmic shoreline forms on a beach with multiple bars. Oceanologia, 50, 2: 183-203. Thornton E.B., MacMahan J., Sallenger Jr. (2007) - Rip currents, mega-cusps and eroding dunes. Marine Geology, 240: 151-167. www.seafriends.org 11 1. MORFOLOGIA COSTIERA Il tratto di costa interessato si inserisce nell’arco costiero che va da Capo d’Anzio al promontorio del Circeo. Tale unità fisiografica, secondo la classificazione di Ferretti et al., (2004), è caratterizzata a N, ovvero da Capo d’Anzio a Torre Astura (esclusa), da una costa terrazzata e a S, ovvero lungo il promontorio del Circeo, da una costa a falesia; il tratto di costa compreso tra questi estremi è una costa di litorale diritto caratterizzata dalla presenza di laghi costieri dei quali il più grande è il Lago di Paola (Sabaudia), seguito dal Lago di Fogliano (prossimo a Capo Portiere), da quello di Caprolace (Parco Nazionale del Circeo) e in ultimo dal Lago dei Monaci. In figura 1.1 si riporta uno schema dei morfotipi costieri laziali con la rispettiva legenda (tabella 1.1) Figura 1.1 - Classificazione dei morfotipi costieri laziali (da Ferretti et al., 2004). 12 Tabella 1.1 - Descrizione dei morfotipi costieri laziali (da Ferretti et al., 2004). Morfotipi costieri laziali Descrizione del morfotipo COSTA DI FALESIA E’ rappresentata da un profilo subaereo a strapiombo che si prolunga nella parte sottomarina. Il contatto terra – mare è rappresentato da pareti subverticali o strette falciature di spiaggia, comunemente in ghiaia. Gli apporti solidi provengono da corsi d’acqua ad alto gradiente e da accumuli di frana e crollo della parete COSTA ARTICOLATA E’ caratterizzata da rilievi montuosi o collinari affacciati direttamente sul mare. Il profilo sottomarino comunemente riproduce quello subaereo e, meno frequentemente, esibisce piattaforme di erosione. Il contatto terra – mare è eventualmente rappresentato da seni di spiaggia comunemente in ghiaia. Gli apporti solidi provengono da corsi d’acqua ad alto gradiente e da accumuli di frana e crollo della parete dei rilievi COSTA TERRAZZATA Riva che poggia su falesia soffice o pendio digradante. Il retrolitorale presenta depositi fluviali e costiere terrazzati. Il profilo sottomarino è poco pendente. Gli apporti solidi provengono da corsi d’acqua a gradiente relativamente alto efficacemente trasportato dalla corrente lungoriva COSTA DI GOLFO La riva, in costa alta, non è esposta ai marosi del mare aperto, e la protezione dinamica naturale è spesso incrementata dalla presenza di moli e dighe foranee COSTA DI LITORALE STRETTO La piana costiera è relativamente poco pendente, di larghezza massima da qualche centinaio di metri a qualche chilometro. Il contatto terra – mare avviene su litorale ampio che comunemente disegna falciature di costa da grandi a molto grandi. Il retrolitorale è spesso rappresentato da sistemi di terrazzi fluviali e costieri. Gli apporti solidi provengono da corsi d’acqua ad alto gradiente che alimentano un’Unità Fisiografica costiera spesso delimitata da promontori. COSTA DI LITORALE DIRITTO Il contatto terra – mare avviene su spiaggia sabbiosa ampia e diritta. Il profilo sottomarino è a bassissima pendenza con la presenza di barre. Il retrospiaggia si presenta con campi dunari stagni costieri e l’eventuale presenza di laghi costieri. Gli apporti dalla terraferma provengono da corsi d’acqua a basso gradiente. Si ha la presenza di foci non aggettanti in mare e con eventuali ali ciottolose COSTA DI FRONTE DELTA Il contatto terra – mare avviene su spiaggia sabbiosa localmente distaccata dalla terraferma. Presenta una geometria d’insieme aggettante in mare, con la presenza nel retrolitorale di una laguna o palude. Gli apporti solidi provengono da bocche fluviali e il trasporto lungoriva è molto sviluppato La pendenza del fondale marino dalla battigia fino all’isobata dei 5 m assume valori intorno all’1% in corrispondenza della costa litorale diritta, dove si hanno barre e/o cordoni sottomarini sia singoli che in serie e di barre di foce fluviale nei pressi del fiume Tevere e del fiume Astura. La pendenza aumenta in corrispondenza del Circeo e di Torre Astura (coste alte), raggiungendo valori massimi del 3.5% in un tratto a sud di Torre Astura. L’arco costiero è soggetto ad una diffusa erosione: è stato registrato, infatti, il 72% di arretramento tra Nettuno e Torre Astura, l’87% di arretramento tra Torre Astura e Borgo Grappa e il 100% di 13 arretramento tra Borgo Grappa e Sabaudia. Tale fenomeno è dovuto principalmente all’azione antropica locale (appiattimento delle dune e costruzione di strade) che ha impedito il libero scambio di sedimenti fra spiaggia emersa e spiaggia sommersa, alterando il bilancio sedimentario e compromettendo l’equilibrio di questo tratto di costa. Tutto ciò si è sommato a cause naturali quali l’aumento secolare del livello marino, la subsidenza naturale e indotta, le variazioni cicliche del clima meteomarino. Le indagini sulle variazioni della linea di riva hanno permesso di costatare notevoli fenomeni di accumulo localizzabili soprattutto a sottoflutto del porto d'Anzio e nell'area vicina al porto di Nettuno. Le variazioni più significative sono state riscontrate tra il 1931 ed il 1973; mentre le situazioni del 1973 e del 1977 rivelano piccole insignificanti modifiche. Il rilevamento batimetrico ha indicato per il periodo 1883 - 1979 un accumulo di materiali nella zona tra i due porti, con una diminuzione della profondità generalmente dell'ordine dei 2 m. Il confronto tra la situazione del 1969 e quella del 1979 ha mostrato invece variazioni di segno opposto da profilo a profilo, ma anche nell'ambito di un medesimo profilo batimetrico. Nel settore compreso tra il porto di Nettuno e Torre Astura gli studi sulle variazioni della linea di riva hanno mostrato marcati fenomeni di riduzione della spiaggia avvenuti tra il 1931 ed il 1977; alcune modificazioni si osservano anche tra la situazione del 1973 e quella del 1977. Attualmente continue segnalazioni di fenomeni erosivi in atto provengono dal personale del Poligono Militare. L'intero tratto di litorale che si estende tra il promontorio di Anzio ed il piccolo sperone di Torre Astura può essere considerato come un'unità fisiografica abbastanza ben delimitata e separata dai settori di costa limitrofi. Gli scambi di materiali sabbiosi con l'esterno appaiono piuttosto limitati se si considera non solo lo sbarramento esercitato dai due aggetti morfologici subaerei, ma anche la funzione esercitata dai fondali marini ad essi prospicienti; questi fondali sono principalmente rocciosi e rilevanti, per cui inibiscono il trasporto per trascinamento sul fondo. È ipotizzabile, quindi, che le quantità di sabbie disponibili nell'area non siano molto mutate nel tempo, mentre notevoli variazioni sono state riscontrate nella localizzazione di questi materiali in taluni suoi settori. Infatti i forti accumuli che si rilevano tra Anzio e Nettuno non possono essere disgiunti dalle marcate fenomenologie erosive riscontrate in prossimità del Poligono Militare e più generalmente fino a Torre Astura. Ferretti et al., (2004) evidenziano che queste ultime zone, dopo la costruzione del porto di Nettuno e delle opere a protezione della spiaggia limitrofa, non vengono alimentate come un tempo dalle sabbie ora trattenute dai succitati manufatti. Nell’ambito del progetto Beachmed (2004), lo studio eseguito dalla Regione Lazio ha evidenziato che ancora oggi il litorale compreso tra Capo d’Anzio e Torre Astura è soggetto ad un fenomeno 14 ciclico di avanzamento e arretramento che peraltro mette in crisi le spiagge con limitata capacità di recupero (spiagge sotto falesia), mentre nel tratto tra Torre Astura e Capo Circeo anche in relazione alle opere di sistemazione del bacino del corso d’acqua Loricina, è in corso un marcato fenomeno di arretramento dell’ordine di 1mt /anno valutabile fra i 40.000-150.000 mc/anno che, per fondali con pendenza media dell’1%, corrisponde ad una perdita di circa 5-10.000 mc/anno/km. Nella seconda area si individua un’area di accumulo sottoflutto al promontorio di Torre Astura ed un fronte di arretramento di circa 25-30 km (Foce Verde - Rio Martino - Sabaudia) con un deficit globale di alimentazione di circa 200.000 mc/anno ed un corrispondente deficit unitario di circa 7-10.000 mc/anno/km. Le analisi globali confermano questi dati individuando un trend di 6.000 mc/anno/km a levante di Nettuno e Foce Verde ed un trend sensibilmente più elevato per un tratto dell’arco di Sabaudia che presenta valori di 14.000 mc/anno/km. Per quanto riguarda quest’ultimo valore si mette in evidenza che il trend nel quadriennio ’90-’94 risulta inferiore e quindi si è di fronte ad una intensificazione del fenomeno, probabilmente dovuto anche ad uno stato di sofferenza di gran parte dell’apparato dunario esistente. 15 BIBLIOGRAFIA Beachmed (2004) - IL PROGETTO BEACHMED: Recupero ambientale e manutenzione dei litorali in erosione, mediante l’impiego dei depositi sabbiosi marini (Convenzione 2002-014.3-I-028) - 1° Quaderno Tecnico - (FASE “A”) - Commissione Europea Direzione Generale alle Politiche Regionali e alla Coesione Programma Operativo Interreg. III B Misura 4.3: Protezione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, gestione della biodiversità, dei territori e dei paesaggi. Ferretti O., Barsanti M. Delbono I., Furia S. (2004) - ELEMENTI DI GESTIONE COSTIERA Tipi morfosedimentologici dei litorali italiani ENEA CRAM Italy; Dipart. Sc. Ter. Univ. Parma. 16 2. HABITAT DUNALE Da Torre Astura fino al Promontorio del Circeo il litorale sabbioso risulta caratterizzato da un sistema dunale molto sviluppato, un tempo esteso senza interruzioni (Campo e La Monica, 2006) e costituito da sabbie di origine alluvionale marina ed eolica ad elevata permeabilità e in grado di fornire un certo contributo idrico ai bacini lacustri retrostanti (Bono, 1985). La loro origine sembra essere legata alla formazione di una barra sabbiosa originatasi in seguito all’innalzamento del livello del mare in età Versiliana e accresciutasi nel tempo ad opera dell’azione eolica (Blanc et al., 1953; Giovagnotti et al., 1980). Nel tratto di litorale compreso tra Capo Portiere e Torre Paola, le dune costiere si sviluppano parallelamente alla linea di costa per circa 25 km, coprendo poco più dell’80% dell’unità fisiografica (La Monica e Raffi, 1996). Sia la quota sia l’ampiezza di questi “tumoleti” aumentano da nord verso sud, raggiungendo l’elevazione e l’ampiezza massima (rispettivamente 28 m s.l.m. e 250 m di larghezza) nei pressi di Torre Paola (Campo e La Monica, 2006). Immediatamente a ridosso del Promontorio del Monte Circeo, a causa della diversa esposizione della falcatura ai venti dominanti e dell’effetto protettivo del promontorio stesso, larghezza ed elevazione delle dune costiere diminuiscono nuovamente raggiungendo circa i 230 m di ampiezza e i 24 m di altezza (Giovagnotti et al., 1980). Negli anni ‘30 del secolo scorso la dinamica del sistema dunale è stata bloccata dalla costruzione della strada costiera, realizzata in corrispondenza del suo asse longitudinale (figura 2.1) che, oltre ad impedirne la libera evoluzione morfologica (ossia il libero avanzamento ed arretramento che gli consentirebbe di limitare i danni prodotti dall’azione erosiva delle mareggiate), ha anche incrementato l’erosione dovuta a fenomeni di ruscellamento e contribuito a rendere l’intera area costiera più accessibile nella stagione estiva (Bovina et al., 2003). Dal punto di vista vegetazionale, le dune sono per la maggior parte consolidate da vegetazione costiera specializzata, tipica dell’ambiente mediterraneo (Giovagnotti et al., 1980). In ragione della differente esposizione ai venti e all’insolazione, è possibile distinguere due diversi settori: il versante rivolto verso i laghi costieri e quello rivolto verso il mare. Nel primo settore, caratterizzato da condizioni climatiche più favorevoli, si rinviene una vegetazione arbustiva e arborea densa, strutturata e rigogliosa. Differente è la situazione rilevabile lungo il versante opposto, in cui l’esposizione a condizioni climatiche più limitanti (elevato grado di aridità e salinità, dovuto all’esposizione all’aerosol proveniente dal mare) permette lo sviluppo di una vegetazione prevalentemente cespugliosa xerofita ed alofita, in grado di stabilizzare le sabbie eoliche tramite 17 apparati radicali specializzati, innescando così meccanismi di feedback positivo tra la componente biologica e quella sedimentologica, che conferiscono al sistema stabilità dinamica e resilienza (Beachmed-e, 2007). Figura 2.1 - Il litorale antistante i laghi costieri è bordato da un cordone dunale lungo il cui asse si sviluppa la strada costiera. 18 BIBLIOGRAFIA Beachmed-e (2007) - Partage, perfectionnement et application du protocole ENV1 aux activités de dragage et de rechargement avec des sables fossiles, et applications spécifiques pour l’étude de la turbidité. Phase A - Rapport final - PROGRAMME OPÉRATIONNEL INTERREG III C – ZONE SUD BEACHMED-e: La gestion stratégique de la défense des littoraux pour un développement soutenable des zones côtières de la Méditerranée (code 3S0155R): 131-139. Blanc. A. C., Segre A. (1953) - Le quaternarie du Monte Circeo. Livret guide, IV Congrès INQUA, Roma: 23-108. Bono P. (1985) - Seminario informativo sui risultati del progetto “laghi costieri”. Terracina 30-31 Gennaio 1985. Latina, Arti grafiche Archimio ed.: 163 pp. Bovina G., Callori Di Vignale C., Amodio M. (2003) - L’approccio dell’ingegneria naturalistica nella conservazione degli ambienti dunali. In: Regione Lazio (Ed.) “Manuale di Ingegneria Naturalistica”, 2: 367-381. Campo V., La Monica G.B. (2006) - Le dune costiere oloceniche prossimali lungo il litorale del Lazio. Studi Costieri, 11: 31-42. Giovagnotti C., Rondelli F., Pascoletti M.T. (1980) - Caratteristiche geomorfologiche e sedimentologiche delle formazioni quaternarie del litorale laziale tra T.re Astura e il M. Circeo. In: Estratto degli Annuali della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia Volume XXXIV – Nota I “Geologia, morfologia e dinamica del litorale”: 173-235. La Monica G.B., Raffi R. (1996) - Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna. In: Tip. Borgia (Ed.) - Il mare del Lazio - “Elementi di oceanografia fisica e chimica, biologia e geologia marina, clima meteomarino, dinamica dei sedimenti e apporti continentali”, Roma, 1996: 62-86. 19 3. ASPETTI SEDIMENTOLOGICI E MINERALOGICI L’area studiata è stata interessata, nel passato, da indagini condotte soprattutto a scala regionale (La Monica e Raffi, 1996) che segnalano, lungo le coste del Lazio meridionale, la presenza di spiagge caratterizzate da sabbie fini e medie, con sabbie grossolane localizzate essenzialmente sui fondali a debole acclività, come nel caso dei fondali presenti tra Torre Astura e Foce Verde. Indagini di dettaglio condotte da ICRAM (2005) lungo il tratto di mare compreso tra Anzio e il promontorio del Circeo hanno confermato in generale i dati pregressi, segnalando la prevalenza, fino ai 10 m di profondità, di sabbie fini e molto fini, da ben classate a moderatamente classate. Dal punto di vista composizionale, tali sabbie sono caratterizzate da uno scarso contenuto in bioclasti e dalla presenza di una frazione terrigena costituita principalmente da quarzo con subordinati feldspati, frammenti vulcanoclastici e carbonatici e talvolta da selce. Tra i femici, abbondanti, sono stati rinvenuti biotite e augite insieme a qualche granulo di magnetite, granato, muscovite e spinello. La composizione mineralogica di tali sabbie, caratterizzate da vistose concentrazioni di minerali pesanti (Gandolfi e Paganelli, 1984) è stata messa in rapporto, in accordo con Brondi et al. (1971), con il disfacimento dei vulcani quaternari presenti lungo il margine tirrenico laziale (ICRAM, 2005). Le indagini condotte circa l’influenza degli apporti solidi fluviali sulle caratteristiche delle spiagge laziali indicano che solo i fiumi Tevere e Garigliano influenzano la fascia batimetrica compresa tra 0 e 10 m, mentre i corsi d’acqua minori incidono al più sulla composizione mineralogica (La Monica e Raffi, 1996). Più in dettaglio, gli studi condotti da Milli (1993) sui limiti di influenza dei corsi d’acqua che sfociano lungo il litorale laziale, hanno messo in evidenza che il tratto di litorale compreso tra Anzio e Torre Astura è alimentato solo da qualche modestissimo fosso e la maggior parte dei sedimenti apportati alla costa (in prevalenza fini) sono allontanati per effetto sia del moto ondoso sia della deriva litorale, diretta verso SE. Tra Torre Astura e Monte Circeo gli unici corsi d’acqua di una certa importanza sono il Fiume Astura e il Canale delle Acque Alte, che apportano alla costa prevalentemente materiali molto fini, anche questi facilmente allontanati verso largo sia per effetto del moto ondoso, sia per effetto della deriva litoranea (Milli, 1993), diretta verso SE (Caputo et al., 1983). Gli altri modestissimi fossi presenti nell’area alimentano direttamente i laghi costieri. Sulla base della composizione mineralogica delle sabbie di spiaggia Milli (1993) ha rilevato che i due succitati corsi d’acqua influenzano il litorale almeno fino al Lago dei Monaci, determinando l’appartenenza di questo tratto di spiaggia (da Torre Astura al Lago di Fogliano) alla provincia petrografia T14 (CNR, 1985), in cui si riscontra quarzo prevalente (50%), con carbonati e feldspati 20 subordinati (entrambi 20%), e presenza di augite, granato, melanite e selci. Il restante settore centromeridionale, esteso da Sabaudia fino a Sperlonga, presenta invece una composizione mineralogica delle sabbie di spiaggia tale da definirne l’appartenenza ad un’altra provincia petrografia, la T15 (CNR, 1985), definita da quarzo dominante (40%) e subordinati carbonati e feldspati (entrambi 25%) e presenza di augite, selci, siltiti e vulcaniti basiche. Per quanto attiene ai sedimenti di piattaforma, i lavori reperiti in bibliografia indicano una certa omogeneità granulometrica nelle diverse fasce batimetriche, dimensioni medie dei granuli che diminuiscono con l’aumentare della profondità e da sud verso nord (in particolare dalla foce del Fiume Astura sino a San Felice Circeo). La Monica e Raffi (1996) riportano inoltre che, lungo tutto il tratto che va da Capo d’Anzio a Capo Circeo, l’elemento caratterizzante è costituito dalla presenza di sabbie sino alla batimetrica dei 20-30 m. Più in dettaglio procedendo da Capo d’Anzio a Torre Astura la fascia di materiale più grossolano tende a restringersi procedendo verso sud, in accordo con l’andamento delle batimetrie; la distribuzione dei sedimenti più sottili presenta un andamento abbastanza regolare e subparallelo a quello dei sedimenti più grossolani ben rappresentato nella figura 3.1 che riporta le caratteristiche granulometriche dei sedimenti superficiali, espressa come percentuale di pelite (silt+argilla) (ICRAM, 2005). 41.5 41.45 SAa5 SAa20 41.4 SAb10 SAe10 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAd30 SAe30 SAd40 SAb80 SAg5 SAf20 SAc60 SAh10 SAf40 SAh30 SAg40 SAe50 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 41.3 SAd60 SAc80 SAa100 SAf60 SAd80 SAe80 SAg60 SAg80 SAh80 SAd100 SAl10 SAl30 SAl50 SAm5 SAm20 SAm 40 SAm60 SAn10 SAi80 SAl80 SAd115 41.25 SAi60 SAi100 SAf100 SAg100 SAf115 An30 SS An50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 pelite % 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Figura 3.1 - Distribuzione della pelite (%) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). 21 Tale andamento, abbastanza regolare, subisce una evidente interruzione in corrispondenza del settore compreso tra Torre Astura e Foce Verde (La Monica e Raffi, 1996; ICRAM, 2005), caratterizzato da un andamento alquanto articolato del fondo e la presenza, tra i 10-20 m e tra i 3040 m di profondità, di forme positive di notevoli dimensioni, alcune delle quali corrispondono a culminazioni del substrato (Chiocci e La Monica, 1996; 1999). In tale settore è stata rinvenuta una distribuzione eterogenea dei sedimenti superficiali, con tessiture variabili da sabbia siltosa, a sabbia argillosa sino a silt sabbioso (ICRAM, 2005). Gli Autori (ICRAM, 2005) spiegano tale irregolarità nella distribuzione dei sedimenti superficiali per quanto attiene alla frazione grossolana con la produzione di materiale grossolano di origine biogena da parte dell’antistante prateria a Posidonia oceanica, in accordo anche con gli studi pregressi condotti a scala regionale (La Monica e Raffi, 1996). Per ciò che concerne la distribuzione della frazione fine si fa invece riferimento alla normale sedimentazione sottile che caratterizza le maggiori profondità, unitamente all’effetto generato dagli apporti fluviali del Fiume Astura (ICRAM, 2005). Più a sud, tra il Lago di Caprolace e il promontorio del Circeo la distribuzione dei sedimenti superficiali è ancora caratterizzata da fasce di distribuzione di ampiezza variabile. Sedimenti quasi esclusivamente sabbiosi, peculiari del prisma sabbioso costiero, che costituisce il corpo sedimentario delle spiagge formatesi durante l’attuale stazionamento del livello del mare (Curray, 1964; Swift, 1970; Tortora et al., 1986), sono stati localizzati fino alla profondità di 30 m (al traverso di San Felice Circeo), rivelando uno spostamento progressivo del limite inferiore di tale ambiente verso batimetrie maggiori (ICRAM, 2005). ICRAM (2005) localizza la fascia di transizione fra i sedimenti grossolani peculiari del sistema costiero e sedimenti sottili caratteristici del sistema piattaforma generalmente a 30 e a 40 m di profondità, sottolineandone al contempo anche un andamento alquanto irregolare. Nel tratto di costa compreso tra Sabaudia e San Felice Circeo, tale fascia, caratterizzata da una grande eterogeneità tessiturali con sedimenti sabbioso-siltosi e componente bioclastica importante, è presente a profondità maggiori (50-60 m) (Taliana, 1992; ICRAM, 2005), confermando anche in tale settore il generale spostamento degli ambienti sedimentari, in accordo con l’elevata energia idrodinamica che caratterizza i fondali antistanti il promontorio di Capo Circeo (ICRAM, 2005). In generale, la variazione delle caratteristiche granulometriche del sedimento, che caratterizza il passaggio tra i diversi ambienti, è stata messa in relazione sia alla deposizione selettiva del carico sospeso di origine fluviale, sia alla maggiore dinamica delle acque sui fondali meno profondi, maggiormente disturbati da correnti e da effetti sporadici del moto ondoso (Frascari et al., 1986). 22 A partire dai 50 m di profondità la distribuzione dei sedimenti superficiali diventa generalmente omogenea (La Monica e Raffi 1996; ICRAM, 2005) e tipica dell’ambiente di piattaforma. In particolare, ICRAM (2005) riporta la presenza esclusiva di silt argilloso (peculiare dell’ambiente di piattaforma, tra i 50 e i 60 m di profondità, mentre nel settore meridionale, a ridosso del promontorio del Circeo, tale passaggio è individuato intorno alla batimetrica degli 80 m. A profondità più elevate, è infine segnalata la presenza di una sedimentazione omogenea francamente argillosa (argilla siltosa). Tali sedimenti sottili, per il loro ambiente di deposizione, vengono definiti come fanghi recenti di piattaforma o coltre di fango (Tortora et al., 1986). Dal punto di vista composizionale nei sedimenti di piattaforma è riportata la presenza caratteristica se non esclusiva di una componente bioclastica piuttosto abbondante (bivalvi, gasteropodi, artropodi, echinidi, briozoi, foraminiferi), e scarsa frazione terrigena composta da quarzo con subordinati feldspati e frammenti calcarei e vulcanoclastici. Tra i femici sono segnalati mica biotitica e clinopirosseni augitici con magnetite, granato, clorite e muscovite sporadici (ICRAM, 2005). L’andamento regolare della distribuzione dei sedimenti superficiali nell’ambiente ormai tipicamente di piattaforma è alterato solo al traverso di Foce Verde e Lago di Fogliano, in cui la presenza, tra 80 e 100 m di profondità di sedimenti eterogenei più grossolani caratterizzate da tessiture miste (loam) e prevalentemente sabbiose è stata messa in relazione con gli affioramenti del substrato roccioso e con la presenza di depositi sabbiosi relitti (Chiocci e La Monica, 1999; ICRAM, 2005), ben visibile nella figura 3.1. 23 Caratteristiche chimiche (metalli e contaminanti organici) nei sedimenti superficiali L’indagine bibliografica ha evidenziato come, per l’area di studio, la produzione scientifica specialistica sia decisamente carente, ad eccezione dello studio condotto a scala regionale da Branca et al. (1996), relativo alla geochimica dei sedimenti marini della piattaforma laziale (focalizzato sulla ripartizione delle diverse fasi di metallo nel sedimento, senza però riportare le distribuzioni spaziali rinvenute per ciascun analita e per ciascuna fase) e degli studi di dettaglio condotti da ICRAM (2005) nell’ambito di uno studio di caratterizzazione ambientale connesso ad attività di dragaggio di sabbie relitte a fini di ripascimento. In particolare ICRAM (2005) ha indagato, nel tratto di piattaforma continentale compreso tra Nettuno (RM) e San Felice Circeo (LT), gli aspetti connessi alla chimica dei sedimenti superficiali, con particolare riferimento al contenuto in metalli (mediante lo studio delle abbondanze totali) e in microinquinanti organici (idrocarburi policiclici aromatici e policlorobifenili). Metalli E’ noto che i metalli in traccia, in zone prive di sorgenti di contaminazione, mostrano un incremento dei valori di concentrazione all’aumentare della profondità e/o della distanza dalla costa; questo accade poiché normalmente, all’aumentare della distanza dalla costa, si riscontra una presenza maggiore di sedimenti fini, caratterizzati da una maggior superficie adsorbente (Barbanti e Bothner, 1993). La ricerca bibliografica condotta sui dati recenti disponibili in letteratura, ha messo in evidenza l’assoluta carenza di informazioni, ad eccezioni dei dati riportati in ICRAM (2005) relativi al contenuto totale di alcuni metalli (quali Cu, Ni, Zn, Cr, Cd; Hg, As, Ba e Pb per gli elementi in traccia e Fe e Mn per i costituenti principali) nei sedimenti superficiali. Tale studio ha messo in evidenza un generale aumento del tenore della maggior parte dei metalli analizzati in funzione della profondità e della percentuale di componente fine, con valori di concentrazione che rimangono abbastanza stabili a partire da 80-100 m di profondità. Tali dati appaiono, quindi, in accordo con le caratteristiche tessiturali del sedimento caratterizzate da un generale incremento della frazione pelitica verso largo. Le concentrazioni rinvenute da ICRAM (2005) sono, inoltre, in accordo con i dati riportati in letteratura e relativi alle indagini svolte sull’intera piattaforma continentale laziale (tabella 3.1). 24 Tabella 3.1 - Confronto fra i dati ottenuti per l’area in studio e quelli riferiti all’intera piattaforma continentale laziale. Le concentrazioni [abb. tot.] sono espresse per tutti i metalli in mg/kg p.s., tranne che per il Fe, per il quale sono espresse in % (da ICRAM, 2005). Sedimenti Area di Studio Elemento Sedimenti Piattaforma Laziale Media intervallo Media intervallo Fe 2.79±0.96 1.00÷5.44 2.7±1.0 0.34÷5.17 Cu 20.24±7.54 <d.l.÷32.09 31.6±20.4 5÷127 Mn 653.39±200.04 355.81÷1401.24 714±206.3 333÷1866 Ni 26.69±8.58 <d.l.÷43.92 64.7±16.0 25÷107 Zn 61.57±24.60 <d.l ÷99.62 86.2±30.6 21÷141 Cr 48.79±16.40 <d.l ÷73.32 46.7±23.6 10÷112 Cd 0.10±0.03 0.01÷0.15 0.10±0.03 0.08÷0.13 Hg 0.36±0.27 0.0002÷1.03 0.32±0.13 0.1÷0.5 As 41.03±17.02 <d.l.÷77.18 - 11÷80 Ba 119.79±40.72 <d.l ÷182.36 - - Pb 25.73±15.12 <d.l.÷46.82 79.5±21.7 35÷128 Più nel dettaglio, per quanto concerne la distribuzione dei metalli in traccia, la situazione descritta da ICRAM (2005) è la seguente: o il Cu presenta valori di concentrazione sempre bassi: bassi o molto bassi sotto costa con un gradiente di accumulo costa-largo. Inoltre, il valore medio rilevato da ICRAM (2005) è più basso di quello riportato per l’intera piattaforma continentale laziale (tabella 3.1 e figura 3.2). 25 41.5 41.45 SAa5 SAb10 SAa20 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAd40 SAh10 SAf40 SAc60 SAg40 SAh30 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAi60 SAh80 SAd100 SAl10 SAl30 SAl50 SAi80 SAl80 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAd115 41.25 SAf100 SAf115 SAg100 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Cu mg/Kg 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40 44 48 52 56 60 Figura 3.2 - Concentrazione di Cu (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). o Zn e Cr (figure 3.3 e 3.4) mostrano, analogamente a Pb e Ni (figure 3.5 e 3.6), un generale aumento di concentrazione procedendo verso il largo e sembrano avere una buona correlazione con le caratteristiche granulometriche del sedimento, in particolare con la distribuzione della pelite (figura 3.1). 26 41.5 41.45 SAa5 SAa20 SAb10 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAd40 SAc60 SAh10 SAf40 SAg40 SAh30 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAi60 SAh80 SAd100 SAi80 SAl80 SAd115 41.25 SAl10 SAl30 SAl50 SAf100 SAf115 SAg100 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Zn mg/Kg 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95100 Figura 3.3 - Concentrazione di Zn (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). 27 41.5 41.45 SAa5 SAb10 SAa20 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAh10 SAd40 SAc60 SAf40 SAg40 SAh30 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAi60 SAh80 SAd100 SAi80 SAl80 SAd115 41.25 SAl10 SAl30 SAl50 SAf100 SAf115 SAg100 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Cr mg/Kg 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 Figura 3.4 - Concentrazione di Cr (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). 28 41.5 41.45 SAa5 SAa20 SAb10 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAg5 SAf20 SAd30 SAc40 SAe30 41.35 SAh10 SAd40 SAc60 SAf40 SAh30 SAg40 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAi60 SAh80 SAd100 SAl10 SAl30 SAl50 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAi80 SAl80 SAm60 SAd115 41.25 SAf100 SAf115 SAi100 SAg100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Pb mg/Kg 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 Figura 3.5 - Concentrazione di Pb (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). 29 41.5 41.45 SAa5 SAa20 SAb10 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAh10 SAf40 SAd40 SAc60 SAh30 SAg40 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAh80 SAm5 SAi80 SAd100 SAl80 SAd115 41.25 SAl10 SAl30 SAl50 SAi60 SAf100 SAf115 SAg100 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Ni mg/Kg 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 Figura 3.6 - Concentrazione di Ni (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). o il Cd presenta una distribuzione piuttosto omogenea, apparentemente non influenzata dalla distribuzione granulometrica, valori sempre bassi e un range di concentrazione molto ristretto, che va da 0.04 a 0.15 mg/kg (figura 3.7). 30 41.5 41.45 SAa5 SAa20 SAb10 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAc60 SAh10 SAf40 SAd40 SAg40 SAh30 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAh80 SAd100 SAi80 SAl80 SAd115 41.25 SAl10 SAl30 SAl50 SAi60 SAf100 SAf115 SAg100 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Cd mg/Kg 0.03 0.06 0.09 0.12 0.15 0.18 0.21 0.24 0.27 0.3 Figura 3.7 - Concentrazione di Cd abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). o il Hg, in modo più o meno accentuato in tutta l’aera, presenta una concentrazione crescente fino a circa 60 m di profondità e poi decrescente nei fondali a profondità maggiori. Nella fascia più prossima alla costa, fino a 20-30 m di profondità, sono stati riscontrati i valori più bassi, inferiori allo standard di qualità riportato nel D.M.367/03 e riferito ai sedimenti costieri. Verso largo, anche in accordo con la differente composizione granulometrica del sedimento, sono stati invece rilevati valori mediamente più alti (figura 3.8). 31 41.5 41.45 SAa5 SAa20 SAb10 SAe10 41.4 SAf10 SAb30 SAa40 SAd20 SAb50 SAa60 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAd40 SAc60 SAh10 SAf40 SAg40 SAh30 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAi60 SAh80 SAd100 SAi80 SAl80 SAd115 41.25 SAl10 SAl30 SAl50 SAf100 SAf115 SAg100 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 Hg mg/Kg 0.05 0.15 0.25 0.35 0.45 0.55 0.65 0.75 0.85 0.95 1.05 Figura 3.8 - Concentrazione di Hg (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). o l’As mostra un leggero trend costa-largo (figura 3.9), con valori bassi in alcune stazioni più costiere, un valore medio di circa 40 mg/kg p.s. e valori massimi inferiori a quelli riportati in letteratura per la piattaforma continentale laziale (ICRAM, 2005). I valori di concentrazione rinvenuti dagli Autori sono generalmente più alti dello standard di qualità fissato nel D.M. 367/03 (12mg/kg), come del resto già rinvenuto in altre aree della piattaforma continentale laziale (Paganelli et al., 2007). 32 41.5 41.45 SAa5 SAa20 SAb10 SAe10 41.4 SAf10 SAa40 SAa60 SAb30 SAd20 SAb50 SAc40 41.35 SAg5 SAf20 SAd30 SAe30 SAc60 SAh10 SAf40 SAd40 SAg40 SAh30 SAe50 SAb80 SAi5 SAi20 SAi40 SAh50 SAd60 SAa100 SAf60 SAg60 SAc80 41.3 SAd80 SAe80 SAg80 SAi60 SAh80 SAd100 SAi80 SAl80 SAl10 SAl30 SAl50 SAm5 SAm20 SAm40 SAn10 SAm60 SAd115 41.25 SAf100 SAf115 SAg100 SAi100 SAn30 SAn50 SAn80 41.2 12.65 12.7 12.75 12.8 12.85 12.9 12.95 13 13.05 As mg/Kg 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 Figura 3.9 - Concentrazione di As (abbondanze totali, espresse in mg/kg p.s.) nei sedimenti superficiali (da ICRAM, 2005). Contaminanti Organici Per quanto concerne lo stato di qualità dei sedimenti marini, per l’area in studio sono disponibili i soli dati di ICRAM (2005) che riporta i risultati di un’indagine relativa al contenuto di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e PCB (policlorobifenili) nei sedimenti superficiali nel tratto di piattaforma prospiciente il litorale di Sabaudia. I dati presentati dagli Autori indicano una contaminazione diffusa da IPA, ad andamento piuttosto irregolare, con valori elevati distribuiti su fondali che vanno da 30 a 100 m di profondità. Le concentrazioni appaiono particolarmente elevate nella zona più settentrionale, mentre le altre aree presentano concentrazioni generalmente basse ascrivibili a valori di fondo nelle stazioni più vicine alla costa, in cui la frazione grossolana del sedimento prevale su quella fine (ICRAM, 2005). Da segnalare che le elevate concentrazioni di IPA totali sono dovute principalmente al contributo del naftalene, la cui concentrazione è risultata costituire più del 90% degli IPA (totali), mentre gli altri analiti esaminati presentano valori generalmente bassi (ICRAM, 2005). 33 Per quanto concerne i dati rinvenuti in letteratura relativamente al contenuto in PCB, ICRAM (2005) riporta valori di concentrazione omogenei e bassi, compresi tra 1 e 3 ng/g, ovvero valori sempre inferiori al valori fissato nel decreto 367/2006 che riporta gli standard di qualità per i sedimenti marino-costieri. 34 BIBLIOGRAFIA Barbanti A., Bothner M.H. (1993) - A procedure for partitioning bulk sediments into distinct grainsize fractions for geochemical analysis. Environ. Geology, 21: 3-13. Branca M.E., Calderoni G., Petrone V. (1996) - Geochimica dei sedimenti. In: “Il mare del Lazio”, 331 pp, Università degli Studi di Roma - Regione Lazio assessorato opere e reti di servizi e mobilità. 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Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dip.to Sc. Della Terra – Assessorato Opere e Reti di Servizio e Mobilità. CNR (1985) - Atlante delle spiagge italiane. Dinamismo - Tendenza evolutiva - Opere Umane. P.F. “Conservazione del Suolo”, Sottoprogetto “Dinamica dei Litorali”, SELCA, Firenze. Frascari F., Guerzoni S., Ravaioli M. (1986) - I depositi pelitici attuali del Fiume Tevere: alcune considerazioni sul loro significato ambientale. In: Ruolo dei minerali argillosi nelle problematiche ambientali. Atti del convegno tenutosi al Centro Ricerche Energia e Ambiente di S. Teresa, 22-23 maggio 1985. Gandolfi G., Paganelli L. (1984) - Petrografia delle sabbie del litorale tirrenico fra i Monti dell'Uccellina e Monte di Procida. Miner. Petrogr. Acta, 28: 173-191. ICRAM (2005) - Studio per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale: Macroarea D. Fase B - Caratterizzazione Area Vasta. Per conto della Regione Lazio: 301 pp. 35 La Monica G.B., Raffi R. (1996) - Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna. In: Il Mare del Lazio. Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Regione Lazio Assessorato Opere e Reti di Servizi e Mobilità: 62-105. Milli S. (1993) - I limiti d'influenza dei corsi d'acqua che sfociano lungo il litorale tirrenico compreso tra Ansedonia (Toscana meridionale) e Monte di Procida (Campania settentrionale) e tra Salerno e Agropoli (Golfo di Salerno). Rapporto tecnico inedito. Paganelli D., Maggi C:, Gabellini M. (2007) - La compatibilità chimica nel ripascimento con sabie relitte: il caso degli elementi in traccia a Montalto di Castro (VT). Studi Costieri, 13: 111-120. Taliana D. (1992) - Sedimenti attuali e recenti della piattaforma continentale interna tra Capo d’Anzio e Monte Circeo. Tesi di laurea sperimentale in Sedimentologia. Tortora P., Borrelli G. B., Burragato F. (1986) - Indagini per l’individuazione di palcers nella piattaforma continentale interna tra M. Argentario ed Ansedonia (Toscana Meridionale). Boll. Soc. Geol. It., 105: 383-403. 36 4. FITOPLANCTON E STATO TROFICO DELLE ACQUE COSTIERE Il fitoplancton è formato dagli organismi vegetali autotrofi che possono sintetizzare le sostanze organiche che formano il protoplasma delle loro cellule ed i materiali di riserva partendo da anidride carbonica, acqua e sali di fosforo e di azoto. L’autotrofia è possibile grazie alla presenza dei pigmenti fotosintetici clorofilla, carotenoidi e biliproteine. Il fitoplancton dei nostri mari è formato da alghe unicellulari microscopiche fra le quali, almeno in alcuni periodi dell’anno, sono predominanti le Diatomee ed i Dinoflagellati. L’analisi qualiquantitativa dei popolamenti fitoplanctonici fornisce informazioni utili sullo stato dell’ecosistema marino, in relazione all’andamento stagionale delle fioriture algali fitoplanctoniche e alle loro caratteristiche. Il monitoraggio delle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche delle acque costiere superficiali, accompagnato dalla messa a punto e dall’applicazione di indici ed indicatori opportunamente identificati, rappresenta un ulteriore valido strumento per il raggiungimento di un’adeguata conoscenza dello stato trofico delle acque costiere. L’applicazione dell’indice trofico TRIX (Vollenweider et al., 1998) consente la definizione dei livelli trofici costieri in termini quantitativi rendendo possibile un confronto tra diverse situazioni spazio-temporali. Tale indice è definito dalla combinazione lineare di quattro parametri fondamentali delle acque costiere: clorofilla “a”, scarto % in valore assoluto di O2 dalla saturazione, azoto inorganico disciolto (DIN) e fosforo totale (PT). L’indice TRIX è stato adottato dal D.Lgs. 152/99, per definire livelli trofici-obiettivo da mantenere, ovvero da raggiungere, su scala regionale, con lo scopo di impostare corrette politiche di intervento e di gestione della fascia costiera (Cicero et al., 2001). Numericamente il valore TRIX può variare da 0 a 10, andando dalla oligotrofia (0 = acque scarsamente produttive tipiche del mare aperto) alla ipereutrofia (10 = acque fortemente produttive tipiche di aree costiere eutrofizzate). Nella tabella 4.1 si riportano i valori della scala trofica e il corrispondente stato di qualità delle acque marine. 37 Tabella 4.1 - Valori della scala trofica e corrispondente stato di qualità delle acque marine. SCALA TROFICA 2-4 4-5 5-6 6-8 STATO elevato basso mediocre scadente CONDIZIONI Acque scarsamente produttive. Livello di trofia basso. Buona trasparenza delle acque. Assenza di anomale colorazioni. Acque moderatamente produttive. Livello di trofia medio. Buona trasparenza. Occasionali intorbidimenti e colorazioni. Acque molto produttive. Livello di trofia elevato. Scarsa trasparenza delle acque. Anomale colorazioni. Ipossie e occasionali anossie sul fondo. Stati di sofferenza sul fondo. Acque fortemente produttive. Livello di trofia molto elevato. Elevata torbidità delle acque. Diffuse e persistenti colorazioni e ipossie/anossie sul fondo. Morie di organismi bentonici. Danni economici turismo, pesca e acquicoltura. Gli studi relativi allo stato trofico delle acque e al fitoplancton del tratto di costa oggetto di questo studio sono piuttosto scarsi e frammentari. Gli unici dati disponibili riguardano tratti di costa prossimi a quelli di interesse o sono inseriti all’interno di studi ambientali multidisciplinari condotti generalmente ad una scala più ampia (Cicero et al., 2001; Magaletti et al., 2001). Nel 1999 l’ICRAM ha condotto due campagne oceanografiche nell’area tirrenica compresa tra Genova e Portici (NA) con attività di campionamento di acque superficiali e misure fisico-chimiche a 500 m e 3000 m dalla costa su un totale di 30 transetti. La strategia di campionamento adottata era finalizzata ad individuare situazioni trofiche diverse come sbocchi fluviali ad elevato apporto di nutrienti, tratti costieri urbanizzati e aree portuali, aree a minor impatto antropico. I dati di entrambe le campagne sono stati quindi utilizzati per l’elaborazione dell’indice trofico TRIX. Nella tabella 4.2 vengono riportati i valori trofici delle acque costiere relativi ai transetti situati nell’area prospiciente la cittadina di Anzio e il Circeo (Cicero et al., 2001; Magaletti et al., 2001). Tabella 4.2 - Stazioni di campionamento e valori dell’Indice Trofico TRIX a 500 m e 300 m dalla costa per le campagne di marzo e luglio 1999. Località Anzio Circeo TRIX marzo TRIX luglio 500 m 300 m 500 m 3000 m 4,46 3,48 2,73 3,06 5,14 3,83 3,10 2,49 38 Nella campagna di marzo i valori dell’indice trofico sono risultati piuttosto alti e compresi tra 4 e 5 unità di TRIX in entrambe le località e nelle stazioni poste a 500 m dalla riva, ciò ad indicare uno basso stato di qualità dell’ambiente marino. Uno stato di qualità elevato (valori dell’indice compresi tra 2 e 4 unità di TRIX) è stato riscontrato invece in tutte e due le località monitorate nel mese di luglio e nel mese di marzo (solo nelle stazioni a 300 m dalla costa). La diminuzione dei valori dell’Indice Trofico nel periodo estivo è probabilmente imputabile al minor afflusso di acque dolci continentali ricche di nutrienti, tipico di questa stagione. Per quel che riguarda l’analisi qualitativa del fitoplancton gli stessi autori hanno osservato come le Diatomee più abbondanti appartengano ai generi Chaetoceros, Rhizosolenia, Leptocylindrus danicus e L. minimum ed in misura minore alle specie Nitzschia seriata, Thalassionema nitzschioides, Asterionella japonica ed Eucampia cornuta. Tra i Dinoflagellati i generi più rappresentati sono Prorocentrum, Gonyalaux e Ceratium. Non è stata osservata le presenza di specie produttrici di biotossine DSP appartenenti al genere Dynophysis (Magaletti et al., 2001). Uno studio successivo (Bianco et al., 2006) mirato all’analisi delle fioriture algali lungo le coste del Lazio ha rilevato la presenza di intense fioriture della rodoficea ittiotossica Fibrocapsa japonica nel tratto di mare prospiciente la città di Latina e l’abitato di Sabaudia, nell’agosto del 1999 e nelle estati 2000 e 2002. Dati recenti sui popolamenti fitoplantonici e sullo stato di qualità delle acque costiere sono contenuti nella banca dati Si.Di.Mar e reperibili sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) (http://www.tutelamare.it/cocoon/sidimar/app/it/index.html). In base alle informazioni sui popolamenti fitoplantonici della località Rio Martino (LT) (stazione interna all’area indagata), nel periodo Gennaio 2006 - Gennaio 2007, il taxon più abbondante è risultato quello delle Diatomee. Il secondo taxon in ordine di abbondanza è rappresentato dalla frazione “altro fitoplancton” che, come osservato anche da Congestri et al. (2006) risulta particolarmente abbondante, arrivando ad avere un’elevata incidenza quantitativa sull’intera comunità fitoplanctonica, in particolare in corrispondenza delle stazioni situate nella provincia di Latina. La componente a Dinoflagellati nel medesimo periodo analizzato è moderatamente rappresentata. Per quanto riguarda le Diatomee le specie più abbondanti rinvenute durante tutto l’anno, che appartengono al genere Chaetoceros, sono: C. compressus, C. socialis, C. tortissimus e C. affinis. Altrettanto abbondanti nello stesso periodo sono anche Leptocylindrus danicus e L. minimus, Asterionellopsis glacialis, Thalassionema nitzschioides, Cylindrotheca closterium, Pseudo-Nitzschia spp. del Nitzschia delicatissima complex, P. delicatissima, P. pseudodelicatissima e Achnantes sp. In particolare, P. delicatissima è considerata specie tossica (Congestri et al., 2004). 39 Cryptophyceae e Clorophyceae sono le famiglie dominanti nella frazione “altro fitoplancton”. Tra i Dinoflagellati molto abbondanti sono le famiglie delle Gymnodiniaceae e Dinophyceae, gli individui appartenenti all’ordine delle Gymnodiniales e le specie Heterocapsa niei, Amphidinium acutissimum e Scrippsiella sp. Nella tabella 3.3 si riporta lo stato di qualità delle acque per la località di Rio Martino, relativo al periodo Gennaio 2006 - Gennaio 2007 (sito Si.Di.Mar), per ognuna delle tre stazioni campionate (costiera, intermedia e del largo). Tabella 4..3 - Stato di qualità dell’ambiente marino nella località Rio Martino. LD1 (Costiera) LD2 (Intermedia) LD3 (Largo) Gennaio 2006 BASSA BASSA BASSA Febbraio 2006 BASSA BASSA MEDIA Marzo 2006 MEDIA MEDIA BASSA Aprile 2006 --- --- --- Maggio 2006 --- --- --- Giugno 2006 --- --- --- Luglio 2006 MEDIA MEDIA ALTA Agosto 2006 BASSA BASSA MEDIA Settembre 2006 MEDIA MEDIA MEDIA Ottobre 2006 MEDIA MEDIA ALTA Novembre 2006 MEDIA MEDIA MEDIA Dicembre 2006 MEDIA BASSA MEDIA Gennaio 2007 MEDIA ALTA MEDIA I valori dei parametri utili alla classificazione delle acque marine quali salinità, trasparenza, clorofilla, ammoniaca, fosfati, nitrati, nitriti e silicati relativi allo stesso periodo e alle medesime stazioni sono disponibili sul sito http://www.tutelamare.it/cocoon/sidimar/app/it/index.html. 40 BIBLIOGRAFIA Bianco I., Congestri R., Sangiorgi V., Albertano P., Zaottini E. (2006) - Fioriture di microalghe potenzialmente tossiche lungo le coste laziali. Biol. Mar. Medit., 13 (1): 947-950. Cicero A.M., Ferrari C.R., Giovanardi F., Magaletti E., Ghetti A., Mazziotti C., Montanari G., Rinaldi A., Scarpato A., Romano E. (2001) - Applicazione dell’indice trofico TRIX in aree tirreniche ed adriatiche ai fini della classificazione delle acque marine costiere. Biol. Mar. Medit., 8 (1): 648-653. Congestri R., Polizzano S., Micheli L., Moscone D., Palleschi G., Albertano P. (2004) - On the presence of Pseudo-niztschia spp. and domoic acid in natural samples from the middle Tyrrhenian Sea (Mediterranean Sea). Cape Town (South Africa). 11 International Conference on Harmful Algal Blooms. Abstract book: 93. Congestri R., Sangiorgi V., Bianco I., Cappucci E., Albertano P. (2006) - Il fitoplancton delle coste laziali dal 1997 ad oggi: struttura della comunità, taxa dominanti e specie tossiche. Biol. Mar. Medit., 13 (1): 54-60. Magaletti E., Ferrari C.R., Giovanardi F., Cicero A.M., Mansueto L., Mazziotti C., Savelli F., Scarpato A., Rinaldi A. (2001) - Indagine preliminare sull’andamento dell’indice trofico (TRIX) e sulla composizione quali-quantitativa del fitoplancton nel Tirreno centrosettentrionale (primavera-estate 1999). Biol. Mar. Medit., 8 (1): 665-669. Vollenweider R.A., Giovanardi F., Montanari G., Rinaldi A. (1998) - Characterization of the trophic conditions of marine coastal waters with special reference to the NW Adriatic Sea: proposal for a trophic scale, turbidity and generalized water quality index. Environmetrics, 9: 329-357. http://www.tutelamare.it/cocoon/sidimar/app/it/index.html 41 5. POPOLAMENTI BENTONICI Introduzione La conoscenza delle principali biocenosi marine è uno strumento indispensabile per una corretta gestione della fascia costiera e nei programmi di conservazione e monitoraggio. Da un punto di vista applicativo, infatti, il criterio bionomico, aggiunto all’inquadramento ambientale ricavato con altri criteri quali quello geologico, chimico-fisico e socio-economico, costituisce una forte base conoscitiva per la valutazione dell’evoluzione a medio e lungo termine indispensabile per la valorizzazione e gestione delle risorse ambientali (Crema et al., 1993). In questo tipo di studi particolarmente utili si sono rivelate le analisi dei popolamenti animali e vegetali, con particolare riguardo alla distribuzione delle comunità bentoniche. Infatti, le comunità bentoniche, costituite dall’insieme degli organismi che popolano il fondo e che sono ad esso strettamente legati, grazie alla loro scarsa vagilità, agli stretti rapporti con il fondo e ai cicli vitali relativamente lunghi, forniscono informazioni complete e a lungo termine circa le condizioni globali dell’ambiente (Pearson e Rosenberg, 1978). Esse, mantenendo una “memoria” storica e spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione avvenuti nell’ambiente, possono descrivere efficacemente specifiche condizioni ambientali e sono generalmente considerate la “memoria biologica” degli ecosistemi marini (Bianchi e Zurlini, 1984) ed i più adeguati descrittori sintetici dell’ambiente (Gambi et al., 1982). Nell’ambiente marino il dominio bentonico comprende tutti i fondali che si estendono dalla riva fino alle massime profondità oceaniche. Gli organismi bentonici sono distribuiti su tali fondali in diverse associazioni a seconda del tipo di substrato, della profondità e dei fattori ad essa legati (luce, salinità, gas disciolti, nutrienti, idrodinamismo e granulometria del substrato). La distribuzione della fauna bentonica non è quindi omogenea, ma varia sensibilmente e in modo spesso difficile da schematizzare. Per questo è emersa l’esigenza da parte degli studiosi di creare un modello di zonazione delle comunità - dette biocenosi bentoniche - come utile strumento operativo al fine di possedere un quadro di riferimento per poter identificare i principali elementi che caratterizzano l’ambiente in esame. Il modello attualmente più utilizzato, tra i vari proposti per il Mar Mediterraneo, è quello di Pérès e Picard (1964) che individua sia per il sistema fitale (presenza di luce) che per quello afitale (assenza di luce) le diverse biocenosi presenti sui fondi mobili e duri. Secondo tale modello all’interno di ciascun sistema si possono individuare dei “piani” che si susseguono verticalmente e si estendono tra due livelli “critici” entro i quali le condizioni ambientali si mantengono più o meno costanti. 42 All’interno di ogni piano si trovano le biocenosi tipiche dello stesso, che sono costituite da specie caratteristiche, accompagnatrici e accidentali. Le specie caratteristiche sono dette esclusive nel caso in cui siano legate ad un determinato biotopo e si trovino solo eccezionalmente altrove; sono dette preferenziali se sono nettamente più abbondanti in un determinato biotopo, ma, allo stesso tempo, possono essere accompagnatrici in un altro. Le specie accompagnatrici possono essere ugualmente abbondanti in diversi biotopi, in quanto sono specie distribuite nell’intero piano, oppure indicatrici di un certo fattore edafico, o ancora a larga ripartizione ecologica. Infine le specie accidentali sono quelle caratteristiche di un’altra biocenosi, che vengono trovate eccezionalmente nel biotopo in esame. Il sistema litorale o fitale (così chiamato in quanto in esso è possibile la vita autotrofa) comprende 4 “piani”: - Piano Sopralitorale: si estende sopra il livello dell’alta marea per tutta la fascia raggiunta dagli spruzzi del mare (non viene praticamente mai sommerso). Sui fondi duri si trova la biocenosi della Roccia Sopralitorale mentre su quelli mobili si osservano le biocenosi delle Sabbie Sopralitorali ad essiccazione Rapida e delle Sabbie Sopralitorali ad essiccazione Lenta; - Piano Mesolitorale: corrisponde alla fascia di marea, in cui sono presenti organismi in grado di sopportare l’alternanza di periodi di emersione ed immersione. Sui fondi duri sono presenti le biocenosi della Roccia Mesolitorale Superiore ed Inferiore e delle Grotte Mesolitorali, mentre su quelli mobili si trovano le biocenosi del Detritico Mesolitorale, della Sabbia di Moda Battuta e di Moda Calma; - Piano Infralitorale: si estende dalla superficie fino alla profondità alla quale possono vivere le Fanerogame marine o le alghe fotofile. Sui fondi duri si riconoscono il complesso delle biocenosi delle Alghe Fotofile e delle Alghe Sciafile, mentre sui fondi mobili si trovano le biocenosi delle praterie di Posidonia oceanica, delle Ghiaie Infralitorali, delle sabbie (Sabbie Fini degli Alti Livelli e Sabbie Fini Ben Calibrate) e delle sabbie fangose (Sabbie Fangose di Moda Calma); - Piano Circalitorale: si estende dal limite inferiore delle fanerogame marine fino al margine della piattaforma continentale. Sui substrati duri si insediano la biocenosi del Coralligeno, quella delle Grotte Semi-Oscure e ad Oscurità Totale e la biocenosi della Roccia del Largo. Sono numerose le biocenosi presenti sui fondi mobili sia dei sedimenti grossolani (Detritico Costiero, Detritico Infangato e Detritico del Largo) che dei sedimenti fini (Fanghi Terrigeni Costieri). 43 Alcune biocenosi, indipendenti dal piano, si possono inoltre trovare sia nell’Infralitorale che nel Circalitorale (Sabbie Grossolane e Ghiaie Fini influenzate dalle Correnti di Fondo, Sabbie Fini ad Anfiosso e la biocenosi dei Fondi Mobili Instabili). 44 5.1 Distribuzione delle biocenosi bentoniche Per la zona compresa tra Capo d’Anzio ed il promontorio del Circeo sono disponibili numerose informazioni sui popolamenti bentonici che caratterizzano tali fondali: Argenti et al. (1992), Gravina et al. (1995), Scipione e Lattanzi (1995), Scipione et al. (1995), Chimenz Gusso et al. (1996), Franceschini et al. (1996), Tomassetti e Chimenz Gusso (1998), ICRAM (2005) e La Porta et al. (2006). Lo studio effettuato da Chimenz Gusso et al. (1996) ha evidenziato tra Anzio e il lago di Sabaudia, ad una profondità compresa tra 5 e 10 m, la presenza della biocenosi delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC), caratterizzata dal gasteropode Nassarius (Sphaeronassa) mutabilis, dai crostacei Bathyporeia guilliamsoniana e Liocarcinus zariquiey e dal polichete Glycera tridactyla. Gli stessi Autori in prossimità di Anzio e Sabaudia segnalano la presenza di facies a Spisula subtruncata. Il fondale compreso tra 20 e 40 m, situato tra Capo d’Anzio e la foce del fiume Astura, è risultato caratterizzato da popolamenti tipici di fondi misti. Invece, tra la foce del fiume Astura ed il lago di Caprolace, dai 20 ai 50 m, è presente un popolamento bentonico tipico della biocenosi del Detritico Infangato (DE), rappresentato dai molluschi Plagiocardium papillosum, Tellina balaustina, Pitar rudis e Antalis inaequicostata. A maggiori profondità di 50 m, tutta la zona è caratterizzata da popolamenti bentonici ascrivibili alla biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri (VTC). Un recente studio di caratterizzazione ambientale, effettuato da ICRAM (2005) nell’ambito di un progetto per lo sfruttamento di sabbie relitte a fini di ripascimento ha evidenziato, in base ai dati raccolti, la presenza di popolamenti bentonici con composizione specifica e distribuzione batimetrica modificate rispetto a quanto descritto nello studio di Chimenz Gusso et al. (1996). Nello specifico ICRAM (2005) segnala nel tratto di costa considerato alla profondità compresa tra 5 e 10 m un popolamento bentonico caratterizzato da specie ascrivibili alla biocenosi SFBC (figura 5.1.1). Sono presenti numerose specie tipiche di tale biocenosi come i policheti Nephthys hombergi, Owenia fusiformis, Sigalion mathildae, i molluschi N. (Sphaeronassa) mutabilis, S. subtruncata, Donax semistriatus, Mactra stultorum ed i crostacei Ampelisca brevicornis, B. guilliamsoniana, Urothoe pulchella. Oltre a specie tipiche della biocenosi SFBC sono presenti anche specie tipiche di praterie di fanerogame. In particolare, tra Torre Astura e Le Grottacce, si rinviene il tanaidaceo Apseudes latreilli legato alla presenza della fanerogama Cymodocea nodosa, presente lungo questo tratto di costa. Tra Capo Portiere e Sabaudia, inoltre, la probabile presenza di affioramenti rocciosi ha determinato l’instaurarsi di specie caratteristiche di fondi duri, come il crostaceo tanaidaceo Leptochelia savignyi (ICRAM, 2005). Il fondale compreso tra 20 e 30 m, caratterizzato dalla sovrapposizione di specie sabulicole ad 45 organismi tipicamente fangofili, sembra indicare una zona di transizione tra la biocenosi SFBC e quella dei Fanghi Terrigeni Costieri (VTC) (figura 5.1.1). Questa zona è caratterizzata dalla presenza di un popolamento zoobentonico misto: specie frequenti nei sedimenti sabbiosi (come i policheti Scolelepis squamata, Spio multioculata, Urothoe grimaldii e l’echinoderma Echinocardium cordatum) si accompagnano a specie tipiche del VTC e di sedimenti misti (come i policheti Laonice cirrata, Poecilochaetus serpens ed il crostaceo Ampelisca diadema). Tra Torre Astura e Foce Verde, alla batimetrica dei 20-30 m, il popolamento rinvenuto presenta anche specie caratteristiche di fondi detritici (come i policheti Nephthys incisa e Myriochele oculata, il crostaceo Photis longicaudata ed il mollusco Pitar rudis) e specie rinvenute generalmente nelle praterie di fanerogame e nei biotopi algali (come il polichete Arabella iricolor ed i crostacei Autonoe spiniventris e Aora spinicornis). Ciò può essere attribuito alla vicinanza del margine inferiore dell’antistante prateria di Posidonia oceanica che contribuisce a diversificare l’habitat e consente, in questa zona, l’insediamento di un popolamento ricco e diversificato (ICRAM, 2005). Man mano che ci si allontana dalla costa verso batimetriche più profonde (40-80 m), il popolamento bentonico risulta ascrivibile alla biocenosi VTC (figura 5.1.1). Sono presenti, infatti, i policheti Sternaspis scutata, Paraprionospio pinnata, il mollusco Turritella communis e l’echinoderma Labidoplax digitata (ICRAM, 2005). Alla batimetrica di 100 m (figura 5.1.1) oltre a specie tipicamente fangofile si rinvengono specie legate ad una componente più grossolana del sedimento come i policheti Laetmonice hystrix, Hyalinoecia tubicola e Leiocapitella glabra, specie esclusiva della biocenosi DE (ICRAM, 2005). In generale, lo studio condotto da ICRAM (2005), nel tratto di costa compreso tra Nettuno (RM) e San Felice Circeo (LT), ha messo in evidenza la presenza di popolamenti bentonici piuttosto eterogenei e diversificati con una distribuzione batimetrica in funzione della granulometria dei sedimenti. 46 Figura 5.1.1 - Caratterizzazione biocenotica dei popolamenti bentonici rinvenuti nell’area compresa tra Capo d’Anzio ed il promontorio del Circeo (modificata da ICRAM, 2005). 47 BIBLIOGRAFIA Argenti L., Tomassetti P., Chimenz C. (1992) - Contributo alla conoscenza dei Crostacei Decapodi del Tirreno centrale (Lazio). Biologia Marina, suppl. al Notiziario S.I.B.M., 1: 299-300. Bianchi C.N., Zurlini G. (1984) - Criteri e prospettive di una classificazione ecotipologica dei sistemi marini costieri italiani. Acqua e aria, 8: 785-796. Chimenz Gusso C., Taramelli E., Gravina M.F. (1996) - I popolamenti bentonici litorali. In: Il mare del Lazio, Università la sapienza di Roma, Regione Lazio Assessorato opere e reti di servizi e mobilità: 147-193. Crema R., Castelli A., Bonvicini-Pagliai A.M., Zunarelli-Vandini R., Prevedelli D., Albani L. (1993) - Studio delle comunità bentoniche di fondi molli infralitorali dell’Alto Tirreno Toscano. A cura di Nuccio C., Regione Toscana – Università di Firenze, Dip. Biol. Vegetale, Laboratorio di Ecologia: 445-488. Franceschini G., Chimenz Gusso C. (1996) - Echinodermi delle coste laziali. Boll. Mus. Ist. Biol. Univ. Genova, 60-61: 191-200. Gambi M.C., Fresi E., Giangrande A. (1982) - Descrittori efficaci di comunità bentoniche. Naturalista Siciliano, S. IV, VI (suppl.), 3: 489-497. Gravina M.F., Grassi D., Chimenz C. (1995) - Caratterizzazione trofica del popolamento a Policheti in tre biotopi di substrato duro del Lazio (Italia). Biol. Mar. Medit. 2 (2): 375-377. ICRAM (2000a) - Studio pilota per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento: il caso Anzio (Roma). Fase I. Per conto della Regione Lazio: 78 pp. ICRAM (2005) - Studio per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale: Macroarea D. Fase B - Caratterizzazione Area Vasta. Per conto della Regione Lazio: 301 pp. La Porta B., Lattanzi L., La Valle P., Panfili M., Targusi M., Nicoletti L. (2006) - Studio del popolamento a Policheti di fondi mobili del Tirreno Centrale. Biol. Mar. Medit., 13 (2): 188189. Pearson T.H., Rosenberg R. (1978) - Macrobenthic succession in relation to organic enrichment and pollution of the marine environment. Oceanogr. Mar. Biol. A. Rev., 16: 229-311. Peres J.M., Picard J.C. (1964) - Nouveau manuel de bionomie benthique de la mer Méditerranée. Rec. Trav. Stat. Mar. Endoume, 31 (47): 5-137. Scipione M.B., Lattanzi L. (1995) - Caratterizzazione del benthos di fondo mobile delle coste laziali: popolamenti ad anfipodi. Biologia Marina Mediterranea, 2 (2): 415-416. 48 Scipione M.B., Innocenti S., Chimenz Gusso C. (1995) - La zonazione dei popolamenti ad anfipodi di substrato duro: un esempio lungo le coste laziali (Tirreno centrale). Biologia Marina Mediterranea, 2 (2): 417-418. Tomassetti P., Chimenz Gusso C. (1998) - Distribuzione dei Crostacei Tanaidacei nella zona costiera del Mar Tirreno laziale. Boll. Mus. Ist. Biol. Univ. Genova, 62-63: 31-38. 49 6. PRATERIE DI POSIDONIA OCEANICA Introduzione Le praterie di Posidonia oceanica costituiscono per la loro complessità delle comunità delicate e fragili. La loro localizzazione (prossima alla costa) le espone ai danni indotti dalle attività antropiche che insistono sulla fascia litorale, quali la presenza di manufatti e infrastrutture, scarichi (generalmente ricchi di sostanze eutrofizzanti e inquinanti), nonché le attività di pesca a strascico e gli ancoraggi. L’analisi dei dati bibliografici disponibili ha evidenziato nell’area oggetto di studio la presenza di praterie di P. oceanica, riconosciute come habitat prioritario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), recepita in Italia con il DPR 357/1997 e successive modifiche e integrazioni. In particolare sono presenti i proposti SIC (Siti di Importanza Comunitaria) denominati IT6000011 “Fondali tra Torre Astura e Capo Portiere” (figura 6.1) e IT6000012 “Fondali tra Capo Portiere e Lago di Caprolace” (figura 6.2) (www.regione.lazio.it), caratterizzati entrambi dalla presenza di praterie di P. oceanica, le cui schede riassuntive sono presentate nel capitolo 9. Figura 6.1 - Fondali tra Torre Astura e Capo Portiere (SIC IT6000011). 50 Figura 6.2 - Fondali tra Capo Portiere e Lago di Caprolace (SIC IT6000012). Posidonia oceanica è una fanerogama endemica che ricopre tra i 25.000 e i 45.000 km2 delle aree costiere corrispondenti al 23% dei fondali marini ad una profondità compresa tra 0 e 45 m in acque molto trasparenti (Pasqualini et al., 1998; Borum et al., 2004; Boudouresque et al., 2006). P. oceanica è, quindi, una pianta marina analoga alle piante superiori terrestri e pertanto organizzata in fusto (rizoma), foglie e radici. Si riproduce sessualmente, mediante la fecondazione dei fiori e la formazione di frutti e semi, e asessualmente attraverso la frammentazione dei rizomi. Il fusto, generalmente immerso nel sedimento e per questo chiamato rizoma, può accrescersi sia orizzontalmente (accrescimento plagiotropo), che verticalmente (accrescimento ortotropo) sfuggendo, entro certi limiti, al progressivo seppellimento del fondo e dando origine ad una tipica formazione a "terrazzo" chiamata col termine francese di "matte". La “matte” è formata da un intreccio di più strati di vecchi rizomi e radici e da sedimento intrappolato tra questi e fortemente compattato. La parte più alta di questa stratificazione è ricoperta dai fasci viventi della pianta. In seguito ad un peggioramento delle condizioni ambientali, che possono far degenerare e morire le piante, la “matte” persiste con l’intreccio dei soli rizomi e radici morte (“matte” morta). L'innalzamento della matte è mediamente stimato di 1 metro al secolo. Nella parte superiore di ogni rizoma è situato l'apice vegetativo da cui si originano le foglie organizzate in ciuffi: ogni ciuffo è composto da 6-7 foglie nastriformi disposte a ventaglio con le più vecchie e più lunghe posizionate esternamente e le più giovani e più corte posizionate 51 internamente. Le foglie, di colore verde intenso, sono larghe mediamente 1 cm e possono superare un metro di lunghezza. Le radici, che prendono origine dal rizoma, penetrano nel substrato ed hanno funzione di ancoraggio e di assorbimento delle sostanze nutritive. La Posidonia oceanica colonizza ampie aree dei fondali mediterranei formando delle vere e proprie praterie sommerse. Il “margine superiore” delle praterie, ossia la profondità minima alla quale è possibile trovare le piante, è situato a profondità estremamente variabili secondo la zona e può giungere a pochissimi metri di profondità, mentre il “margine inferiore”, ossia la massima profondità raggiunta dalla prateria in acque particolarmente limpide, può spingersi oltre i 40 m. Le praterie di P. oceanica costituiscono una delle componenti fondamentali dell’equilibrio e della ricchezza dell’ambiente litorale costiero (Ardizzone e Pelusi, 1984; Augier et al., 1984; Porcher, 1984; Bourcier, 1989; Pergent, 1991; Pergent et al., 1995; Peirano e Bianchi, 1995; Boudouresque et al., 2006). Questa fanerogama, infatti, svolge un importantissimo ruolo ecologico in mare, che può essere schematizzato come segue: produce ossigeno: un metro quadrato di prateria in buone condizioni produce da 4 a 20 litri di ossigeno nell’arco di 24 ore; dà luogo ad un’elevata produzione primaria: con circa 38 tonnellate di peso secco per ettaro per anno le praterie di P. oceanica vengono considerate come le più forti concentratrici di materia vivente del Mediterraneo. Una parte di questa produzione, sottoforma di foglie morte, viene trasportata dalle onde e dalle correnti verso altri ecosistemi; è un ambiente estremamente ricco e diversificato: il popolamento di P. oceanica è caratterizzato dalla presenza di fauna sessile (principalmente animali e vegetali epifiti), fauna sedentaria, vagile e mobile; è un’importante area di riproduzione per moltissime specie di invertebrati e pesci; stabilizza i fondi mobili e difende le coste dall’erosione. Le onde e le correnti ortogonali vengono infatti ammortizzate dall’azione frenante della “matte” e delle foglie, spesse e alte, e il sedimento in transito viene trattenuto in parte dalle foglie e dal sistema rizomiradici. L’efficacia della protezione offerta al litorale dalle praterie di P. oceanica è dimostrata dalle conseguenze a catena, che possono venire innescate dalla loro scomparsa: instabilità ed escavamento dei fondi, erosione o impinguamento delle spiagge, insabbiamento dei porti, ecc. 52 6.1 Posidonia oceanica e altre Fanerogame marine Le informazioni disponibili sulla distribuzione delle praterie di Posidonia oceanica presenti lungo il tratto di litorale compreso tra Capo d’Anzio ed il promontorio del Circeo, sono riferibili ai lavori di SNAM Progetti (1991), Ardizzone e Belluscio (1996), Spada et al. (2001), Diviacco et al. (2001). Questi Autori hanno descritto nel tratto di costa compreso tra Torre Astura ed i laghi pontini la presenza una prateria di Posidonia divisa in due parti da un’ampia radura sabbiosa situata davanti la località di Lido di Foce Verde. Tra Torre Astura e Capo Portiere, la prateria di Posidonia su “matte” si presentava piuttosto compatta alla profondità di 15 m, meno compatta per la presenza di ampie zone di erosione intorno ai 20 m, e a chiazze fino a 32 m di profondità. Da Capo Portiere fino al lago di Caprolace fino ai 16-18 m di profondità, si trovava una prateria di P. oceanica a macchie sparse e con maggiori densità fino a circa 30 m. La fanerogama risultava assente tra la foce del lago Caprolace ed il promontorio del Circeo, dove invece era presente Cymodocea nodosa. Ardizzone e Belluscio (1996), Spada et al. (2001) e Diviacco et al. (2001) hanno segnalato, inoltre, tra Le Grottacce e Torre Astura piccole chiazze di Cymodocea nodosa, la cui presenza era più importante nella radura che separa i due tratti di prateria di Posidonia e davanti i laghi costieri, ad una profondità compresa tra 10 e 20 m. Un altro prato di C. nodosa, caratterizzato da un notevole numero di radure sabbiose al suo interno, si estendeva dal lago di Caprolace fino al Circeo tra 7 e 14 m di profondità. Considerato che i dati disponibili in letteratura relativamente alla mappatura delle praterie di Posidonia oceanica nell’area di studio risalgono ad un periodo compreso indicativamente tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, tali dati non si ritengono sufficienti ai fini della caratterizzazione ambientale richiesta per questo studio. 53 BIBLIOGRAFIA Ardizzone G.D., Belluscio A. (1996) - Le praterie di Posidonia oceanica delle coste laziali. In: Il mare del Lazio, Università la sapienza di Roma, Regione Lazio Assessorato opere e reti di servizi e mobilità: 194-217. Ardizzone G.D., Pelusi P. (1984) - Yield and damage evaluation of bottom trawling on Posidonia oceanica meadows. In: International Workshop on Posidonia oceanica Beds, eds. C.F. Boudouresque, A. Jeudy de Grissac, J. Olivier, GIS Posidonie publ, vol. 1: 63 :72. Augier H., Gilles G., Ramonda, G. (1984) - L’herbier de Posidonia oceanica et la pollution par le mercure sur le littoral des Bouches-du-Rhone et du Var (France). In: International Workshop on Posidonia oceanica Beds, eds. C.F. Boudouresque, A. Jeudy de Grissac and J. Olivier, GIS Posidonie publ, vol. 1: 399-406. Borum J., Duarte C.M., Krause-Jensen D., Greve T.M. (2004) - European seagrasses: an introduction to monitoring and management. A publication by the EU project Monitoring and Managing of European Seagrasses (M&MS): 88 pp. Boudouresque C.F., Bernard G., Bonhomme P., Charbonnel E., Diviacco G., Meinesz A., Pergent G., Pergent-Martini C., Ruitton S., Tunesi L. (2006) - Préservation et conservation des herbiers à Posidonia oceanica. RAMOGE pub. : 1-202. Bourcier, M. (1989) - Régression des herbiers a Posidonia oceanica (L.) Delile, a l’est de Marseille, sous l’action conjuguée des activités humaines et des modifications climatiques. In: International Workshop on Posidonia oceanica Beds, eds. C.F. Boudouresque, A. Meinesz, E. Fresi, V. Gravez, GIS Posidonie publ, vol. 2: 287-292. Diviacco G., Spada E., Virno Lamberti C. (2001) - Le Fanerogame marine del Lazio. Descrizione e cartografia delle praterie di Posidonia oceanica e dei prati di Cymodocea nodosa. Quaderno ICRAM (2001): 113 pp. Pasqualini V., Pergent-Martini C., Clabaut P., Pergent G. 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Olivier, GIS Posidonie publ, vol. 1: 145-148. SNAM Progetti (1991) - Mappature delle praterie di Posidonia oceanica lungo le coste delle regioni Liguria, Toscana, Lazio, Basilicata e Puglia. Ministero della Marina Mercantile - Relazione generale: 1-129. Spada E., Diviacco G., Virno Lamberti C. (2001) - Descrizione e cartografia dei prati a Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson antistanti le coste laziali. Acqua & Aria n. 3, marzo 2001: 97-98. 55 7. POPOLAMENTI ITTICI DEMERSALI Introduzione In questo capitolo si riportano le informazioni presenti in letteratura relative ai popolamenti ittici demersali presenti nell’area compresa tra Capo d’Anzio ed il promontorio del Circeo. Negli studi di impatto ambientale in ambiente marino è importante studiare tali popolamenti a causa dello stretto contatto che contraggono con il fondo e pertanto risultano più direttamente interessati da eventuali modificazioni dell’ambiente e, in particolare, da attività di movimentazione dei fondali. I dati relativi alla fauna ittica pelagica sono stati pertanto tralasciati dal presente studio. Le principali informazioni sul popolamento demersale della piattaforma continentale laziale, tra 0 e 150 m di profondità, provengono essenzialmente dai dati raccolti durante campagne sperimentali di pesca a strascico, realizzate dal Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma “La Sapienza”. Tali campagne sono state svolte nell’ambito di due progetti di ricerca, uno nazionale e l’altro internazionale, denominati rispettivamente Gru.N.D. (Gruppo Nazionale Demersali) e MedITSIT (Mediterranean International Trawl Survey). Il primo, avviato nel 1985 prevede ogni anno campagne di pesca sperimentali nella stagione autunnale, il secondo iniziato nel 1994 si svolge ogni anno nella stagione primaverile. In un recente lavoro Colloca et al. (2003) hanno analizzato in dettaglio la struttura e la distribuzione nello spazio dei popolamenti demersali del Lazio. L’analisi dei dati, relativi al 1997-1998, evidenzia la presenza sulla piattaforma laziale, di tre gruppi faunistici con caratteristiche distinte: il primo localizzato nella fascia compresa tra 0 e 50 m di profondità, il secondo caratteristico del tratto di piattaforma compreso i 50 e 120 m circa e il terzo localizzato oltre i 120 m. Sono state censite in tutto 128 specie di pesci ossei, 14 di pesci cartilaginei, 26 di cefalopodi e 37 di crostacei decapodi, per un totale di 205 specie. Il popolamento presente nella fascia più prossima alla costa è caratterizzato da concentrazioni elevate di giovanili di pesci tipici della piattaforma, in particolare la triglia di fango (Mullus barbatus) e il pagello (Pagellus acarne). La triglia di fango è la specie maggiormente caratterizzante la porzione interna della piattaforma e costituisce circa il 60% dell’abbondanza totale. Altre specie caratteristiche di questo popolamento sono il fragolino Pagellus erythrinus, il sugherello bianco Trachurus mediterraneus, il nasello Merluccius merluccius, la gallinella Trigla lucerna, la menola Spicara flexuosa, lo sparaglione Diplodus annularis e il calamaro Loligo vulgaris. Si tratta di specie che vivono su fondali sabbiosi misti a fango e detrito caratterizzati dalla presenza delle biocenosi delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC), 56 dei fondi misti sabbioso-fangosi (SFBC e Fanghi Terrigeni Costieri - VTC) e del Detritico Costiero (DC) (Pérès e Picard, 1964). Il secondo gruppo, localizzato nel tratto di mare che va dai 50 ai 120 m di profondità, è costituito da specie che prediligono fondi fangosi caratterizzati dalle biocenosi del VTC e del Detritico Infangato (DE); la specie più abbondante è il nasello insieme alla menola e al gambero rosa (Parapenaeus longirostris). Anche il cavillone Lepidotrigla cavillone e la seppia elegante Sepia elegans sono costituenti importanti di questo gruppo. Altre specie che contribuiscono in modo significativo in termini di abbondanza sono la suacia Arnoglossus laterna e il serrano bruno Serranus hepatus. Il terzo gruppo, infine, è costituito da specie che raggiungono concentrazioni significative sul margine della piattaforma, caratterizzato da sedimenti detritici infangati, colonizzati dal crinoide Leptometra phalangium (biocenosi del Detritico del Largo - facies a Leptometra phalangium), il cosiddetto “feniccio”. Questa specie è distribuita tra 120 e 180 m di profondità, dove raggiunge elevati valori in termini di biomassa e abbondanza numerica. E’ stato osservato che in corrispondenza della facies a Leptometra phalangium vivono ben 82 specie demersali. Le specie tipiche di questo raggruppamento sono il nasello M. merluccius, il merluzzetto Trisopterus minutus capelanus, il pesce trombetta Macroramphosus scolopax e l’argentina Argenthina sphyraena tra i pesci, Illex coindetii e P. longirostris rispettivamente tra i cefalopodi e i crostacei decapodi. In generale i valori più bassi di biodiversità sono stati osservati, sulla piattaforma, nel popolamento più costiero: ciò è dovuto alla presenza di ampie aree di nursery di M. barbatus e P. acarne, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. La diversità biologica tende ad aumentare con l’incremento della profondità: infatti, nella porzione più profonda della piattaforma è presente un raggruppamento maggiormente diversificato e composto sia da specie tipiche della piattaforma sia da specie euribate (ad esempio P. longirostris, Macropipus depurator, L. cavillone, etc.), che si estendono sino alla parte superiore della scarpata. ********* Riguardo il popolamento ittico demersale della piattaforma continentale laziale sono reperibili studi relativi ai diversi aspetti della biologia e dell’ecologia di alcune specie di interesse commerciale (Agnesi et al., 1998; Ardizzone, 1998; Ardizzone e Cau, 1990; Ardizzone et al., 1990; Ardizzone et al., 1993 a, b; Cardinale et al., 1997 a, b; Carpentieri et al., 2000; Colloca et al., 1994; 1997; 2000; Passariello et al.,1994; Schintu et al., 1994). 57 7.1 Distribuzione dei popolamenti ittici demersali Diversi studi, tra Nettuno e San Felice Circeo, sono stati condotti sulla pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa, zona in cui è vietata (legge 963 del 14.7.65, art. 111), per caratterizzare i popolamenti demersali presenti e valutare i danni ad essi arrecati da questa attività illegale (Ardizzone, 1982; Ardizzone e Pelusi, 1983; ECOMAR, 1981; ICRAM, 2005). La pesca a strascico entro le tre miglia risulta particolarmente dannosa poiché viene condotta a livelli di sovrasfruttamento degli stocks costieri, colpisce gli stadi giovanili di molte specie (Ardizzone, 1982), e altera, spesso irreversibilmente, biocenosi bentoniche, quali la prateria di Posidonia, di notevolissima importanza nell’equilibrio biologico della fascia costiera (Ardizzone e Migliuolo, 1982). Nell’ambito di un recente studio effettuato da ICRAM (2005), nel tratto di costa compreso tra Nettuno (RM) e San Felice Circeo (LT), sono stati analizzati i popolamenti ittici demersali campionati mediante cale di pesca a strascico in 3 diverse stagioni. I dati ottenuti hanno evidenziato la presenza di fondali caratterizzati da una discreta eterogeneità sia per le caratteristiche morfologiche che per i popolamenti macrobentonici ed ittici. Per quanto riguarda le specie macrobentoniche presenti sono risultate legate principalmente a due tipi di substrato, con popolamenti ascrivibili prevalentemente alla biocenosi delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC) ed a quella dei Fanghi Terrigeni Costieri (VTC). I popolamenti macrobentonici sembrano essere, soprattutto nella fascia batimetrica più costiera, quantitativamente ricchi, e caratterizzati dalla abbondanza dei paguri Dardanus arrosor, Pagurus prideauxi, P. alatus e dall’oloturia Holoturia tubulosa. Leggermente più al largo diventano predominanti specie quali il mollusco Bolinus brandaris e gli echinodermi Astropecten bispinosus, Ophiura ophiura e Trachythyone tergestina. Più al largo, oltre i 70-80 m di profondità le specie bentoniche sono tipiche di fondali più fangosi, quali i crostacei Medorippe lanata e gli echinodermi Stichopus regalis e Astropecten irregularis (ICRAM, 2005). Per quanto riguarda le specie ittiche demersali, si tratta nel complesso di specie strettamente costiere, tipiche di fondali sabbiosi (Bothus podas, Mullus barbatus, Lithognathus mormyrus, Octopus vulgaris, O. macropus) o sabbio-fangosi (Citharus macrolepidotus, Trigla lucerna, Eledone cirrhosa), ricchi di organismi macrobentonici di cui si nutrono (Balistes carolinensis) oppure si tratta di specie nectobentoniche (Merluccius merluccius, Pagellus erythrinus, Trisopterus minutus capelanus). La diversa abbondanza di queste specie nel corso dell’anno è legata alla stagione (per esempio la seppia Sepia officinalis prevale in inverno, la triglia di fango M. barbatus in estate). A queste specie di elevato valore commerciale, si aggiunge un alto numero di specie che 58 singolarmente (Illex condroitii, Loligo vulgaris, Spicara flexuosa, Mullus surmuletus, Parapenaeus longirostris) o insieme costituiscono il pesce da “zuppa” o “frittura” (Cepola macrophthalma, Citharus linguatula, Aspitrigla obscura, Pagellus acarne, Trachurus mediterraneus, Boops boops, B. carolinensis), rappresentando un importante reddito per la pesca locale (ICRAM, 2005). Da rilevare, inoltre, la presenza di due specie, sardine e alici, importanti non solo dal punto di vista economico in quanto oggetto di pesca specifica, ma anche per il loro ruolo trofico all’interno della rete alimentare costituendo il cibo per numerose altre specie predatrici. Infine, il tratto di costa compreso tra Capo d’Anzio ed il promontorio del Circeo costituisce anche un’importante area di riproduzione della triglia di fango Mullus barbatus e del calamaro Loligo vulgaris nel periodo primaverile, del merluzzetto bianco Trisopterus minutus, del fragolino Pagellus erythrinus e dello zerro Spicara flexuosa in inverno-primavera. Inoltre, risulta essere un’importante zona di nursery nel periodo invernale e primaverile per lo zerro S. flexuosa, il fragolino P. erythrinus e il merluzzetto bianco T. minutus. In autunno invece questa area è una delle più importanti aree di nursery di tutta la costa laziale della triglia M. barbatus, del fragolino P. erythrinus e del calamaro L. vulgaris. Giovanili di merluzzo M. merluccius sono presenti tutto l’anno, con una prevalenza in febbraio e settembre, anche se con un basso numero di individui (ICRAM, 2005). 59 7.2 Attività di pesca Nelle acque laziali vengono praticate numerose attività di pesca: strascico, reti da posta, ciancioli per il pesce azzurro, rastrelli e turbosoffianti per i bivalvi. Lo sfruttamento delle risorse è quindi molto diversificato e complesso (Ardizzone et al., 1998). Tra tutte le attività sopracitate la pesca a strascico riveste un ruolo di particolare importanza. Lungo le coste laziali, i fondali da pesca sono generalmente posti entro le 20 miglia dalla costa (con esclusione dei fondali circostanti le isole pontine): la pesca a strascico è quindi prevalentemente di tipo costiero e le uscite sono per lo più giornaliere. L’attività di pesca lungo la costa laziale risulta essere quindi molto intensa, con uno sforzo di pesca tra i più elevati nel Tirreno (Ardizzone, 1985; 1994). Il numero di unità da pesca per attrezzo, relativamente ai mezzi che operano nel Lazio viene riassunto nella tabella 7.2.1, mentre nelle tabelle 7.2.2 e 7.2.3 si riportano le catture per sistemi di pesca e per specie (dati relativi al 2007 disponibili sul sito www.irepa.org ). Tabella 7.2.1 - Caratteristiche tecniche e composizione della flotta peschereccia per sistemi di pesca SISTEMI DI PESCA UNITA’ TONNELLAGGIO Strascico 132 5.195 Circuizione 7 285 Draghe idrauliche 24 203 Piccola pesca 409 1.410 Polivalenti passivi 36 454 Totale 608 7.547 Tabelle 7.2.2 - Catture per sistemi di pesca SISTEMI DI PESCA CATTURE (tnl.) Strascico 3.357 Circuizione 292 Draghe idrauliche 90 Piccola pesca 1.848 Polivalenti passivi 194 Totale 5.781 60 Tabelle 7.2.3 - Catture per specie SPECIE CATTURE (tnl.) Acciughe 293 Sardine 120 Lanzardi o lacerti 47 Sgombri 54 Alalunghe - Palamiti 69 Pesci spada 252 Tonni rossi - Altri tonni 2 Boghe 46 Gallinelle o capponi 13 Cappellani o busbane 18 Cefali 89 Menole o spicare 7 Merlani o moli - Naselli 997 Pagello fragolino 226 Potassoli 37 Raiformi 91 Rane pescatrici 42 Ricciole 10 Rombi 182 Sogliole 131 Squali 9 Sugarelli 87 Triglie di fango 497 Triglie di scoglio 177 Altri pesci 708 Totale pesci 4.204 Calamari 109 Lumachini o murici 20 Moscardini bianchi 257 61 SPECIE CATTURE (tnl.) Moscardini muschiati 45 Polpi 170 Seppie 207 Totani 79 Veneridi - Vongole 57 Altri molluschi 171 Totale molluschi 1.116 Aragoste e astici 1 Gamberi bianchi 117 Gamberi rossi 22 Gamberi viola 4 Mazzancolla 20 Pannocchie 216 Scampi 66 Altri crostacei 15 Totale crostacei 460 Totale generale 5.781 62 7.3 Piccola pesca costiera Di seguito vengono riportate informazioni relative al popolamento ittico demersale ottenute dalla piccola pesca costiera. Infatti in questa area opera un gran numero di imbarcazioni della piccola pesca costiera con attrezzi quali tramagli e parangali, provenienti da San Felice Circeo, Rio Martino ed Anzio. Lo studio di ECOMAR, 1980 riporta che, nella zona tra Torre Astura e Caprolace, viene effettuata una pesca artigianale principalmente con tramagli (con lunghezze variabili fino a 2-300 m). Le catture sono costituite soprattutto da marmore, aragoste, saraghi, gronchi, scorfani, tordi, ma anche salpe, orate, spigole, triglie, sogliole, seppie, cefali, occhiate ecc. 63 BIBLIOGRAFIA Agnesi S., Belluscio A., Ardizzone G.D. (1998) - Biologia e dinamica di popolazione di Eledone cirrhosa (Cephalopoda, Octopoda) nel Tirreno centrale. Biol. Mar. Medit., 5 (2): 336-348. Ardizzone G.D. (1981) - L’ecosistema marino tra Capo Circeo e Terracina: analisi dei problemi della pesca costiera. Atti II Conv. Prov. Pesca, Terracina, 71-83. Ardizzone G.D. 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ECOMAR (1980) - Un analisi preliminare dell’ecosistema marino costiero in vista della creazione di una zona di ripopolamento mediante barriere artificiali (Torre Astura – Caprolace). ECOMAR (1982) - Studio dell’ecosistema marino compreso tra Terracina e Torre Viola in vista di iniziative in favore della pesca locale. Rapp. Amm. Provinciale Latina: 124 pp. ICRAM (2005) - Studio per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale: Macroarea D. Fase B - Caratterizzazione Area Vasta. Per conto della Regione Lazio: 301pp. Passariello M., Schintu P., Belluscio A., Ardizzone G.D. (1994) - Accrescimento ed alimentazione di Bothus podas (Delar.) nel Mar Tirreno. Oebalia 16 (2) Suppl.: 719-720. Pérès J.M., Picard J. (1964) - Nouveau manuel de bionomie benthique de la Mer Mediterranee. Rec. Trav. Stat. Mar. Endoume, 31 (47): 137 pp. 65 Schintu P., Passariello M., Belluscio A., Ardizzone G.D. (1994) - Growth and diet of Bothus podas (Delar.) in the Central Mediterranean sea. Scientia Marina 58(4): 359-61. www.irepa.org 66 8. CARATTERISTICHE FISICO-CHIMICHE E DINAMICHE DELLA COLONNA D’ACQUA 8.1 Caratteristiche meteomarine e di circolazione generale Venti Per l’analisi dei venti è stato fatto riferimento alle acquisizioni di Pratica di Mare: in figura 7.1.1 si può osservare la rosa dei venti rappresentativa dell’intervallo di tempo che va dal 1973 al 2003 (Di Maio et al., 2006). Figura 8.1.1 - Rosa dei venti acquisiti dalla stazione di Pratica di Mare (Di Maio et al., 2006). Il diagramma sopra riportato evidenzia l’elevata frequenza del Ponente (16%) e Tramontana nonché dello Scirocco (14%). L’intensità del vento è principalmente variabile tra i 7 e i 16 nodi (classe 3 e 4 della scala Beaufort indicate in figura con il colore verde), ma può anche raggiungere intensità variabili tra 21 e 27 nodi (classe 5 e 6 della scala Beaufort indicate in figura con il colore rosso). Allo scopo di stimare la variabilità stagionale del clima anemometrico, i dati trentennali di Pratica di Mare sono stati raggruppati in classi stagionali, ed in particolare: i dati acquisiti tra i mesi ottobremarzo sono stati identificati con il periodo autunnale ed invernale, mentre quelli acquisiti tra aprilesettembre sono rappresentativi del periodo primaverile ed estivo. Dall’analisi delle rose dei venti stagionali (figure 8.1.2-8.1.5), si nota chiaramente una rotazione dei venti, con predominanza dei venti del I e II quadrante in autunno e inverno, del II e III in primavera ed estate. 67 Figura 8.1.2 - Rosa autunnale dei venti (anni 1973-2003, stazione di Pratica di Mare (Di Maio et al., 2006). Figura 8.1.3 - Rosa invernale dei venti (anni 1973-2003, stazione di Pratica di Mare) (Di Maio et al., 2006). Figura 8.1.4 - Rosa primaverile dei venti (anni 1973-2003, stazione di Pratica di Mare) (Di Maio et al., 2006). 68 Figura 8.1.5 - Rosa estiva dei venti (anni 1973-2003, stazione di Pratica di Mare) (Di Maio et al., 2006). Nel corso di precedenti studi, eseguiti sul litorale laziale, si è osservato che l’effetto dei venti stagionali (e del conseguente clima ondoso) sulla morfologia dei fondali si manifesta con un ritardo di circa un mese. Dai dati acquisiti nel tratto di mare antistante Ostia, infatti, si è visto che 1 mese è il tempo necessario alla stabilizzazione del profilo della spiaggia sommersa a seguito delle mareggiate autunnali/primaverili (Di Maio et al., 2006). Il periodo di transizione tra il profilo di spiaggia estivo e quello invernale coincide con i mesi ottobre-dicembre, tra il profilo invernale e quello estivo con i mesi aprile-giugno. Questi mesi sono quindi caratterizzati da elevata attività e variabilità delle condizioni idrodinamiche ed energetiche. Tali considerazioni sono supportate dall’analisi dell’andamento stagionale del clima ventoso, che conferma un accentuarsi della frequenza degli eventi più intensi proprio nei mesi primaverili ed autunnali. 69 Onde Per la ricostruzione del clima d’onda nell’area di interesse (Capo d’Anzio-Capo Circeo) i dati reperibili da bibliografia sono quelli acquisiti dall’ondametro direzionale di Ponza (modello “Wavec” della Datawell; coordinate di posizionamento: 40°52’,5 N; 12°57’,6 E), in esercizio dal 1 luglio 1989 ed ancorata su fondali di circa 100 m. Tali dati sono stati trasposti geograficamente basandosi sulla similitudine dei fetches efficaci (Noli et al., 2001); essenzialmente, il metodo di trasposizione geografica stabilisce una corrispondenza tra le direzioni, le altezze ed i periodi del moto ondoso relative al sito di registrazione e a quello oggetto di studio. Al largo di Capo d’Anzio, su fondali di circa 100 m, ad una distanza di circa 6 km dalla costa, il paraggio è esposto al mare aperto per un ampio settore di traversia, delimitato a NO dall’isola della Corsica, dall’isola d’Elba e dall’isola del Giglio (290°-310° N), a O dall’isola della Sardegna (270° N), a SO dalla costa tunisina (distante circa 500 km) a S dall’isola di Sicilia (145°-170° N) e a SE dalla costa calabrese (130°-145° N) distante 200-400 km (figura 8.1.6 a). Per il tratto compreso tra Torvaianica e Torre Astura a fronte di un fetch geografico massimo di 500 km si ha un fetch efficace massimo pari a circa 311 km circa, riferibile al settore S (180°-210°N) (figura 8.1.6 b e tabella 8.1.1). a) b) Figura 8.1.6 - a) Fetch geografico al largo di Capo d’Anzio; b) Fetch efficace al largo di Capo d’Anzio (da Noli et al., 2001). 70 Tabella 8.1.1 - Fetches geografico ed efficace al largo di Capo d’Anzio (da Noli et al., 2001). Direzione media settore Fetch Geografico Fetch Efficace Deviazione direzione di traversia (Km) (Km) vento-mare (°) (° Nord) 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 270 280 290 300 310 320 330 340 350 12.14 9.74 8.17 7.14 6.51 7.78 10.37 11.38 13.45 17.07 32.02 39.98 172.29 376.06 424.71 61.84 388.66 296.08 360.98 499.46 499.88 499.45 499.08 320.01 279.47 250.03 247.47 276.37 267.83 266.78 298.64 233.24 90.36 36.66 22.85 15.75 32.49 21.49 14.33 10.65 9.84 11.81 17.58 27.83 48.81 62.57 86.54 114.03 144.27 176.17 208.46 239.35 266.65 288.4 303.22 310.63 311.02 305.57 295.97 283.58 268.64 251.55 232.92 213.13 192.74 172.02 150.92 129.43 107.56 85.84 65.37 47.27 -38 -42 -45 -49 51 48 45 42 39 35 32 29 26 22 19 15 12 8 5 1 -2 -4 -7 -8 -10 -12 -14 -16 -18 -19 -21 -23 -26 -28 -31 -35 Per quanto riguarda la correlazione tra direzione vento e direzione mare è stato visto che il Maestrale (proveniente da NO), genera moti ondosi provenienti da circa 290° N con uno sfasamento di circa 25° mentre lo Scirocco (proveniente da SE) genera moti ondosi provenienti da circa 150° N (Mezzogiorno – Scirocco) con uno sfasamento di circa 25°. 71 In figura 8.1.7 a, b è visibile lo sfasamento tra direzione del vento e quella del mare rapportata alla lunghezza e direzione del fetch efficace. a) b) Figura 8.1.7 - Moto ondoso e fetch efficace al largo di Capo d’Anzio. a) sfasamento tra la direzione del vento e quella del moto ondoso; b) corrispondente lunghezza del fetch efficace(da Noli et al., 2001). Al largo del promontorio del Circeo su fondali di circa 100 m, ad una distanza di circa 3,5 km dalla costa, il paraggio è esposto al mare aperto per un ampio settore di traversia, delimitato a NO dal Capo d’Anzio e dall’isola della Corsica (280°-310° N), a O dall’isola della Sardegna (270° N), a SO dalla costa tunisina (distante circa 500 km) a S dall’isola di Sicilia (145°-170° N) a una distanza di circa 350 km e a SE dall’isola di Ischia e dalla costa calabrese (130°-145° N) distante 200-400 km (figura 8.1.8 a). Per il tratto di costa compreso tra Sabaudia e Terracina (basso Lazio) a fronte di un fetch geografico massimo di 500 km si ha un fetch efficace massimo pari a circa 300 km circa ed è riferibile al settore S (200°-220°N, Libeccio-Mezzogiorno) (figura 8.1.8 b e tabella 8.1.2). 72 b) a) Figura 8.1.8 - a) Fetch geografici al largo di Capo Circeo; b) Fetch efficaci al largo di Capo Circeo (da Noli et al., 2001). Per quanto riguarda la correlazione tra direzione vento e direzione mare si può notare nella tabella 8.1.2 che venti di Maestrale (provenienti da NO, 320°-330° N), generano moti ondosi pr ovenienti da circa 290° N con uno sfasamento di circa 35°, mentre venti di Scirocco (paralleli alla costa da SE, 120°130° N) generano moti ondosi provenienti da circa 150° N con uno sfasamento di circa 20°. 73 Tabella 8.1.2 - Fetches geografico ed efficace al largo di Capo Circeo (da Noli et al., 2001). Direzione media settore Fetch Geografico Fetch Efficace Deviazione direzione di traversia (km) (km) vento-mare (°) (°Nord) 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 270 280 290 300 310 320 330 340 350 3.48 3.52 3.68 4.04 6.54 14.38 20.54 26.39 32.8 61.06 70.17 83.52 125.69 323.83 359.68 370.87 361.17 352.43 326.69 356.46 485.05 488.27 499.77 500.24 326.95 303.25 284.51 313.69 311.25 310.87 346.07 43.81 31.02 21.46 3.72 3.54 19.49 12.15 9.25 9.89 12.81 17.46 24.7 35.44 50.21 69.07 91.48 116.6 143.29 170.68 198.04 224.59 249.05 269.98 286.23 297.15 302.74 303.58 300.72 294.75 284.93 270.68 251.89 228.99 202.99 175.18 147.02 119.56 93.52 69.54 48.6 31.69 74 -43 -47 -50 50 48 45 42 39 36 33 30 27 24 22 19 16 13 10 7 4 1 -1 -3 -5 -7 -9 -12 -15 -18 -21 -24 -28 -31 -34 -37 -40 In figura 8.1.9 a, b è visibile lo sfasamento tra direzione del vento e quella del mare rapportata alla lunghezza e direzione del fetch efficace. a) b) Figura 8.1.9 - Moto ondoso e fetch efficace al largo di Capo Circeo. a) sfasamento tra la direzione del vento e quella del moto ondoso; b) corrispondente lunghezza del fetch efficace (da Noli et al., 2001). Sulla base delle informazioni e della metodologia sopra descritta è stato ricostruito il clima d’onda al largo di Capo d’Anzio (ubicato a circa 70 km dalla stazione ondametrica di Ponza) e al largo di Capo Circeo (ubicato a circa 36 km dalla stazione ondametrica di Ponza). Nella tabella 8.1.3 è sintetizzato lo stato del mare al largo di Capo d’Anzio, ricostruito in classi di frequenza relative al periodo di acquisizione (03/02/1994-31/12/2000); la relativa grafica è visibile in figura 8.1.10. Si evidenzia che: − il 53,2% degli eventi (corrispondente ad una durata di 6.5 mesi) ha una altezza significativa superiore ai 0.5 m (valore di soglia per la modellazione del litorale); − gli eventi frequenti sono relativi al settore di ponente (il 24% degli eventi provengono dal settore 260° - 280° N), e al settore di libeccio (il 2.7% degli eventi provengono dal settore 210° - 230° N); − gli eventi con maggiore intensità (Hs > 2m) provengono prevalentemente da ponente (2.2% - 8 giorni/anno) e da libeccio (1.79% - 6 giorni/anno). 75 Tabella 8.1.3 - Distribuzione annuale del clima d’onda per classi di Hs e direzione di provenienza a Capo d’Anzio (dati dal 03/02/1994 al 31/12/2000) (da Noli et al., 2001). Classi di altezza d'onda significativa Hs (m) Dir (°N) < 0.25 0.25-0.5 0.5-1 1-1.5 1.5-2 2-2.5 2.5-3 3-3.5 3.5-4 4-4.5 4.5-5 5-5.5 5.5-6 6-6.5 >6.5 10 0.04 20 0.05 30 40 0.03 50 0.04 60 0.05 70 80 0.07 90 0.31 100 0.83 110 0.68 120 0.42 130 0.36 140 0.31 150 0.22 160 0.23 170 0.27 180 0.34 190 0.43 200 0.54 210 0.7 220 0.84 230 0.73 240 0.84 250 0.87 260 0.82 270 0.98 280 0.92 290 0.92 300 0.72 310 0.76 320 0.43 330 0.24 340 1.39 350 360 0.03 16.41 TOT TOT cum. TOT 0.04 0.04 0.06 0.03 0.14 0.13 0.04 0.03 0.07 0.04 0.03 0.05 0.12 0.1 0.17 0.04 0.44 1.39 1.19 1 0.67 0.68 0.74 0.55 0.57 0.56 0.7 1.08 1.54 1.79 1.36 1.43 1.54 2.02 2.56 2.85 2.31 1.45 0.47 0.22 0.1 0.8 0.09 0.54 2 1.38 0.72 0.66 0.85 0.75 0.73 0.82 1.09 1.32 1.42 0.93 1.24 1.1 1.17 1.52 1.82 2.97 2.37 1.24 0.89 0.33 0.18 0.09 0.56 0.09 0.003 0.36 0.02 0.3 0.05 0.003 0.17 0.05 0.01 0.19 0.08 0.02 0.003 0.36 0.16 0.05 0.02 0.003 0.34 0.24 0.07 0.01 0.01 0.26 0.13 0.06 0.01 0.4 0.16 0.09 0.01 0.52 0.21 0.13 0.01 0.01 0.003 0.003 0.71 0.35 0.24 0.08 0.03 0.01 0.57 0.4 0.19 0.1 0.03 0.02 0.003 0.55 0.29 0.12 0.07 0.03 0.01 0.003 0.63 0.43 0.17 0.12 0.05 0.02 0.02 0.01 0.68 0.3 0.17 0.08 0.08 0.01 0 0.52 0.36 0.14 0.07 0.02 0.02 0.01 0.86 0.45 0.23 0.09 0.03 0.02 0.01 1.27 0.75 0.44 0.24 0.13 0.06 0.03 0.003 1.9 1.34 0.53 0.44 0.2 0.11 0.05 0.02 0.89 0.48 0.17 0.08 0.02 0.01 0 0.24 0.09 0.02 0.02 0.01 0.003 0.18 0.06 0.02 0.01 0.01 0.15 0.04 0.003 0.06 0.01 0.04 0.03 0.03 0.01 30.3 29.03 12.3 46.71 75.74 88.04 6.45 2.88 1.46 0.66 0.29 94.5 97.37 98.84 99.49 99.78 76 0.12 0.04 99.9 99.94 0.01 0.01 0.02 0.003 0.04 0 100 99.98 0.2 1.39 4.6 3.61 2.37 1.98 2.44 2.37 1.98 2.33 2.88 3.87 4.37 4.24 5.33 4.5 4.58 5.62 0.01 7.61 0.01 11.12 7.81 4.84 3.34 1.74 0.9 0.43 0.003 2.79 0.01 100 0 100 0.1 100 Figura 8.1.10 - Ricostruzione del clima d’onda annuale al largo di Anzio (periodo di riferimento: 01/07/1989-31/12/2000) (da Noli et al., 2001). Nella seguente tabella 8.1.4 e nella figura 8.1.11 sono sintetizzati gli stati di mare ricostruiti. Si evidenzia che: − il 52,9% degli eventi (corrispondente ad una durata di circa 6.5 mesi) ha una altezza significativa superiore ai 0.5 m (valore di soglia per la modellazione del litorale); − gli eventi frequenti sono relativi al settore di ponente (il 26.9% degli eventi provengono dal settore 260° - 280°N); − gli eventi con maggiore intensità (Hs > 2m) provengono prevalentemente da ponente (2.6% - 9 giorni/anno. 77 Tabella 8.1.4 - Distribuzione annuale del clima d’onda per classi di Hs e direzione di provenienza a Capo Circeo (dati dal 03/02/1994 al 31/12/2000) (da Noli et al., 2001). Classi di altezza d'onda significativa Hs (m) Dir (°N) < 0.25 0.25-0.5 0.5-1 1-1.5 1.5-2 2-2.5 2.5-3 3-3.5 3.5-4 4-4.5 4.5-5 5-5.5 5.5-6 6-6.5 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 190 200 210 220 230 240 250 260 270 280 290 300 310 320 330 340 350 360 TOT TOT cum. 0.07 0.1 0.1 0.09 0.12 0.14 0.23 0.3 0.47 0.64 0.44 0.39 0.34 0.18 0.21 0.23 0.24 0.3 0.39 0.5 0.65 0.74 0.81 0.85 0.97 1.07 0.99 1.44 1.73 1.1 0.57 0.35 0.22 0.15 0.1 0.09 17.3 >6.5 TOT 0.04 0.03 0.14 0.05 0.03 0.18 0.05 0.03 0.003 0.18 0.07 0.02 0.19 0.08 0.04 0.01 0.25 0.1 0.03 0.28 0.12 0.1 0.01 0.47 0.3 0.29 0.04 0.92 0.63 1.11 0.32 0.03 2.55 1.35 2.14 0.72 0.12 0.003 0.003 4.99 1.1 1.25 0.39 0.11 3.3 0.76 0.76 0.18 0.07 0.02 2.19 0.67 0.64 0.22 0.1 0.02 0.013 2 0.56 0.75 0.3 0.18 0.06 0.02 0.003 2.06 0.71 0.78 0.32 0.2 0.07 0.01 0.01 2.3 0.53 0.65 0.24 0.13 0.05 1.83 0.64 0.7 0.34 0.13 0.07 0.01 2.13 0.7 0.83 0.43 0.16 0.09 0.01 0.003 2.52 0.86 0.95 0.57 0.3 0.19 0.05 0.03 0.01 3.35 1.26 1.12 0.63 0.39 0.22 0.09 0.03 0.01 4.24 1.37 1.01 0.5 0.3 0.12 0.08 0.04 0.01 0.003 4.1 1.71 0.89 0.67 0.38 0.22 0.09 0.05 0.01 0.01 0.01 0.01 4.78 1.53 1.24 0.78 0.36 0.18 0.12 0.07 0.02 0.01 5.1 1.57 1.2 0.56 0.35 0.17 0.1 0.03 0.02 0.01 0.003 0.003 4.87 1.64 1.59 0.84 0.53 0.23 0.11 0.04 0.02 0.02 0.003 6 2.6 2.48 1.59 1.12 0.57 0.38 0.17 0.12 0.04 0.003 0.01 0.003 0.01 0.003 10.17 2.78 3.03 1.97 1.32 0.56 0.36 0.19 0.09 0.04 0.02 0.02 0 11.38 3.16 2.4 0.72 0.27 0.1 0.04 0.02 0.01 8.16 1.4 0.81 0.19 0.05 0.02 0.01 0.003 4.21 0.78 0.55 0.15 0.04 0.02 0.003 2.62 0.35 0.21 0.03 1.15 0.1 0.09 0.53 0.09 0.05 0.35 0.04 0.03 0.22 0.04 0.01 0.15 0.04 0.02 0.003 0.15 29.78 27.85 12.73 6.63 2.98 1.5 0.67 0.32 0.14 0.03 0.04 0 0.01 0.01 100 47.08 74.93 87.66 94.29 97.27 98.77 99.44 99.76 99.9 99.93 99.97 99.98 99.99 100 78 Figura 8.1.11 - Ricostruzione del clima d’onda annuale al largo del promontorio del Circeo (periodo di riferimento: 01/07/1989-31/12/2000) (da Noli et al., 2001). 79 8.2 Correnti Circolazione generale La circolazione generale si inserisce nel contesto più ampio della circolazione generale tirrenica. Nella letteratura oceanografica il mar Tirreno viene generalmente associato a dinamica poco intensa caratterizzata da basse velocità, bassi gradienti di temperatura e pressione e da una circolazione essenzialmente ciclonica (Hopkins, 1988; Bignami et al., 1996). Il suo bacino presenta una forma triangolare con vertice rivolto ad ovest ed è diviso in due settori principali dalla congiungente Argentario-Trapani: un settore SO, caratterizzato da temperature superficiali più elevate e da una dinamica caotica e poco intensa, e un settore NO, il più interessante dal punto di vista dinamico (Bignami et al., 1996). Gli scambi con i mari adiacenti, che sono principalmente governati dalle caratteristiche geografiche del bacino stesso, interessano sia il canale presente tra Sicilia e Sardegna che il canale di Corsica. Il primo canale permette l’ingresso di acqua superficiale Atlantica e di acqua di fondo, mentre quello di Corsica è interessato da un flusso diretto verso il mar Ligure, attraverso cui viene bilanciato l’eccesso di acqua superficiale e intermedia. L’acqua persa per evaporazione costituisce, infine, solo una piccola aliquota del bilancio idrologico (Bignami et al., 1996). La circolazione generale del Tirreno è data attualmente dal Mediterranean Ocean Forecasting System che è un sistema di previsione/analisi del Mediterraneo: fornisce una serie di campi, tra cui quelli di velocità attraverso modelli a grande scala; dall’analisi dei risultati di questi modelli si evince che, sebbene durante i mesi dell’anno vi siano delle variazioni nell’evoluzione dei vortici ciclonici, lungo il litorale laziale le masse d’acqua si spostano generalmente verso NO (figura 8.2.1), con velocità media compresa tra 0.01 e 0.05 m/s. Tali masse d’acqua hanno un apporto del Tevere, sia in termini di portata liquida che di portata solida: la portata media annua è di 236 m3/a, con massimi in marzo e in aprile ed è in grado di determinare notevoli effetti sulla circolazione locale (IRSA, 1983). 80 Figura 8.2.1 - Circolazione superficiale a grande scala nel Mediterraneo (INGV, 2004). 81 8.2.1 Correnti a scala locale La circolazione a scala locale è stata ricavata dalle misure eseguite da ICRAM (2005) a bordo della N/O “Astrea”, nei mesi di marzo e settembre 2004. Le indagini eseguite nel mese di marzo hanno portato all’individuazione di un campo superficiale di corrente, abbastanza uniforme, di circa 60 cm/sec e diretto prevalentemente verso SE in prossimità della costa (figura 8.2.1.1), con un’intensificazione a circa 10 miglia da Capo d’Anzio; il capo di corrente nelle aree più lontane da costa, invece, è diretto verso NO (figura 8.2.1.2), in coerenza con l’andamento della circolazione generale. Figura 8.2.1.1 - Rappresentazione vettoriale della corrente misurata in superficie nelle acque comprese tra Nettuno e San Felice Circeo (campagna di marzo 2004) (da ICRAM, 2005). 82 Figura 8.2.1.2 - Rappresentazione vettoriale del campo di corrente interpolato dalle misure in superficie nelle acque comprese tra Nettuno e San Felice Circeo (campagna di marzo 2004) (da ICRAM, 2005). In prossimità del fondo, compreso tra 30 e 110 m di profondità, si osserva una maggiore uniformità dei vettori corrente (figura 8.2.1.3) sia per quanto riguarda la direzione (che sostanzialmente rispetta quella di superficie) che l’intensità; la direzione prevalente è quella verso SE (figura 8.2.1.4). 83 Figura 8.2.1.3 - Rappresentazione vettoriale della corrente misurata in prossimità del fondo nelle acque comprese Nettuno e San Felice Circeo (campagna di marzo 2004) (da ICRAM, 2005). Figura 8.2.1.4 - Rappresentazione vettoriale del campo di corrente interpolato dalle misure in prossimità del fondo nelle acque comprese Nettuno e San Felice Circeo (campagna di marzo 2004) (da ICRAM, 2005). 84 In autunno (settembre 2004) è stata registrata un’inversione della corrente con un campo superficiale diretto prevalentemente verso NO (figura 8.2.1.5) con delle eccezioni, ovvero con una direzione di corrente verso SO, solo in alcuni tratti dell’area costiera. E’ stato notato nel campo superficiale un campo generalmente di bassa uniformità con intensità pari a circa 50 cm/sec (figura 8.2.1.6). Figura 8.2.1.5 - Rappresentazione vettoriale della corrente misurata in superficie nelle acque comprese tra Nettuno e San Felice Circeo (campagna di settembre 2004) (da ICRAM, 2005). Figura 8.2.1.6 - Rappresentazione vettoriale del campo di corrente interpolato in superficie nelle acque comprese tra Nettuno e San Felice Circeo (campagna di settembre 2004) (da ICRAM, 2005). 85 Le misure al fondo rispettano sostanzialmente il campo di corrente superficiale; è stata misurata un’intensificazione delle correnti profonde in prossimità di Torre Astura (figura 8.2.1.7). In generale si può dire che il campo correntometrico autunnale è sostanzialmente barotropico con una direzione prevalente verso NO, coerentemente con l’andamento della circolazione generale (figura 8.2.1.8). Figura 8.2.1.7 - Rappresentazione vettoriale della corrente misurata in prossimità del fondo nelle acque comprese tra Nettuno e San Felice Circeo (campagna di settembre 2004) (da ICRAM, 2005). 86 Figura 8.2.1.8 - Rappresentazione vettoriale del campo di corrente interpolato dalle misure in prossimità del fondo nelle acque comprese tra Nettuno e San Felice Circeo (campagna di settembre 2004) (da ICRAM, 2005). 87 8.2.2 Particellato sospeso L’indagine bibliografica ha evidenziato come, per l’area di studio, per quanto attiene il particellato sospeso la letteratura scientifica sia piuttosto carente, ad eccezione dello studio di dettaglio condotto da ICRAM (2005) nell’ambito dello studio di caratterizzazione ambientale connesso ad attività di dragaggio di sabbie relitte a fini di ripascimento. In particolare, per la misura della concentrazione di materiale particellato, sono state condotte 2 campagne oceanografiche nei mesi di marzo e settembre 2004 nel tratto di piattaforma continentale compreso tra Nettuno (RM) e San Felice Circeo (LT) (ICRAM, 2005). I dati della campagna di marzo 2004 hanno evidenziato per il Materiale Particellato Totale (TPM) valori compresi tra 1.09 e 7.42 mg/l: nelle acque superficiali si sono registrati valori compresi tra 1.14 e 7.01 mg/l con valore medio pari a 3.84 mg/l; nelle acque intermedie i valori oscillano tra i 1.09 e 6.09 mg/l con valore medio paria a 2.60 mg/l ed, infine, nelle acque più profonde i valori determinati dalle analisi sono compresi tra 1.26 e 7.42 mg/l con valore medio pari a 3.69 mg/l. Il TPM risulta costituito principalmente da materiale organico, la cui percentuale supera il 62% nello strato superficiale, diventa circa il 59% nello strato intermedio e si riduce al 54% nello strato di fondo che quindi risulta avere pertanto un arricchimento nella componente inorganica. In termini di concentrazione l’OPM presenta valori compresi tra 0.52 e 5.17 mg/l: nelle acque superficiali si sono registrati valori compresi tra 0.70 e 4.63 mg/l con valore medio pari a 2.38 mg/l; nelle acque intermedie i valori oscillano tra i 0.52 e 3.77 mg/l con valore medio paria a 1.53 mg/l ed infine nelle acque più profonde i valori sono compresi tra 0.68 e 5.17 mg/l con valore medio pari a 2 mg/l. Passando all’IPM, sempre in termini di concentrazione, questa componente presenta valori compresi tra 0.03 e 3.75 mg/l: nelle acque superficiali si sono registrati valori compresi tra 0.08 e 3.28 mg/l con valore medio pari a 1.47 mg/l; nelle acque intermedie i valori oscillano tra 0.03 e 2.43 mg/l con valore medio pari a 1.07 mg/l ed infine nelle acque più profonde sono compresi tra 0.38 e 3.75 mg/l con valore medio paria a 1.70 mg/l. Per quanto riguarda i dati relativi alla campagna di settembre 2004 è stato osservato che il materiale particellato totale (TPM) presenta valori compresi tra 0.34 e 4.08 mg/l con le seguenti variazioni a profondità diverse: nelle acque superficiali si sono registrati valori compresi tra 0.58 3.69 mg/l con valore medio pari a 1.44mg/l; nelle acque intermedie i valori oscillano tra 0.36 e 3.49 mg/l con valore medio pari a 1.40 mg/l ed, infine, nelle acque più profonde i valori determinati dalle analisi sono compresi tra 0.34 e 4.08 mg/l con valore medio pari a 1.78 mg/l. 88 Il materiale inorganico (IPM) infine presenta valori compresi tra 0.02 e 1.87 mg/l: nelle acque superficiali si sono registrati valori compresi tra 0.02 e 1.87 mg/l con valore medio pari a 0.37 mg/l; nelle acque intermedie i valori oscillano tra 0.05 e 0.82 mg/l con valore medio pari a 0.30 mg/l ed infine nelle acque più profonde sono compresi tra 0.04 e 1.82 mg/l con valore medio pari a 0.40 mg/l. Il materiale organico (OPM) presenta valori compresi tra 0.02 e 3.09 mg/l: nelle acque superficiali si sono registrati valori compresi tra 0.43 e 1.96 mg/l con valore medio pari a 1.07 mg/l; nelle acque intermedie i valori oscillano tra i 0.25 e 3.09 mg/l con valore medio pari a 1.11 mg/l ed infine nelle acque più profonde i valori sono compresi tra 0.02 e 2.62 mg/l con valore medio pari a 1.12 mg/l. Con i valori di concentrazione relativi alle due campagne oceanografiche (marzo e settembre 2004) sono state redatte carte di distribuzione orizzontale relative al TPM, IPM ed OPM degli strati d’acqua superficiale, intermedio e di fondo, che vengono di seguito riportate (figure 8.2.2.18.2.2.6). 89 Nettuno 41.45 a) a5 10m 20m 41.40 a20 30m 50m L.di Fogliano b10 b30 a60 d5 f10 d20 c40 e30 h30 g40 i5 i20 f60 g60 12.85 ia 12.80 d au m5 m40 m60 i100 g100 ab 41.25 12.75 L.S h80 l80 12.70 Sabaudia l10 i60 l50 e80 f115 0.0 mg/l h10 e50 c80 12.65 1.5 mg/l L.Monaci g5 L.Caprolace d30 d60 a100 41.30 R. Martino f20 c60 b80 3.0 mg/l Fogliano e10 41.35 100m 6.0 mg/l F. Astura c10 c20 a40 Latitudine Latina C. delle Acque Alte 5m n10 n30 n50 n80 12.90 12.95 13.00 Longitudine Nettuno 41.45 Latina C. delle Acque Alte 5m F. Astura 10m b) 6.0 mg/l L.di Fogliano 20m 41.40 a20 30m Fogliano c20 b30 a40 Latitudine 50m b50 a60 d20 c40 b80 L.Caprolace d30 h30 g40 c60 0.0 mg/l e50 i20 f60 c80 g60 Sabaudia i60 ab 12.75 i100 g100 12.80 12.85 dia m40 m60 l80 f115 au h80 41.25 12.70 L.S l50 e80 12.65 1.5 mg/l e30 d60 a100 41.30 L.Monaci f20 41.35 100m 3.0 mg/l R. Martino n30 n50 n80 12.90 12.95 13.00 Longitudine Nettuno 41.45 a5 10m c) 20m 41.40 a20 30m 50m L.di Fogliano b10 b30 b50 a60 d5 f10 d20 c40 b80 41.30 R. Martino f20 d30 L.Caprolace h10 g40 c60 c80 i5 i20 g60 12.80 12.85 12.90 dia 12.75 i100 au 12.70 g100 m5 m40 m60 ab 41.25 12.65 L.S h80 l80 f115 Sabaudia l10 i60 l50 e80 0.0 mg/l h30 e50 f60 1.5 mg/l L.Monaci g5 e30 d60 a100 3.0 mg/l Fogliano e10 41.35 100m 6.0 mg/l F. Astura c10 c20 a40 Latitudine Latina C. delle Acque Alte 5m n10 n30 n50 n80 12.95 13.00 Longitudine Figura 8.2.2.1 - Distribuzione del TPM (mg/l) nello strato a) superficiale, b) intermedio e c) profondo (marzo 2004) (da ICRAM, 2005). 90 Nettuno 41.45 a5 10m a) Latina C. delle Acque Alte 5m 20m 41.40 c10 c20 b30 a40 50m Latitudine L.di Fogliano b10 a20 30m a60 d5 f10 d20 c40 d30 2 mg/l L.Monaci g5 e30 L.Caprolace h10 i5 i20 f60 c80 g60 41.25 m5 m40 m60 12.75 i100 g100 f115 12.70 ia ud ba Sa L. h80 l80 12.65 Sabaudia l10 i60 l50 e80 12.80 12.85 0 mg/l h30 g40 e50 d60 a100 41.30 R. Martino f20 c60 b80 4 mg/l Fogliano e10 41.35 100m 6 mg/l F. Astura n10 n30 n50 n80 12.90 12.95 13.00 Longitudine Nettuno 41.45 Latina C. delle Acque Alte 5m L.di Fogliano 20m 41.40 6 mg/l F. Astura 10m b) 4 mg/l a20 30m Fogliano c20 b30 a40 Latitudine 50m b50 a60 R. Martino d20 c40 d30 e50 i20 d60 a100 41.30 f60 c80 g60 Sabaudia i60 h80 m40 m60 l80 41.25 12.70 12.75 i100 g100 f115 12.80 12.85 ia ud ba Sa L. l50 e80 12.65 0 mg/l h30 g40 c60 b80 100m L.Caprolace e30 41.35 2 mg/l L.Monaci f20 n30 n50 n80 12.90 12.95 13.00 Longitudine Nettuno 41.45 a5 10m c) 20m 41.40 a20 30m a40 50m Latitudine Latina C. delle Acque Alte 5m L.di Fogliano b10 b30 b50 a60 c10 c20 d5 f10 d20 c40 b80 41.30 R. Martino f20 d30 L.Caprolace h10 g40 c60 i5 i20 f60 g60 41.25 12.65 12.70 12.75 12.80 ia ud ba Sa L. h80 l80 f115 Sabaudia l10 i60 l50 e80 g100 12.85 i100 12.90 0 mg/l h30 e50 c80 2 mg/l L.Monaci g5 e30 d60 a100 4 mg/l Fogliano e10 41.35 100m 6 mg/l F. Astura m5 m40 m60 n10 n30 n50 n80 12.95 13.00 Longitudine Figura 8.2.1.2 - Distribuzione dell’IPM (mg/l) nello strato a) superficiale, b) intermedio, c) profondo (marzo 2004) (da ICRAM, 2005). 91 Nettuno 41.45 a) a5 10m 20m 41.40 a20 30m 50m L.di Fogliano b10 b30 a60 d5 f10 d20 c40 b80 R. Martino f20 d30 L.Caprolace h10 e50 i5 i20 f60 c80 g60 m5 m40 m60 12.75 i100 g100 f115 12.80 12.85 ia ud 41.25 12.70 a ab L.S h80 l80 12.65 Sabaudia l10 i60 l50 e80 0 mg/l h30 g40 c60 2 mg/l L.Monaci g5 e30 d60 a100 41.30 4 mg/l Fogliano e10 41.35 100m 6 mg/l F. Astura c10 c20 a40 Latitudine Latina C. delle Acque Alte 5m n10 n30 n50 n80 12.90 12.95 13.00 Longitudine Nettuno 41.45 Latina C. delle Acque Alte 5m L.di Fogliano 20m 41.40 6 mg/l F. Astura 10m b) 4 mg/l a20 30m Fogliano c20 b30 a40 Latitudine 50m b50 a60 R. Martino d20 c40 d30 b80 100m e50 i20 f60 c80 g60 Sabaudia i60 h80 m40 m60 l80 41.25 12.70 12.75 i100 g100 f115 12.80 12.85 dia au ab L.S l50 e80 12.65 0 mg/l h30 g40 c60 d60 a100 41.30 L.Caprolace e30 41.35 2 mg/l L.Monaci f20 n30 n50 n80 12.90 12.95 13.00 Longitudine Nettuno 41.45 a5 10m c) 20m 41.40 a20 30m 50m L.di Fogliano b10 b30 b50 a60 d5 f10 d20 c40 b80 41.30 R. Martino f20 d30 L.Caprolace h10 g40 c60 i5 i20 f60 g60 41.25 12.65 12.70 12.75 12.80 dia au ab L.S h80 l80 f115 Sabaudia l10 i60 l50 e80 g100 12.85 i100 12.90 0 mg/l h30 e50 c80 2 mg/l L.Monaci g5 e30 d60 a100 4 mg/l Fogliano e10 41.35 100m 6 mg/l F. Astura c10 c20 a40 Latitudine Latina C. delle Acque Alte 5m m5 m40 m60 n10 n30 n50 n80 12.95 13.00 Longitudine Figura 8.2.1.3 - Distribuzione dell’OPM (mg/l) nello strato a) superficiale, b) intermedio, c) profondo (marzo 2004) (da ICRAM, 2005). 92 a) b) c) Figura 8.2.1.4 - Distribuzione del TPM (mg/l) nello strato a) superficiale, b) intermedio e c) profondo (settembre 2004) (da ICRAM, 2005). 93 a) b) c) Figura 8.2.1.5 - Distribuzione dell’IPM (mg/l) nello strato a) superficiale, b) intermedio, c) profondo (settembre 2004) (da ICRAM, 2005). 94 a) b) c) Figura 8.2.1.6 - Distribuzione dell’OPM (mg/l) nello strato a) superficiale, b) intermedio, c) profondo (settembre 2004) (da ICRAM, 2005). 95 Dall’analisi dei dati relativi alle due campagne oceanografiche (marzo e settembre 2004) sono emerse alcune differenze. Nel mese di marzo 2004 le concentrazioni di TPM risultano circa 2 volte maggiori di quelle riscontrate nel mese di settembre 2004. Domina sempre la componente organica anche se sul fondo aumenta decisamente la componente terrigena; entro la batimetrica dei 20 m si individuano incrementi di concentrazione legati a importanti fenomeni di risospensione. In alcuni casi il fenomeno può interessare anche fondali più profondi centrati su 40 m. La fascia costiera posta a nord, compresa tra Fogliano e Nettuno, presenta i maggiori valori di materiale in entrambe le stagioni. Il materiale particolato risulta concentrato lungo costa con una diffusione essenzialmente laterale condizionata dalla dinamica delle acque che, soprattutto a settembre 2004, creano aree di accumulo costiere (ICRAM, 2005). 96 8.3 Riepilogo delle caratteristiche fisico-chimiche e dinamiche della colonna d’acqua L’unità fisiografica Capo d’Anzio - Capo Circeo è caratterizzata prevalentemente da un tratto di costa di litorale diritto (secondo la classificazione di Ferretti et al., 2004) tranne che nel tratto di Capo d’Anzio dove la costa è terrazzata e nel tratto del Circeo dove è visibile una costa a falesia. La ricostruzione dei dati di vento, ottenuta da una serie storica registrata a Pratica di Mare dal 1973 al 2003, mostra che i venti prevalenti sono quelli di ponente e di scirocco; questi si presentano con un’intensità compresa tra i 7 e i 16 nodi ma, anche se con minore frequenza, possono raggiungere valori compresi tra i 21 e i 27 nodi. In particolare, in autunno ed in inverno predominano i venti del 1° e del 2° quadrante mentre in estate e primavera predominano i venti del 3° e del 4° quadrante. Da un’analisi di dati ondametrici acquisiti dal 1994 al 2003 è emerso che gli eventi di moto ondoso prevalenti sono provocati dal ponente; a questo evento corrispondono anche altezze d’onda maggiori con le quali comunque risultano confrontabili le altezze d’onda significative degli eventi connessi al vento di libeccio. Per quanto riguarda la circolazione idrodinamica a scala di unità fisiografica, da bibliografia risulta prevalere una dinamica delle acque al largo diretta generalmente per NO; studi costieri hanno però mostrato come sia possibile che in prossimità della costa questi flussi possano assumere carattere locale con circolazioni chiuse sia cicloniche che anticicloniche. Nel mese di marzo 2004 infatti è stato registrato un campo di corrente poco uniforme in cui, soprattutto in prossimità della costa, prevale la componente per SE, mentre nelle rilevazioni realizzate nelle stazioni più al largo, comprese tra le batimetriche di 80 e 110 m, si osserva la presenza di una limitata componente per NO. La componente generale verso SE risulta confermata anche in prossimità del fondo. La dinamica superficiale è stata caratterizzata da flussi con valori d’intensità massimi non superiori a 60 cm/s. Si apprezza in particolare la presenza di un notevole gradiente di velocità delle acque tra la porzione occidentale e quella orientale dell’area; rilevante risulta l’intensificazione della corrente che si è apprezzata a 10 miglia nautiche a SE di Capo d’Anzio: questo gradiente di velocità è risultato presente anche a settembre anche se le condizioni generali presentano un flusso generalizzato verso NO e con almeno due linee di corrente che si muovono verso terra. Lo studio locale inoltre ha mostrato che anche le caratteristiche fisiche della colonna d’acqua sono legate fortemente alla stagionalità e sono probabilmente influenzate anche dalle acque di origine continentale. In particolare, è stato visto che in primavera la colonna d’acqua si presenta con caratteristiche che variano gradualmente con la profondità evidenziando la formazione del termoclino come è tipico della stagione (fine inverno/inizio primavera); inizia anche la fioritura algale che sembra contribuire all’attenuazione della luce in acqua. Alla fine dell’estate, invece, 97 l’acqua si presenta ben mescolata nei primi 20 m e mostra in superficie un piccolo gradiente orizzontale NS di densità (e dunque di temperatura e salinità) con valori più alti nella zona a N (l’area antistante la costa di Nettuno) e più bassi in quella a S (nella zona prossima alla costa di S. Felice Circeo). Questo gradiente si mantiene fino alla batimetrica dei 50 m. Nella zona a S in cui si approfondisce il termoclino, lo strato mescolato è circa 10 m più profondo di quello presente nella zona a N; i valori di saturazione di ossigeno sono più bassi, ad indicare probabilmente la presenza di acqua meno influenzata dalla colonna d’aria soprastante rispetto a quella presente a N; il debole segnale di fluorescenza si intensifica in poche stazioni al largo rappresentative della zona a S, dove si può ipotizzare la formazione di un primo debole DCM tra 40 e 60 m, legato probabilmente all’inizio di una fioritura stagionale. Per quanto concerne il materiale particolato, in tutta la colonna d’acqua a settembre si evidenzia una forte diminuzione della concentrazione. I valori di marzo sono mediamente più del doppio di quelli di settembre ed, in particolare, la componente inorganica risulta essere tre volte maggiore. La componente maggiore è la frazione organica che aumenta percentualmente da marzo (62%) a settembre (74%) 98 BIBLIOGRAFIA Bignami F., Manzella G.M.R., Salusti E., Sparnocchia S. (1996) - Circolazione delle acque. In: Il Mare del Lazio Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Regione Lazio. Ass. Opere e reti di servizi e mobilità: 331 pp. Di Maio A., Marcelli M. (2006) - “Progetto Porto di Ostia” (Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile (DECOS) Università degli Studi della Tuscia. Hopkins T.S. (1988) - Recent observations on the intermediate and deep water circulation in the Southern Tyrrenian Sea. Oceanologica Acta, No. SP: 41-50. Hopkins T.S., Battilotti M., De Lauro M., Monassi M., Ribera D’Alcalà, Saggiomo V., Tramontano M.A., Zagaglia A. (1992) - Lazio shelf experiment (crociera Hopi, agosto, 1991): distribuzione delle masse d’acqua e cenni sulla circolazione. Atti del 10° congresso A.I.O.L., Alassio, 4-6 novembre 1992: 375-387. ICRAM (2005) - Studio per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale: Macroarea D - Fase B - Caratterizzazione Area Vasta. Per conto della Regione Lazio: 301pp. INGV, Operational Oceanography Group, Bologna (2004) - Mediterranean Forecasting System toward Environmental Prediction: Monthly Bulletin. www.bo.ingv.it/mfstep/. IRSA (1983) - L'esperimento Tevere. Influenza di un fiume sull'ecosistema marino prospiciente la sua foce. Quad.. Ist. Ric. Acque, 66: 27-46. Noli A., De Girolamo P., Belloni L., Contini P., Mondini F., Piscopia R. (2001) - Caratterizzazione climatica e modellistica litoranea delle coste laziali. Rapporto intermedio “Studio meteo marino della costa laziale, Convenzione di ricerca tra Regione Lazio-Assessorato Opere e Reti di Servizi e Mobilità e Università di Roma “La Sapienza”- Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Strade. 99 9. AREE PROTETTE E ALTRI USI LEGITTIMI DEL MARE Introduzione Nell’ambito di questo studio si è ritenuto fondamentale focalizzare l’attenzione sugli usi legittimi del mare, con particolare riferimento sia alla presenza di aree protette (aree sensibili dal punto di vista naturalistico), sia alla presenza di quegli usi in grado di interferire (in qualsiasi misura) con la eventuale realizzazione di opere di difesa costiera, al fine di programmare correttamente gli interventi e prevedere, eventualmente, misure adeguate per la mitigazione degli effetti (Pellegrini et al., 2002). In particolare, per quanto concerne le aree protette, la ricerca ha messo in evidenza come l’area studiata sia caratterizzata da un’elevata sensibilità ambientale (riconosciuta anche a livello normativo) cui si deve la definizione delle seguenti aree protette (figura 9.1): o Parco Nazionale del Circeo; o Siti Rete Natura 2000; o Important Birds Area (IBA); o Siti Ramsar. Da segnalare ai fini del presente studio, che la presenza del Parco Nazionale comporta, in caso di esecuzione di opere di difesa costiera ricadenti al suo interno, l’attivazione di una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nazionale. Inoltre, qualora gli interventi dovessero essere localizzati all’interno o in prossimità dei siti Rete Natura 2000, dovrà essere avviata la Procedura Valutazione di Incidenza, al fine di verificare che tali interventi, anche se condotti esternamente ai siti, non interferiscano con lo stato di conservazione dei tipi di habitat e/o specie per i quali tali siti sono stati istituiti. La Valutazione di Incidenza rappresenta, in definitiva, lo strumento atto a garantire il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio. Per i progetti già assoggettati a VIA, la Valutazione d’Incidenza dovrà essere compresa nella procedura di VIA. Di conseguenza, lo Studio di Impatto Ambientale dovrà contenere anche gli elementi sulla compatibilità fra progetto e finalità di conservazione del sito. Per quanto concerne gli altri usi legittimi del mare, la ricerca, essenzialmente basata sull’aggiornamento di quanto già riportato in ICRAM (2002), ha, infine, rilevato la presenza di alcuni elementi, di interesse, quali cavi sottomarini, poligoni militari e zone di interdizione all’ancoraggio e pesca (figura 9.2), di cui bisognerà tenere conto nella fase di progettazione delle opere prescelte. 100 Figura 9.1 - Carta degli Usi legittimi del mare: aree protette. 101 Figura 9.2 - Carta degli Usi legittimi del mare: cavidotti e poligoni militari. 102 9.1 Aree protette 9.1.1 Parco Nazionale del Circeo Ubicato lungo la costa tirrenica dei Lazio meridionale, circa 100 km a sud di Roma, il Parco Nazionale del Circeo, il più piccolo tra i parchi storici d'Italia, si estende per circa 8.500 ha interamente in provincia di Latina, interessando un tratto di costa di circa 30 km. Grazie alla sua istituzione, avvenuta quando l'intera area pontina era sottoposta ai radicali interventi di prosciugamento e appoderamento della Bonifica Integrale, fu evitato il totale disboscamento dell'antica ed inospitale "Selva di Terracina" di cui una piccola porzione risparmiata dal taglio costituì, insieme al Lago di Sabaudia, alla Duna Litoranea e al Promontorio del Circeo, la prima configurazione territoriale del Parco. Il Parco Nazionale del Circeo presenta oggi un territorio caratterizzato da un’elevata varietà ambientale in cui sono state riconosciute aree di conservazione di grande importanza, quali i siti delle Rete Natura 2000, i siti IBA e le aree umide protette ai sensi della Convenzione di Ramsar (figura 9.1). Da segnalare, inoltre, come la foresta del Circeo, in virtù del grande valore naturalistico che la caratterizza, è stata inclusa, sin dal 1977, nella "Rete Internazionale delle Riserve della Biosfera" dell’UNESCO. All’interno del Parco sono oggi riconoscibili 5 tipi di ambienti, con caratteristiche faunistiche e floristiche peculiari, quali il promontorio del Circeo (suddiviso in funzione dell’esposizione in Quarto Caldo e Quarto Freddo), le dune, la foresta planiziaria, le zone umide e l’isola di Zannone. Fra questi, di un certo interesse ai fini del presente studio, sono in particolare le dune e le zone umide. Queste ultime includono i laghi costieri di Fogliano, dei Monaci, Caprolace e Sabaudia e costituiscono il più rilevante ecosistema palustre del Lazio. In tale ambiente, in merito all’avifauna, è segnalata la presenza di oltre 260 specie nidificanti e migratrici: tra le più note, germani reali, falchi, aironi cenerini, fenicotteri, cicogne bianche e nere, falchi di palude e falchi pescatori. Le acque dei laghi ospitano anche diversi tipi di pesci, quali anguille, cefali, spigole, orate, saraghi, tinche e carpe. 103 9.1.2 Siti Rete Natura 2000 Natura 2000 è una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione (ZSC), istituita dalla direttiva “Habitat” (92/43/CEE), in cui sono inserite aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea, caratterizzate dalla presenza di habitat e specie (animali e vegetali) di interesse comunitario. La rete Natura 2000 comprende anche le Zone a Protezione Speciale (ZPS), classificate dagli Stati membri a norma della direttiva Uccelli (79/409/CEE) che rimane in vigore e si integra all'interno della Direttiva "Habitat". Essa prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli e l’individuazione delle aree da destinare alla loro conservazione. I Siti di Importanza Comunitaria (SIC), che costituiscono il primo passaggio per l’identificazione delle ZSC, sono istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di garantire nel loro complesso o la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e specie del continente europeo, particolarmente minacciati di frammentazione ed estinzione. La loro istituzione ha comportato, dapprima, che ogni stato membro, dietro istanza delle singole regioni e sulla base dei criteri di selezione riportati nella direttiva Habitat, abbia proposto la lista dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC). La lista, unitamente alle schede standard informative complete di cartografia e relative ad ogni sito, vengono quindi trasmesse alla Commissione europea che, nell'ambito di ognuna delle cinque regioni biogeografiche, elabora, d'accordo con ognuno degli Stati membri, un elenco dei siti di importanza comunitaria (SIC). I siti così individuati vengono infine designati dai singoli Stati membri con decreto ministeriale. Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) Con specifico riferimento ai fini del presente studio, sono state censiti i soli siti Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) localizzati in lungo la fascia costiera nel tratto compreso tra Torre Astura e il promontorio del Circeo. Rimangono pertanto esclusi dall’elenco che segue i SIC “Bosco di Foglino” e “Foresta demaniale del Circeo” (www.minambiente.it). L’analisi condotta ha pertanto messo in evidenza la presenza, nel tratto di costa considerato, di 10 SIC e di una sola ZPS, di seguito elencati (da nord a sud) (figura 9.1). Per ogni sito sono indicati i soli habitat prioritari (allegato I, Direttiva Habitat), riferiti esclusivamente agli ambienti dunale e marino: 104 • IT6030048 “Litorale di Torre Astura”: Dune costiere con Juniperus spp e Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster. • IT60300049 “Zone umide a ovest del fiume Astura”. • IT6000011 SIC “Fondali tra Torre Astura e Capo Portiere”: Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae). • IT6000012 SIC “Fondali tra Capo Portiere e Lago di Caprolace”: Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae). • IT6000013 SIC “Fondali tra Capo Circeo e Terracina”: Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae). • IT6040012 SIC “Laghi di Fogliano, dei Monaci, Caprolace e Pantani dell’Inferno”: Lagune costiere. • IT6040013 SIC “Lago di Sabaudia”: Lagune costiere. • IT6040015 ZPS “Parco Nazionale del Circeo”: Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae) (codice 1120), Dune costiere fisse a vegetazione erbacea («dune grigie»), Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster, Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster. • IT6040016 SIC “Promontorio del Circeo (Quarto Caldo)” • IT6040017 SIC “Promontorio del Circeo (Quarto Freddo)” • IT6040018 SIC “Dune del Circeo”: 2250 Dune costiere con Juniperus spp e Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster Per quanto concerne gli habitat prioritari di interesse ai fini del presente studio, si segnala, infine, che, in merito allo stato di minaccia degli stessi, Petrella et al. (2005) classificano con minaccia bassa le praterie di Posidonia oceanica (1120), le Lagune costiere (1150) e le Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster (2270) Le Dune costiere con Juniperus spp (2250) sono classificate con categoria di minaccia media, mentre le Dune costiere fisse a vegetazione erbacea («dune grigie») (2130), presenti nel Lazio in un unico sito, sono classificate come categoria di minaccia alta. I dati riassuntivi degli 11 siti sono presentati nelle schede che seguono, mentre per le schede complete (formulario Rete Natura 2000) si rimanda al sito http//www.minambiente.it. 105 SIC IT6030048 Litorale di Torre Astura Tipologia B Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 201 Habitat prioritari (allegato I)* 2250 Dune costiere con Juniperus spp 2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster Altri habitat di interesse ai fini 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae del presente studio (dune) 2230 Dune con prati dei Malcolmietalia 2110 Dune mobili embrionali (allegato I)* 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria («dune bianche») * esclusivamente riferiti all’ambiente marino e dunale 106 SIC IT60300049 Zone umide a ovest del fiume Astura Tipologia B Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 28 Habitat prioritari* (allegato I) - Altri habitat di interesse ai fini del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’ambiente marino e dunale 107 SIC IT6000011 Fondali tra Torre Astura e Capo Portiere Tipologia B Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 831 Habitat prioritari* (allegato I) 1120 Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae) Altri habitat di interesse ai fini del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’ambiente marino e dunale 108 SIC IT6000012 Fondali tra Capo Portiere e Lago di Caprolace Tipologia K Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 1939 Habitat prioritari* (allegato I) 1120 Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae) Altri habitat di interesse ai fini del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’ambiente marino e dunale 109 SIC IT6000013 Fondali tra Capo Circeo e Terracina Tipologia Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 3377 Habitat prioritari* (allegato I) 1120 Praterie di Posidonie (Posidonion oceanicae) Altri habitat di interesse ai fini del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’ambiente marino e dunale 110 SIC IT6040012 Laghi di Fogliano, dei Monaci, Caprolace e Pantani dell’Inferno Tipologia G Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 1429 Habitat prioritari* (allegato I) 1150 Lagune costiere Altri habitat di interesse ai fini 2190 Depressioni umide interdunari del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’habitat marino e a quello dunale 111 SIC IT6040013 Lago di Sabaudia Tipologia G Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 395 Habitat prioritari* (allegato I) 1150 Lagune costiere Altri habitat di interesseai fini 2190 Depressioni umide interdunari del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’habitat marino e a quello dunale 112 ZPS IT6040015 Parco Nazionale del Circeo Tipologia F Estensione (ha) 22165 Regione Biogeografica Mediterranea Habitat prioritari* (allegato I) 2250 Dune costiere con Juniperus spp. 2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster 2130 Dune costiere fisse a vegetazione erbacea («dune grigie») 1120 Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae) Altri habitat di interesseai fini del presente studio (dune) (allegato I)* 2190 Depressioni umide interdunari 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria («dune bianche») 2110 Dune mobili embrionali 2240 Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua * esclusivamente riferiti all’habitat marino e a quello dunale 113 SIC IT6040016 Promontorio del Circeo (Quarto Caldo) Tipologia G Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 427 Habitat prioritari* (allegato I) - Altri habitat di interesseai fini del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’habitat marino e a quello dunale 114 SIC IT6040017 Promontorio del Circeo (Quarto Freddo) Tipologia G Regione Biogeografica Mediterranea Estensione (ha) 464 Habitat prioritari* (allegato I) - Altri habitat di interesse ai fini del presente studio (dune) (allegato I)* * esclusivamente riferiti all’habitat marino e a quello dunale 115 SIC IT6040018 Dune del Circeo Tipologia G Estensione (ha) 464 Regione Biogeografica Mediterranea Habitat prioritari* (allegato I) 2250 Dune costiere con Juniperus spp. 2270 Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster Altri habitat di interesseai fini del presente studio (dune) (allegato I)* 2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria («dune bianche») 2110 Dune mobili embrionali 2230 Dune con prati dei Malcolmietalia 2240 Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua * esclusivamente riferiti all’habitat marino e a quello dunale 116 Important Birds Area (IBA) Le IBA (Important Bird Areas) fanno riferimento a un programma di conservazione, promosso e coordinato da Birdlife International, che fornisce un contributo fondamentale per sviluppare una strategia di conservazione delle specie e degli ambienti utilizzando gli uccelli come indicatori dello stato di qualità degli ecosistemi. Nell’area in studio è presente il sito IBA 211 (Parco Nazionale del Circeo e Isole Pontine), caratterizzato da una superficie terrestre di 12.162 ha ed il sito IBA 211M con superficie marina di 29.683 ha. Questi siti sono importanti per l’avifauna acquatica migratrice e svernante, quale canapiglia, fischione, oca selvatica, chiurlo maggiore, tarabusino, chiurlottello, falco pellegrino, beccapesci, gruccione e passero solitario. Sono, inoltre, tra i principali siti italiani per la migrazione dei rapaci, in particolare per il falco di palude. Risultano essere, infine, aree importanti come luogo di nidificazione per uccelli marini e specie rupicole e di macchia e come luogo di passo per migratori, in particolare rapaci e passeriformi. Tra i nidificanti: berta maggiore, berta minore, marangone dal ciuffo, falco pellegrino, passero solitario. Tra le specie di passo: albanella minore, tortora, rondine, codirosso, pagliarolo, averla capirossa (Pieroni e Morgana, 2003). Aree protette ai sensi della Convenzione di Ramsar, La Convenzione di Ramsar o “Convenzione internazionale relativa alle Zone Umide di importanza internazionale”, soprattutto come Habitat di uccelli acquatici” (1971) è nata dall'esigenza di invertire il processo di trasformazione e distruzione delle Zone Umide che sono gli ambienti primari per la vita degli uccelli acquatici, che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e Continenti per raggiungere ad ogni stagione i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento. La Convenzione di Ramsar, ad oggi sottoscritta da più di 150 paesi e con oltre 900 Zone Umide individuate nel mondo, rappresenta ancora l'unico trattato internazionale moderno per la tutela delle Zone Umide, sostenendo i principi dello sviluppo sostenibile, con il termine uso saggio (wise use), e della conservazione delle biodiversità. L’analisi condotta nell’area in studio ha messo in evidenza la presenza di 4 aree protette ai sensi della Convenzione di Ramsar: Lago di Fogliano, Lago dei Monaci, Lago di Caprolace e Lago di Sabaudia (figura 9.1). 117 9.2 Altri usi legittimi del mare Cavi sottomarini I dati reperiti segnalano, nei pressi di Torre del Fico, la presenza di cavi telegrafici sottomarini, cui si deve la presenza di una zona di divieto di ancoraggio e pesca (figura 9.2). La presenza di cavi sottomarini, comporta generalmente nelle zone interessate l’interdizione alle attività di ancoraggio e di pesca, ovvero di tutte quelle attività che agiscono meccanicamente sui fondali; in taluni casi è anche interdetta la navigazione. Poligoni militari Nell’area oggetto di studio sono stati segnalati 2 poligoni militari (ICRAM, 2002) (figura 9.2), di seguito caratterizzati, mediante il nome e sigla identificativa, la Capitaneria di Porto competente (Ufficio circondariale Marittimo) e le coordinate del poligono relative al tratto di mare interdetto. Poligono militare di Nettuno (E 332) Ufficio Circondariale Marittimo di Anzio (Roma) Zona di interdizione: a) 41°27’16’’N - 12°40’55’’E b) 41°22’00’’N - 12°36’00’’E c) 41°16’00’’N - 12°55’00’’E d) 41°21’50’’N - 12°56’56’’E Poligono militare di Sabaudia (E 334) Ufficio Circondariale Marittimo di Anzio (Roma) Zona di interdizione: a) 41°18’16’’N - 13°00’18’’E b) 41°17’30’’N - 12°56’15’’E c) 41°20’30’’N - 12°56’00’’E d) 41°19’40’’N - 12°59’08’’E I poligoni militari sono aree in cui si svolgono attività di tiro. Per questo motivo, le zone di mare adiacenti sono interdette al traffico, alla sosta, alla pesca e alla navigazione. Tali aree sono quindi da considerarsi delle zone di attenzione in cui, eventuali attività devono essere pianificate e 118 preventivamente autorizzate con specifici permessi da richiedere presso le capitanerie di porto competenti per territorio. Zone di interdizione all’ancoraggio e alla pesca In corrispondenza del porto di San Felice Circeo (Latina) è segnalata la presenza di una zona di mare di 300 m di raggio, centrata nel punto di coordinate 41°13’46’’N e 13°06’44’’E, in cui sono interdetti pesca, ancoraggio e attività subacquee. 119 BIBLIOGRAFIA Decreto Ministeriale (16 gennaio 1978) - Dichiarazione dei laghi “Zone Umide di Valore Internazionale” ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, ratificata dall’Italia con DPR 13 marzo 1976 n. 448. ICRAM (2002) - Studio per l’impatto ambientale connesso allo sfruttamento di depositi sabbiosi sommersi ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale laziale Fase A Caratterizzazione della piattaforma continentale laziale (Sintesi dei dati di letteratura scientifica e tecnica). Per conto della Regione Lazio: 140 pp. Istituto Idrografico della Marina (1986) - Carta nautica n. 6 “Dal promontorio Argentario a Capo Linaro”, scala 1: 100.000, Genova dicembre 1986. Istituto Idrografico della Marina (1987) - Carta nautica n. 7 “Da capo Linaro ad Anzio”, scala 1: 100.000, Genova febbraio 1987. Istituto Idrografico della Marina (1988) - Carta nautica n. 8 “Da Anzio a capo Circeo e isole Pontine”, scala 1: 100.000, Genova maggio 1988. Istituto Idrografico della Marina (1993) - Carta nautica n. 9 “Da capo Circeo a Ischia e isole Pontine”, scala 1: 100.000, Genova aprile 1993. Istituto Idrografico della Marina (2001a) - Portolano del Mediterraneo, 1/A, dicembre 2001. 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