Mariateresa Sartori Sassi. Stones. Mondo, sii, e buono; esisti buonamente, fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto —da Al mondo, Andrea Zanzotto The world is not acquainted with us —from letter number 203, Emily Dickinson Mariateresa Sartori Sassi. Leggere la pietra. nella cava Via Roncalli Stones. Reading the rock. in the quarry Via Roncalli Mariateresa Sartori Sassi. Leggere la pietra. nella cava Via Roncalli Stones. Reading the rock. in the quarry Via Roncalli testi di texts by Andrea Marzoli, Stefano Pasinato, Giancarlo Rampazzo, Mariateresa Sartori, Angela Vettese testi tratti da texts from Charles Lyell, Principles of Geology, being how far the former changes of the earth’s surface are referable to causes now in operation, 1830, 1833, 1837 Leonardo Da Vinci, codice Leicester Stenone, De Solido intra Solidum naturaliter contento La stratigrafia, da Enciclopedia Treccani online Stratigraphy, da www.encyclopedia.com Questo progetto nasce all’interno dell’iniziativa Alchimie culturali che vede unite Confindustria Veneto e la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia per la creazione di nuove sinergie tra il mondo dell’impresa e il mondo dell’arte. Durante la visita alla cava EGAP di Stefano Pasinato ho subito capito che quel luogo era il mio luogo e che Stefano Pasinato, grazie alla sua curiosità e apertura era la persona con cui poter davvero avere un dialogo e cominciare una collaborazione. Grazie alla sua disponibilità il lavoro ha assunto a poco a poco una dimensione e una complessità non previste. Vi sono stati incontri alla cava, durante i quali abbiamo prelevato i campioni di pietra con l’aiuto di Stefano Coletto che ha coordinato attivamente tutti gli incontri. Già durante la prima visita alla cava era emerso un punto che stava molto a cuore a Stefano Pasinato: il vuoto della cava. Come valorizzare il vuoto della cava? Di cosa riempire il vuoto della cava? Cosa fare con il vuoto? Domande che ricordo mi avevano molto colpito, così in bilico tra concretezza e astrazione. figura 1. Immagine della cava Via Roncalli della EGAP, Rosà (Vicenza) foto delle opere di mariateresa sartori photos of mariateresa sartori’s works Francesco Allegretto traduzioni translations Jo-Ann Titmarsh graphic design hstudio stampa print by Grafiche Dipro, Roncade si ringraziano thanks to Stefano Pasinato ed EGAP Srl per aver creduto in questo progetto e per aver finanziato questa pubblicazione. Stefano Pasinato and EGAP Srl for believing in this project and for funding this publication. Favini per aver fornito la carta per il libro e per le opere su carta. Favini for providing the paper for the book and for the works on paper. si ringraziano inoltre and thanks to Chiara Bertola, Giorgio Busetto, Fondazione Bevilacqua La Masa, Stefano Coletto, Laura Graziano, Andrea Marzoli, Foscara Porchia, Giancarlo Rampazzo, Daniela Rizzi, Angela Vettese Le visite di Stefano nel mio studio sono state per me ricchissime di spunti al punto da indicarmi modalità di ricerca impreviste, e chiavi interpretative possibili. Procedendo con il lavoro e grazie alle nostre conversazioni abbiamo capito di dover allargare il raggio di azione affinché il progetto poggiasse su solide basi scientifiche. Ci siamo quindi messi in contatto con i geologi Giancarlo Rampazzo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Andrea Marzoli dell’Università di Padova. La loro immediata adesione al progetto, la disponibilità alla collaborazione, e la generosità attiva sono state fondamentali: autori del testo di inquadramento geologico, della lettura scientifica dei miei disegni in quanto reperti e delle fotografie al microscopio ottico dei campioni delle rocce prelevate alla cava, hanno reso possibile quella compenetrazione tra arte e scienza cui miravamo. Tutte le opere qui documentate sono state realizzate sulla base dei campioni prelevati nella cava “Via Roncalli” della EGAP Srl sita in Rosà (Vicenza) di Stefano Pasinato. Mariateresa Sartori 5 This project is the result of the Alchimie culturali initiative, which sees Confindustria Veneto and the Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia working together to create new synergies between the business world and the art world. While visiting Stefano Pasinato’s EGAP quarry I immediately understood that that place was my place and that, thanks to his curiosity and openness, Stefano Pasinato was a person I could really have a conversation with and who I could work with. Thanks to his being so accommodating, the work gradually took on an unexpected dimension and complexity. There were meetings at the quarry, during which we extracted samples of stone with the help of Stefano Coletto, who coordinated all the meetings. Right from the very first visit to the quarry a point emerged that was close to Stefano Pasinato’s heart: the quarry’s emptiness. How could we exploit the quarry’s emptiness? What could fill its emptiness? What could we do with the emptiness? These were questions I remember having a real impact on me as they were so precariously balanced between being concrete and abstract. figure 2. Stefano Pasinato and Mariateresa Sartori collecting samples in the quarry. I found that Stefano’s visits to my studio acted as catalysts for my work, leading to unexpected research methods and possible interpretative keys. Continuing with the work and thanks to our conversations, we understood that we had to broaden the range of action so that the project could rest on sound scientific foundations. So we contacted the geologists Giancarlo Rampazzo of Ca’ Foscari University in Venice and Andrea Marzoli of the University of Padua. Their immediate participation in the project, their willingness to cooperate, and their active generosity were fundamental: the authors of the geologically focussed text, the scientific readings of my drawings as findings, and the photos of rock samples from the quarry taken under the optical microscope made possible this joint vision between art and science that we had been looking for. All the works documented here were created on the basis of the samples extracted from the “Via Roncalli” EGAP Srl quarry owned by Stefano Pasinato and situated in Rosà (Vicenza). Mariateresa Sartori 6 Durante la fase progettuale della cava “Via Roncalli” sita in Rosà (VI), il luogo utilizzato da Mariateresa Sartori per raccogliere il materiale per le sue opere e per questo libro, la nostra Società EGAP Srl aveva identificato il tipo di sistemazione ambientale necessaria per minimizzare l’impatto che lo scavo avrebbe avuto sul territorio nel corso degli anni, sia da un punto di vista paesaggistico che ambientale. Tale sistemazione passava inevitabilmente per un concetto di riempimento dello scavo, per cercare il più possibile di restituire i terreni scavati all’uso originario ovvero quello dell’agricoltura. Con il passare degli anni, però, ci si è accorti che tale approccio risultava insufficiente e che necessitava di qualcosa di più forte: un qualcosa che potesse dare al nostro scavo più un significato di opportunità che di minaccia. E così, anno dopo anno, su un piano puramente teorico la nostra Società ha iniziato a pensare più in termini di valorizzazione del vuoto che di riempimento dello scavo. Ma dal lato pratico come si doveva fare? Quali progetti si dovevano attivare? Dove si potevano trovare quelle soluzioni che avrebbero dato valore al nostro vuoto? Questa sfida è ancora molto viva dentro di me come un pensiero direi più ossessivo che razionale. Fortunatamente l’incontro con Mariateresa Sartori mi ha fatto capire che, questa sfida, oltre alla dimensione fisica, ne aveva una anche più di tipo astratto. Il vuoto della mia cava ha iniziato a prendere valore e a riempirsi non appena lei lo ha scelto come il suo luogo per la realizzazione di questo progetto; ha continuato a riempirsi nei mesi successivi quando ho avuto modo di conoscere il suo modo di porsi di fronte all’arte ed alla scienza, quando ho visto nascere e crescere le sue opere con i miei sassi, quando il gruppo di lavoro si è arricchito dell’esperienza e della passione dei due geologi Giancarlo Rampazzo e Andrea Marzoli ed infine quando ho letto e capito il senso di questo libro. Ora il mio vuoto ha iniziato finalmente a riempirsi. Stefano Pasinato 7 figura 3. Stefano Pasinato e Mariateresa Sartori nella cava mentre raccolgono i campioni. figura 4. Stefano Coletto e Stefano Pasinato mentre raccolgono i campioni. figura 5. I geologi Giancarlo Rampazzo e Andrea Marzoli insieme a Stefano Pasinato. figure 6. Giancarlo Rampazzo analyzing a sample. figure 7. Andrea Marzoli taking photos of the thin sections using an optical microscope. During the planning phase of the “Via Roncalli” quarry in Rosà (VI), the place Mariateresa Sartori used to gather the material for her works and for this book, our company Società EGAP Srl identified the kind of environmental systemisation necessary to minimise the impact that the pit would have on the land over the years, both from a landscape and an environmental point of view. This systemisation inevitably grew from being a concept of filling in the pit to trying to return the excavated land to its original agricultural use as much as possible. However, over the years we realised that this approach was not enough and that something stronger was required: something that could give our quarry a sense of opportunity rather than threat. So, year after year, on a purely theoretical level, our company started thinking more in terms of developing the emptiness than of filling the pit. But on a practical level, how could this be done? What projects should be initiated? Where could we find the solutions that would give some value to our empty space? This challenge still burns inside me to this day more as an obsessive than a rational thought. Fortunately, after meeting Mariateresa Sartori, I understood that this challenge had an abstract dimension as well as a physical one. The emptiness of my quarry began to take on a value and it began to be filled as soon as she chose it as her place for creating this project. It continued to fill in the following months when I had the opportunity to understand where she stood regarding art and science, when I saw her works with my stones blossom and grow, when the work group was boosted by the experience and passion of the two geologists Giancarlo Rampazzo and Andrea Marzoli, and finally when I read and understood the meaning of this book. Now my emptiness has finally begun to be filled. Stefano Pasinato Utilità dei fini futili Angela Vettese Da sempre le indagini di Mariateresa Sartori si svolgono attorno a tematiche ibride, tese a connettere il linguaggio dell’arte con quello della scienza o dell’educazione o comunque di pratiche conoscitive. Il veicolo sono le immagini o i suoni, nati e trattati nei modi più diversi, ma sempre frutto di un’attività che li propone come un momento intermedio e non finale. L’opera peraltro non si identifica con essi, ma con il processo conoscitivo del quale diventa un segno. Nel caso del lavoro svolto presso una cava di ghiaia tutt’ora attiva, l’artista ha agito prelevandone campioni di vario tipo e usandoli con un rigore che sa di archiviazione scientifica. Il rigore del metodo, però, non ha finalità, se non l’osservazione di caratteristiche non funzionali dei campioni osservati. La materia è stata trattata come qualcosa a cui si possono fare delle domande precise, anche senza un obiettivo cogente. Da un certo punto di vista, è stato utilizzato un sistema che ricalca il fenomeno della serendipità, tanto importante per la conoscenza in ogni campo: cercando una cosa se ne trova un’altra, o si spera che anche laddove non si è trovato nulla di rilevante, un giorno si possa invece reperire un risultato utile. Il lavorìo fatto dall’artista, per il momento, accetta di avere immesso un grande zelo nella ricerca dell’inutile, ma si sostanzia in questo della logica che sorregge i ragionamenti per assurdo. Ciò che resta della matrice artistica è la libertà di concedersi all’inutile, a uno scandaglio del reale non immediatamente correlato a un bisogno. La ghiaia è di diversi spessori, così come la roccia. Ogni roccia in realtà assomma in sé stratificazioni di ghiaie e polveri che si sono nel tempo solidificate, ma che recano traccia del tempo nei livelli visibili delle fasi sedimentarie. L’artista ha evidenziato le diverse strutture interne di numerosi sassi, mostrandoci le loro differenze: ciò che infatti si deposita sulla carta è una sorta di radiografia della materia e della sua genesi. Il disegno, semplice come può esserlo un monocromo a matita, assume lo stesso sapore sintetico di alcune illustrazioni scientifiche, al punto che in certi casi la didascalia didattica diventa parte grafica integrata nell’opera rendendola di fatto anche strumento scientifico. L’immagine nasce dal modo sempre preciso con cui è stata concepita, seguendo una regola ferrea che l’artista si è data. Ma questa rigidità non ha ragione ed è frutto di decisioni casuali. I diversi tipi di risultato sono stati divisi per categorie: abbiamo quindi frottages veri e propri su carta normale; Valutazione dei fini, ovvero immagini ottenute spalmando della colla su carta fatta di pietra, molto liscia, su cui successivamente vengono sparse con un pennello le polveri derivanti dalla pietra. Questa si deposita casualmente sulla superficie, che in pre- 8 9 figura 8. Mariateresa Sartori, Sezione sottile, Campione N.2, 50 x, fotografia al microscopio ottico. Stampa su carta cotone, misure variabili, 2016 Con l’apposito strumento si è ottenuto il taglio di fettine sottilissime di roccia per poterla analizzare al microscopio ottico. Il geologo Andrea Marzoli ha realizzato le fotografie che sono poi state rielaborate (senza tuttavia comprometterne la veridicità) per mettere in evidenza la configurazione grafica determinata dalla distribuzione degli elementi. cedenza era stata cosparsa di colla in modo uniforme; Distribuzione delle sabbie, serie che consiste in fogli così concepiti: l’artista disperde in una scatola un piccolo quantitativo di sabbia, lascia che i granelli si dispongano secondo i loro diversi pesi e calibri, appoggia un foglio sulla scatola dopo averne abbassato i bordi e ne ricalca il risultato; Sezioni sottili, cioè ingrandimenti in tre diverse fasi di una porzione di pietra: l’artista li seleziona e un geologo dell’università di Padova, Andrea Marzoli, li realizza, in una fertile collaborazione che ha destato interesse e stupore anche tra gli osservatori di formazione naturalistica. Il risultato può essere esposto in molti modi: con l’acribia del bibliotecario o del biologo che mette in ordine i propri risultati, oppure senza criterio se non estetico e dimensionale come in una quadreria, in verticale come per i disegni o in orizzontale come gli oggetti che compaiono nelle bacheche. figura 9. Mariateresa Sartori, Valutazione dei fini, Campione 8 RSm, dettaglio, sabbia e colla su carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015 Lavoro realizzato appoggiando il sasso campione su un foglio precedentemente spalmato di colla. È stato quindi spolverato e liberato dalla sabbia che cade lì dove può. Il titolo viene da un’esclamazione di Stefano Pasinato, “Ma questa è una valutazione dei fini visiva!”. I fini sono le polveri sottili nocive monitorate nei luoghi di lavoro. figura 10. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione 7 DM, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 Lavoro realizzato con la tecnica del frottage, appoggiando il foglio sopra le rocce e passando la grafite cercando di esercitare sempre la stessa pressione con la mano. Le rocce prelevate dalla cava sono o di origine naturale o derivanti da materiale da demolizione. Dopo aver siglato ogni pietra specificando le varie sotto categorie di appartenenza, il frottage ha messo in evidenza la tessitura della superficie di ogni singola pietra. Che senso ha tutto questo? Nei pattern che derivano dal lavoro, fogli di bianco differente colorati da grigi differenti, si scoprono spunti di riflessione inattesi: la temporalità lunga della materia, il fatto che essa, muovendosi e assestandosi, ci mostri come abbia criteri di organizzazione che non sono la vita, ma sembrerebbero precederla come se tra il regno dell’inerte e quello della vita che si sa riprodurre ci fossero, in verità, molti livelli in un continuum e non una discontinuità; e ancora non si può non vedere l’interrelazione costante tra regole ed eccezioni, il viavai tra norme e fattori contingenti, l’intersecarsi inevitabile di ciò che un filosofo medievale avrebbe definito accidenti e sostanza. Ciò che risulta centrale, in tutto questo, è il desiderio antico ma oggi rinnovato di fare interagire l’osservazione artistica che si traduce in occasioni visive con quella scientifica, assai più spesso descritta da sintesi matematiche o descrizioni verbali, in un tandem che ha un illustre passato e che avevamo creduto fermo su di un binario morto. Torna a pulsare ora, nel tempo in cui qualsiasi disciplina tende a comunicare anche per immagini. Ma dietro a queste considerazioni, intravediamo altre due componenti significative e forse fondanti del lavoro: l’attività umana può non avere un telos, può non tendere a un risultato. La sua validità sta nel flusso che riesce a generare e nell’essere di per se stessa, appunto, semplicemente flusso e attività. Non c’è bisogno che tutto sia finalizzato. Forse la cosa che preme di più all’arista è la struttura stessa della vita nelle sue componenti più alte – percezione, ricerca, studio, costruzione della memoria – pur nella consapevolezza che potrebbero non servire. Questi temi sono stati al centro di almeno due dei lavori precedenti dell’artista, due cicli di disegni ottenuti utilizzando il computer. In entrambi è stato utilizzato un computer in maniera acritica, registrando il più fedelmente possibile i dati che emergevano dall’osservazione. Applicando un foglio trasparente sopra il moni10 tor, ha seguito con un pennarello il movimento di ogni singolo pedone (in Tutti quelli che vanno) e lo sguardo di ogni singolo disegnatore di un gruppo di persone mentre disegnano (in 1 Minuto e 15 secondi di sguardo dei disegnatori). Nonostante un procedimento rudimentale e grossolano, i tracciati risultano abbastanza fedeli ai fatti e i movimenti vengono registrati con tutta l’accortezza consentita dalle facoltà percettive dell’uomo: imperfette, ma calibrate dalla natura su quanto serve per poter stare al mondo. Come nel lavoro riguardante la cava, anche qui Mariateresa Sartori non inventa nulla e tiene semplicemente conto della realtà come si presenta ai nostri occhi, ai nostri sensi e al nostro modo di catalogarla, diventando ella stessa uno strumento di misurazione sensibile del reale. Nulla viene concesso alla sua personale facoltà inventiva e tantomeno emotiva, nell’intento – che è poi alla base di ogni scienza empirica ma non irrazionale – di osservare ciò che è stato e di sapere che le cose sono andate proprio così o abbastanza così, anche se tutto poteva andare diversamente. Le variazioni sono infinite, ma non tutte le variazioni sono possibili. Come scrisse Leonardo da Vinci in una frase cara a Mariateresa Sartori, “la natura è piena di infinite ragioni che non furono mai in esperienza”. Anche nel caso dei Frottages e nella serie della Distribuzione delle sabbie l’artista si fa dunque strumento di registrazione delle variazioni che si sono concretizzate nei sassi, quelle e non altre, per caso e per necessità. Nel tentativo di esercitare infatti sempre la stessa pressione con la grafite cercando di annullare, per quanto possibile, ogni inclinazione interpretativa, la mano cerca di trasformarsi in una macchina depurata dai moti interiori. Il disegno propone dunque per quanto possibile un dato fattuale, e quel “per quanto possibile” rispecchia tutta la tensione umana a depurare le immagini scientifiche e, in generale, la conoscenza destinata a essere condivisa, da stati d’animo personali e moti non controllati. Ma a che pro? L’artista non vuole inventare niente e occulta intenzionalmente il suo io. Ci racconta la freddezza analitica, ma anche la coscienza del nostro essere soggetti e la partecipazione a vedere come ciascuno compia l’immane sforzo di astrarsi da sé e di entrare in una relazione matura, non infantile, non egocentrica con il mondo. Superare le nostre urgenze individuali e l’idea che tutto ci ruoti intorno è probabilmente la fatica più grande che conduce da uno stato infantile a uno adulto, quindi anche un processo che occorre onorare. In questo processo, non solo ci priviamo di noi stessi come fulcro del tutto, ma scopriamo che l’esistenza del tutto – dell’uomo, delle pietre, delle scienze, dell’arte eccetera – procede senza scopo. Accettarlo è difficile. Uno scopo noi lo vorremmo, ci aiuterebbe, ci farebbe sentire meno abbandonati. E però proprio la pratica, il fare e la conoscenza che ne derivano sono il modo migliore di reagire all’assenza di fini ultimi, la nostra massima consolazione e quindi anche, in se stessi, un nostro possibile fine e uno dei fini della nostra auto-educazione. 11 figura 11. Mariateresa Sartori, Distribuzione delle sabbie, N.1, sabbia natura, frottage, grafite su carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015 Lavoro realizzato con la tecnica del frottage applicato alle sabbie prelevate alla cava. Le sabbie per provenienza e granulometria presentano caratteristiche diverse che determinano le diverse modalità di distribuzione e disposizione sulla superficie piana all’interno di una scatola predisposta. Il frottage evidenzia le varianti di distribuzione all’interno dello spazio dato. The Utility of Futile Ends Angela Vettese figure 12. Mariateresa Sartori, Thin Section Sample N.21, 100 x, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 We managed to cut extremely thin slices of ten pre-chosen samples of rock in order to analyse them under the optical microscope using special equipment. The geologist Andrea Marzoli took the photos which were then redeveloped (though without compromising their authenticity) to underline the graphic configuration determined by the distribution of the elements. Mariateresa Sartori’s investigations have always involved hybrid themes, aimed at connecting the language of art with that of science or education, or at least of cognitive practices. Her means are images or sounds, created and treated in a variety of ways, but which are always the result of an activity which proposes them as an intermediate rather than final moment. Furthermore, the work does not identify with them, but rather with the cognitive process of which it becomes a sign. In the case of her work at the working gravel quarry, the artist has taken different samples and used them with a rigour which smacks of scientific archiving. However, the rigorousness of the method has no purpose other than to observe the non-functional characteristics of the samples taken. The substance was treated as something about which precise questions could be asked, even without a cogent objective. From a certain point of view, a system was used which retraces the phenomenon of serendipity, so important for knowledge in all fields: when searching for one thing you find another, or you hope that one day you can find a useful result even where nothing relevant was found. For the moment, the artist’s intense activity accepts having been incredibly zealous in researching the useless, but the logic which supports the reasoning as absurd is substantiated in this. What remains of the artistic basis is the freedom to concede to the useless, to plumb the real which is not immediately correlated to a need. Like rock, gravel comes in different thicknesses. In fact, all rocks contain stratifications of gravel and dust which have solidified over time, but which bear traces of time in the visible levels of the various sedimentary phases. The artist has highlighted the different internal structures of numerous stones, showing us their differences: what is deposited on the paper is a sort of X-ray of the substance and its genesis. The drawing, as simple as a pencil monochrome can be, adopts the same concise essence of some scientific illustrations, to the extent that in some cases the educational caption becomes a graphic element of the work, thus making it a scientific tool. The image is the result of the precise way it was conceived, following an iron rule the artist has imposed on herself. But this rigidness has no purpose and is the result of random decisions. conceived as follows: the artist scatters a small amount of sand in a box and the grains are arranged according to their various weights and calibres, she then rests a sheet on the box after having lowered the edges and obtains the result; Thin Sections are the enlargements of a portion of stone in three different phases: the artist selects them, and a geologist from the University of Padua, Andrea Marzoli, takes the enlargements in a fertile partnership which has garnered interest and admiration even among observers with a naturalistic background. The result can be exhibited in various ways: with the thoroughness of the librarian or biologist who puts their results in order, or following purely aesthetic and dimensional criteria as in a picture gallery – vertically for the drawings, or horizontally for the objects displayed in showcases. What does all this mean? In the patterns which derive from the work – sheets of paper in different whites coloured with different greys – unexpected stimuli for reflection are discovered: the long temporality of the substance, and the fact that it moves and settles, shows us that its organisational criteria are not life, but seem to precede it as though there were not a discontinuity, but actually many levels in a continuum somewhere between the realm of the inert and the realm of life which can reproduce; once again it is impossible not to see the constant interrelation between rules and exceptions, the coming and going between regulations and contingent factors, the inevitable intersecting of that which a medieval philosopher would have defined chance and substance. Central to all this is the ancient desire, which today has been revitalised, to make artistic observation, which is translated into visual manifestations, interact with scientific observation, which is frequently described using mathematical syntheses or verbal descriptions, in a tandem which has an illustrious past and which we thought was at a dead end. It is now breathing again, in an age when every branch of learning tends to communicate via images. Yet behind these considerations we can glimpse two other significant and perhaps founding components of the work: human action can also not have a telos or tend towards a result. Its validity lies in the flow it manages to generate and in being in itself simply flow and activity. There is no need for everything to be finalised. Perhaps what is of the most importance for the artist is the very structure of life in its highest components – perception, research, study, the construction of memory – despite knowing that it might be pointless. These themes were at the centre of at least two of the artist’s previous works, two cycles of drawing obtained using a computer. In both cases a computer was used in an acritical way, recording as faithfully as possible the data emerging from the observation. Applying a transparent sheet above the monitor, she followed The different types of result have been divided into categories: thus we have Frottages on normal paper; Evaluation of the Fine Dust are the images obtained from spreading glue onto paper made of very smooth stone, on which the dust coming from the stone is applied with a brush. This is deposited randomly onto the surface, which has previously been uniformly covered in glue; Distribution of the Sands is a series consisting of sheets 12 13 figure 13. Mariateresa Sartori, Evaluation of the Fine Dust, Sample N. 20 RSm, detail, sand and glue on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 This work was created by placing the sample stones extracted from the quarry on a sheet onto which glue had been previously spread. The stones were then dusted and freed of the sand which covered them, which fell where it could. The title comes from an exclamation made by Stefano Pasinato: “But this is a visual evaluation of fine dust!” Fine dust refers to the fine sands which are bad for your health and which have to be monitored in the workplace. figure 14. Mariateresa Sartori, Frottage N.7 DM, detail, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 This work was created using the frottage technique, in other words by placing the sheet of paper over the rocks and moving the graphite pencil across, trying to exercise the same hand pressure each time. The rocks extracted from the quarry are either of natural origin or derive from demolition material. After marking each stone, specifying the variations under categories of classification, the frottage highlighted the pattern of the surfaces of each single stone. figure 15. Mariateresa Sartori, Distribution of the Sands, N.2, frottage, graphite on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 This work was created using the frottage technique applied to the sands extracted from the quarry. In terms of provenance and granulometry the sands present different characteristics which determine their different distribution and layout on the flat surface inside a prearranged box. The frottage technique highlights the distribution variants within a given space. with a marker pen the movement of every single pedestrian (in All people going) and the gaze of every single artist in a group of people while they were drawing (in 1 Minute and 15 seconds of Drawers’Gaze). Despite a rudimental and approximate procedure, the traces are quite faithful to the facts. The movements are recorded with all the capability permitted by human perceptive faculties: they are imperfect but are calibrated by nature according to how much they are necessary in order to live in the world. As in the work on the quarry, Mariateresa Sartori does not invent anything and simply takes into account the situation as it presented to us, to our senses and to our way of cataloguing it, becoming herself a sensitive measuring tool of the real. She concedes nothing to her personal inventive faculty or to her emotional one, with the aim – which is at the basis of all empirical but not irrational science – of observing what happened and knowing that things happened just like this or pretty much like this, even if everything could have happened differently. The variations are infinite, but not all the variations are possible. As Leonardo da Vinci wrote in a sentence dear to Mariateresa Sartori: “Nature is full of infinite causes that have never occurred in experience”. Even in the case of the Frottages and in the series Distribution of the Sand the artist becomes a recording device to register the variations – those and not others – which were made concrete in the stones by chance and by necessity. In trying to constantly exercise the same pressure with the graphite pencil and trying to annul, where possible, any interpretive inclination, the hand tries to transform itself into a machine purified of interior movements. The drawing thus aims to offer a given fact as much as possible, and that “as much as possible” reflects all the human effort made to keep scientific images pure and, more generally, to keep the knowledge destined to be shared, free from personal frames of mind and uncontrolled movements. But to what end? The artist does not want to invent anything and intentionally hides her ego. She portrays analytical aloofness but also the awareness that we are subjects and participate in seeing how everyone makes an enormous effort to abstract themselves from themselves and of embarking on a mature relationship with the world which is neither infantile nor egocentric. Overcoming our individual exigencies and the notion that everything revolves around us is probably the biggest struggle to overcome in order to move on from an infantile state to an adult one, and is therefore a process which must be honoured. In this process, not only do we stop being the fulcrum of everything, but we discover that the existence of everything – of humans, of stones, of science, of art, etc. – happens without purpose. This is hard to accept. We want to have a purpose as it would help us and make us feel less abandoned. However, the practice, the doing and the knowledge that derive from this discovery are the best way of reacting to the absence of final causes, they are our best consolation and thus, in themselves, are also our possible purpose and one of the reasons for our self-education. 14 Inquadramento geologico-strutturale Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo Il settore delle Alpi Meridionali, che comprende l’area di approfondimento del nostro studio, ha avuto origine da una evoluzione compressiva polifasica attiva a partire dal Terziario Superiore, dovuta alla convergenza delle placca Adriatica ed Euroasiatica. In seguito a questi eventi tettonici si è formata una falda a pieghe e ricoprimenti che si estende verso sud nella pianura veneta dove il fronte più meridionale, ancora attivo, è sepolto sotto i depositi quaternari. Le due principali strutture compressive sono il sovrascorrimento della Valsugana a N e quello di Bassano a S. Quest’ultima, denominata anche “Flessura Pedemontana”, rappresenta il principale elemento tettonico dell’area ed è formata dalla grande piega-faglia che si sviluppa alla base dei rilievi montuosi con andamento ENE-SWS, con rigetto verticale di circa 1600‑1700 m (Frascari et al, 1973; Barbieri, 1987; Castellarin et al, 1992; Castellarin, Cantelli, 2000). Questa struttura si è formata a seguito delle compressioni dirette da SSE verso NNW, che hanno “verticalizzato” gli strati rocciosi dei fianchi di raccordo: a Nord i terreni risultano sollevati a formare rilievi montuosi, mentre a Sud si è prodotta una profonda fossa, riempita man mano che andava formandosi dai sedimenti alluvionali. La “Flessura Pedemontana” è stata dislocata da una serie di linee tettoniche più recenti, con direzione della Linea Schio-Vicenza e Linea dell’Astico. Si tratta di faglie subverticali trascorrenti con direzione NW-SE che si sviluppano soprattutto ad oriente della Schio-Vicenza. (fig. 16). Quest’ultima è interpretata come la giunzione cinematica del Tardo Miocene-Quaternario tra i sovrascorrimenti del Subalpino Orientale e le Alpi Meridionali centro-occidentali (Castellarin, Cantelli, 2000; Zampieri et al., 2003). La successione sedimentaria si estende dall’unità Permiana-Medio Triassica (PTM), che giace sui micascisti e le filladi del basamento cristallino pre-Permiano (Bas), sino al Quaternario (QUAT). Tale successione inizia appunto con l’unità Permiana-Medio Triassica (Arenarie di Val Gardena, Formazione a Bellerophon, Formazione di Werfen, Calcari di Recoaro, Formazione di Livinallongo, Calcari di Monte Spitz, Formazione di Raibl); sovrapposto a questa vi è il complesso carbonatico e dolomitico formato alla base dalla Dolomia Principale (DP) depositata tra il Carnico e il Norico, seguita dalla Formazione dei Calcari Grigi (CC) del Lias; durante la parte medio-superiore del Giurassico e del Cretaceo si depositarono sedimenti pelagici composti da differenti formazioni quali Rosso Ammonitico, Biancone e Scaglia Ros- 15 figura 16. Schema tettonico dell’area, compresa tra i fiumi Adige e Piave. Si possono osservare i principali sovrascorrimenti (in fucsia) e le strutture trascorrenti ad andamento “scledense” (direzione NW-SE). figura 17. Mariateresa Sartori, Distribuzione delle sabbie, N.5, sabbia natura, frottage, grafite su carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015 sa (Cr); la successione stratigrafica terziaria (Ter) di quest’area è particolarmente complessa probabilmente a causa di effetti locali della progressiva chiusura della Tetide e dell’inizio della fasi compressionali delle Alpi meridionali. Per quanto riguarda i depositi quaternari, nella zona di alta e media pianura attraversata dal Brenta, la composizione del sottosuolo è stata studiata, a partire dagli anni ‘70, sulla base di dati stratigrafici ottenuti durante la perforazione di numerosi pozzi (Dal Prà et al., 1978; Dal Prà et al., 1976; Dal Prà, Bellati, 1977). Dalle analisi stratigrafiche, che hanno raggiunto una profondità massima di circa 90 m, il quadro risulta il seguente: · le stratigrafie poste più a monte, a ridosso dei rilievi, presentano potenti banchi di alluvioni ghiaiose, intervallate localmente da lenti di limi e argille privi di continuità tale da costituire degli “aquiclude” (rocce che trattengono l’acqua) significativi. A volte tra i materiali ghiaiosi si incontrano livelli conglomeratici derivanti dalla cementazione carbonatica degli elementi originariamente sciolti. Tali banchi possono favorire la formazione di falde sospese temporanee. · le stratigrafie poste a sud presentano un aumento dei livelli sabbiosi, mentre le ghiaie tendono ad assottigliarsi e i deposito limoso-argillosi tendono ad aumentare. Le stratigrafie poste nella zona delle risorgive confermano la diminuzione progressiva dello spessore delle ghiaie mentre si trovano banchi di sabbia di notevole spessore separati da setti impermeabili limoso-argillosi, anche di una decina di metri. Il modello geologico-strutturale della Pianura Veneta, prevede a monte un materasso ghiaioso pressoché continuo che poggia direttamente sul substrato roccioso. Verso valle le ghiaie diminuiscono di spessore progressivamente e comincia ad apparire un’alternanza di livelli permeabili e livelli limoso-argillosi. ← figura 18. Sabbia proveniente dalla cava → figura 19. Mariateresa Sartori, Valutazione dei fini, campione 10 RS, sabbia e colla su carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015 16 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO L’alta e media pianura del Brenta è costituita dai sedimenti fluvio-glaciali depositati durante i ripetuti cambi di percorso effettuati dal fiume nel Quaternario recente. Si è così formato un cosiddetto “conoide alluvionale” che, analogamente agli altri sistemi deposizionali costruiti dagli altri fiumi presenti nella pianura veneta-friulana, presenta una morfologia a ventaglio che, in tre dimensioni, risulta simile ad un cono appiattito (fig. 20). Questo conoide si estende in direzione NNW-SSE verso Bassano dove raggiunge la larghezza di circa 10 km. Procedendo verso S si apre a ventaglio fino a saldarsi con i conoidi dei principali corsi d’acqua vicini (il fiume Astico ad occidente ed il Piave ad oriente) e devia verso E. Le pendenze del conoide variano, diminuendo da monte verso valle, da un massimo di 7,4 ‰ (tratto Bassano-Rosà) fino a raggiungere, dopo un brusco cambio di pendenza verso Cittadella, a circa l,2 ‰ nella parte distale. A partire da Bassano del Grappa, il Brenta scorre confinato all’interno di scarpate di oltre 20 metri all’interno della piana di divagazione olocenica. Proseguendo verso valle la superficie su cui scorre il fiume tende a raccordarsi con la pianura circostante e l’alveo gradualmente si allarga fino a raggiungere il chilometro di larghezza. Successivamente l’alveo si restringe arrivando al ponte di Fontaniva ad una larghezza di poche centinaia di metri. Da Carturo la corrente si concentra in un unico canale con andamento quasi rettilineo che da Piazzola diventa decisamente sinuoso. Per quanto riguarda l’evoluzione geomorfologica del sistema fluviale del Brenta nella zona di pianura, i depositi formatisi durante l’ultima fase di massima espansione dei ghiacciai (LGM), circa tra 22.000 e 17.000 anni fa, sono ancora ben riconoscibili nell’alta e media pianura del Brenta. In tale periodo il ghiacciaio raggiunse approssimativamente la zona di Valstagna, all’interno del Canale del Brenta (Bartolomei, 1999). La sedimentazione avveniva nel settore di pianura veneta compresa tra Adige e Piave, mentre il livello marino durante il pleniglaciale era di oltre 100 m più basso rispetto all’attuale e quindi la pianura alluvionale si estendeva a tutto l’alto Adriatico. Durante il tardiglaciale, cioè la fase terminale del Pleistocene, compreso all’incirca tra 17.000 e 11.000 anni fa, vi fu ancora un’intensa attività di sedimentazione nella parte di pianura. Tra la fine del Pleistocene e l’inizio dell’Olocene, avvenne un netto cambiamento di tendenza nell’evoluzione della pianura del Brenta. Comunemente a quanto avvenne in molti alti tratti della pianura pedealpina iniziò un’intensa fase di incisione dell’apice del conoide, dovuta principalmente al minor apporto solido proveniente da monte, che portò alla “stabilizzazione” morfologica di buona parte dell’alta pianura ed il confinamento dell’attività fluviale all’interno della zona incisa. Il conoide appare oggi infatti profondamente inciso ed eroso dall’attività fluviale con evidenti terrazzamenti, particolarmente pronun17 figura 20. Le unità morfologiche del Veneto Orientale 1. conoide di Nervesa (Pleistocene superiore, Olocene); 2. conoide di Montebelluna (Pleistocene superiore); 3. conoide di Bassano (Pleistocene superiore); 4. pianura del Brenta con apporti locali del Bacchiglione (Olocene); 5. conoide dei fiumi Monticano, Cervada e Meschio (Pleistocene superiore, Olocene); 6. conoidi dei fiumi Cellina e Meduna (Pleistocenen superiore, Olocene); 7. conoide del Tagliamento (Pleistocene superiore; 8. pianura del Sile (Olocene); 9. pianura del Livenza (Olocene); 10. pianura del Musone (Olocene); 11. glacis e coni pedemontani (Olocene); 12. cordoni litoranei (Olocenene); 13. anfiteatro morenico di Vittorio Veneto (Pleistocene superiore); 14. aree montane; 15. aree non interessate dallo studio; 16. principali scarpate di erosione fluviale; 17. idrografia naturale (a) e artificiale (b) ciati in sinistra idrografica. A seguito di questo evento erosivo, l’alta pianura olocenica si sviluppò a quote più basse rispetto a quella tardoglaciale. Tale dislivello diminuisce procedendo verso valle e la situazione si inverte sotto Campo S. Martino, dove le alluvioni oloceniche cominciano a ricoprire la superficie tardoglaciale. figura 21. Immagine della cava bibliografia Frascari Ritondale Spano F., Bassani P., 1973 – Ricerche idrogeologiche nei dintorni di Bassano del Grappa (Vicenza). Mem. Mus. Trid. Sc. Nat., Anno XXXV- XXXVI, 19, 65-107, Trento. Barbieri G., 1987 – Lineamenti tettonici degli altipiani trentini e vicentini tra Folgaria ed Asiago (Prealpi venete). Mem. Sc. Geol., 39, 257-264, Padova. Castellarin A., Cantelli L., Fesce A. M., Mercier J, L., Picotti V., Pini G. A., Prosser G., Selli L., 1982 – Alpine compressional tectonic in Southern Alps. Relationships with N-Appennines.Ann. Tectonicae, 6, 62-94. Castellarin A., Cantelli L., 2000 – Neo Alpine evolution of Southern Eastern Alps. J. of Geodynamic, 30 245-274. Zampieri D., Massironi M., Sedea R., Sparacino V., 2003 – Strike slip contractional stepovers in the Southern Alps (northeastern Italy). Eclogae Geol. Helv. 96, 115-123. Dal Prà A., et Alii, 1978 – Lineamenti idrogeologici della pianura padana. Quad. Ist. Ric. sulle Acque, C.N.R., 28(II), 50-53, Roma. Dal Prà A., Bellati R., Costacurta R., Sbettega G., 1976 – Distribuzione delle ghiaie nel sottosuolo della pianura veneta. Quad. Ist. Ric. sulle Acque, C.N.R., 28, (12), 337-343, Roma. Dal Prà A., Bellati R., 1977 – Distribuzione dei materiali limoso-argillosi nel sottosuolo della pianura veneta. Quad. Ist. Ric. sulle Acque, C.N.R., 34, (4), 87-98, Roma. 18 Geologic-structural setting Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo The studied area belongs to the Southern Alps. This region underwent a multiphase compressional regime starting from the upper Tertiary, due to the convergence of the Adria and Euroasia plates. Following these events, a folded nappe structure developed in the Veneto region with its southernmost front being presently hidden under Quaternary deposits. The main compressional structures are represented by the Valsugana overthrust to the North and by Bassano one to the South. This latter is called also “Flessura Pedemontana” and represents the main tectonic feature of this area. It is formed by the fold belt that develops ENE-SWS along the Alpine foreland and reaches a maximum shift of 1600-1700 m (Frascari et al, 1973; Barbieri, 1987; Castellarin et al, 1992; Castellarin, Cantelli, 2000). This structure formed following the SSE to NNW compression that tilted the rock strata near-vertically: a to the North, the mountain range was uplifted; to the South, a deep depression was filled by alluvial deposits. The “Flessura Pedemontana” was faulted by a series of recent tectonic structures, such as the Schio-Vicenza and the Astico Lines. The near-vertical NW-SE transcurrent faults are well developed to the East of the Schio-Vicenza Line (see Figure l6, p. 15). The latter is interpreted as a Late Miocene-Quaternary junction between the Eastern Alpine and the southern Alps thurst belts (Castellarin, Cantelli, 2000; Zampieri et al., 2003). In Figure 16 of page 15 you can see a schematic tectonic map of the area between the Adige and Piave rivers. Note the main thrusts (purple lines) and the NW-SE oriented transcurrent structures. The sedimentary sequence ranges from the Permian-Triassic units (PTM) resting on the pre-Permian metamorphic basement (Bas), up to the Quaternary units (QUAT). This succession starts with deposition of the Permian-Triassic sedimentary units (Val Gardena Sandstones, Bellerophon Formation, Werfen, Recoaro Limestones, Livinallongo Formation, Monte Spitz limestones, Raibl Formation) follone by the Triassic-Jurassic carbonate-dolomite successions (the Upper Triassic Dolomia Principale, DP, and the Lower Jurassic Calcari Grigi, CC). Later on, during the Middle-Upper Jurassic and the Cretaceous, the sedimentation was pelagic (Rosso Ammonitico, Biancone and Scaglia Rossa (Cr) formations). The Tertiary successions are quite complex, probably due to the ongoing closure of the Thetis Ocean and the main phase of the Alpine orogeny. 19 figure 22. Mariateresa Sartori, Distribution of the Sands, N.4, graphite on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 The Quaternary deposits of the plains crossed by the Brenta river are known through well logs which allowed defining the stratigraphy (Dal Prà et al., 1978; Dal Prà et al., 1976; Dal Prà, Bellati, 1977). The up to 90 m deep wells suggest following features: · the northernmost areas, closet o the base of the Alpine Mountain range, are characterized by thick succession of alluvial gravels resting on the basement, interlayered locally by impermeable silty lenses. Occasionally, conglomerate levels formed by cementing of carbonate components. These levels may occasionally develop transient aquifers. · the southern stratigraphy are defined by a larger amount of sandy levels, while the coarser grained levels tend to decrease and the finer silty ones increase. The stratigraphy from the areas close to the spring zones confirm the progressive diminishing of the gravels and the presence of thick sandy intervals with up to tens of meters thick impermeable silty-clay strata.GE figure 23. Mariateresa Sartori, Evaluation of the Fine Dust, Sample N. 10 RS, detail, sand and glue on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 From Bassano southward, the Brenta rivers flows in 20 meters deep scarps. Southwards, the level of the river reaches that of the plain and the riverbed widens progressively up to over 1 km. Then it contracts again, reaching a few hundred meters after the Fontaniva bridge. From Carturo the stream is confined within one nearly linear canne that starts winding after Piazzola. The geomorphologic evolution of the Brenta river system during the glacial period (22,000 to 17,000 years ago) is well evident in the upper plains. During this period, the glaciers reached the Valstagna area (Bartolomei, 1999). The sedimentation occurred in the plain area between the Adige and Piave rivers, while the sea level was about 100 m lower than today and the alluvial valley covered the entire upper Adriatic. The waning stages of the glacial period, i.e. during the latest Pleistocene (about 17,000 to 11,000 years ago) the sedimentation rate was very high in the entire plains. Between the end of the Pleistocene and beginning of the Holocene, the evolution of the Brenta plains changed significantly: like in other areas of the plains, the alluvial fan was incised mainly due to a marked decrease of the supply of erosional material that lead to a stabilization of the morphology and the confinement of the fluvial activity within the incised zones. In fact, the alluvial fan is nowadays profoundly incised and eroded by the fluvial activity with development of terraces in particular on the rivers’ left hand. Therefore, the Holocene plains developed at lower levels compared to the Pleistocene ones. This slope diminished southward and inverts south of Campo S. Martino, where the Holocene alluvial deposits start to cover the late glacial ones. figure 24. View of the quarry GEOMORPHOLOGY The upper and intermediate plains of the river Brenta are formed by fluvio-glacial deposits formed during the repeated changes of flow of the river during the late Quaternary (Holocene). An alluvial fan formed that shows similar features to the other river systems of the Veneto-Friuli plains, i.e. a fan shape that resembles a flattened cone in three dimensional space (see Figure 20, p. 17). The Brenta alluvial fan extends NNW-SSE towards Bassano where it is about 10 km large. Southwards, if widens so as to reaching the alluvial fans of the other main rivers (the Astico to the West and the Piave to the East) and turns eastward. The slope of the alluvial fan is variable, ranging from 7.4 ‰ in the North (between Bassano and Rosà) to about 1.2 ‰ in the distal parts southwards of Citadella. 20 21 Descrizione dei frottages con l’ausilio di osservazioni macro- e microscopiche. figura 27. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione N.15 lato A, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo I frottages dei campioni permettono l’individuazione delle principali strutture delle rocce. In particolare, gli allineamenti più scuri evidenziano la distribuzione spaziale dei contorni dei cristalli (minerali) più resistenti, differenziando pertanto rocce con una distribuzione casuale (isotropa) o con una distribuzione orientata (anisotropa) dei cristalli. Inoltre permette di classificare le rocce in base alla granulometria che può variare da fine (dimensioni dei cristalli inferiori al millimetro), con eventuale presenza di alcuni cristalli di dimensioni maggiori (millimetrici), a grossolana. Combinando le analisi dei frottage con le analisi macroscopiche dei campioni possiamo descriverli e raggrupparli come segue: Campioni 1 e 10: mostrano una struttura grossolana, isotropa (distribuzione casuale e non orientata). I minerali presenti (biotiti, feldspati, quarzo) sono silicati perlopiù ricchi in silicio e alluminio indicando che queste campioni sono frammenti di roccia magmatica intrusiva acida, ovvero di una roccia granitica. Le parti in rilievo (frottage) sono costituite da catene di fillosilicati probabilmente cristallizzati a temperatura più elevata (forse 800 gradi celsius) e contornano isole di quarzo e feldspati meno resistenti e cristallizzati a temperatura leggermente più bassa (da 800 a 600 gradi circa). Campioni 13, 21, 23, 31: presentano dei chiari allineamenti di parti in rilievo. La foliazione (allineamento di parti in rilievo alternate a parti chiare) è particolarmente fitta e continua nei campione 21 che è a grana fine. I campioni 23 e 31 presentano grana più grossolana e foliazioni interrotte da grosse isole (occhi) di materiale poco resistente (chiaro). La mineralogia delle tre rocce è simile, con presenza di fillosilicati (miche) e di tettoslicati (feldspati) e quarzo. La fitta foliazione del campione 21 permette di classificarlo come micascisto, mentre i campioni 23 e 31 sono degli gneiss. Le tre rocce sono pertanto metamorfiche. ← figura 28. Mariateresa Sartori, Sezione sottile, Campione N.13, fotografia al microscopio ottico. Stampa su carta cotone, misure variabili, 2016 ← figura 25. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione N.1 lato A, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 → figura 29. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione N.21 lato A, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 → figura 26. Mariateresa Sartori, Sezione sottile, Campione N.10, fotografia al microscopio ottico. Stampa su carta cotone, misure variabili, 2016 ← figura 30. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione N.23 lato A, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 Campione 15: questa roccia ha una grana generalmente fine intervallata da isole più chiare. Queste ultime corrispondono a fenocristalli (cristalli di dimensioni superiori al millimetro). La distribuzione dei cristalli appare perlopiù isotropa tranne in alcune zone dove si individuano allineamenti di materiali in rilievo, suggerendo che questa roccia fosse parzialmente stratificata. La composizione mineralogica, caratterizzata dalla presenza di fenocristalli di quarzo e di feldspati, oltre a più piccole biotiti, indica che anche in questo caso si tratta di una roccia ricca in silicio e alluminio. Combinando tutte le osservazioni, strutturali e mineralogiche, possiamo concludere che questo campione è un frammento di una roccia vulcanica acida, ovvero una riolite, legata ad una eruzione fortemente esplosiva e ad un flusso piroclastico, ovvero una ignimbrite. 22 → figura 31. Mariateresa Sartori, Sezione sottile, Campione N.31, fotografia al microscopio ottico. Stampa su carta cotone, misure variabili, 2016 23 Campioni 19, 24 e 32: presentano una distribuzione isotropa (o caotica) delle parte più e meno resistenti (assomigliando in questo alle rocce intrusive 1 e 10). Solo a scala maggiore si evidenziano degli allineamenti (o stratificazioni). I campioni 19 e 24 sono a grana molto fine e, osservati attentamente, contengono delle sferule di dimensioni sub-millimetriche. Il campione 32 è a grana più grossolana e non mostra le sferule. La mineralogia di queste rocce è dominata dalla presenza di calcite. Pertanto questi tre campioni sono frammenti di rocce carbonatiche. Le sferule contenute nei campioni 19 e 24 sono probabilmente da attribuire a dei microfossili. ← figura 32. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione N.19 lato B, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 → figura 33. Mariateresa Sartori, Sezione sottile, Campione N.24, fotografia al microscopio ottico. Stampa su carta cotone, misure variabili, 2016 ← figura 34. Mariateresa Sartori, Frottage, Campione N.32 lato A, dettaglio, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 → figura 35. Quinquelo culina striata, microscopic fossil shell eocene tertiary period (Paris Basin), from Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837 ORIGINE DELLE ROCCE I campioni della cava “via Roncalli” appartengono a quattro tipi di rocce: magmatiche intrusive (1, 10), magmatiche effusive (15), metamorfiche (13, 21, 23, 31) e sedimentarie (19, 24, 32). Essi sono pertanto rappresentativi dei principali tipi di rocce della crosta terrestre e più in specifico delle principali rocce affioranti nelle Alpi meridionali. In particolare le rocce metamorfiche presenti (campioni 13, 21, 23, 31) provengono probabilmente dal basamento sud-Alpino affiorante in alcune aeree delle Alpi circostanti il bacino idrografico del Brenta. Questo basamento metamorfico si è formato circa 300 milioni di anni fa durante una fase di collisione tra placche continentali terrestri che ha portato alla formazione del continente Pangea che inglobava quasi tutte le zone continentali emerse della Terra. Rocce di età simile e formatesi durante lo stesso evento si rivengono dall’Europa centrale all’Africa nord-occidentale, al Nord e al Sud America. Questo evento di collisione fra placche ha portato ad alta profondità e temperatura rocce formatesi inizialmente sulla superficie terrestre come rocce sedimentarie (campioni 13 e 21) o a 24 figura 36. I principali tipi di rocce e la loro percentuale in volume nella crosta terrestre. Come si vede, le rocce magmatiche (intrusive ed effusive) costituiscono circa il 65% della crosta terrestre. Ma occorre ricordare che le rocce sedimentarie coprono quasi l’80% per cento della superficie della terra. bassa profondità nella crosta come intrusioni granitiche (campioni 23 e 31). Il cambio di condizioni pressione-temperatura in un regime di compressione fra continenti ha portato alla ricristallizzazione di queste rocce e alla formazione delle strutture anisotrope, foliate caratterizzate dall’allineamento di catene di cristalli, come bene evidenziato dai frottage. Le rocce intrusive (campioni 1 e 10) appartengono a masse intrusive granitiche che si rinvengono nelle Alpi Meridionali e in particolare in Valsugana (granito di Cima d’Asta). Queste rocce magmatiche si sono formate nella crosta terrestre ad una profondità di circa una decina di chilometri, per lento raffreddamento e cristallizzazione di un magma acido. Sono testimoni di una attività magmatica avvenuta nel periodo Permiano, circa 270 milioni di anni fa successivamente alla fase collisionale che ha portato alla formazione delle rocce metamorfiche. Essendosi formate per lento raffreddamento del magma, i campioni granitici mostrano una struttura isotropa, senza orientamento preferenziale dei cristalli, ed una granulometria piuttosto grossolana che è dovuta alla prolungata crescita dei minerali lungo periodi di alcune decine di migliaia di anni. Le rocce vulcaniche riolitiche (campione 15) si sono formate durante lo stesso evento magmatico dei graniti, circa 270 milioni di anni fa. Rocce simili al nostro campione affiorano lungo la Val d’Adige, nelle Dolomiti trentine e in alta Valsugana. Queste rocce vulcaniche si sono formate per attività vulcanica fortemente esplosiva comparabile (ma molto più intensa) per esempio a quella delle eruzioni Pliniane del Vesuvio. Queste eruzioni esplosive avvengono quando un magma ricco in acqua risiede in una camera magmatica a pochi chilometri dalla superficie. L’acqua, scaldandosi e separandosi fisicamente dal fuso magmatico si dilata come in una pentola a pressione portando alla rottura degli strati rocciosi sovrastanti. L’eruzione del magma avviene a velocità estremamente elevata portando alla formazione di colonne di cenere e altro materiale magmatico che si elevano fino a cinquanta chilometri sopra la superficie terrestre. Il successivo collasso di questa colonna forma una specie di frana ad altissima energia composta da materiali ancora parzialmente caldi (centinaia di gradi), detti flussi piroclastici. Le rocce che si formano per accumulo di queste “frane” sono dette ignimbriti e mostrano una struttura parzialmente stratificata con presenza di cristalli di taglia millimetrica in una matrice molto fine. Le rocce sedimentarie (campioni 19, 24, 32) sono rocce carbonatiche, cioè costituite principalmente da minerali carbonatici, fra cui il principale è la calcite. Queste rocce si formano in mari caldi, come era l’Oceano della Tetide presente durante il Mesozoico (252-66 milioni di anni fa) fra i continenti Euroasiatico ed Africano. Questo è supportato dalla presenza di fossili marini presenti in due campioni. 25 * referring to the technique of creating marks thorough the rubbing of objects Description of the frottages* implemented by microscopic and macroscopic observations of the specimen crystals. The combined structural and mineralogic data suggest that this rock was fragment of an ignimbritic rhyolite, i.e. of a volcanic rock formed during an explosive eruption and a pyroclastic flow. Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo ← figure 40. Mariateresa Sartori, Frottage N.13, side B, detail, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 The rock structures are evidenced by the frottages. In particular, alignments of relatively resistant minerals are highlighted by dark shadings and lines. This allows distinguishing rocks with randomly oriented (isotropic) from those with preferentially oriented (un-isotopric) crystal distribution. Moreover, the gray shadings allow recognition of the grain-size distribution within the samples, ranging from very finegrained (sub-millimetric crystals) to coarse grained (crystal sizes larger than a millimeter). Based on combined analysis of the frottage and of the rock thin sections we group the samples as follows: → figure 41. Mariateresa Sartori, Thin Section N.21, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 ← figure 37. Mariateresa Sartori, Thin Section N.1, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 ← figure 42. Mariateresa Sartori, Thin Section N.23, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 → figure 38. Mariateresa Sartori, Frottage N. 10, side A, detail, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015. → figure 43. Mariateresa Sartori, Frottage N.31, side B, detail, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 Samples 1 and 10: these are quite coarse-grained and isotopric. The main minerals are feldspars and quartz, i.e. mainly Si +/- Al-rich silicate minerals, plus biotite (Fe-K-rich sheet silicate). According to these observations, we conclude that this sample is a fragment of an acid (Sirich) intrusive igneous rock. The darker lineaments on the frottages are formed by chains of biotite crystals that were likely crystallized at higher temperature (about 800 °C) than the less resistant quartz and feldspars (about 700-600 °C). figure 39. Mariateresa Sartori, Thin Section N.15, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 Sample 15: this rock is generally fine grained and shows some relatively large light patches on the frottage. The light areas correspond probably to phenocrysts (about millimeter-sized crystals) within a very fine-grained matrix. The crystal distribution is rather homogeneous, isotropic. Only a detailed observation suggests presence of sparse alignments. Also this rock is Si-rich (acid) being formed by quartz, feldspars and few biotite 26 Samples 13, 21, 23, and 31: these rock are clearly not isotropic as they show alignments of dark-shaded areas on the frottages. This alignment is called foliation and is well evident in the fine-grained sample 21. On the contrary, samples 23 and 31 are coarser-grained and their foliation is intersected by islets of little resistant, light material. The minerals present in these rocks a sheet silicates (micas), tectosilicates (feldspars) and quartz. The dense foliation of sample 21 suggests that it is a mica-shist, while samples 23 and 31 are probably fragments of gneisses. These rocks are therefore metamorphic. ← figure 44. Mariateresa Sartori, Thin Section N.19, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 → figure 45. Mariateresa Sartori, Frottage N.24, side B, detail, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 27 figure 46. Mariateresa Sartori, Thin Section N.32, photo taken with an optical microscope. Print on cotton paper, various sizes, 2016 Samples 19, 24, and 32: they show a chaotic-isotropic grain distribution. Only at larger scale, they appear layered. Samples 19 and 24 are very fine grained and contain tiny (sub-millimetric) spherules. Sample 32 is coarser grained and does not contain spherules. These three rocks can be classified as carbonatic sedimentary rocks, consisting of calcite minerals and containing (samples 19 and 24 only) microfossils. ORIGIN OF THESE ROCKS The samples of the quarry “via Roncalli” belong to the four main rock type of Earth’s surface: intrusive magmatic (samples 1 and 10), volcanic (15), metamorphic (13, 21, 23, 31) and sedimentary rocks (19, 24, 32). They are therefore quite representative of the main rock types of the central southern Alps of the Trentino and Veneto. In particular, the metamorphic rocks (samples 13, 21, 23, 31) are probably derived from the southern Alpine basement outcropping in the upper part of the Brenta basin. This metamorphic basement formed about 300 million years ago during collision of continental plates that lead to the formation of the Pangea mega-continent that included all emerged regions on Earth. Rocks of similar age and origin can be found from Central Europe or eastern North America and as far South as the Andes figure 47. Pangea image by Massimo Pietrobon, www.capitan-masideas.blogspot.it/2012/08/ pangea-politica.html 28 of South America. The metamorphic rocks were formed as consequence of pressure and temperature changes suffered by originally sedimentary (samples 13 and 21) or igneous rocks (23 and 31) brought to deep depths within Earth’s crust by the tectonic event. These new physical conditions forced the minerals to alignments that are well visible in the frottages. The intrusive rocks (1 e 10) probably belong to granitic intrusions that are outcropping in the southern Alps, in particular so the Cima d’Asta intrusion of the Valsugana (Brenta basin). These magmatic rocks were formed at depth within Earth’s crust and are quite coarse grained due to a relatively long cooling and crystallization, lasting possibly some hundred thousand years or more and imparting the coarse and isotropic structure to these rocks. Their age is probably Permian (about 280 million years) corresponding to an important intrusive magmatic event occurred after the previously described collision of tectonic plates and Pangea formation. The rhyolitic volcanic rock (sample 15) has probably a similar age to the intrusive rocks and derives from widespread volcanic rocks occurring in Trentino for example along the Adige and Brenta (Valsugana) valleys. Their origin is probably due to strongly explosive eruptions similar to those of Vesuvius (the Plinian Pompeii 79 A.D. eruption), occurring when a magma resides for long time in a shallow-level magma chamber. A strong over-pressure is due to the presence of water and causes a strong fragmentation of the magma and eventually a highly energetic eruption which forms up to 0-50 kilometers high volcanic columns, These collapse eventually, forming high-speed hot avalanches called pyroclastic flows and then rocks called ignimbrites. These show some layering and are characterized by a fine matrix and a few large crystals (quartz crystals in our case, sample 15). The sedimentary samples (19, 24, 32) belong to carbonatic rocks, formed mainly by calcite minerals and occasionally hosting fossil fragments. These carbonatic rocks were formed in quite hot seas, such as the Tethys ocean that was present between Eurasia and Africa until collision of these continents some 60 million years ago. The marine origin of these rocks is confirmed by the presence of shells of marine organisms present in samples 19 and 24. 29 figure 48. Spirolina stenostoma. Desh, microscopic fossil shell eocene tertiary period (Paris Basin), from Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 ← pp. 30–34 Mariateresa Sartori, Distribuzione delle sabbie, frottage, grafite su carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015 sabbia campione N.6 sabbia campione N.1 sabbia campione N.5 sabbia campione N.4 sabbia campione N.3 Serie realizzata con la tecnica del frottage applicato alle sabbie prelevate alla cava. Le sabbie per provenienza e granulometria presentano caratteristiche diverse che determinano le diverse modalità di distribuzione e disposizione sulla superficie piana all’interno di una scatola predisposta. Il frottage evidenzia le varianti di distribuzione all’interno dello spazio dato. — Mariateresa Sartori, Distribution of the Sands, frottages, pencil on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 sand sample N.6 sand sample N.1 sand sample N.5 sand sample N.4 sand sample N.3 This series was created using the frottage technique applied to the sands extracted from the quarry. In terms of provenance and granulometry the sands present different characteristics which determine their different distribution and layout on the flat surface inside a prearranged box. The frottage technique highlights the distribution variants within a given space. pp. 35–45 Mariateresa Sartori, Frottages, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 campione N.28 lato A campione 7DM lato C campione 7DM lato A campione 7Dm lato B campione N.28 lato C campione 12 RSm campione 11 RSm campione 4 DM campione N.28 lato B campione N.6 G tutti i lati campione 19 SPm 3 lati Serie realizzata con la tecnica del frottage, appoggiando il foglio sopra le rocce e passando la grafite cercando di esercitare sempre la stessa pressione con la mano. Le rocce prelevate dalla cava sono o di origine naturale o derivanti da materiale da demolizione. Dopo aver siglato ogni pietra specificando le varie sotto categorie di appartenenza, 58 il frottage ha messo in evidenza la tessitura della superficie di ogni singola pietra. — Mariateresa Sartori, Frottages, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 sample N.28 side A sample 7DM side C sample 7DM side A sample 7Dm side B sample N.28 side C sample 12 RSm sample 11 RSm sample 4 DM sample N.28 side B sample N.6 G all sides sample 19 SPm 3 sides This series was created using the frottage technique, by placing the sheet of paper over the rocks and moving the graphite pencil across, trying to exercise the same hand pressure each time. The rocks extracted from the quarry are either of natural origin or derive from demolition material. After marking each stone, specifying the variations under categories of classification, the frottage highlighted the pattern of the surfaces of each single stone. pagg. 46–49 Mariateresa Sartori, Valutazione dei fini, sabbia e colla su carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015 campione DC campione N.8 RSm campione N.10 RS campione N.10 G Serie realizzata appoggiando il sasso campione su un foglio precedentemente spalmato di colla. Viene quindi spolverato e liberato dalla sabbia che cade lì dove può. Il titolo viene da un’esclamazione di Stefano Pasinato, “Ma questa è una valutazione dei fini visiva!”. I fini sono le polveri sottili nocive monitorate nei luoghi di lavoro. — Mariateresa Sartori, Evaluation of the Fine Dust, sand and glue on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 sample DC sample N.8 RSm sample N.10 RS sample N.10 G This series was created by placing the sample stones extracted from the quarry on a sheet onto which glue had been previously spread. The stones were then dusted and freed of the sand which covered them, which fell where it could. The title comes from an exclamation made by Stefano 59 Pasinato: “But this is a visual evaluation of fine dust!” Fine dust refers to the fine sands which are bad for your health and which have to be monitored in the workplace. pagg. 50–51 Mariateresa Sartori, Sezioni sottili,, fotografia al microscopio ottico, stampa su carta cotone misure variabili, 2016 campione 1, 50 x campione 19, 10 x campione 1, 10 x campione 10, 10x campione 23, 50x campione 32, 10x campione 32, 10x zona 2 campione 19, 100x campione 32, 10x, zona 3 campione 32, 100x, zona 2 campione 24, 50x campione 23, 10x campione 31, 10x campione 10, 100x campione 32, 50x, zona 3 campione 15, 10x campione 31, 50x campione 19, 50x campione 15, 50x campione 21, 10x campione 32, 100x, zona 3 campione 13, 10x campione 13, 50x campione 24, 10x Con l’apposito strumento si è ottenuto il taglio di fettine sottilissime di roccia per poterla analizzare al microscopio ottico. Il geologo Andrea Marzoli ha realizzato le fotografie che sono poi state rielaborate (senza tuttavia comprometterne la veridicità) per mettere in evidenza la configurazione grafica determinata dalla distribuzione degli elementi. — Mariateresa Sartori, Thin Sections, photo taken with an optical microscope, print on cotton paper, various sizes, 2016 sample 1, 50 x sample 19, 10 x sample 1, 10 x sample 10, 10x sample 23, 50x sample 32, 10x sample 32, 10x zone 2 sample 19, 100x sample 32, 10x, zone 3 sample 32, 100x, zone 2 sample 24, 50x sample 23, 10x sample 31, 10x sample 10, 100x sample 32, 50x, zone 3 sample 15, 10x sample 31, 50x sample 19, 50x sample 15, 50x sample 21, 10x sample 32, 100x, zone 3 sample 13, 10x sample 13, 50x sample 24, 10x We managed to cut extremely thin slices of ten pre-chosen samples of rock in order to analyse them under the optical microscope using special equipment. The geologist Andrea Marzoli took the photos which were then redeveloped (though without compromising their authenticity) to underline the graphic configuration determined by the distribution of the elements. pagg. 52–58 Mariateresa Sartori, Frottages con descrizione, grafite su carta, 29,5 x 21 cm, 2015 campione N.23 lato A campione N.31 lato B campione N.24 lato B campione N.10 lato A campione N.21 lato A campione N.19 lato B campione N.32 lato A Lavoro realizzato con la tecnica del frottage, appoggiando il foglio sopra le rocce e passando la grafite cercando di esercitare sempre la stessa pressione con la mano. Le rocce prelevate dalla cava sono o di origine naturale o derivanti da materiale da demolizione. Dopo aver siglato ogni pietra specificando le varie sotto categorie di appartenenza, il frottage ha messo in evidenza la tessitura della superficie di ogni singola pietra. Le parole sono state scritte con una vecchia macchina da scrivere Hermes Baby. — Mariateresa Sartori, Frottages with description, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 sample N.23 side A sample N.31 side B sample N.24 side B sample N.10 side A sample N.21 side A sample N.19 side B sample N.32 side A This series was created using the frottage technique, by placing the sheet of paper over the rocks and moving the graphite pencil across, trying to exercise the same hand pressure each time. The rocks extracted from the quarry are either of natural origin or derive from demolition material. After marking each stone, specifying the variations under categories of classification, the frottage highlighted the pattern of the surfaces of each single stone. The words are written with an old typewriter Hermes Baby. Stratigrafia testi tratti da www.treccani.it/enciclopedia/stratigrafia it.wikipedia.org/wiki/stratigrafia_(geologia) —16 gennaio 2016 La stratigrafia è lo studio della natura e delle caratteristiche del terreno attraverso l’esame degli strati susseguentisi in profondità. Sopra le pianure della Italia, dove oggi volan li uccelli a torme, solea discorrere i pesci a grande squadre —Leonardo da Vinci Il principio geologico fondamentale della stratigrafia, applicato alle sequenze sedimentarie, è quello della sovrapposizione, già riconosciuto da Stenone nella seconda metà del ‘600, che afferma che le successioni sedimentarie sono originariamente ordinate con gli strati inferiori più antichi di quelli superiori, riflettendo la meccanica della deposizione dei sedimenti, che avviene infatti dall’alto verso il basso, per cui ogni nuovo strato ricopre il precedente. Questo principio può non essere applicabile nel caso di sedimenti deposti in ambiente continentale o quando si tratta di stratigrafia in aree coinvolte da altri processi geologici, quali per esempio intrusioni filoniane. Il principio stratigrafico della sovrapposizione è anche alla base della metodologia di datazione usata durante gli scavi archeologici, in cui vengono spesso riconosciuti livelli archeologici più antichi man mano che lo scavo si approfondisce. Il primo vero stratigrafo fu William Smith, ingegnere minerario inglese, che lavorando nelle miniere di carbone inglesi, fu capace di riconoscerne le sequenze stratigrafiche ed utilizzarle per correlazioni a scala regionale. Con il suo lavoro infine realizzò la prima mappa geologica dell’Inghilterra tra il 1790 e il 1800, correlando rocce coeve attraverso lo specifico contenuto fossilifero. L’osservazione delle successioni stratigrafiche e la loro comparazione ha portato a riconoscere una serie di principi interpretativi utilizzati per figura 49. Immagine della cava Via Roncalli. È possibile distinguere dei ritmi di deposizione irregolari. Il diametro dei ciottoli diminuisce andando verso il piano campagna. La stratificazione è dovuta probabilmente a modifiche intervenute nel tempo al corso del fiume che ne determinano le condizioni di deposito. 61 correlare fra di loro sequenze stratigrafiche, datare rocce ed arrivare a ricostruzioni paleogeografiche. 1. principio di sovrapposizione stratigrafica. In condizioni normali ogni strato è più recente di quello che è a lui sottostante ed è più antico di quello che lo sovrasta. 2. principio dell’orizzontalità originaria. Gli strati si sono depositati orizzontalmente e solo in seguito si sono deformati assumendo altre giaciture. 3. principio della continuità laterale. Gli strati di rocce sedimentarie, al tempo della loro deposizione hanno una loro estensione laterale, più o meno accentuata in tutte le direzioni; in altre parole, essi sono lateralmente continui. Di conseguenza, rocce che ora sono simili sotto molti aspetti, e che oggi sono separate fisicamente (per esempio da una valle o altro fenomeno erosionale), possono essere considerate originariamente continue. figura 50. esempio di stratigrafia, tratto da Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837 Oltre ai tre principi citati introdotti da Stenone nel 1669 in “De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus”, vanno tenuti presenti gli altri: figura 51. Fossile A. Rhotomagensis (Defrance), tratto da Charles Lyell, Principles of Geology, 1837 4. principio di inclusione. Una roccia inclusa in un’altra (xenolite) è più antica della roccia includente. 5. principio di intersezione. Se entro una serie di strati si incontra un livello litologico che interseca gli altri, quest’ultimo è sicuramente più giovane della serie di strati attraversati (esempio dicco). 6. principio della successione faunistica. Gli strati di roccia sedimentaria solitamente contengono flora e/o fauna fossilizzata, e questi fossili si succedono verticalmente l’un l’altro in uno specifico, affidabile ordine che può essere identificato e riconosciuto lungo vaste distanze orizzontali, talora a scala mondiale. I fossili che si succedono lungo le successioni, cioè lungo il tempo geologico, cambiando consistentemente di aspetto, sono conosciuti come fossili guida. Questi sono stati scoperti durante le indagini biostratigrafiche ed hanno enorme importanza per migliorare l’orologio geologico. 7. principio dell’equivalenza cronologica. Due strati sedimentari che, pur essendo situati in località diverse, contengono gli stessi fossili guida, si sono formati nel medesimo intervallo di tempo, sono cioè cronologicamente equivalenti. Stratigraphy text taken from www.encyclopedia.com/topic/stratigraphy.aspx on January 16, 2016 Stratigraphy is a branch of geology which studies rock layers (strata) and layering (stratification). Among the earliest contributions to what could be called historical geology came from the Italian scientist and artist Leonardo da Vinci (1452-1519), who speculated that fossils might have come from the remains of long-dead animals. Nearly two centuries later, stratigraphy itself had its beginnings when the Danish geologist Nicolaus Steno (1638-1687) studied the age of rock strata. Steno formulated what came to be known as the law of superposition, or the idea that strata are deposited in a sequence such that the deeper the layer, the older the rock. This, of course, assumes that the rock has been undisturbed, and it is applicable only for one of the three major types of rock, sedimentary (as opposed to igneous or metamorphic). Later, the German geologist Johann Gottlob Lehmann (1719-1767) put forward the theory that certain groups of rocks tend to be associated with each other and that each layer of rock is a sort of chapter in the history of Earth. Thus, along with Steno, Lehmann helped pioneer the idea of the stratigraphic column, discussed later in this essay. The man credited as the “father of stratigraphy,” however, was the English engineer and geologist William Smith (1769-1839). In 1815 Smith produced the first modern geologic map, showing rock strata in England and Wales. text taken from www4.uwsp.edu/geo/faculty/hefferan/geol106/class2/stratigraphy.htm on January 16, 2016 STRATIGRAPHIC LAWS Stratigraphic Laws are basic principles that all geologists use in deciphering the spatial and temporal relationships of rock layers. These laws were developed in the 17th to 19th centuries based upon the work of Niels Steno, James Hutton, William Smith, Charles Lyell among others. Stratigraphic laws include the following: 1. original horizontality. All sedimentary rocks are originally deposited horizontally. Sedimentary rocks that are no longer horizon- 62 63 figure 52. The first geological map (1815) by William Smith figure 53. Image of the quarry Via Roncalli. Some irregular layering is noticeable in the quarry deposits. The layering is highlighted by coarse-grained material and by an upwards decreases of the general grainsize. The layering is probably due to time-related changes in the river system, allowing for transport of coarser or finer-grained material. tal have been tilted from their original position. “Strata either perpendicular to the horizon or inclined to the horizon were at one time parallel to the horizon.” Steno, 1669 2. lateral continuity. Sedimentary rocks are laterally continuous over large areas. “Material forming any stratum were continuous over the surface of the Earth unless some other solid bodies stood in the way.” Steno, 1669 3. superposition. “...at the time when any given stratum was being formed, all the matter resting upon it was fluid, and, therefore, at the time when the lower stratum was being formed, none of the upper strata existed.” Steno, 1669. 4. cross-cutting relations. “If a body or discontinuity cuts across a stratum, it must have formed after that stratum.” Steno, 1669. 5. law of inclusions. This law states that rock fragments (in another rock) must be older than the rock containing the fragments. 6. law of faunal succession. This law was developed by William Smith who recognized that fossil groups were succeeded by other fossil groups through time. This allowed geologists to develop a fossil stratigraphy and provided a means to correlate rocks throughout the world. figura 55. Alessandro Fontanelli, pattern grafici utilizzabili per la redazione di colonne stratigrafiche, www.anisn.it/geologia2000, in data 8 dicembre 2015 Alessandro Fontanelli, graphic patterns for the creation of stratigraphic columns, www.anisn.it/geologia2000, on December 8, 2015 figure 54. Lamination of shelly sand and loam, near the Signal‑house, Walton. Vertical height four feet. Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837 nella pagina seguente on the next page figura 56. Esempi di stratigrafie, Charles Lyell, Principles of geology, London edition 1837 Examples of stratigraphy, Charles Lyell, Principles of geology, London edition 1837 64 65 66 67 text taken from Charles Lyell, Principles of Geology, being how far the former changes of the earth’s surface are referable to causes now in operation —London editions 1830, 1833, 1837 Pythagorean Doctrines. – Although Pythagoras is introduced by Cicero as delivering his doctrine in person, some of the illustrations are derived from natural events which happened after the death of the philosopher. But notwithstanding these anachronisms, we may regard the account as a true picture of the tenets of the Pythagorean school in the Augustan age; and although perhaps partially modified, it must have contained the substance of the original scheme. Thus considered, it is extremely curious and instructive; for we here find a comprehensive summary of almost all the great causes of change now in activity on the globe, and these adduced in confirmation of a principle of a perpetual and gradual revolution inherent in the nature of our terrestrial system. These doctrines, it is true, are not directly applied to the explanation of geological phenomena; or, in other words, no attempt is made to estimate what may have been in past ages, or what may hereafter be, the aggregate amount of change brought about by such never-ending fluctuations. Had this been the case, we might have been called upon to admire so extraordinary an anticipation with no less interest than astronomers, when they endeavor to define by what means the Samian philosopher came to the knowledge of the Copernican system. Let us now examine the celebrated passages to which we have been adverting: “Nothing perishes in this world; but things merely vary and change their form. To be born, means simply that a thing begins to be something different from what it was before; and dying, is ceasing to be the same thing. Yet, although nothing retains long the same image, the sum of the whole remains constant.” These general propositions are then confirmed by a series of examples, all derived from natural appearances, except the first, which refers to the golden age giving place to the age of iron. figure 57. Break-up of Pangea: 200 Million Years Ago to Present www.gogetout.com c. 200 Million Years Ago c. 160 Million Years Ago c. 120 Million Years Ago c. 80 Million Years Ago c. 40 Million Years Ago Present Day 68 1. Solid land has been converted into sea. 2. Sea has been changed into land. Marine shells lie far distant from the deep, and the anchor has been found on the summit of hills. 3. Valleys have been excavated by running water, and floods have washed down hills into the sea. 4. Marshes have become dry ground. 5. Dry lands have been changed into stagnant pools. 6. During earthquakes some springs have been closed up, and new ones have broken out. Rivers have deserted their channels, and have been reborn elsewhere, as the Erasinus in Greece, and Mysus in Asia. 7. The waters of some rivers, formerly sweet, have become bitter; as those of the Anigris, in Greece, &c. 8. Islands have become connected with the mainland by the growth of deltas and new deposits; as in the case of Antissa joined to Lesbos, Pharos to Egypt, &c. 9. Peninsulas have been divided from the main land, and have become islands, as Leucadia; and according to tradition, Sicily, the sea having carried away the isthmus. 10. Land has been submerged by earthquakes; the Grecian cities of Helice and Buris, for example, are to be seen under the sea, with their walls inclined. 11. Plains have been upheaved into hills by the confined air seeking vent; as at Troezene in the Peloponnesus. 12. The temperature of some springs varies at different periods. The waters of others are inflammable. 13. There are streams which have a petrifying power, and convert the substances which they touch into marble. 14. Extraordinary medicinal and deleterious effects are produced by the water of different lakes and springs. 15. Some rocks and islands, after floating and having been subject to violent movements, have at length become stationary and immovable; as Delos and the Cyanean Isles. 16. Volcanic vents shift their position; there was a time when Etna was not a burning mountain, and the time will come when it will cease to burn. Whether it be that some caverns become closed up by the movements of the earth, and others opened, or whether the fuel is finally exhausted (…) (…) the introductory and concluding passages of the twelfth chapter of / (Aristotle) “Meteorics” are certainly very remarkable. In the first sentence he says, “The distribution of land and sea in particular regions does not endure throughout all time, but it becomes sea in those parts where it was land, and again it becomes land where it was sea: and there is reason for thinking that these changes take place according to a certain system, and within a certain period.” The concluding observation is as follows:—“As time never fails, and the universe is eternal, neither the Tànais, nor the Nile, can have flowed forever. The places where they rise were once dry, and there is a limit to their operations; but there is none to time. So also of all other rivers; they spring up, and they perish; and the sea also continually deserts some lands and invades others. The same tracts, therefore, of the earth are not, some always sea, and 69 figure 58. Adriatic sea pliocene, author Bratislav Tabaš others always continents, but every thing changes in the course of time.” (…) Strabo (…) proposes a theory, the profoundness of which modern geologists are only beginning to appreciate. “It is not,” he says, “because the lands covered by seas were originally at different altitudes, that the waters have risen, or subsided, or receded from some parts and inundated others. But the reason is, that the same land is sometimes raised up and sometimes depressed, and the sea also is simultaneously raised and depressed, so that it either overflows or returns into its own place again. We must, therefore, ascribe the cause to the ground, either to that ground which is under the sea, or to that which becomes flooded by it, but rather to that which lies beneath the sea, for this is more movable and, on account of its humidity, can be altered with greater celerity. “It is proper,” he observes in continuation, “to derive our explanations from things which are obvious, and in some measure of daily occurrence, such as deluges, earthquakes, and volcanic eruptions, and sudden swellings of the land beneath the sea; for the last raise up the sea also; and when the same lands subside again, they occasion the sea to be let down. And it is not merely the small, but the large islands also, and not merely the islands, but the continents which can be lifted up together with the sea;” figure 59. Fossil shells eocene tertiary period Plate XIV cardita planicosta Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837 (…) A manuscript work, entitled the “Wonders of Nature,” is preserved in the Royal Library at Paris, by an Arabian writer, Mohammed Kazwini, who flourished in the seventh century of the Hegira, or at the close of the thirteenth century of our era. Besides several curious remarks on aerolites, earthquakes, and the successive changes of position which the land and sea have undergone, we meet with the following beautiful passage which is given as the narrative of Kidhz, an allegorical personage: “I passed one day by a very ancient and wonderfully populous city, and asked one of its inhabitants how long it had been founded. ‘It is indeed a mighty city,’ replied he; ‘we know not how long it has existed, and our ancestors were on this subject as ignorant as ourselves.’ Five centuries afterwards, as I passed by the same place, I could not perceive the slightest vestige of the city. I demanded of a peasant, who was gathering herbs upon its former site, how long it had been destroyed. ‘In sooth a strange question!’ replied he. ‘The ground here has never been different from what you now behold it.’ ‘Was there not of old,’ said I, ‘a splendid city here?’ ‘Never,’ answered he, ‘so far as we have seen, and never did our fathers speak to us of any such.’ On my return there 500 years afterwards, I found the sea in the same place, and on its shores were a party of fishermen, of whom I inquired how long the land had been covered by the waters? ‘Is this a question,’ said they, ‘for a man like you? this spot has always been what it is now.’ I again returned, 500 years afterwards, and the sea had disappeared; I inquired of a man who stood alone upon the spot, how long ago this change had taken place, and he gave me the same answer as I had received before. Lastly, on coming back again after an equal lapse of time, I found there a flourishing city, more populous and more rich in beautiful buildings, than the city I had seen the first time, and when I would fain have informed myself concerning its origin, the inhabitants answered me, ‘Its rise is lost in remote antiquity: we are ignorant how long it has existed, and our fathers were on this subject as ignorant as ourselves.’” (…) that period a very animated controversy sprang up in Italy, concerning the true nature and origin of marine shells, and other organized fossils, found abundantly in the strata of the peninsula. The celebrated painter Leonardo da Vinci, who in his youth had planned and executed some navigable canals in the north of Italy, was one of the first who applied sound reasoning to these subjects. The mud of rivers, he said, had covered and penetrated into the interior of fossil shells at a time when these were still at the bottom of the sea near the coast. “They tell us that these shells were formed in the hills by the influence of the stars; but I ask where in the hills are the stars now forming shells of distinct ages and species? and how can the stars explain the origin of gravel, occurring at different heights and composed of pebbles rounded as if by the motion of running water; or in what manner can such a cause account for the petrifaction in the same places of various leaves, sea-weeds, and marine-crabs?” Leonardo da Vinci, Codice Leicester, foglio 31r: “Perché molto son più antiche le cose che le lettere, non è maraviglia, se alli nostri giorni non apparisce scrittura delli predetti mari essere occupatori di tanti paesi; e se pure alcuna scrittura apparia, le guerre, l’incendi, le mutazioni delle lingue e delle leggi, li diluvi dell’acque anno consumato ogni antichità ; ma a noi basta le testimonianze delle cose nate nelle acque salse ritrovarsi nelli alti monti, lontani dalli mari”. Leonardo da Vinci, Codice Leicester, foglio lOr: “Come le pietre faldate de’ monti son tutti e’ gradi de’ fanghi, posati l’un sopra l’altro per le inondazioni de’ fiumi. Come le diverse grossezze delle falde delle pietre son create da diverse inondazioni de’ fiumi, cioè maggiori ondazioni o minori. Come nelle falde, infra l’una e l’altra, si trova ancora li andamenti delli lombrici, che camminavano infra esse, quando non era ancora asciutta. Come tutti li fanghi marini ritengano ancora de’ nichi, ed è petrificato il nichio insieme col fango. Della stoltizia e semplicità di quelli, che vogliano che tali animali fussi in tali lochi, distanti dai mari, portati dal diluvio. Come altra setta d’ignoranti affermano, la natura o i celi averli in tali lochi creati per infrussi celesti”. It was not till the earlier part of the sixteenth century that geological phenomena began to attract the attention of the Christian nations. At Leonardo da Vinci, Codice Leicester foglio 6A-31v: “Tutte l’uscite dell’acque, dal monte nel mare, portan con seco li sassi del monte in esso mare; e per la inondazion dell’acque marine contro alli sua monti, esse pietre eran rebuttate inverso il monte; e nell’andare e nel ritornare indirieto delle acque al mare le pietre insieme con quella tornavano, e, nel ritornare, li angoli loro insieme si percoteano, e, come parte men resistente alle percosse, si consumavano e facean le pietre sanza angoli, in figura ritonda; come ne’ liti dell’Elba si dimostra; e quelle rimanean più grosse, che manco s’eran remosse dal lor nascimento; e così quella si facea minore che più si rimovea dal predetto loco, in modo che nel procedere si converte in ghiara minuta, e poi in rena, e in ultimo in fango. Di poi che ‘l mare si discostò dalli predetti monti, 70 71 figure 60. Fossil shells eocene tertiary period Plate XIV cardita planicosta Desh, ibidem figure 61. Fossil shells eocene tertiary period Plate XIV Voluta digutalina Lam.k, ibidem figure 62. Rocks of alluvial origin, Quarry “via Roncalli” figure 63. Mariateresa Sartori, Evaluation of the Fine Dust, Sample N.10, detail, sand and glue on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 figure 64. The earth seen from the space www.nasa.com figure 65. Fossil from Val Gardena, Ortiseia Leonardi, Museum Gröden, photo by Wolfgang Moroder figure 65. Acrodus nobilis, tooth, commonly called fossil Leach. Lias, Lyme Regis, and Germany. Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837 figure 67. Acrodus nobilis, tooth, commonly called fossil Leach, ibidem la salsedine lasciata del mare, con altro omore della terra, à fatto una collegazione a essa ghiara e rena, che la ghiara in sasso, e la rena in tufo s’è convertita”. Leonardo da Vinci, codice Leicester, foglio 34r: “Nessuna cosa nasce in loco, dove non sia vita sensitiva, vegetativa e razionale. Nasce le penne sopra li uccelli, e si mutano ogni anno; nasce li peli sopra li animali, e ogni anno si mutano, salvo alcuna parte, come li peli delle barbe de’ lioni e gatte e simili; nasce l’erbe sopra li prati, e le foglie sopra li alberi, e ogn’anno in gran parte si rinnovano: adunque, potrei dire, la terra avere anima vegetativa, e che la sua carne sia la terra; li sua ossi sieno li ordini della collegazione de’ sassi, di che si compongano le montagne; il suo tenerume sono li tufi; il suo sangue sono le vene delle acque il lago del sangue, che sta di torno al core, è il mare oceano il suo alitare è ‘1 crescere e discrescere del sangue pelli polsi, e così, nella terra, è il frusso e refrusso del mare; e ‘1 caldo del’anima del mondo è il foco, ch’è infuso per la terra, e la residenza dell’anima vegetativa sono li fochi, che, per diversi lochi della terra, spirano in bagni, e in miniere di zolfi, e in vulcano, e Mongibello di Cicilia, e altri lochi assai (...). shells discovered in the Italian strata with living species, pointed out their resemblance, and traced the various gradations from shells merely calcined, or which had only lost their animal gluten, to those petrifactions in which there was a perfect substitution of stony matter. In his division of mineral masses, he insisted on the secondary origin of those deposits in which the spoils of animals or fragments of older rocks were inclosed. He distinguished between marine formations and those of a fluviatile character, the last containing reeds, grasses, or the trunks and branches of trees. He argued in favor of the original horizontality of sedimentary deposits, attributing their present inclined and vertical position sometimes to the escape of subterranean vapors heaving the crust of the earth from below upwards, and sometimes to the falling in of masses overlying subterranean cavities. Charles Lyell, Principles of Geology: Steno, “De Solido intra Solidum naturaliter contento”: “If at least all solids have grown from a fluid, if bodies mutually alike in all respects were also produced in the same way, if of two solids mutually in contact the first to harden was that which impresses its surface characteristics on the other surface, it will be easy, given the solid and its location, to make a definite statement about the place of its production. And this indeed is a general consideration of a solid enclosed by a solid”. (…) Quando la natura viene alla generazione delle pietre, essa genera una qualità d’omore viscioso, il quale, col suo secarsi, congela in se Ciò che dentro a lui si rinchiude, e non li converte in pietra, ma li conserva dentro a se nella forma che li à trovati. E per questo le foglie son trovate intere dentro li sassi nati nelle radici de’ monti, con quella mistione di varie spezie, sì come lì le lasciaron li diluvi de’ fiumi, nati alli tempi delli altunni, dove poi li fanghi delle inondazioni succedenti le ricopersero, e questi tali fangi poi si collegoron del sopradetto omore e convertissi in pietra faldata a gradi, secondo le gradi d’esso fango”. Charles Lyell, Principles of Geology: The senses had for ages declared the earth to be at rest, until the astronomer taught that it was carried through space with inconceivable rapidity. In like manner was the surface of this planet regarded as having remained unaltered since its creation, until the geologist proved that it had been the theatre of reiterated change, and was still the subject of slow but never-ending fluctuations. The discovery of other systems in the boundless regions of space was the triumph of astronomy; to trace the same system through various transformations, to behold it at successive eras adorned with different hills and valleys, lakes and seas, and peopled with new inhabitants, was the delightful meed of geological research. By the geometer were measured the regions of space, and the relative distances of the heavenly bodies; by the geologist myriads of ages were reckoned, not by arithmetical computation, but by a train of physical events – a succession of phenomena in the animate and inanimate worlds – signs which convey to our minds more definite ideas than figures can do of the immensity of time. Charles Lyell, Principles of Geology: Steno, “De Solido intra Solidum naturaliter contento” (1669). At that time (…) it was still a favorite dogma, that the fossil remains of shells and marine creatures were not of animal origin; an opinion adhered to by many from their extreme reluctance to believe, that the earth could have been inhabited by living beings before a great part of the existing mountains were formed. In reference to this controversy, Steno had dissected a shark recently taken from the Mediterranean, and had demonstrated that its teeth and bones were identical with many fossils found in Tuscany. He had also compared the (…) Whether our investigation of the earth’s history and structure will eventually be productive of as great practical benefits to mankind as a knowledge of the distant heavens, must remain for the decision of posterity. It was not till astronomy had been enriched by the observations of many centuries, and had made its way against popular prejudices to the establishment of a sound theory, that its application to the useful arts was most conspicuous. The cultivation of geology began at a later period; and in every step which it has hitherto made towards sound theoretical principles, it had to contend against more violent prepossessions. The practical advantages already derived from it have not been inconsiderable; but our generalizations are yet imperfect, and they who come after us may be expected to reap the most valuable fruits of our labor. Meanwhile, the charm of first discov- 72 73 figure 68. Turrilites costatus, Gault, ibidem figure 69. Pycnodus platessus, from the Eocene, Monte Bolca, Italy, author User Haplochromis figure 70. Mariateresa Sartori, Frottage N. 28, detail, graphite on paper, 29.5 x 21 cm, 2015 ery is our own; and, as we explore this magnificent field of inquiry, the sentiment of a great historian of our times may continually be present to our minds, that “he who calls what has vanished back again into being, enjoys a bliss like that of creating”. CONCLUDING REMARKS ON THE IDENTITY OF THE ANCIENT AND PRESENT SYSTEM OF TERRESTRIAL CHANGES. figure 71. Mariateresa Sartori, Evaluation of the Fine Dust, sample n.28, detail, sand and glue on stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015 I shall now conclude the discussion of a question (…) namely, whether there has been any interruption, from the remotest periods, of one uniform system of change in the animate and inanimate world. We were induced to enter into that inquiry by reflecting how much the progress of opinion in Geology had been influenced by the assumption that the analogy was slight in kind, and still more slight in degree, between the causes which produced the former revolutions of the globe, and those now in every-day operation. It appeared clear that the earlier geologists had not only a scanty acquaintance with existing changes, but were singularly unconscious of the amount of their ignorance. With the presumption naturally inspired by this unconsciousness, they had no hesitation in deciding at once that time could never enable the existing powers of nature to work out changes of great magnitude, still less such important revolutions as those which are brought to light by Geology. They, therefore, felt themselves at liberty to indulge their imaginations in guessing at what might be, rather than inquiring what is; in other words, they employed themselves in conjecturing what might have been the course of nature at a remote period, rather than in the investigation of what was the course of nature in their own times. It appeared to them more philosophical to speculate on the possibilities of the past, than patiently to explore the realities of the present; and having invented theories under the influence of such maxims, they were consistently unwilling to test their validity by the criterion of their accordance with the ordinary operations of nature. On the contrary, the claims of each new hypothesis to credibility appeared enhanced by the great contrast, in kind or intensity, of the causes referred to, and those now in operation. (…) The course directly opposed to this method of philosophizing consists in an earnest and patient inquiry, how far geological appearances are reconcilable with the effect of changes now in progress, or which may be in progress in regions inaccessible to us, and of which the reality is attested by volcanoes and subterranean movements. It also endeavors to estimate the aggregate result of ordinary operations multiplied by time, and cherishes a sanguine hope that the resources to be derived from observation and experiment, or from the study of nature such as she now is, are very far from-being exhausted. For this reason all theories are rejected which involve the assumption of sudden and violent catastrophes and revolutions of the whole earth, and its inhabitants, theories which are restrained by no reference to existing analogies, and in which a desire is manifested to cut, rather than patiently to untie, the Gordian knot. We have now, at least, the advantage of knowing, from experience, that an opposite method has always put geologists on the road that leads to truth, suggesting views which, although imperfect at first, have been found capable of improvement, until at last adopted by universal consent; while the method of speculating on a former distinct state of things and causes, has led invariably to a multitude of contradictory systems, which have been overthrown one after the other, have been found incapable of modification, and which have often required to be precisely reversed. (…) Rocks (…) produced by subterranean fire in former ages, at great depths in the bowels of the earth, present us, when upraised by gradual movements, and exposed to the light of heaven, with an image of those changes which the deep-seated volcano may now occasion in the nether regions. Thus, although we are mere sojourners on the surface of the planet, chained to a mere point in space, enduring but for a moment of time, the human mind is not only enabled to number worlds beyond the unassisted ken of mortal eye, but to trace the events of indefinite ages before the creation of our race, and is not even withheld from penetrating into the dark secrets of the ocean, or the interior of the solid globe; (…) ire per omnes Terrasque, tractusque maris, coelumque profundum. (…) The great agents of change in the inorganic world may be divided into two principal classes, the aqueous and the igneous. To the aqueous belong Rain, Rivers, Torrents, Springs, Currents, and Tides; to the igneous, Volcanoes, and Earthquakes. Both these classes are instruments of decay as well as of reproduction; but they may also be regarded as antagonist forces. For the aqueous agents are incessantly laboring to reduce the inequalities of the earth’s surface to a level; while the igneous are equally active in restoring the unevenness of the external crust, partly by heaping up new matter in certain localities, and partly by depressing one portion, and forcing out another, of the earth’s envelope. figure 72. The frontispiece from Charles Lyell’s Principles of Geology, London 1857. This cross-section shows an amazing understanding of the basic geologic processes that form the Earth’s crust: plutonism, volcanism, metamorphicism, sedimentation, and folding. (…) It is difficult, in a scientific arrangement, to give an accurate view of the combined effects of so many forces in simultaneous operation; because, when we consider them separately, we cannot easily estimate either the extent of their efficacy, or the kind of results which they produce (…) It is necessary, however, to divide our observations on these various causes, and to classify them systematically, endeavoring as much as possible to keep 74 75 figure 73. Granitic rock of the quarry, sample N.1. in view that the effects in nature are mixed and not simple, as they may appear in an artificial arrangement. figure 74. Caliptraea trochiformis lam.k, Fossil Shells, Eocene Tertiary Period. Plate XIV, Charles Lyell, Principles of Geology, London 1837. Constant interchange of land and sea. I may here conclude my remarks on deltas, observing that, imperfect as is our information of the changes which they have undergone within the last three thousand years, they are sufficient to show how constant an interchange of sea and land is taking place on the face of our globe. In the Mediterranean alone, many flourishing inland towns, and a still greater number of ports, now stand where the sea rolled its waves since the era of the early civilization of Europe. If we could compare with equal accuracy the ancient and actual state of all the islands and continents, we should probably discover that millions of our race are now supported by lands situated where deep seas prevailed in earlier ages. In many districts not yet occupied by man, land animals and forests now abound where ships once sailed; and, on the other hand, we shall find, on inquiry, that inroads of the ocean have been no less considerable. When to these revolutions, produced by aqueous causes, we add analogous changes wrought by igneous agency, we shall, perhaps, acknowledge the justice of the conclusion of Aristotle, who declared that the whole land and sea on our globe periodically changed places. Ghiaione 60-90 Ghiaietta Ghiaino Medio Ghiaino Piccolo Pietrisco Scelto Medio Pietrischetto Stabilizzato Naturale Sabbia Frantoio Sabbia Natura Frantumato Misto Getto Prima Frantumazione Demolizione Miste Prima Frantumazione Demolizione in CLS Sabbia Riciclata 0/4 Sabbia Riciclata CLS Sabbia Riciclata Stabilizzato Riciclato 0/16 Stabilizzato Riciclato CLS nella pagina seguente on the next page figura 75. Aggregati Naturali e Riciclati prodotti nella cava “Via Roncalli” Natural and recycled aggregates of the quarry “Via Roncalli” 76 77 andrea marzoli stefano pasinato giancarlo rampazzo mariateresa sartori angela vettese Professore associato, presso il Dipartimento di Geoscienze all’Università di Padova. Specializzato in Petrologia e Geochimica delle rocce magmatiche. Insegna Petrografia, Geochimica, Vulcanologia. Associate Professor at the Geosciences Department, Padova University, works mainly on geochemistry of magmatic rocks. He teaches Igneous Petrology, Geochemistry, and Volcanology. Titolare della cava “Via Roncalli”, e della Società EGAP srl, Rosà (VI), impegnata nei settori dell’estrazione, lavorazione, commercializzazione aggregati naturali, riciclaggio e smaltimento di rifiuti inerti. Esperienza nei settori dell’Ingegneria Ambientale e Biomedica. Owner of the quarry “Via Roncalli” and of EGAP srl Company engaged in the fields of production and marketing of natural aggregates, recycling and disposal of inert waste. Experience in the fields of Environmental and Biomedical Engineering. Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Ambientali, Statistiche ed Informatiche dell’Università di Ca’ Foscari di Venezia, specializzato in Geochimica e Vulcanologia. Insegna Geochimica Generale, Mineralogia e Petrografia. Associate Professor at the Environmental Sciences Department, Ca’ Foscari University of Venice. He works mainly on environmental Geochemistry and Volcanology and teaches Geochemistry, Mineralogy and Petrology. Artista, vive e lavora a Venezia. Il suo lavoro è fortemente influenzato dall’interesse specifico per le neuroscienze, la musica e la filosofia della scienza. Dal 2000 insegna disegno e pittura a principianti assoluti presso il CPIA, centro provinciale per l’istruzione degli adulti, applicando il metodo di Betty Edwards che parte dagli stessi presupposti neuroscientifici che muovono la sua ricerca artistica. She lives and works in Venice. Her work is strongly influenced by the specific interest in neuroscience, music and philosophy of science. 2000 she started teaching public drawing courses for absolute beginners, using Betty Edwards’ method that starts from the same neuroscience assumptions that move her artistic research. www.mariateresasartori.it EGAP SRL da oltre 35 anni opera nel settore dell’estrazione, lavorazione e commercializzazione di Aggregati Naturali e Riciclati per l’edilizia civile, industriale e stradale e nel settore dello Smaltimento e Riciclaggio di rifiuti inerti. EGAP Srl svolge la propria attività all’interno del proprio Centro sito in Rosà (VI), Via Roncalli 59, costituito da una Cava, una Discarica per Rifiuti inerti ed un Impianto di Recupero di Rifiuti Inerti da Costruzione e Demolizione. L’esperienza maturata negli anni, unita alla passione del suo fondatore, il Sig. A. Pasinato, hanno reso la EGAP Srl un fedele punto di riferimento per le piccole-medie imprese del Bassanese operanti nel ramo delle costruzioni. Grazie alla “… passione per le cose fatte bene…”, tipica degli imprenditori delle generazioni passate, ad oggi i prodotti ed i servizi della EGAP Srl si caratterizzano soprattutto per l’elevato standard qualitativo. Questa “…passione…” è stata prontamente ripresa dalle generazioni successive, in particolare dall’Ing. Stefano Pasinato, trasformandola in moderni progetti in tema di qualità, sicurezza, ambiente etica. www.egap.it For over 35 years EGAP Srl has worked in the sector of extracting, processing and commercialising natural and recycled aggregates for civil, industrial and road building, and in the field of inert waste disposal and recycling. EGAP Srl operates from its own premises in Rosà (VI), Via Roncalli 59, which consists of a quarry, an inert waste dump, and a salvage plant for inert waste coming from construction and demolition sites. The experience the company has gained over the years, combined with the passion of its founder, Mr A. Pasinato, have made EGAP Srl an authentic reference point for small to medium businesses working in the building sector in the Bassano area. Thanks to its “passion for things done well”, typical of businesspeople of previous generations, today EGAP Srl’s products and services are characterised above all by their high-quality standards. This passion was readily reiterated by subsequent generations, in particular the engineer Stefano Pasinato, who has transformed the company with modern projects focussing on quality, safety, the environment and ethics. www.egap.it SHIRO Echo è una carta ecologica di Favini prodotta con 100% fibre riciclate post consumo. È certificata FSC. Favini ha scelto di neutralizzare le emissioni residue non evitabili di Shiro partecipando al finanziamento di un progetto legato all’energia rinnovabile. In particolare, l’attività ha sede in India e prevede la produzione di energia pulita sfruttando la forza del vento tramite turbine eoliche, riducendo l’utilizzo di combustibili fossili. www.favini.com Professore associato di Teoria e Critica d’Arte Contemporanea, corso magistrale di Arti Visive e Moda, Università Iuav di Venezia. Associate Professor of Theory and Critique of Contemporary Art for the Course of Visual Art and Fashion, Università IUAV, Venice. SHIRO Echo is an environmental paper manufactured with 100% post consumer waste. It is FSC certified. Favini chose to neutralize the unavoidable remaining emissions of Shiro funding a project in India. The intent of the project is to meet the power requirements of small and medium textile mills using the electricity generated from the wind turbines and thus promote sustainable development. www.favini.com 78 79 Finito di stampare nel mese di marzo 2016 Printed on march 2016