Mariateresa Sartori
Sassi. Stones.
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto
—da Al mondo, Andrea Zanzotto
The world is not acquainted with us
—from letter number 203, Emily Dickinson
Mariateresa Sartori
Sassi. Leggere la pietra.
nella cava Via Roncalli
Stones. Reading the rock.
in the quarry Via Roncalli
Mariateresa Sartori
Sassi. Leggere la pietra.
nella cava Via Roncalli
Stones. Reading the rock.
in the quarry Via Roncalli
testi di texts by
Andrea Marzoli, Stefano Pasinato, Giancarlo Rampazzo,
Mariateresa Sartori, Angela Vettese
testi tratti da texts from
Charles Lyell, Principles of Geology, being how far the former
changes of the earth’s surface are referable to causes now in operation,
1830, 1833, 1837
Leonardo Da Vinci, codice Leicester
Stenone, De Solido intra Solidum naturaliter contento
La stratigrafia, da Enciclopedia Treccani online
Stratigraphy, da www.encyclopedia.com
Questo progetto nasce all’interno dell’iniziativa Alchimie culturali
che vede unite Confindustria Veneto e la Fondazione Bevilacqua La Masa
di Venezia per la creazione di nuove sinergie tra il mondo dell’impresa e
il mondo dell’arte.
Durante la visita alla cava EGAP di Stefano Pasinato ho subito capito
che quel luogo era il mio luogo e che Stefano Pasinato, grazie alla sua curiosità e apertura era la persona con cui poter davvero avere un dialogo e
cominciare una collaborazione. Grazie alla sua disponibilità il lavoro ha
assunto a poco a poco una dimensione e una complessità non previste. Vi
sono stati incontri alla cava, durante i quali abbiamo prelevato i campioni di pietra con l’aiuto di Stefano Coletto che ha coordinato attivamente
tutti gli incontri. Già durante la prima visita alla cava era emerso un punto che stava molto a cuore a Stefano Pasinato: il vuoto della cava. Come
valorizzare il vuoto della cava? Di cosa riempire il vuoto della cava? Cosa
fare con il vuoto? Domande che ricordo mi avevano molto colpito, così in
bilico tra concretezza e astrazione.
figura 1.
Immagine della cava Via
Roncalli della EGAP, Rosà
(Vicenza)
foto delle opere di mariateresa sartori
photos of mariateresa sartori’s works
Francesco Allegretto
traduzioni translations
Jo-Ann Titmarsh
graphic design
hstudio
stampa print by
Grafiche Dipro, Roncade
si ringraziano thanks to
Stefano Pasinato ed EGAP Srl per aver creduto in questo progetto e
per aver finanziato questa pubblicazione.
Stefano Pasinato and EGAP Srl for believing in this project and for
funding this publication.
Favini per aver fornito la carta per il libro e per le opere su carta.
Favini for providing the paper for the book and for the works on paper.
si ringraziano inoltre and thanks to
Chiara Bertola, Giorgio Busetto, Fondazione Bevilacqua La Masa,
Stefano Coletto, Laura Graziano, Andrea Marzoli, Foscara Porchia,
Giancarlo Rampazzo, Daniela Rizzi, Angela Vettese
Le visite di Stefano nel mio studio sono state per me ricchissime di spunti al punto da indicarmi modalità di ricerca impreviste, e chiavi interpretative possibili. Procedendo con il lavoro e grazie alle nostre conversazioni
abbiamo capito di dover allargare il raggio di azione affinché il progetto
poggiasse su solide basi scientifiche. Ci siamo quindi messi in contatto
con i geologi Giancarlo Rampazzo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia
e Andrea Marzoli dell’Università di Padova. La loro immediata adesione
al progetto, la disponibilità alla collaborazione, e la generosità attiva sono
state fondamentali: autori del testo di inquadramento geologico, della lettura scientifica dei miei disegni in quanto reperti e delle fotografie al microscopio ottico dei campioni delle rocce prelevate alla cava, hanno reso
possibile quella compenetrazione tra arte e scienza cui miravamo.
Tutte le opere qui documentate sono state realizzate sulla base dei
campioni prelevati nella cava “Via Roncalli” della EGAP Srl sita in Rosà
(Vicenza) di Stefano Pasinato.
Mariateresa Sartori
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This project is the result of the Alchimie culturali initiative, which sees
Confindustria Veneto and the Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia
working together to create new synergies between the business world and
the art world.
While visiting Stefano Pasinato’s EGAP quarry I immediately understood
that that place was my place and that, thanks to his curiosity and openness,
Stefano Pasinato was a person I could really have a conversation with and
who I could work with. Thanks to his being so accommodating, the work
gradually took on an unexpected dimension and complexity. There were
meetings at the quarry, during which we extracted samples of stone with
the help of Stefano Coletto, who coordinated all the meetings. Right from
the very first visit to the quarry a point emerged that was close to Stefano
Pasinato’s heart: the quarry’s emptiness. How could we exploit the quarry’s
emptiness? What could fill its emptiness? What could we do with the emptiness? These were questions I remember having a real impact on me as they
were so precariously balanced between being concrete and abstract.
figure 2.
Stefano Pasinato and
Mariateresa Sartori collecting
samples in the quarry.
I found that Stefano’s visits to my studio acted as catalysts for my work,
leading to unexpected research methods and possible interpretative keys.
Continuing with the work and thanks to our conversations, we understood
that we had to broaden the range of action so that the project could rest
on sound scientific foundations. So we contacted the geologists Giancarlo
Rampazzo of Ca’ Foscari University in Venice and Andrea Marzoli of the
University of Padua. Their immediate participation in the project, their
willingness to cooperate, and their active generosity were fundamental:
the authors of the geologically focussed text, the scientific readings of my
drawings as findings, and the photos of rock samples from the quarry taken under the optical microscope made possible this joint vision between
art and science that we had been looking for.
All the works documented here were created on the basis of the samples extracted from the “Via Roncalli” EGAP Srl quarry owned by Stefano Pasinato and situated in Rosà (Vicenza).
Mariateresa Sartori
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Durante la fase progettuale della cava “Via Roncalli” sita in Rosà
(VI), il luogo utilizzato da Mariateresa Sartori per raccogliere il materiale per le sue opere e per questo
libro, la nostra Società EGAP Srl
aveva identificato il tipo di sistemazione ambientale necessaria per
minimizzare l’impatto che lo scavo avrebbe avuto sul territorio nel
corso degli anni, sia da un punto di
vista paesaggistico che ambientale.
Tale sistemazione passava inevitabilmente per un concetto di riempimento dello scavo, per cercare il
più possibile di restituire i terreni
scavati all’uso originario ovvero
quello dell’agricoltura. Con il passare degli anni, però, ci si è accorti
che tale approccio risultava insufficiente e che necessitava di qualcosa di più
forte: un qualcosa che potesse dare al nostro scavo più un significato di opportunità che di minaccia. E così, anno dopo anno, su un piano puramente
teorico la nostra Società ha iniziato a pensare più in termini di valorizzazione del vuoto che di riempimento dello scavo. Ma dal lato pratico come si doveva fare? Quali progetti si dovevano attivare? Dove si potevano trovare quelle
soluzioni che avrebbero dato valore al nostro vuoto? Questa sfida è
ancora molto viva dentro di me
come un pensiero direi più ossessivo che razionale.
Fortunatamente l’incontro con
Mariateresa Sartori mi ha fatto
capire che, questa sfida, oltre alla
dimensione fisica, ne aveva una
anche più di tipo astratto. Il vuoto
della mia cava ha iniziato a prendere valore e a riempirsi non appena lei lo
ha scelto come il suo luogo per la realizzazione di questo progetto; ha continuato a riempirsi nei mesi successivi quando ho avuto modo di conoscere il suo modo di porsi di fronte
all’arte ed alla scienza, quando ho
visto nascere e crescere le sue opere con i miei sassi, quando il gruppo di lavoro si è arricchito dell’esperienza e della passione dei due
geologi Giancarlo Rampazzo e
Andrea Marzoli ed infine quando
ho letto e capito il senso di questo
libro. Ora il mio vuoto ha iniziato
finalmente a riempirsi.
Stefano Pasinato
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figura 3.
Stefano Pasinato e Mariateresa
Sartori nella cava mentre
raccolgono i campioni.
figura 4.
Stefano Coletto e Stefano
Pasinato mentre raccolgono i
campioni.
figura 5.
I geologi Giancarlo Rampazzo
e Andrea Marzoli insieme a
Stefano Pasinato.
figure 6.
Giancarlo Rampazzo analyzing
a sample.
figure 7.
Andrea Marzoli taking photos
of the thin sections using an
optical microscope.
During the planning phase of
the “Via Roncalli” quarry in Rosà
(VI), the place Mariateresa Sartori
used to gather the material for her
works and for this book, our company Società EGAP Srl identified
the kind of environmental systemisation necessary to minimise
the impact that the pit would have
on the land over the years, both
from a landscape and an environmental point of view. This systemisation inevitably grew from being a concept of filling in the pit to trying to return the excavated land to its original
agricultural use as much as possible. However, over the years we realised
that this approach was not enough and that something stronger was required: something that could give our quarry a sense of opportunity rather
than threat. So, year after year, on a purely theoretical level, our company
started thinking more in terms of developing the emptiness than of filling the
pit. But on a practical level, how could this be done? What projects should
be initiated? Where could we find the solutions that would give some value
to our empty space? This challenge still burns inside me to this day more as
an obsessive than a rational thought.
Fortunately, after meeting Mariateresa Sartori, I understood that this
challenge had an abstract dimension as well as a physical one. The emptiness of my quarry began to take
on a value and it began to be filled
as soon as she chose it as her place
for creating this project. It continued to fill in the following months
when I had the opportunity to understand where she stood regarding art and science, when I saw
her works with my stones blossom
and grow, when the work group
was boosted by the experience
and passion of the two geologists
Giancarlo Rampazzo and Andrea
Marzoli, and finally when I read
and understood the meaning of
this book. Now my emptiness has
finally begun to be filled.
Stefano Pasinato
Utilità dei fini futili
Angela Vettese
Da sempre le indagini di Mariateresa Sartori si svolgono attorno a tematiche ibride, tese a connettere il linguaggio dell’arte con quello della
scienza o dell’educazione o comunque di pratiche conoscitive. Il veicolo
sono le immagini o i suoni, nati e trattati nei modi più diversi, ma sempre
frutto di un’attività che li propone come un momento intermedio e non
finale. L’opera peraltro non si identifica con essi, ma con il processo conoscitivo del quale diventa un segno.
Nel caso del lavoro svolto presso una cava di ghiaia tutt’ora attiva,
l’artista ha agito prelevandone campioni di vario tipo e usandoli con un
rigore che sa di archiviazione scientifica. Il rigore del metodo, però, non
ha finalità, se non l’osservazione di caratteristiche non funzionali dei
campioni osservati.
La materia è stata trattata come qualcosa a cui si possono fare delle domande precise, anche senza un obiettivo cogente. Da un certo punto di
vista, è stato utilizzato un sistema che ricalca il fenomeno della serendipità, tanto importante per la conoscenza in ogni campo: cercando una cosa
se ne trova un’altra, o si spera che anche laddove non si è trovato nulla di
rilevante, un giorno si possa invece reperire un risultato utile.
Il lavorìo fatto dall’artista, per il momento, accetta di avere immesso un
grande zelo nella ricerca dell’inutile, ma si sostanzia in questo della logica
che sorregge i ragionamenti per assurdo. Ciò che resta della matrice artistica è la libertà di concedersi all’inutile, a uno scandaglio del reale non
immediatamente correlato a un bisogno.
La ghiaia è di diversi spessori, così come la roccia. Ogni roccia in realtà
assomma in sé stratificazioni di ghiaie e polveri che si sono nel tempo solidificate, ma che recano traccia del tempo nei livelli visibili delle fasi sedimentarie. L’artista ha evidenziato le diverse strutture interne di numerosi
sassi, mostrandoci le loro differenze: ciò che infatti si deposita sulla carta è
una sorta di radiografia della materia
e della sua genesi. Il disegno, semplice come può esserlo un monocromo
a matita, assume lo stesso sapore sintetico di alcune illustrazioni scientifiche, al punto che in certi casi la didascalia didattica diventa parte grafica
integrata nell’opera rendendola di
fatto anche strumento scientifico.
L’immagine nasce dal modo sempre
preciso con cui è stata concepita, seguendo una regola ferrea che l’artista
si è data. Ma questa rigidità non ha ragione ed è frutto di decisioni casuali.
I diversi tipi di risultato sono stati divisi per categorie: abbiamo quindi
frottages veri e propri su carta normale; Valutazione dei fini, ovvero immagini ottenute spalmando della colla su carta fatta di pietra, molto liscia, su
cui successivamente vengono sparse con un pennello le polveri derivanti
dalla pietra. Questa si deposita casualmente sulla superficie, che in pre-
8
9
figura 8.
Mariateresa Sartori, Sezione
sottile, Campione N.2, 50 x,
fotografia al microscopio ottico.
Stampa su carta cotone, misure
variabili, 2016
Con l’apposito strumento si
è ottenuto il taglio di fettine
sottilissime di roccia per poterla
analizzare al microscopio ottico.
Il geologo Andrea Marzoli ha
realizzato le fotografie che sono
poi state rielaborate (senza
tuttavia comprometterne
la veridicità) per mettere in
evidenza la configurazione
grafica determinata dalla
distribuzione degli elementi.
cedenza era stata cosparsa di colla in modo uniforme; Distribuzione delle
sabbie, serie che consiste in fogli così concepiti: l’artista disperde in una
scatola un piccolo quantitativo di sabbia, lascia che i granelli si dispongano secondo i loro diversi pesi e calibri, appoggia un foglio sulla scatola
dopo averne abbassato i bordi e ne ricalca il risultato; Sezioni sottili, cioè
ingrandimenti in tre diverse fasi di una porzione di pietra: l’artista li seleziona e un geologo dell’università di Padova, Andrea Marzoli, li realizza,
in una fertile collaborazione che ha destato interesse e stupore anche tra
gli osservatori di formazione naturalistica.
Il risultato può essere esposto in molti modi: con l’acribia del bibliotecario o del biologo che mette in ordine i propri risultati, oppure senza
criterio se non estetico e dimensionale come in una quadreria, in verticale come per i disegni o in orizzontale come gli oggetti che compaiono
nelle bacheche.
figura 9.
Mariateresa Sartori, Valutazione
dei fini, Campione 8 RSm,
dettaglio, sabbia e colla su carta
pietra, 29,5 x 21 cm, 2015
Lavoro realizzato appoggiando
il sasso campione su un foglio
precedentemente spalmato di
colla. È stato quindi spolverato
e liberato dalla sabbia che cade
lì dove può. Il titolo viene da
un’esclamazione di Stefano
Pasinato, “Ma questa è una
valutazione dei fini visiva!”. I
fini sono le polveri sottili nocive
monitorate nei luoghi di lavoro.
figura 10.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione 7 DM, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
Lavoro realizzato con la tecnica
del frottage, appoggiando
il foglio sopra le rocce e
passando la grafite cercando
di esercitare sempre la stessa
pressione con la mano. Le rocce
prelevate dalla cava sono o di
origine naturale o derivanti
da materiale da demolizione.
Dopo aver siglato ogni pietra
specificando le varie sotto
categorie di appartenenza, il
frottage ha messo in evidenza la
tessitura della superficie di ogni
singola pietra.
Che senso ha tutto questo? Nei pattern che derivano dal lavoro, fogli
di bianco differente colorati da grigi differenti, si scoprono spunti di riflessione inattesi: la temporalità lunga della materia, il fatto che essa,
muovendosi e assestandosi, ci mostri come abbia criteri di organizzazione
che non sono la vita, ma sembrerebbero precederla come se tra il regno
dell’inerte e quello della vita che si sa riprodurre ci fossero, in verità, molti
livelli in un continuum e non una discontinuità; e ancora non si può non
vedere l’interrelazione costante tra regole ed eccezioni, il viavai tra norme
e fattori contingenti, l’intersecarsi inevitabile di ciò che un filosofo medievale avrebbe definito accidenti e sostanza.
Ciò che risulta centrale, in tutto questo, è il desiderio antico ma oggi rinnovato di fare interagire l’osservazione artistica che si traduce in occasioni
visive con quella scientifica, assai più spesso descritta da sintesi matematiche o descrizioni verbali, in un tandem che ha un illustre passato e che avevamo creduto fermo su di un binario morto. Torna a pulsare ora, nel tempo
in cui qualsiasi disciplina tende a comunicare anche per immagini.
Ma dietro a queste considerazioni, intravediamo altre due componenti
significative e forse fondanti del lavoro: l’attività umana può non avere un
telos, può non tendere a un risultato. La sua validità sta nel flusso che riesce a generare e nell’essere di per se stessa, appunto, semplicemente flusso e attività. Non c’è bisogno che
tutto sia finalizzato. Forse la cosa
che preme di più all’arista è la
struttura stessa della vita nelle sue
componenti più alte – percezione,
ricerca, studio, costruzione della
memoria – pur nella consapevolezza che potrebbero non servire.
Questi temi sono stati al centro
di almeno due dei lavori precedenti dell’artista, due cicli di disegni ottenuti utilizzando il computer. In entrambi è stato utilizzato
un computer in maniera acritica,
registrando il più fedelmente
possibile i dati che emergevano
dall’osservazione. Applicando un
foglio trasparente sopra il moni10
tor, ha seguito con un pennarello il movimento di ogni singolo pedone
(in Tutti quelli che vanno) e lo sguardo di ogni singolo disegnatore di un
gruppo di persone mentre disegnano (in 1 Minuto e 15 secondi di sguardo
dei disegnatori). Nonostante un procedimento rudimentale e grossolano,
i tracciati risultano abbastanza fedeli ai fatti e i movimenti vengono registrati con tutta l’accortezza consentita dalle facoltà percettive dell’uomo:
imperfette, ma calibrate dalla natura su quanto serve per poter stare al
mondo. Come nel lavoro riguardante la cava, anche qui Mariateresa Sartori non inventa nulla e tiene semplicemente conto della realtà come si
presenta ai nostri occhi, ai nostri sensi e al nostro modo di catalogarla,
diventando ella stessa uno strumento di misurazione sensibile del reale.
Nulla viene concesso alla sua personale facoltà inventiva e tantomeno
emotiva, nell’intento – che è poi alla base di ogni scienza empirica ma non
irrazionale – di osservare ciò che è stato e di sapere che le cose sono andate
proprio così o abbastanza così, anche se tutto poteva andare diversamente.
Le variazioni sono infinite, ma non tutte le variazioni sono possibili. Come
scrisse Leonardo da Vinci in una frase cara a Mariateresa Sartori, “la natura è piena di infinite ragioni che non furono mai in esperienza”. Anche
nel caso dei Frottages e nella serie della Distribuzione delle sabbie l’artista
si fa dunque strumento di registrazione delle
variazioni che si sono concretizzate nei sassi,
quelle e non altre, per caso e per necessità. Nel
tentativo di esercitare infatti sempre la stessa
pressione con la grafite cercando di annullare, per quanto possibile, ogni inclinazione interpretativa, la mano cerca di trasformarsi in
una macchina depurata dai moti interiori. Il
disegno propone dunque per quanto possibile
un dato fattuale, e quel “per quanto possibile”
rispecchia tutta la tensione umana a depurare
le immagini scientifiche e, in generale, la conoscenza destinata a essere condivisa, da stati
d’animo personali e moti non controllati.
Ma a che pro?
L’artista non vuole inventare niente e occulta intenzionalmente il suo
io. Ci racconta la freddezza analitica, ma anche la coscienza del nostro essere soggetti e la partecipazione a vedere come ciascuno compia l’immane
sforzo di astrarsi da sé e di entrare in una relazione matura, non infantile,
non egocentrica con il mondo. Superare le nostre urgenze individuali e
l’idea che tutto ci ruoti intorno è probabilmente la fatica più grande che
conduce da uno stato infantile a uno adulto, quindi anche un processo
che occorre onorare. In questo processo, non solo ci priviamo di noi stessi
come fulcro del tutto, ma scopriamo che l’esistenza del tutto – dell’uomo,
delle pietre, delle scienze, dell’arte eccetera – procede senza scopo. Accettarlo è difficile. Uno scopo noi lo vorremmo, ci aiuterebbe, ci farebbe sentire meno abbandonati. E però proprio la pratica, il fare e la conoscenza
che ne derivano sono il modo migliore di reagire all’assenza di fini ultimi,
la nostra massima consolazione e quindi anche, in se stessi, un nostro possibile fine e uno dei fini della nostra auto-educazione.
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figura 11.
Mariateresa Sartori,
Distribuzione delle sabbie, N.1,
sabbia natura, frottage, grafite su
carta pietra, 29,5 x 21 cm, 2015
Lavoro realizzato con la tecnica
del frottage applicato alle sabbie
prelevate alla cava. Le sabbie per
provenienza e granulometria
presentano caratteristiche diverse
che determinano le diverse
modalità di distribuzione e
disposizione sulla superficie
piana all’interno di una scatola
predisposta. Il frottage evidenzia
le varianti di distribuzione
all’interno dello spazio dato.
The Utility of Futile Ends
Angela Vettese
figure 12.
Mariateresa Sartori, Thin
Section Sample N.21, 100 x,
photo taken with an optical
microscope. Print on cotton
paper, various sizes, 2016
We managed to cut extremely
thin slices of ten pre-chosen
samples of rock in order to
analyse them under the optical
microscope using special
equipment. The geologist
Andrea Marzoli took the photos
which were then redeveloped
(though without compromising
their authenticity) to underline
the graphic configuration
determined by the distribution
of the elements.
Mariateresa Sartori’s investigations have always involved hybrid themes,
aimed at connecting the language of art with that of science or education,
or at least of cognitive practices. Her means are images or sounds, created
and treated in a variety of ways, but which are always the result of an activity which proposes them as an intermediate rather than final moment.
Furthermore, the work does not identify with them, but rather with the
cognitive process of which it becomes a sign.
In the case of her work at the working gravel quarry, the artist has taken
different samples and used them with a rigour which smacks of scientific
archiving. However, the rigorousness of the method has no purpose other
than to observe the non-functional characteristics of the samples taken.
The substance was treated as something about which precise questions
could be asked, even without a cogent objective. From a certain point of
view, a system was used which retraces the phenomenon of serendipity, so
important for knowledge in all fields: when searching for one thing you
find another, or you hope that one day you can find a useful result even
where nothing relevant was found.
For the moment, the artist’s intense activity accepts having been incredibly zealous in researching the useless, but the logic which supports
the reasoning as absurd is substantiated in this. What remains of the artistic basis is the freedom to concede to the useless, to plumb the real which
is not immediately correlated to a need.
Like rock, gravel comes in different thicknesses. In fact, all rocks contain stratifications of gravel and dust which have solidified over time, but
which bear traces of time in the visible levels of the various sedimentary
phases. The artist has highlighted the different internal structures of numerous stones, showing us their differences: what is deposited on the paper is a sort of X-ray of the substance
and its genesis. The drawing, as simple as a pencil monochrome can be,
adopts the same concise essence of
some scientific illustrations, to the
extent that in some cases the educational caption becomes a graphic element of the work, thus making it a
scientific tool. The image is the result
of the precise way it was conceived,
following an iron rule the artist has
imposed on herself. But this rigidness has no purpose and is the result
of random decisions.
conceived as follows: the artist scatters a small amount of sand in a box
and the grains are arranged according to their various weights and calibres, she then rests a sheet on the box after having lowered the edges and
obtains the result; Thin Sections are the enlargements of a portion of stone
in three different phases: the artist selects them, and a geologist from the
University of Padua, Andrea Marzoli, takes the enlargements in a fertile
partnership which has garnered interest and admiration even among observers with a naturalistic background.
The result can be exhibited in various ways: with the thoroughness of
the librarian or biologist who puts their results in order, or following purely aesthetic and dimensional criteria as in a picture gallery – vertically for
the drawings, or horizontally for the objects displayed in showcases.
What does all this mean? In the patterns which derive from the work
– sheets of paper in different whites coloured with different greys – unexpected stimuli for reflection are discovered: the long temporality of the
substance, and the fact that it moves and settles, shows us that its organisational criteria are not life, but seem to precede it as though there were
not a discontinuity, but actually many levels in a continuum somewhere
between the realm of the inert and the realm of life which can reproduce;
once again it is impossible not to see the constant interrelation between
rules and exceptions, the coming and going between regulations and contingent factors, the inevitable intersecting of that which a medieval philosopher would have defined chance and substance.
Central to all this is the ancient desire, which today has been revitalised, to make artistic observation, which is translated into visual manifestations, interact with scientific observation, which is frequently described
using mathematical syntheses or verbal descriptions, in a tandem which
has an illustrious past and which we thought was at a dead end. It is now
breathing again, in an age when every branch of learning tends to communicate via images.
Yet behind these considerations we can glimpse two other significant
and perhaps founding components of the work: human action can also
not have a telos or tend towards a result. Its validity lies in the flow it manages to generate and in being in itself simply flow and activity. There is
no need for everything to be finalised. Perhaps what is of the most
importance for the artist is the
very structure of life in its highest components – perception, research, study, the construction of
memory – despite knowing that it
might be pointless.
These themes were at the centre of at least two of the artist’s
previous works, two cycles of
drawing obtained using a computer. In both cases a computer was
used in an acritical way, recording as faithfully as possible the
data emerging from the observation. Applying a transparent sheet
above the monitor, she followed
The different types of result have been divided into categories: thus we
have Frottages on normal paper; Evaluation of the Fine Dust are the images
obtained from spreading glue onto paper made of very smooth stone, on
which the dust coming from the stone is applied with a brush. This is deposited randomly onto the surface, which has previously been uniformly
covered in glue; Distribution of the Sands is a series consisting of sheets
12
13
figure 13.
Mariateresa Sartori, Evaluation
of the Fine Dust, Sample N. 20
RSm, detail, sand and glue on
stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015
This work was created by placing
the sample stones extracted
from the quarry on a sheet onto
which glue had been previously
spread. The stones were then
dusted and freed of the sand
which covered them, which fell
where it could. The title comes
from an exclamation made by
Stefano Pasinato: “But this is a
visual evaluation of fine dust!”
Fine dust refers to the fine sands
which are bad for your health
and which have to be monitored
in the workplace.
figure 14.
Mariateresa Sartori, Frottage
N.7 DM, detail, graphite on
paper, 29.5 x 21 cm, 2015
This work was created using
the frottage technique, in other
words by placing the sheet of
paper over the rocks and moving
the graphite pencil across,
trying to exercise the same hand
pressure each time. The rocks
extracted from the quarry are
either of natural origin or derive
from demolition material. After
marking each stone, specifying
the variations under categories
of classification, the frottage
highlighted the pattern of the
surfaces of each single stone.
figure 15.
Mariateresa Sartori, Distribution
of the Sands, N.2, frottage,
graphite on stone paper, 29.5 x
21 cm, 2015
This work was created using
the frottage technique applied
to the sands extracted from the
quarry. In terms of provenance
and granulometry the sands
present different characteristics
which determine their different
distribution and layout on the
flat surface inside a prearranged
box. The frottage technique
highlights the distribution
variants within a given space.
with a marker pen the movement of every single pedestrian (in All people going) and the gaze of every single artist in a group of people while
they were drawing (in 1 Minute and 15 seconds of Drawers’Gaze). Despite
a rudimental and approximate procedure, the traces are quite faithful to
the facts. The movements are recorded with all the capability permitted
by human perceptive faculties: they are imperfect but are calibrated by
nature according to how much they are necessary in order to live in the
world. As in the work on the quarry, Mariateresa Sartori does not invent
anything and simply takes into account the situation as it presented to us,
to our senses and to our way of cataloguing it, becoming herself a sensitive
measuring tool of the real. She concedes nothing to her personal inventive
faculty or to her emotional one, with the aim – which is at the basis of
all empirical but not irrational science – of observing what happened and
knowing that things happened just like this or pretty much like this, even
if everything could have happened differently. The variations are infinite,
but not all the variations are possible. As Leonardo da Vinci wrote in a
sentence dear to Mariateresa Sartori: “Nature is full of infinite causes that
have never occurred in experience”. Even in the case of the Frottages and in
the series Distribution of the Sand the artist becomes a recording device to
register the variations – those and not others
– which were made concrete in the stones by
chance and by necessity. In trying to constantly exercise the same pressure with the graphite pencil and trying to annul, where possible,
any interpretive inclination, the hand tries to
transform itself into a machine purified of interior movements. The drawing thus aims to
offer a given fact as much as possible, and that
“as much as possible” reflects all the human effort made to keep scientific images pure and,
more generally, to keep the knowledge destined to be shared, free from personal frames
of mind and uncontrolled movements.
But to what end?
The artist does not want to invent anything and intentionally hides her
ego. She portrays analytical aloofness but also the awareness that we are
subjects and participate in seeing how everyone makes an enormous effort
to abstract themselves from themselves and of embarking on a mature relationship with the world which is neither infantile nor egocentric. Overcoming our individual exigencies and the notion that everything revolves
around us is probably the biggest struggle to overcome in order to move
on from an infantile state to an adult one, and is therefore a process which
must be honoured. In this process, not only do we stop being the fulcrum
of everything, but we discover that the existence of everything – of humans, of stones, of science, of art, etc. – happens without purpose. This is
hard to accept. We want to have a purpose as it would help us and make us
feel less abandoned. However, the practice, the doing and the knowledge
that derive from this discovery are the best way of reacting to the absence
of final causes, they are our best consolation and thus, in themselves, are
also our possible purpose and one of the reasons for our self-education.
14
Inquadramento geologico-strutturale
Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo
Il settore delle Alpi Meridionali, che comprende l’area di approfondimento del nostro studio, ha avuto origine da una evoluzione compressiva
polifasica attiva a partire dal Terziario Superiore, dovuta alla convergenza
delle placca Adriatica ed Euroasiatica. In seguito a questi eventi tettonici
si è formata una falda a pieghe e ricoprimenti che si estende verso sud nella pianura veneta dove il fronte più meridionale, ancora attivo, è sepolto
sotto i depositi quaternari.
Le due principali strutture compressive sono il sovrascorrimento della Valsugana a N e quello di Bassano a S. Quest’ultima, denominata
anche “Flessura Pedemontana”, rappresenta il principale elemento tettonico dell’area ed è formata dalla grande piega-faglia che si sviluppa
alla base dei rilievi montuosi con andamento ENE-SWS, con rigetto
verticale di circa 1600‑1700 m (Frascari et al, 1973; Barbieri, 1987; Castellarin et al, 1992; Castellarin, Cantelli, 2000). Questa struttura si è
formata a seguito delle compressioni dirette da SSE verso NNW, che
hanno “verticalizzato” gli strati rocciosi dei fianchi di raccordo: a Nord
i terreni risultano sollevati a formare rilievi montuosi, mentre a Sud si è
prodotta una profonda fossa, riempita man mano che andava formandosi dai sedimenti alluvionali.
La “Flessura Pedemontana” è stata dislocata da una serie di linee tettoniche più recenti, con direzione
della Linea Schio-Vicenza e Linea
dell’Astico. Si tratta di faglie subverticali trascorrenti con direzione
NW-SE che si sviluppano soprattutto ad oriente della Schio-Vicenza.
(fig. 16). Quest’ultima è interpretata come la giunzione cinematica
del Tardo Miocene-Quaternario
tra i sovrascorrimenti del Subalpino
Orientale e le Alpi Meridionali centro-occidentali (Castellarin, Cantelli, 2000; Zampieri et al., 2003).
La successione sedimentaria si estende dall’unità Permiana-Medio
Triassica (PTM), che giace sui micascisti e le filladi del basamento cristallino pre-Permiano (Bas), sino al Quaternario (QUAT).
Tale successione inizia appunto con l’unità Permiana-Medio Triassica (Arenarie di Val Gardena, Formazione a Bellerophon, Formazione
di Werfen, Calcari di Recoaro, Formazione di Livinallongo, Calcari di
Monte Spitz, Formazione di Raibl); sovrapposto a questa vi è il complesso carbonatico e dolomitico formato alla base dalla Dolomia Principale
(DP) depositata tra il Carnico e il Norico, seguita dalla Formazione dei
Calcari Grigi (CC) del Lias; durante la parte medio-superiore del Giurassico e del Cretaceo si depositarono sedimenti pelagici composti da
differenti formazioni quali Rosso Ammonitico, Biancone e Scaglia Ros-
15
figura 16.
Schema tettonico dell’area,
compresa tra i fiumi Adige e
Piave. Si possono osservare i
principali sovrascorrimenti
(in fucsia) e le strutture
trascorrenti ad andamento
“scledense” (direzione NW-SE).
figura 17.
Mariateresa Sartori,
Distribuzione delle sabbie, N.5,
sabbia natura, frottage, grafite
su carta pietra, 29,5 x 21 cm,
2015
sa (Cr); la successione stratigrafica terziaria (Ter) di quest’area
è particolarmente complessa probabilmente a causa di effetti locali
della progressiva chiusura della
Tetide e dell’inizio della fasi compressionali delle Alpi meridionali.
Per quanto riguarda i depositi quaternari, nella zona di alta
e media pianura attraversata dal
Brenta, la composizione del sottosuolo è stata studiata, a partire
dagli anni ‘70, sulla base di dati
stratigrafici ottenuti durante la
perforazione di numerosi pozzi
(Dal Prà et al., 1978; Dal Prà et
al., 1976; Dal Prà, Bellati, 1977).
Dalle analisi stratigrafiche,
che hanno raggiunto una profondità massima di circa 90 m, il
quadro risulta il seguente:
· le stratigrafie poste più a monte, a ridosso dei rilievi, presentano
potenti banchi di alluvioni ghiaiose, intervallate localmente da lenti
di limi e argille privi di continuità tale da costituire degli “aquiclude”
(rocce che trattengono l’acqua) significativi. A volte tra i materiali ghiaiosi si incontrano livelli conglomeratici derivanti dalla cementazione
carbonatica degli elementi originariamente sciolti. Tali banchi possono
favorire la formazione di falde sospese temporanee.
· le stratigrafie poste a sud presentano un aumento dei livelli sabbiosi,
mentre le ghiaie tendono ad assottigliarsi e i deposito limoso-argillosi
tendono ad aumentare.
Le stratigrafie poste nella zona delle risorgive confermano la diminuzione progressiva dello spessore delle ghiaie mentre si trovano banchi di
sabbia di notevole spessore separati da setti impermeabili limoso-argillosi, anche di una decina di metri.
Il modello geologico-strutturale della Pianura Veneta, prevede a monte un materasso ghiaioso pressoché continuo che poggia direttamente
sul substrato roccioso. Verso valle le ghiaie diminuiscono di spessore
progressivamente e comincia ad apparire un’alternanza di livelli permeabili e livelli limoso-argillosi.
←
figura 18.
Sabbia proveniente dalla cava
→
figura 19.
Mariateresa Sartori, Valutazione
dei fini, campione 10 RS,
sabbia e colla su carta pietra,
29,5 x 21 cm, 2015
16
INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO
L’alta e media pianura del Brenta è costituita dai sedimenti fluvio-glaciali
depositati durante i ripetuti cambi di percorso effettuati dal fiume nel Quaternario recente.
Si è così formato un cosiddetto “conoide alluvionale” che, analogamente
agli altri sistemi deposizionali costruiti dagli altri fiumi presenti nella pianura veneta-friulana, presenta una morfologia a ventaglio che, in tre dimensioni, risulta simile ad un cono appiattito (fig. 20).
Questo conoide si estende in direzione NNW-SSE verso Bassano dove
raggiunge la larghezza di circa 10 km. Procedendo verso S si apre a ventaglio fino a saldarsi con i conoidi dei principali corsi d’acqua vicini (il fiume
Astico ad occidente ed il Piave ad oriente) e devia verso E.
Le pendenze del conoide variano, diminuendo da monte verso valle, da
un massimo di 7,4 ‰ (tratto Bassano-Rosà) fino a raggiungere, dopo
un brusco cambio di pendenza verso Cittadella, a circa l,2 ‰ nella
parte distale.
A partire da Bassano del Grappa,
il Brenta scorre confinato all’interno
di scarpate di oltre 20 metri all’interno della piana di divagazione
olocenica. Proseguendo verso valle
la superficie su cui scorre il fiume
tende a raccordarsi con la pianura
circostante e l’alveo gradualmente
si allarga fino a raggiungere il chilometro di larghezza. Successivamente l’alveo si restringe arrivando al ponte di Fontaniva ad una larghezza di poche
centinaia di metri. Da Carturo la corrente si concentra in un unico canale con
andamento quasi rettilineo che da Piazzola diventa decisamente sinuoso.
Per quanto riguarda l’evoluzione geomorfologica del sistema fluviale
del Brenta nella zona di pianura, i depositi formatisi durante l’ultima fase
di massima espansione dei ghiacciai (LGM), circa tra 22.000 e 17.000
anni fa, sono ancora ben riconoscibili nell’alta e media pianura del Brenta. In tale periodo il ghiacciaio raggiunse approssimativamente la zona di
Valstagna, all’interno del Canale del Brenta (Bartolomei, 1999). La sedimentazione avveniva nel settore di pianura veneta compresa tra Adige e
Piave, mentre il livello marino durante il pleniglaciale era di oltre 100 m
più basso rispetto all’attuale e quindi la pianura alluvionale si estendeva
a tutto l’alto Adriatico.
Durante il tardiglaciale, cioè la fase terminale del Pleistocene, compreso all’incirca tra 17.000 e 11.000 anni fa, vi fu ancora un’intensa attività di
sedimentazione nella parte di pianura. Tra la fine del Pleistocene e l’inizio
dell’Olocene, avvenne un netto cambiamento di tendenza nell’evoluzione
della pianura del Brenta. Comunemente a quanto avvenne in molti alti
tratti della pianura pedealpina iniziò un’intensa fase di incisione dell’apice del conoide, dovuta principalmente al minor apporto solido proveniente da monte, che portò alla “stabilizzazione” morfologica di buona parte
dell’alta pianura ed il confinamento dell’attività fluviale all’interno della
zona incisa. Il conoide appare oggi infatti profondamente inciso ed eroso
dall’attività fluviale con evidenti terrazzamenti, particolarmente pronun17
figura 20.
Le unità morfologiche del
Veneto Orientale
1. conoide di Nervesa
(Pleistocene superiore,
Olocene); 2. conoide di
Montebelluna (Pleistocene
superiore); 3. conoide
di Bassano (Pleistocene
superiore); 4. pianura del
Brenta con apporti locali
del Bacchiglione (Olocene);
5. conoide dei fiumi Monticano,
Cervada e Meschio (Pleistocene
superiore, Olocene); 6. conoidi
dei fiumi Cellina e Meduna
(Pleistocenen superiore,
Olocene); 7. conoide del
Tagliamento (Pleistocene
superiore; 8. pianura del Sile
(Olocene); 9. pianura del
Livenza (Olocene); 10. pianura
del Musone (Olocene);
11. glacis e coni pedemontani
(Olocene); 12. cordoni litoranei
(Olocenene); 13. anfiteatro
morenico di Vittorio Veneto
(Pleistocene superiore);
14. aree montane; 15. aree
non interessate dallo studio;
16. principali scarpate di
erosione fluviale; 17. idrografia
naturale (a) e artificiale (b)
ciati in sinistra idrografica. A seguito di questo evento erosivo, l’alta pianura olocenica si sviluppò a quote più basse rispetto a quella tardoglaciale.
Tale dislivello diminuisce procedendo verso valle e la situazione si inverte
sotto Campo S. Martino, dove le alluvioni oloceniche cominciano a ricoprire la superficie tardoglaciale.
figura 21.
Immagine della cava
bibliografia
Frascari Ritondale Spano F., Bassani P., 1973 – Ricerche idrogeologiche nei
dintorni di Bassano del Grappa (Vicenza). Mem. Mus. Trid. Sc. Nat., Anno
XXXV- XXXVI, 19, 65-107, Trento.
Barbieri G., 1987 – Lineamenti tettonici degli altipiani trentini e vicentini
tra Folgaria ed Asiago (Prealpi venete). Mem. Sc. Geol., 39, 257-264, Padova.
Castellarin A., Cantelli L., Fesce A. M., Mercier J, L., Picotti V., Pini G.
A., Prosser G., Selli L., 1982 – Alpine compressional tectonic in Southern Alps.
Relationships with N-Appennines.Ann. Tectonicae, 6, 62-94.
Castellarin A., Cantelli L., 2000 – Neo Alpine evolution of Southern Eastern Alps. J. of Geodynamic, 30 245-274.
Zampieri D., Massironi M., Sedea R., Sparacino V., 2003 – Strike slip contractional stepovers in the Southern Alps (northeastern Italy). Eclogae Geol.
Helv. 96, 115-123.
Dal Prà A., et Alii, 1978 – Lineamenti idrogeologici della pianura padana.
Quad. Ist. Ric. sulle Acque, C.N.R., 28(II), 50-53, Roma.
Dal Prà A., Bellati R., Costacurta R., Sbettega G., 1976 – Distribuzione
delle ghiaie nel sottosuolo della pianura veneta. Quad. Ist. Ric. sulle Acque,
C.N.R., 28, (12), 337-343, Roma.
Dal Prà A., Bellati R., 1977 – Distribuzione dei materiali limoso-argillosi
nel sottosuolo della pianura veneta. Quad. Ist. Ric. sulle Acque, C.N.R., 34,
(4), 87-98, Roma.
18
Geologic-structural setting
Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo
The studied area belongs to the Southern Alps. This region underwent a
multiphase compressional regime starting from the upper Tertiary, due to
the convergence of the Adria and Euroasia plates. Following these events,
a folded nappe structure developed in the Veneto region with its southernmost front being presently hidden under Quaternary deposits.
The main compressional structures are represented by the Valsugana overthrust to the North and by Bassano one to the South. This latter
is called also “Flessura Pedemontana” and represents the main tectonic
feature of this area. It is formed by the fold belt that develops ENE-SWS
along the Alpine foreland and reaches a maximum shift of 1600-1700 m
(Frascari et al, 1973; Barbieri, 1987; Castellarin et al, 1992; Castellarin,
Cantelli, 2000). This structure formed following the SSE to NNW compression that tilted the rock strata near-vertically: a to the North, the
mountain range was uplifted; to the South, a deep depression was filled
by alluvial deposits.
The “Flessura Pedemontana” was faulted by a series of recent tectonic
structures, such as the Schio-Vicenza and the Astico Lines. The near-vertical NW-SE transcurrent faults are well developed to the East of the
Schio-Vicenza Line (see Figure l6, p. 15). The latter is interpreted as a Late
Miocene-Quaternary junction between the Eastern Alpine and the southern Alps thurst belts (Castellarin, Cantelli, 2000; Zampieri et al., 2003).
In Figure 16 of page 15 you can see a schematic tectonic map of the area
between the Adige and Piave rivers. Note the main thrusts (purple lines)
and the NW-SE oriented transcurrent structures.
The sedimentary sequence ranges from the Permian-Triassic units
(PTM) resting on the pre-Permian
metamorphic basement (Bas), up
to the Quaternary units (QUAT).
This succession starts with deposition of the Permian-Triassic
sedimentary units (Val Gardena
Sandstones, Bellerophon Formation, Werfen, Recoaro Limestones,
Livinallongo Formation, Monte
Spitz limestones, Raibl Formation)
follone by the Triassic-Jurassic carbonate-dolomite successions (the
Upper Triassic Dolomia Principale,
DP, and the Lower Jurassic Calcari
Grigi, CC). Later on, during the
Middle-Upper Jurassic and the
Cretaceous, the sedimentation was
pelagic (Rosso Ammonitico, Biancone and Scaglia Rossa (Cr) formations). The Tertiary successions are quite complex, probably due to the ongoing closure of the Thetis Ocean and the main phase of the Alpine orogeny.
19
figure 22.
Mariateresa Sartori,
Distribution of the Sands, N.4,
graphite on stone paper, 29.5 x
21 cm, 2015
The Quaternary deposits of the plains crossed by the Brenta river are
known through well logs which allowed defining the stratigraphy (Dal Prà
et al., 1978; Dal Prà et al., 1976; Dal Prà, Bellati, 1977). The up to 90 m
deep wells suggest following features:
· the northernmost areas, closet o the base of the Alpine Mountain
range, are characterized by thick succession of alluvial gravels resting on
the basement, interlayered locally by impermeable silty lenses. Occasionally, conglomerate levels formed by cementing of carbonate components.
These levels may occasionally develop transient aquifers.
· the southern stratigraphy are defined by a larger amount of sandy levels, while the coarser grained levels tend to decrease and the finer silty
ones increase.
The stratigraphy from the areas close to the spring zones confirm the
progressive diminishing of the gravels and the presence of thick sandy intervals with up to tens of meters thick impermeable silty-clay strata.GE
figure 23.
Mariateresa Sartori, Evaluation
of the Fine Dust, Sample N. 10
RS, detail, sand and glue on
stone paper, 29.5 x 21 cm, 2015
From Bassano southward, the Brenta rivers flows in 20 meters deep scarps.
Southwards, the level of the river reaches that of the plain and the riverbed
widens progressively up to over 1 km. Then it contracts again, reaching a
few hundred meters after the Fontaniva bridge. From Carturo the stream is
confined within one nearly linear canne that starts winding after Piazzola.
The geomorphologic evolution of the Brenta river system during the glacial period (22,000 to 17,000 years ago) is well evident in the upper plains.
During this period, the glaciers reached the Valstagna area (Bartolomei,
1999). The sedimentation occurred in the plain area between the Adige and
Piave rivers, while the sea level was about 100 m lower than today and the
alluvial valley covered the entire upper Adriatic.
The waning stages of the glacial period, i.e. during the latest Pleistocene
(about 17,000 to 11,000 years ago) the sedimentation rate was very high in
the entire plains. Between the end of the Pleistocene and beginning of the
Holocene, the evolution of the Brenta plains changed significantly: like in
other areas of the plains, the alluvial fan was incised mainly due to a marked
decrease of the supply of erosional material that lead to a stabilization of
the morphology and the confinement of the fluvial activity within the incised zones. In fact, the alluvial fan is nowadays profoundly incised and
eroded by the fluvial activity with development of terraces in particular
on the rivers’ left hand. Therefore, the Holocene plains developed at lower
levels compared to the Pleistocene ones. This slope diminished southward
and inverts south of Campo S. Martino, where the Holocene alluvial deposits start to cover the late glacial ones.
figure 24.
View of the quarry
GEOMORPHOLOGY
The upper and intermediate plains of the river Brenta are formed by
fluvio-glacial deposits formed during the repeated changes of flow of
the river during the late Quaternary (Holocene). An alluvial fan formed
that shows similar features to the other river systems of the Veneto-Friuli
plains, i.e. a fan shape that resembles a flattened cone in three dimensional
space (see Figure 20, p. 17).
The Brenta alluvial fan extends NNW-SSE towards Bassano where it is
about 10 km large. Southwards, if widens so as to reaching the alluvial fans
of the other main rivers (the Astico to the West and the Piave to the East)
and turns eastward. The slope of the alluvial fan is variable, ranging from 7.4
‰ in the North (between Bassano and Rosà) to about 1.2 ‰ in the distal
parts southwards of Citadella.
20
21
Descrizione dei frottages con l’ausilio di
osservazioni macro- e microscopiche.
figura 27.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione N.15 lato A, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo
I frottages dei campioni permettono l’individuazione delle principali
strutture delle rocce. In particolare, gli allineamenti più scuri evidenziano
la distribuzione spaziale dei contorni dei cristalli (minerali) più resistenti,
differenziando pertanto rocce con una distribuzione casuale (isotropa) o
con una distribuzione orientata (anisotropa) dei cristalli. Inoltre permette
di classificare le rocce in base alla granulometria che può variare da fine
(dimensioni dei cristalli inferiori al millimetro), con eventuale presenza di
alcuni cristalli di dimensioni maggiori (millimetrici), a grossolana. Combinando le analisi dei frottage con le analisi macroscopiche dei campioni
possiamo descriverli e raggrupparli come segue:
Campioni 1 e 10: mostrano una struttura grossolana, isotropa (distribuzione casuale e non orientata). I minerali presenti (biotiti, feldspati, quarzo) sono silicati perlopiù ricchi in silicio e alluminio indicando che queste
campioni sono frammenti di roccia magmatica intrusiva acida, ovvero di
una roccia granitica. Le parti in rilievo (frottage) sono costituite da catene
di fillosilicati probabilmente cristallizzati a temperatura più elevata (forse
800 gradi celsius) e contornano isole di quarzo e feldspati meno resistenti e
cristallizzati a temperatura leggermente più bassa (da 800 a 600 gradi circa).
Campioni 13, 21, 23, 31: presentano dei chiari allineamenti di parti in
rilievo. La foliazione (allineamento di parti in rilievo alternate a parti chiare) è particolarmente fitta e continua nei campione 21 che è a grana fine.
I campioni 23 e 31 presentano grana più grossolana e foliazioni interrotte
da grosse isole (occhi) di materiale poco resistente (chiaro). La mineralogia
delle tre rocce è simile, con presenza di fillosilicati (miche) e di tettoslicati
(feldspati) e quarzo. La fitta foliazione del campione 21 permette di classificarlo come micascisto, mentre i campioni 23 e 31 sono degli gneiss. Le tre
rocce sono pertanto metamorfiche.
←
figura 28.
Mariateresa Sartori, Sezione
sottile, Campione N.13, fotografia
al microscopio ottico. Stampa
su carta cotone, misure variabili,
2016
←
figura 25.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione N.1 lato A, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
→
figura 29.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione N.21 lato A, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
→
figura 26.
Mariateresa Sartori, Sezione
sottile, Campione N.10, fotografia
al microscopio ottico. Stampa
su carta cotone, misure variabili,
2016
←
figura 30.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione N.23 lato A, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
Campione 15: questa roccia ha una grana generalmente fine intervallata da isole più chiare. Queste ultime corrispondono a fenocristalli
(cristalli di dimensioni superiori al millimetro). La distribuzione dei cristalli appare perlopiù isotropa tranne in alcune zone dove si individuano
allineamenti di materiali in rilievo, suggerendo che questa roccia fosse
parzialmente stratificata. La composizione mineralogica, caratterizzata
dalla presenza di fenocristalli di quarzo e di feldspati, oltre a più piccole
biotiti, indica che anche in questo caso si tratta di una roccia ricca in
silicio e alluminio. Combinando tutte le osservazioni, strutturali e mineralogiche, possiamo concludere che questo campione è un frammento
di una roccia vulcanica acida, ovvero una riolite, legata ad una eruzione
fortemente esplosiva e ad un flusso piroclastico, ovvero una ignimbrite.
22
→
figura 31.
Mariateresa Sartori, Sezione
sottile, Campione N.31, fotografia
al microscopio ottico. Stampa
su carta cotone, misure variabili,
2016
23
Campioni 19, 24 e 32: presentano una distribuzione isotropa (o caotica) delle parte più e meno resistenti (assomigliando in questo alle rocce
intrusive 1 e 10). Solo a scala maggiore si evidenziano degli allineamenti
(o stratificazioni). I campioni 19 e 24 sono a grana molto fine e, osservati
attentamente, contengono delle sferule di dimensioni sub-millimetriche. Il
campione 32 è a grana più grossolana e non mostra le sferule. La mineralogia di queste rocce è dominata dalla presenza di calcite. Pertanto questi tre
campioni sono frammenti di rocce carbonatiche. Le sferule contenute nei
campioni 19 e 24 sono probabilmente da attribuire a dei microfossili.
←
figura 32.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione N.19 lato B, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
→
figura 33.
Mariateresa Sartori, Sezione
sottile, Campione N.24, fotografia
al microscopio ottico. Stampa
su carta cotone, misure variabili,
2016
←
figura 34.
Mariateresa Sartori, Frottage,
Campione N.32 lato A, dettaglio,
grafite su carta, 29,5 x 21 cm,
2015
→
figura 35.
Quinquelo culina striata,
microscopic fossil shell eocene
tertiary period (Paris Basin),
from Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837
ORIGINE DELLE ROCCE
I campioni della cava “via Roncalli” appartengono a quattro tipi di rocce: magmatiche intrusive (1, 10), magmatiche effusive (15), metamorfiche (13, 21, 23, 31) e sedimentarie (19, 24, 32). Essi sono pertanto rappresentativi dei principali tipi di rocce della crosta terrestre e più in specifico
delle principali rocce affioranti nelle Alpi meridionali.
In particolare le rocce metamorfiche presenti (campioni 13, 21, 23, 31)
provengono probabilmente dal basamento sud-Alpino affiorante in alcune aeree delle Alpi circostanti il bacino idrografico del Brenta. Questo
basamento metamorfico si è formato circa 300 milioni di anni fa durante una fase di collisione tra placche continentali terrestri che ha portato
alla formazione del continente Pangea che inglobava quasi tutte le zone
continentali emerse della Terra. Rocce di età simile e formatesi durante
lo stesso evento si rivengono dall’Europa centrale all’Africa nord-occidentale, al Nord e al Sud America. Questo evento di collisione fra placche
ha portato ad alta profondità e temperatura rocce formatesi inizialmente
sulla superficie terrestre come rocce sedimentarie (campioni 13 e 21) o a
24
figura 36.
I principali tipi di rocce e la loro
percentuale in volume nella
crosta terrestre. Come si vede,
le rocce magmatiche (intrusive
ed effusive) costituiscono circa
il 65% della crosta terrestre. Ma
occorre ricordare che le rocce
sedimentarie coprono quasi
l’80% per cento della superficie
della terra.
bassa profondità nella crosta come intrusioni granitiche (campioni 23 e
31). Il cambio di condizioni pressione-temperatura in un regime di compressione fra continenti ha portato alla ricristallizzazione di queste rocce
e alla formazione delle strutture anisotrope, foliate caratterizzate dall’allineamento di catene di cristalli, come bene evidenziato dai frottage.
Le rocce intrusive (campioni 1 e 10) appartengono a masse intrusive
granitiche che si rinvengono nelle Alpi Meridionali e in particolare in
Valsugana (granito di Cima d’Asta). Queste rocce magmatiche si sono
formate nella crosta terrestre ad una profondità di circa una decina di chilometri, per lento raffreddamento e cristallizzazione di un magma acido.
Sono testimoni di una attività magmatica avvenuta nel periodo Permiano, circa 270 milioni di anni fa successivamente alla fase collisionale che
ha portato alla formazione delle rocce metamorfiche. Essendosi formate
per lento raffreddamento del magma, i campioni granitici mostrano una
struttura isotropa, senza orientamento preferenziale dei cristalli, ed una
granulometria piuttosto grossolana che è dovuta alla prolungata crescita
dei minerali lungo periodi di alcune decine di migliaia di anni.
Le rocce vulcaniche riolitiche (campione 15) si sono formate durante
lo stesso evento magmatico dei graniti, circa 270 milioni di anni fa. Rocce simili al nostro campione affiorano lungo la Val d’Adige, nelle Dolomiti
trentine e in alta Valsugana. Queste rocce vulcaniche si sono formate per
attività vulcanica fortemente esplosiva comparabile (ma molto più intensa)
per esempio a quella delle eruzioni Pliniane del Vesuvio. Queste eruzioni
esplosive avvengono quando un magma ricco in acqua risiede in una camera
magmatica a pochi chilometri dalla superficie. L’acqua, scaldandosi e separandosi fisicamente dal fuso magmatico si dilata come in una pentola a
pressione portando alla rottura degli strati rocciosi sovrastanti. L’eruzione
del magma avviene a velocità estremamente elevata portando alla formazione di colonne di cenere e altro materiale magmatico che si elevano fino
a cinquanta chilometri sopra la superficie terrestre. Il successivo collasso di
questa colonna forma una specie di frana ad altissima energia composta da
materiali ancora parzialmente caldi (centinaia di gradi), detti flussi piroclastici. Le rocce che si formano per accumulo di queste “frane” sono dette
ignimbriti e mostrano una struttura parzialmente stratificata con presenza
di cristalli di taglia millimetrica in una matrice molto fine.
Le rocce sedimentarie (campioni 19, 24, 32) sono rocce carbonatiche,
cioè costituite principalmente da minerali carbonatici, fra cui il principale è la calcite. Queste rocce si formano in mari caldi, come era l’Oceano
della Tetide presente durante il Mesozoico (252-66 milioni di anni fa) fra
i continenti Euroasiatico ed Africano. Questo è supportato dalla presenza
di fossili marini presenti in due campioni.
25
* referring to the technique of
creating marks thorough the
rubbing of objects
Description of the frottages* implemented by
microscopic and macroscopic observations of the
specimen
crystals. The combined structural and mineralogic data suggest that this
rock was fragment of an ignimbritic rhyolite, i.e. of a volcanic rock formed
during an explosive eruption and a pyroclastic flow.
Andrea Marzoli e Giancarlo Rampazzo
←
figure 40.
Mariateresa Sartori, Frottage
N.13, side B, detail, graphite on
paper, 29.5 x 21 cm, 2015
The rock structures are evidenced by the frottages. In particular,
alignments of relatively resistant minerals are highlighted by dark shadings and lines. This allows distinguishing rocks with randomly oriented (isotropic) from those with preferentially oriented (un-isotopric)
crystal distribution. Moreover, the gray shadings allow recognition of
the grain-size distribution within the samples, ranging from very finegrained (sub-millimetric crystals) to coarse grained (crystal sizes larger
than a millimeter). Based on combined analysis of the frottage and of
the rock thin sections we group the samples as follows:
→
figure 41.
Mariateresa Sartori, Thin
Section N.21, photo taken with
an optical microscope. Print on
cotton paper, various sizes, 2016
←
figure 37.
Mariateresa Sartori, Thin
Section N.1, photo taken with
an optical microscope. Print
on cotton paper, various sizes,
2016
←
figure 42.
Mariateresa Sartori, Thin
Section N.23, photo taken with
an optical microscope. Print on
cotton paper, various sizes, 2016
→
figure 38.
Mariateresa Sartori, Frottage
N. 10, side A, detail, graphite on
paper, 29.5 x 21 cm, 2015.
→
figure 43.
Mariateresa Sartori, Frottage
N.31, side B, detail, graphite on
paper, 29.5 x 21 cm, 2015
Samples 1 and 10: these are quite coarse-grained and isotopric. The
main minerals are feldspars and quartz, i.e. mainly Si +/- Al-rich silicate minerals, plus biotite (Fe-K-rich sheet silicate). According to these
observations, we conclude that this sample is a fragment of an acid (Sirich) intrusive igneous rock. The darker lineaments on the frottages are
formed by chains of biotite crystals that were likely crystallized at higher temperature (about 800 °C) than the less resistant quartz and feldspars (about 700-600 °C).
figure 39.
Mariateresa Sartori, Thin
Section N.15, photo taken with
an optical microscope. Print on
cotton paper, various sizes, 2016
Sample 15: this rock is generally fine grained and shows some
relatively large light patches on
the frottage. The light areas correspond probably to phenocrysts
(about millimeter-sized crystals)
within a very fine-grained matrix.
The crystal distribution is rather
homogeneous, isotropic. Only a
detailed observation suggests presence of sparse alignments. Also this
rock is Si-rich (acid) being formed
by quartz, feldspars and few biotite
26
Samples 13, 21, 23, and 31: these rock are clearly not isotropic as they
show alignments of dark-shaded areas on the frottages. This alignment is
called foliation and is well evident in the fine-grained sample 21. On the contrary, samples 23 and 31 are coarser-grained and their foliation is intersected
by islets of little resistant, light material. The minerals present in these rocks
a sheet silicates (micas), tectosilicates (feldspars) and quartz. The dense foliation of sample 21 suggests that it is a mica-shist, while samples 23 and 31
are probably fragments of gneisses. These rocks are therefore metamorphic.
←
figure 44.
Mariateresa Sartori, Thin
Section N.19, photo taken with
an optical microscope. Print on
cotton paper, various sizes, 2016
→
figure 45.
Mariateresa Sartori, Frottage
N.24, side B, detail, graphite on
paper, 29.5 x 21 cm, 2015
27
figure 46.
Mariateresa Sartori, Thin
Section N.32, photo taken with
an optical microscope. Print on
cotton paper, various sizes, 2016
Samples 19, 24, and 32: they show a
chaotic-isotropic grain distribution. Only
at larger scale, they appear layered. Samples
19 and 24 are very fine grained and contain
tiny (sub-millimetric) spherules. Sample 32 is
coarser grained and does not contain spherules. These three rocks can be classified as
carbonatic sedimentary rocks, consisting of
calcite minerals and containing (samples 19
and 24 only) microfossils.
ORIGIN OF THESE ROCKS
The samples of the quarry “via Roncalli” belong to the four main rock
type of Earth’s surface: intrusive magmatic (samples 1 and 10), volcanic
(15), metamorphic (13, 21, 23, 31) and sedimentary rocks (19, 24, 32).
They are therefore quite representative of the main rock types of the
central southern Alps of the Trentino and Veneto.
In particular, the metamorphic rocks (samples 13, 21, 23, 31) are probably derived from the southern Alpine basement outcropping in the upper part of the Brenta basin. This metamorphic basement formed about
300 million years ago during collision of continental plates that lead to
the formation of the Pangea mega-continent that included all emerged
regions on Earth. Rocks of similar age and origin can be found from
Central Europe or eastern North America and as far South as the Andes
figure 47.
Pangea image by Massimo
Pietrobon, www.capitan-masideas.blogspot.it/2012/08/
pangea-politica.html
28
of South America. The metamorphic rocks were formed as consequence
of pressure and temperature changes suffered by originally sedimentary
(samples 13 and 21) or igneous rocks (23 and 31) brought to deep depths
within Earth’s crust by the tectonic event.
These new physical conditions forced the minerals to alignments that
are well visible in the frottages.
The intrusive rocks (1 e 10) probably belong to granitic intrusions
that are outcropping in the southern Alps, in particular so the Cima
d’Asta intrusion of the Valsugana (Brenta basin). These magmatic rocks
were formed at depth within Earth’s crust and are quite coarse grained
due to a relatively long cooling and crystallization, lasting possibly
some hundred thousand years or more and imparting the coarse and
isotropic structure to these rocks. Their age is probably Permian (about
280 million years) corresponding to an important intrusive magmatic
event occurred after the previously described collision of tectonic plates
and Pangea formation.
The rhyolitic volcanic rock (sample 15) has probably a similar age to
the intrusive rocks and derives from widespread volcanic rocks occurring in Trentino for example along the Adige and Brenta (Valsugana)
valleys. Their origin is probably due to strongly explosive eruptions
similar to those of Vesuvius (the Plinian Pompeii 79 A.D. eruption),
occurring when a magma resides for long time in a shallow-level magma chamber. A strong over-pressure is due to the presence of water and
causes a strong fragmentation of the magma and eventually a highly
energetic eruption which forms up to 0-50 kilometers high volcanic
columns, These collapse eventually, forming high-speed hot avalanches
called pyroclastic flows and then rocks called ignimbrites. These show
some layering and are characterized by a fine matrix and a few large
crystals (quartz crystals in our case, sample 15).
The sedimentary samples (19, 24, 32) belong to carbonatic rocks,
formed mainly by calcite minerals and occasionally hosting fossil fragments. These carbonatic rocks were formed in quite hot
seas, such as the Tethys ocean that was present between Eurasia and Africa until collision of these
continents some 60 million years ago. The
marine origin of these rocks is confirmed
by the presence of shells of marine organisms present in samples 19 and 24.
29
figure 48.
Spirolina stenostoma. Desh,
microscopic fossil shell eocene
tertiary period (Paris Basin),
from Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
←
pp. 30–34
Mariateresa Sartori,
Distribuzione delle sabbie,
frottage, grafite su carta pietra,
29,5 x 21 cm, 2015
sabbia campione N.6
sabbia campione N.1
sabbia campione N.5
sabbia campione N.4
sabbia campione N.3
Serie realizzata con la tecnica
del frottage applicato alle sabbie
prelevate alla cava. Le sabbie per
provenienza e granulometria
presentano caratteristiche
diverse che determinano le
diverse modalità di distribuzione
e disposizione sulla superficie
piana all’interno di una scatola
predisposta. Il frottage evidenzia
le varianti di distribuzione
all’interno dello spazio dato.
—
Mariateresa Sartori,
Distribution of the Sands,
frottages, pencil on stone paper,
29.5 x 21 cm, 2015
sand sample N.6
sand sample N.1
sand sample N.5
sand sample N.4
sand sample N.3
This series was created using
the frottage technique applied
to the sands extracted from the
quarry. In terms of provenance
and granulometry the sands
present different characteristics
which determine their different
distribution and layout on the
flat surface inside a prearranged
box. The frottage technique
highlights the distribution
variants within a given space.
pp. 35–45
Mariateresa Sartori,
Frottages, grafite su carta,
29,5 x 21 cm, 2015
campione N.28 lato A
campione 7DM lato C
campione 7DM lato A
campione 7Dm lato B
campione N.28 lato C
campione 12 RSm
campione 11 RSm
campione 4 DM
campione N.28 lato B
campione N.6 G tutti i lati
campione 19 SPm 3 lati
Serie realizzata con la tecnica
del frottage, appoggiando il
foglio sopra le rocce e passando
la grafite cercando di esercitare
sempre la stessa pressione con la
mano. Le rocce prelevate dalla
cava sono o di origine naturale
o derivanti da materiale da
demolizione. Dopo aver siglato
ogni pietra specificando le varie
sotto categorie di appartenenza,
58
il frottage ha messo in evidenza
la tessitura della superficie di
ogni singola pietra.
—
Mariateresa Sartori,
Frottages, graphite on paper, 29.5
x 21 cm, 2015
sample N.28 side A
sample 7DM side C
sample 7DM side A
sample 7Dm side B
sample N.28 side C
sample 12 RSm
sample 11 RSm
sample 4 DM
sample N.28 side B
sample N.6 G all sides
sample 19 SPm 3 sides
This series was created using the
frottage technique, by placing the
sheet of paper over the rocks and
moving the graphite pencil across,
trying to exercise the same hand
pressure each time. The rocks
extracted from the quarry are
either of natural origin or derive
from demolition material. After
marking each stone, specifying
the variations under categories
of classification, the frottage
highlighted the pattern of the
surfaces of each single stone.
pagg. 46–49
Mariateresa Sartori,
Valutazione dei fini, sabbia e
colla su carta pietra, 29,5 x 21
cm, 2015
campione DC
campione N.8 RSm
campione N.10 RS
campione N.10 G
Serie realizzata appoggiando
il sasso campione su un foglio
precedentemente spalmato di
colla. Viene quindi spolverato
e liberato dalla sabbia che cade
lì dove può. Il titolo viene da
un’esclamazione di Stefano
Pasinato, “Ma questa è una
valutazione dei fini visiva!”. I
fini sono le polveri sottili nocive
monitorate nei luoghi di lavoro.
—
Mariateresa Sartori,
Evaluation of the Fine Dust,
sand and glue on stone paper,
29.5 x 21 cm, 2015
sample DC
sample N.8 RSm
sample N.10 RS
sample N.10 G
This series was created by placing
the sample stones extracted from
the quarry on a sheet onto which
glue had been previously spread.
The stones were then dusted
and freed of the sand which
covered them, which fell where
it could. The title comes from an
exclamation made by Stefano
59
Pasinato: “But this is a visual
evaluation of fine dust!” Fine
dust refers to the fine sands which
are bad for your health and
which have to be monitored in the
workplace.
pagg. 50–51
Mariateresa Sartori,
Sezioni sottili,,
fotografia al microscopio ottico,
stampa su carta cotone
misure variabili, 2016
campione 1, 50 x
campione 19, 10 x
campione 1, 10 x
campione 10, 10x
campione 23, 50x
campione 32, 10x
campione 32, 10x zona 2
campione 19, 100x
campione 32, 10x, zona 3
campione 32, 100x, zona 2
campione 24, 50x
campione 23, 10x
campione 31, 10x
campione 10, 100x
campione 32, 50x, zona 3
campione 15, 10x
campione 31, 50x
campione 19, 50x
campione 15, 50x
campione 21, 10x
campione 32, 100x, zona 3
campione 13, 10x
campione 13, 50x
campione 24, 10x
Con l’apposito strumento si
è ottenuto il taglio di fettine
sottilissime di roccia per poterla
analizzare al microscopio ottico.
Il geologo Andrea Marzoli ha
realizzato le fotografie che sono
poi state rielaborate (senza
tuttavia comprometterne
la veridicità) per mettere in
evidenza la configurazione
grafica determinata dalla
distribuzione degli elementi.
—
Mariateresa Sartori,
Thin Sections, photo taken with
an optical microscope,
print on cotton paper, various
sizes, 2016
sample 1, 50 x
sample 19, 10 x
sample 1, 10 x
sample 10, 10x
sample 23, 50x
sample 32, 10x
sample 32, 10x zone 2
sample 19, 100x
sample 32, 10x, zone 3
sample 32, 100x, zone 2
sample 24, 50x
sample 23, 10x
sample 31, 10x
sample 10, 100x
sample 32, 50x, zone 3
sample 15, 10x
sample 31, 50x
sample 19, 50x
sample 15, 50x
sample 21, 10x
sample 32, 100x, zone 3
sample 13, 10x
sample 13, 50x
sample 24, 10x
We managed to cut extremely thin
slices of ten pre-chosen samples
of rock in order to analyse them
under the optical microscope using
special equipment. The geologist
Andrea Marzoli took the photos
which were then redeveloped
(though without compromising
their authenticity) to underline the
graphic configuration determined
by the distribution of the elements.
pagg. 52–58
Mariateresa Sartori,
Frottages con descrizione,
grafite su carta,
29,5 x 21 cm, 2015
campione N.23 lato A
campione N.31 lato B
campione N.24 lato B
campione N.10 lato A
campione N.21 lato A
campione N.19 lato B
campione N.32 lato A
Lavoro realizzato con la tecnica
del frottage, appoggiando il
foglio sopra le rocce e passando
la grafite cercando di esercitare
sempre la stessa pressione con la
mano. Le rocce prelevate dalla
cava sono o di origine naturale
o derivanti da materiale da
demolizione. Dopo aver siglato
ogni pietra specificando le varie
sotto categorie di appartenenza,
il frottage ha messo in evidenza
la tessitura della superficie di
ogni singola pietra. Le parole
sono state scritte con una
vecchia macchina da scrivere
Hermes Baby.
—
Mariateresa Sartori,
Frottages with description,
graphite on paper,
29.5 x 21 cm, 2015
sample N.23 side A
sample N.31 side B
sample N.24 side B
sample N.10 side A
sample N.21 side A
sample N.19 side B
sample N.32 side A
This series was created using the
frottage technique, by placing the
sheet of paper over the rocks and
moving the graphite pencil across,
trying to exercise the same hand
pressure each time. The rocks
extracted from the quarry are
either of natural origin or derive
from demolition material. After
marking each stone, specifying
the variations under categories
of classification, the frottage
highlighted the pattern of the
surfaces of each single stone. The
words are written with an old
typewriter Hermes Baby.
Stratigrafia
testi tratti da www.treccani.it/enciclopedia/stratigrafia it.wikipedia.org/wiki/stratigrafia_(geologia)
—16 gennaio 2016
La stratigrafia è lo studio della natura e delle caratteristiche del terreno
attraverso l’esame degli strati susseguentisi in profondità.
Sopra le pianure della Italia, dove
oggi volan li uccelli a torme, solea
discorrere i pesci a grande squadre
—Leonardo da Vinci
Il principio geologico fondamentale della stratigrafia, applicato alle
sequenze sedimentarie, è quello della sovrapposizione, già riconosciuto
da Stenone nella seconda metà del ‘600, che afferma che le successioni
sedimentarie sono originariamente ordinate con gli strati inferiori più
antichi di quelli superiori, riflettendo la meccanica della deposizione dei
sedimenti, che avviene infatti dall’alto verso il basso, per cui ogni nuovo
strato ricopre il precedente. Questo principio può non essere applicabile
nel caso di sedimenti deposti in ambiente continentale o quando si tratta di stratigrafia in aree coinvolte da altri processi geologici, quali per
esempio intrusioni filoniane.
Il principio stratigrafico della sovrapposizione è anche alla base della
metodologia di datazione usata durante gli scavi archeologici, in cui vengono spesso riconosciuti livelli archeologici più antichi man mano che lo
scavo si approfondisce.
Il primo vero stratigrafo fu William Smith, ingegnere minerario inglese, che lavorando nelle miniere di carbone inglesi, fu capace di riconoscerne le sequenze stratigrafiche ed utilizzarle per correlazioni a scala regionale. Con il suo lavoro infine realizzò la prima mappa geologica
dell’Inghilterra tra il 1790 e il 1800, correlando rocce coeve attraverso lo
specifico contenuto fossilifero.
L’osservazione delle successioni stratigrafiche e la loro comparazione
ha portato a riconoscere una serie di principi interpretativi utilizzati per
figura 49.
Immagine della cava Via
Roncalli. È possibile distinguere
dei ritmi di deposizione
irregolari. Il diametro dei
ciottoli diminuisce andando
verso il piano campagna.
La stratificazione è dovuta
probabilmente a modifiche
intervenute nel tempo al corso
del fiume che ne determinano le
condizioni di deposito.
61
correlare fra di loro sequenze stratigrafiche, datare rocce ed arrivare a ricostruzioni paleogeografiche.
1. principio di sovrapposizione stratigrafica. In condizioni
normali ogni strato è più recente di quello che è a lui sottostante ed è più
antico di quello che lo sovrasta.
2. principio dell’orizzontalità originaria. Gli strati si sono
depositati orizzontalmente e solo in seguito si sono deformati assumendo
altre giaciture.
3. principio della continuità laterale. Gli strati di rocce sedimentarie, al tempo della loro deposizione hanno una loro estensione
laterale, più o meno accentuata in tutte le direzioni; in altre parole, essi
sono lateralmente continui. Di conseguenza, rocce che ora sono simili
sotto molti aspetti, e che oggi sono separate fisicamente (per esempio
da una valle o altro fenomeno erosionale), possono essere considerate
originariamente continue.
figura 50.
esempio di stratigrafia, tratto
da Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837
Oltre ai tre principi citati introdotti da Stenone nel 1669 in “De solido
intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus”, vanno tenuti presenti gli altri:
figura 51.
Fossile A. Rhotomagensis
(Defrance), tratto da Charles
Lyell, Principles of Geology, 1837
4. principio di inclusione. Una roccia inclusa in un’altra (xenolite)
è più antica della roccia includente.
5. principio di intersezione. Se entro una serie di strati si incontra
un livello litologico che interseca gli altri, quest’ultimo è sicuramente più
giovane della serie di strati attraversati (esempio dicco).
6. principio della successione faunistica. Gli strati di roccia
sedimentaria solitamente contengono flora e/o fauna fossilizzata, e questi fossili si succedono verticalmente l’un l’altro in uno specifico, affidabile ordine che può essere identificato e riconosciuto lungo vaste distanze
orizzontali, talora a scala mondiale. I fossili che si succedono lungo le
successioni, cioè lungo il tempo geologico, cambiando consistentemente
di aspetto, sono conosciuti come fossili guida. Questi sono stati scoperti durante le indagini biostratigrafiche ed hanno enorme importanza per
migliorare l’orologio geologico.
7. principio dell’equivalenza cronologica. Due strati sedimentari che, pur essendo situati in località diverse, contengono gli stessi fossili
guida, si sono formati nel medesimo intervallo di tempo, sono cioè cronologicamente equivalenti.
Stratigraphy
text taken from www.encyclopedia.com/topic/stratigraphy.aspx on January 16, 2016
Stratigraphy is a branch of geology which studies rock layers (strata)
and layering (stratification).
Among the earliest contributions to what could be called historical geology came from the Italian scientist and artist Leonardo da Vinci (1452-1519),
who speculated that fossils might have come from the remains of long-dead
animals. Nearly two centuries later,
stratigraphy itself had its beginnings when the Danish geologist
Nicolaus Steno (1638-1687) studied the age of rock strata.
Steno formulated what came to
be known as the law of superposition, or the idea that strata are
deposited in a sequence such that
the deeper the layer, the older the
rock. This, of course, assumes that
the rock has been undisturbed,
and it is applicable only for one of
the three major types of rock, sedimentary (as opposed to igneous
or metamorphic). Later, the German geologist Johann Gottlob Lehmann (1719-1767) put forward
the theory that certain groups of
rocks tend to be associated with
each other and that each layer of
rock is a sort of chapter in the history of Earth.
Thus, along with Steno, Lehmann helped pioneer the idea of the stratigraphic column, discussed later in this essay. The man credited as the
“father of stratigraphy,” however, was the English engineer and geologist
William Smith (1769-1839). In 1815 Smith produced the first modern geologic map, showing rock strata in England and Wales.
text taken from www4.uwsp.edu/geo/faculty/hefferan/geol106/class2/stratigraphy.htm on January 16, 2016
STRATIGRAPHIC LAWS
Stratigraphic Laws are basic principles that all geologists use in deciphering the spatial and temporal relationships of rock layers. These laws
were developed in the 17th to 19th centuries based upon the work of
Niels Steno, James Hutton, William Smith, Charles Lyell among others.
Stratigraphic laws include the following:
1. original horizontality. All sedimentary rocks are originally
deposited horizontally. Sedimentary rocks that are no longer horizon-
62
63
figure 52.
The first geological map
(1815) by William Smith
figure 53.
Image of the quarry Via Roncalli.
Some irregular layering is
noticeable in the quarry deposits.
The layering is highlighted by
coarse-grained material and
by an upwards decreases of the
general grainsize. The layering
is probably due to time-related
changes in the river system,
allowing for transport of coarser
or finer-grained material.
tal have been tilted from their
original position. “Strata either
perpendicular to the horizon or
inclined to the horizon were at
one time parallel to the horizon.”
Steno, 1669
2. lateral continuity. Sedimentary rocks are laterally continuous over large areas. “Material
forming any stratum were continuous over the surface of the Earth
unless some other solid bodies
stood in the way.” Steno, 1669
3. superposition. “...at the
time when any given stratum was
being formed, all the matter resting
upon it was fluid, and, therefore, at
the time when the lower stratum
was being formed, none of the upper strata existed.” Steno, 1669.
4. cross-cutting relations. “If a body or discontinuity cuts across
a stratum, it must have formed after that stratum.” Steno, 1669.
5. law of inclusions. This law states that rock fragments (in another
rock) must be older than the rock containing the fragments.
6. law of faunal succession. This law was developed by William
Smith who recognized that fossil groups were succeeded by other fossil
groups through time. This allowed geologists to develop a fossil stratigraphy and provided a means to correlate rocks throughout the world.
figura 55.
Alessandro Fontanelli, pattern
grafici utilizzabili per la redazione
di colonne stratigrafiche,
www.anisn.it/geologia2000,
in data 8 dicembre 2015
Alessandro Fontanelli, graphic
patterns for the creation of
stratigraphic columns,
www.anisn.it/geologia2000,
on December 8, 2015
figure 54.
Lamination of shelly sand and
loam, near the Signal‑house,
Walton. Vertical height four feet.
Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837
nella pagina seguente
on the next page
figura 56.
Esempi di stratigrafie,
Charles Lyell, Principles of
geology, London edition 1837
Examples of stratigraphy,
Charles Lyell, Principles of
geology, London edition 1837
64
65
66
67
text taken from
Charles Lyell, Principles of Geology, being how
far the former changes of the earth’s surface are
referable to causes now in operation
—London editions 1830, 1833, 1837
Pythagorean Doctrines. – Although Pythagoras is introduced by Cicero
as delivering his doctrine in person, some of the illustrations are derived
from natural events which happened after the death of the philosopher.
But notwithstanding these anachronisms, we may regard the account as a
true picture of the tenets of the Pythagorean school in the Augustan age;
and although perhaps partially modified, it must have contained the substance of the original scheme. Thus considered, it is extremely curious and
instructive; for we here find a comprehensive summary of almost all the
great causes of change now in activity on the globe, and these adduced in
confirmation of a principle of a perpetual and gradual revolution inherent
in the nature of our terrestrial system. These doctrines, it is true, are not
directly applied to the explanation of geological phenomena; or, in other
words, no attempt is made to estimate what may have been in past ages, or
what may hereafter be, the aggregate amount of change brought about by
such never-ending fluctuations. Had this been the case, we might have been
called upon to admire so extraordinary an anticipation with no less interest
than astronomers, when they endeavor to define by what means the Samian
philosopher came to the knowledge of the Copernican system.
Let us now examine the celebrated passages to which we have been
adverting:
“Nothing perishes in this world; but things merely vary and change
their form. To be born, means simply that a thing begins to be something
different from what it was before; and dying, is ceasing to be the same
thing. Yet, although nothing retains long the same image, the sum of the
whole remains constant.”
These general propositions are then confirmed by a series of examples,
all derived from natural appearances, except the first, which refers to the
golden age giving place to the age of iron.
figure 57.
Break-up of Pangea: 200 Million
Years Ago to Present
www.gogetout.com
c. 200 Million Years Ago
c. 160 Million Years Ago
c. 120 Million Years Ago
c. 80 Million Years Ago
c. 40 Million Years Ago
Present Day
68
1. Solid land has been converted into sea.
2. Sea has been changed into land. Marine shells lie far distant from the
deep, and the anchor has been found on the summit of hills.
3. Valleys have been excavated by running water, and floods have
washed down hills into the sea.
4. Marshes have become dry ground.
5. Dry lands have been changed into stagnant pools.
6. During earthquakes some springs have been closed up, and new ones
have broken out. Rivers have deserted their channels, and have been reborn elsewhere, as the Erasinus in Greece, and Mysus in Asia.
7. The waters of some rivers, formerly sweet, have become bitter; as
those of the Anigris, in Greece, &c.
8. Islands have become connected with the mainland by the growth of
deltas and new deposits; as in the case of Antissa joined to Lesbos, Pharos
to Egypt, &c.
9. Peninsulas have been divided from the main land, and have become
islands, as Leucadia; and according to tradition, Sicily, the sea having carried away the isthmus.
10. Land has been submerged by earthquakes; the Grecian cities of
Helice and Buris, for example, are to be seen under the sea, with their
walls inclined.
11. Plains have been upheaved into hills by the confined air seeking
vent; as at Troezene in the Peloponnesus.
12. The temperature of some springs varies at different periods. The waters of others are inflammable.
13. There are streams which have a petrifying power, and convert the
substances which they touch into marble.
14. Extraordinary medicinal and deleterious effects are produced by
the water of different lakes and springs.
15. Some rocks and islands, after floating and having been subject to
violent movements, have at length become stationary and immovable; as
Delos and the Cyanean Isles.
16. Volcanic vents shift their position; there was a time when Etna was
not a burning mountain, and the time will come when it will cease to burn.
Whether it be that some caverns become closed up by the movements of
the earth, and others opened, or whether the fuel is finally exhausted (…)
(…) the introductory and concluding passages of the twelfth chapter of /
(Aristotle) “Meteorics” are certainly very remarkable. In the first sentence he
says, “The distribution of land and sea in particular regions does not endure
throughout all time, but it becomes sea in those parts where it was land, and
again it becomes land where it was sea: and there is reason for thinking that
these changes take place according to a certain system, and within a certain
period.” The concluding observation is as follows:—“As time never fails, and
the universe is eternal, neither the Tànais, nor the Nile, can have flowed forever. The places where they rise were once dry, and there is a limit to their operations; but there is none to time. So also of all other rivers; they spring up,
and they perish; and the sea also continually deserts some lands and invades
others. The same tracts, therefore, of the earth are not, some always sea, and
69
figure 58.
Adriatic sea pliocene, author
Bratislav Tabaš
others always continents, but every thing changes in the course of time.”
(…) Strabo (…) proposes a theory, the profoundness of which modern geologists are only beginning to appreciate. “It is not,” he says, “because the
lands covered by seas were originally at different altitudes, that the waters
have risen, or subsided, or receded from some parts and inundated others.
But the reason is, that the same land is sometimes raised up and sometimes
depressed, and the sea also is simultaneously raised and depressed, so that it
either overflows or returns into its own place again. We must, therefore, ascribe the cause to the ground, either to that ground which is under the sea, or
to that which becomes flooded by it, but rather to that which lies beneath the
sea, for this is more movable and, on account of its humidity, can be altered
with greater celerity. “It is proper,” he observes in continuation, “to derive
our explanations from things which are obvious, and in some measure of daily occurrence, such as deluges, earthquakes, and volcanic eruptions, and sudden swellings of the land beneath the sea; for the last raise up the sea also;
and when the same lands subside again, they occasion the sea to be let down.
And it is not merely the small, but the large islands also, and not merely the
islands, but the continents which can be lifted up together with the sea;”
figure 59.
Fossil shells eocene tertiary
period Plate XIV cardita
planicosta
Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837
(…) A manuscript work, entitled the “Wonders of Nature,” is preserved
in the Royal Library at Paris, by an Arabian writer, Mohammed Kazwini,
who flourished in the seventh century of the Hegira, or at the close of the
thirteenth century of our era. Besides several curious remarks on aerolites,
earthquakes, and the successive changes of position which the land and
sea have undergone, we meet with the following beautiful passage which
is given as the narrative of Kidhz, an allegorical personage: “I passed one
day by a very ancient and wonderfully populous city, and asked one of its
inhabitants how long it had been founded. ‘It is indeed a mighty city,’ replied he; ‘we know not how long it has existed, and our ancestors were on
this subject as ignorant as ourselves.’ Five centuries afterwards, as I passed
by the same place, I could not perceive the slightest vestige of the city. I
demanded of a peasant, who was gathering herbs upon its former site, how
long it had been destroyed. ‘In sooth a strange question!’ replied he. ‘The
ground here has never been different from what you now behold it.’ ‘Was
there not of old,’ said I, ‘a splendid city here?’ ‘Never,’ answered he, ‘so far as
we have seen, and never did our fathers speak to us of any such.’
On my return there 500 years afterwards, I found the sea in the same
place, and on its shores were a party of fishermen, of whom I inquired how
long the land had been covered by the waters? ‘Is this a
question,’ said they, ‘for a man like you? this spot has
always been what it is now.’ I again returned, 500 years
afterwards, and the sea had disappeared; I inquired of
a man who stood alone upon the spot, how long ago
this change had taken place, and he gave me the same
answer as I had received before. Lastly, on coming
back again after an equal lapse of time, I found there a
flourishing city, more populous and more rich in beautiful
buildings, than the city I had seen the first time, and when I would fain
have informed myself concerning its origin, the inhabitants answered me,
‘Its rise is lost in remote antiquity: we are ignorant how long it has existed,
and our fathers were on this subject as ignorant as ourselves.’” (…)
that period a very animated controversy sprang up in
Italy, concerning the true nature and origin of marine shells, and other organized fossils, found abundantly in the strata of the peninsula. The celebrated
painter Leonardo da Vinci, who in his youth had
planned and executed some navigable canals in the
north of Italy, was one of the first who applied sound
reasoning to these subjects. The mud of rivers, he said, had covered and
penetrated into the interior of fossil shells at a time when these were still
at the bottom of the sea near the coast. “They tell us that these shells were
formed in the hills by the influence of the stars; but I ask where in the hills
are the stars now forming shells of distinct ages and species? and how can
the stars explain the origin of gravel, occurring at different heights and
composed of pebbles rounded as if by the motion of running water; or in
what manner can such a cause account for the petrifaction in the same
places of various leaves, sea-weeds, and marine-crabs?”
Leonardo da Vinci, Codice Leicester, foglio 31r: “Perché molto
son più antiche le cose che le lettere, non è maraviglia, se alli
nostri giorni non apparisce scrittura delli predetti mari essere
occupatori di tanti paesi; e se pure alcuna scrittura apparia, le
guerre, l’incendi, le mutazioni delle lingue e delle leggi, li diluvi dell’acque anno consumato ogni antichità ; ma a noi basta
le testimonianze delle cose nate nelle acque salse ritrovarsi nelli alti monti, lontani dalli mari”.
Leonardo da Vinci, Codice Leicester, foglio lOr: “Come le
pietre faldate de’ monti son tutti e’ gradi de’ fanghi, posati l’un
sopra l’altro per le inondazioni de’ fiumi. Come le diverse grossezze delle
falde delle pietre son create da diverse inondazioni de’ fiumi, cioè maggiori ondazioni o minori. Come nelle falde, infra l’una e l’altra, si trova ancora li andamenti delli lombrici, che camminavano infra esse, quando non
era ancora asciutta. Come tutti li fanghi marini ritengano ancora de’ nichi,
ed è petrificato il nichio insieme col fango. Della stoltizia e semplicità di
quelli, che vogliano che tali animali fussi in tali lochi, distanti dai mari,
portati dal diluvio. Come altra setta d’ignoranti affermano, la natura o i
celi averli in tali lochi creati per infrussi celesti”.
It was not till the earlier part of the sixteenth century that geological
phenomena began to attract the attention of the Christian nations. At
Leonardo da Vinci, Codice
Leicester foglio 6A-31v: “Tutte l’uscite dell’acque, dal monte
nel mare, portan con seco li sassi
del monte in esso mare; e per la
inondazion dell’acque marine
contro alli sua monti, esse pietre
eran rebuttate inverso il monte; e
nell’andare e nel ritornare indirieto delle acque al mare le pietre
insieme con quella tornavano, e, nel ritornare, li angoli loro insieme si
percoteano, e, come parte men resistente alle percosse, si consumavano
e facean le pietre sanza angoli, in figura ritonda; come ne’ liti dell’Elba si
dimostra; e quelle rimanean più grosse, che manco s’eran remosse dal lor
nascimento; e così quella si facea minore che più si rimovea dal predetto
loco, in modo che nel procedere si converte in ghiara minuta, e poi in rena,
e in ultimo in fango. Di poi che ‘l mare si discostò dalli predetti monti,
70
71
figure 60.
Fossil shells eocene tertiary
period Plate XIV cardita
planicosta Desh,
ibidem
figure 61.
Fossil shells eocene tertiary
period Plate XIV Voluta
digutalina Lam.k,
ibidem
figure 62.
Rocks of alluvial origin, Quarry
“via Roncalli”
figure 63.
Mariateresa Sartori, Evaluation
of the Fine Dust, Sample N.10,
detail, sand and glue on stone
paper, 29.5 x 21 cm, 2015
figure 64.
The earth seen from the space
www.nasa.com
figure 65.
Fossil from Val Gardena, Ortiseia
Leonardi, Museum Gröden,
photo by Wolfgang Moroder
figure 65.
Acrodus nobilis, tooth,
commonly called fossil Leach.
Lias, Lyme Regis, and Germany.
Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837
figure 67.
Acrodus nobilis, tooth,
commonly called fossil Leach,
ibidem
la salsedine lasciata del mare, con
altro omore della terra, à fatto una
collegazione a essa ghiara e rena,
che la ghiara in sasso, e la rena in
tufo s’è convertita”.
Leonardo da Vinci, codice Leicester, foglio 34r: “Nessuna cosa
nasce in loco, dove non sia vita
sensitiva, vegetativa e razionale.
Nasce le penne sopra li uccelli, e si
mutano ogni anno; nasce li peli sopra li animali, e ogni anno si mutano, salvo alcuna parte, come li peli
delle barbe de’ lioni e gatte e simili;
nasce l’erbe sopra li prati, e le foglie sopra li alberi, e ogn’anno in gran parte si rinnovano: adunque, potrei
dire, la terra avere anima vegetativa, e che la sua carne sia la terra; li sua ossi
sieno li ordini della collegazione de’ sassi, di che si compongano le montagne; il suo tenerume sono li tufi; il suo sangue
sono le vene delle acque il lago del sangue, che
sta di torno al core, è il mare oceano il suo alitare
è ‘1 crescere e discrescere del sangue pelli polsi, e
così, nella terra, è il frusso e refrusso del mare; e
‘1 caldo del’anima del mondo è il foco, ch’è infuso per la terra, e la residenza dell’anima vegetativa sono li fochi, che, per diversi lochi della terra,
spirano in bagni, e in miniere di zolfi, e in vulcano, e Mongibello di Cicilia, e altri lochi assai (...).
shells discovered in the Italian strata with living species, pointed out their
resemblance, and traced the various gradations from shells merely calcined,
or which had only lost their animal gluten, to those petrifactions in which
there was a perfect substitution of stony matter.
In his division of mineral masses, he insisted on the
secondary origin of those deposits in which the spoils of
animals or fragments of older rocks were inclosed. He
distinguished between marine formations and those
of a fluviatile character, the last containing reeds, grasses, or the trunks
and branches of trees. He argued in favor of the original horizontality of
sedimentary deposits, attributing their present inclined and vertical position sometimes to the escape of subterranean vapors heaving the crust of
the earth from below upwards, and sometimes to the falling in of masses
overlying subterranean cavities.
Charles Lyell, Principles of Geology: Steno, “De Solido intra Solidum
naturaliter contento”:
“If at least all solids have grown from a fluid, if bodies mutually alike
in all respects were also produced in the same way, if of two solids mutually in contact the first to harden was that which impresses its surface
characteristics on the other surface, it will be easy, given the solid and its
location, to make a definite statement about the place of its production.
And this indeed is a general consideration of a solid enclosed by a solid”.
(…) Quando la natura viene alla generazione delle pietre, essa genera
una qualità d’omore viscioso, il quale, col suo secarsi, congela in se Ciò
che dentro a lui si rinchiude, e non li converte in pietra, ma li conserva
dentro a se nella forma che li à trovati. E per questo le foglie son trovate intere dentro li sassi nati
nelle radici de’ monti, con quella mistione di varie spezie, sì come lì le lasciaron li diluvi de’ fiumi,
nati alli tempi delli altunni, dove poi li fanghi delle inondazioni succedenti le ricopersero, e questi
tali fangi poi si collegoron del sopradetto omore
e convertissi in pietra faldata a gradi, secondo le
gradi d’esso fango”.
Charles Lyell, Principles of Geology: The senses had for ages declared
the earth to be at rest, until the astronomer taught that it was carried
through space with inconceivable rapidity. In like manner was the surface of this planet regarded as having remained unaltered since its creation, until the geologist proved that it had been the theatre of reiterated
change, and was still the subject of slow but never-ending fluctuations.
The discovery of other systems in the boundless regions of space was the
triumph of astronomy; to trace the same system through various transformations, to behold it at successive eras adorned with different hills
and valleys, lakes and seas, and peopled with new inhabitants, was the delightful meed of geological research. By the geometer were measured the
regions of space, and the relative distances of the heavenly bodies; by the
geologist myriads of ages were reckoned, not by arithmetical computation, but by a train of physical events – a succession of phenomena in the
animate and inanimate worlds – signs which convey to our minds more
definite ideas than figures can do of the immensity of time.
Charles Lyell, Principles of Geology: Steno, “De Solido intra Solidum
naturaliter contento” (1669). At that time (…) it was
still a favorite dogma, that the fossil remains of shells
and marine creatures were not of animal origin; an
opinion adhered to by many from their extreme reluctance to believe, that the earth could have been
inhabited by living beings before a great part of the
existing mountains were formed. In reference to this
controversy, Steno had dissected a shark recently taken from the Mediterranean, and had demonstrated
that its teeth and bones were identical with many
fossils found in Tuscany. He had also compared the
(…) Whether our investigation of the earth’s history and structure will
eventually be productive of as great practical benefits to mankind as a
knowledge of the distant heavens, must remain for the decision of posterity. It was not till astronomy had been enriched by the observations of many
centuries, and had made its way against popular prejudices to the establishment of a sound theory, that its application to the useful arts was most
conspicuous. The cultivation of geology began at a later period; and in every
step which it has hitherto made towards sound theoretical principles, it had
to contend against more violent prepossessions. The practical advantages
already derived from it have not been inconsiderable; but our generalizations are yet imperfect, and they who come after us may be expected to reap
the most valuable fruits of our labor. Meanwhile, the charm of first discov-
72
73
figure 68.
Turrilites costatus, Gault,
ibidem
figure 69.
Pycnodus platessus, from the
Eocene, Monte Bolca, Italy,
author User Haplochromis
figure 70.
Mariateresa Sartori, Frottage
N. 28, detail, graphite on paper,
29.5 x 21 cm, 2015
ery is our own; and, as we explore this magnificent field of inquiry, the sentiment of a great historian of our times may continually be present to our
minds, that “he who calls what has vanished back again into being, enjoys a
bliss like that of creating”.
CONCLUDING REMARKS ON THE IDENTITY
OF THE ANCIENT AND PRESENT SYSTEM OF
TERRESTRIAL CHANGES.
figure 71.
Mariateresa Sartori, Evaluation
of the Fine Dust, sample n.28,
detail, sand and glue on stone
paper, 29.5 x 21 cm, 2015
I shall now conclude the discussion of a question (…) namely, whether
there has been any interruption, from the remotest periods, of one uniform
system of change in the animate and inanimate world. We were induced to
enter into that inquiry by reflecting how much the progress of opinion in
Geology had been influenced by the assumption that the analogy was slight
in kind, and still more slight in degree, between the causes which produced
the former revolutions of the globe, and those now in every-day operation.
It appeared clear that the earlier geologists had not only a scanty acquaintance with existing changes, but were singularly unconscious of the
amount of their ignorance. With the presumption naturally inspired by this
unconsciousness, they had no hesitation in deciding at once that time could
never enable the existing powers of nature to work out changes of great magnitude, still less such important revolutions as those which are brought to
light by Geology. They, therefore, felt themselves at liberty to indulge their
imaginations in guessing at what might be, rather than inquiring what is;
in other words, they employed themselves in conjecturing what might have
been the course of nature at a remote period, rather than in the investigation of what was the course of nature in their own times.
It appeared to them more philosophical to speculate on the possibilities
of the past, than patiently to explore the realities of the present; and having
invented theories under the influence of such maxims, they were consistently unwilling to test their validity by the criterion of their accordance with
the ordinary operations of nature. On the contrary, the claims of each new
hypothesis to credibility appeared enhanced by the great contrast, in kind
or intensity, of the causes referred to, and those now in operation.
(…) The course directly opposed to this method of philosophizing consists in an earnest and patient inquiry, how far geological appearances are
reconcilable with the effect of changes now in progress, or which may be
in progress in regions inaccessible to us, and of which the reality is attested
by volcanoes and subterranean movements.
It also endeavors to estimate the aggregate result of ordinary operations multiplied by time, and cherishes a sanguine hope that the resources to be derived from observation and experiment, or from the study
of nature such as she now is, are very far from-being exhausted. For this
reason all theories are rejected which involve the assumption of sudden
and violent catastrophes and revolutions of the whole earth, and its inhabitants, theories which are restrained by no reference to existing analogies, and in which a desire is manifested to cut, rather than patiently to
untie, the Gordian knot.
We have now, at least, the advantage of knowing, from experience,
that an opposite method has always put geologists on the road that leads
to truth, suggesting views which, although imperfect at first, have been
found capable of improvement, until at last adopted by universal consent;
while the method of speculating on a former distinct state of things and
causes, has led invariably to a multitude of contradictory systems, which
have been overthrown one after the other, have been found incapable of
modification, and which have often required to be precisely reversed.
(…) Rocks (…) produced by subterranean fire in former ages, at great depths in the bowels of the earth, present us, when upraised by gradual movements, and exposed to the light of heaven, with an image of those changes
which the deep-seated volcano may now occasion in the nether regions.
Thus, although we are mere sojourners on the surface of the planet, chained
to a mere point in space, enduring but for a moment of time, the human mind
is not only enabled to number worlds beyond the unassisted ken of mortal
eye, but to trace the events of indefinite ages before the creation of our race,
and is not even withheld from penetrating into the dark secrets of the ocean,
or the interior of the solid globe; (…)
ire per omnes
Terrasque, tractusque maris, coelumque profundum.
(…) The great agents of change in the inorganic world may be divided into
two principal classes, the aqueous and the igneous.
To the aqueous belong Rain, Rivers, Torrents, Springs, Currents, and Tides; to the igneous, Volcanoes, and Earthquakes. Both these classes are instruments of decay as well as of reproduction; but they may also be regarded
as antagonist forces. For the aqueous agents are incessantly laboring to reduce
the inequalities of the earth’s surface to a level; while the igneous are equally
active in restoring the unevenness of the external crust, partly by heaping up
new matter in certain localities, and partly by depressing one portion, and
forcing out another, of the earth’s envelope.
figure 72.
The frontispiece from Charles
Lyell’s Principles of Geology,
London 1857.
This cross-section shows
an amazing understanding
of the basic geologic
processes that form the
Earth’s crust: plutonism,
volcanism, metamorphicism,
sedimentation, and folding.
(…) It is difficult, in a scientific arrangement, to give an accurate view of the
combined effects of so many forces in simultaneous operation; because, when
we consider them separately, we cannot easily estimate either the extent of
their efficacy, or the kind of results which they produce (…)
It is necessary, however, to divide our observations on these various causes,
and to classify them systematically, endeavoring as much as possible to keep
74
75
figure 73.
Granitic rock of the quarry,
sample N.1.
in view that the effects in nature are mixed and not simple, as they may appear in an artificial arrangement.
figure 74.
Caliptraea trochiformis lam.k,
Fossil Shells, Eocene Tertiary
Period. Plate XIV,
Charles Lyell, Principles of
Geology, London 1837.
Constant interchange of land and sea.
I may here conclude my remarks on deltas, observing that, imperfect as is
our information of the changes which they have undergone within the last
three thousand years, they are sufficient to show how constant an interchange of sea and land is taking place on the face of our globe. In the Mediterranean alone, many flourishing inland towns, and a still greater number of ports,
now stand where the sea rolled its waves since the era of the early civilization
of Europe. If we could compare with equal accuracy the
ancient and actual state of all the islands and continents, we should probably discover that millions
of our race are now supported by lands situated
where deep seas prevailed in earlier ages.
In many districts not yet occupied by man,
land animals and forests now abound where
ships once sailed; and, on the other hand, we
shall find, on inquiry, that inroads of the ocean
have been no less considerable. When to these revolutions, produced by aqueous causes, we add analogous changes wrought by igneous agency, we shall, perhaps, acknowledge the
justice of the conclusion of Aristotle, who declared that the whole land and
sea on our globe periodically changed places.
Ghiaione 60-90
Ghiaietta
Ghiaino Medio
Ghiaino Piccolo
Pietrisco Scelto Medio
Pietrischetto
Stabilizzato Naturale
Sabbia Frantoio
Sabbia Natura
Frantumato
Misto Getto
Prima Frantumazione Demolizione Miste
Prima Frantumazione Demolizione in CLS
Sabbia Riciclata 0/4
Sabbia Riciclata CLS
Sabbia Riciclata
Stabilizzato Riciclato 0/16
Stabilizzato Riciclato CLS
nella pagina seguente
on the next page
figura 75.
Aggregati Naturali e Riciclati
prodotti nella cava
“Via Roncalli”
Natural and recycled aggregates of
the quarry “Via Roncalli”
76
77
andrea marzoli
stefano pasinato
giancarlo rampazzo
mariateresa sartori
angela vettese
Professore associato, presso il Dipartimento di Geoscienze all’Università
di Padova. Specializzato in Petrologia e Geochimica delle rocce magmatiche. Insegna Petrografia, Geochimica, Vulcanologia.
Associate Professor at the Geosciences Department, Padova University, works
mainly on geochemistry of magmatic rocks. He teaches Igneous Petrology, Geochemistry, and Volcanology.
Titolare della cava “Via Roncalli”, e della Società EGAP srl, Rosà (VI),
impegnata nei settori dell’estrazione, lavorazione, commercializzazione
aggregati naturali, riciclaggio e smaltimento di rifiuti inerti. Esperienza
nei settori dell’Ingegneria Ambientale e Biomedica.
Owner of the quarry “Via Roncalli” and of EGAP srl Company engaged in
the fields of production and marketing of natural aggregates, recycling and
disposal of inert waste. Experience in the fields of Environmental and Biomedical Engineering.
Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Ambientali, Statistiche ed Informatiche dell’Università di Ca’ Foscari di Venezia, specializzato in Geochimica e Vulcanologia. Insegna Geochimica Generale,
Mineralogia e Petrografia.
Associate Professor at the Environmental Sciences Department, Ca’ Foscari
University of Venice. He works mainly on environmental Geochemistry and
Volcanology and teaches Geochemistry, Mineralogy and Petrology.
Artista, vive e lavora a Venezia.
Il suo lavoro è fortemente influenzato dall’interesse specifico per le neuroscienze, la musica e la filosofia della scienza. Dal 2000 insegna disegno e
pittura a principianti assoluti presso il CPIA, centro provinciale per l’istruzione degli adulti, applicando il metodo di Betty Edwards che parte dagli
stessi presupposti neuroscientifici che muovono la sua ricerca artistica.
She lives and works in Venice. Her work is strongly influenced by the specific interest in neuroscience, music and philosophy of science. 2000 she started
teaching public drawing courses for absolute beginners, using Betty Edwards’
method that starts from the same neuroscience assumptions that move her
artistic research.
www.mariateresasartori.it
EGAP SRL da oltre 35 anni opera nel settore dell’estrazione, lavorazione e commercializzazione di Aggregati Naturali e Riciclati per l’edilizia
civile, industriale e stradale e nel settore dello Smaltimento e Riciclaggio
di rifiuti inerti. EGAP Srl svolge la propria attività all’interno del proprio
Centro sito in Rosà (VI), Via Roncalli 59, costituito da una Cava, una Discarica per Rifiuti inerti ed un Impianto di Recupero di Rifiuti Inerti da
Costruzione e Demolizione.
L’esperienza maturata negli anni, unita alla passione del suo fondatore,
il Sig. A. Pasinato, hanno reso la EGAP Srl un fedele punto di riferimento
per le piccole-medie imprese del Bassanese operanti nel ramo delle costruzioni. Grazie alla “… passione per le cose fatte bene…”, tipica degli imprenditori delle generazioni passate, ad oggi i prodotti ed i servizi della EGAP
Srl si caratterizzano soprattutto per l’elevato standard qualitativo. Questa
“…passione…” è stata prontamente ripresa dalle generazioni successive, in
particolare dall’Ing. Stefano Pasinato, trasformandola in moderni progetti in tema di qualità, sicurezza, ambiente etica. www.egap.it
For over 35 years EGAP Srl has worked in the sector of extracting, processing and commercialising natural and recycled aggregates for civil, industrial and road building, and in the field of inert waste disposal and recycling.
EGAP Srl operates from its own premises in Rosà (VI), Via Roncalli 59, which
consists of a quarry, an inert waste dump, and a salvage plant for inert waste
coming from construction and demolition sites.
The experience the company has gained over the years, combined with the
passion of its founder, Mr A. Pasinato, have made EGAP Srl an authentic
reference point for small to medium businesses working in the building sector
in the Bassano area. Thanks to its “passion for things done well”, typical of
businesspeople of previous generations, today EGAP Srl’s products and services are characterised above all by their high-quality standards. This passion
was readily reiterated by subsequent generations, in particular the engineer
Stefano Pasinato, who has transformed the company with modern projects focussing on quality, safety, the environment and ethics. www.egap.it
SHIRO Echo è una carta ecologica di Favini prodotta con 100% fibre
riciclate post consumo. È certificata FSC.
Favini ha scelto di neutralizzare le emissioni residue non evitabili di
Shiro partecipando al finanziamento di un progetto legato all’energia rinnovabile. In particolare, l’attività ha sede in India e prevede la produzione
di energia pulita sfruttando la forza del vento tramite turbine eoliche, riducendo l’utilizzo di combustibili fossili. www.favini.com
Professore associato di Teoria e Critica d’Arte Contemporanea, corso magistrale di Arti Visive e Moda, Università Iuav di Venezia.
Associate Professor of Theory and Critique of Contemporary Art for the Course
of Visual Art and Fashion, Università IUAV, Venice.
SHIRO Echo is an environmental paper manufactured with 100% post
consumer waste. It is FSC certified. Favini chose to neutralize the unavoidable remaining emissions of Shiro funding a project in India. The intent of the
project is to meet the power requirements of small and medium textile mills
using the electricity generated from the wind turbines and thus promote sustainable development. www.favini.com
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Finito di stampare nel mese di marzo 2016 Printed on march 2016