C. IMBRIANI - F. REGANATI INTERNATIONAL PRODUCTION AND ECONOMIC INTEGRATION: TOWARDS ECONOMIC CONVERGENCE ABSTRACT The process of real convergence in the EEC requires new strategies to be implemented both at macro and a micro level. At a microecomic level, real convergence is strictly related to the process of resource re-allocation among countries and sectors put forward by countries’ dynamic comparative advantages and by international technological competition among firms. Since multinational enterprises and foreign direct investment are considered strategies elements which operate in such environment, this paper mainly analyzes two issues. The first one is concerned with the relationship that at a theoretical level occurs between the process of regional integration and the types of foreign direct investment. The second issue regards the impact of foreign direct investment on both the static and dynamic comparative advantages of member countries. RIASSUNTO Produzione internazionale ed integrazione economica nel processo di convergenza Uno degli obiettivi fondamentali di una Comunità Europea pienamente integrata è quello della convergenza economica in termini reali, tra cui la convergenza delle condizioni di lavoro e degli standard di vita tra i paesi membri. Tuttavia questo è un obiettivo di lungo periodo per realizzare l’unificazione della Comunità. Nella letteratura è stato messo in evidenza come il perseguimento dell’obiettivo di una convergenza nominale in termini di prezzi da realizzare tra paesi eterogenei possa aumentare i rischi di una divergenza reale tra i paesi europei. Questi rischi sono ancora maggiori soprattutto per quei paesi e/o settori che in seguito al processo di integrazione economica sono meno capaci di trasformare i loro vantaggi comparati statici — basati soprattutto su differenziali di costo — in vantaggi comparati dinamici, i quali dipendono essenzialmente dal processo di accumulazione sia tecnologica che di capitale umano di ciascun singolo paese membro. Da ciò si può evidenziare come il raggiungimento dell’obiettivo della convergenza reale nella Comunità Europea richieda il perseguimento di nuove strategie a livello sia micro che macro economico. A livello micro-economico si ritiene che la convergenza reale sia strettamente legata al processo di allocazione delle risorse tra i paesi o i settori della Comunità Economica e che in tale contesto un ruolo di primo piano possa essere svolto dalle imprese multinazionali o dagli investimenti diretti esteri. Il presente lavoro analizza pertanto la relazione che esiste a livello teorico tra la teoria dell’integrazione economica internazionale e la teoria degli investimenti diretti esteri. In particolare, utilizzando la teoria eclettica della produzione internazionale, si individuano tre possibili tipi di investimenti diretti esteri determinati dal processo di integrazione internazionale quali: i) l’investimento di sostituzione delle importazioni; ii) l’investimento di razionalizzazione; iii) l’investimento di riorganizzazione. La seconda parte del lavoro analizza l’impatto degli investimenti diretti sulla allocazione delle risorse all’interno della Comunità Europea ed, in particolare, in che misura la riallocazione delle attività produttive possa facilitare la convergenza tra i paesi membri. A tale proposito, si ritiene che il processo di divisione del lavoro sia mosso essenzialmente da due forze guida: i differenziali nel costo del lavoro e i fattori tecnologici. Se da un lato le differenze nel costo del lavoro rappresentano una opportunità per una divisione del lavoro caratterizzata da uno spostamento della produzione verso i paesi dell’Europa periferica a più basso costo, dall’altro tuttavia si ritiene che tale spostamento non sia da solo sufficiente ad assicurare il raggiungimento dell’obiettivo della convergenza. Tale considerazione appare maggiormente giustificata alla luce, da un lato, dei risultati della teoria della crescita endogena estesa ad una economia aperta e, dall’altro, di alcuni recenti approfondimenti teorici della teoria degli investimenti diretti esteri. Tali studi evidenziano in primo luogo le relazioni che intercorrono tra grado di innovazione industriale, vantaggi comparati dinamici e crescita economica ed inoltre il ruolo svolto dall’investimento diretto estero, che è una determinante base di processi cumulativi circolari che risultano essere positivi in alcuni paesi e negativi in altri. In conclusione, la prospettiva di un reale processo di convergenza tra i paesi membri richiede che le autorità di politica economica, sia nazionali che comunitarie, siano in grado di attuare politiche che trasferiscano gli iniziali vantaggi statici basati su differenze di costo (tra cui quello del lavoro) in vantaggi dinamici capaci di mantenere gli investimenti diretti esteri nel paese nazionale e al tempo stesso di rafforzare i vantaggi naturali e stimolare il know-how tecnologico ed imprenditoriale e il grado di qualificazione del lavoro del paese. Z. IQBAL WHY IS PRIVATE CAPITAL FLEEING FROM PAKISTAN? AN ECONOMETRIC INVESTIGATION ABSTRACT Pakistan, like other highly indebted developing countries, experienced massive private capital outflows during the 1970s and 1980s. The estimates of capital flight during 1970-88 totaled about 7 billion US dollars. This paper provides an econometric investigation of the causes of capital flight from Pakistan. The factors that contributed significantly to the private capital outflows are net long-term foreign borrowing, the real interest rate differential, anticipated exchange rate depreciation, deterioration in the terms of trade, an expected increase in income and corporate taxes, nationalization measures and political instability. In a nutshell, the empirical evidence suggests that stable domestic macroeconomic policies with political stability and international cooperation may be helpful in reducing further capital outflows and bringing back the existing capital held abroad by nationals. RIASSUNTO Che cose provoca la fuga di capitali privati dal Pakistan? Una analisi cconometrica I1 Pakistan, come altri paesi fortemente indebitati, ha subito ingenti deflussi di capitali privati negli anni ‘70 e ‘80. Si stima che il capitale esportato nel periodo 1970-88 sia stato pari a circa 7 miliardi di dollari statunitensi. Il lavoro presenta una analisi econometrica delle cause della fuga di capitali dal Pakistan. I fattori che hanno contribuito in misura considerevole al deflusso di capitali risultano essere il ricorso al credito estero netto a lungo termine, il differenziale tra i tassi di interesse reali, le previsioni di svalutazione, il peggioramento delle ragioni di scambio, l’aumento atteso delle imposte sul reddito e sulle società, i provvedimenti di nazionalizzazione e l’instabilità politica. In breve, i risultati dell’analisi indicano che stabili politiche macroeconomiche interne associate a stabilità politica e cooperazione internazionale possono contribuire a ridurre la fuga di capitali ed a far rientrare il capitale attualmente investito all’estero. A. H. KHAN - L. HASAN - A. MALIK DETERMINANTS OF NATIONAL SAVING RATE IN PAKISTAN ABSTRACT Although Pakistan achieved a respectable rate of economic growth during the last three decades, its performance about saving has been poor. Thus, Pakistan’s saving performance and its overall economic performance appear to be incongruous. This paper identifies some of the important factors that are affecting the national saving rate in Pakistan. Beside per capita income, an increase in real interest rate is likely to increase national saving rate. High dependency ratio and external indebtedness on the other hand reduce national savings rate. Contrary to the findings of Griffin and Eons it is found that, the inflows of foreign capital increase national savings with a lag of one or two years. Furthermore, the positive association between openness of the economy and national saving rate is found in the case of Pakistan. RIASSUNTO Le determinanti del tasso di risparmio nazionale in Pakistan In Pakistan, nonostante il ragguardevole livello raggiunto dal tasso di crescita negli ultimi trenta anni, la dinamica del risparmio è stata debole. Sembra quindi sussistere una incongruenza tra andamento del risparmio e risultati economici globali del Paese. Nello studio vengono individuati alcuni fattori che maggiormente incidono sul tasso di risparmio nazionale in Pakistan. Oltre al reddito pro-capite, l’aumento del tasso di interesse reale può determinare un incremento del tasso di risparmio nazionale che invece viene ridotto da un elevato « rapporto di dipendenza » e dall’indebitamento con l’estero. Difformemente dai risultati a cui pervennero Griffin e Enos, l’analisi indica che l’afflusso di capitali esteri induce un incremento del risparmio nazionale con ritardi di uno o due anni. Nel caso del Pakistan si rileva inoltre una correlazione positiva tra apertura dell’economia e tasso di risparmio nazionale. G. MASTROMATTEO TASSAZIONE E DISTRIBUZIONE DEL REDDITO IN UN MODELLO POST-KEYNESIANO ABSTRACT The effects on income distribution in the presence of corporate retained profits and their taxation are studied within the framework of the well-known Pasinetti process. The taxation scheme is explicitly modeled in the light of modem fiscal systems and more precisely taking into account the so called « tax credit » that pertains to shareholders. These aspects play an important role in the process of income distribution and particularly from the standpoint of the determination of the equilibrium rate of profit. The above analysis is a partial generalization of Steedman‘s finding (1972) in the area of the post-Keynesian theory of income distribution with balanced public accounts and direct taxation. This article confirms the main prediction of the Pasinetti theorem: the main determinants of income distribution are the retention coefficient and the marginal propensity to save of capitalists, whilst the marginal propensity to save of workers remains totally irrelevant. I. A. MOOSA - R. H. BHATTI TESTING THE EFFECTIVENESS OF ARBITRAGE AND SPECULATION UNDER FLEXIBLE EXCHANGE RATES ABSTRACT This paper presents some empirical evidence on the traditional covered interest parity theory and the modem theory of forward exchange under the current system of floating exchange rates. It is argued that reintegration analysis is more appropriate for testing these theories and that it is erroneous to test the restrictions implied by these theories on the basis of the conventional standard errors and t statistics. One specification of the former and two specifications of the latter are estimated using an expectations formation mechanism that is a special case of rational expectations. The results favour the traditional covered interest parity theory, giving almost all the weight to arbitrage and almost nothing to speculation in the determination of the forward exchange rate. These results are consistent with the proposition that financial deregulation, abolition of capital controls and the integration of financial markets have created an ideal environment for the operation of covered interest parity. RIASSUNTO Verifica dell’efficienza dell’arbitraggio e della speculazione in regime di cambi flessibili Il lavoro fornisce una verifica empirica della teoria della parità d’interesse coperto e della teoria moderna dei cambi a termine nell’attuale sistema di cambi fluttuanti. Gli autori ritengono l’analisi di cointegrazione idonea a verificare tali teorie mentre considerano erroneo sostenere le restrizioni comportate da queste teorie sulla base delle statistiche convenzionali fondate sugli «errori standard» e di tipo t Vengono stimate specificazioni della prima e della seconda utilizzando un meccanismo particolare di formazione delle aspettative. I risultati sostengono in teoria della parità d’interesse, attribuendo tutto il peso all’arbitraggio e pressoché nulla alla speculazione nella determinazione del cambio a termine. Essi concordano con la tesi secondo la quale la deregolamentazione finanziaria, l’abolizione dei controlli sui capitali e l’integrazione dei mercati finanziari hanno creato l’ambiente ideale per le operazioni di parità d’interesse coperto. S. G. TRIANTIS INCOME CHANGE AND SAVING: CAPITAL SUPPLY FOR ECONOMIC DEVELOPMENT ABSTRACT In this paper, we analyze the positive variation of the personal and national saving-income ratios with the rates of change in the respective incomes. This relation helps to account for the high saving-income ratios in today‘s developed economies during their periods of rapid growth. The view that less developed economies are trapped in a vicious circle of poverty is questionable. These countries have high saving-income ratios when their income per head is growing at a high rate. The relative and permanent income theories do not explain this phenomenon. RIASSUNTO Variazioni nel reddito e risparmio: l’offerta di capitale per lo sviluppo economico Nel lavoro viene analizzata la variazione positiva nel rapporto tra risparmio e reddito personale e nazionale con i tassi di variazione nei rispettivi redditi. Questa relazione spiega l’elevato rapporto tra risparmio e reddito registrato nei periodi di crescita rapida nelle attuali economie sviluppate. Viene posta in dubbio l’ipotesi della « trappola della povertà » per i paesi meno avanzati. Questi paesi presentano un elevato rapporto tra risparmio e reddito quando il reddito pro-capite cresce ad un ritmo sostenuto. Le teorie del reddito relativo e permanente non giustificano il fenomeno osservato.