scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 25 giugno 2015
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
25/06/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Talidomide 50 anni di viltà
5
25/06/2015 Il Sole 24 Ore
Road map per la sanità del futuro
7
25/06/2015 La Repubblica - Genova
Linfomi, Ist- S.Martino in prima fila
8
25/06/2015 La Repubblica - Milano
Chirurghi fantasma, ispezioni a raffica
9
25/06/2015 Il Giornale - Nazionale
L'ipertensione è devastante: colpisce due italiani su tre superati i 65 anni
11
25/06/2015 Il Giornale - Nazionale
Chirurgia quasi indolore
12
25/06/2015 Il Giornale - Nazionale
Con l'ecografia color doppler si perfeziona la diagnostica cardiovascolare
13
25/06/2015 Il Giornale - Milano
«Gli affari con Daccò li facevo a tavola»
14
25/06/2015 Avvenire - Nazionale
Neonata cardiopatica salva con tecnica senza precedenti
15
25/06/2015 Avvenire - Nazionale
Regioni in ritardo, pronti i commissari
16
25/06/2015 Avvenire - Nazionale
« Giornata dei risvegli» per l'Europa
17
25/06/2015 Avvenire - Nazionale
«Test sugli animali, oltre la paralisi»
18
25/06/2015 Avvenire - Nazionale
«140 donazioni di sangue per una dose della mia terapia»
19
25/06/2015 Avvenire - Nazionale
Farmaci e rimborsi, la solitudine dei malati «rari»
20
25/06/2015 Il Secolo XIX - Genova
Toti: ecco i miei impegni
21
25/06/2015 ItaliaOggi
BREVI
26
25/06/2015 ItaliaOggi
Piano sanitario, +14% in cinque mesi
27
25/06/2015 Panorama
IL MIO ULTIMO HURRÀ ALLA VITA
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
18 articoli
25/06/2015
Pag. 1
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Bambini mutilati
Talidomide 50 anni di viltà
Gian Antonio Stella
le vittime del talidomide, il farmaco di un'azienda farmaceutica tedesca che mutilò migliaia di bambini nati
senza braccia, senza mani, senza gambe, accusano la Germania per i troppi anni di ambiguità. a pagina 23
«Q uante divisioni hanno, i talidomidici?», potrebbe chiedere qualcuno facendo il verso alla famigerata battuta
di Stalin sul Papa. Nessuna, ovvio. Anzi: è il più indifeso e innocuo di tutti gli «eserciti» del mondo.
Per quanto solo morale e disarmata una «dichiarazione di guerra» delle vittime del talidomide, il farmaco che
mutilò migliaia di bambini nati senza braccia, senza mani, senza gambe, metterebbe però la Germania in
gravissima difficoltà. Ci si può difendere anche dall'Isis: non dalla vergogna.
E i talidomidici hanno tutta l'intenzione di mettere la Bundesrepublik di Angela Merkel sul banco degli imputati
proprio per i decenni di ambiguità, a partire dal «Mammuth Prozess» (noi diremmo processo-lumaca) che
finirono per coprire le colpe della casa farmaceutica tedesca Grünenthal di Stolberg, vicino ad Aquisgrana. La
quale solo nel 2012, oltre mezzo secolo dopo, si è rassegnata a chiedere scusa alle migliaia di persone
mutilate dalla criminale sciatteria con cui il letale talidomide fu messo in commercio e addirittura consigliato
(consigliato!) alle donne incinte.
«Esistono svariate cause che danno origine ai mostri», scrisse Ambroise Paré, uno dei padri della chirurgia,
«la prima è la gloria di Dio. La seconda è la sua ira». È passato mezzo millennio, da allora. E nessuno osa
più attribuire le disabilità d'un bimbo all'accoppiamento della madre col demonio. Anzi, qui lo sappiamo chi fu
il demonio: chi produsse quel farmaco spacciato per un tranquillante senza controllare gli effetti sui feti. Effetti
che, come avrebbero dimostrato le analisi successive (e tardive) su conigli, ratti, pulcini, pesciolini, erano
catastrofici.
Eppure lo sviluppo mancato del feto è ancora definito, nello spaventoso gergo «scientifico» dei medici
«teratogenesi»: dal greco «creazione di mostri». E non è bastato mezzo secolo alle vittime del talidomide per
trascinare la casa farmaceutica a pagare per le sue responsabilità non solo le vittime tedesche, risarcite per
tacitare le polemiche domestiche, ma anche quelle di tanti altri Paesi del mondo.
Papa Francesco ha visto ieri, all'udienza generale, i talidomidici spagnoli. E ha detto loro poche parole di
conforto e incoraggiamento. Bellissime, come sempre. E di grande aiuto morale. Le persone che si sono viste
imporre mezzo secolo fa un'infanzia, un'adolescenza, un percorso scolastico e una vita di relazioni sociali
complicatissimi, però, come hanno ribadito giorni fa al Parlamento Europeo, hanno la necessità assoluta
«anche» di un aiuto economico concreto.
Certo, l'Italia, supplendo alle latitanze tedesche e facendosi carico dell'errore di dare per scontata la storica
affidabilità dei prodotti germanici consentendo senza controprove «nazionali» tra il '58 e '62 la vendita di 15
farmaci contenenti il talidomide da parte di 7 industrie farmaceutiche che fecero nel nostro paese tra le 350 e
400 vittime di vari handicap (più gli aborti spontanei, i bambini nati morti e quelli «pietosamente»
accompagnati alla morte), ha riconosciuto quasi da un decennio la patologia e dal 2008 versa ai talidomidici
più gravi un indennizzo che può arrivare a 5.300 euro mensili.
Cosa voglia dire « talidomidici più gravi» l'ha spiegato Nadia Malavasi, una signora padovana che grazie a un
sorriso contagioso, una straordinaria auto-ironia e una volontà d'acciaio è riuscita a far fronte alla disabilità,
laurearsi in lingue, sposarsi, fare un figlio e perfino prendere la patente («L'esaminatore mi guardò e disse:
"Ma cosa pretende se le mancano due braccia e una gamba!", però l'ho vinta io») l'ha raccontato a Stefano
Lorenzetto. Lei stessa non può lavarsi la faccia da sola e non può prendere un vestito dall'armadio e non può
alzare una tapparella e non può tagliarsi una bistecca e se le cade qualcosa per raccoglierla deve sdraiarsi
sul pavimento. «In autobus è salita solo una volta in vita sua: l'autista ripartì con le portiere ancora aperte e
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lei, che non può aggrapparsi ai corrimano, volò sull'asfalto».
Quello che lascia senza fiato, ancora mezzo secolo dopo, è leggere i giornali dell'epoca. Come una foto notizia del Corriere della Sera dell'estate 1962 datata Phoenix, Arizona: «La signora Sherri Finkbine è
protagonista di una vicenda che sta appassionando la pubblica opinione americana. Essa attende un
bambino per i prossimi mesi, ma avendo fatto largo uso di un tranquillante a base di talidomide si è rivolta alla
magistratura per avere l'autorizzazione a interrompere la maternità. Com'è noto la talidomide è sospettata di
creare gravissime malformazioni sui nascituri» .
Tempo dopo, rilanciando la notizia che la donna aveva cercato d'abortire all'estero, comparivano sui giornali
italiani articoli come questo: «Cinque medici svedesi esaminano il caso Finkbine. Dovranno tenere conto del
fatto che, in contrasto con certe allarmanti statistiche, soltanto due o tre donne su dieci hanno dato alla luce
bimbi anormali per essersi servite delle discusse pillole». Ma come: «Due o tre donne su dieci» sembravano
poche?
Scriveva Enrico Altavilla: «Durante il secondo mese di gravidanza Sherri Finkbine aveva inghiottito decine e
decine di pillole di "Contergan" com'è chiamato in Germania il terribile tranquillante a base di talidomide
(glielo aveva portato il marito da Amburgo) che ha già fatto nascere storpi e monchi degli arti inferiori e
superiori centinaia di bambini negli Stati Uniti, in Canada, in Gran Bretagna, in Svezia e in altri Paesi. Sono
7.000, si calcola, le vittime del talidomide».
Erano di più. Molte di più. Almeno ventimila in 24 Paesi, spiega Nadia Malavasi, Presidentessa onoraria di
T.A.I Onlus, che rappresenta i talidomidici italiani: «Di 688 nati malformati nel 1961, nel nostro Paese, ne
sono rimasti vivi circa 125. Molti sono finiti al Cottolengo e poi deceduti...».
Sono passati cinquantatré anni, da quell'estate del '62. Eppure le migliaia di vittime del talidomide ancora
rivendicano quel risarcimento che la Germania non ha mai concesso. Prossimo appuntamento,
fondamentale, il 20 luglio. Alla Commissione Sanità dell'Europarlamento. Dove, chissà, potrebbe essere
riletto un biglietto spedito qualche anno fa alla Cancelliera tedesca: «Ho visto piangere i miei genitori e gli ho
sorriso per rincuorarli, avrei voluto suonare la chitarra o le tastiere e non mi è stato possibile, avrei voluto
portare i miei figli sullo scooter la domenica mattina e non l'ho potuto fare, avrei voluto aiutare mia moglie
nelle faccende domestiche quando non stava bene e ho dovuto io chiedere aiuto, avrei voluto fare tante altre
cose...» .
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La vicenda
Talidomide è un farmaco che fu venduto negli anni 50 e 60 come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in
particolar modo alle donne in gravidanza. Venne ritirato dal commercio alla fine del 1961, dopo essere stato
diffuso in molti Paesi sotto quaranta nomi commerciali diversi, fra cui il Contergan Si calcola siano 7 mila le
vittime del farmaco (in 24 Paesi) che ha fatto nascere bambini malformati o mancanti degli arti. In Italia la
vendita tra il 1958 e il '62 di 15 farmaci contenenti il talidomide provocò diversi handicap
a circa 400 persone
Foto: Il simbolo L'artista inglese Alison Lapper, nata senza braccia a causa del talidomide, contenuto in un
farmaco che i dottori prescrissero a sua madre quando era incinta. Alle sue spalle si vede la scultura di Marc
Quinn, «Alison Lapper Pregnant», nella quale ha posato come modella nel pieno della gravidanza. L'opera
è stata esposta a Londra,
a Trafalgar Square, tra il 2005 e il 2007
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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25/06/2015
Pag. 16
diffusione:334076
tiratura:405061
Road map per la sanità del futuro
R.Tu.
Una dose massiccia di prevenzione garantirebbe la sostenibilità della spesa sanitaria pubblica in tutta
Europa. Con risparmi ben superioria quelli di una spending reviewa colpi di tagli lineari. Soltanto agendo con
intelligenza e lungimiranza, per la sola cura dell'obesità in Europa si risparmierebbero finoa 200 miliardi di
euro fino al 2051.E in Italia la minore spesa potrebbe superare i 36 miliardi in 40 anni. Abbattendo i costi delle
malattie croniche correlate all'obesità. Mega risparmie migliori sistemi di curae di organizzazione degli
interventi, che se praticati a largo raggio diventerebbero un fiume di risparmi da reinvestire in salute. Proprio
la sfida della sostenibilità del welfare sanitarioè al centro del convegno di oggia Roma, al ministero della
Salute, organizzato da AbbVie e Ceis -Università Tor Vergata di Roma, in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Al centro dei lavori il modello di micro-simulazione della domanda sanitaria, elaborato dal Ceis sotto la guida
del professor Vincenzo Atella, che ha per sfondo una roadmap per una sanità sostenibile messaa puntoa
livello europeo da un gruppo di esperti di 24 Paesi, promosso da AbbVie. L'obiettivoè investire in modo
efficace dove si ha certezza di incassare risparmi. Prevenzione e maggiore consapevolezza dei cittadini
sonoi primi passi da compiere, anche se poi l'Italia investe in prevenzione l'1%,a fronte del 5% imposto per
legge. «La lotta all'inefficienza non basta più - spiega Atella - e neppure i fondi integrativi saranno la
panacea». Occorrono, aggiunge Fabrizio Greco, ad di AbbVie Italia «soluzioni nuove e coraggiose che si
traducano in politiche efficaci per la salute dei cittadinie l'ottimizzazione della spesa».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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Welfare
25/06/2015
Pag. 6 Ed. Genova
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tiratura:710716
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NUOVE TERAPIE
Linfomi, Ist- S.Martino in prima fila
ERICA MANNA
LA guerra ai tumori del sangue sta per essere vinta.
Farmaci intelligenti, cure personalizzate e terapie all'avanguardia: è su questi temi che i massimi esperti
mondiali si sono confrontati nei giorni scorsi a Lugano, dove il 20 giugno si è concluso il tredicesimo
congresso sui Linfomi Maligni, il più importante appuntamento mondiale per conoscere i progressi sulla
ricerca e la cura dei tumori ematologici. Oltre 3.500 partecipanti, medici e ricercatori da 90 Paesi, per unire le
forze contro una malattia in crescita continua: l'incidenza dei linfomi, infatti, è raddoppiata negli ultimi
trent'anni, al punto da essere diventati il quinto tumore per frequenza. E Genova si conferma capofila nelle
terapie più innovative: un nuovo farmaco sperimentato all'Ospedale San Martino-Ist sta cambiando infatti la
prognosi dei linfomi. Aumentando la sopravvivenza di pazienti refrattari o con una recidiva: i risultati di questo
studio internazionale sono stati pubblicati su "The Lancet Oncology", e vi hanno partecipato i più importanti
centri statunitensi ed europei. Per l'Italia, l'Istituto Tumori di Milano e l'Ematologia dell'Irccs Aou San MartinoIst di Genova. "Si tratta di una vera rivoluzione - spiega Angelo Michele Carella, direttore di Ematologia
dell'Ist-San Martino - i risultati ci dimostrano l'assoluta necessità di far nascere al più presto al San Martino un
Palazzo del Sangue: centro di studi e cura per le neoplasie ematologiche dove raggruppare le unità operative
di ematologia e unificare tutte le competenze biologiche e cliniche. Su questo sta attivamente operando la
direzione generale, e a questo proposito chiederemo un incontro con il neo governatore della Regione
Giovanni Toti. E la nascita di tale centro permetterà ai pazienti affetti da tumori del sangue di usufruire di
farmaci innovativi anni prima che entrino in commercio".
A Lugano si è discusso anche sulle cause dell'aumento di queste patologie. Come l'interazione con "virus,
Aids, alcune forme di epatite e di inquinamento ambientale da antiparassitari e anticrittogamici - spiega
Carella - il nostro sistema immunitario ci difende come può, ma talora può capitare che soccomba per
l'interazione di alcuni virus con le nostre cellule e per i tossici ambientali che modificano il nostro sistema
immunitario. Eppure, terapie sempre più sofisticate hanno determinato una decisa riduzione della mortalità:
una rivoluzione Copernicana che stiamo portando avanti al San Martino-Ist".
Foto: Il professor Carella, ematologo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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25/06/2015
Pag. 1,5 Ed. Milano
diffusione:556325
tiratura:710716
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La sanità
Chirurghi fantasma, ispezioni a raffica
Dopo l'inchiesta sulle assenze durante le operazioni al San Raffaele la Regione dispone controlli in tutti gli
ospedali Verifiche sulle eventuali irregolarità nella compilazione delle cartelle e sull'effettivo svolgimento degli
interventi Tra il 2011 e il 2013 quattromila procedure con équipe solo «in apparenza regolari» Intanto spunta
una lettera in cui gli specializzandi smentiscono di essere gli autori della denuncia
ALESSANDRA CORICA
Controlli a tappeto negli ospedali, per individuare eventuali irregolarità: li ha decisi la Regione dopo lo scoppio
della nuova inchiesta sul San Raffaele. Dove, secondo la Procura, tra il 2011 e il 2013 oltre 4mila interventi
sarebbero stati fatti senza rispettare i «requisiti di accreditamento» e le equipe mediche sarebbero state solo
«in apparenza regolarmente costituite». I controlli saranno sia sul piano amministrativo - per verificare la
compilazione delle cartelle - sia su quello sanitario, sull'effettivo svolgimento delle operazioni e il decorso dei
pazienti. A PAGINA V CONTROLLI a tappeto negli ospedali, per individuare eventuali irregolarità. Li ha decisi
la Regione dopo lo scoppio della nuova inchiesta sul San Raffaele. Dove, secondo il pm Giovanni Polizzi e la
Guardia di finanza, tra il 2011 e il 2013 oltre 4mila interventi sarebbero stati fatti senza rispettare i «requisiti di
accreditamento» e le équipe mediche sarebbero state solo «in apparenza regolarmente costituite».
Con una presunta truffa ai danni del servizio sanitario da 30 milioni, secondo i calcoli della Corte dei conti
regionale. Una bufera che ha travolto, ancora una volta, l'ospedale fondato da don Luigi Verzè, oggi
controllato dal gruppo Rotelli, dopo il crac per il quale è tuttora in carcere il lobbista Pierangelo Daccò. Bufera
che avrebbe spinto Palazzo Lombardia ad approfondire la situazione. Aumentando, come delineato con
un'informativa durante la riunione di giunta di venerdì scorso, i controlli e dando mandato alle 15 Asl regionali
di potenziare le ispezioni negli ospedali.
Valutata anche l'ipotesi, per il momento però accantonata, di disporre il fermo amministrativo sui rimborsi
che, secondo il pm, via Olgettina ha ricevuto in seguito ai presunti interventi irregolari. I controlli saranno fatti
sia sul piano amministrativo - per verificare eventuali irregolarità nella compilazione delle cartelle - sia su
quello sanitario, sull'effettivo svolgimento delle operazioni e il decorso dei pazienti. Una decisione, quella
della Regione, che segue quella della Corte dei conti di passare sotto la lente d'ingrandimento proprio il
lavoro degli organi di verifica del Pirellone. I giudici contabili non escludono un omesso controllo, e per questo
intendono verificare l'operato dei Noc (Nuclei di controllo regionale) dal 2011 in poi, per capire come mai le
ispezioni al San Raffaele siano iniziate solo due anni dopo. La nuova inchiesta su via Olgettina è infatti
cominciata dopo che, nel gennaio 2013, l'allora direttore della Sanità Carlo Lucchina chiese agli ispettori
dell'Asl milanese di verificare la situazione dell'ospedale, in seguito a una segnalazione anonima. Partita
proprio da alcuni degli specializzandi della struttura, che denunciavano la mancata presenza in sala dei
medici responsabili durante gli interventi. Sugli autori della missiva c'è però un giallo: in un'altra
comunicazione, inviata ai colleghi il 25 gennaio di quell'anno, i rappresentanti degli specializzandi del San
Raffaele si dicono all'oscuro di «una lettera che sarebbe stata sottoscritta da tutti gli specializzandi e inviata
all'Asl per denunciare uno stato di sfruttamento». Definendo quelle che girano per l'ospedale come «false
voci».
Fatto sta che è proprio quel giorno che gli ispettori Asl arrivano al San Raffaele. Dove passano al setaccio 17
schede anestesiologiche e 257 verbali operatori, relativi a operazioni eseguite tra il 7 e il 20 gennaio dello
stesso anno. E trovano diverse irregolarità, come emerge dalla diffida che l'Asl ha inviato all'ospedale l'8
aprile successivo. In 16 casi, scrivono gli ispettori, gli interventi erano privi del «numero di operatori minimi
previsti». In altri 22 «si riscontra una sovrapposizione oraria fra due o più interventi» per gli stessi medici, con
il risultato di «non rendere evidente quale operatore sia stato effettivamente presente nel corso del singolo
intervento chirurgico».
Anomalie che spingono l'Asl non solo a sanzionare l'ospedale, ma a trasmettere gli atti in procura. Di qui
l'inchiesta, culminata con l'avviso di chiusura indagini inviato la scorsa settimana a nove tra dirigenti e primari
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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25/06/2015
Pag. 1,5 Ed. Milano
diffusione:556325
tiratura:710716
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
del San Raffaele. Che, dal canto suo, ha respinto le accuse definendole «insussistenti» e ha ribadito che tutte
le operazioni sono state fatte «a regola d'arte».
www.hsr.it www.regione.lombardia.it PER SAPERNE DI PIÙ L'INCHIESTA Secondo la Procura dal 2011 al
2013 4mila interventi sarebbero stati eseguiti al San Raffaele senza rispettare i requisiti di legge e con équipe
mediche incomplete LE TAPPE LE ACCUSE Sono di truffa aggravata ai danni del sistema sanitario e falso.
Secondo la Corte dei conti regionale il presunto danno al servizio sanitario nazionale è di 30 milioni di euro
GLI INDAGATI In nove tra dirigenti e primari hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagine.
Tra loro, l'ad dell'ospedale Nicola Bedin e il primario Alberto Zangrillo, medico di Berlusconi
Foto: IL SAN RAFFAELE La Regione aveva pensato di bloccare i pagamenti al grande ospedale privato a
causa dell'inchiesta, poi ha deciso di aspettare
25/06/2015
Pag. 29
diffusione:192677
tiratura:292798
L'ipertensione è devastante: colpisce due italiani su tre superati i 65 anni
CURE INCOMPLETE Sono troppi i malati che interrompono le terapie mediche
LC
Il professor Enrico Agabiti Rosei è il nuovo presidente della European Society of Hypertension (Esh), una
associazione scientifica chr riunisce 20mila specialisti di 34 diversi Paesi europei. Agabiti Rosei, direttore del
dipartimento di scienze cliniche e sperimentali dell'università di Brescia e del dipartimento di medicina della
Azienda Spedali Civili di Brescia, è stato, negli scorsi anni, presidente della Società Italiana della Ipertensione
Arteriosa (SIIA) e del Working Group on Hypertension and the Heart della European Society of Cardiology. «Il
nostro obbiettivo per il prossimo biennio - afferma - è il miglioramento del controllo dell'ipertensione attraverso
l'elaborazione di programmi comuni di prevenzione e cura». L'ipertensione arteriosa è una condizione
morbosa in aumento in tutto il Vecchio Continente, dove ormai un adulto su 3 soffre questa condizione (2 su
3 sopra i 65 anni). «Esistono però alcune differenze tra i vari territori europei. Nel centro Europa un numero
maggiore di persone si sottopone alle procedure diagnostiche e terapeutiche. Questo non sembra ancora
avvenire in alcuni paesi dell'Est europeo dove, infatti, negli ultimi anni è aumentata l'incidenza di casi di ictus,
una delle principali, più dirette e pericolose conseguenze della ipertensione. Dobbiamo migliorare l'assistenza
a tutti i pazienti». Nel mondo (dati OMS) l'ipertensione arteriosa è la prima causa di morte: 1,5 miliardi di
persone ha la pressione alta e le malattie ad essa correlate provocano oltre 8 milioni di decessi l'anno. «Oggi
vi sono armi efficaci per ridurre la pressione arteriosa, ma il problema spesso è la scarsa persistenza e
aderenza alla terapia: dopo 12 mesi il 50% dei pazienti ha modificato o sospeso l'assunzione di farmaci».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
AGABITI ROSEI NUOVO PRESIDENTE EUROPEO ESH
25/06/2015
Pag. 29
diffusione:192677
tiratura:292798
Chirurgia quasi indolore
Le protesi biologiche senza reazioni di rigetto offrono risultati straordinari
Luigi Cucchi
La chirurgia mini invasiva si sta diffondendo con rapidità e viene impiegata sempre più. Per discutere di
queste nuove metodiche oltre 1200 chirurghi sono a Genova da ieri a venerdì. Partecipano al congresso
organizzato dall'Associazione chirurghi ospedalieri Italiani (presidente Diego Piazza, dell'università di
Catania). Dopo precedenti esperienze ginecologiche, il primo intervento di chirurgia mini invasiva,
l'asportazione di una colecisti con calcoli, è stato eseguito nel 1985. Quell'intervento ha innescato importanti
cambiamenti, quasi una rivoluzione nel trattamento delle malattie d'interesse chirurgico, che si sono diffusi
dall'Europa nel mondo. Il grande progresso è iniziato con la laparoscopia diagnostica, praticata soprattutto
per visualizzare la cavità addominale per mezzo di un endoscopio introdotto attraverso una piccola incisione
della parete, e si è progressivamente affinata grazie anche all'ausilio di uno strumentario endoscopico
dedicato. La visione endocavitaria viene trasmessa dalle fibre ottiche dell'endoscopio ad una telecamera
miniaturizzata che trasferisce le immagini su un monitor, per cui il chirurgo opera introducendo gli strumenti
endoscopici attraverso piccoli fori (di circa un centimetro) sulla parete addominale. É indispensabile
distendere la cavità insufflando anidride carbonica al fine di eseguire una completa esplorazione e avere una
buona libertà di movimento per le manovre chirurgiche. Dalla prima colecistectomia per via videolaparoscopica, si è passati ad interventi sempre più impegnativi, come la plastica anti-reflusso per ernia
jatale, a resezioni intestinali, emicolectomie, resezioni del retto, gastrectomie, interventi sull'esofago e sulle
vie biliari, sui surreni, in campo ginecologico, fino a resezioni epatiche. Dopo la cavità addominale tale tecnica
è stata utilizzata anche per la cavità toracica, prima per esplorazioni diagnostiche o di stadiazione (per
neoplasie), quindi per veri e propri interventi di chirurgia toracica. I vanatggi sono molti per il paziente:
diminuisce il dolore postoperatorio, si riduce il rischio di possibili complicanze, si accorcia la degenza in
ospedale e si anticipa il ritorno alla propria attività. Per il sistema sanitario si hanno minori costi per degenze,
farmaci, ottimizzazione delle risorse per migliore utilizzo dei posti letto ospedalieri, quindi un più rapido turnover. A Genova si presentano le ultime novità sulle protesi biologiche derivanti da tessuti animali, che danno
risultati straordinari in termini di ripristino delle perdite di sostanza della parete e di assenza di reazioni di
rigetto. Un'intera sessione è dedicata ad una Consensus Conference internazionale. Altre sessioni affrontano
la chirurgia dei linfonodi, che sempre più deve rispondere a criteri di radicalità nei suoi diversi campi di
applicazione: mammella, patologia oncologica addominale. Grande rilievo al settore dei melanomi che
richiedono un trattamento integrato ed applicato al singolo caso, ed in cui le tecniche mini-invasive
consentono di effettuare interventi radicali rispettando l'integrità del paziente. Spazio anche per la chirurgia
bariatrica, cioè la chirurgia che mira a contrastare l'obesità patologica con interventi di tipo restrittivo della
cavità gastrica. Una sessione della Scuola di chirurgia robotica espone le novità e le possibili applicazioni
della chirurgia robotica con l'utilizzo del robot Da Vinci. A Genova si vuol creare un ponte tra chirurghi e
pazienti, con iniziative che mirano a far conoscere l'opera del chirurgo, con tutte le sue implicazioni umane,
professionali e legali e ristabilire un clima di fiducia.
Foto: PIAZZA Il congresso si occupa in una sessione dei progressi registrati in Italia dalla chirurgia robotica
con l'utilizzo del sofisticato robot Da Vinci
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
medicina GENOVA Oltre 1200 specialisti discutono delle metodiche più innovative
25/06/2015
Pag. 29
diffusione:192677
tiratura:292798
Con l'ecografia color doppler si perfeziona la diagnostica cardiovascolare
Gloria Saccani Jotti
L' aterosclerosi è la principale causa di morte cardiovascolare nella popolazione generale in cui cresce la
prevalenza di malattie quali diabete ed obesità, in associazione a fattori di rischio quali fumo,
ipercolesterolemia ed ipertensione arteriosa. Ne parliamo con il professor Claudio Reverberi del Centro
Gemini di Parma. «La malattia ateromasica - spiega lo specialista - inizia già in giovane età , rimane a lungo
silente, mentre gli eventi cardiovascolari, quali infarto ed ictus, colpiscono l'adulto spesso anziano. Nel 50 %
dei casi l'evento colpisce soggetti fino a quel momento asintomatici. Per questo negli USA è stata creata una
Task force (SHAPE) allo scopo di migliorare la stratificazione del rischio cardiovascolare. É stato da tempo
dimostrato come il carico ateromasico dell'asse arterioso vascolare si correli con il rischio aterosclerotico di
infarto ed ictus. Ad oggi l'unico strumento a disposizione per ridurre la mortalità cardiovascolare nella
popolazione a rischio è la prevenzione primaria. Il valore dello screening per l'aterosclerosi sub-clinica rimane
molto importante, in particolare l'ecografia color doppler applicata ai tronchi sovraaortici, al cuore, all'aorta
addominale ed alle arterie iliache e femorali , rappresenta una vera e propria finestra sul cuore e sui vasi,
strumento ideale in quanto facile, sicuro, rapido, ripetibile ed a basso costo per studiare la parete dei vasi e
gli aspetti morfofunzionali del cuore. In questo modo si può conoscere l'età biologica delle arterie ed
aggiungere il dato ai tanti fattori di rischio tradizionali. La presenza di placche ateromasiche spesso calcifiche
lungo i vasi sanguigni, di ipertrofia del ventricolo sinistro e di calcificazioni a livello della valvola aortica e
dell'apparato valvolare mitralico, costituiscono il cosiddetto danno d'organo il cui riscontro giustifica una più
aggressiva strategia terapeutica, sia in termini farmacologici, che in variazioni significative dello stile di vita.
L'attività fisica aerobica ed un più idoneo regime alimentare si associano alla prescrizione di farmaci naturali
(nutraceutici) al fine di minimizzare il rischio di sviluppare aterosclerosi».
Foto: [email protected]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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Malati & Malattie
25/06/2015
Pag. 8 Ed. Milano
diffusione:192677
tiratura:292798
«Gli affari con Daccò li facevo a tavola»
L'ex assessore rivendica l'amicizia con il lobbista «Tra noi un legame che andava oltre i contratti scritti»
Luca Fazzo
Li separano pochi metri, ed è come se fossero su due pianeti diversi. Seduto davanti ai giudici Antonio
Simone, ex assessore regionale alla Sanità; più dietro, sulla terza panca, guardato a vista dalla polizia
penitenziaria, Piero Daccò. Insieme sono cresciuti dentro Comunione e Liberazione, insieme hanno fatto
affari colossali: «Io e Daccò siamo entità amiche che insieme hanno prodotto miliardi di lire e milioni di euro»,
dice Simone. Ma Simone è libero, roccioso come sempre. Daccò è in galera da tre anni e mezzo, è lo spettro
dell'uomo che scarrozzava sui suoi yacht politici e businessman, e che a ogni Natale «partiva armi e bagagli
per destinazioni esotiche», dice ancora Simone. Per il pubblico ministero Laura Pedio, l'asse tra Daccò e
Simone permetteva alle lobby della sanità privata di fare il bello e il cattivo tempo in Regione Lombardia,
grazie ai rapporti con Roberto Formigoni. Ieri in aula, all'udienza del processo all'ex Governatore, Simone
ammette e rivendica il legame di affetto e di affari con Daccò. Ma lo riporta dentro a un alveo di normalità o
almeno di legalità, anche se lascia all'amico in galera la scelta se continuare a tacere o spiegare, una volta
per tutte, il senso di quelle vacanze in yacht con gli ospiti eccellenti. «Come vi dividevate gli utili?», gli chiede
la Pedio. «Con Daccò c'era un grande rapporto d'amicizia che superava i contratti scritti. Definivamo i nostri
rapporti a tavola, da Sadler o da Peck. Daccò teneva la contabilità perché e un ragazzo preciso, e io preciso
non lo sono mai stato». I due yacht ormeggiati in Sardegna, spiega, servivano anche a concludere affari.
«Pubbliche relazioni?», sintetizza il pm. «Pubbliche relazioni», conviene Simone. Ma non si accontenta, e
cerca di spiegare meglio, anche scambiandosi sportellate con il pm. «Anch'io usavo la barca, la usavano
anche le mie famiglie. Funzionava così, se uno era da quelle parti chiamava Daccò e gli chiedeva "domani
posso prendere la barca, è libera?"». Se anche Formigoni, come è noto, utilizzò i passaggi sulla barca, era
insomma uno dei tanti amici, conoscenti, soci e interlocutori d'affari, che godevano dell'ospitalità inesauribile
di Daccò. E se Formigoni andò in vacanza per il mondo a spese di Daccò anche in questo era uno dei tanti
beneficiari della generosità del lobbista. «Se io ero in zona prendevo il mio motoscafo e andavo a mangiare
sulla sua barca perché lì si mangiava bene», dice Simone. Del tema cruciale del processo, le delibere su
misura che la Regione Lombardia avrebbe confezionato per il San Raffaele e la Fondazione Maugeri, Simone
mostra di sapere poco. Chiede il pm: Daccò rappresentava il San Raffaele presso la Regione? «Non credo
proprio, in quegli anni il San Raffaele aveva fatto nominare un ministro della Salute, Fazio (Ferruccio Fazio,
ministro nel quarto governo Berlusconi, ndr ) era un dipendente del San Raffaele, c'era un intero capitolo di
spesa dello Stato per il San Raffaele». Ha mai parlato con qualcuno in Regione per la Fondazione Maugeri?
«Sì» Con chi? «Con Lucchina (direttore generale della Sanità, ndr ), due o tre volte per un problema
specifico. Poi in linea generale di una problematica con il presente Formigoni». E con Nicola Sanese, il
segretario generale? «Con Sanese c'era un rapporto spigoloso». Dove avvenivano gli incontri? «Io ho un mio
modo di vivere, la Regione mi dà fastidio»: e così gli incontri con lo «spigoloso» Senese avvenivano un po'
dove capitava, compreso il festival di Cl a Rimini e persino durante gli esercizi spirituali. A rendere complicato
il processo per le difese, come è noto, c'è più di un elemento: a partire dalle dichiarazioni che in questa
stessa aula ha fatto un mese fa il manager della Maugeri, Passerino, siegando che «Daccò ci aprì le porte
della Regione». E se non c'è traccia di contropartite in contanti, c'è quella inverosimile generosità di Daccò
nei passaggi in barca. E il pm non molla: a cosa servivano gli yacht a Daccò? «Spero che un giorno lo
dichiarerà lui». Questione di punti di vista. INTERESSI «I due yacht ormeggiati in Sardegna? Servivano solo
per le pubbliche relazioni»
Foto: IN GALERA Piero Daccò, da tre anni e mezzo in carcere, ieri era presente nell'aula del tribunale
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L'interrogatorio di Antonio Simone il processo
25/06/2015
Pag. 8
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Neonata cardiopatica salva con tecnica senza precedenti
Per la prima volta una neonata prematura di 33 settimane e appena 1,5 chilogrammi affetta da atresia
polmonare a setto intatto, un difetto cardiaco congenito, è stata salvata con u n trattamento totalmente
percutaneo da una équipe del reparto di Cardiologia dell'Ospedale infantile Regina Margherita di Torino,
diretto da Gabriella Agnoletti. Si tratta del neonato più piccolo al mondo trattato con questa tecnica
all'avanguardia non invasiva, dicono dalla struttura. L'intervento è tecnicamente riuscito ed ora la piccola
Agata sta meglio e si trova in terapia intensiva. «I suoi polmoni stanno imparando a respirare e lei potrà
crescere normalmente, come la sua gemellina, che la sta aspettando nel reparto di Neonatologia
dell'ospedale Sant'Anna», sottolineano dall'ospedale.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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TORINO
25/06/2015
Pag. 9
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Regioni in ritardo, pronti i commissari
Il sottosegretario De Filippo al Senato bacchetta i territori, invitandoli a un maggiore impegno per realizzare
presto le Rems. A tre mesi dalla chiusura ufficiale negli ex ospedali psichiatrici criminali restano ancora 341
internati
ALESSIA GUERRIERI
Nessuno s'illudeva che la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari sarebbe avvenuta in pochi giorni.
Bastava infatti guardare il cronoprogramma, consegnato un anno fa dalle Regioni al ministero della Salute,
sulla data prevista per l'apertura delle Rems (residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza) per capire
che ci sarebbe stata una fase di transizione di almeno sei mesi. E così è stato, visto che molte strutture
taglieranno il nastro d'inaugurazione solo a fine estate. A oggi nei sei opg italiani ancora aperti (Barcellona
Pozzo di Gotto, Aversa, Secondigliano, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere)
restano infatti 341 internati, quando alla data di chiusura ufficiale degli ex ospedali psichiatrici giudiziari il 1
aprile erano circa 700. Solo uno su quattro di chi è uscito, però, è rientrato in una Rems, mentre per gli altri
meno pericolosi si sono aperte le porte di una comunità d'accoglienza sotto la tutela dei dipartimenti di salute
mentale. Sulla effettiva chiusura degli opg, o sulla loro riconversione a residenze ad alto contenimento,
pesano in realtà comunque i ritardi con cui la metà delle Regioni sta provvedendo a realizzare i piani di presa
in carico dei propri "folli rei". «Siamo pronti a commissariare le Regioni inadempienti» ripete il sottosegretario
alla Salute Vito De Filippo, che ieri in audizione in commissione Sanità del Senato ha bacchettato le
amministrazioni regionali lumaca «per cui si auspica un accresciuto impegno» per garantire «maggiore
corrispondenza» tra le promesse e i fatti. A non mandare giù il pugno duro del governo sono proprio i
governatori che a ora non hanno un "piano b" per i loro internati, come il Veneto. «Non siamo inadempienti»,
tuona il presidente Luca Zaia, convinto che l'unico da commissariare sia il «governo pasticcione» che ora
corre ai ripari con «soluzioni disumane». Il governo «faccia pure la sua parte», la replica poi di Sergio
Chiamparino che affronterà la questione oggi a Roma con gli altri governatori. Bene il commissariamento
invece per Stefano Cecconi del comitato StopOpg, che si augura serva a «chiudere uno alla volta gli opg e ad
attuare integralmente la legge 81», soprattutto riguardo i progetti individuali di cura e riabilitazione. La realtà
tuttavia è ben più complicata. La mancata apertura delle strutture provvisorie in diverse Regioni ha dato vita
ad assegnazioni temporanee di pazienti fuori bacino, «con ripercussioni sulla sicurezza delle strutture
esistenti», spiega De Filippo. Un esempio è proprio l'opg di Castiglione in cui su 230 ospiti solo 140 sono
originari della Lombardia e della Liguria (quest'ultima ha utilizzato per un anno la struttura); stessa musica a
Secondigliano ed Aversa dove su 122 internati solo la metà sono campani. Certo la legge 81 «non è di facile
attuazione» ammette lo stesso sottosegretario e molto dipenderà anche dalle iniziative della magistratura di
Sorveglianza «nel considerare le Rems l'ultima ratio ».
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Opg.
25/06/2015
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« Giornata dei risvegli» per l'Europa
La storica associazione bolognese «Gli amici di Luca» promuove l'espansione sul piano continentale
dell'iniziativa italiana prevista il 7 ottobre. Con molte altre idee
Francesca Lozito
Uniti per il Risveglio dal coma. Anche in Europa. E l'acronimo del progetto Links for united coma awakening
(Luca) richiama proprio il nome di Luca de Nigris, il ragazzo morto nel 1998 senza essersi risvegliato da 240
di coma, alla cui memoria sono dedicate la onlus Gli Amici di Luca e la Casa dei Risvegli di Bologna. Parte da
questo progetto per diventare europea la prossima Giornata dei risvegli che si terrà il 7 ottobre del 2015. In
questi giorni i rappresentanti dell'associazione sono ad Atene per il meeting preparatorio. «Stiamo cercando
di dare un respiro continentale al confronto sul coma, per inserire gli stati vegetativi nel contesto delle gravi
cerebrolesioni - spiega Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la Ricerca sul Coma -: siamo noi italiani
ad aver voluto fortemente questo». Si tratta di collaborare dunque per mettere assieme le pratiche sviluppate
e raggiungere un obiettivo comune: la buona cura. Ogni Paese che ha partecipato al progetto ha infatti un
suo particolare approccio: il Belgio è specializzato sull'aspetto clinico, la Spagna è ferrata sul tema della
disabilità e della ri-socializzazione, come la Bulgaria. La Grecia affronta la disabilità attraverso la tecnologia.
Ed infatti è in questo Paese che si sta preparando un software per condividere i messaggi per i risvegli della
Giornata, che quest'anno saranno anche sui social media con un apposito hashtag (partner è l'Università di
Atene). Per il progetto «Luca» sono stati tre gli anni di percorso, con un protocollo di collaborazione che
concepisce una visione unica per realizzare prospettive di cura, di trattamento e di ricerca tra i vari Paesi
membri legati dalla Convenzione Onu sulla condizione delle persone con disabilità. «Il protocollo di
cooperazione - spiega ancora De Nigris - non è solo un impegno ma anche un'occasione di formazione a
partire dalle buone pratiche comuni per le persone che escono dal coma». Intanto in Italia il Tavolo sugli stati
vegetativi al Ministero della Salute sta per concludere i suoi lavori. «Bisogna ripartire da lì e dalle Regioni spiega ancora De Nigris - che hanno ricevuto le linee guida dalla Conferenza Stato-Regioni e ora devono
rendere omogenee il loro operato». E se il progetto «Luca» è concluso la fase due è già ai blocchi di
partenza: alla Giornata europea verrà lanciato «Lucas» (Links United for Coma Awakenig Through Sport)
promosso con il Centro sportivo italiano e finanziato da Erasmus + Sport. Un approfondimento tra sport e
disabilità che vedrà l'arrivo tra i partner di Danimarca, Lituania e Cipro. «Dallo sport - dice De Nigris getteremo le basi per una nuova collaborazione con questi Paesi, sperando che altri se ne aggiungano».
Infine per la Giornata del 7 ottobre Alessandro Bergonzoni, storico testimonial dell'associazione Gli amici di
Luca, ha preparato una specifica campagna di comunicazione con un approccio semantico che rimanda a
sonorità di tutti i Paesi europei.
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il tema
25/06/2015
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«Test sugli animali, oltre la paralisi»
Alcuni ricercatori scrivono al Ministero della Salute per sollecitare lo sblocco dei progetti con l'uso di cavie.
L'alternativa? Il ricorso agli embrioni umani
Carlo Bellieni
Una lettera contro la «grave e perdurante paralisi» delle procedure per l'approvazione dei progetti che
prevedono l'utilizzo di animali in laboratorio è arrivata in questi giorni al Ministero della Salute da parte di
autorevoli esponenti della comunità scientifica, secondo cui questi ritardi mettono a rischio l'efficacia della
ricerca scientifica nel nostro Paese. In Italia infatti il decreto legislativo 26 del 2014 mette importanti paletti
nell'uso degli animali per fini di ricerca, che tuttavia hanno trovato un forte appoggio da parte di settori dei
media e della politica impegnati ad assicurare agli animali garanzie e diritti. Addirittura una direttiva europea
del 2010 chiede che ricevano attenzione anche le forme embrionali e fetali degli animali. Non ci sembra che
ci sia stata una simile mobilitazione quando si trattava di garantire agli embrioni umani il diritto a non essere
oggetto di sperimentazioni o di congelamento. Con la differenza che, mentre il blocco degli studi sugli animali
porterebbe a ritardi nella ricerca, come lamentano gli scienziati, il blocco degli studi sugli embrioni umani non
ha portato a nessun intoppo, dato che dove sono permessi non ha portato risultati finora noti. Eppure quanta
campagna stampa per permettere i secondi, e quanto silenzio in favore dei primi. Nel 2008 un importante
centro di ricerca riportava che la ricerca italiana sarebbe indietro rispetto a tutto il mondo per un difetto etico
in particolare: il blocco degli studi sugli embrioni umani. Questa differente considerazione della tutela degli
animali e degli umani persiste anche oggi, con varie falle inspiegabili sul fronte animalista. È il caso della
differente salvaguardia che ricevono specie diverse di animali: gli animali da compagnia e i primati di solito,
anche in campo legislativo, hanno più "diritti" di altri quali il maiale o il topo, in una visione che se rivaluta
l'animale sembra farlo solo in chiave antropocentrica - utilità, simpatia o somiglianza verso l'uomo. Sia chiaro:
ogni forma di crudeltà verso gli animali è segno di barbarie e non può essere accettata; ma ci sembra che
esistano in Europa abbastanza garanzie per non dover pensare che gli animali studiati debbano per questo
soffrire, perlomeno non più di quelli che si trovano in allevamenti intensivi. D'altronde mentre in Italia si
stringono i limiti alla ricerca animale, in Europa un'iniziativa popolare promossa da un comitato che aveva
raccolto il milione di firme necessarie per poter presentare alla Commissione europea la proposta di
abolizione totale della vivisezione nei paesi dell'Unione europea è stata bocciata. Ci aspetteremmo che chi
alza la voce per proteggere i piccoli macachi o i gatti si preoccupasse almeno un poco di quelle forme di vita
umana che si congelano in laboratorio o si sottopongo a biopsia: pur non provando dolore, in quanto umani
meritano rispetto. Per nostro conto, non smetteremo di chiedere il massimo rispetto anche per ogni animale
ingiustamente sottoposto a sofferenze. Ma resta una bella differenza sui rispettivi diritti; chi non la vede
almeno si adegui a un criterio di pari opportunità...
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contromano
25/06/2015
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«140 donazioni di sangue per una dose della mia terapia»
(Em.Vi.)
La «Polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica» è una malattia rara causata dal danneggiamento
della guaina dei nervi, detta mielina, caratterizzata da una graduale e crescente debolezza delle gambe e
delle braccia. Cosa significa concretamente lo racconta Massimo Marra, presidente dell'Associazione Cipd
che rappresenta i circa 2mila pazienti italiani. «Nel 2008 ero reduce da una polmonite. Avevo una serie di
problemi motori e di sensibilità ma non ci ho fatto molto caso. Un giorno, dopo aver scolato da un pentolino la
pasta per mio figlio piccolo, mi sono accorto di avere una bolla da bruciatura senza essermi accorto di nulla».
Inizia il valzer dei medici: pneumologo che rimanda al cardiologo, e infine il neurologo. «Sono stato fortunato,
la mia malattia ha una diagnosi consolidata e si riesce a intervenire in maniera tempestiva». Come ci si cura?
Con lo scambio del plasma (plasmaferesi), oppure con le immunoglobuline, derivate dal sangue,
somministrate per via endovenosa o sottocute: «Da una singola donazione di sangue si ottiene un grammo di
immunoglobulina e la dose mensile per i malati è di 2 grammi per ogni kg di peso corporeo». Un paziente di
80 kg ha bisogno di 160 grammi al mese «che equivalgono a circa 140 donazioni di sangue mensili per
singolo paziente. Da moltiplicare per 12 mesi». La Cipd è classificata come malattia rara dal Sistema
sanitario nazionale ed è inclusa tra le patologie riconosciute. I pazienti sono esentati dalla partecipazione alle
spese per le prestazioni sanitarie, ma i costi sono ingenti: «Per un paziente di 70 kg la cura costa 50mila euro
al mese». Ci sono Regioni che hanno una maggiore disponibilità di sangue donato, e lo Stato paga solo il
processo di lavorazione, altre invece che lo devono acquistare dall'estero. E i costi lievitano. Quando
Massimo ha iniziato la sua cura questi i farmaci non c'erano ancora. Per lui si è usata la plasmaferesi, ma
l'associazione è nata dalle parole di un direttore sanitario: «Mi disse che la mia terapia era ad alto costo e gli
oneri dell'ospedale lievitavano. Se avessi avuto una ricaduta potevano avere problemi ad assicurarmi il
farmaco...».
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la storia
25/06/2015
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Per fronteggiare 6mila malattie catalogate come «rare» esistono solamente 60 medicine specifiche Basta
questo per capire come nel panorama della Sanità che fatica a far fronte ai costi di terapie efficaci c'è una
categoria di pazienti con meno diritti di altre
Emanuela Vinai
Le malattie rare censite sono più di 6mila, i farmaci "orfani" disponibili solo 60: c'è molta strada da fare»
constata Renza Barbon Galluppi, presidente nazionale di «Uniamo», la Federazione italiana malattie rare.
Quando si parla di malattie rare e farmaci la prima considerazione è che non sempre esiste un farmaco
specifico: data l'esiguità della popolazione cui sarebbe destinato e la sua scarsa remuneratività, di fatto la
ricerca e la produzione di questo tipo di medicinali risulta di limitato interesse per l'industria. «Ma l'Europa conferma la presidente di Uniamo - incentiva la ricerca sui farmaci orfani e si è data come obiettivo per il
2020 di poterne commercializzare altri 200». In mancanza di un rimedio primario, esiste però la possibilità di
utilizzarne altri off-labels , da impiegare cioè per un'indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata. In
altre parole sono farmaci pensati e prodotti per una patologia ma che si rivelano utili nella cura di un'altra,
nella fattispecie una malattia per cui non esiste, ancora, null'altro. l sistema è disciplinato dalla legge 648/96:
l'inserimento nell'elenco apposito di farmaci autorizzati viene effettuato dall'Aifa (l'Agenzia italiana di farmacovigilanza) su richiesta documentata da parte di associazioni dei malati, società scientifiche, aziende sanitarie,
università, o su indicazione della Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa. Nascono però due tipi di problemi:
«Essendo designato per determinate patologie ma non per quella rara in cui viene usato, questa indicazione
non compare nel foglietto illustrativo - spiega Barbon Galluppi -: vuol dire che se il farmaco è utilizzato senza
monitoraggio non sono considerate eventuali reazioni avverse causate dalla risposta dell'organismo affetto
da malattia rara. Il paziente legge una serie di effetti collaterali, ma non sa come il prodotto andrà a incidere
su di lui». Su un altro versante, è la disponibilità costante del farmaco a creare problemi: «Se le aziende
farmaceutiche produttrici e l'Aifa non sono informate dell'uso risolutivo del medicinale nella cura di una
malattia poco conosciuta, possono decidere di toglierlo dal commercio senza sapere che depennano una
terapia fondamentale». Quindi può succedere che un paziente non trovi più in commercio un certo farmaco e
che l'equivalente che gli viene proposto, variandone anche di poco la composizione, non sia più
soddisfacente. osì, in alcuni casi di molecole divenute altrimenti introvabili, è intervenuto l'esercito. «Un
esempio è la mexiletina - spiega la presidente -, un anti-aritmico utilizzato off-label nella terapia delle miotonie
per le quali non esistono alternative terapeutiche. Quando nel 2010 il prodotto è stato ritirato dal mercato, non
è stata effettuata alcuna analisi delle conseguenze che questo avrebbe avuto sui pazienti miotonici poiché le
sindromi miotoniche non erano comprese fra le indicazioni terapeutiche ufficiali. La mexiletina è oggi prodotta
dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare ma l'indisponibilità del farmaco per oltre sette mesi ha portato
conseguenze altamente negative per i pazienti». el 2013 è stato promosso il progetto «Determinazione rara»,
un percorso articolato in tre tappe che ha visto anche uno studio sui farmaci utilizzati off-label e sul processo
di assunzione, che comprende informazione, consapevolezza, consenso informato, rischi e supporti.
Dall'indagine è emersa con chiarezza la sperequazione di trattamento nelle varie Regioni: c'è un problema di
accessibilità e di rimborso dei farmaci che deriva dalla complessità delle procedure, la lunghezza dei tempi di
erogazione e per le differenze regionali e fra Asl nella stessa Regione. E non ci sono solo i farmaci, che una
volta entrati nella designazione terapeutica sono forniti dal Servizio sanitario, ma anche integratori e presìdi
sanitari che, pur essendo parte della terapia, non vengono riconosciuti allo stesso modo. Racconta Renza
Barbon Galluppi: «I bambini malati di epidermolisi bollosa (i "bambini farfalla", ricevuti anche da Papa
Francesco) hanno bisogno di una quantità enorme di creme da banco, di garze, di integratori, per cui si arriva
a spendere anche 800 euro al mese. E per alcune Regioni queste non sono spese rimborsabili...».
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Farmaci e rimborsi, la solitudine dei malati «rari»
25/06/2015
Pag. 16 Ed. Genova
diffusione:103223
tiratura:127026
Toti: ecco i miei impegni
«Riorganizzare Datasiel, intervenire sui tempi d'attesa e tagliare le societ à partecipate sono le priorit à»
TRASPORTI «Il nuovo lotto della strada a mare di Cornigliano è legato al progetto Erzelli»
GUIDO FILIPPI
Asl nelle residenze per anziani per verificare la qualità dell'assistenza sanitaria. Ora, dopo gli impegni scritti,
Toti deve passare ai fatti. tervenire anche sulle liste d'attesa per i ricoveri nelle case di riposo, seguendo il
modello lombardo della libera scelta delle strutture e del vaucher. Promessi anche più controlli da parte delle
mento. Ma per ridurre le liste d'attesa Toti vuole aprire - ci sarà però un problema di risorse - anche di sera e
nel fine settimana gli ambulatori di Asl e ospedali. Toti vuole infiscale di Irap e Irpef. Concludiamo con la
sanità e il sociale. Verrà applicato il servizio "Recall" (una telefonata al paziente qualche giorno prima
dell'esame) per ricordare l'appuntano di competenza dei futuri assessori». Assicura che «ci saranno
aggiornamenti dettagliati su tutti i temi». Partiamo dai trasporti e dalla viabilità dove ci sono alcune opere in
bilico o in attesa di finanziamenti come il raddoppio della linea ferroviaria tra Finale e Andora e il
prolungamento della metropolitana genovese da Brignole - dove fa capolinea adesso - fino a Terralba. Toti
ribadisce le sue perplessità sull'operazione Erzelli, ma non boccia il collegamento tra la strada a mare di
Cornigliano, l'aeroporto Colombo e la collina. Sottolinea che «la Gronda è tra le opere prioritarie».
Rivoluzione nell'aria e in tempi abbastanza brevi anche per le partecipate. «Liguria digitale deve essere
completamente ristrutturata per diventare funzionale ai progetti di rinnovamento tecnologico al servizio del
cittadino». Lo stesso discorso vale per Arte l'agenzia regionale per il territorio e l'edilizia - e per Arpal. E
proprio dai risparmi della riorganizzazione delle società partecipate arriveranno, secondo Toti, le risorse per
alleggerire la pressione VENTI IMPEGNI del governatore sulle cose da fare subito, consigliate da Il Secolo
XIX che possono portare benefici ai liguri. Il nuovo presidente della Regione Giovanni Toti ha esaminato le
nostre proposte e ha assicurato che non perderà tempo. Su tutti i nodi sollevati, avranno la priorità il disastro
dell'informatica e le liste d'attesa per la sanità, un possibile ribasso dell'Irap fino alla riorganizzazione delle
società partecipate. A partire da Liguria Digitale, l'ex Datasiel, a cui vengono collegati la maggior parte dei
ritardi sulla rete informatica della sanità che funziona, a singhiozzo e a macchia di leopardo, da Asl ad Asl.
«La Liguria di oggi si può migliorare? Come voi anch'io sono convinto di s ì - risponde Toti al Secolo XIX - Ho
letto con attenzione i venti consigli che mi avete dato e rispondo punto per punto a ogni stimolo, a ogni
proposta sui temi centrali per il cambiamento: trasporti, welfare, fisco, sanità e società partecipate. Queste
sono risposte di indirizzo politico, in attesa della formazione della giunta.I tempi di attuazione e le scelte nei
dettagli saranFisco
n L'intervento sull'Irap Tipologia: imposte regionali Stato dell'arte: l'imposta regionale sulle attivit à
produttive, rappresenta circa il 70% del gettito derivante dai tributi proprio regionali. Il balzello è gi à stato
oggetto di una riduzione a livello nazionale . La nostra proposta: Si può intervenire in diversi modi. Un
ulteriore sconto Irap per chi assume con contratti a tempo indeterminato o stabilizza i precari; esenzione
totale dell'Irap per le nuove imprese per un periodo che va da uno a tre anni; riduzione dell'imposta grazie a
ulteriori risparmi che si possono ricavare da una razionalizzazione della spesa sanitaria.
n La correzione dell'Irpef Tipologia: addizionale regionale Stato dell'arte: Dal 1999 al 2014, su base italiana,
l'addizionale regionale Irpef è aumentata del 350% (gettito da 2,4 a 10,9 miliardi, studio Uil). Per il 2015, sono
tre le regioni che hanno rivisto all'ins ù il prelievo e c'è anche la Liguria nella fascia di reddito sopra i 35 mila
euro lordi l'anno. In Liguria nel 2014 il gettito si aggira attorno ai 420 milioni di euro, secondo la simulazione
della Cgia di Mestre. La nostra proposta: Per abbassare il prelievo, si potrebbe intervenire sulle partecipate
che in totale, in Liguria, sono 904 (41 quelle della Regione) e pesano per circa per 2,5 miliardi. La chiusura
degli enti inutili garantirebbe un notevole risparmio. L'impegno di Toti su Irap e Irpef: I risparmi per alleggerire
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 25/06/2015
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Le risposte del presidente della Regione ai consigli del Secolo XIX
25/06/2015
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la pressione fiscale (sia per quanto riguarda l'irap che per quanto riguarda l'Irpef) arriveranno soprattutto dalla
razionalizzazione delle societ à partecipate: la nostra struttura regionale sar à " binaria " : da un lato il
presidente e gli assessori, dall'altro, in parallelo, le societ à regionali che devono interfacciarsi con i singoli
amministratori. Il presidente, per esempio, si interfaccer à e rapporter à con Filse; all'assessore allo Sviluppo
economico faranno riferimento tutte le societ à a sfondo economico, come Liguria International, in Liguria,
Ligur Capital. Ogni assessorato avr à come interfaccia le societ à di competenza. Essendosi ridotti gli
assessorati si potranno, parallelamente, accorpare anche le societ à partecipate che con loro si
rapporteranno. Una struttura come questa porter à inevitabili risparmi che potranno tradursi in un intervento
sull'Irap: prevediamo uno sgravio per le nuove imprese ma anche per le aziende gi à esistenti che vogliano
investire in nuove tecnologie, attivit à turistiche. Linea preferenziale anche per le start up giovanili.
n Taglio imposta sulla benzina Tipologia: imposta regionale sulla benzina. Stato dell'arte: In Liguria la
misura dell'imposta è fissata a 0,0258 euro al litro di benzina, ma per il quadriennio 2012-2015 il balzello è di
0,050 euro per litro. L'aumento è stato introdotto per far fronte all'emergenza alluvioni. La nostra proposta: Si
potrebbe intervenire sui costi della politica visto che negli anni passati, per fare un esempio, i fondi erogati ai
gruppi consiliari, in rapporto alla popolazione, sono stati tra i pi ù alti d'Italia (solo le Marche spendono di pi ù
). L'impegno di Toti: Quando avremo chiari, nel dettaglio, i numeri del bilancio che ereditiamo potremo
pensare non solo a una riduzione dell'imposta regionale sulla benzina, ma anche a una riduzione del bollo
auto per veicoli ibridi ed ecologici e per specifiche attivit à imprenditoriali.
Welfare
n Integrazione sociosanitaria Tipologia: servizi socio-sanitari Stato dell'arte: le realt à che operano nei
settori si devono confrontare con interlocutori differenti, anche se partono da una base comune e i bisogni
sono spesso paralleli. La nostra proposta: unificare assessorati e servizi attivi nei settori sanitario e sociale in
modo da evitare inutili e costose duplicazioni. L'impegno di Toti: Condividiamo la necessit à di unire sotto un
unico assessorato le deleghe sociali e sanitarie per evitare duplicazioni (anche sotto il profilo dei costi).
L'accorpamento era nel nostro programma elettorale e sar à realizzato unitamente allo Sportello unico per i
Paziente, alla cartella clinica elettronica, all' implementazione dei servizi di prenotazione on line.
n Prevenzione e educazione Tipologia: razionalizzazione degli investimenti Stato dell'arte: i tagli e le
necessit à di risparmi immediati hanno portato a politiche di riduzione di tutto ciò che è prevenzione, con
conseguenze negative di lungo periodo. La nostra proposta: cambiare radicalmente rotta e tornare a investire
sulla prevenzione: ogni euro investito oggi in questo campo si traduce in risparmi futuri e minori costi sociali.
Investire, entro fine mandato, nel campo dell'educazione. L'impegno di Toti: Sbagliato tagliare gli investimenti
su prevenzione ed educazione. L'apparente risparmio si traduce in un aumento dei costi nel lungo periodo.
Diciamo s ì a un'inversione di rotta da attuarsi nei tempi che l'assessore competente riterr à opportuni
(unitamente a un'intensificazione dei controlli sulle prestazione e sulla qualit à dell'offerta delle cure sanitarie).
n Visione sociale a tuttocampo Tipologia: razionalizzazione delle risorse Stato dell'arte: esistono capitoli di
spesa a compartimenti stagni per ogni assessorato e non sempre viene presa in considerazione la necessit à
di tutelare le fasce pi ù deboli La nostra proposta: investire con una visione sociale anche nei capitoli di spesa
differenti, dai trasporti alle infrastrutture. Le possibilit à di impatto positivo di interventi a basso costo sono
enormi per il contenimento della spesa e per il benessere dei cittadini. L'impegno di Toti: E' condivisibile la
proposta di investire con una visione sociale anche nei capitoli di spesa differenti (dai trasporti alle
infrastrutture). Sar à pero' una riflessione che potr à fare il nuovo assessore al Bilancio sulla base dei conti
che troveremo in eredit à dalla precedente amministrazione.
LE TAPPE
luglio
Si insedia il nuovo consiglio regionale
luglio
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È prevista la presentazione della nuova giunta Toti
16
luglio
Il Tar discute il ricorso del centrodestra sul numero dei consiglieri di maggioranza
Partecipate
n Ridurre Liguria Digitale
n Regia unica per Arte
n Troppe societ à per i parchi
n Arpal troppo costosa Tipologia: informatica Stato dell'arte: Liguria Digitale ha 395 dipendenti: troppi per un
fatturato di 45 milioni l'anno. La nostra proposta: pretendere da Liguria Digitale un'organizzazione pi ù
efficienti e servizi in linea con il mercato. Il consorzio ha 395 dipendenti: troppi per un fatturato di 45 milioni
l'anno. Per fare un confronto, la societ à Mediterranea delle Acque del gruppo Iren ha 500 dipendenti e fattura
150 milioni l'anno. L'impegno di Toti: Liguria digitale deve essere completamene ristrutturata per diventare
davvero funzionale ai progetti di rinnovamento tecnologico al servizio dei cittadini. Anche attraverso questa
riorganizzazione passa la nostra battaglia contro la burocrazia. Tra i progetti da realizzare nel breve periodo:
lo Sportello unico per le Imprese (in modo che abbiano tempi rapidi e certi per ottenere informazioni e
autorizzazioni), lo Sportello unico per il cittadino. Tipologia: societ à partecipate Stato dell'arte: la Regione ha
quattro Arte, agenzie regionali territoriali per l'edilizia, una per provincia. Gestiscono il patrimonio immobiliare
regionale, per un valore complessivo di oltre 300 milioni di euro. La nostra proposta: creare un'unica agenzia
regionale per l'edilizia e il territorio ridurrebbe i costi, consentirebbe alla Regione di aprirsi a progetti moderni
e sempre competitivi sul mercato. L'impegno di Toti: Anche la galassia Arte va ristrutturata. Valuteremo con
quali provvedimenti ridurre i costi e migliorare i servizi. Ma il nodo di fondo è legato al reale valore degli
immobili delle Asl ceduti ad Arte dalla precedente amministrazione regionale per salvare il bilancio sanitario.
Solo dopo una corretta valutazione dei beni incamerati e finora sopravvalutati potremo decidere le politiche
da adottare. Tipologia: enti autonomi Stato dell'arte: i parchi regionali in Liguria sono sei, poi ci sono tre aree
protette che, però, non hanno un organo di gestione. A tanti amministratori non corrispondono altrettanti
guardaboschi. La nostra proposta: invertire il rapporto tra amministratori e dipendenti dei parchi regionali.
Ridurre il numero delle societ à consentirebbe di recuperare risorse da investire sul territorio. L'impegno di
Toti: Non è sostenibile che siano pi ù gli amministratori dei parchi dei guardaboschi. Non solo li ridurremo nel
numero, ma ne stravolgeremo la governance: faremo entrare anche le associazioni di categoria per farli
diventare un reale di volano di sviluppo turistico. Non dovranno pi ù essere strutture super ingessate.
Tipologia: societ à partecipate Stato dell'arte: è sempre nell'occhio del ciclone, per le previsioni meteo, ma
anche per i tempi, considerati troppo lunghi degli interventi sul territorio. Una macchina potente, costosa ma
poco funzionale. La nostra proposta: cambiare radicalmente l'organizzazione è fondamentale per ridurre i
costi di gestione e migliorare la qualit à dei servizi. L'impegno di Toti: Arpal dovr à essere rivista come tutte le
societ à partecipate della Regione. Dovremo ridurre i tempi di intervento e di analisi e ragionare sul numero di
dipendenti senza trascurare il fatto che in alcuni settori si registrano eccedenze mentre altri sono in
sofferenza: il centro meteo idrologico presso la protezione civile , per esempio, con soli tre idrologi è sotto
organico. L'attenzione, a ridosso dall'insediamento, va soprattutto alla Protezione civile (la delega rimarr à in
capo al presidente). Occorre trovare una nuova sede per la centrale operativa (ora non a norma),
incrementare di almeno dieci unit à l'organico (ora non in grado di garantire una copertura sulle 24 ore) e
attivare una colonna mobile su Genova, ora sguarnita, per creare nel capoluogo il terzo polo ligure.
Trasporti
n Raddoppio Finale-Andora
n Aurelia-bis Savona
n Prolungamento metropolitana a Terralba
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n Metropolitana di superficie
n Lotto 10 Strada a mare Cornigliano Tipologia: opera ferroviaria Stato dell'arte: le Fs hanno in casa (dal
2006) il progetto preliminare da trasformare in definitivo, e hanno anche le risorse La nostra proposta : La
Regione può trovare i finanziamenti . L'impegno di Toti: È un'opera di importanza strategica. Ci attiveremo
perch é il Cipe approvi rapidamente il progetto definitivo e si attivi per individuare le risorse anche attraverso
la suddivisione dell'opera in lotti funzionali in modo da far partire pi ù velocemente i lavori ripercorrendo lo
stesso schema finanziario applicato per il terzo valico. Chiederemo contestualmente a Rfi di poter visionare il
pacchetto delle " opere propedeutiche " . Tipologia: opera stradale (2 tronconi) Stato dell'arte: in attesa. Serve
un tavolo con Anas per trasformarla come priorit à La nostra proposta: pretendere un tavolo con Anas per
ristabilire pe priorit à realizzative sulla Liguria. L'impegno di Toti: Anche questa è un'opera che deve essere
avviata. Ci attiveremo (lo far à evidentemente l'assessore di competenza) per avere rapidamente, nell'arco
dell'estate, un incontro con Anas per valutare l'attivazione del secondo lotto. Tra le priorit à anche un incontro
con le amministrazioni locali per armonizzare il progetto con l'ambiente e verificarne l'impatto sul territorio .
Tipologia: trasporto pubblico Stato dell'arte: Esiste un progetto preliminare per l'arrivo a piazza Martinez e ci
sono impegni non formalizzati sui finanziamenti. La nostra proposta: Confermare lo stanziamento dei fondi
Fas promesso da Burlando e stabilire una road map con il Comune di Genova. In un anno si può realizzare
un progetto di pi ù ampio respiro e in due anni completare l'iter il prolungamento fino a piazza Martinez.
L'impegno di Toti: Riteniamo che il prolungamento della metropolitana genovese fino a Terralba sia
necessario per garantire un servizio adeguato ai passeggeri genovesi. Pertanto dovranno essere compiute
tutte le azioni - inclusa una road map con il Comune di Genova - per arrivare a un progetto definitivo.
Riprenderemo il dialogo con le Fs per stipulare un accordo per la cessione delle aree e ci confronteremo con
il governo per avere la garanzia dei finanziamenti previsti (15 milioni di euro) Tipologia: trasporto pubblico
Stato dell'arte: Nel 2018 finiranno i lavori del Nodo ferroviario genovese. Ma non esiste un progetto sui binari
costieri liberati, soprattutto nel ponente. La nostra proposta: Organizzare subito un tavolo con Rfi, ministero
dei Trasporti e Comune di Genova, e chiedere un progetto dettagliato. L'impegno di Toti: Non era prevista nel
nostro programma ma cogliamo l'indicazione arrivata dal vostro giornale. Il progetto di utilizzo dei binari
costieri liberati a Ponente (dopo che nel 2018 saranno ultimati i lavori del nodo ferroviario genovese) deve
però essere supportato da uno studio di fattibilit à di tipo metropolitano e deve essere valutato nell'ambito di
un sistema integrato dei trasporti. Abbiamo un'agenzia regionale dei trasporti acefala: il primo obiettivo, la
base di partenza, non può che essere il funzionamento e l'operativit à dell'agenzia. (collegamento diretto tra
la strada, l'aeroporto e gli Erzelli) Tipologia: opera stradale Stato dell'arte: progetto definitivo approvato nel
2012, finanziamento disponibile e a cura di Societ à per Cornigliano La nostra proposta: Pretendere il calcio
della gara da parte di Sviluppo Genova e l'avvio dei cantieri entro due anni L'impegno di Toti : Si tratta di un
collegamento viario legato al progetto Erzelli i cui attori principali sono il Comune e l' Universit à . È un
progetto, quello complessivo sull'area, che desta alcune perplessit à ma che può essere un'opportunit à per
Genova: non saremo noi a ostacolarlo ma neppure a imporre all'Universit à scelte che le competono in
autonomia. Dalle decisioni che verranno prese sul futuro di Erzelli dipender à evidentemente l'importanza o
meno della realizzazione dell'opera infrastrutturale. Di certo, per noi, tra le opere prioritarie è da inserire la
Gronda del ponente genovese.
Sanità
n Telefonate per ricordare visite ed esami
n Liste d'attesa nelle case di riposo
n Controlli sull'assistenza agli anziani
n Pronto soccorso nel caos
n Una rete moderna per Asl e ospedali Tipologia: liste d'attesa Stato dell'arte: centinaia di visite specialistiche
ed esami vengono sprecati ogni giorno perch é i pazienti non si presentano all'appuntamento La nostra
proposta: una telefonata può accorciare le liste d'attesa su esami di diagnostica e visite specialistiche. Il
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metodo, utilizzato in altre Regioni, è semplice: il paziente (o un suo parente in caso di un anziano) riceve una
telefonata qualche giorno prima dell'esame per la conferma o la disdetta dell'appuntamento. In Umbria, il
servizio " Recall " ha consentito di recuperare 120 prestazioni al giorno L'impegno di Toti: Il servizio recall può
sicuramente ridurre le liste di attesa ed evitare le disdette dell'ultimo minuto. Dovr à andare di pari passo con
la nostra proposta di fondo: prolungare l'apertura degli ambulatori anche alla sera e nei week end. Stiamo gi
à studiando progetti di apertura prolungata: sar à uno dei primi obiettivi del futuro assessore alla sanit à .
L'apertura ai privati sar à un altro fattore importante per ridurre le code ed costose fughe dei pazienti fuori
regione. Tipologia: servizi agli anziani Stato dell'arte: in Liguria la media per trovare posto in una residenza
sanitaria accreditata è di 220 giorni, mentre in Lombardia è di un mese. La nostra proposta: intervenire subito
sulle liste di attesa per i ricoveri degli anziani nella case di riposo. La Liguria è l'unica regione in cui le
convenzioni sono chiuse, ossia è la Asl che indica le strutture nelle si può accedere. Un'altra soluzione è il
voucher per l'assistenza domiciliare: ci sono strutture sanitarie convenzionate che possono garantire
prestazioni a domicilio 365 giorni all'anno sulle 24 ore. L'impegno di Toti: Anche le liste di attesa per le case
di riposo sono inaccettabili. Se la media è di 220 giorni, durante la campagna elettorale ci siamo imbattuti in
casi estremi di anziani in attesa di un posto dal 2011. Tutto questo deve cambiare. Non solo dovr à essere il
paziente a scegliere il posto per la sua degenza (e non la Asl a indicarlo) ma dovr à essere incentivata
l'assistenza domiciliare: è questa la chiave di volta per venire incontro alle esigenze degli anziani e
contemporaneamente ridurre i costi per la Regione (l'assistenza a casa costa meno di un ricovero). Tipologia:
servizi agli anziani Stato dell'arte: i controlli delle Asl sulle strutture pubbliche o convenzionate sono
insufficienti e spesso è bassa la qualit à dell'assistenza, nonostante i costi alti da parte di Asl e famiglie. Ora
le ispezioni sono quasi un'esclusiva dei Nas. La nostra proposta: Controllare ogni due mesi le strutture per
anziani e malati psichici per verificare le condizioni cliniche degli ospiti e la qualit à dei servizi. L'impegno di
Toti: Il controllo delle strutture (pubbliche o private) non può essere affidato soltanto ai Nas. I controlli
dovranno essere assolutamente incrementati per assicurare un livello di qualit à del servizio che oggi non si
riesce a garantire. Tipologia: emergenza Stato dell'arte: i pronto soccorso liguri vanno spesso in tilt, non solo
nel periodo invernale per mancanza di organizzazione e di letti. La nostra proposta: una regia unica tra i
pronto soccorso (della stessa provincia) consentirebbe di gestire meglio i ricoveri in base alla mole di lavoro e
alla disponibilit à di letti. Obbligare gli ospedali a mettere a disposizione dell'emergenza un numero di posti,
adeguato alla necessit à del momento L'impegno di Toti: Non appena nominata la giunta verr à fissato un
incontro con i responsabili del 118 e i primari di pronto soccorso in modo da garantire la disponibilit à di posti
" riservati " durante i periodi di emergenza. Contemporaneamente incontreremo i medici di famiglia per
assicurare una presenza costante sul territorio che possa prevenire e ridurre le richieste di intervento al
pronto soccorso. Tipologia: sistema informatico Stato dell'arte: il sistema informatico, gestito (in monopolio)
da Datasiel è considerato arretrato e inadeguato. Spesso non c'è uno scambio di dati sanitari. La nostra
proposta: un collegamento in rete consentirebbe di vedere quali esami ha fatto un paziente ed eviterebbe
doppioni. Unificare il Cup che ora viene gestito da ciascuna Asl permetterebbe di conoscere i tempi di attesa
in un'altra Asl. L'impegno di Toti: Il sistema informatico della sanit à ligure è da rivedere: innanzitutto è troppo
lento. E' inaccettabile che un medico impieghi pi ù tempo a compilare moduli al pc che a visitare un paziente.
In secondo luogo, i sistemi delle Asl non dialogano tra loro. Occorre passare rapidamente a un sistema
unificato, in modo che ogni paziente possa conoscere i tempi di attesa, per ogni singolo esame, in ogni Asl. Il
sistema sar à in totale trasparenza. Al tempo stesso ogni medico deve conoscere la cartella di ogni paziente,
per evitare doppioni nella richiesta degli esami. Alla base di tutto ci sar à la cartella elettronica per ogni
paziente.
Foto: filippi @ilsecoloxix.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
25/06/2015
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diffusione:88538
tiratura:156000
Dal prossimo 1° luglio anche in Italia, in linea con quanto stabilito dalla direttiva europea 2011/62/Ue, le
farmacie e le parafarmacie potranno vendere online i farmaci da banco, ovvero quelli che non necessitano di
prescrizione medica (ad esempio, all'aspirina, agli analgesici o agli antipiretici). Tali medicinali saranno dotati
di un bollino di qualità, recante il logo del ministero della Salute, al fi ne di confermare che si tratta di farmaci
sicuri e certifi cati. Obiettivo è contrastare i portali che vendono medicinali illegalmente. Uno studio
commissionato da Assobirra a Format Research - presentato a Milano alla presenza di Confi mprese, Fipe e
Confagricoltura - giunge alla conclusione che il peso eccessivo del sistema di tassazione italiano sta
sottraendo risorse alle aziende a scapito degli investimenti e della redditività. Riguardo ai numeri, nei primi 5
mesi dell'anno i consumi di birra sono in calo del -3%. Le tasse rallentano anche il fenomeno di crescita dei
micro birrifi ci (dal +20/25 a un +4%); accise più basse potrebbero invece generare fi no a 11 mila nuovi posti
di lavoro.
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BREVI
25/06/2015
Pag. 36
diffusione:88538
tiratura:156000
Piano sanitario, +14% in cinque mesi
Le aspettative espresse durante il comitato esecutivo Cadiprof dello scorso 23 giugno trovano un primo
riscontro oggettivo nei numeri. Secondo le ultime statistiche elaborate dal Centro studi della Cassa di
assistenza sanitaria integrativa per gli studi professionali, infatti, nei primi cinque mesi dell'anno il numero
delle prestazioni erogate agli iscritti è cresciuto del 14% rispetto allo stesso periodo del 2014. «Sono dati da
prendere con le pinze», anticipa il direttore della Cassa, Luca De Gregorio, «tenuto conto che un anno
assicurativo viene spalmato su 18 mesi. Tuttavia, l'aumento delle prestazioni rimborsuali erogate attraverso il
piano sanitario tra gennaio e maggio 2015 rappresenta un buon indicatore dell'aumentato livello di fruizione
dei servizi Cadiprof da parte degli iscritti in questi primi mesi dell'anno». L'analisi del Centro studi ha messo a
confronto il numero di prestazioni e il rispettivo valore economico tra l'esercizio 2014 e il 2015, in un periodo
(gennaio/maggio) che non ha ancora recepito la spinta delle modifi che introdotte con il Jobs act e solo in
minima parte ha potuto benefi ciare degli effetti del rinnovo del Ccnl studi professionali, in vigore dal 1° aprile
2015. Si tratta, dunque, di un test signifi cativo per misurare il ricorso degli iscritti alle prestazioni erogate
attraverso il Piano sanitario, il primo pilastro della sanità integrativa targata Cadiprof. Entrando nel dettaglio,
nei primi cinque mesi del 2015 si registra un saldo positivo di oltre 3.500 prestazioni rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno per un controvalore che sfi ora la somma di 1,3 milioni di euro, in crescita del 17%
rispetto ai primi cinque mesi del 2014. Ovviamente dal punto di vista numerico la richiesta di rimborsi di ticket
per accertamenti diagnostici e le spese legate alla gravidanza rappresentano la fetta più consistente, anche
in termini economici, delle prestazioni richieste dai dipendenti degli studi. Dal punto di vista statistico,
comunque, tutte le prestazioni che rappresentano il core business del Piano sanitario registrano una crescita
importante. Tra queste, l'indennità sostitutiva per grandi interventi chirurgici, generalmente poco utilizzata
dagli iscritti alla Cassa per la giovane età che li contraddistingue, ha segnato un incremento considerevole.
Anche altre voci dell'insieme di prestazioni che compongono il piano sanitario mostrano una vera e propria
impennata. È il caso per esempio dei rimborsi per i trattamenti fi sioterapici o interventi riabilitativi post
infortuni, che in cinque mesi sono cresciuti del 46%. Evidente anche il balzo in avanti delle prestazioni
odontoiatriche che presentano un saldo positivo di oltre 870 richieste da parte degli associati, che hanno
potuto benefi ciare anche del progetto dentista per la famiglia, lanciato a gennaio scorso in collaborazione
con l'Associazione nazionale dentisti italiani. La Cassa ha puntato molto sull'ampliamento delle prestazioni
odontoiatriche, poiché rappresentano un elemento fondamentale previsto per il rinnovo di iscrizione
all'Anagrafe dei fondi sanitari, gestita dal ministero della salute. «Questa prima analisi evidenzia un aumento
generalizzato dei rimborsi», conclude De Gregorio, «soprattutto su gravidanza e visite specialistiche eseguite
in regime privato. Nelle prossime settimane elaboreremo anche i dati sulla rete convenzionata e quelli del
pacchetto famiglia, che ci permetteranno di avere un quadro più defi nito dell'attività in questi primi mesi
dell'anno».
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I dati del Centro studi: da gennaio a maggio saldo positivo di oltre 3.500 prestazioni rispetto al 2014
25/06/2015
Pag. 82 N.26 - 1 luglio 2015
diffusione:446553
tiratura:561533
IL MIO ULTIMO HURRÀ ALLA VITA
Paolo Fresco, ex presidente della Fiat, farà la più grande donazione privata al mondo per la ricerca contro il
morbo di Parkinson: 25 milioni di dollari. E una parte sarà riservata al finanziamento di ricercatori italiani.
Marco Cobianchi
Dopo ore passate a parlare di tutto (Fiat, Renzi, politica, vino e musica), Paolo Fresco, all'improvviso, si
interrompee fissa l'interlocutore. Si sporge in avanti, spalanca gli occhi e pone una domanda impossibile: «Ma
lei lo vuole sapere o no che cosa farò da morto?». Panico. Paolo Fresco ha lavorato nella multinazionale
americana General Eletric fin dal 1962 e nel 1990 ne diventa vicepresidente mondiale con la responsabilità
dell'internazionalizzazione. Dal 1998 al 2003è stato presidente della Fiate dal 2004 in poi ha frequentato
consigli d'amministrazione d'alto bordo. Da qualche anno si gode la vecchiaia nella sua bellissima villa in
cima a una collina di Fiesole. Ha 82 anni e non ha figli. Di fronte al silenzio imbarazzato dell'interlocutore,
Fresco sorride, appoggia lentamente la sua testa bianca sullo schienale del gigantesco divano di casa, beve
un sorso d'acqua e incalza: «Allora, me lo chiede o no?». «Sì, certo, mi sembra assurdo, ma se vuole glielo
chiedo: presidente, che cosa farà da morto?». Alza divertito lo sguardo verso il soffitto e inizia a raccontare.
La moglie Marlene, che in gioventù è stata modella di Dior, è affetta da un morbo terribile, il Parkinson,e più
la malattia peggiorava, più pensavaa che cosa avrebbe potuto fare oltre a quello che già stava facendo per
lei. La portòa New York al Langone's Parkinson's and Movement Disorder Center: un centro di eccellenza
finanziato dalla famiglia di origine italiana Langone. Il presidente del centro (che fa parte della New York
University), Ken Langone, gli presentò il medico italiano Alessandro Di Rocco che prese in cura Marlene.
Decenni dopo, Fresco ha deciso di mettere in pratica quella che lui chiama «la mia opera più importante». E
cioè la più grande donazione privata mai fatta al mondo destinata alla lotta al Parkinson: 25 milioni di dollari a
favore del Langone's Center che cambierà nome in Marlene and Paolo Fresco Institute for Parkinson's &
Movement Disorders. Ma quell'ospedale non gestirà tuttii fondi, anzi, la maggior parte saranno investiti in
Italia, Paese che devea Fresco molto di più di quanto non si sappia. Nel 1993, da vicepresidente della
General Electric, decide di spendere 1.100 miliardi di lire (circa 570 milioni di euro) per comprare dall'Eni la
Nuovo Pignone, superando sia le resistenze americane (l'allora presidente, il mitico Jack Welch, era
contrario) che quelle italiane (la politica locale e i sindacati non volevano la cessione). Sotto General Electric
la società fiorentina è diventata leader mondiale nel settore delle turbinea gas con un fatturato 2013 di 18,6
miliardi di dollari. Cinque anni dopo, nel 1998, Fresco venne chiamato dalla famiglia Agnelli a capo della Fiat
e in quel ruolo ha scritto il famoso accordo di scambio azionario con General Motors: un contratto talmente
perfetto che, nel 2005, ha permesso a Marchionne di incassare 1,55 miliardi di dollari dalla società americana
e salvare letteralmente la Fiat dal tracollo. Il paradosso è che oggi lo stesso Marchionne sta cercando di
fondersi con il suo vecchio «salvatore», Gm, ma questa è un'altra storia. E Fresco, mentre passeggia per la
sua vigna, preferisce non parlarne. «Piuttosto le dico questo: la maggior parte di quei 25 milioni di dollari
finiranno in Italia». Il piano, infatti, prevede che alla New York University vadano subito 10 milioni per
finanziare e portare a termine le ricerche già avviate nella lotta al Parkinson mentre altri 7 milioni saranno
consegnati alla stessa università con il vincolo di usarli per finanziare borse di studio e progetti di ricerca
provenienti da medici e scienziati italiani. L'ultima tranche, 8 milioni, verrà invece spesa direttamente in Italia
e serviranno per creare l'Istituto Fresco: un centro d'eccellenza per riunire e far lavorare insieme le migliori
menti italiane. Per ora la sede dell'Istituto è a Fiesole, ma è possibile che venga trasferito a Genova, città
dove l'ex manager è cresciuto. «È un segno di riconoscenza verso il mio Paese, verso la New York University
e verso Marlene. Dovevo questa donazionea tutti e tre» dice d'un fiato. «Inizialmente, attraverso la
fondazione Paolo& Marlene Fresco, pensavo di costruire una clinica verae propria, poi ho pensato che
sarebbe stata in concorrenza con strutture già esistenti e, conoscendo come vanno le cose in Italia, non
volevo che quando non ci sarò più, tutto finisse in burocrazia, per questo ho deciso di finanziarei giovani
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ricercatori,e ce ne sono di straordinari, mi creda». Si tornaa sedere sul gigantesco divano. «Quello che mi
piacerebbeè che si trovasse un modo di non far perdere alla persona malata il contatto con il mondo, con la
realtà, permettendogli di parlare anche quando la malattia è arrivata in uno stadio avanzato». Il suo sorriso è
illuminato da tutte le espressioni del mondo tranne il compiacimento. «Vorrei che questa donazione fosse la
prima di una serie di altre donazioni per combattere una malattia per la quale non ci sono abbastanza fondi»,
conclude. «Io faccio quello che mi sembra giusto fare. In America quando il pubblico ha apprezzato una
partita di football, prima di uscire, lancia un ultimo grido, un ultimo incitamento. Lo chiamano: "the last hurrà!".
Ecco, questo è il mio ultimo hurrà! alla vita».
Foto: Paolo Fresco con la moglie Marlene, in vacanza a Cortina nel 1998.
Foto: Paolo Fresco con la moglie, che è stata curata in un centro specializzato di New York.